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Autore: Astrid von Hardenberg    08/10/2021    0 recensioni
☆ Trama:
Dopo essersi separata dal compagno, Ophelia non sa bene dove andare e la sua prozia Nadia, siccome sta per fare un viaggio e non vuole lasciare incustodita casa sua, le chiede di trasferirsi da lei.
Solo che Ophelia si trova ad avere a che fare con un fantasma che abita il villino in cui soggiornerà, per diversi mesi.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 4

Ophelia si rese conto che la sua domanda era stata piuttosto vaga, per cui aggiunse una precisazione.
-Se sei uomo non fare nulla, se sei donna sposta quella rivista- ce n'era una proprio lì sul tavolino davanti a sé.
Per una manciata di secondi ci fu ancora silenzio, poi una nota proveniente dal pianoforte la spaventò.
-Santo cielo- le parole uscirono inciampando nel sospiro che lasciò andare. -Capito, vuoi fare il misterioso, o la misteriosa-.
La lampada si riaccese e Ophelia notò un'ombra con la coda dell'occhio, un brivido l'attraversò e cercò di regolarizzare il suo respiro.
-Non importa, non tenere in considerazione ciò che ho appena detto. Non devi per forza dirmi qual è il tuo sesso- anche se era curiosa. -Solo non capisco perché ti sei manifestato ora e non prima, quando c'era la prozia Nadia- sospirò e provò a rilassarsi, i muscoli iniziavano a dolerle.
Ci fu ancora silenzio e Ophelia pensò a quanto doveva sembrare sciocca mentre parlava col nulla.
"Forse se n'è già andato e non mi ha nemmeno sentito".
Restò ferma ancora per un minuto buono, cercando di capire se era di nuovo da sola, per quanto potesse esserlo a casa di Nadia.
Il resto della giornata trascorse normalmente, non ci furono altre manifestazioni, Ophelia poté ricaricare il telefono e si addormentò durante il pomeriggio, mentre guardava la televisione.
Si svegliò solo verso le cinque, Nadia l'aveva chiamata per sapere come stava, Ophelia non accennò nulla riguardo la presunta presenza di spiriti e rispose che andava tutto normalmente.
-Va bene, poi ne riparliamo- disse Nadia, non convinta del tono che aveva usato la pronipote. -Sarò a casa prima del previsto-.
-Ti aspetto- rispose Ophelia ed entrambe si salutarono.
Appena finì la chiamata, la tv cambiò canale e Ophelia si guardò istintivamente intorno.
-La mia prozia sarà qui tra poco, se pazienti ancora un momento potrai comunicare con lei-.
Le luci iniziarono ad accendersi e spegnersi, il pianoforte iniziò a suonare una melodia dai toni macabri.
-Smettila, ti ho chiesto di avere pazienza, così facendo non otterrai niente- Ophelia provò a spegnere la televisione, però il telecomando pareva non funzionare, cercò anche di fermare l'accensione e lo spegnimento delle luci, fallì anche in quello; ad un certo punto le parve di sentire una voce in lontananza, ma non capì cosa avesse detto, sentì ancora quel soffio freddo, che quasi la sfiorò, e tutto cessò.
Ophelia restò ferma immobile al suo posto, cercando di capire cos'era appena successo, deglutì e qualche istante dopo la porta dell'ingresso si chiuse; si voltò immediatamente e sulla soglia del salotto vide Nadia.
-Cos'è successo?- chiese la prozia, però sembrò non rivolgersi direttamente a Ophelia, in piedi in mezzo al salone, tesa come le corde di un violino.
-Con te parlerò dopo- disse Nadia rivolta ad un punto, apparentemente, indefinito, poi il suo sguardo si spostò su qualcos'altro.
Ophelia sbatté le palpebre e sembrò aver appena focalizzato la prozia.
-È tutto il giorno che succedono cose strane- riuscì a dire Ophelia, stringendosi su se stessa.
