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Autore: Illidan17    10/09/2021    2 recensioni
Sono le scelte che facciamo, a determinare chi siamo, non i nostri poteri. Usagi lo ha sempre saputo, e ora dovrà dimostrarlo... e non solo lei. Cosa sarebbe successo, nella seconda stagione, se i personaggi avessero preso decisioni diverse?
Genere: Avventura, Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Demando/Diamond, Serenity
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Seconda serie
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Capitolo 6

Responsabilità 

 

Saphir stava passando dalle cucine. Erano passati alcuni giorni, dalla ripresa di Serenity, e tutto sembrava normale. Ma sentiva che era la calma prima della tempesta. La principessa aveva in mente qualcosa, stava elaborando una strategia... per affidare a qualcuno un compito di estrema importanza. Chi fosse quel qualcuno, era facilmente intuibile. Ma avrebbe accettato? 

Trovò il cuoco Arberus fuori dalla cucina. Aveva l’aria perplessa. 

-Cosa succede? 

-La principessa mi ha chiesto di uscire mentre preparava qualcosa per il thè di questo pomeriggio. Vuole la massima discrezione. 

-Il thè? 

-Sì, ha invitato una persona, ma non ha detto chi. Non vuole che si sappia in giro. Sembra una cosa seria. 

Dunque Serenity aveva deciso di agire. Bussò alla porta. 

-Serenity, posso entrare. Sono Saphir. 

La porta si aprì. Il principe entrò. Serenity, Petz e Calaveras avevano appena tolto dal forno dei biscotti e li stavano mettendo in una scatola di latta. Petz era dubbiosa. 

-Non sono un po' duri? Penserà che la vuoi lasciare sdentata. 

-In teoria, si devono inzuppare nel thè o nel vino. Se non ci arriva... 

-State parlando di Esmeraude? 

Usagi alzò la testa. Sorrise. 

-Proprio così. Mi sono resa conto che è di bocca dolce. Ho pensato che quattro chiacchiere davanti ad un thè la possono rendere più bendisposta nei miei confronti. 

-Potrebbe funzionare, sempre che non pensi che tu voglia avvelenarla. 

-Per questo ti ho fatto entrare. Mi serve una cavia. 

Detto questo, gli versò un calice di vino bianco e gli presento un biscotto. 

-Pensi che possa piacerle? 

Avendo sentito che ci poteva rimettere un dente, inzuppò il biscotto nel vino e lo assaggiò. Era davvero buono: c’erano nocciole e anice. E non era neanche troppo duro. Sì, poteva funzionare. 

*** 

Esmeraude non poteva rifiutarsi, ma avrebbe fatto volentieri a meno di quell’invito. La ragazzina insignificante che le aveva rubato Demando l’aveva invitata per un thè pomeridiano, dicendole che aveva un “incarico importante per lei”. Tanto per chiarire le cose, si era messa il suo abito migliore, e si era conciata in modo tale da farle capire che era lei la compagna più adatta a diventare la consorte del principe. Quando arrivò, però, si rese conto che era tutto inutile. 

La principessa Serenity indossava uno splendido abito in chiffon cangiante blu e nero. La gonna presentava vari strati sovrapposti, con l’orlo dipinto a mano con le varie fasi lunari e decorato con filo d’argento. Le doppie maniche erano state tagliate, lasciando scoperte le braccia, ed erano impreziosite da un delicato bordino d’argento. Il corpino, dal taglio in stile Impero era composto da due coppe preformate e drappeggiate, decorate con perle cucite a mano una ad una. Sotto il seno era decorato con catenelle d’argento e piccole lune. Dietro presentava una scollatura profonda. Oltre a ciò, aveva deciso di cambiare pettinatura, lasciando i lunghi capelli bianco argenteo sciolti in lunghe onde, trattenute da un discreto chignon tenuto da un diadema di perle nere. Non era una principessa, era una dea. 

Usagi alzò un sopracciglio. Esmeraude aveva indossato un abito lungo di velluto verde, molto scollato e con un bello spacco lungo la gonna. Si era agghindata in modo da voler dimostrare di essere più degna di lei, come sposa di Demando. Aveva perso la sfida. 

