Baker Street, dolce
casa
Capitolo 17
Quella mattina, Greg Lestrade aveva pensato che avrebbe trascorso
un sabato davvero noioso. Non doveva lavorare, quindi aveva dormito fino a
tardi, aveva fatto una colazione molto tardiva che conteneva all'incirca due vitamine
che si aggrappavano l'una all'altra, piangendo in modo sommesso perché erano
tutte sole, e bevuto mezza tazza di caffè.
Aveva appena riflettuto sui meriti comparati di rimanere a
guardare la televisione tutto il giorno contro uscire e fare qualcosa che non avrebbe
reso il suo giorno libero uno spreco completo, quando era arrivato il messaggio
di Sherlock e lo aveva spinto a correre attraverso la città.
Di certo non si era aspettato di trascorrere la giornata come
gestore della crisi per un consulente investigativo malato d'amore.
Ma nemmeno nei suoi sogni più sfrenati avrebbe potuto
immaginare di stare seduto in un pub con John Watson e ascoltare una storia
contorta che coinvolgeva un intero matrimonio, di cui uno dei partecipanti non
sapeva nulla, un'amicizia in rovina e una discussione di sei settimane tra una
coppia di fidanzati relativa a dei documenti di divorzio che era finita con la sua
fidanzata che aveva una relazione. Tutto ciò era culminato qui, in questo pub,
proprio di fronte agli occhi attoniti di Lestrade, mentre l'intera storia si
riversava da John nel corso di una pinta di birra, un sidro e un grande
bicchiere d'acqua.
"... e onestamente non ne avevo idea, – concluse John – Non
ha mai detto una parola."
Lasciò ricadere la testa sulle braccia e Lestrade non sapeva
se provare pietà o rabbia.
Decise di affrontare le cose in ordine cronologico: “Così
Sherlock ti ha drogato e convinto a sposarvi?"
John scosse la testa, ma non la sollevò, la voce attutita dalla
manica mentre parlava: “Io... non proprio? Ci ha drogati entrambi e poi io ho
suggerito di sposarci e lui ha accettato. Lui ha giurato e spergiurato che non
c'era nulla che alterasse la mente, oltre a ciò che avrebbe cancellato i nostri
ricordi. Solo il suo non ha funzionato. Ma non c'era niente lì dentro che mi
avrebbe reso vulnerabile ai suggerimenti o altro. Ha detto che ha ancora le
formule e i campioni, se voglio che uno scienziato indipendente li esamini. Gli
credo. So che non era giusto, ma francamente non è certo fuori dal personaggio
per il tipo di persona che era a quei tempi e ho fatto pace con questo molto
tempo fa. Inoltre, credo che abbia imparato la lezione."
Greg dovette ammettere che aveva ragione su ciò. Il che lo
riportò al risultato di questa sfortunata situazione.
"E onestamente non hai mai sospettato che cosa provava?"
"Mai, – sospirò John – L'intera faccenda sarebbe andata in
modo molto diverso, se l'avessi fatto. Ma lui ha fatto un ottimo lavoro
fingendo che fosse stato un matrimonio di convenienza e niente di più."
Greg si prese un momento per digerirlo.
"Dio, sei un deficiente, – fu quello che alla fine
concluse – Cristo, John! Sapevo che tu fossi più o meno ignaro di quanto il
nostro ragazzo genio fosse del tutto partito per te, ma non pensavo fino a questo punto."
"Siamo in due, – mormorò John nella manica – L'ho
rovinato completamente, non è vero? E pensare che stavo davvero per chiedergli
di essere il mio testimone."
Lestrade trasalì: "Quel maledetto idiota avrebbe pure detto
di sì, se l'avessi fatto, anche se ciò lo avrebbe ucciso."
Fissò l'ammasso d'infelicità di fronte a sé: "Beh,
almeno questo ha più senso di lui che sposa un misterioso sconosciuto."
