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Autore: MollyTheMole    16/09/2021    0 recensioni
Circa vent'anni prima degli eventi delle Guerre dei Cloni, la Forza ha messo un padawan Jedi e una giovane duchessa sulla stessa strada. Nel tentativo di proteggere la giovane Satine Kryze dai cacciatori di taglie e da un pericoloso usurpatore, Qui Gon Jinn ed Obi Wan Kenobi saranno costretti ad immergersi nella cultura Mando, e scopriranno che i loro popoli non sono poi così incompatibili.
In particolare, il giovanissimo aspirante Jedi dovrà fare i conti con i propri sentimenti. Che dire, inoltre, quando si troverà a fronteggiare forze che non è in grado di comprendere?
ATTENZIONE: spoiler dalla serie The Clone Wars.
Genere: Avventura, Romantico, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Obi-Wan Kenobi, Qui-Gon Jinn, Satine Kryze
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate, Violenza
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CAPITOLO 11

 Il Palazzo del Governo

 

Satine aveva le farfalle nello stomaco e la cosa era diventata un impedimento per la colazione. 

Prima della fine dell’anno scolastico, una domenica mattina, dopo che i suoi capelli erano finalmente tornati biondi, suo padre le aveva fatto la proposta a colazione. Satine era andata a ballare fino a notte inoltrata, e quando Adonai glielo aveva chiesto lei non era stata del tutto certa di aver capito bene.

- Come, scusa?-

- Ho detto che ho ottenuto una dispensa dal preside per poterti portare con me lunedì, al Palazzo del Governo.-

- Io, venire con te?-

- Non vedo perché no. Per te è tutta esperienza sul campo, e comunque prima o poi il mio mandato finirà.- 

Satine aveva accolto la notizia con gioia. Si era alzata con educazione da tavola, vogliosa segretamente di sdraiarsi sul letto e dormire fino all’ora di pranzo, e aveva fatto per andarsene prima che suo padre la fermasse.

- Blu.-

- Come?-

- Se proprio devi, blu. Almeno si intonano al vestito. Evita il rosa e il rosso, ma soprattutto il verde. Sei molto carina, il verde acido non ti dona.-

Sulle prime Satine non aveva capito, poi quando le parole avevano penetrato la sua scatola cranica, aveva sogghignato e se ne era andata a dormire con un segreto in meno a pesarle sul cuore.

Così, quel lunedì Satine era stata tirata giù dal letto da Maryam alle cinque del mattino per prepararla al suo primo round al Palazzo del Governo. Per Satine, fu un’ottima cosa. Ebbe la bellezza di un’ora e mezza per mangiare, e Hod Ha’ran solo sapeva quanto ne avesse bisogno. Era così nervosa che aveva gettato a terra la forchetta per tre volte ed aveva quasi catapultato un bicchiere giù dal tavolo. 

Era stata un’operazione delicata. Non doveva essere troppo elegante, come se si sentisse già duchessa prima del tempo. Allo stesso tempo non poteva essere troppo sciatta o avrebbe leso l’immagine della famiglia.

Non poteva ancora indossare la tiara da Mand’alor, ma avrebbe dovuto indossare quella da principessa. Con quel gesto, suo padre aveva ufficializzato la sua candidatura al trono. Satine era felicissima, ma ne sentiva tutta la responsabilità.

Bo era stata meno contenta di essere svegliata così presto dal continuo andirivieni di Maryam ed Athos. Quando però era entrata nella sua stanza ed aveva visto il vestito e la corona, si era emozionata anche lei ed era rimasta seduta nella camera della sorella, con i capelli rossi scompigliati e gli occhi pesti, a guardarla mentre l’aiutavano a prepararsi. 

Per Satine, inoltre, quello era anche il momento di indossare abiti che non erano stati cuciti per lei, ma per sua madre. Era stata una scelta intenzionale e Satine si rendeva conto che era anche piuttosto non convenzionale. Di solito i successori al trono cercavano di crearsi un’identità personale. Le famiglie spendevano un patrimonio cercando di rivestire dalla testa ai piedi i loro rampolli, talvolta con materiali preziosi per dare loro un aspetto particolarmente privilegiato. Satine aveva sempre ritenuto che ciò non fosse nello stile dei Kryze. Il duca Gerhardt aveva ridotto la spesa per il ducato, ritenendolo eccessivamente oneroso per le casse dello Stato. C’era stato chi lo aveva accusato di essere taccagno, ma avevano dovuto ricredersi quando si erano resi conto della quantità di denaro che si era riversata nelle casse del tesoro. Tenere soltanto Maryam ed Athos, con il giardiniere che faceva avanti e indietro una volta ogni tanto, ad alcuni era sembrato crudele. Il duca Gerhardt, però, aveva fatto le cose per bene e nessuno degli ex dipendenti di Kryze Manor era rimasto disoccupato. 

