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Autore: Lisbeth Salander    11/10/2021    7 recensioni
Raccolta di momenti, frammenti della storia d'amore tra Victoire Weasley e Teddy Lupin.
[Questa storia partecipa al Writober di fanwriter.it]
Genere: Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Teddy Lupin, Victorie Weasley | Coppie: Teddy/Victorie
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Nuova generazione
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Day 11: You'd come over, right?
Prompt (lista pumpWORD) :Yugen (una consapevolezza così profonda che provoca un’emozione impossibile da esprimere a parole)

 
You'd come over, right?
 
«Il mio unico rimpianto è di non essere tornato prima».
«Dovevi partire, Teddy. Non sarebbe stato giusto».
«Sì, ma se ci fossi stato…».
«Sei tornato in tempo e io sapevo che tu eri con me e ci saresti sempre stato. È andato tutto bene».


Natale 2017
La Tana 
Pur di ritagliarsi un momento per loro due sono fuggiti fuori, noncuranti della neve che cade giù e con addosso i soli maglioni di Molly Weasley, questa volta nuovi di zecca.
Da quando hanno detto di stare insieme, le riunioni di famiglia sono sempre un tantino imbarazzanti, corredate da battutine di sorta e dalle occhiate scrutatrici di Bill Weasley. 
«Hai visto come ti guardava papà?», ridacchia lei, cercando la bacchetta per isolarli dalla neve ed evitare malanni.
«Sarebbe stato molto difficile il contrario».
«Tua nonna, invece, è sempre carina. Mi ha scritto qualche settimana fa, sai? Mi ha detto che ha sempre saputo che sarebbe successo».
Teddy annuisce, pensando alle chiacchierate con sua nonna in cui ha provato senza successo ad essere criptico.
«Sì, lei è sempre stata convinta che tra noi ci fosse qualcosa di speciale».
Victoire gli sorride radiosa, prima di lanciargli le braccia al collo. Teddy si china a baciarla velocemente, con uno sguardo puntato sulla porta d’ingresso.
«Non usciranno».
«Ma…».
«Zia Ginny o la mamma li affattureranno tutti nel caso», conclude Victoire.
Lo bacia lei con più foga, più desiderio, più tante cose a cui Teddy non può pensare perché tutta la loro famiglia è a pochi metri di distanza. 
Restano aggrovigliati così per un tempo infinito, a sussurrarsi quanto si sono mancati in quel periodo di distanza, quanto vorrebbero un posto solo loro.
Victoire ha uno sguardo luminoso, uno che riserva solo ed esclusivamente a lui, che, se solo riservasse a qualcun altro, Teddy è certo che ne morirebbe.
Quando Victoire è felice, quando lui la vede tanto raggiante grazie a lui, si sente un idiota per tutti i dubbi dei mesi passati, per aver messo in dubbio la possibilità di avere quel genere di felicità.
«Vic, sono stato un perfetto idiota», le dice stringendola a sé ancora più forte.
«In quale circostanza esattamente?».
«Io ti amo». 
Eccole lì, le tre parole che lo hanno sempre terrorizzato, quelle che non è riuscito a dirle prima, quelle che lei avrebbe sempre voluto sentire. Sono scivolate via dalla bocca con una naturalezza inimmaginabile.
È tutto lì, è sempre stato tutto lì. In quelle tre parole che non è riuscito a dirle per quasi due anni ma che alla fine gli sono uscite di bocca senza che lo avesse preventivato.
«So che non sono bravo, che sono un disastro ma… io ti amo. Avrei dovuto dirtelo prima ma…».
Victoire lo fissa in silenzio, visibilmente emozionata e, se fosse umanamente possibile, ancora più bella e luminosa di prima.
«Sta un po’ zitto, Teddy Lupin» gli intima Victoire con un bacio, «Anche io ti amo».


11 ottobre 2020
Rockbourne, Hampshire

 
Sente il passo rapido di Victoire salire le scale, di ritorno dal lavoro a Radio Lee. Da quando ha iniziato, le belle giornate sono diventate sempre di più delle brutte e lei sta pian piano rifiorendo.
Irrompe nella stanza allegra come non l’ha mai vista negli ultimi giorni e Teddy nota subito i capelli più corti e un abito nuovo.
«Guarda un po’ qui», gli dice con un fare civettuolo che gli è dannatamente mancato indicando i capelli.
«Stai molto bene».
«Sono andata in questo nuovo negozio a Diagon Alley. Me ne aveva parlato Molly e avevo un momento libero. Ho anche fatto un po’ di shopping. Ti ho preso una cosa, anzi due».
Dalla borsetta minuscola Victoire estrae un enorme libro, uno di quelli che Teddy cercava da tempo e che non riusciva a trovare usato dato il costo dell’originale, e una giacca di pelle di drago. 
«Sai che ho sempre voluto vedertene una addosso», dice lei sedendosi sulle sue gambe e baciandolo.
«Vic, io… non dovevi».
Lei sorride, lievemente imbarazzata, prima di chinarsi a baciarlo. 
Averla intorno, averla sempre a casa è stato addirittura meglio di quello che Teddy aveva sempre sognato. Probabilmente è l’unico regalo che ha sempre desiderato.
«Dico sul serio, Vic. Non voglio che sprechi tutti i tuoi soldi per me».
«Non li sto sprecando», lo corregge lei e sul volto le ricompare la solita espressione, quella della sua Vic, quella di sempre, di tutte le volte che battibeccano, «Ho una novità».
Prende fiato e Teddy nota che non c’è più tremore, non c’è più traccia di esitazione alcuna, che quella luce che sembrava essersi spenta è, invece, più forte e luminosa che mai.
«Ho un contratto vero, importante e non mi limito a supervisionare. Lee sta pensando di darmi un mio programma radiofonico e poi, poi, senti questa perché impazzirai. Abbiamo deciso di provare a creare una Televisione Magica. Ci lavorerà anche un po’ zia Ginny, per lo sport, ma è complicatissimo perché dobbiamo studiare come fare, capire quali permessi chiedere e sarà una cosa lunga ma penso che potremmo farcela».
Victoire si accende nel parlare di quell’argomento, di quel progetto, con quella voce squillante ed energica che non sentiva nell’aria da troppo tempo.
Mentre Victoire parla di quel suo grande progetto, aggiunge dettagli, lui non riesce a pensare ad altro se non al fatto che Victoire è finalmente tornata, che quegli occhi azzurri brillano di nuovo, che è sparito tutto il nero da sotto i suoi occhi, che è di nuovo luminosa, come quella sera di Natale alla Tana.
Vorrebbe dirle che gli è mancata tantissimo, che ha temuto di vederla scomparire davvero ma pensa che qualsiasi parola sia superflua, un inutile di più, perché Victoire è tornata e basta solo questo.
«… e poi dovremmo trovare un posto nostro, non grande, però non possiamo più invadere così casa di tua nonna, anche se mi dispiace così tanto lasciarla sola. Sarebbe carino vivere proprio a Diagon Alley, vero?».
«Possiamo iniziare a cercare qualcosa, ma senza fretta», annuisce.
«Ah, Teddy, ti amo».
Lo dice così, dopo tante interminabili settimane in cui non riusciva neanche a bisbigliare «anch’io».
È lui questa volta a non dire nulla, sorride e basta perché Victoire è tornata ed era l’unica cosa che voleva.


   
 
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