-Accomodati, dobbiamo parlare. 

La donna ubbidì. Usagi versò il thè e offrì i biscotti che aveva preparato la mattina. Esmeraude li gradì molto. Nocciole e anice, l’accoppiata che preferiva. 

-Allora. Esmeraude, vediamo di chiarire subito un paio di cose. So cosa provi per Demando, e cosa per me. Perciò ti pongo questa domanda: cosa volevi veramente? Essere una sposa felice, o essere sovrana? 

Dritta al punto. Esmeraude venne presa in contropiede. Nessuno le aveva mai fatto quella domanda. Aveva sempre pensato di sapere la risposta, ma... 

-Io... Demando mi è sempre piaciuto, dalla prima volta che l’ho visto. È così... bello... 

Arrossì. Usagi sorrise. 

-Sono d’accordo che l’occhio voglia la sua parte, ma... il matrimonio è una cosa seria. Vuoi sapere cosa mi piace di Demando, oltre ai suoi occhi viola? 

Esmeraude annuì. 

-Tanto per cominciare, la sua abnegazione come sovrano. Vuole solo il meglio per il suo popolo, a tutti i costi. La sua determinazione a perseguire gli obbiettivi. Il suo coraggio. E soprattutto, il fatto di non avermi mai mentito. La verità è molto importante, in un rapporto di coppia. Una cosa che Endymion non ha compreso. Se mi avesse detto che non mi amava più come nella nostra vita precedente, che frequentava la guerriera di Marte... lo avrei lasciato andare. Invece, sapere che mi ha mentito in quel modo, è stato... come essere pugnalati alle spalle. Capisci cosa intendo? 

-Credo di sì, Altezza. 

-Bene. Perché la cosa più importante, fra e Demando, è che ci amiamo... al punto di volere vivere insieme per il resto dei nostri giorni. E poco importa se siamo principi o mendicanti. Sarebbe lo stesso. Amare vuol dire dare sé stessi all’altro, e viceversa. Tu lo faresti con lui? 

Esmeraude chinò il capo. Fu allora che comprese che il principe non aveva una semplice infatuazione. Era amore vero. 

-Vedo che ci siamo chiarite su questo punto. Passiamo al motivo per cui ti ho invitata. Ho un incarico per te. 

Adesso era curiosa. Cosa poteva volere da lei? 

-Di che si tratta? 

-Io e il principe Saphir  stiamo lavorando ad un progetto. Lo scopo è quello di portare le guerriere Sailor dalla nostra parte... senza spargimenti di sangue. Per farlo, sono stati costruiti quattro droidi, secondo le mie direttive. 

Con un gesto, fece apparire le immagini dei droidi. 

-I miei complimenti, Altezza. Avete buon gusto. 

Usagi sorrise. 

-Il mio buon gusto non c’entra niente. Queste sono persone che ho conosciuto. Nella mia vita precedente, erano gli Shitennou, generali al servizio del principe Endymion. Erano anche... molto legati alle mie guardiane. Quando sono rinati, la regina Beryl li ha rapiti e trasformati nei suoi schiavi personali. Sono... deceduti durante l’ultima battaglia contro Metaria. 

-Dunque, avete fatto costruire quattro droidi a loro immagine e somiglianza per darli alle vostre guerriere in cambio della loro lealtà? 

-Mi sono sempre state leali. Voglio però assicurarmi che siano anche alleate di Demando. Inoltre, trovo così io abbia la mia anima gemella, quando loro l’hanno persa. Tuttavia, perché il piano funzioni, mi occorre qualcosa. 

L'immagine dei droidi venne sostituita da quella di quattro gemme. 

-Quando morirono, le loro anime vennero custodite in queste gemme. Attualmente, sono in mano al principe Endymion. 

-E il mio incarico consiste nel prenderle e portarvele. 

-Esatto. Endymion è rinato con il nome di Mamoru Chiba. È uno studente all’ultimo anno di scuola superiore. Ti suggerisco di introdurti nella sua abitazione la mattina, quando non c’è nessuno. Le pietre sono in un cofanetto nella sua stanza da letto. Un lavoro semplice e pulito. 

