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Autore: My Pride    21/09/2021    1 recensioni
~ Raccolta di flash fiction/one-shot incentrate sui membri della Bat-family ♥
» 200. Cospiracy ~ Bernard x Tim
Non è la prima volta che Bernard passa un mucchio di tempo al computer, ma non gli è mai capitato di starsene quasi mezza giornata alla ricerca di chissà cosa tra forum che parlano di supereroi, siti dedicati e informazioni che dovrebbero teoricamente arrivare dal cosiddetto “dark web”.
Genere: Commedia, Generale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het, Slash | Personaggi: Bruce Wayne, Damian Wayne, Jason Todd, Jonathan Samuel Kent, Richard Grayson
Note: Raccolta, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Let me stay Titolo: Let me stay
Autore: My Pride
Fandom: Batman Reborn
Tipologia: One-shot [ 942 parole [info]fiumidiparole ]
Personaggi: Damian Bruce Wayne, Richard John Grayson

Rating: Giallo
Genere: Generale, Slice of life, Malinconico

Avvertimenti: What if?, Hurt/Comfort


BATMAN © 1939Bob Kane/DC. All Rights Reserved.

    La prima cosa che la sua mente comprese, fu che si sentiva soffocare. Poi venne la consapevolezza e i suoi occhi si spalancarono, ma intorno a sé vide solo oscurità mentre cercava di mettersi a sedere.
    Imprecò a denti stretti quando la testa andò a sbattere contro quello che, ben presto, capì essere un coperchio di legno, e il respiro gli si mozzò nel petto talmente in fretta che per un attimo parve dimenticare come prendere aria. Inspirò così profondamente dal naso, prendendo enormi boccate, che dovette calmarsi per evitare di andare in iperventilazione, sentendosi stringere in una morsa quando si rese conto di essere sdraiato in una bara. Il legno era scheggiato e si insinuava nella sua pelle nuda come mille aghi acuminati, lasciandogli addosso un'orribile sensazione.
Boccheggiando, cercò di rimanere razionale, di calmare il battito del suo cuore come gli era stato insegnato a fare alla Lega, di concentrarsi sulla situazione e trovare una soluzione ad essa. Era l'erede degli Al Ghul. Doveva farlo. Se lo sarebbero tutti aspettato.
    L'odore del sangue gli investì improvvisamente le narici, pungente quasi quanto la terra umida e bagnata sotto cui era sepolto e che si riversava attraverso una crepa al lato della bara; graffiò il coperchio, si agitò in preda al panico nonostante tutto ciò che gli era stato insegnato, sentendo la paura attanagliargli l'anima prima che dita ossute gli artigliassero le caviglie, cercando di trascinarlo maggiormente nell'oscurità. Urlò a squarciagola, consumando ossigeno e dimenandosi, sentendo nelle orecchie le parole di sua madre che gli diceva quanto fosse inadeguato, un fallimento, finché qualcosa non lo immobilizzò seduta stante... una leccata sul naso, delle lacrime che colavano sul viso. Sul suo viso? Spalancò le palpebre così d'improvviso che quasi faticò a riconoscere il soffitto di quella che era diventata la sua stanza, col petto che si alzava e si abbassava a ritmi irregolari.
    Deglutì e si mise a sedere, guardandosi intorno come a volersi assicurare che il suo era stato solo uno stupido incubo. Era stanco, terribilmente stanco, il maggiordomo si era occupato del suo braccio ferito e gli aveva steccato le dita, ma la febbre che si era impossessata del suo corpo gli aveva fatto rivivere un periodo che era rimasto sopito nel suo animo da tempo.
    Scosse il capo e scacciò i pensieri che si riaffacciarono prepotentemente nella sua testa, provando a riaddormentarsi quando affondò il capo nel cuscino. Con gli occhi chiusi, si sforzò di concentrarsi solo e unicamente sul crepitio del fuoco scoppiettante nel camino, sul fruscio dei rami che sbattevano di tanto in tanto contro la sua finestra, ma fu con un'imprecazione che si strappò le coperte di dosso e uscì barcollante dalla camera, camminando come un'ombra in quei lunghi corridoi bui.