-Ci penso io- disse Nadia per rassicurarla, poi lanciò una rapida occhiata alle spalle della pronipote e, con un cenno impercettibile del capo, ringraziò. -Vieni, siediti e raccontami tutto ciò che è successo-.
Entrambe presero posto sul comodo divano, Nadia intanto tolse sciarpa e cappotto e poggiò la borsa nera sul tavolino color nocciola lì di fianco.
Ophelia raccontò tutto di quella particolare giornata e Nadia l'ascoltò attentamente.
-È uno spirito molto inquieto- la prozia sospirò e prese una posizione più rilassata. -Ho provato diverse volte a parlarle, ma è instabile, purtroppo ha sofferto molto in vita e i suoi demoni la tormentano anche ora che non fa più parte di questo mondo. Purtroppo questo succede quando lo spirito non accetta di essere morto-.
-Zia, ti rendi conto che tu tra qualche ora non sarai più qui e io mi ritroverò a vivere con un fantasma che ha qualche rotella fuori posto?- disse Ophelia allarmata.
-Non ti conosce, ma le parlerò. Non ti darà fastidio-.
Ophelia non credeva alle sue orecchie, in verità non credeva le stesse capitando tutto quello.
-So che stai attraversando una situazione molto stressante e credimi se ti dico che voglio solo il tuo benessere- seguirono alcuni secondi di silenzio. -Mi ero scordata di lei, perché ormai ho imparato a conviverci e si manifesta di rado, lo fa solo l'anniversario della sua morte, che non è in questo periodo, però ti ha percepito e, siccome sei un'estranea per lei, ha pensato dovesse allontanarti. Voleva aiutarmi-.
-Mi stai dicendo che quegli spettri ti proteggono anche?-.
-Non chiamarli così , non è colpa loro se si trovano intrappolati ancora in questa dimensione, sono anime smarrite che necessitano di aiuto-.
-E noi necessitiamo di pace, non è giusto che ci siano delle persone che, oltre ai loro problemi, debbano addossarsi anche quelli dei morti inquieti-
-Tua nonna era mia sorella, so quanto è stata dura per lei e per te, che, pur non avendo la capacità di comunicare con loro, ti sei vista tirare in mezzo in un mondo non chiesto, ma è ciò che siamo. È ciò con cui dovrai vivere. Respingere questa realtà servirà solo a rendere ogni cosa più difficile, ne hai avuto una dimostrazione con tua nonna-.
Ophelia fu assalita dalla frustrazione, sapere che c'era ben altro oltre a ciò che potevano vedere gli occhi non le creava problemi, eppure c'erano volte in cui quel dono, che quasi tutte le donne della sua famiglia avevano, la uccideva piano e lei avrebbe voluto dimenticare tutto, o non sapere nulla.
"In certe situazioni l'ignoranza può essere un bene", pensò con la rabbia che le scorreva in corpo, come un veleno lento.
-Mi dispiace Lili- disse Nadia sottovoce, ma con l'intenzione di farsi sentire dalla pronipote.
Era da tanti anni che Ophelia non si sentiva chiamare così, quel soprannome glielo aveva dato sua nonna.
-Ho bisogno di uscire- disse Ophelia tra sé e sé, prese il cappotto, la sciarpa e uscì; sentiva caldo lì dentro e la testa iniziava a farle male.
Nonostante fossero passati diversi anni, Ophelia non aveva ancora accettato la scomparsa della nonna e incolpava gli spiriti per questo, era solo colpa loro se lei non c'era più.
Fuori non faceva molto freddo, o forse era Ophelia a non sentirlo, perché ancora presa dalle sue emozioni così contrastanti; camminò fino alla piccola piazzetta poco lontano da casa, tutt'intorno c'erano degli abeti, che sicuramente in estate offrivano un bel riparo dai caldi raggi di sole, era un posto bene illuminato, tanto da notare una coppietta che si scambiava effusioni in una delle panchine verde pino. Le tornò di nuovo in mente il suo ex e si chiese perché tutte a lei.
   
 
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