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Autore: heliodor    15/10/2021    0 recensioni
Dopo essere stata costretta a lasciare il suo villaggio, Ryhana viene accolta dai ribelli di Malag come una di loro, trova un posto sicuro in cui stare, degli amici e persino l’amore di Kaleena. Ma l’arrivo di un pericoloso monaco eretico e a causa di un antico e misterioso rituale, la sua vita cambia in modo irrimediabile. Costretta ad allearsi agli spietati Vigilanti, diventerà l’arma decisiva in un conflitto tra forze oscure che dura da millenni e dovrà decidere da che parte schierarsi in questo scontro.
Genere: Avventura, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cronache di Anaterra'
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Il villaggio dei dannati

 
Aiutò Khefra a mettere giù Sofion e poi a trasportarlo in una delle case. Dovettero sfondare la porta per entrare e sistemarlo su di un giaciglio.
“Il proprietario non si arrabbierà con noi?” chiese a Ryhana.
La strega fece spallucce. “Protesterà con Ilyana. Forse. Io però non credo che tornerà molto presto. E forse non tornerà affatto, come tutti i suoi compaesani.”
“Dove saranno tutti secondo te?”
“Non ne ho idea, ma qui attorno devono esserci parecchi posti dove nascondersi.”
“Credi che si siano nascosti?”
“Lo spero per loro.”
“E se non sono scappati?” le chiese.
“Vuol dire che sono morti.”
Ryhana deglutì a vuoto. “Avremmo dovuto trovare i loro corpi.”
La strega annuì. “È vero. qualcuno allora li avrà portati via.”
Ryhana non riuscì a capire se dicesse sul serio o si stesse prendendo gioco di lei.
Khefra si chinò vicino a Sofion. “Mi spiace, non posso fare ancora molto per te, ma spero che in questo buco si sia qualche pozione da poterti dare.”
Sofion rispose con un debole lamento. Aveva la pelle del viso color cenere e gli occhi cerchiati di nero.
“Non sta molto bene” disse Ryhana.
“Te ne sei accorta? Sta morendo, dannazione e noi non possiamo fare molto.”
“Forse ci sono delle pozioni qui in giro.”
“Chissà dove sono.”
“Le case non sono tante. Mentre tu rimani con Sofion, io potrei esplorarle.”
“Chi ti assicura che troverai quelle pozioni?”
“So riconoscerle. Le fabbricavo quando ero al campo dei rinnegati, ricordi?”
“Mi ricordo che ci hai anche detto che non avevi i poteri e invece sei una strega.”
Ryhana la guardò interdetta.
“Potresti averci mentito anche sul campo dei rinnegati. Magari sei una spia.”
“Non ti fidi di me?” le chiese dispiaciuta.
Khefra sospirò. “Per niente, ma che alternative ho?”
“Non scapperò via” disse Ryhana. “Voglio fare qualcosa di utile per Sofion, te lo giuro.”
“Allora vai e trova quelle dannate pozioni.”
Ryhana uscì dalla baracca e raggiunse il pozzo. Da quel punto poteva osservare l’intero villaggio ruotando su sé stessa. La strada principale era larga una trentina di passi e aveva il maggior numero di case. Ne contò una dozzina, compresa quella dove avevano portato Sofion. Lungo l’altra strada, larga quindici passi, contò otto edifici, di cui uno a due livelli.
Deve essere un posto importante, si disse.
L’ingresso era spalancato e qualcuno, nella fuga, aveva disseminato le scale che portavano al portico di frutti che adesso erano marciti. File di formiche stavano ripulendo in fretta insieme a mosche e scarafaggi.
Ryhana camminò cercando di evitarli ed entrò nell’edificio. L’odore di carne andata a male le aggredì le narici e la fece bloccare sulla soglia.
Carne marcita, si disse. Non è un buon segno. Chi lascerebbe la carne prima di andarsene? Io mi porterei dietro tutto quello che posso.
Il livello basso era una sala rettangolare larga una trentina di passi e profonda cinquanta. Travi di legno laccato sostenevano il soffitto da cui pendevano i ganci per appendervi le lampade a olio.