    Non fece rumore nemmeno quando entrò nella stanza di Grayson, richiamandolo con voce ferma nonostante il dolore che aveva cominciato a fargli formicolare il braccio. Dick aveva provato a stargli vicino e a controllargli la febbre, rassicurandolo che era normale e che durante i periodi in cui era lui ad essere Robin c'era più volte passato, ma lui l'aveva scacciato con un gesto secco e non aveva voluto saperne, ricordandogli che il suo addestramento era oltre a quei semplicistici trucchetti da circo che faceva, quindi gli sembrava un po' ipocrita, adesso, trovarsi proprio in quella camera. Forse avrebbe potuto dare la colpa alla febbre.
    «Mhn... Damian?» mugugnò Richard nel dormiveglia, sollevando stancamente una palpebra. Erano tornati dalla ronda appena un'ora prima e, con il cielo che già albeggiava, voleva solo qualche ora di sonno ristoratore. «Che... yahw... ci fai qui?» chiese a mezza voce. Avrebbe dovuto essere già a letto, soprattutto vista la batosta che aveva presto quella notte.
    «Ho bisogno della tua... assistenza, Grayson».
    «...e non può aspettare domani a mezzogiorno, magari davanti ad una botte di caffè?» lamentò nel nascondere la testa sotto al cuscino. Dio, stava cominciando a parlare come Tim.
    «No». La voce di Damian suonava esitante, e in quei mesi in cui era rimasto al suo fianco non l'aveva mai sentito così. Era stato arrogante, saccente, una vera e propria spina del fianco, ma mai esitante. In quel momento, e Dick doveva ammetterlo nonostante il sonno che gli scollegava il cervello, sembrava davvero il bambino di dieci anni che avrebbe dovuto essere. «Posso... posso dormire con te?»
    Quella domanda fu abbastanza per far spalancare del tutto gli occhi di Dick, il quale si raddrizzò per poggiarsi su un fianco e lanciare uno sguardo a Damian. Manteneva la sua solita aria composta, l'espressione stoica che su un bambino di quell'età stonava fin troppo, la schiena dritta e il mento all'insù col cipiglio di un principe, ma Richard riusciva a leggere una strana paura primordiale che non aveva mai visto in quegli occhi così verdi. Qualcosa non andava, e non aveva bisogno di chiederlo per capirlo. Damian non avrebbe mai fatto una simile richiesta, altrimenti.
    Non fece quindi domande, si limitò solo a fargli un cenno per rotolare dall'altro lato del letto e fargli posto, vedendo Damian esitare per un istante; si tormentò il labbro inferiore a sangue, come se aver mostrato quel segno di debolezza potesse ucciderlo, ma poi si avvicinò con la cautela di un gatto che esplorava un nuovo ambiente, con passi appena impercettibili. Se Dick non l'avesse guardato, non l'avrebbe nemmeno sentito coricarsi con lui a letto, vedendolo dargli la schiena per rannicchiarsi in se stesso.
    «Buonanotte... Richard», sussurrò il bambino, e Dick ascoltò il suo respiro calmarsi a poco a poco prima di scivolare con lui in un sonno senza sogni
.





_Note inconcludenti dell'autrice
Anche
questa storia partecipa alla challenge #areyoukiddingchallenge indetta sul gruppo facebook Hurt/comfort Italia, con il prompt Sepolto vivo di ShunDiAndromeda
Mi sono concentrata su un Damian di dieci anni semplicemente perché tutto ciò che potrebbe fare in quel periodo è praticamente qualcosa che nessuno si aspetterebbe, quindi alla fine la storia si è praticamente scritta da sola mentre seguivo l'ispirazione e lasciavo che fosse essa a guidarmi senza tanti complimenti (e poi è inutile, il rapporto tra questi due mi piace un sacco in tutte le loro forme, quindi potrei scrivere un trattato solo su loro due e non mi annoierei - annoierei la gente)
Commenti e critiche, ovviamente, son sempre accetti
A presto! ♥



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