Secondo “Dodici passi
infallibili per sedurre una strega”, se la nazionale della
tua ragazza vince i Mondiali di Quidditch, la famiglia sarà
riunita al completo per festeggiare e potrebbe non essere il momento
migliore per iniziare a fare la loro conoscenza.
Secondo “Come conquistare un
mago, guida semplificata per principianti a cura di Fabian
Gallagher”, se vieni a sapere che qualcun altro vuole
dichiararsi al ragazzo dei tuoi sogni, provi ad anticiparlo.
Ma George Weasley e Charlotte Sheridan
non sono mai stati bravi a seguire i consigli.
Coppa del Mondo di Quidditch,
agosto 1994
“Dove credi che si possano
essere accampati?” domanda Fred, scrutando tra le tende e le
bandiere tricolori che sventolano ovunque nel campeggio allestito per
la finale.
“Nel posto più
vicino allo stadio, sicuro: non farà più passi
del dovuto per assistere a una partita di Quidditch,”
risponde fiducioso George, con un sorriso divertito a incurvargli le
labbra.
“Da che io ricordi ne fa molti
di più per qualsiasi partita di Grifondoro.”
“Mi pare il minimo: gioco io in
Grifondoro!” sottolinea il gemello con ovvietà.
“In ogni caso, appena sentiremo borbottare in quella loro
lingua incomprensibile li avremo trovati.”
“O quando verremo storditi
dalla sua vocina…”
“Aye,”
imita l’altro, roteando gli occhi,
“perderò l’uso delle orecchie a forza di
ascoltare le sue invettive.”
“E le maledizioni, non
dimenticarle.”
“E le parolacce: avrebbe
potuto competere con zio Bilius da ubriaco, tante ne sa.”
“Non sarei stato sorpreso se
l’avesse battuto.”
“Umiliato…”
“Scandalizzato,
addirittura!”
“Siete alla ricerca di Finn
Sheridan, voi due?” si informa divertito Bill, che li precede
di pochi passi insieme a Charlie, mentre tutti e quattro girovagano per
il campeggio in cerca di facce note. “Che io ricordi
disponeva del più esteso vocabolario
sull’argomento, ai tempi di Hogwarts.”
“Ha dovuto pulire per un mese
tutte le serre, dopo che gliene era sfuggita una quando un Geranio
Zannuto l’aveva morso a Erbologia,” ricorda Charlie
con una sonora risata. “Credo che sia stato l’unico
studente in grado di far perdere le staffe alla Sprite. Insieme a
Tonks, certo…” borbotta infine, grattandosi un
filo imbarazzato la nuca.
Ma i fratelli non fanno in tempo a
pensare a qualche battuta sulla fidanzata di Charlie ai tempi della
scuola, perché un’allegra voce dal marcato accento
irlandese li richiama: “Guarda un po’ chi si vede:
Weasley!”
“Sheridan!” esclama
Bill prima ancora di voltarsi, riconoscendo subito
l’ex-compagno di scuola e di Casa. “Oh, entrambi gli
Sheridan,” si corregge subito dopo, vedendo i due cugini
raggiungerli in poche falcate.
“Missione compiuta,”
bisbiglia trionfante George al gemello, strizzandogli compiaciuto
l’occhiolino: si sa che quegli irlandesi
si muovono in branco, se hanno trovato i due giovani basterà
seguirli per essere portati dal resto del clan.
“Dia duit!1 È
una vita che non ci si vede, pensavo ti avesse inghiottito qualche
mostro delle piramidi,” saluta Ryan, il maggiore
dei due, mentre stringe la mano di Bill con un immenso sorriso stampato
sul volto che si allarga fino ai vivaci occhi blu. Le assomiglia
molto, decreta George – sorriso a parte, certo, sarebbe
più facile prendere E con la McGranitt che vederla sorridere.
“Cercate di
spacciarvi per irlandesi, con quei capelli rossi e le
lentiggini?” è invece il saluto
dell’altrettanto rossissimo Finn – maestro e
modello dei gemelli Weasley, quanto a scherzi e punizioni di Gazza
–, che distribuisce generose pacche sulla schiena dei due
Weasley maggiori con la propria, inconfondibile, delicatezza: a ben
vedere, per quanto siano solo cugini, le somiglia
molto anche lui.
“Come si suol
dire, parli del diavolo e spuntano gli Sheridan: parlavamo proprio di
te, Finn, e della tua memorabile punizione con la Sprite!” lo
informa un divertito Charlie, le cui spalle robuste, ormai abituate a
ben altre forze, sono sopravvissute indenni all’entusiasmo
del giovane Auror.
“Non ricordarmela,
ti prego, sento ancora la puzza di sterco di drago al solo nominarla, och. Ma
ecco qui i miei eredi,” continua Finn, rivolgendosi ai
gemelli e spezzando anche le loro, di schiene. “Ho sentito
narrare a lungo delle vostre mirabolanti imprese, non sapete quanto sia
fiero di voi: sono certo che Hogwarts, Gazza e la McGranitt non hanno
sentito troppo la mia mancanza, negli ultimi anni!”
I due Weasley si scambiano
uno sguardo d’intesa, appena tinto di malizia: da chi altri
avrebbe potuto apprendere le notizie se non da…
“Sua sorella ha un
debole per voi, non c’è pranzo di famiglia che non
vi nomini,” precisa Ryan, mandando in confusione i gemelli:
come sarebbe a dire sua sorella?
Perché mai una delle quattro sorelle di Finn dovrebbe
narrare delle loro gesta? A farlo dovrebbe essere…
“Aye,” conferma
invece Finn, “Maeve è piuttosto monotematica. Ma a
proposito dello sterco di drago di prima, quanto ne hai spalato negli
ultimi anni, Charlie?” chiede, concentrandosi sul
secondogenito di casa Weasley.
Troppo intenti ad
aggiornarsi sui rispettivi impieghi, i quattro ragazzi non si accorgono
della delusione che incupisce per un breve attimo il volto di George
Weasley: cos’è mai questa sciocchezza di Maeve
Sheridan innamorata di loro? Poco male, la lascerà a Fred,
tanto non pare che la ragazzina abbia espresso preferenze: a lui, di
Sheridan, ne interessa un’altra, e questa è la sua
grande occasione.
“Dove avete la
tenda?” chiede allora, sovrastando il chiacchiericcio degli
altri, deciso a evitare ulteriori perdite di tempo ora che qualcuno
può indicare loro la strada, nonostante un sottile e infido
dubbio gli si sia insinuato a tradimento nel cervello e continui a
sussurrargli che lei potrebbe
anche non essere venuta: il Quidditch lo odia, è risaputo.
“Qualche fila
più a sud: era l’appezzamento più
grande ancora libero, ma è comunque stata
un’impresa farci stare tutto il villaggio,” indica
Ryan, puntando l’indice verso un gruppo di tende disposte a
cerchio e nel mezzo delle quali sventola un’immensa bandiera
che pare incantata, tanto i colori sono sgargianti, e che probabilmente
incantata è.
“Tutto il
villaggio?” domanda Bill, incredulo.
“Aye,” conferma
Finn, come se sia la cosa più ovvia del mondo,
“nemmeno O’Brian il Vecchio, che avrà
più di duecento anni ed è cieco, si sarebbe mai
potuto perdere un evento simile!”
