Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Lisbeth Salander    07/10/2021    8 recensioni
Raccolta di momenti, frammenti della storia d'amore tra Victoire Weasley e Teddy Lupin.
[Questa storia partecipa al Writober di fanwriter.it]
Genere: Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Teddy Lupin, Victorie Weasley | Coppie: Teddy/Victorie
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Day 7: Rivedersi era come rinascere ancora una volta
Prompt (lista pumpInk): Abbracciare
 

Rivedersi era come rinascere ancora una volta

«In fin dei conti, io ero solo un po’ insicuro. Tu mi hai fatto morire di gelosia».
«Capirai, per qualche settimana e poi di nuovo a farti gli occhi dolci!».
«Quelle settimane sono state dolorosissime».
«Signorino, io ho fatto la sostenuta per qualche settimana, tu sei stato indeciso due anni! Sono stata praticamente una martire».
«Dopo quei due anni, però, la nostra storia è iniziata davvero».
«Perché? Vuoi dire che prima abbiamo scherzato?».
«No, solo che…solo che ho capito che per tenerti dovevo cambiare qualcosa».

27 settembre 2017
Hogsmeade

Cosa voglia dire essere dentro o fuori nella loro storia, Teddy non è ancora del tutto certo di averlo capito ma ne ha avuto pian piano un assaggio, perché da quell’ultimatum di Victoire ha avuto sempre di più la pressante sensazione di doverla riconquistare.
Le settimane in cui è sparito, in cui non l’ha cercata e si è sottratto a qualsiasi incontro, l’hanno ferita più di quanto abbia ammesso.
L’ha avvertito pian piano nei giorni successivi, in quel che rimaneva della loro estate e che hanno provato a ricucire. L’ha sentita distante, altrove, come se gli stesse scivolando tra le mani.
Nella solita settimana in campeggio l’ha percepita più distante, appesantita dai suoi stessi pensieri, con lo sguardo eternamente lontano.
Di quella lontananza emotiva sa di essere l’unico e solo responsabile e, da quando Victoire è partita, non ha fatto altro che tormentarsi notte e giorno.
Adesso che l’aspetta, poco distante dalla Stamberga Strillante, sente il peso di quei giorni, della distanza che non sono riusciti a colmare, delle ferite che ha impresso a Victoire allontanandola da lui.
La intravede mentre saluta le amiche e si incammina per raggiungerlo e Teddy sorride al solo vederla.
È una di quelle cose che non è mai cambiata nel tempo. Per quanto la marea possa essere alta tra di loro, vedersi, guardarsi, sfiorarsi ha calmato qualsiasi tempesta.
Ha promesso di restare, di non lasciarla ma, soprattutto, di non cedere più alle proprie insicurezze.
Eppure, ogni volta che la vede circondata dalle amiche, dai compagni di corso, non riesce a non pensare che le sta appesantendo la vita, che non è giusto che si faccia carico del suo impegnativo bagaglio emotivo, che meriterebbe qualcuno che la renda sempre felice e leggera e che non sia costante motivo di preoccupazione.
Victoire è sempre stata la sua confidente, l’unica alla quale raccontare ogni cosa, la prima con la quale non ha mai avvertito il bisogno di tirare su le difese ma, anzi, di abbassarle ma ora tutte quelle confidenze, tutti i segreti che le ha sussurrato, tutte le mancanze che ha avvertito nella sua vita pesano come macigni nella loro relazione.
Vorrebbe vederla spensierata, frivola, come Molly e le altre sue amiche si permettono d’essere. Lei, invece, ha la mente e il cuore impegnati a pensare a lui, alle sue sofferenze, alla difficoltà di lasciare sua nonna, alla sua lotta continua con la solitudine.
La guarda incedere lentamente, avvolta nel mantello, con lo sguardo rivolto verso il castello e fermarsi non appena riconosce la sua sagoma.
È lui a raggiungerla, a correrle incontro e a stringerla, ad abbracciarla come forse non ha mai fatto prima.
Victoire esita un po’ prima di lasciarsi andare, prima di abbandonarsi in quel loro abbraccio che è sempre stato casa, l’unico posto in cui sentirsi entrambi giusti.
«Ehi», sussurra Teddy.
«Ehi».
«Mi sei mancata».
«Anche tu».
Victoire solleva appena la testa prima che Teddy cerchi le sue labbra, in cerca di conferme, per scacciare il dubbio che nulla sia cambiato, che, anche se un po’ più rotti, sono ancora loro.
E, no, non sono cambiati, anche se Victoire esita, se è Teddy a parlare con quel bacio lungo, infinito, che dovrebbe supplire a tutte le parole che ancora non riesce a dirle. Lei cede a poco a poco, lasciandosi convincere, mentre Teddy  serra ancora di più quella stretta che lei ha sempre amato.
