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Autore: Cryblue    13/10/2021    2 recensioni
Autumn è una bambina che ha appena perso i genitori e che al mondo non ha altri che sua sorella Summer.
Lindsay è una giovane madre il cui unico scopo nella vita è rendere felice la sua piccola Regina.
Le loro vite si incroceranno e, dall'unione tra il passato e il presente, impareranno che, tutto sommato, hanno bisogno solo l'una dell'altra per essere davvero felici.
Genere: Commedia, Hurt/Comfort, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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ch.6 – Il pigiama party.
 
 
“Lindsaaaaaaaaay”

Stacchi lo scontrino e lo porgi alla signora Fish con un sorriso, augurandole una buona giornata. Blanche ti arriva alle spalle e ti abbraccia stretta.

Vuole sicuramente qualcosa da te.

“Liiiiindsaaaaaaayamooooooooooreeeeeeeeemioooooooo”

“Cosa vuoi?”

“Un bambino ha vomitato nella corsia 11.”

 “Interessante! Che peccato io sia di turno in cassa.”

“Ti prego Lin! Ti prego ti prego ti prego. Copro il tuo turno in cassa, tutta la settimana se vuoi. Ti prego, mi fa troppo schifo, non ce la faccio, non ce la faccio.”

“Credi a me piaccia?”

“Hai una figlia piccola!!! Non passa tutto il suo tempo a vomitare?”

“Regina non…” Ti giri a guardarla storto per l’assurdità che ha appena detto, però vedi il suo volto pallido per lo schifo e ti arrendi. “Va bene, pulisco io. Pulisco io.”

“Sei la migliore LinLin.” La tua collega ti bacia sulla guancia e tu odi te stessa perché non riesci mai a dire di no a un bel visino.

Anche se si tratta di una vecchia amica, non riesci.

Vai a recuperare il necessario per pulire, raggiungi la corsia 11 e scopri con sollievo che non è stato un bambino a vomitare ma più probabilmente un cane di piccole dimensioni, perché i bambini non vomitano così poco e l’hai scoperto a tue spese la prima volta che Regina è stata male.

Ti basta pochissimo per pulire, parcheggi il carello da una parte e fai un giro per controllare che non ci siano altre tracce.

Corsie 10 e 9: pulite;

Corsia 12: linda;

Corsia 13: Summer.

La tua ex cotta liceale, quasi per niente ex, è davanti ai cereali, più precisamente ha la testa poggiata contro lo scaffale ed è perfettamente immobile. Se fosse un qualsiasi altro cliente, passeresti dritta fingendo di non averla vista, ma lei è la tua consuocera o è la cognata di tua figlia, comunque sia le vostre bambine sono grandi amiche o fidanzate o quello che sono, non puoi fingere di non vedere che non sta bene.

Ti stai dando mille scuse diverse, ma Summer non solo ha un bel visino, ha il visino più bello che tu abbia mai visto, per non parlare di quel suo rotondissimo seno. Non puoi ignorarla, devi fare qualcosa per lei.

Ti avvicini lentamente con la paura di spaventarla.

“Sum?” Nessuna risposta. “Summer va tutto bene?” Le tocchi una spalla e lei si spaventa al punto che i cereali le cadono di mano e rovinano sul pavimento, aprendosi e spargendosi ovunque. Si scusa ripetutamente, poi s’inginocchia e cerca di raccoglierli: scoppia a piangere appena capisce che è un impresa impossibile.

Ti avvicini a lei e le metti entrambe le mani sulle spalle.

“Summer non è nulla, ora prendo una scopa e pulisco. Non è nulla, te lo assicuro.”

“Pagherò la scatola, pagherò…” Cade a sedere, poggia la schiena contro lo scaffale e piange più forte. Ti siedi accanto a lei e le metti un braccio attorno alle spalle, la attiri verso di te e la fai piangere sulla tua spalla. Non c’è bisogno ti dica cosa le è successo, lo sai: avevi crisi di questo tipo ogni giorno quando Regina è nata, poi una volta alla settimana, una ogni due, una al mese. Ora ne hai una più o meno ogni 6 mesi, ma le hai ancora.