“Anche
Charlotte?” sfugge dalle labbra di George, mentre si accoda
ai due irlandesi, preoccupato che la scarsa propensione alla
socialità e l’ancor più scarsa passione
per il Quidditch della ragazza possano rovinare i suoi piani.
Ryan scoppia a ridere:
“Noto che l’amore di mia sorella per lo sport ha
una discreta fama! Comunque sì, è venuta anche
lei.”
George tira un sospiro di
sollievo, tornando nuovamente allegro e baldanzoso, certo che nulla
possa allora rovinare la giornata.
“Dopo infinite
lamentele,” precisa Finn, “ma Fabian e Nat, il
Quidditch, lo adorano, quindi…”
“Giusto,”
conclude George, ormai rassegnato all’idea che sia
impossibile separare i tre amici. Fortunatamente
sono solo questo si
ripete, solo
amici. Una presenza a volte fin troppo costante,
ma di sicuro non insopportabile, anche perché i due ragazzi,
specialmente Nathan che è suo compagno di Dormitorio, sono
anche amici suoi. L’intera scuola mormora che in
realtà Nathan non veda Charlotte come solo
un’amica, ma è abbastanza
chiaro a chiunque che lei non ricambi, invece – di questo
George è sicuro. E se così non fosse,
è suo preciso intento farle cambiare idea: questi Mondiali
sono la sua occasione.
*
“Allora, stai
pensando a quella
cosa?” si informa Fabian, avvicinandosi di
soppiatto a Charlotte e facendola sobbalzare, mentre la ragazza sta
provando a leggere un piccolo romanzo dalla copertina mezza usurata,
acciambellata in un angolino dell’accampamento tra una tenda
e l’altra.
“Sweet suffering Jesus2, Fabian!
Non ti hanno insegnato a non far prendere infarti alla gente?”
Fabian alza gli occhi al cielo, un
immenso sorriso irriverente sul volto, e si lascia cadere a terra
proprio a fianco dell’amica.
“Assolutamente no, e non
tergiversare, Sheridan. La
cosa. Hai cambiato idea, mi
auguro.”
“No, sono ancora convinta che
la mia mossa sia la più intelligente.”
Fabian inarca esasperato un
sopracciglio, scuotendo la testa indispettito: “Scusa se te
lo dico, ma in realtà tu non ci capisci niente di queste
cose. Io non vengo a spiegarti i calcoli di Artimanzia, tu non venire a
dire a me come si conquista un ragazzo. Ascoltami per una buona volta:
devi dichiararti.”
Charlotte chiude con un gesto secco il
libricino che tiene tra le mani e solleva gli occhi blu sul proprio
migliore amico: “Io non mi dichiarerò proprio a
nessuno, e di sicuro non lo farò ora per anticipare i piani
di Maeve. Se lei vuole dichiararsi, ha
tutto il diritto di farlo per prima: il fatto che si sia confidata con
me – per quanto non ne capisca ancora il motivo –,
non farà sì che la anticipi.”
“Tu sei tutta matta! Sei
davvero disposta a perderlo solo perché, per qualche
stupidissimo scrupolo – che come minimo lei non avrebbe al
tuo posto –, non vuoi dichiararti per prima?”
“Lei gli scrupoli se li
è fatta, altrimenti non sarebbe venuta prima a parlarne con
me. E poi…”
“Damnú air, Charlotte!
Non è venuta a chiederti se eri interessata, è
venuta a chiederti come
conquistarlo. C’è
una bella differenza, non le devi nulla. Che poi sia stata
più tonta di un Troll a chiedere a te come conquistare un
ragazzo è un altro discorso.”
“Cosa vorresti
insinuare?”
“Quello che ho detto:
è più facile che tu sappia come animare una Runa
e sposartela, che provarci con qualcuno.”
“Non c’è
niente di male, in questo. E tutto l’astio per Antiche Rune e
la Vector che ti ha bocciato al quarto anno non ti fa bene.”
“Sheridan, non cambiare
discorso!” la richiama all’ordine Fabian,
afferrando la propria migliore amica per le spalle, voltandola per
averla di fronte e guardarla per bene negli occhi.
“E allora tu piantala di
interrompermi. Stavo dicendo che non è moralmente
accettabile che io, saputo che Maeve si vuole dichiarare, vada a farlo
per prima.”
“In guerra e in amore tutto
è concesso, a
mhuirnín!” esclama
il ragazzo, che proprio non riesce a concepire come Charlotte possa
voler perdere la propria occasione e il ragazzo di cui è
innamorata per non fare un torto a Maeve.
“Ma tu hai detto che tanto lui
le dirà di no perché è innamorato di
me, och? Quindi
non capisco di cosa ti preoccupi. E se sei preoccupato è
perché non è vero che mi ama, quindi tanto vale
che si metta con Maeve e io non mi renda ridicola. Charlotte Sheridan
non riceve due di picche.”
“Ma se ti dichiarassi
– perché ti ripeto che lui ricambia – il
due di picche lo risparmieresti a Maeve.”
“Gallagher, ne capirai
più di me in materia di sentimenti, ma quanto ad
abilità argomentative fai più cilecca di una
bacchetta rotta,” sentenzia Charlotte con una scrollata d
spalle. “E poi, non capisco perché ti interessi
tanto.”
“Ma perché
sie…”
“Ti ho trovata, my
irish girl!”
La voce squillante di George Weasley
raggiunge l’angolino in cui sono rintanati Fabian e
Charlotte, destandoli dai loro battibecchi e portando le orecchie e le
guance della ragazza ad assumere la stessa tonalità dei
capelli dei gemelli, mentre un sonoro sbuffo irritato le sibila tra i
denti, fin troppo simile alla versione umana dell’Espresso
per Hogwarts.
“My bonnie irish lass3,”
lo corregge canticchiando Fabian, subito zittito dalla voce acuta di
Charlotte.
“Céard sa
foc, che ci
fai qui, Idiota?” domanda infatti la ragazza squadrando
George, la lingua che serpeggia velenosa soprattutto quando a farsi
strada tra le labbra è il gaelico, che pare sempre caricare
con tutta la rabbia repressa.
“Puoi ripetere la domanda, Lottie?
Non ho compreso la prima parte,” la punzecchia George, un
sorriso sornione di sfida negli occhi.
“Che
cazz…” si
offre di tradurre Fabian per entrambi, ma viene zittito da uno schiocco
di lingua vicinissimo alle sue orecchie: pare che siano stati raggiunti
per caso da una delle Vecchie Banshee di passaggio.
“Il linguaggio, a
pheata4. Non
si sta bene davanti agli ospiti. Chi è questo bel
ragazzo?” domanda poi l’anziana, squadrando con un
sorriso rugoso George e una Charlotte sempre più rossa.
“Un amico tuo, a
leanbh5?”
chiede infatti, rivolgendosi alla ragazza.
Charlotte gonfia le guance, gli occhi
che si fanno sempre più affilati e borbotta velenosa:
“Amici, certo, come no.”
“Oh,” commenta la
donna annuendo, come se avesse compreso chissà che segreto,
“è il tuo ragazzo!”
