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Autore: Astrid von Hardenberg    08/10/2021    0 recensioni
☆ Trama:
Dopo essersi separata dal compagno, Ophelia non sa bene dove andare e la sua prozia Nadia, siccome sta per fare un viaggio e non vuole lasciare incustodita casa sua, le chiede di trasferirsi da lei.
Solo che Ophelia si trova ad avere a che fare con un fantasma che abita il villino in cui soggiornerà, per diversi mesi.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 5

Era passata pressapoco mezz'ora da quando era uscita e la casa sembrava deserta, per un attimo Ophelia pensò di essere da sola; andò in cucina e trovò Nadia che giocava con una sigaretta tra le dita.
-Ciao- iniziò Ophelia, la prozia si voltò appena -Pensavo fossi uscita, o stessi già dormendo-. -Non ho molto sonno, ma dovrei andare a dormire presto- rispose Nadia -Tu come ti senti?-.
-Diciamo un po' meglio- intanto Ophelia si stava mettendo comoda.
-Direi che sarà meglio mangiare qualcosa e poi a dormire, devo svegliarmi all'alba domani-.
-Zia...- iniziò dicendo Ophelia, prendendo posto vicino a Nadia -Mi dispiace per prima-.
-Lo so tesoro mio- le rispose la prozia, prendendole il viso tra le mani e dandole un bacio sulla fronte, dopo le accarezzò la guancia.
Ophelia sorrise e poi andarono in cucina a sgranocchiare qualcosa.