Avere una figlia non è la cosa più semplice al mondo.

Cerchi di sussurrarle qualche parola di conforto, solo perché sai che sentire qualcuno accanto rende le cose più semplici.

“Come fai Lindsay?”

“Come faccio a far cosa?”

“La madre. Fare la madre è…è difficile.”

Scoppi a ridere, perché sai perfettamente che Autumn che è una specie di angelo sceso sulla terra per allietare le vostre vite, a differenza del piccolo demonietto a cui tu hai dato la vita.

“Credimi, lo so.”

Grugnisce e affonda di più il volto contro di te, non avresti mai pensato di trovarti così vicina a lei. Hai passato l’adolescenza intera a immaginare come sarebbe stato toccarla o tenerla tra le braccia e ora che lo stai facendo, non riesci a crederci. Ti senti una stupida a pensare una cosa così fuori luogo in un momento così delicato.

A volte sei davvero peggio di un uomo.

“Oddio, non riuscirei mai a crescere tua figlia.” Si stacca da te e piange più forte. “Oddio scusami, scusami, non volevo dire quello!!! Regina è….Regina è una bambina stupenda…è….”

Sorridi e scuoti la testa perché sai che dall’esterno tua figlia può sembrare più problematica di quello che è in realtà. Regina ha mille idee e mille pensieri, è curiosa e le piace molto fingersi un’adulta o comportarsi come se fosse in un film, ma è una bambina molto buona e sensibile. Quando hai i tuoi crolli emotivi, si siede accanto a te in silenzio e ti abbraccia forte.

Sposti i capelli di Summer dal suo viso e sorridi: “Stai tranquilla, non mi sono offesa. Conosco perfettamente pregi e difetti di mia figlia, Sum. So che può essere mmmh, difficile da capire?” Sorridi perché ti sembra di stare sminuendo il tutto. “Mi dispiace che trascini Autumn nelle sue strane idee.”

Questa volta è lei a scuotere la testa con forza. “Mi prendi in giro? Autumn con Regina ride. Ride. Ho passato mesi senza riuscire a strapparle nemmeno un misero sorriso. Mia sorella grazie a lei ha ripreso a parlare, anche se lo fa solo al suo orecchio, ha ripreso a parlare, Lindsay. Dovrei come minimo farle una statua.” Asciuga le lacrime “Io voglio molto bene a mia sorella, la adoro, farei qualsiasi cosa per lei, morirei per lei. È solo che…”

“Che è troppo? Non hai più spazio per te stessa e il peso della responsabilità a volte è soffocante?”

Ti guarda con i suoi stupendi occhioni verdi spalancati e annuisce lentamente. La gente tende a dimenticare che si, hai una figlia, ma hai comunque 22 anni e non sempre è semplice per te.

Summer sospira e si guarda attorno. “Mi dispiace per questo casino.”

“Figurati, Regina lo fa tutte le mattine a casa.”

Lei ride tra le lacrime e ti viene un’idea, perché sai di cosa ha bisogno Summer e sai di poterglielo dare.

“Perché non fai venire Autumn a dormire da noi stanotte? Le prendo io da danza, faccio fare loro i compliti, cenare e impazzirò per metterle a letto. Prenditi una serata libera, Sum. Una serata solo per te. Sono certa ti farà bene.”

“Ma tu hai….hai già Regina non posso chiederti di…”

“Scherzi? Non mi accorgerò nemmeno di avere Autumn in più. Poi ho l’impressione distrarrà mia figlia e la costringerà a comportarsi meglio. È un win-win.”

Summer ti si butta tra le braccia con tanta forza che quasi ti fa cadere a terra, scoppi a ridere mentre lei piange il suo ringraziamento continuando a dirti che ricambierà il favore, che sarà lei a tenere le bambine per te una sera. Annuisci e sorridi ma pensi che Regina la farebbe impazzire dopo pochi minuti e che passeranno anni prima che la tua ex cotta liceale, forse non più ex, sia in grado di badare a tua figlia.