“Lui non è il mio
ragazzo!” sbotta Charlotte ancora più rossa,
alzandosi di scatto e rimarcando con un passo indietro la propria
lontananza da George. Il quale, dal canto suo, non si scompone
minimamente e cerca di giocarsi le sue carte al meglio: Fred diceva che
presentarsi davanti a mezzo villaggio e la famiglia poteva essere
controproducente, eppure pare possa portarli dalla sua parte.
“Dice così
perché è timida,” spiega con un
occhiolino complice all’anziana, facendo un passo avanti per
mettersi a fianco di Charlotte e cingerle le spalle con un braccio.
Braccio che rischia l’amputazione, data la violenza con cui
la ragazza tira fuori la bacchetta dai pantaloni e la usa per
allontanarglielo immediatamente.
“Ehi,” protesta
George massaggiandoselo, “non sei ancora
maggiorenne!”
“E chi vuoi che se ne accorga,
in un posto pieno zeppo di maghi adulti e dotati di magia?”
ribatte Charlotte con una smorfia annoiata, che lascia ben capire come
siano perfettamente abituati tutti a fare così, a Port6:
l’anziana signora che pareva l’ancora di salvezza
di George non ne sembra minimamente impressionata, infatti.
“Cosa ci fate qui, voi, invece
che a dare una mano agli altri con il pranzo,” richiama
all’ordine un mago massiccio, alto più dei
fratelli Weasley messi insieme, che George non fatica a identificare
come l’ex Capo Auror Duff O’Byrne, zio materno di
Charlotte.
“Stavamo venendo, prima che
l’Idiot…” inizia Charlotte, interrotta
all’anziana.
“Séarlait7 mi
stava presentando il suo fidanzato!” trilla la donna, e
George si sente un briciolo sprofondare davanti all’occhiata
dell’uomo, che pare accorgersi in quel momento della sua
presenza, e a cui si sforza di rispondere con il sorriso più
sicuro che possiede.
“Fidanzato?” chiede
l’uomo, arricciando labbra e naso come a soppesare la
veridicità – o verisimiglianza, almeno –
delle parole.
“Assolutamente no,
io…” strepita Charlotte, pestando anche un piede a
terra sempre più rossa.
“Fidanzato? Come sarebbe a
dire fidanzato?” si intromette Finn Sheridan, capitando
proprio in quel momento in cerca di Duff O’Byrne, e fissando
preoccupato George. “Non volermene, Gemello Weasley, mi stai
un gran simpatico, ma non puoi metterti con mia cugina.”
“Nessuno sta con tua
cugina,” ci tiene a precisare la diretta interessata, tirando
un debole pugno al fianco di Finn, che incassa il colpo come se non lo
avesse nemmeno avvertito.
“Beh, con qualcuno potresti
farmi anche la grazia di metterti: ho scommesso cinquanta galeoni su te
e G…”
“Charlotte è
fidanzata con i gemelli?” singhiozza Maeve Sheridan, capitata
proprio in quel momento attratta come Leprecauni dall’oro
alla vista della zazzera rossa di George Weasley. “Come hai
potuto! Hanno ragione a dire che i parenti sono peggio dei serpenti, e
tu a Serpeverde dovevi finire!”
“Per le mutande di Morgana,
Maeve, non crederai che io stia realmente con l’Idiota e suo
fratello! Non ne potrei sopportare uno, figurarsi entrambi…”
tenta Charlotte esasperata, ma la cugina le dà le spalle e
corre via, tra sguardi di rimprovero indirizzati alla giovane
Grifondoro e sempre nuove facce che, attirate dal baccano, vengono a
capire cosa stia accadendo.
“Go on home, british
soldier, go on home8,”
sussurra Fabian a George, intuendo come andrà a finire:
l’intero villaggio presto attorno a loro e Weasley sommerso
di domande. Arriva anche Nathan, che si mette subito a fianco
dell’amica, sfiorandole il fianco con una carezza fugace,
quasi a tranquillizzarla, mentre due paia d’occhi guardano
infastiditi quel gesto.
“Davvero hai un fidanzato,
Sheridan?”
“Ma è
irlandese?”
“Ma non lo hai visto?
È uno dei fratelli Weasley!”
“Quando pensavi di
presentarcelo?”
“Sa parlare la nostra
lingua?”
“È inglese, certo
che ci capisce, mica bulgaro.”
“Beh, in quel caso avrebbe un
gran fegato per infiltrarsi nella tana del nemico.”
“È coraggioso,
almeno, questo ragazzo? Spero che sia un Grifondoro.”
“Oh, no, cosa dici mai, Maire. Séarlait cara
ha bisogno di un Corvonero.”
“Congratulazioni
sorella,” ammicca avvicinandosi anche Aisling Sheridan, un
sorriso malizioso sulle labbra. “Potevi anche dirmi di questa
nuova relazione!”
“Ma non
c’è nessuna…” tenta
Charlotte, al limite di una crisi di nervi. Va bene tutto, ma lei non
è certo ancora fidanzata con George Weasley, i suoi libri di
Artimanzia ne siano testimoni.
“Poveretto, potevi evitare di
portarlo però davanti all’intero villaggio, la
prima volta,” prosegue Aisling all’orecchio della
sorella, “ora gli toccherà in un colpo solo
l’intera Inquisizione.”
Gli occhi di Charlotte, a quelle parole,
si spalancano, mentre sempre più gente si raduna attorno a
George, che ora le pare un briciolo insicuro, con sua somma gioia.
“E va bene, lo ammetto,
è il mio ragazzo. Volevo cogliere l’occasione dei
Mondiali, con tutti presenti, per farvelo conoscere,” afferma
sovrastando il chiacchiericcio sempre più opprimente,
fissando negli occhi George con un sorriso soddisfatto a incresparle le
labbra.
Il giovane Weasley non fa in tempo a
stupirsi per le parole della ragazza, che subito il cerchio di gente
gli si fa più stretto attorno, con mani che si allungano per
stringere la sua, maghi e streghe che si presentano e domande a raffica
che lo investono, mentre Charlotte gli lancia un occhiolino malizioso
prima di afferrare Nathan e Fabian per i polsi e sgusciare via, tutte
le attenzioni rivolte a George.
“Allora, a
leanbh, chi sono i tuoi
genitori?”
“Ti piace il gelato allo
Zuccotto?”
“Conosci le magie domestiche?
Sai rifare un letto e pulire i piatti?”
Quella fetente lo ha mollato nel mezzo
dell’inferno! Oh, ma le dimostrerà lui chi
è George Weasley.
*
“Povero Idiota, sei una
grandissima…”
“Un genio,
altroché, ecco cosa sono: Aisling mi ha ricordato cosa gli
sarebbe toccato affrontare se stessimo davvero insieme,”
commenta con un ghigno Charlotte, gustando il dolce sapore della
propria vittoria. “Forse è la volta buona che
cambia del tutto idea su di me e la smette di corrermi dietro:
lasciamolo poche ore con l’intera Port e il Circolo delle
Banshee, e vedrete poi come mi starà alla larga!”
“Ma dai, ammetti che alla fine
ti piace l’idea che sia innamorato di te,” la
stuzzica Nathan, dandole una gomitata scherzosa.
“Dubito che l’Idiota
sia innamorato veramente di
me, immagino lo diverta solo l’idea di
indispettirmi.”
