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Autore: Padmini    13/09/2021    1 recensioni
Cosa sarebbe successo se Severus Piton non si fosse fidato ciecamente di Silente e avesse deciso di agire in prima persona per difendere la sua amata Lily e fosse arrivato prima che Voldemort la uccidesse?
Genere: Avventura, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, Lily Evans, Severus Piton | Coppie: Lily/Severus
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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Buongiorno! Eccomi di nuovo qui! Lo scorso capitolo è stato piuttosto cupo, ma con il finale volevo farvi intuire che il successivo sarebbe stato più leggero. Ok, non è proprio leggerissimo, anche questo ha il suo carico emotivo bello pesante, ma spero che vi faccia sorridere e commuovere!

Un abbraccio

Mini



 

Biscotti e pastelli

 

Lily si era allontanata lungo il vialetto e poi per la strada, così Severus era rientrato con Harry per fargli fare colazione. Non avevano molto cibo, ma riuscì a mettere insieme qualcosa, alcuni biscotti con un po’ di latte che riuscì a riscaldare sembrarono bastare a Harry, che li mangiò di gusto, mentre lui si beveva un caffè. Mentre guardava quel bimbo mangiare i suoi biscotti con la massima calma, Severus pensò che, tutto sommato, non sarebbe stato così difficile tenerlo d’occhio. Insomma, sembrava tranquillo, vero? Cosa avrebbe mai potuto andare storto?

Per quei dieci, quindici minuti, tutto in effetti fu calmo, la casa era immersa nel silenzio. I secondi venivano scanditi dall’incessante ticchettio della pendola. Severus guardò l’ora: 7.12.

Tic-toc-tic-toc-tic-toc.

Che pace. Il caffè non era per niente buono, ma cercò di godersi il suo calore, l’aroma, il sapore … Chiuse gli occhi per concentrarsi meglio.

“Mamma …”

Tenne gli occhi chiusi, ma aggrottò le sopracciglia.

“Mamma …”

Ancora? Guardò l'orologio, che segnava le 7.15. Harry aveva già iniziato a chiamare la mamma e la sua vocina da unenne si faceva sempre più acuta e lamentosa, frantumando quel momento di pace.
“Mamma!! Mamma! Mamma!!”

Stavolta aveva anche alzato il volume e quando Severus aprì gli occhi lo vide rosso in viso per la rabbia con le prime lacrime che già gli rigavano il viso.

Come? Quando? Come era successo? Prima era calmo, e ora? Ora già sentiva la mancanza della madre? Era già capitato che restasse solo con lui mentre Lily faceva altro in un’altra stanza … Che sapesse che non era presente in casa? Ragionando rapidamente, capì che Harry, anche a causa della clausura forzata a cui erano stati sottoposti da quando il Signore Oscuro aveva iniziato a cercarli, non doveva essere abituato a stare senza la madre per troppo tempo.

“Adesso cosa faccio?” sussurrò “Cosa faccio?”

Finì di bere il suo caffè e si alzò per prendere in braccio Harry, che però saltò giù dalla sedia e corse fuori dalla cucina, poi attraverso il salotto fino a raggiungere l’ingresso, dove si fermò, in lacrime davanti alla porta.

“M-mamma! Mamma! Mamma!!”

Harry batteva i pugnetti contro il legno della porta, disperato, come se fosse stato separato dalla madre da ore, mentre Severus sentiva che la sua voce diventava secondo dopo secondo più irritante. Avrebbe voluto gridare, dirgli di tacere … e gli venne in mente suo padre, suo padre che si lamentava quando lui piangeva, che picchiava sua madre perché era una strega, che non aveva una briciola d’amore per lui. Si guardò allo specchio appeso all’ingresso e vide suo padre, poi guardò Harry e vide se stesso.

“M-mamma …” piagnucolò lui, voltandosi.

Severus sentì il suo cuore battere forte, Vide se stesso e sentì che doveva dare a Harry ciò che lui non aveva mai ricevuto. Si inginocchiò accanto al bimbo e lo abbracciò dolcemente.