Vi alzate e si scusa ancora per il casino che ha fatto, ti ringrazia per la disponibilità, recupera il suo cestino ancora vuoto e continua con la sua spesa.

La guardi andare via e le parole “ex cotta liceale” spariscono dal tuo cervello, questa ragazza ti piace nello stesso travolgente modo in cui ti è sempre piaciuta.

Merda.

Vai a prendere le bambine a danza, in ritardo come sempre, Autumn ha il volto preoccupato e Regina le tiene la mano senza parlare, quando spieghi loro che verranno entrambe a casa con te, tua figlia ti si arrampica addosso e ti sommerge di baci. Ha passato in punizione solo due settimane e questa cosa la sta rendendo fin troppo felice, ma ormai è troppo tardi per ripensarci.

Le porti a casa, cucini per loro mentre loro guardano la tv nel salotto, le guardi spesso dall’angolo cottura e noti che Summer aveva ragione, sua sorella ride spesso, nascondendo il volto dietro una mano e di tanto in tanto si avvicina all’orecchio di tua figlia e le dice qualcosa. Non avresti mai notato questo minuscolo cambiamento se non fosse stato per la tua compagna di liceo e capisci che quanto per te è piccolo, tanto per Autumn è enorme.

Cenano e tua figlia non solo non si sporca, mangia tutto senza lamentarsi, hai appena deciso che Autumn verrà molto spesso a passare il pomeriggio da voi. Guardate per la centesima volta Frozen e tua figlia canta a squarciagola mentre Autumn mugola con le labbra unite, la cosa ti piace così tanto che le prendi tutte e due in braccio e cantate e ballate per la stanza, o meglio, prendi Autumn in braccio e tua figlia ti si appende al collo come una piccola scimmia.

Temi di aver fatto un errore a farle agitare così perché ora farle addormentare sarà un’impresa titanica. Tua figlia però ti stupisce con effetti speciali, appena pronunci la parola “letto” si trascina Autumn dietro, le da un suo pigiama dalla sua cassettiera e si cambia in un batter d’occhio.

“Regina?”

“Lindsay Miller?”

Autumn vi guarda con il pigiama in mano e i capelli arruffati dall’energia di tua figlia.

“A che gioco stai giocando ragazzina?”

“A nessun gioco, è l’ora di andare a letto, non si gioca.”

“Regina, senti cosa stai dicendo. Non è da te. Per niente, tu non vuoi mai andare a letto. Cosa hai in mente ragazzina?”

Lei guarda Autumn e poi te, arrossisce violentemente, ti prende per la maglia e ti porta via, in un'altra stanza, ti costringe a sederti sul tuo letto e ti parla con la manina davanti alla bocca, fissando la porta.

“Lindsay Miller sei pazza a dire certe cose davanti a lei?”

“Scusa?” Sei davvero curiosa di capire in che direzione stia viaggiando il cervello di tua figlia in questo momento.

“Lindsay Miller, lo so che non hai idea di come si tratti una ragazza a un appuntamento, ma non puoi dirle certe cose.” La sua espressione seria è irresistibile, ti verrebbe voglia di buttarla sul letto e farle il solletico. Devi morderti le labbra per non scoppiare a ridere.

“Un appuntamento eh?”

Annuisce, porta le mani alla bocca e ridacchia imbarazzata. Non l’avevi mai vista imbarazzata in tutta la sua vita.

“Si mamma. Abbiamo cenato insieme, io e lei sole.” Alzi gli occhi al cielo perché eri presente nella stanza. “Abbiamo guardato un film e ballato e ora…”

Arrossisce e ridacchia e hai paura di fare la domanda successiva.

“Ora cosa, Regina?”

Si avvicina a te e ti parla all’orecchio. “Ora andremo a letto insieme, Lindsay Miller.”

Scoppi a ridere e ti lasci cadere all’indietro, tua figlia si arrampica sul letto e si mette sopra di te, ti colpisce con entrambi pugni ma non vuole farti male, vuole solo tu smetta di ridere di lei, ma come fai a non farlo?