“E imbarazzarti,”
completa per lei Fabian, con una risata.
“Infatti, Lots,”
riprende Nathan, “tutto quell’imbarazzo
è alquanto sospetto.”
Charlotte arrossisce di colpo,
voltandosi scandalizzata verso l’amico e squadrandolo
preoccupata: davvero Nathan pensa che lei sia innamorata
dell’Idiota?
“Spero tu stia scherzando,
Ghisler!” bofonchia infatti, cercando di dissimulare rossore
e imbarazzo che l’hanno colta e la fanno balbettare
infervorata.
“Beh, ma è vero:
secondo me sotto sotto una cottarella per Weasley ce l’hai
anche tu!”
La ragazza sbarra gli occhi, fissando
allucinata l’amico in preda a mille dubbi: non è
certo la prima volta che Nat – o Fabian, certo, di solito
anche lui – insinua che le sue reazioni alle provocazioni
dell’Idiota in realtà indichino altro, eppure, se
prima lo prendeva per uno scherzo, ora la spaventa la
possibilità che lo pensi davvero.
“Mi conosci così
poco?” sibila stizzita, cercando di ricomporsi e di non dare
retta alle mille voci che le agitano la testa da qualche settimana a
quella parte, sempre più insistenti.
“Ma certo che no, Lots, stavo
scherzando, dai!” ribatte lui, pizzicandole il naso e
lanciandole uno dei suoi sorrisi mozzafiato, fossette annesse. Ma una
lieve ombra che gli copre gli occhi poco dopo aver pronunciato quelle
parole, subito colta da Charlotte, preoccupa la ragazza, che lo afferra
per un braccio e scuote decisa.
“Non mi interesserebbe mai
l’Idiota, nemmeno se fosse l’unico rimasto sulla
faccia della Terra!” esclama concitata, mentre Fabian poco
più in là ride sotto i baffi.
“Calma, Sheridan, o potremmo
pensare che davvero tutta
questa foga sia in realtà segno del tuo interesse per
Weasley. O per qualcun altro,”
aggiunge, un sorrisetto malizioso, di chi la sa lunga, a colorargli il
volto. Charlotte in risposta arrossisce ancora di più e
lascia il braccio di Nat per tirare uno schiaffetto alla nuca di
Fabian, mentre gli sibila stizzita di starsene zitto. Dal canto suo,
Nat guarda i due migliori amici sospettoso, la sensazione di essersi
perso qualcosa per strada che, come altre volte negli ultimi giorni, lo
assale: “C’è qualcosa che non mi dite,
voi due?”
“Assolutamente no,”
si affretta subito a precisare Charlotte, “cosa mai dovremmo
nasconderti? Non dire cretinate, Ghisler.”
Nathan sceglie, per l’ennesima
volta, di assecondarla, ma resta il fatto che la ragazza ultimamente
sia fin troppo strana, anche se lei e Fabian continuano a far finta di
nulla: che sia davvero innamorata di Weasley e non glielo voglia dire?
Perché mai, poi? Lui sarebbe felice di saperla felice,
immagina, anche se questo significherebbe lasciar da parte la speranza
che prima o poi ricambi i suoi sentimenti. Non capisce però
perché Fabian sembri così soddisfatto della cosa, qualsiasi
essa sia: è il suo migliore amico, non dovrebbe supportare
lui in queste faccende di cuore, invece di Weasley?
Fabian, da parte sua, si limita solo a
scuotere la testa davanti a quei disadattati e incompetenti dei propri
migliori amici: lui ha dato anche fin troppe spintarelle, ora
potrebbero anche darsi da fare loro due con i rispettivi interessi
amorosi.
Quasi non ci crede, però, che
le cose si siano sbloccate, quando due settimane prima Charlotte si
è presentata a casa sua, particolarmente agitata per le
confidenze di Maeve Kelley.
Due settimane prima, Port
“Lottie, non ti pare
sospetto?”
“Cosa, che Maeve Kelley provi
qualcosa per Nat e venga a dirlo proprio a me? Aye,
non capisco cosa le faccia pensare che siamo così amiche da
scambiarci confidenze.”
“No, cretinetta, che tu sia
tanto gelosa di lei.”
Charlotte interrompe il proprio
andirivieni per la camera di Fabian, voltandosi a fissarlo mentre si
tortura le mani: “No, mi pare abbastanza ovvio che io sia
gelosa alla prospettiva di una ragazza che potrebbe prendersi tutte le
attenzioni del nostro migliore amico.”
“Non lo sei mai stata con
nessuna delle mie frequentazioni, eri al massimo preoccupata che
trovassi una nuova migliore amica a Hogwarts e ti
rimpiazzassi,” le fa notare il Tassorosso, inclinando la
testa divertito, mentre la osserva torturarsi il labbro, come se
volesse dire qualcosa ma non riuscisse a trovare coraggio e parole.
“Ma
perché… insomma, con te è diverso, so
che non ci trascureresti mai, e hai sempre trovato il modo di dedicare
tempo a entrambi. Per Nat sarebbe invece la prima volta, non ho idea di
come potrebbe comportarsi.”
“Non eri così
gelosa neanche alla mia prima storia al terzo anno.”
“Santo cielo, Fa, eravamo
bambini, come minimo nemmeno capivo queste cose, ai tempi!”
Fabian scoppia a ridere: effettivamente
è molto probabile che l’interesse di Charlotte per
relazioni e amore, ai tempi, fosse più basso di quanto non
lo sia il proprio per Antiche Rune. Resta il fatto che, quando
è lui a uscire con qualcuno, l’amica ha reazioni
del tutto diverse.
“Sarà come dici, ma
dovresti anche essere abituata alle ragazze, e i ragazzi, che ronzano
attorno a Nat e gli si dichiarano un giorno sì e
l’altro pure, non comprendo tutto questo
allarmismo.”
“Ma Maeve è
diversa!” esclama Charlotte, alzando gli occhi al cielo,
esasperata per l’amico che non riesce a cogliere quello che
sta cercando di dirgli da mezz’ora senza che lei debba davvero dirlo.
Anzi, a dire il vero ora non vuole nemmeno più confessargli
nulla, non sa perché si sia subito precipitata a casa sua
dopo la chiacchierata con Maeve. “Sai che
c’è? Non fa niente. Che Maeve si dichiari, lei e
Nat si mettano insieme e vivano felici e contenti. Non so cosa ci
faccia io qui.”
“Perché sei tanto
sicura che Nat dirà di sì?” domanda
invece Fabian, bloccando la porta con la magia: la conversazione
è decisamente interessante, e non permetterà a
Charlotte di uscire da casa sua prima di essere finalmente riuscita ad
ammettere quello che deve.
“Beh, Maeve non è
una delle sue tante spasimanti, è sua amica.”
“E quindi?”
“Come sarebbe a dire e
quindi? Ma sei tutto scemo, an
t-amadán? A Nat Maeve piace, le dirà di
sì e usciranno insieme.”
Fabian scuote la testa: parlare con
Charlotte, a volte, è peggio che instaurare una
conversazione amichevole su scones al salmone e tazzine da
tè col professor Piton.
“Maeve a Nat piace come amica.”