L'indomani suonarono il campanello e Nadia fece accomodare Eric, che si propose di accompagnarla all'aeroporto perché aveva la giornata libera, lui però ignorava ci sarebbe stata anche Ophelia.
-Zia, hai tutto?- chiese Ophelia scendendo le scale, la cercò lì in giro, poi andò in salotto, pensando si trovasse lì e invece ebbe un'altra sorpresa.
-Eric!- esclamò Ophelia appena vide il suo amico, in piedi davanti al divano.
-Ophelia...- entrambi si guardarono e la sorpresa e l'imbarazzo di lui furono piuttosto evidenti.
-Quanto tempo- aggiunse lei, con fare un po' disinvolto.
-Già- fu l'unica cosa che Eric riuscì a dire, sforzandosi anche di sorridere.
-Mio caro, saresti così gentile da aiutarmi con le valigie?- intervenne Nadia, notando la situazione.
-Certamente- si affrettò a dire lui e uscirono.
Ophelia, intanto, sistemò una ciocca biondo ramata dietro l'orecchio, non sapendo bene come doveva comportarsi.
-Menomale che ci sei sempre tu ad aiutarmi- disse Nadia rivolta a Eric, lui le sorrise mentre sistemava il trolley e il borsone nel bagagliaio.
-Abiti qua vicino allora- intervenne Ophelia, Eric annuì.
-Dove?- continuò lei.
Eric si fermò un momento, stava fingendo di trafficare con il borsone di Nadia, ma smise per rispondere a Ophelia, e anche perché prima o poi doveva salire in macchina e guidare fino all'aeroporto.
-Abito quattro case più in là- chiuse il bagagliaio e incrociò le braccia, Ophelia si sporse per guardare le case e contarle mentalmente.
-Intendi quella color beige?-.
Eric sorrise divertito, il fatto era che anche le altre case (esclusa quella di Nadia) avevano lo stesso colore; quando Ophelia si voltò verso di lui, Eric tornò serio e si schiarì la voce.
-È quella che, poco sotto il tetto, ha disegnata tutt'intorno una specie di fascia rossa- precisò lui, come se volesse dirle "era la stessa che intendevi tu?".
Lei annuì con convinzione e Eric capì che stavano parlando della stessa abitazione.
Intanto, Nadia era salita in macchina e aspettava che i due amici si decidessero a fare altrettanto, per questo motivo finse un paio di colpi di tosse.
Eric e Ophelia tornarono al presente e lui si mise alla guida, mentre lei farfugliò qualcosa, prima di entrare in macchina: -Sei proprio scema! Potevi evitare la domanda sul colore della casa-, roteò gli occhi e sospirò.
Ophelia si decise finalmente a prendere posto anche lei e partirono.
Lungo il tragitto, a tenere in piedi la conversazione fu Nadia, Ophelia e Eric ridevano, però non interagivano mai direttamente tra loro.
"È un bene aver preso posto qua dietro", pensò Ophelia quasi sollevata, non si aspettava un incontro del genere tra lei e il suo vecchio amico d'infanzia. "L'ultima volta che ci siamo visti è successo un putiferio, ma sono passati anni. Forse, però, non abbiamo ancora superato quella separazione così brusca", l'idea la tormentò per tutta la durata del viaggio.
In aeroporto, i due amici rimasero con Nadia finché non arrivò  il momento dei saluti.
-Ci sentiremo, promesso- disse la prozia alla pronipote. -Di qualsiasi cosa tu abbia bisogno, non esitare a chiamarmi- la guardò come a dire: "Tu sai a cosa mi riferisco".
Ophelia annuì ed entrambe si abbracciarono, poi Nadia si rivolse a Eric, gli sussurrò qualcosa all'orecchio e abbracciò anche lui.
Quando i due amici si ritrovarono da soli, non sapevano bene cosa fare, Ophelia fu tentata di chiamare un taxi e andarsene, ma sapeva che era un'idea assurda e poi che razza di comportamento sarebbe mai stato, non voleva mica peggiorare la situazione tra loro.
-Ti offro un caffè- iniziò Eric, le mani ben nascoste nelle tasche della felpa; quando era imbarazzato, o a disagio, lui era solito fare in quel modo, perché l'idea di non sapere dove mettere le mani lo innervosiva, di conseguenza iniziava a torturarsi le dita e non voleva che gli altri si accorgessero della sua incomodità.
-Volentieri, grazie- rispose lei con una punta di entusiasmo.
Il bar in cui entrarono i due amici era piuttosto accogliente, era in stile minimalista, le pareti erano color panna e, in nero, c'erano disegnate delle brioche, delle baguette e tazzine da caffè e tè, le sedie erano in legno bianco e i cuscini sui sedili sembravano comodissimi.
Ophelia individuò alcune coppiette presenti nel locale e sbuffò, era proprio vero che, quando ci si metteva, la vita sapeva come infierire. Lei e Eric presero posto in un tavolino non molto lontano dalla cassa e si rigirarono tra le mani il menu della colazione.
-Non credevo di trovarti già oggi, sapevo del tuo arrivo, Nadia non faceva che parlarne, ma pensavo che ci saremo visti ancora tra qualche giorno- iniziò a dire lui.