“Shhht … va tutto bene, la mamma tornerà presto, molto presto, non preoccuparti, tornerà. Ora ci sono io, puoi fidarti di me, sei al sicuro con me.”

Harry sembrò calmarsi e abbandonò la testolina sulla spalla di Severus.

“Mamma è impegnata ora, sta prendendo le vostre cose …”

Capì che il piccolo si stava rilassando sentendo la sua voce, quindi continuò, si alzò in piedi con lui in braccio e camminò verso il divano, dove si sedette.

“Sta prendendo i vestiti, i giochi, le fotografie … tutte le cose che sono in casa vostra e che non avete potuto portare via con voi. Ora andrete ad abitare da un’altra parte, ma sarete felici, te lo prometto, farò di tutto perché sia così.”

Lo giuro, pensò.

Harry era immobile e Severus sperò che si fosse addirittura addormentato, ma quando meno se lo sarebbe aspettato, il piccolo alzò la testa e lo guardò negli occhi.

“Cololi?”

Severus tirò un sospiro di sollievo, era riuscito a conquistare la fiducia di Harry, che ora addirittura gli stava chiedendo … cololi? Colori, forse?

“Vuoi disegnare?” azzardò, sperando di aver indovinato.

Harry annuì solennemente con espressione molto seria mentre Severus sorrise.

“Mi dispiace, non ho colori, ma …”

Harry non cambiò espressione, continuò a fissarlo serio, convinto che lui sarebbe riuscito a rimediare all’assenza dei colori.

Severus si guardò attorno, in cerca di ispirazione e, guardando fuori dalla finestra, vide il giardino coperto di neve e ricordò che, sotto la coperta bianca, giacevano dei legnetti caduti durante l’ultima tempesta. Severus aprì la finestra e, agitando la bacchetta, richiamò a sé diversi rametti spezzati, che schizzarono fuori dalla neve, bucando lo strato immacolato. Una volta ottenuto un numero sufficiente, li trasfigurò in pastelli di tutti i colori.

“Mi sembrava di aver visto dei fogli, da qualche parte …” mormorò “Tu aspetta qui, Harry, io torno subito.”
Cercò in soggiorno, in cucina e poi tornò nella sua camera, dove trovò alcuni fogli. Quando tornò, per poco non esplose. Harry, impaziente, aveva iniziato a collaudare i suoi nuovi pastelli e aveva iniziato a decorare le pareti con scarabocchi e linee.

“Harry … cosa …”

Sospirò e già sentì la rabbia salire. Stupido moccioso, perché non aveva aspettato? Perché non aveva capito che dovevano fare a modo suo? Si avvicinò e stava per afferrargli bruscamente il braccio per interrompere quel disastro, quando Harry si voltò e gli sorrise, poi raccolse un pastello e glielo porse, come per invitarlo ad unirsi a lui. La rabbia, magicamente, svanì. Perché prendersela tanto? Dopotutto aveva la possibilità di ripulire tutto con la magia, giusto? Anzi, forse per fare dispetto a Silente avrebbe le pareti lasciato così com’erano. Prese il pastello che lui gli porgeva, si mise seduto accanto a lui e iniziò a disegnare. Guidato dall’ispirazione disegnò un calderone, poi delle boccette piene di pozioni e man mano che procedeva, prendeva coraggio: posò il pastello e raccolse i colori più accesi per colorare il contenuto delle boccette con le rispettive pozioni. Finito quel lavoro, raccolse colori più scuri e iniziò a disegnare un gufo. Non erano disegni perfetti, non aveva mai provato seriamente a disegnare, perciò si accontentò di ciò che riusciva a fare. Ogni tanto guardava Harry, che sembrava anche più assorto di lui, anche se ciò che riusciva a ottenere erano macchie di colore senza senso, ma sembrava divertirsi e questo bastava e Severus si ritrovò a pensare che, tutto sommato, si stava divertendo anche lui.

Il tempo passò rapidamente, a metà del lavoro fecero una pausa e tornarono in cucina per godersi un succo di frutta con altri biscotti. Severus avrebbe preferito altro, ma decise di unirsi a lui e in effetti dovette ammettere che, dopo aver disegnato tanto, i biscotti erano l’ideale.