“Ha detto che la trova carina!”
“E tu pensi che Nat le
dirà di sì solo perché è
sua amica e la trova carina?”
“Non ci sarebbe nulla di male!
Non dobbiamo sposarci e vivere per sempre insieme al nostro primo
fidanzato, och? A
volte si esce con uno perché è carino e ci si sta
bene insieme, poi da cosa nasce cosa, ci si innamora, e si resta
insieme. Magari un mese, magari tre anni, magari qualcosa di
più.”
Fabian trattiene a stento una risata
davanti al discorso accorato dell’amica, e ai suoi tentativi
di coprire quella che per anni è stata solo una sua speranza
e ora invece si è trasformata in certezza.
“Sono d’accordo, a mhuirnín,
ma questo discorso mi porta a una conclusione: sei gelosa marcia di
Maeve perché per una volta temi che Nat possa seriamente
fidanzarsi.”
“Grazie, Gallagher,
è quello che dico da mezz’ora.”
“No, quello che io intendo e
tu continui a non dire è che sei gelosa di Maeve
perché la vedi come una vera
rivale in amore.”
“È esattamente
quello che ho dett…” prorompe Charlotte, prima di
afferrare le ultime parole dell’amico e bloccarsi nel mezzo
della frase.
“No,” ghigna Fabian,
“hai detto di essere solo preoccupata che una fidanzata lo
distogliesse da noi. Ora, invece, lo hai finalmente ammesso.”
Charlotte avvampa, ripensando al
discorso dell’amico che l’ha stordita e avvolta su
se stessa come una trottola, disorientandola e facendola cadere nella
trappola. O è tutta quella situazione folle ad averla
confusa più del dovuto facendole abbassare la guardia.
“Io
intendevo…”
“Intendevi che sei gelosa
perché Nat piace a te. Coraggio, Charlotte, puoi anche
dirlo. E buongiorno, ce ne hai messo di tempo per capirlo!”
Charlotte boccheggia, cercando le parole
per negare tutto, ma d’improvviso non gliene vengono
più e nemmeno vuole negare ancora. La possibilità
di essere innamorata di Nat – con il conseguente rischio di
complicare o rovinare la loro amicizia, cosa a cui è certa
non potrebbe mai sopravvivere – la tormenta da tempo, ma la
confidenza di poche ore prima di Maeve ha dato una brusca accelerata
alla sua presa di coscienza. Non sa che strana forza si sia
impossessata di lei e l’abbia spinta ad andare da Fabian,
forse il moto naturale che la porta da sempre a raccontare tutto al
ragazzo, forse la certezza che Fabian avrebbe potuto capirla e
aiutarla. E sebbene fosse decisa a non farne niente di quella cotta,
quella forza sconosciuta l’ha spinta a casa Gallagher
comunque, senza che nemmeno potesse opporsi e pensarci bene,
l’istinto che per una volta ha preso il sopravvento sulla sua
mente calcolatrice e razionale – e Godric sa quanto sia
impulsiva, quando quel dannato istinto riesce a scogliere la gabbia di
ragione in cui lo rinchiude solitamente.
“Oh, e d’accordo.
Sono innamorata di Nat. Ora puoi fingere non te l’abbia mai
detto?”
“E perché mai no?
Non ci terremo per noi questa cosa, mia cara: tu corri e vai a dirla al
diretto interessato!”
“Ma sei tutto matto? Io non
dirò proprio un bel niente! Tanto più che Maeve
vuole dichiararsi.”
“Cosa importa ora di
Maeve?”
“Piace a Nat.”
Fabian alza esausto gli occhi al cielo:
è certo che, a forza di farlo, prima o poi gli si
bloccheranno in quella posizione. “Come un’amica.”
“Anche io gli piaccio come
un’amica, e non andrò certo a rovinare la nostra
amicizia per questa stupida cott…”
“Tu non piaci a Nat come
un’amica,” specifica il Tassorosso interrompendola.
“Certo che sì: sono
la sua migliore amica!”
insiste Charlotte calcando sulle ultime due parole.
“No, tu a Nat piaci sul
serio.”
“Grazie tante, lo so anche io
questo: sono la sua migl…”
“Per tutti i reggiseni di
Tosca, Charlotte!”
“Temo che nel Medioevo non
indossassero reggiseni, Gallagher,” precisa lei, seria.
Fabian la incenerisce con uno sguardo,
zittendola sul colpo per poi esclamare stremato, cercando di essere il
più chiaro ed esplicito possibile: “Tu a Nat piaci
nel senso che vorrebbe baciarti, avere cinque figli con te, andare in
viaggio di nozze alle Bahamas e invecchiare sentendoti insultare tutto
e tutti ogni santo giorno!”
Charlotte lo guarda stordita, fermandosi
a bocca aperta nel mezzo dell’ennesima protesta. Sbatte le
palpebre un paio di volte, per poi riprendersi e commentare stizzita,
il volto che ormai ha assunto una sfumatura quasi violacea:
“Io non voglio nessuna luna di miele alle Bahamas, voglio
andare sulle montagne di Wicklow! E non voglio nemmeno cinque figli, a
meno che intenda partorirli lui.”
“La parte del sesso
però ti interessa, och?”
insinua Fabian con un ghigno vittorioso a incurvargli le labbra.
“Io… Ah, focáil
leat9, Gallagher! E
tu come fai a sapere di questo suo… interesse?”
“Me lo ha detto
lui,” ammette candidamente Fabian, senza perdere
l’enorme sorriso ebete che si ritrova stampato in volto.
“E perché a me non
ha detto niente?”
“Perché ti conosce
fin troppo bene, e sa che se avesse fatto un passo avanti mentre tu eri
ancora all’oscuro dei tuoi sentimenti, ti saresti chiusa a
riccio e lo avresti rifiutato.”
“Non è vero,
io…” tenta Charlotte, ma presto rinuncia, davanti
all’occhiata eloquente di Fabian. “Fa
paura,” mormora poi in un soffio, lasciandosi cadere sul
letto tutto stropicciato.
Fabian, che ha capito il sottinteso, le
si siede accanto abbracciandola stretta: “Oh, a
mhuirnín, lo so.
Ma non puoi rifiutarti di amare per paura di
soffrire…”
“Non può succedere
di nuovo, io…”
“Succederà, Lottie.
Succederà perché a prescindere che sia il tuo
ragazzo o no, Nat è tutto per te, come lo sono io
– anche se a me non mi vuoi potare a Wicklow –, e
come lo era Connor. E la tua famiglia. Capiterà ancora, ma
ci avrai con te. Sempre.”
Charlotte tira su col naso, asciugandosi
una lacrima col dorso della mano, e spezzando bruscamente il momento
serio: “Com’è che sai sempre cosa dire,
te? E a me mi non si dice, Gallagher.”
Fabian alza un sopracciglio, tirandole
appena una ciocca di capelli.
La ragazza sorride, poi, battendogli una
pacca sul ginocchio: “Bene, ora puoi dirgli che ho capito e
che può dichiararsi.”
“Niente affatto, quel
poveretto ha patito in silenzio tutti questi anni perché tu
sei lenta a capire i tuoi sentimenti e complicata in faccende di cuore,
ora spetta a te fare qualcosa.”