Quando interrompono il bacio, Vic abbassa nuovamente gli occhi in un moto di timidezza che non ha mai avuto.
«Va tutto bene?», le chiede.
Lei annuisce e sorride senza convincerlo, senza riuscire a guardarlo.
«Vic, io ci sono. Lo so che non ne abbiamo parlato dopo il compleanno di zia Ginny, però ci sono, non… non mi tiro indietro».
Ed era vero. Non avevano parlato quella sera. Avevano continuato a bere, a guardarsi fino a rincorrersi e ritrovarsi a fare l’amore nella soffitta dei Weasley, lontani dai festeggiamenti in giardino.
Non avevano parlato neanche nei giorni seguenti nel tentativo di recuperare il tempo perso. Avevano ripreso come sempre perché stavano bene e quello bastava - doveva bastare.
Poi era arrivato il 31 agosto, la vigilia della partenza per Hogwarts, e Teddy non era riuscito a rovinare quel momento, l’aveva stretta e abbracciata per tutto il tempo che erano rimasti insieme, sperando di colmare il vuoto dei mesi successivi.
«Teddy, io vorrei tanto crederti…».
«Ma?».
«Ma sono terrorizzata all’idea di discutere ancora con te e che tu sparisca per settimane. Non riesco a pensare ad affrontare il mio ultimo anno come ho affrontato lo scorso anno».
Victoire stavolta lo guarda e i suoi occhi tradiscono disperazione e speranza assieme.«Te l’ho promesso, Vic. Non scappo più…».
«Ma non è soltanto lo scappare, Teddy», sbotta sciogliendosi dall’abbraccio, «Non voglio più temere di svegliarmi un giorno e non trovarti più. Non voglio più trucchetti, non voglio più niente del genere. Non me lo merito. Ho bisogno che tu mi voglia per restare con te».
Teddy fa un passo verso di lei, intrappolandola di nuovo in un abbraccio e appoggiando la sua fronte alla sua.
«Io ti voglio, Vic. Ti ho sempre voluta».
Victoire chiude gli occhi e si aggrappa con forza al mantello di Teddy. Lui sa, perché la conosce meglio di tutti gli altri, che sta faticosamente cercando di mantenere il controllo.
«Non voglio più ridurmi ad andare a feste di gente di cui non mi importa nulla soltanto per avere una reazione da te. Non voglio più pensare di doverti infastidire perché tu abbia l’ansia di perdermi e faccia qualcosa».
«Vic, sono stato un idiota e ti prometto che non ti metterò mai più in questa situazione».
Lei annuisce debolmente mentre Teddy le sposta i capelli che le cadono sulla fronte.
«Per tutti questi giorni, sin da quando sono tornata qui, ho vissuto con l’ansia di una tua lettera, come quella dell’anno scorso, e pensavo solo che non ce l'avremmo fatta a ricucire dopo quest’estate».
L’anno precedente la separazione da Victoire lo aveva distrutto, lacerato, fatto a pezzi in un modo che lo aveva fatto impazzire. Erano solo dei bambini quando lui era partito e lei era rimasto a casa, ma, quando Teddy era sceso dalla barca dopo la cerimonia del diploma, nella sua mente aveva messo radici l’idea che due interi anni separati li avrebbero separati.
All’assenza schiacciante di Victoire nelle sue giornate si era aggiunta l’incertezza per la strada che aveva intrapreso, perché l’insegnamento è una strada tortuosa e complessa, un percorso non lineare in cui i suoi Professori lo stanno aiutando ma che dà poche certezze e, al momento, poco denaro.
«Vic, so di averti fatto impazzire. Sono stato uno stronzo e so che posso esserti sembrato un egoista ma io odio essere la causa di questo… mi detesto ogni volta che ti vedo ferita, infelice o pensierosa. È stato un anno particolare, di assestamento ma presto le cose cambieranno, davvero».
«Se inizi a chiuderti e mi lasci fuori, Teddy, la prossima volta sarò io a sparire», gli dice perentoria.
Lui annuisce, avvicina il suo volto ad un millimetro da quello di Victoire e sussurra «Ricominciamo sul serio, Vic?».
Victoire non risponde ma sorride e lo bacia con un entusiasmo nuovo, con una passione nuova, con una consapevolezza diversa e Teddy pensa che finalmente l’avverte più leggera, più felice, come se con quel bacio fossero nati ancora una volta.


Note: il titolo è tratto dalla canzone Farewell di Guccini. 
Spero che in questo capitolo sia un po' più chiaro cosa ha mosso Teddy fino a questo momento nella sua relazione con Victoire.
Colgo l'occasione per ringraziarvi per l'entusiasmo mostrato per questa raccolta. Io da sola non mi sarei data neanche uno zellino.

Grazie, grazie, grazie
Fede

   
 
Leggi le 8 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Lisbeth Salander