Per questa ragione, Satine non si sentiva particolarmente incline a rivestirsi d’oro. Lei apparteneva alla famiglia, alla Storia. Era l’ultima - no, la penultima, ma Bo era incandidabile - discendente di un clan glorioso e lo sapeva, ne andava fiera. Non era lì per diventare soltanto Satine Kryze, la duchessa di Mandalore; sarebbe diventata la rappresentante di centinaia di anni di storia, l’ultima di una linea di tradizione che sarebbe continuata nei millenni, o almeno lo sperava. Lei sarebbe stata una funzionaria, una rappresentante del popolo, delle tradizioni e dell’unità di Mandalore.

Per questo aveva scelto gli abiti di sua madre. Era un modo per dire che Vikandra era ancora viva. La sua morte era nata da divisioni e rabbia che con lei non sarebbero mai esistite. Il clan dei Bauer e quello dei Kryze erano ancora uniti più di prima e, se gli altri avessero voluto, avrebbero potuto unirsi a loro. 

Chiunque avrebbe dovuto saperlo, incluso Evar Saxon. 

Un popolo solo. Un segno di pace.

Anche quella era una tradizione mandaloriana. I periodi di pace c’erano stati, nella storia del sistema: più o meno tranquilli, ma c’erano stati. Quando non combattevano, i Mando erano un popolo aperto, curioso per natura, ospitale, rispettoso dell’altro, con una grande tradizione di affetto familiare. Non a caso avevano praticamente inventato il sistema delle adozioni che quasi tutta la galassia aveva successivamente applicato. 

Quando era uscita dalla sua camera, indossava l’abito azzurro che Vikandra aveva indossato la prima volta che era entrata - non in armi - al Palazzo del Governo. Aveva messo da parte le extension blu, chiaramente non appropriate, ed aveva lasciato che Maryam le mettesse la tiara e le acconciasse i capelli. 

Le piaceva, quella tiara. A differenza dei gioielli ducali, non conteneva cristalli blu. Era un sottile filo argentato che le circondava la fronte e si chiudeva con una clip dietro la nuca, dentro la sua semplicissima acconciatura. Due fili d’argento scendevano ai lati del viso e una perla a goccia pendeva sulla fronte tra le sopracciglia. 

Questo era quanto. Non aveva richiesto nient’altro. Niente collane, anelli o bracciali. Aveva solo le perle alle orecchie e una spilla di madreperla a forma di campanule canterine bianche, simbolo dei Kryze. 

Suo padre l’aveva vista e con la scusa di chiedere ad Athos se avesse fatto rifornimento era andato a piangere un po’ in cucina. Poi, dopo essersi ricomposto, era andato a prendere Satine ed avevano sceso le scale di Kryze Manor insieme fino alla navicella spaziale fuori dal portone. 

Al Palazzo del Governo tutti gli occhi erano puntati su di lei. 

Si sentiva in imbarazzo, ma sapeva di non poterlo dare a vedere. Si stupì del fatto che non tutti si aspettassero la sua presenza o il suo aspetto fisico. Forse le voci sul suo brutto carattere avevano fatto il loro lavoro fin troppo bene, e Satine fece di tutto per dimostrarsi amabile. 

Strinse mani e si inchinò ripetutamente ad ogni angolo, cercando di restare composta e non assomigliare sempre di più ad uno scovolino pieghevole. 

Quando entrò nel palazzo, tuttavia, fece la figura della sarda fuor d’acqua restando a fissare a bocca aperta il soffitto.

Era una costruzione meravigliosa, di pietra, beskar e vetro, che lasciava filtrare la luce come una lanterna. Si sentiva dentro ad una grossa voliera, ma era raffinata, elegante e luminosa, brillante. Le pareti di pietra erano lisce e precise, coperte da quadri, simboli storici e busti scolpiti nella pietra. 

Satine era davvero entusiasta. Seguiva suo padre passo passo e non vedeva l’ora di vedere l’aula dello Tsad Droten. 