“Io…
tu…”
“Non dirò niente a
Nat, devi darti una mossa tu: lo faccio per il tuo bene!”
“Focáil
leat, Fa!”
“Sì, grazie: lo hai
già detto, questo.”
*
Quando Charlotte, Nathan e Fabian
ritornano alle tende, però, la situazione è ben
diversa da quanto sperato dalla ragazza. L’Idiota non solo
non è fuggito a gambe levate, deponendo le armi da guerra,
ma si trova anzi seduto nel mezzo di un campanello di ragazzini
distribuendo caramelle dalle carte variopinte ed estremamente
sospette.
“Cosa ci fa quello ancora
qui?” sibila a denti stretti la Grifondoro, allungando la
mano verso la bacchetta, intercettata però da Nathan che
gliela blocca lesto.
“Che stai facendo,
Ghisler?” sibila Charlotte, mentre l’amico le sfila
la bacchetta di mano senza tante cerimonie.
“Prevengo una carneficina,
prima che ti compri un biglietto di sola andata per Azkaban.”
Charlotte assottiglia gli occhi, ma la
voce dell’Idiota che la richiama da lontano, una nota di
vittoria nella voce che le fa ribollire il sangue nelle vene, la
distoglie da qualsiasi cosa volesse rispondere a Nat.
“Oh, eccoti di ritorno, Lottie!”
La Grifondoro mastica sottovoce la sua
buona dose di improperi, mentre prende un bel respiro profondo per non
azzannare l’Idiota alla gola davanti a tutto il villaggio
– preservare un minimo di civiltà, dopotutto,
è sempre buona cosa: se non l’ha capito con gli
insulti in tutti quegli anni, forse potrebbe capirlo ora con le buone
maniere.
“Trovato bene con la mia
famiglia?” domanda a denti stretti, cercando di apparire il
più sicura di sé possibile così da non
dargli ulteriori motivi per gongolare soddisfatto, con quel ghigno da
volpe che ha preso l’uva sulle labbra.
“Oh, non sai
quanto,” ammicca George, sottolineando le proprie parole con
tanto di amichevole buffetto al piccolo Owen McGowan, scompigliandogli
i capelli nerissimi.
La verità è che,
in principio, quando ha visto la ragazza sgusciare via tra la folla, la
mano stretta al polso di Ghisler – lo ha infastidito
più del normale, oggi, come se non ci fosse abituato da
più di cinque anni… –, si è
sentito intimorito dal campanello sempre più fitto di
bambini, adulti e soprattutto anziane interessati a fargli un
interrogatorio degno del Wizengamot.
Ha dovuto affrontare domande di tutti i
tipi, curiosità sulla sua storia con Charlotte –
che ha inventato su due piedi con dovizia di particolari e una certa
dose di autocompiacimento, descrivendo il loro amore da barzelletta
–, è stato messo alla prova sulle sue
abilità con gli incantesimi domestici – fallendo
anche miseramente in alcuni casi, e guadagnandosi qualche sopracciglio
alzato e occhiate di rimprovero (pare che quelle vecchiette esigenti e
tutte naso negli affari altrui la ritengano una dote fondamentale per
fare di lui un buon partito) –, e infine ha dovuto conoscere
uno per uno tutti gli abitanti di Port.
Ha ancora la testa che gli gira per quei visi nuovi che si sono
affannati a dargli una pacca sulla spalla – chi di gioia, chi
di compatimento bonario per essersi impelagato in una relazione con la
giovane Sheridan –, o tre baci per guancia strizzandolo in
abbracci euforici, complimentandosi per il bel ragazzo che
è. Ha sopportato tutto con pazienza stoica,
perché in fondo si è divertito a studiare tutti
quei nuovi, e stravaganti, personaggi, per non dare alcuna
soddisfazione alla ragazza – quel corteggiamento, alla fine,
è una sfida senza esclusione di colpi –, e
perché si è reso conto di tenerci, a Charlotte,
più di quanto abbia mai ammesso con se stesso: stringendo
quelle mani ha desiderato davvero poter far parte del suo mondo.
Ben presto, superato lo smarrimento
iniziale – è pur sempre un Weasley abituato a una
famiglia numerosa e caotica e un Grifondoro con sprezzo per il
pericolo! –, ha preso in mano la situazione tirando fuori
dalle tasche scherzi di Zonko e nuovi prototipi suoi e di Fred per
stupire tutti e attirarsi le simpatie di bambini e ragazzi, allargando
anche la propria base di clienti – gli affari restano
comunque sempre affari. Deve ammettere di essersi divertito ad
ascoltare prognostici sulla partita – per quanto a un certo
punto abbia seriamente rischiato la vita per aver affermato che Krum
prenderà il Boccino, a suo parere –, resoconti di
pesche mirabolanti sull’oceano e lotte con misteriosi mostri
marini degli abissi, consigli di cuore e le accorate proteste di Finn
Sheridan, che più volte l’ha implorato di lasciare
Charlotte: pare abbia scommesso cinquanta galeoni – che
nemmeno possiede, mica pagano bene all’Accademia per Auror
– su lei e Ghisler con Aisling Sheridan, e quei cinquanta
galeoni gli farebbero giusto comodo. E, in tutta quella confusione
vorticante, ha anche rimediato un invito alla festa in caso di vittoria
che si terrà all’accampamento:
l’occasione migliore per prendere da parte Charlotte
– sicuramente euforica per la propria Nazionale, nonostante
l’avversione per il Quidditch – e mettere in chiaro
una volta per tutte la situazione tra di loro. Ovviamente ha anche un
piano di riserva in caso di sconfitta: può sempre consolarla
e sperare che da cosa nasca cosa. Sì, si rincuora
un’altra volta, quella è proprio la sua giornata
fortunata.
“Praticamente sono diventato
uno di Port,” risponde alla Grifondoro, facendole un
occhiolino che la ragazza definisce subito sfacciato.
“Ho persino iniziato a parlare con un leggero accento
irlandese, aye,”
imita, ammirandola arrossire sempre di più: Charlotte
infervorata è sicuramente la sua Charlotte preferita.
“Oh, taci per favore: sembri
un’oca starnazzante che prova a imitare un cigno!”
lo liquida la ragazza con malgarbo.
“L’amore non
è bello, se non è litigarello,”
commenta da poco lontano un anziano con un berretto liso calcato in
testa, guardandoli quasi intenerito.
Charlotte strabuzza gli occhi,
rendendosi conto del mostro che ha generato lasciando l’Idiota solo con
il resto di Port: quei voltagabbana stanno dalla parte del gemello, a
quanto pare, e la colpa è tutta sua e della sua linguaccia
troppo lunga che ha parlato prima di riflettere per bene sulle
conseguenze – perché in quei giorni è
sempre così distratta e persa a pensare a Nat? Questa storia
deve avere una fine, sta facendo troppi danni. Anzi, no, la colpa
è dell’Idiota e quel suo stupidissimo sorriso
Weasley tutto scherzi, allegria e aria malandrina.
“Sei un
grandissimo…”
“Shhh, Lottie, non vorrai
lasciarmi.”
“Assolutamente, questa
pagliacciata è durata fin troppo a lungo. Levati di
torno!”
“Non posso, sono invitato ai
festeggiamenti: ospite d’onore, mi hanno chiamato.”