Tavoli di forma quadrata erano stati disposti a distanze regolari attorno al forno centrale, il cui camino di pietra si innalzava oltre il soffitto.
Passandovi accanto notò che era aperto e all’interno c’erano delle forme di pane ridotte in cenere vicino a dei ciocchi di legno anneriti dal fuoco.
Hanno lasciato il forno accesso e sono andati via, si disse. Chi mai lo farebbe se non avesse una grande fretta?
Il fondo della sala era occupato da un banco di legno dietro al quale erano sistemati degli scaffali. Su ognuno di essi erano allineate bottiglie senza un’etichetta.
Ryhana ne osservò un paio controluce per capire che cosa ci fosse dentro. Un liquido dal colore rosso screziato danzò davanti ai raggi del sole che stava tramontando. Tolse il tappo di sughero e annusò.
Vino, si disse. È ancora buono, ma non sarà di alcun aiuto al povero Sofion. Pozioni, ecco cosa devo cercare.
Adocchiò le scale che portavano al livello superiore, dove un corridoio che correva lungo il centro collegava una dozzina di stanze più piccole.
Deve essere stata una locanda piuttosto affollata, si disse.
Tutte le porte erano spalancate verso l’esterno, come se gli ospiti fossero andati via senza curarsi delle cose che avevano all’interno.
Passando davanti a una stanza gettò una rapida occhiata all’interno. Il giaciglio era disfatto ma il resto sembrava in ordine. L’unico baule era chiuso e accanto a esso vi era una sacca di pelle.
Prenderò solo pozioni, si disse mentre frugava al suo interno. Ne tirò fuori una coperta di lana, un libro che rimise al suo posto e un paio di guanti di pelle nera.
Sospirò e lasciò la stanza dopo aver rimesso al suo posto la sacca.
Nel caso i proprietari dovessero tornare, pensò.
Passò il resto del tempo frugando nelle altre stanze. Guardò nei bauli e negli armadi e persino sotto i giacigli. Rovistò persino in una fioriera e rovesciò un paio di vasi.
Tornando di sotto immersa nei pensieri, uno schiocco improvviso la fece trasalire. Evocò lo scudo magico nella mano sinistra e un dardo in quella destra.
“Sei stava veloce” disse una voce proveniente dal basso. “Ma non altrettanto attenta.”
Si sporse con prudenza per vedere chi aveva parlato e scorse una figura ferma sull’ingresso, le mani inquartate nei fianchi.
“Grenn?” chiese incerta.
Lui fece un passo avanti rivelando il suo volto. “Khefra ha detto che eri andata a cercare delle pozioni, ma che probabilmente eri scappata via per tornare dai tuoi amici rinnegati. Ho scommesso una moneta che invece eri rimasta e ho vinto” concluse sorridendo.
Ryhana si rilassò e fece sparire gli incantesimi. “Non c’è niente di utile qui. Forse avrei dovuto iniziare dalle baracche più piccole.”
“Hai fatto bene invece” disse Grenn. “Io avrei iniziato dalla locanda del posto.”
“Da quando sei tornato?” gli chiese raggiungendolo di sotto.
“Poco fa.”
“E quella donna? L’avete catturata?”
“Scomparsa nei boschi, ma la ritroveremo. Quell’assassina non ci sfuggirà.”
Ryhana si accigliò.
“Scusa, dovevo dirtelo subito. Sofion è morto poco dopo che siamo arrivati.”
 
“Eccoli” disse Gunt indicandoli col braccio teso.
Angotte alzò la testa e le rivolse un’occhiata fugace, mentre Khefra arrossì.
“Ti chiedo scusa” disse quando li raggiunse. “Ti avevo giudicata male.”
Ryhana scosse la testa.
“A mia discolpa posso solo dire che ero molto scossa per Sofion.”
“Non ti devi scusare” disse Ryhana.
Anche se mi hai dato della traditrice, si disse.
“Dobbiamo dare la caccia a quella bastarda” disse Gunt. “Sofion era una brava persona e non meritava di morire in quel modo.”
“Se può farti star bene” disse Khefra. “Se n’è andato serenamente. La benda che ho usato era imbevuta di pozioni lenitive.”