Prima, però, il duca la portò nel suo ufficio al quarto piano. Era una stanza grande, dai colori caldi ed opachi, a differenza del resto del palazzo. La stanza era completamente di pietra, come fortificata. Solo una vetrata dava sulla città di Keldabe. 

- Bene, direi che fino ad adesso è andata alla grande, che dici, Sat’ika?-

La ragazza era senza parole e senza fiato, per cui annuì. Suo padre sorrise sotto i baffi.

- Non preoccuparti, la prima volta fa sempre questo effetto. Credo che l’aula parlamentare sarà ancora più impressionate per te. Centinaia di persone riunite nello stesso posto, in un ambiente davvero magnifico. Ti piacerà.-

Satine era visibilmente emozionata e ne approfittò per rinfrescarsi in bagno. Si guardò allo specchio, mentre si bagnava i polsi, le tempie ed il collo con l’acqua fredda. 

Non assomigliava per niente a sua madre. Vikandra era rossa, Satine era bionda. Vikandra era una dura, una guerriera, una donna estremamente forte, mentre lei era magra ed esile, un cin'ciri viinir. 

Hai i suoi occhi, però.

E la sua fierezza e la sua spina dorsale.

Sarebbe stata all’altezza. 

Quando tornò nell’ufficio di suo padre, lo trovò ad aspettarla in piedi sulla porta, un gruppo di guardie vestite di blu che lo circondavano.

- Pronta per la tua prima seduta parlamentare?-

- Non credo di poter dire di no, vero?-

Kyla rise, cingendole le spalle affettuosamente.

- No, non puoi, ma credimi, rimarrai delusa. Può essere una delle cose più noiose che tu abbia mai fatto.-

Satine sorrise, raddrizzò la schiena, spolverò il vestito e seguì le guardie lungo interminabili corridoi di vetro. Svoltò prima da una parte e poi dall’altra, e poi ancora ed ancora fino a che quasi non perse l’orientamento. Solo all’ultimo secondo si rese conto di essere giunta a destinazione, quando la porta si aprì direttamente sull’emiciclo e lei si trovò circondata da centinaia di rappresentanti che applaudivano educatamente il loro ingresso.

Fu un esperienza che le mozzò il fiato nei polmoni. Il soffitto era completamente di vetro, una cupola uniforme trapuntata da scintillanti rami di beskar. Sotto la cupola, invasa dalla luce del giorno, le panche e i banchi dei parlamentari circondavano il palco del Mand’alor, dove Kyla e Satine stavano per sedersi. Rimasero in piedi per tutto il tempo dell’applauso e Satine ebbe modo di lasciar girare lo sguardo su molti dei presenti. 

Riconobbe Lusk Wren tra le fila della maggioranza, che applaudiva educatamente con al fianco una ragazzina mora dagli occhi a mandorla che riconobbe come sua figlia Ursa. C’era anche Floran Farrere, sempre nella maggioranza, con la chioma bianca fieramente al vento. Vide una Abiik’ad dall’aspetto familiare seduta in mezzo a loro, e suo padre si premurò di dirle che, seppur di un ramo collaterale, quella donna era una Bauer proprio come sua madre. 

Dall’altra parte, nelle fila dell’opposizione, Satine individuò Evar Saxon, solo, che applaudiva di cortesia, inespressivo e con il cranio lucido come al solito. 

Quando l’applauso finì, Kyla lanciò un’occhiata di sbieco a Satine e si sedette. La ragazza seguì a ruota e si accomodò sul panchetto più scomodo che avesse mai provato in vita sua. Duro come un sasso ed inclinato da una parte, Satine era certa che si sarebbe spaccata la schiena prima della fine della giornata. Suo padre era perfettamente comodo sul suo scranno imbottito e si domandò se un giorno anche lei si sarebbe seduta su un trono come il suo. 

Come le aveva preannunciato suo padre, la seduta fu di per sé noiosa e Satine si rese ben presto conto che fare il Mand’alor poteva essere un compito gramo. Qualche giorno prima il duca Adonai aveva presentato, per l’ennesima volta, la proposta di riforma della sanità. Satine sapeva che il Mand’alor non era un sovrano assoluto, che non aveva potere decisionale, che sarebbe spettato al parlamento e ad esso soltanto decidere sulle questioni che riteneva rappresentassero maggiormente il popolo. Il governo, poi, era l’organo individuato ad hoc per svolgere le funzioni esecutive, ma il Mand’alor aveva comunque dei poteri, oltre a quelli di garanzia. Poteva fare raccomandazioni e proposte, ma oltre questo, non poteva fare. Più di una volta suo padre aveva provato ad individuare delle possibili alternative allo stato terribile in cui versava la situazione sanitaria mandaloriana, ma il parlamento aveva rigettato le sue proposte, considerando la riforma non prioritaria.

