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Autore: Lisbeth Salander    08/10/2021    8 recensioni
Raccolta di momenti, frammenti della storia d'amore tra Victoire Weasley e Teddy Lupin.
[Questa storia partecipa al Writober di fanwriter.it]
Genere: Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Teddy Lupin, Victorie Weasley | Coppie: Teddy/Victorie
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Nuova generazione
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Day 8: The only exception
Prompt (lista pumpWord): Acrasia (mancanza di autocontrollo)

 
The only exception
 
«Sei stato bravo, lo ammetto, anche se ogni tanto hai continuato a fare il cocciuto».
«In verità, la più testarda sei sempre stata tu».
«Non è affatto vero!».
«Assolutamente. L’unica persona al mondo in grado di farmi venire voglia di urlare come un matto».
«Devo confessarti che mi piace tantissimo farti arrabbiare, mi è sempre piaciuto».

7 novembre 2015
Hogwarts

«Si può sapere che ti prende, Vic?».
«Non ho niente».
«Mi hai dato buca per la terza volta consecutiva».
Lo sguardo di Teddy tradisce un rimprovero che Victoire non ha intenzione di ascoltare, altrimenti finirebbe per cedere e tutta quella strategia andrebbe a farsi benedire.
«Scusa, mi è passato di mente», dice facendo spallucce mentre Teddy continua a fissarla cercando di venire capo di quel comportamento così poco da lei.
«Posso almeno sapere il perché?».
Victoire fissa il Platano Picchiatore alle spalle di Teddy, stranamente fermo e calmo. Quello è diventato il loro posto, sin dal momento in cui lei è arrivata ad Hogwarts.
Il primo mattino libero Teddy l’ha aspettata fuori dalla sala comune dei Grifondoro, portandola lì, in quel luogo che fino a quel momento Victoire aveva soltanto potuto immaginare, e da allora è diventato il posto in cui staccare dal mondo, ritrovarsi a dispetto delle case diverse.
«Ero con Xavier Armstrong. Mi ha chiesto un appuntamento e ho deciso di uscire con lui», risponde osservando attentamente la reazione di Teddy.
Lui assottiglia lo sguardo e un paio di vene sul collo diventano più definite, mentre si avvicina a lei con le braccia conserte come chiaro manifesto di tutto il suo disappunto.
«Perché?».
«Come sarebbe a dire ‘perché’?».
«Perché uscirci?».
«Perché non avrei dovuto?».
«Perché non mi rispondi?».
«Perché questa è una domanda stupida, Teddy».
Lui sbuffa, impaziente e innervosito dalla mancanza di risposte.
«Non è una domanda stupida. Non credevo fosse il tuo tipo».
«E chi sarebbe il mio tipo?», chiede Vic ridendo.
«Non…non lo so ma non Armstrong, con quei modi da damerino, servito e riverito».
«Almeno lui conosce l’educazione», rimarca lei pungente.
«Mi stai dando del maleducato?».
«Non a te, a Hilda Hermann sì».
Teddy aggrotta il sopracciglio sentendo nominare la ragazza che ha frequentato fino a qualche settimana prima.
«Non si comporta come fosse la padrona, almeno».
Victoire serra la mascella, cercando di mascherare il fastidio, per poi mettere su il più falso dei sorrisi.
«Io non giudico, Teddy. Deve piacere a te. Probabilmente è questo il tuo tipo».
«Non è il mio tipo ma non stavamo parlando di me. Perché non me lo hai detto?».
«Che Hilda ha dei modi da troll? Pensavo lo avessi già scoperto da solo».
Teddy scuote la testa e dall’espressione che gli si è impressa sul volto Vic è certa che sia quasi al limite perché lo conosce così bene da sapere che nulla al mondo è in grado di irritare e far impazzire totalmente Teddy Lupin quanto una domanda priva di risposta.
«Lo sai. Dei tuoi appuntamenti».
«Tu non dici a me dei tuoi».
«Perché penso che a te non interessino».
«Questa è una sciocchezza, Teddy, e lo sai anche tu. Quando mai mi sono mostrata poco interessata a qualcosa che riguardava te?».
Teddy non la guarda più, in evidente difficoltà.
«Io voglio sapere con chi esci».
«Perché?».
«Perché noi siamo… io sono… tu sei… perché sì».
«Oh, ora mi hai proprio convinta in effetti».
«Vorrei sapere se frequenti brave persone».
«Di solito, non scelgo avanzi di galera ma la prossima volta mi premurerò di chiedere se sono mai stati ad Azkaban».
«Ne sono contento», ribatte acido, «Ti ha baciata?».
Victoire cerca di mostrarsi impassibile, nonostante dentro di sé stia intimamente gongolando a quella che ha tutta l’aria di essere una scenata di gelosia.
«Be’, sì».
Se gli avesse tirato uno schiaffo, forse la faccia di Teddy sarebbe stata meno sconvolta.
«E ti è piaciuto?».
«Che domanda è, Teddy?».
«Quella che ti ho fatto. Allora, mi rispondi?».
«Non ho intenzione di risponderti se me lo chiedi così».
Victoire si incammina verso il castello, con una strana sensazione addosso, mentre Teddy rimane lì, inchiodato davanti al Platano Picchiatore.
«Vic».
Ma lei non si volta, decisa e concentrata su quel che si è prefissata.
«Vic».
La chiama ancora una volta e, ancora una volta, lei non si gira.
«Vic».

Sente il passo svelto di Teddy dietro di lei e cerca di allungare il passo per mantenere la distanza.
Lui le afferra un braccio e la attrae a sé e quel che viene dopo Victoire non lo avrebbe mai davvero immaginato, perché il fatto che Teddy Lupin potesse desiderare di baciarla e baciarla sul serio è sempre stato un desiderio troppo grande per poter pensare che si sarebbe realizzato.
Avverte Teddy rilassarsi non appena lei risponde al bacio e si aggrappa alla sua divisa e la mano di lei corre tra i suoi capelli biondi.
Non credeva nemmeno che un bacio potesse durare così tanto, perché nessuno dei due dà segno di volersi staccare e lei è certa di poter continuare così per sempre. Se glielo chiedessero, forse, potrebbe anche smettere di respirare.
«Tu sei pazzo».
È la prima cosa che gli dice una volta compreso che hanno entrambi bisogno d’aria, nonostante lei sia ancora avvinghiata alla sua divisa e lui la tenga ben stretta a sé.
«È tutta colpa tua».
«Mia?».
«Quando si tratta di te, non capisco più nulla, Vic. Mi si annebbia il cervello e non ragiono più».
«Ma come? Non ti sei vantato proprio ieri di avere un immenso autocontrollo?».
Teddy non risponde, si limita a sorriderle e a baciarla ancora una volta e poi ancora un’altra e poi un’altra ancora.

 
   
 
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