A se stesso, poteva ammettere quanto questo lo avesse
disturbato. Otto anni erano un tempo lungo per imparare a conoscere qualcuno,
anche qualcuno così pungente e poco cortese come il fottuto Sherlock Holmes, e
Lestrade era rimasto turbato nel profondo all'idea che l'uomo in questione si fosse
casualmente innamorato e avesse sposato uno sconosciuto che nessuno di loro
aveva mai visto.
Scoprire che si era trattato di John fin dall'inizio aveva un po’ più di senso
da un punto di vista emotivo e a livello logico, ma era ancora quasi
incomprensibile nel contesto della storia di John.
"E davvero non lo sapevi? Del matrimonio, intendo?"
"Non un dannato indizio, – ribatté John, sedendosi
finalmente di nuovo dritto. Sembrava che fosse stato colpito da un camion – Non
puoi immaginare la mia sorpresa."
Lestrade scosse la testa. Non ci riusciva davvero: "E non hai
mai pensato di chiedergli perché?"
John scrollò le spalle: "Ci ho provato. Ma finivamo per
litigare, ogni volta che ci avvicinavamo all'argomento. E onestamente non
potevo sopportare di pensarci. All'inizio ho creduto che fosse stata una sua
idea e che lui mi avesse costretto a farlo, ma ho capito subito che era una
cazzata. Fa molte cose incasinate, ma non ne farebbe mai una del genere. Ed
era davvero inorridito quando l'ho suggerito. Ha detto che era stata una mia
idea. Il che non ha molto senso, perché
all'improvviso avrei suggerito di sposarci?”
Scosse la testa: “Ma questo è tutto ciò che so al riguardo.
So che è stata una mia idea e che lui è stato d'accordo. Ha affermato che al
momento lo ha fatto perché era ragionevole, ha elencato tutti i vantaggi come
l'ospedale, le visite e così via, e non mi sono preoccupato di interrogarlo
ulteriormente. Suppongo che avrei dovuto saperlo che c’era di più. Ma, parlando
con onestà, non sembrava poi così strano che avesse detto di sì sulla base di
questo solo ragionamento."
Lestrade dovette ammettere che John aveva ragione. Non era davvero
difficile immaginare che Sherlock facesse qualcosa solo perché era la cosa
logica da fare. Tuttavia, l'immagine andò in pezzi nel momento in cui aggiunse
John all'equazione.
"Allora che cos'hai intenzione di fare adesso?"
chiese con attenzione.
John sospirò: "Dov'è Sherlock adesso?"
"Sempre a Baker Street. L'ho lasciato con la signora
Hudson, le ho detto di non perderlo di vista. Penso che lei sappia."
"Certo che lei lo sapeva – mormorò John – Era una dei testimoni,
a quanto pare. E non mi ha mai detto neanche una parola al riguardo. Perché
nessuno in questa città mi dice mai le cose e basta?"
Lestrade si strinse nelle spalle: "John, non per
intromettermi o altro, amico, ma tu tendi a non reagire bene alle sorprese. E
hai sempre odiato quando le persone parlavano della tua relazione con Sherlock.
O pensavano che ce ne fosse una."
John sospirò: "Sì, suppongo sia giusto. Avrei davvero
potuto gestirlo meglio. Ma come avrei potuto saperlo? Nemmeno
una volta lui ha anche solo suggerito… – s'interruppe e scosse la testa – Senti, quando
ci siamo conosciuti, mi ha detto che era sposato con il suo lavoro. Così
ho lasciato perdere ed è andato tutto bene. Lui non ha mai detto di provare...
niente, davvero. Sapevo che gli piacevo e sapevo di essere importante per lui. Eravamo
amici, quindi era un po’ scontato. Non ho mai pensato di metterlo ulteriormente
in discussione. E poi lui è morto ed è stato... beh, ti ricordi."
Lestrade lo fece e desiderò di poter dimenticare: "Sì, –
bevve un sorso del proprio drink – Non voglio mai più tornare a quello, se per
te è lo stesso."