Un modo come un altro per dire che non c’era interesse a cambiare una virgola.

Satine, quel giorno, doveva assistere alla discussione della proposta ed aveva capito fin da subito che c’era una spaccatura consistente tra maggioranza ed opposizione. Seduta sul suo sgabello, aveva ascoltato i vari interventi ed aveva faticato non poco a trattenere uno sbadiglio.

Erano intervenuti in tanti, uno dopo l’altro, tutti con qualcosa da dire. Satine, cercando di leggere tra le righe, aveva compreso che la maggioranza avrebbe appoggiato la proposta del duca. La risposta costante era che non erano né a favore, né contro, e che forse, adesso, il paese era pronto per affrontare un simile passo in avanti. 

Tuttavia, non si sbilanciarono più di tanto. 

L’opposizione, invece, era ferma su un categorico no, pretendendo di spendere le risorse in armamenti per difendere il sistema da attacchi esterni piuttosto che in inutili paccottiglie mediche

Presto la discussione si fece più interessante. Un membro della maggioranza e uno dell’opposizione, le pareva che si chiamassero Eldar ed Awaud, si presero a male parole. Quello che però preoccupò di più Satine fu un gruppo dell’opposizione che, nel criticare aspramente la proposta di legge di suo padre, si alzò e si avvicinò pericolosamente alla loro posizione tenendo in mano qualcosa.

Satine toccò discretamente la gamba di suo padre, che le lanciò un’occhiata di sbieco e i due si intesero. Kyla era una maschera di calma, ma, seppur con delicatezza, strinse le dita della mano di sua figlia con un po’ troppa forza per essere tutto nella norma. Satine si lanciò un paio di occhiate intorno e si rese conto che le guardie del palco ducale erano in allerta. 

Mentre Eldar ed Awaud continuavano a darsi dei deboli e dei dar’manda a vicenda e un povero disgraziato del clan Kast provava a metter pace prendendole di santa ragione, il gruppo di parlamentari imbufaliti si stava dirigendo sempre più vicino al loro palco. 

Fu in quel momento che le guardie personali di suo padre entrarono in azione. 

In men che non si dica furono giù per il corridoio e fermarono lo scontro sul nascere. Uno riuscì a gettare quella che sembrava una borraccia d’acqua verso di loro, ma fu incredibilmente presa al volo. 

Un uomo si avvicinò a Satine, la prese per le spalle e la invitò ad allontanarsi dal palco.

La ragazza lanciò un’occhiata preoccupata al padre, che rimase seduto impassibile al suo posto e con un cenno del capo le disse di andare.

Satine fu portata via dalla guardia personale, direttamente nello studio del duca. Non riusciva, però, a trovare requie. Continuava a camminare in cerchio, o avanti e indietro, oppure guardava fuori dalla finestra o si tormentava le mani e la gonna. Suo padre era ancora in aula e non sembrava intenzionato ad uscirne, e non c’era nessuno che la stesse invitando ad entrare di nuovo. L’unica ragione per un simile comportamento era la persistente situazione di pericolo. Era chiaro che, se il duca fosse fuggito via, l’avrebbero accusato di codardia ed avrebbe rischiato il suo posto. Suo padre sarebbe dovuto restare fino alla fine della seduta, ma la cosa, per quanto razionale, di sicuro non rassicurava Satine. 

Dopo ore che le parvero giorni, numerose gite in bagno per rinfrescarsi la faccia e un pranzo sobrio che le fu portato dalla sua guardia personale, la voce di Kyla finalmente le rasserenò un po’ il cuore.

- Beh, speravo che ti avrebbero fatto stare tranquilla almeno oggi, ma devo dire che come primo giorno non è stato niente male.-

Satine gli corse incontro e lo abbracciò forte.

- Ti hanno fatto male?-

- Oh, no, cara, è stato solo un gruppetto di esagitati che pretendeva di farla da padrone, ma è stato presto sedato e tutto è tornato alla normalità.-

Satine sapeva bene che non era così e che suo padre stava solo cercando di rassicurarla.