-In teoria mia zia non voleva che mi alzassi così presto, diceva che dovevo riposare, però non me la sentivo di lasciarla andare così, quindi eccomi qui- Ophelia sfogliava distrattamente il menu, tanto sapeva che avrebbe preso un cappuccino e un muffin. Eric sembrava essere della stessa idea di Ophelia, anche se per un istante parve soffermarsi a leggere le varie proposte del bar.
Quando ordinarono, lei bevve un sorso del suo cappuccino e, col cucchiaino, raccolse la schiuma sul bordo della tazza per mangiarla.
Seguì un momento di silenzio, in cui evitarono di guardarsi negli occhi e Eric mangio un pezzo della sua crostata.
-Buona?- chiese lei, dopo aver mandato giù un pezzo di muffin ai frutti di bosco.
-Molto- rispose lui, leccando la marmellata rimasta sul cucchiaino.
-Raccontami cos'hai fatto in tutti questi anni. Da quando me ne sono andata non...- Ophelia si bloccò.
"Da quando me ne sono andata non ci siamo più visti ne sentiti", pensò.
Eric sospirò.
-Non ci siamo salutati nel migliore dei modi- disse lui senza tanti giri di parole, intanto picchiettava l'indice e il medio sulla tazzina da caffè.
Ophelia deglutì.
-Eravamo piccoli, a nessuno dei due piaceva la situazione che si era venuta a creare e, invece di continuare a costruire il nostro legame, ci siamo scagliati l'uno contro l'altra-.
-Avremo potuto cercarci, per chiarirci, ma non lo abbiamo fatto- disse lui, quasi fosse un pensiero tra sé e sé.
-Lo so, forse avevamo paura di un confronto- continuò Ophelia.
-Oppure di un rifiuto, tanto più che eravamo lontani e non c'era modo di spiegarci faccia a faccia- Eric si guardò introno, Ophelia invece era concentrata su di lui -Ci siamo detti cose spiacevoli e risolvere tutto per telefono, o via mail, magari non avrebbe risolto nulla- Eric assunse una posizione più rilassata, si poggiò sullo schienale della sedia e iniziò a giocherellare distrattamente con qualcosa sul tavolo.
-Be', ora siamo qui- aggiunse lei timidamente.
Si guardarono entrambi per un po', forse cercando di capirsi a vicenda, oppure stavano cercando il coraggio di aprirsi l'un  l'altro, o cercavano di riordinare i pensieri, le parole, i sentimenti.
-Non c'è molto da dire- disse Eric ad un tratto -Ho lasciato la scuola a sedici anni e poi ho iniziato a lavorare come muratore. Quel mestiere non faceva per me, però, in quel momento, era ciò che c'era, dovevo assumermi le mie responsabilità. In più i miei erano furiosi e cercavo di compiacerli in tutto quello che potevo, mio padre mi aveva persino avvisato che non c'era posto per i fannulloni a casa sua, quindi o trovavo un impiego o mi mandava al militare- il sorriso che gli incurvò le labbra era un misto di divertimento e tenerezza. -Potrò sembrare antipatriottico, ma piuttosto che il militare mi sarei sparato a una gamba. Così ricorsi ad alcune conoscenze e trovai il mio primo impiego, il muratore appunto- prese fiato e continuò -Dopo circa tre anni, il fratello di quella che, ai tempi, era la mia ragazza, mi propose di lavorare in una autofficina, dove lui era già impiegato da quattro anni. Lavorai lì per ben sei anni, finché una mattina di febbraio il capo ci comunicò che il posto avrebbe chiuso e un po' me lo aspettavo- Eric mangiò un altro pezzo di crostata e dopo continuò -Restai disoccupato per mezzo anno- quel ricordo sembrò svuotarlo, doveva essere successo qualcosa, pensò Ophelia.
-Fu un periodo un po' così- minimizzò lui -Mio padre trovava sempre un pretesto per rinfacciarmi cose successe secoli fa, mi dava del fallito e quindi imparai a costruirmi una corazza e poco a poco le sue parole non mi toccarono più- uno sguardo duro lo incupì.
Anche se l'allontanamento di anni fa non dipendeva da lei, Ophelia sì sentì un po' in colpa per non essergli rimasta accanto, ma soprattutto per non averlo cercato.



NdA
Ciao car* lettore/lettrice
☺️
Spero che fin qui la storia ti piaccia 😌 e scusa se pare stia andando a rilento, però non ho il dono della sintesi 🙈
Volevo anche fare in paio di piccole precisazione:
1) da questo capitolo in poi inserirò 3 parole suggeritemi da alcuni follower di Instagram.

2) Le parole suggerite erano: coraggio, febbraio, responsabilità e me le aveva suggerite un'amica, puoi trovarla su IG col nome di debo_rah229
Se lo vorrai, ci rivediamo nel prossimo  capitolo
🌸

As 💫

P.s. se anche tu vuoi partecipare ad iniziative come quella delle parole, seguimi su Instagram, mi trovi come: @astridvonhardenberg
   
 
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