“Ospite d’onore un
corno, non osare presentarti.”
“Assolutamente sì,
invece,” replica George, facendole il verso. “Ora,
se non ti spiace, mi avvio allo stadio per l’inizio della
partita, mio padre mi starà cercando. A dopo, Lottie…”
Charlotte arrossisce infastidita al
bacio che finge di lanciarle mentre si allontana, e si volta verso
Fabian che le sussurra in un orecchio: “Se fai quella cosa,
potresti anche liberarti di lui per sempre. Segui il mio consiglio,
Lottie.”
“Non se ne parla,”
ribatte lei a mezza voce, scuotendo la testa in direzione di Nat, che
li guarda interrogativo, fingendo che non si siano detti nulla di
importante. “Andiamo, è meglio che ci prepariamo
per questa noia di partita. Almeno su questo l’Idiota ha
ragione: è ora.”
*
Una bottiglia di Whiskey Incendiario e
un bicchierino di carta in mano, Nat sta girando alla ricerca di
Charlotte – che deve essersi appartata di nuovo,
l’ha persa di vista all’arrivo alle tende
– per provare a coinvolgerla nei festeggiamenti. Fabian,
impegnato a spellarsi le dita sulle corde del violino e perdere tutta
la voce, lo ha mandato in missione a ripescarla.
“Che…” impreca
Nat, urtando contro qualcosa ai suoi piedi. La scarpa di Charlotte che
lei pare aver allungato per farlo inciampare, riconosce abbassando lo
sguardo.
“Ti ho trovata!”
esclama il ragazzo, squadrando l’amica che rigira un
bicchiere di Burrobirra tra le mani. “La festa è
di là, signorina, che ci fai qui?”
“Mi nascondo
dall’Idiota, an
t-amadán! Tu che ci fai qui, piuttosto?”
“Ti stavo cercando, mi pare
ovvio,” risponde il ragazzo, accucciandosi sui talloni per
arrivare all’altezza dell’amica e fare un cenno col
capo alla bottiglia che tiene in mano.
“Un goccio,”
annuisce lei, finendo in un sorso la Burrobirra e allungando il
bicchiere. “E sei venuto a cercarmi per far cosa, di grazia?
Annunciarmi la lieta novella?”
Nat aggrotta le sopracciglia,
meditabondo: “Che lieta novella? Sono solo venuto a
trascinarti di là a ballare con me.”
“Chiedilo alla tua ragazza,
no? Le fidanzate servono anche a questo.”
“Lots, sei certa di non essere
già ubriaca?” si informa il giovane, grattandosi
la nuca mentre cerca di rintracciare i fili di quel discorso
sconclusionato.
“Diversamente da qualcuno, io
reggo molto bene l’alcol, primo. E secondo, puoi anche
dirmelo, eh.”
Nat, con un sospiro rumoroso, si lascia
cadere a terra. “Ancora con questa storia su chi regge di
più? E si può sapere di che stai farneticando? Io
non ho una fidanzata, dovresti saperlo.”
“Sì, ancora con
questa storia, perché le vittorie vanno sempre
sottolineate,” ridacchia Charlotte, scuotendo leggermente la
testa divertita per scostarsi una ciocca di capelli dal volto. Poi
riprende: “Guarda che io, beh, noi, sia io che Fa, siamo
contenti per te e Maeve, è una a posto e ci tiene a te. Vedi
di trattarla bene, tutto qui; e vacci piano coi dettagli almeno tu: i
racconti romantici di Fabian mi bastano e avanzano, non ho lo stomaco
per reggerne altri.”
Nonostante il sorriso rassicurante e
sincero di Charlotte, Nat scuote ancora la testa confuso: “Ma
io non esco con nessuna Maeve. Sareste stati i primi a saperlo, nel
caso, che pensi?”
“Ma quando siamo usciti dallo
stadio ti ha preso da parte per dirti qualcosa…”
“Maeve Kelley,
intendi?”
Charlotte annuisce, torturandosi
l’interno della guancia.
“Doveva solo chiedermi una
mano per organizzare la festa di compleanno di suo fratello settimana
prossima, tutto qui. Credevi che avessimo una tresca segreta?”
“Ma doveva dichiararsi, me lo
ha detto lei!” sbotta Charlotte, quasi offesa per la
confidenza rivelatasi poco sincera.
Nat squadra l’amica, dubbioso:
“Ne sei certa? Beh, no, nessuno ha cercato di attentare alla
mia virtù: sono ancora scapolo.”
“Certo che ne sono certa, an
t-amadán, non
soffro di allucinazioni. Immagino che allora non avrà
trovato il coraggio, forse perché le ho detto che dopo le
vittorie di Quidditch sei distratto, troppo impegnato a pensare a
quante Finte Wronski ci sono state e poco propenso a prestare
attenzione all’amore.”
“È abbastanza
improbabile che io parli di Finte Wronski dopo una partita, quasi
nessuno riesce a eseguirla.”
“Quello che è, era
la prima cosa a cui ho pensato. Fare il saputello non è il
tuo mestiere, comunque, non togliermi il lavoro.”
Ma Nat la ignora, sempre più
pensieroso: “E io non sono distratto, dopo le partite.
Perché le hai mentito?”
Charlotte, presa in contropiede, sapendo
bene di aver appena ammesso di aver rifilato una bugia bella e buona a
Maeve – dannazione all’alcol, forse non
è così vero che lo regge tanto bene se le
scioglie la lingua fino a questo punto –, mantiene il sangue
freddo e ribatte a sua volta: “Se si fosse dichiarata che le
avresti risposto?”
“Non si risponde con una
domanda a un’altra domanda.”
“Come ho appena detto fare il
signorino So-Tutto-Io non ti si addice. Rispondi.”
Il ragazzo soppesa la situazione, un
brivido di adrenalina – e terrore? Agitazione? –
che gli carezza la schiena, mentre una strana sensazione di sospensione
pare intorpidirgli il corpo. “No, non mi interessa Maeve. Non
in quel senso, almeno, è solo un’amica. Tocca a te
rispondere, ora.”
“Perché mi andava:
è già stressante avere i tuoi ammiratori e
ammiratrici tra i piedi, non serve che mi scambino per la loro
confidente sentimentale.”
Nat sostiene lo sguardo sfuggente di
Charlotte, la sensazione elettrizzante di poco prima che scoppia come
una bolla di sapone a quelle parole, ma poi la ragazza abbassa lo
sguardo e impreca scuotendo secca la testa: “Ó,
a dhiabhail!10”
È ufficiale che il whiskey le
scioglie troppo la lingua, o è la voce di Fabian che le urla
in testa che è la
tua occasione, muoviti, perché
altrimenti non sa come spiegarsi il coraggio che la spinge a
continuare: “Ti ricordi di mio cugino?”
Nat, che a questo punto sta perdendo la
ragione tra i voli pindarici, e fin troppo acrobatici, della ragazza,
la guarda sollevando un sopracciglio: “Ne hai più
di uno, devo chiederti di essere un filo più
specifica…”
“Finn, no? Gli altri sono
troppo piccoli.”
“Aye, e
quindi?”
“Beh, sai che ha una passione
per le scommesse in campo sentimentale – per quanto io
disapprovi la cosa –, no?”