- E’ giunto il momento di concludere la seduta parlamentare. Dobbiamo andare a salutare i deputati. Temo che tu debba venire con me. Te la senti?-

Non che avesse molta scelta, così seguì suo padre e la guardia personale fuori dallo studio. Rientrò in aula e, dopo le parole di rito, gli applausi e gli inchini, la sua prima temibile giornata allo Tsan Droten giunse alla conclusione.

Lei e suo padre non parlarono fino a che non furono fuori dallo spazio aereo di Mandalore. 

- Dimmi la verità, papà. Da quanto tempo va avanti questa storia?-

Kyla sospirò.

- Un po’. Sono anni, ormai, che la situazione comincia a degenerare. Fino a questo momento, i Vecchi Mandaloriani se ne sono stati buoni buoni all’opposizione, ma c’è qualcos’altro che si sta muovendo sotto la superficie, Sat’ika, qualcosa che io temo molto e che non so come fermare. Credimi, ho provato di tutto, ma non c’è verso di reprimere questi contrasti. Hai sentito parlare della Ronda della Morte, vero?- 

- Certo. Un gruppo di terroristi che aveva minacciato di ridurre Mandalore in cenere nell’ultima guerra civile. Quelli che ti hanno fatto incontrare mamma.-

Kyla sorrise.

- Esatto. Quello è stato l’ultimo attacco che hanno sferrato. Fu tua madre a venirci in soccorso, salvando me, Athos e anche buona parte di quelli che in questo momento si trovano all’opposizione. Il problema è che il potere tenta molti, troppi, e la Ronda della Morte promette di rovesciare il nostro sistema pacifico. Ogni essere dotato di razionalità dovrebbe essere spaventato da loro, eppure c’è una fazione che si illude di poter controllare quel movimento. Uno tra questi folli è, nemmeno a dirlo, Evar Saxon. Il movimento sta crescendo, Satine, troppo. Ho provato a rendere l’applicazione delle norme antiterrorismo più stringenti, ma purtroppo sono molti i conniventi. Alcuni governatori preferiscono chiudere un occhio, e forse anche due.-

- Li avete rintracciati?-

- Sì, su Concordia.-

- La nostra luna? Ma non è una delle autonomie assegnate ai Vecchi Mandaloriani?-

- Purtroppo sì. Inoltre, Concord Dawn è restio a rispettare le regole, e anche i Phindian stanno facendo la loro parte nel fare orecchie da mercante. Anche il piano internazionale non è dei migliori, bambina mia.-

Satine sospirò, e si accomodò meglio sulla navetta per l’atterraggio.

Non le piaceva per niente. Quello che aveva visto quel giorno sembrava l’anticamera di qualcosa di grosso, e la ragazza non era certa di voler sapere che cosa stesse bollendo in pentola. Era evidente che la Ronda della Morte stava diventando sempre più forte, e anche se non avrebbe raggiunto i numeri pericolosi che le avrebbero permesso di rovesciare il governo da sola, sicuramente avrebbe goduto dell’appoggio di molti e forse anche degli insospettabili.

Ciò che l’aveva infastidita di più, però, era stata l’ignavia della maggioranza.

Alla luce di quelle informazioni - che di sicuro non erano riservate e i parlamentari le conoscevano tanto quanto lei - l’obiettivo principale per preservare il sistema era mantenere il duca al suo posto. La maggioranza governativa avrebbe dovuto agire compatta per difendere l’operato del loro Mand’alor da chi lo considerava un dar’manda e faceva un gran baccano soltanto per delegittimarlo. Non capiva per quale motivo non prendessero una posizione chiara. Sosteniamo la riforma sanitaria!, avrebbero dovuto dire. 

Al di là dell’opportunità di tale riforma, in quel momento il motivo per cui farlo era squisitamente politico.

La situazione che aveva visto, invece, poteva significare soltanto due cose.

La prima, che suo padre stava perdendo il controllo di Mandalore.

La seconda, che anche all’interno della maggioranza c’erano interessi che si preferiva restassero al loro posto, anche se questo sarebbe costato la pace del sistema.

Inutile dire che Satine non era contenta. Aveva la sensazione che la situazione su Mandalore si stesse lentamente deteriorando, o forse era già deteriorata e si stava avvicinando sempre di più al punto di non ritorno.