John annuì: "Nemmeno io. Bene, è meglio che vada. Proverò
a sistemare questo casino prima che tutti soffriamo ancora."
Greg annuì in risposta: "Che cos'hai intenzione di
fare?"
John sorrise cupo: "Ho causato io questo disastro, quindi
sarò io a sistemarlo. È stato bello vederti, Greg. Forse la prossima volta
potremo parlare di qualcosa che non cambi la mia intera vita, va bene?"
Lasciò una banconota da dieci sterline sul tavolo e se ne
andò.
Lestrade fissò i soldi, sospirò e ordinò un whisky. Almeno
non poteva affermare di avere sprecato il suo giorno libero. E una volta che
tutto questo casino fosse stato sistemato, avrebbe preso John da parte e gliene
avrebbe dette quattro. Ma in quel momento, Sherlock aveva bisogno di John più
di quanto lui avesse bisogno che Greg lo rimproverasse. Quello era giusto. Lui
poteva aspettare.
*****
John arrivò a Baker Street mezz'ora dopo, con il cuore in
gola, ma con le mani e il respiro sicuri.
Incontrò la signora Hudson nel salotto del 221b, dove lei
sedeva sulla poltrona di John con una bella tazza di tè. Lo guardò, appoggiò il
tè, si alzò, gli si avvicinò e gli diede uno schiaffo. Forte.
"Me lo sono meritato," constatò John dolcemente,
massaggiandosi la guancia.
"Dannazione se è vero, giovanotto – sibilò lei – Ferire
il nostro ragazzo in quel modo. A che cosa stavi pensando, John?"
"Non stavo pensando, – ribatté lui – Ascolti, le
racconterò tutto più tardi, se vuole. Ma per ora devo sistemare tutto questo. Lui dove
è?"
"Nella sua camera da letto, – rispose e c'erano lacrime
nei suoi occhi gentili – Oh, John, è distrutto. Devi stare molto attento
con lui. Se non sei qui per sistemare le cose, puoi girarti e andartene via
subito, prima che ti butti fuori a calci io stessa."
John azò le mani in un gesto di pacificazione: "Può crederci
o no, ma in realtà non sapevo che cosa stesse succedendo. Non si è mai chiesta
perché non ho detto nulla sul nostro matrimonio? Non avevo letteralmente idea
che fosse successo fino a quando Mary ed io non abbiamo provato a chiedere la
licenza per il nostro. E quando sono venuto qui ad affrontarlo, lui non ha detto
nulla su che cosa provava al riguardo, ovviamente. Non eravamo... beh, noi non
ci parlavamo nemmeno, perché diavolo mi avrebbe detto qualcosa che avrei potuto
usare contro di lui?"
John scosse la testa e le prese le mani: "Sistemerò le
cose, signora Hudson. Glielo prometto."
Lei doveva aver visto qualcosa nei suoi occhi, perché
annuì: "Va bene. Vado al piano di sotto. Grida se hai bisogno di qualcosa
e farò in modo che nessuno venga a disturbarvi."
Lui annuì: "Grazie, signora Hudson."
Lei gli strinse le mani in modo leggero e lo lasciò solo
nell'appartamento.
Con Sherlock.
NdT
Tutto quello che avete pensato di dire o di fare al povero John, è stato messo in opera in questo capitolo o da Lestrade o dalla signora Hudson. Capisco che tutte parteggiate per Sherlock, il consorte abbandonato, ma abbiate un pochettino di comprensione anche per John. Poverino, non aveva proprio idea dei sentimenti di Sherlock, ha qualche problema di fiducia (e non potete affermare che non abbia qualche ragione), che non sappia osservare è un mantra che lo stesso Sherlock gli ripete allo sfinimento e che non abbia proprio una grande autostima non lo scopriamo certo ora.
Come sempre, grazie a chi stia leggendo e per le recensioni.
Ciao ciao.