“Smetti Lindsay Miller. Smetti!!! Mamma smetti di ridere!!!!”

Copri il volto con entrambe le mani e fai un sospiro profondo, tutto avresti pensato tranne che tua figlia ti facesse un discorso simile a cinque anni. Certo, non hai idea di cosa stia parlando, o almeno speri, ma è comunque una cosa assurdamente tenera.

Sollevi le gambe per darti la spinta, ti alzi in piedi portandola con te e le fai il solletico, cerca di resisterti ma crolla quasi subito, ride e squittisce, qualcuno bussa alla porta e vi girate entrambe ad affrontare Autumn, che ha ancora il pigiama stretto al petto.

“Ehi tesoro, vieni.” Le tendi la mano e lei viene verso di te. “Vuoi aiuto a cambiarti?”

Annuisce e tu guardi tua figlia, lei arrossisce e corre via dalla stanza.

“Stai bene Autumn?”

Annuisce ma ha l’aria triste.

“Ti manca Summer?”

Annuisce e tu la baci sulla fronte: “Possiamo chiamarla se vuoi, così le dai la buona notte, ok?”

I suoi occhi si illuminano, tu afferri il telefono e fai partire la chiamata, Summer ha la voce allarmata quando risponde, le spieghi brevemente che Autumn voleva darle la buona notte e lei ti ordina di passargliela, lo fai e la bambina ha gli occhi pieni di lacrime. Non dice nulla ma sua sorella probabilmente le sta dicendo molte cose, le da la buona notte e senti una vocina minuscola come quella di un gattino appena nato, rispondere:

“Ti voglio bene anche io, Sum.”

Sorridi a quel piccolo miracolo, prendi il telefono che ti sta porgendo con un sorriso enorme e la guardi correre verso tua figlia.

Non avresti mai creduto di essere parte di un miracolo così bello.

Le metti a letto e capisci cosa intendesse tua madre quando ti ha detto che avresti capito se Regina stesse emulando te o se davvero fosse gay e tua figlia sta guardando la piccola Autumn con l’aria così felice e adorante che non lascia più spazio a dubbi: se a cinque anni si può provare amore, tua figlia lo sta provando per quella morettina dagli occhi enormi.

Tua figlia è assolutamente e indiscutibilmente gay.

Sei una stupida, ma sei orgogliosa per questo.

Socchiudi la porta e vai a riordinare il salotto e la cucina, mettendo su la tua meritata cena. Quando finisci e stai per metterti finalmente a sedere, il campanello suona.

Sbuffi e vai a controllare chi sia lo scocciatore. Trovarti davanti Summer non ti stupisce affatto: impazzisci con loro e impazzisci senza di loro.

Avere una serata libera significa passarla tra i sensi di colpa, a soffrire la loro assenza e a chiedersi come stiano. Imparerà a conviverci prima o poi.

“Summer, ciao. Tutto bene?”

“Io ho…Autumn non aveva le sue cose. Senza la sua lucina notturna lei non riesce a dormire.” Ti mostra uno zaino ed è rossa per la vergogna. Apri di più la porta e le sorridi:

“Entra, andiamo a dargliela.”

La conduci fino alla cameretta di tua figlia, aprite lentamente la porta e ridacchi appena le vedi: tua figlia è letteralmente aggrappata a sua sorella, è difficile distinguere quale sia il corpo di una e quale dell’altra. Regina ha un ghigno felice stampato sulla faccia, Autumn un’espressione pacifica e rilassata.

“Sta dormendo.” Senti nella voce della tua compagna di liceo il disappunto nello scoprire che sua sorella è in grado di cavarsela senza di lei. Conosci perfettamente anche questa sensazione.

“Hai cenato?”

“No.” Ti guarda senza capire.

“Bene.” Socchiudi la porta e le indichi la via verso la tua cucina/angolo cottura.