Guardò suo padre, che ricambiò lo sguardo, ed in quel momento si dissero tutto. Si scambiarono ansie, dolori, paure. Suo padre sapeva molto più di lei, ma in quel momento capì che lei aveva capito, e che quello che non sapeva lo aveva intuito. 

Kyla era desolato. Aveva lottato per rendere Mandalore un posto migliore per le sue figlie, ed invece aveva lasciato alla sua bambina un mondo sull’orlo del baratro, pronto a precipitare da un momento all’altro in una guerra tra pari. In ogni caso e comunque fosse destinata ad andare quella storia, Satine ne avrebbe pagato il prezzo, e la ragazza dopo quel battesimo lo sapeva molto bene. 

- Sei stata molto brava, oggi.- le aveva detto carezzandole i capelli. Se lo meritava, dopotutto.- Hai mantenuto un perfetto autocontrollo. Ti sei comportata come una vera duchessa.-

- Grazie, buir.-

Satine era stremata, e si addormentò dopo essersi accoccolata sul sedile. 

Kyla lasciò che Athos guidasse la navetta in silenzio verso il grande globo di Kalevala.

Infine, con una lacrima tra le ciglia e gli occhi persi nel nero dello spazio, sussurrò:

- Ha già capito tutto.- 

Il maggiordomo annuì senza staccare gli occhi dal cosmo, un po’ per prudenza, un po’ perché non aveva il coraggio di guardare il duca negli occhi.

- E’ davvero brava, sai, Athos? Più brava di me e di molti altri prima di noi.-

- Dovrà essere più brava di Saxon e dei suoi sodali.-

- Lo è. Ha già dimostrato di esserlo. Vikandra sarebbe fiera di lei.-

Athos dondolò il capo, convinto.

- Sai, quando l’ho vista stamani ho creduto di non farcela. E’ così bella, Athos. Non si merita tutto questo. Non si è meritata nulla di quello che è stato e non si meriterà nulla di quello che succederà.-

Il maggiordomo rimase ad ascoltare in silenzio, una mano sui comandi e una sulla spalla del suo fratello adottivo.

- Assomiglia molto a lei, ma assomiglia molto anche a te. Avete la stessa indole, e anche il viso è il tuo. Di Vikandra ha gli occhi e la forza, la fierezza.-

- A volte mi chiedo che cosa ho fatto per meritarmi una perla come lei. Provi ad essere forte per le tue figlie, ma ti senti inadeguato tutti i giorni.-

- Sei troppo duro con te stesso. Lei ti adora e penso che questo sia il segno più grande di un egregio lavoro.-

Poi, tolse il braccio e tornò con una mano sui comandi, sospirando. 

- Adesso sta’ zitto, vod. Non posso atterrare se mi fai piangere.-

 

***

VOCABOLARIO MANDO’A

 

Cin'ciri viinir: lett. neve che corre, una specie kudu albino dal corpo longilineo come quello di un’antilope, con le corna arricciolate verso l’altro e striate di bianco e nero.

Buir: lett. genitore.

 

***

NOTE DELL’AUTORE: Eldar, Awaud, Kast e soprattutto Wren sono clan realmente esistenti. Il clan Wren, ed Ursa in particolare, hanno trovato ampio spazio nella serie animata Star Wars: Rebels. Consiglio di dare un’occhiata, per evitare scomodi spoiler, anche se, essendo questa storia l’antefatto, non dovrebbe esserci niente di particolare. Lusk è un personaggio inventato dalla sottoscritta. 

Sul sistema di Mandalore non si sa granché. Stando ad alcune fonti, sembra che non abbia un assetto democratico, ma a giudicare da quanto visto in The Clone Wars, inclusa la presenza di un primo ministro, sembra appunto una democrazia, vuoi una monarchia parlamentare (in stile spagnolo, per intenderci), vuoi una repubblica presidenziale o semipresidenziale (ad esempio, quella francese). Ho preferito la seconda per motivi di praticità e perché mi sembra più congrua con le continue lotte intestine di Mandalore per la presa del potere

Per il resto, non c’è molto da dire, se non che mi piace psicanalizzare i miei personaggi e anche quelli degli altri.

Adonai Kryze in particolare è molto divertente da scrivere. Politico navigato, farabutto quanto basta, birba quel tanto che serve a renderlo simpatico e soprattutto un tenerone con le figlie e pazzo della moglie. 

Ah, e ha inventato la pet therapy.

Poveruomo. Sapesse che cosa lo aspetta.

 

Molly. 

 
  
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