“Vuoi farmi giocare agli
indovinelli?” è lo sbuffo sempre più
scettico di Nat, che non capisce da che parte stiano andando a parare.
O forse sì, ma ha solo paura di mettere insieme tutti i
pezzi.
“Mi pare il minimo: devo fare
io tutta la fatica, qui?”
“Sia mai, vostra
grazia,” sospira con un sorriso il ragazzo, arrendendosi
presto: sa ormai che è inutile che si opponga a Charlotte,
finisce sempre per fare quello che vuole lei – quando
è una richiesta legittima, certo, serve pur sempre una
coscienza in quel gruppo, e né lei né Fabian sono
tagliati per il ruolo. “Qual è l’ultima
scommessa, se mi è lecito chiederlo?”
“Su, beh, su di noi. Noi tre,
intendo,” borbotta Charlotte tutto d’un fiato.
“Aye, capisco.
Cosa di preciso?” Se Charlotte vuole giocare a completarsi le
frasi, non sarà lui a non partecipare alla sfida ad armi
pari.
“Aisling ha scommesso su me e
Fabian, Finn su… beh, insomma, hai capito.”
“Noi due?” completa
il ragazzo, quella strana sensazione di poco prima che torna prepotente
a ronzargli nelle orecchie.
Charlotte annuisce, guardando il fondo
del bicchiere alla ricerca di chissà quali verità
affogate nel whiskey.
“A Finn serve uno Spioscopio
nuovo ad alta sensibilità. Vorrei contribuire,”
tentenna in un sussurro lei, rigirandosi un ricciolo attorno al dito,
come quando è nervosa. Poi solleva lo sguardo a fissarlo, e
a Nat per poco non manca il respiro, annegando negli occhi decisi e
carichi di sfida dell’amica. Tocca
a lui, adesso.
“È un modo per dire
che sei innamorata di me, Lots?” rilancia, rimandandole lo
stesso sguardo.
Lei si morde il labbro, rendendosi conto
di non essere riuscita a togliersi del tutto dall’impiccio,
manda giù un altro sorso di whiskey – se proprio
deve, che tutto il coraggio di cui dispone si faccia avanti
–, e inizia: “Io, credo di
sì…”
Il volto di Nat, combattuto tra lo
stupore e l’immensa gioia che lo travolgono, non fa in tempo
ad aprirsi in un sorriso che subito Charlotte si corregge:
“Cioè, no, non sono innamorata di te.”
“Temo di non capire,
io…”
“Se stessi zitto, capiresti, och. Cerca
di non interrompermi, è già difficile
così,” lo rimbecca con malgarbo, afferrando la
mano che il ragazzo ha istintivamente mosso verso di lei e stringendola
con tanta – forse troppa – veemenza tra le sue.
“Penso che l’essere innamorati venga prima, agli
inizi di una storia, no?”
“Noi non siamo ancora agli
inizi di una storia,” le fa notare logico Nat, zittendosi
subito davanti al luccichio pericoloso negli occhi
dell’amica. “Scusa, prosegui.”
“Intendevo dire –
prima che qualcuno si inserisse nel discorso –, che
all’inizio si è innamorati, e poi si arriva a un
punto in cui o si scopre di non provare ormai più niente,
oppure che beh, si è oltre, aye. Io
sono lì.”
“Hai
già capito di non provare più niente?”
“Sweet
Jesus, mi
chiedo se lo fai apposta per farmelo dire o se sei solo stupido. Tá
mé i ngrá leat11, Ghisler!”
Ed è allora che,
vinto qualsiasi stupore, Nat prende il proprio cuore in due mani,
chiude gli occhi e si avvicina al viso della ragazza, anni e anni di
attesa che gli esplodono nel petto.
“Che diamine stai
cercando di fare, Ghisler?” lo ferma lei, afferrandolo per le
spalle e tenendolo a debita distanza.
“Cercavo di
baciarti, Sheridan.”
“Ma non hai
risposto. Una ti si dichiara e tu zitto?”
“Il bacio era
inteso come una risposta…”
“Beh, non nel mio
mondo. Non esiste che solo io debba espormi: siamo per la
parità nella coppia, qui.”
“Ma certo che ti
amo anche io, Lots, lo sanno pure i sassi: non sono molto bravo a
dissimularlo, pare.”
“È un
modo per darmi della stupida per non essermene accorta?”
insinua Charlotte, non smettendo di tenerlo per le spalle.
Nat le rivolge uno sguardo
eloquente, a metà tra l’esasperato e
l’espressione di rimprovero con cui è solito farle
capire che sta esagerando: “No, ma se proprio ci tieni lo
faccio. Prima, però, posso avere l’onore di
baciarti o dobbiamo chiedere il permesso a mia nonna?”
Charlotte ridacchia, facendo
risalire le dita fino a solleticargli la nuca e le ciocche
più lunghe, mentre lo avvicina a sé:
“Per carità, poi magari le viene in mente di farmi
aspettare fino alla tua maggiore età.”
“Potrebbe farlo
per dispetto, in effetti…”
“Hai mai baciato
qualcuno?” domanda Charlotte a bruciapelo, le labbra a un
soffio da quelle di Nat.
“No, lo sai che
non sono mai uscito con nessuna. Tu?”
“Sì, ma
lo sai già,” sussurra, ritardando ancora.
“Nat, aspettavi me?”
“Och,
aye. Ora
scusami tanto, Lots, ma sono stanco di rimandare.”
E allora il mondo smise di
essere parola e si fece pelle12.
*
Quando Charlotte e Nat, un bel
po’ di baci più in là –
Charlotte sostiene che Nat è ormai un baciatore provetto che
Fabian Gallagher scansati –,
ritornano al centro della festa, decidono di fare finta di nulla. In
realtà la decisione è di Nat, che ha insistito
non sia molto carino sbattere la loro nuova relazione in faccia a
George e Maeve – non quella sera, almeno. Charlotte in
tutt’altra occasione avrebbe a sua volta proposto e
caldamente supportato la scelta, ma l’idea di poter
allontanare definitivamente l’Idiota l’ha
stuzzicata molto.
“Ma non dobbiamo
tenerci per mano, basta solo dirglielo.”
“Non è
carino, Lots, vorrei farlo meglio di così: hanno un cuore
anche loro. Ci sarà tempo per queste cose.”
“Dubito fortemente mi
interessi di quello dell’Idiota, e poi scordatelo: non ti
serve la mammina che ti tiene la mano per attraversare la strada, sei
grande abbastanza.”
Charlotte passa allora il resto della
serata incollata agli amici, che hanno promesso di non lasciarla tra le
grinfie di George dandogli campo libero per attuare chissà
che piano, sorbendosi però in un orecchio le infinite
torture dell’Idiota, minacciandolo di morte in quarantotto
modi diversi come ogni volta. Ora, però,
c’è una nuova, calda, certezza che le brucia nel
petto ad aiutarla a non avverare quelle quarantotto minacce di morte.
Spero comunque che possa strappare un sorriso anche ai coraggiosi arrivati fin qui. Io, in ogni caso, vi ringrazio di cuore per aver dedicato un po’ del vostro tempo alla lettura, anche solo di qualche pagina.
Un abbraccio!