Dividete la tua cena, che comunque era troppo abbondante visto che hai imparato a cucinare per due e non sai fare diversamente, chiacchierate dei vostri studi, lei studia lettere a Yale e fa la pendolare ogni giorno, il che è impressionante paragonato ai tuoi studi di economia nella Western Connecticut State Univesity, che dista esattamente 12 minuti da casa tua.

Ma non hai il benché minimo rimpianto.

Tre mesi fa non avresti mai pensato di cenare e chiacchierare amabilmente con Summer Davis. Dopo aver sistemato la cucina, ti siedi sul divano, tra i disegni delle bambine, le versi un bicchiere di vino e ne versi uno per te, non è un gran che come vino e non puoi permetterti di bere più di un bicchiere con due bambine in casa, ma almeno uno a sera te lo concedi.

Dopo averlo finito, ti guarda attentamente. “Andy?”

Sbuffi. “Andy dovrei vederlo il prossimo fine settimana, viene a prendere Regina.” Fai una smorfia, non puoi impedirtelo perché tra quei due non finisce mai bene: tua figlia lo teme dal profondo del suo cuore e non puoi biasimarla, fai di tutto perché non sia così ma sua padre fa di tutto per deluderla.

“Perché quella faccia? Non siete rimasti amici?”

“Amici decisamente no. Quando sono rimasta incinta voleva costringermi ad abortire e da quel momento in poi i nostri rapporti sono stati a malapena civili.”

“Voleva tu abortissi?”

Annuisci e ti sforzi di sorridere, anche se questo argomento ti fa salire l’amaro in bocca.

“I suoi genitori mi hanno anche offerto dei soldi, molti soldi, affinché io abortissi. Dopo un gesto così meschino non potevo imporre il suo cognome a Regina, la mia bambina merita tutto l’amore del mondo, non così.”

“Ora come si comporta?”

Fai ancora una smorfia. “Tutti in città sanno che Regina è sua figlia, quindi quando aveva due anni è stato costretto a riconoscerla, ma non si sforza di fare il padre. Fa la sua vita a New York, mantenuto da mamma e papà, ogni tanto si ricorda di mandarci qualche soldo, ma raramente e pochi spiccioli.” Ridi e poggi la testa contro lo schienale. “Non li uso mai, sai? Li metto in un conto a nome di Regina. Almeno quando sarà grande avrà una base da cui partire.”

“I suoi genitori?”

“Loro le fanno il regalo per ogni festa comandata, ossia ci mandano i documenti che attestano un versamento di qualche migliaio di dollari su un conto a suo nome.” Ridi ancora. “Non sono nemmeno sicura che Regina sappia che faccia abbiano.”

“Mi dispiace.” Ti prende la mano e tu scuoti la testa

“Non dispiacerti, è di gran lunga meglio così. Sono libera di crescere Regina da sola, con i miei ideali e principi, che sono sicura essere migliori dei loro. È una fortuna. Mi dispiace per lei che non avrà mai un padre degno di tale nome.”

“Non mi sembra una bambina sofferte, al contrario, mi sembra molto felice.”

Sorridi e stringi più forte la sua mano, non vuoi ti lasci andare.

“Come fai a…” Indica attorno a te e poi arrossisce. “Scusami è una domanda inopportuna, scusami.”

“Figurati non è sto gran segreto. La casa me l’hanno regalata i miei nonni quando mi sono diplomata. Non volevo, lo trovavo ingiusto nei confronti Martin.”

“Oh, Martin. Tuo fratello. L’avevo scordato.”

Ridete tutte e tue e vi rendete conto di quante cose siano cambiate in questi cinque anni.

“Alla fine abbiamo trovato un accordo, mio fratello erediterà interamente la loro casa ed io ho accettato questa. I miei genitori mi aiutano in ogni modo possibile, per fortuna mio padre è un assicuratore e ha fatto in modo che Regina rientrasse nella loro assicurazione medica. Comprano vestiti e giocattoli per lei appena possono, così come i miei amici, ho avuto una borsa di studio quindi con l’università non ho problemi e con il lavoro part time copro il resto. La tentazione di trovarmi un lavoro full time e non chiedere niente a nessuno è stata enorme, ma così penso di poter offrire un futuro migliore a mia figlia.”