“Non mi fa stare affatto meglio” disse lo stregone battendo a terra un piede. “Niente affatto.” Guardò Grenn. “Che vuoi fare?”
Lo stregone si guardò attorno. “Voglio capire che cosa è successo qui” disse, la fronte corrugata.
Gunt strabuzzò gli occhi. “Che cosa dici?”
“Guardati attorno” disse Grenn. “Un intero villaggio è sparito.”
“E che vuoi che me ne importi? Uno dei nostri, un vigilante di alto rango, è stato ucciso da una rinnegata” gridò Gunt.
“Abbassa la voce” disse Grenn.
“Niente affatto” ribatté l’altro. “Voglio andare a cercare quella maledetta.”
“Lo faremo.”
“Quando?”
“Non appena avremo capito che cosa è successo agli abitanti di Castis.”
Gunt scosse la testa. “Ho capito. Farò da solo.” Fece per avviarsi verso uno dei cavalli.
“Non ti ho ordinato di muoverti” disse Grenn.
Lo stregone non rallentò il passo.
“Se prendi quel cavallo, sarai un disertore.”
Gunt afferrò le redini. “Chi di voi viene con me?” chiese agli altri.
Ryhana e Khefra guardarono Grenn, mentre Angotte non smise di fissare Gunt.
“Non fare lo stupido” disse la strega di Nazedir. “Grenn ha ragione.”
Gunt strinse le redini. “Sofion era uno di noi e voi non volete nemmeno provare a vendicarlo.”
“Lo scopo del nostro ordine non è la vendetta” disse Grenn. “In questo villaggio è successo qualcosa di brutto, puoi capirlo da solo. E credo che abbia a che fare con quella mutaforma. Se scopriamo che cosa è successo a Castis, sono sicuro che scopriremo dove è andata a nascondersi quella dannata assassina.”
Gunt sembrò rifletterci sopra. “Dannazione” disse lasciando le redini. “Io non sono affatto sicuro quanto te.”
“Vieni” disse Grenn. “Diamo un ultimo saluto a Sofion e seppelliamolo. Dopo decideremo che cosa fare.”
Gunt e Khefra scavarono una buca dopo che Grenn aveva indicato un punto a un centinaio di passi dalla baracca più esterna.
Lei e Angotte erano rimaste di guardia a scrutare nella boscaglia mentre Grenn osservava il pozzo.
“Secondo te che cosa è successo?” le chiese per rompere il silenzio.
Non aveva parlato molto con la strega durante il viaggio. Lei, Gunt e Sofion se ne stavano per proprio conto e parlavano solo con Grenn.
Angotte scrollò le spalle. “Non ho mai visto una cosa del genere. Non saprei dirti.”
“Secondo te sono morti tutti?”
“Finché non vedrò i loro cadaveri, penserò che sono vivi.”
“Dove?”
“Dove potrebbero nascondersi due o trecento persone secondo te?”
“Non lo so” rispose. “Mi dispiace per Sofion.”
“Non l’hai ucciso tu.”
“Lo so. Quella mutaforma. Che cos’era? Non ho mai visto quel potere.”
“È raro” disse Angotte. “Solo un mantello su diecimila lo possiede. Siamo stati molto sfortunati a trovarne una proprio qui.”
Ryhana annuì.
Mentre parlavano, Gunt e Khefra avevano calato il corpo di Sofion nella buca. Lo stregone era stato avvolto nel suo mantello e in un lenzuolo bianco preso da una delle baracche abbandonate.
Grenn si avvicinò al fosso e vi gettò una rapida occhiata. “Credeva nell’Unico o negli antichi Dei?” chiese a Gunt.
“Una volta l’ho visto pregare davanti a un altare di Albart.”
Grenn sospirò. “Che la sua anima possa navigare per il Grande Mare degli Spettri fino a trovare l’Isola del Riposo Eterno alla fine dei tempi.” Fece un cenno a Khefra.
La ragazza sbuffò. “Io ho scavato la buca. Perché non la fai riempire a quelle due?”
“Dopo ti riposerai per il resto della giornata.”
“Il sole è già tramontato” si lamentò Khefra.
Grenn le girò le spalle. “Restiamo qui fino a domani mattina, poi ci rimetteremo in marcia.”

 
  
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