*** 

Motoki in genere era un tipo tranquillo, e normalmente si faceva i fatti suoi, aspettando che gli altri si confidassero con lui. Questa volta, però, decise di dire a Mamoru quello che pensava. 

Tutto era cominciato qualche notte fa. Era andato a letto più tardi del solito, perché aveva deciso di organizzare una veglia per Usagi. La sala giochi non era più la stessa, da quando era scomparsa. Un'ora dopo essersi addormentato, venne buttato giù dal letto da una telefonata. Era l’ospedale, che aveva trovato il suo numero nella rubrica dei numeri di emergenza di Mamoru. Aveva avuto un incidente con la moto. Frattura esposta di tibia e perone. Avevano dovuto metterlo in trazione. Ovviamente, da buon amico, si era precipitato all’ospedale... per trovare due poliziotti nella stanza. Venne così a sapere che stava andando a tutta velocità per le strade di Tokio, dopo aver bevuto. Ed era ancora un po' brillo, quando lo vide. 

Ora, dopo un po' di tempo, era stato dimesso, e Motoki lo aveva accompagnato a casa. Una volta fattolo sedere in salotto, però, non ne poté più. 

-Dobbiamo parlare, Mamoru. 

-Non ho niente da dire. 

-Beh, vorrà dire che starai ad ascoltare. Il Mamoru che conosco non va in giro a ubriacarsi e guidare la moto col rischio di farsi ammazzare. Cosa direbbe Usagi se ti vedesse ora? 

-Non credo le importi. 

-Invece sì, e lo sai anche tu. Capisco che sei un po' agitato, ma... 

-MA COSA? Cosa ne sai di quello che sto passando? 

Motoki tenne a freno l’istinto di picchiarlo. 

-Ascoltami. Conosco Usagi da un paio d’anni. Ti ho già detto a suo tempo che la considero una sorella minore. Anche se all’inizio eravate cane e gatto, lei ci teneva a te. Quando però vi siete messi insieme, ho notato... qualcosa di stonato. Sii sincero con me: ti vedi ancora con Rei? So che prima stavi con lei. 

Mamoru annuì. 

-Mi vedevo con lei... prima che rapissero Usagi. Ora sembra non voglia più saperne di me. 

-Probabilmente si sente in colpa. E, detto fra noi, ha ragione. Usagi è stata la prima a non vederla come una spostata. Devi chiarire questa cosa il prima possibile. E dirle la verità quando la rivedrai. In un rapporto di coppia, la sincerità è tutto. Con Reika adesso ho un rapporto a distanza, ma non c’è neanche una menzogna. 

-Cosa ti dice che Usagi tornerà? 

Motoki sorrise. 

-Usagi è una tosta. È riuscita a domare una come Makoto, che si era fatta buttare fuori dalla scuola precedente in seguito ad una rissa, vuoi che non riesca a tenere testa ai suoi rapitori? E poi lei è... no, lascia stare. 

Mamoru si fece guardingo. Possibile? 

-Lei è? Da quanto tempo lo sai? 

Motoki si schiarì la voce. 

-Da un po'. Da quando ha salvato Reika, per la precisione. Sailor Moon e Usagi hanno la stessa espressione schifata. 

Alla luce di ciò, Mamoru voleva dirgli che cosa aveva visto allo specchio, ma a cosa sarebbe servito? Motoki gli avrebbe detto che se l’era andata a cercare. Riflettendo sul da farsi, sentì un rumore proveniente dalla camera da letto. Anche Motoki lo sentì e andò a vedere.  

Non c’era nessuno e, a parte lo specchio rotto, era tutto in ordine. Nell'aria aleggiava il profumo del gelsomino... 

*** 

Esmeraude sapeva essere discreta, dopotutto. Si era materializzata in camera da letto, aveva trovato il cofanetto, e aveva preso le pietre. Poi qualcuno aveva aperto la porta d’ingresso. E aveva sentito una conversazione molto interessante. La principessa sarebbe stata contenta di sentirne il contenuto, e lo avrebbe usato nel proprio interesse... 

   
 
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