Annuisce: “Ti ammiro molto. Non so se riuscirei al tuo posto. I miei genitori hanno stipulato un’assicurazione sulla vita appena hanno scoperto di aspettare Autumn, mia madre aveva 45 anni e mio padre 48, suppongo si aspettassero di non vivere tanto a lungo da potersi prendere cura di lei. Ora stiamo ancora vivendo con i loro risparmi e la vendita della casa a Boston, ma avremo presto i 2 milioni di dollari dell’assicurazione.”

“Oh, sono tantissimi soldi.”

Scrolla le spalle e ti senti una stupida perché probabilmente Summer avrebbe preferito avere i suoi genitori e non dei stupidi soldi. La tua ospite ti guarda tanto intensamente da farti arrossire.

“Sei stupefacente Lindsay. Hai solo 22 anni e stai crescendo una figlia da sola.”

“Non sono sola, ho la mia famiglia.”

Non smette di guardarti e tu di sentirti a disagio. “Sei sola Lindsay. Tutte queste cose le fai da sola. È stupefacente. Anche quando eravamo ragazze, ho sempre pensato tu fossi molto coraggiosa, camminavi a testa alta con il pancione per quei corridoi e non ti importava nulla che gli altri parlassero alle tue spalle.”

“Si che mi interessava. Di alcune persone mi interessava eccome” La guardi e lei allontana la mano da te. Vorresti poterle dire che ti ha ferito molto quando ha smesso di parlarti, esattamente come ora che ne sta parlando come se nulla fosse, ti da sta ferendo molto.

“Non avevo molta scelta. Da quando ho scoperto di essere incinta, il bene di Regina è sempre venuto prima del mio.”

Sospira e tu senti il bisogno di allentare la tensione. “Se ripenso alla notte del concepimento, mi viene ancora da vomitare.” Ridacchi.

“Non ti è…”

“Scherzi? Per riuscire a far sesso abbiamo dovuto ubriacarci. Per riuscire a convincerci di provare attrazione l’una per l’altra abbiamo avuto bisogno di molto, molto alcol.”

“Cosa? Perché….” Ti guarda come se le avessi detto che il sole ruota attorno alla luna.

“Beh, siamo entrambi gay, Summer. Pensavo lo sapessero tutti ormai, anche perché mia figlia lo sbandiera ai quattro venti appena può.” Alzi gli occhi al cielo ma ridacchi ancora, forse eri troppo stanca per il vino, lei invece rimane seria.

“Io non…non ne avevo idea.”

Summer conosceva la te del liceo, che era fidanzata con Andy e non è mai uscita con nessun’altro dopo la gravidanza, grazie alla comoda scusa della bambina.

“Ti dirò di più, avevo una colossale cotta per te al liceo.” È stupido averglielo detto, ma avevi bisogno di farlo. Avevi bisogno di dirglielo, finalmente.

La tua cotta per lei ha stupidamente controllato tutta la tua vita, anche ora, dopo tutto questo tempo, ha il potere di modificare le tue azioni.

Regina stessa è il frutto di quella cotta che volevi negare ad ogni costo.

“Lindsay io…” Hai paura di quello che ti sta per dire, ma la sua postura non sembra chiusa, al contrario, si è girata verso di te e il suo viso si è pericolosamente avvicinato al tuo.

Il suo telefono squilla ma lei non smette di guardarti negli occhi, passano diversi squilli prima che decida di controllare chi sia.

“Scusami è…è Rosy, la mia…ex ragazza. Ora è ex.”

La sua cosa?

Ok, non avevi idea Summer fosse gay.

Merda le hai appena detto che avevi una cotta per lei.

Ti versi un altro bicchiere di vino e lo butti giù tutto di un fiato, bambine o non bambine, ne hai bisogno. In più sei certa tua figlia capirebbe il momento, appoggerebbe la tua scelta.

