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Autore: Lisbeth Salander    10/10/2021    7 recensioni
Raccolta di momenti, frammenti della storia d'amore tra Victoire Weasley e Teddy Lupin.
[Questa storia partecipa al Writober di fanwriter.it]
Genere: Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Teddy Lupin, Victorie Weasley | Coppie: Teddy/Victorie
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Nuova generazione
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Day 10: Di tanti posti che ci sono nel mondo
Prompt (lista pumpWord): Latibulum (un posto nascosto, un rifugio)

 
Di tanti posti che ci sono nel mondo
 
«Ho un ricordo molto confuso di quel periodo, come se mi fossi anestetizzata da qualsiasi cosa».
«Alla fine, però, ce l’hai fatta, più forte di prima, come ti avevo detto».
«Più forte di prima non lo so. Qualche volta mi sento ancora un po’ graffiata, però, sì, ce l’ho fatta».


14 agosto 2020 
Hogwarts 

Non sa neanche da quanto tempo è seduta lì, a fissare il Platano Picchiatore, incurante del sole cocente di agosto che le scotta la pelle.
Tornare ad Hogwarts sembra aver placato per un po’ tutto il dolore provato nell’ultimo periodo.
Quel posto ha sempre avuto il potere di affascinarla ed incantarla in parte grazie ai racconti di zio Harry sulle avventure sue e dei Malandrini a scuola, in parte perché ha una collezione infinita di ricordi con Teddy proprio in quel posto.
Ha sempre pensato che anche loro due fossero destinati a grandi cose, prima di scontrarsi con il mondo reale, prima di arrivare a pensare che forse non era destinata proprio a nulla se non a confondersi tra tanti nessuno.
Teddy l’ha rimproverata per quei pensieri, ha provato a scuoterla ma c’è sempre qualcosa che resta sotto pelle e che non riesce a mandare vita.
«Hanno combattuto una guerra, Vic. Noi siamo privilegiati».
Sa che è vero, sa che lui ha ragione, sa che quei tempi di pace, di ricostruzione non sono altro che il meritato risultato di quelle guerre di cui ha solo sentito parlare, da cui è sempre stata affascinata. 
«Se vuoi combattere, puoi entrare negli Auror».
Le ha detto provocatoria sua sorella Dominique, rientrata da un periodo di studio in Normandia. È facile per lei, lei che ha da sempre avuto un talento e una passione per le Pozioni e l’Erbologia. 
Non è il combattere il pungolo di Victoire, ma fare qualcosa che abbia un senso.
«Chérie, vedrai che qualcosa saltorà fuori».
Fleur aveva liquidato così il suo problema esistenziale in un primo momento, come se da un momento all’altro qualcosa potesse cambiare e il suo malessere svanire. Era quello il grande talento di sua madre: vedere soluzioni dove tutti trovavano un problema.
«Sta’ tranquilla, tesoro. Possono capitare periodi di stasi. Devi soltanto capire cos’è davvero che vuoi fare».
Suo padre aveva provato a starle vicino, a modo suo, ma cosa dovesse esserne di se stessa Victoire non lo aveva ancora capito.
Qualsiasi prospettiva futura, qualsiasi sogno sembrava essere svanito nel momento esatto in cui era uscita dal Ministero della Magia.
«Lo so che è difficile, mia cara. Sei stata cresciuta in una famiglia in cui la grandezza è l’ordinario ma certe volte basta molto meno, sai?».
Le parole che Andromeda Tonks le aveva rivolto quella mattina l’avevano toccata più di ogni altra. La nonna di Teddy parlava poco e, nonostante quell’ipotesi non fosse mai stata confermata, aveva sempre avuto la sensazione che lei e sua nonna Molly non andassero granché d’accordo, diametralmente opposta a lei nei suoi modi di fare.
«Victoire Weasley, non osare mai più sparire così». 
La voce di Teddy tuona in una Hogwarts deserta. Lui la guarda severo, prima di sedersi accanto a lei e di stringerla a lui. Victoire si limita a lasciarsi abbracciare e sussurrare «Mi dispiace, non volevo farti preoccupare».
«Per fortuna, la McGranitt ha scritto a zio Harry che eri qui. Ti stavamo cercando dappertutto».
Vic scrolla le spalle, appoggiando la testa sul petto di Teddy.
«Avrei dovuto pensarci io, comunque. Questo è il nostro posto».
«Già. Sarebbe bello tornare a quando eravamo due studenti e venivamo sempre qui».
«Possiamo tornarci quando vogliamo».
«Non so da dove cominciare, Teddy. Non riesco a pensare a nulla che mi stimoli davvero, che possa farmi felice».
«È passata zia Ginny a casa. Voleva farti una proposta».
Victoire si irrigidisce, eternamente in ansia per qualsiasi stimolo esterno, senza dar segno d’essere interessata.
Nell’ultimo mese la sua famiglia ha provato di tutto, le hanno proposto l’impossibile senza che lei dicesse mai di sì, senza che nulla la interessasse davvero. Ad un certo punto sua nonna le ha proposto di sposarsi e fare un figlio, perché così tutto le sarebbe passato, guadagnandosi l’occhiata truce e le risposte piccate di tutta la sua infinita schiera di nuore.
«Mi ha detto che si è trovata per lavoro alla radio di Lee. Ti ricordi quanto ti piaceva da bambini?».
Lei annuisce debolmente, ripensando a quando da bambina i suoi zii la portavano lì per farle capire da dove venisse la voce della scatola.
«Be’, pare che vogliano avviare un nuovo programma. Non dovresti parlare, saresti una sorta di supervisore e non è molto impegnativo. Posso accompagnarti se vuoi».
Victoire continua a guardare il Platano Picchiatore. Da qualche parte, nel profondo del suo cuore, desidererebbe quasi che quel vecchio albero le desse uno scossone, che le mescolasse i pensieri fino ad aggiustarla.
La proposta di zia Ginny è davvero troppo specifica per essere casuale ma viene anche da una delle persone che la conosce meglio al mondo e crede di dovere a lei, a Teddy e a tutta la famiglia almeno un tentativo.
«Ci proverò, davvero».
Non lo vede ma percepisce Teddy sorridere e la sua stretta farsi più serrata. Non sa perché, probabilmente è quasi un riflesso incondizionato, ma sorride anche lei, scoprendosi un po’ più leggera.
«Ti rendi conto che di tanti posti che ci sono nel mondo sei venuta davanti ad un albero picchiatore?».
«Non è colpa mia se questo è il nostro posto».
«Però da qui c’è una vista bellissima, vero?».
«La mia preferita. Per questo di tanti posti che ci sono nel mondo vengo qui. Mi sembra che sia l’unico posto in cui c’è pace».


   
 
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