Tornarono in salotto e, constatato che una delle pareti era completamente ricoperta dei segni incomprensibili di Harry e dei suoi disegni, decisero di spostarsi su un’altra e anche lì continuarono ad esprimere la loro creatività.

Dopo poco si stancarono anche di quel gioco e Harry sembrò attratto dal peluche fenice che gli aveva regalato Silente, lo prese tra le mani, lo coccolò un po’ e iniziò a farlo volare, tenendolo per mano, per tutta la stanza, correndo tra i mobili. Severus spostò qualche mobiletto per permettergli di scatenarsi in sicurezza, poi si alzò e andò a sedersi in poltrona, dove si rilassò chiudendo gli occhi.

 

Quanto tempo era passato? Era rimasto vigile per, quanto, dieci minuti? In quel lasso di tempo aveva sentito la voce di Harry e in qualche modo era riuscito a capire che non era in pericolo, poi però tutto si era fatto nebuloso. Non c’era altra spiegazione, doveva essersi addormentato.

Chi lo stava toccando? Agitò le braccia per scacciare l’intruso, senza aprire gli occhi. Sentì una risata acuta. Aprì gli occhi e vide Harry, con la faccia completamente ricoperta di segni di tutti i colori, che rideva brandendo un paio di pastelli colorati. Allarmato, si toccò il viso e quando si guardò le dita le vide sporche di colore.

“Tu!” gridò, arrabbiato “Tu, piccolo …”

Harry, che si era arrampicato sulle sue gambe per colorargli il viso, scese rapidamente e corse via, ridendo di gusto. Come poco prima, la gioia del bimbo contagiò Severus, che vide svanire la rabbia in un istante, sostituita dalla voglia di vendicarsi.

“Vieni qui, piccolo delinquente!” gridò, ridendo “Vediamo se ti passa la voglia di dipingermi la faccia!!”

Severus inseguì Harry per tutto il salotto e infine riuscì a catturarlo, lo disarmò dei pastelli e iniziò a fargli il solletico sulla pancia, mentre lui, senza fiato per la corsa e le risate, si dimenava tra le sue braccia.

“Sei proprio un malandrino, eh?”

Severus si rese conto che non era mai stato così felice in tutta la sua vita, non aveva mai sperimentato tanta gioia e spensieratezza ed era stato proprio un bambino ad insegnargli come trovarla, un bambino che, al contrario di lui, aveva ricevuto l’amore dei suoi genitori, un bambino sereno e felice.

“Anch’io avrei voluto essere come te, da bambino” disse, interrompendosi per abbracciarlo “Avrei voluto essere un bambino felice, ma ora posso anche essere solo … felice?”

La risata di Harry si calmò pian piano e anche il suo respiro, si stava rilassando in braccio a Severus e, dopo un lungo sbadiglio, si addormentò.

Severus sorrise, mentre una lacrima di commozione scivolava lentamente sulla sua guancia pallida. Non osò muoversi, nonostante fosse seduto a terra, con le gambe incrociate e il piccolo Harry addormentato tra le braccia, si sentiva straordinariamente bene, incredibilmente in pace con se stesso e, per la prima volta nella sua vita, profondamente e realmente felice.



 

Non erano passati che pochi minuti, quando la porta d’ingresso si aprì ed entrò Lily, che portava una borsa e, nascosto nella tasca, quello che sembrava un peluche per Harry.

“Sono tornata …”

Aveva parlato ad alta voce, per farsi sentire ovunque fossero, ma l’aveva trasformata in un sussurro non appena li aveva visti.

Severus si guardò rapidamente attorno, non era per nulla uno spettacolo dignitoso: le pareti piene di disegni, le loro facce ricoperte di segni colorati e loro due, seduti in quel modo ridicolo in mezzo al tappeto. Avvampò per l’imbarazzo, ma non potè fare a meno di pensare che, tutto sommato, fosse divertente.

“Posso spiegare …”

 
   
 
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