Summer torna da te e ha la faccia pensierosa.

“Tutto ok?”

“Si lei ha…dopo aver incontrato Regina mi ha chiesto una pausa…”

“Oh merda, mi dispiace Sum. Spero che non abbia nulla a che fare con lo scambio di persona che ha architettato quel demonio di mia figlia.”

Scuote la testa e ridacchia, poi torna seria. “No figurati. Solo…la morte dei miei genitori ha cambiato molto le cose suppongo. Prima ero solo una studentessa festaiola e senza pensieri, mantenuta dai suoi a Yale, con il suo appartamento e la sua vita allegra e spensierata. Uno stupido incidente stradale ed è crollato tutto. Ho preso in custodia Autumn e ho dovuto prendere delle decisioni scomode, tra cui tornare a vivere qui per darle un’infanzia più tranquilla e poter continuare gli studi.” Sospira. “Le mie priorità sono radicalmente cambiate. Niente più feste, niente più spese inutili, niente più viaggi improvvisi. Devo pensare a Autumn, non posso fare più stupidaggini.”

Le metti una mano sulla gamba e cerchi di sfoggiare il tuo sorriso più rassicurante. “Sono certa abbia solo bisogno di tempo. Se non è stupida, non si lascerà sfuggire una persona come te per una cosa così sciocca.”

Non è sciocca e lo sai, è una cosa fondamentale nella vita di una persona e l’hai vissuto la stessa situazione decine di volte, la metà delle quali con Zoya. E pensare che eri convinta che uscire con una ragazza cinque anni più grande di te avrebbe reso le cose più semplici.

“Non so se voglio avere a che fare io con una persona che non è in grado di capire che ho la responsabilità di una bambina ora. Preferisco qualcuno che si sappia prendere le proprie responsabilità, che abbia le giuste priorità nella vita.”

Questa volta sei tu ad avvicinarti a lei, le sistemi i capelli e lei abbassa lo sguardo. Il secondo bicchiere di vino era troppo, non ci sei abituata, ora riesci solo a pensare che forse prima stavate per baciarvi e che tu ti sai prendere le tue responsabilità e che lei ti stima molto per questo.

Summer non si muove, lascia le che tue labbra sfiorino le sue ed è meglio di tutto quello che avevi immaginato da ragazzina. Senti un rumore provenire dalla zona notte e mordi le labbra e chiudi gli occhi.

“Che ore sono?”

La tua ospite controlla, anche se è evidente che non abbia idea di cosa stia succedendo.

“Mezzanotte.”

“Merda.”

“Cosa...?”

“Lindsay Miller!”

“Merda.”

“Colazione a mezzanotte!!!!!”

Regina entra di corsa e si butta su di te, Autumn la segue trascinando i piedini nudi e stropicciando gli occhi, la visione di Summer sembra svegliarla però, corre verso sua sorella e si butta tra le sue braccia.

“Che significa Lindsay?”

“Io e Lindsay Miller abbiamo un accordo.” Tua figlia annuisce contenta mentre gioca con i tuoi capelli.

“Quando era più piccola, le ho promesso che se mi avesse trovata sveglia a mezzanotte, avremmo fatto colazione insieme.” Spalanchi gli occhi, fingendoti disperata. “Non avrei mai pensato se ne ricordasse.”

“Certo che me ne ricordo Lindsay Miller. Io mi ricordo sempre le cose importanti.” Si butta giù dal divano e ti trascina con se. “Andiamo, io voglio del bacon e Autumn….”La guarda “Pancakes.”

La morettina batte le mani contenta, arrossisce e si porta le mani al viso. Tu grugnisci, afferri tua figlia come se fosse un sacco di patate e la porti fino alla cucina, lei cerca di ribellarsi ma ride contenta, la metti sul suo sgabello e le passi il necessario per cuocere il bacon, lei accende il fornello e canticchia felice. Summer arriva in cucina con Autumn sulle spalle.

“Se voi fate il bacon, suppongo a noi spettino i pancakes.” Sua sorella squittisce di gioia e batte le mani, dai loro il necessario tenendo d’occhio tua figlia, anche se ha una passione per il bacon tale che la sua attenzione è quasi maniacale: l’unico rischio è che ne mangi la metà prima ancora che arrivi nei piatti.

Cantate e ballate, cucinate e mangiate, quando finite è passata l’una da un pezzo, ma domani non hai lezioni al mattino quindi porterai le bambine nel lettone con te e dormirete fino a tardi.

Sarà il vostro mercoledì travestito da domenica.

Le bambine si addormentano sui piatti, ciascuna di voi ne prende una e le rimettete nel lettino di tua figlia, che appena tocca le coperte si avvinghia alla sua fidanzata.

Summer le guarda, ricoperta di farina e con gli occhi luccicanti per la gioia.

“Ti prego, dimmi dove hai imparato. Non vedevo Autumn così felice da prima della morte dei miei genitori. Io non sono in grado di essere una madre, io non…”

“Non dire assurdità, Summer. Non è che ci sia un manuale o una cosa del genere.”

“Immagino siano i nove mesi di gravidanza. Vi hanno insegnato a…”

Scoppi a ridere e tua figlia si lamenta, prendi la mano della tua ospite a lasciate la stanza.

“La gravidanza mi ha insegnato a trattenere la pipì e a mangiare porzioni molto, molto abbondanti. Summer non impari mai a essere madre, nulla ti prepara a quello alla quale un figlio ti sottopone. Credi che io fossi pronta ad avere una figlia gay? O che vuole emulare tutti i film che vede? La storia della colazione a mezzanotte? Una sera non voleva andare a dormire perché diceva che non era giusto che io potessi stare sveglia e lei no. Aveva 3 anni, io avevo un test il giorno dopo ed ero esausta per il lavoro, lo studio, lei. Le ho promesso che sarei andata a letto un’ora dopo di lei e che se mi avesse trovata sveglia a mezzanotte avremmo fatto colazione insieme. Il primo anno mentivo sull’orario e mi sono salvata così, ma quella furbetta si è fatta insegnare da mio fratello a leggere l’ora e…”

“Ti ha fregata.”

“Mi ha fregata, si.”

“Ma ci siamo divertite.”

“Ci divertiamo sempre molto quando lo facciamo, quindi alla fine è stato un bene. Devi imparare a suonare a orecchio Summer, smettere di cercare di essere una madre perfetta. Amala, cerca di capire di cosa ha bisogno, non cercare di proteggerla da tutto e cerca ogni pretesto possibile per farla ridere e divertire. Il resto verrà da se. Sono certa che Autumn non voglia altro da te che vederti sorridere.”

Ti abbraccia stretta cogliendoti completamente alla sprovvista, ricambi il suo abbraccio e hai le lacrime agli occhi, questa ragazza si è ritrovata la responsabilità di una bambina da un momento all’altro, a dover essere madre quando lei stessa non aveva ancora smesso di essere figlia, a dover affrontare la durezza della vita senza i genitori che ti coprono le spalle.

Gli ultimi mesi per lei devono essere stati un vero incubo.

Si divincola dalle tue braccia, troppo presto per i tuoi gusti, ti guarda le labbra e poi la porta socchiusa della cameretta.

“Credo che ora dovrei andare.”

“Va bene.” Speri che la tua voce all’esterno non suonasse delusa come nel tuo cervello.

La accompagni alla porta e le prometti che domani la chiamerete appena le principesse si sveglieranno, ti ringrazia e va via. Stai richiudendo la porta ma il suo piede ti impedisce di farlo, rientra in casa, ti afferra il volto e ti bacia. Non solo uno sfiorar di labbra, questa volta è un bacio vero.

L’adolescente repressa che sei stata sta piangendo di gioia, liberata dalle catene che lei stessa si era imposta.

“Grazie Lindsay. Grazie.”

Ti bacia dolcemente sulle labbra e va via, tu vai verso la tua camera da letto ballando in punta di piedi e bisbigliando canzoni senza senso.
   
 
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