Cap. 6: I am the tyrant
Hail to the beast, to the pain that it brings
To the ashes it leaves after coming unseen
Over the hills we were carried by the wind
For the glory we will rise up once again
I am the tyrant, crowned and fallen
Before the age of men
I am the hunter, bound and rotten
Beyond the gates of hell!
(“I am the tyrant” –
Frozen Crown)
Ivar emerse dal colloquio con Harald molto
turbato, con mille emozioni contrastanti che lo confondevano e lo
destabilizzavano. Adesso capiva perché il Re dei Norreni aveva voluto parlare
con lui da solo e gli aveva detto di non riferire niente a Aethelred: il
Principe Sassone non avrebbe mai potuto approvare quello che Harald intendeva
fare, anche se adesso viveva a Kattegat ed era felice non aveva certo
dimenticato che suo fratello regnava in Wessex e non avrebbe mai accettato una
spedizione ostile contro di lui. Il piano di Harald su questo punto era fin
troppo chiaro: razziare le coste, colpire i villaggi e dare battaglia fin
quando le colonie della Northumbria non fossero tornare sotto il dominio
norreno.
Ma il problema era un altro: cosa ne pensava
Ivar di questo piano?
Il giovane vichingo non se la sentiva di
tornare alla dimora regale e rivedere Aethelred finché non avesse fatto
chiarezza dentro di sé, ed era ben lontano da questo. Camminò lentamente,
aiutandosi con la stampella, prima verso il molo della città, il luogo da cui
partivano sempre le spedizioni dei Vichinghi, che fossero commerciali,
esplorative o decisamente ostili. Ascoltava le voci degli uomini che caricavano
le navi e che si preparavano alla partenza e il loro entusiasmo gli faceva
male. Anche lui era partito più di una volta da quel molo e con lo stesso
entusiasmo, già per il semplice fatto di imbarcarsi per una nuova avventura
emozionante. Ed era proprio lì che stava il suo dilemma. Ivar non si sentiva
del tutto a suo agio a Kattegat, non si sentiva accettato e questo lo aveva già
spiegato a Aethelred, sentiva che il suo destino non era quello di starsene lì
a far niente, guardando Bjorn che governava; il suo sangue vichingo ruggiva
dentro di lui e lo spingeva a partire ancora una volta, a sentirsi libero e
forte, a veleggiare verso altre terre per razziare, combattere, conquistare.
Harald aveva ragione, lui non era un esploratore come Ubbe, a lui non
interessava semplicemente scoprire nuovi territori, Ivar voleva la conquista!
Sì, però… proprio il Wessex, il Paese natale
del suo compagno? Ivar aveva pensato già da qualche tempo di riprendere il
mare, ma la sua intenzione era di dirigersi verso le coste iberiche, come
avevano fatto anni prima Bjorn, Hvitserk e Floki, e razziare là. Era da molto
tempo che accarezzava questo sogno, ma poi c’era stato l’arrivo di Igor e
Katja, in seguito Harald e Ingrid si erano autoinvitati
a Kattegat e costituivano una minaccia continua… insomma, non era mai stato
il momento giusto per decidersi a mettere insieme una flotta e partire. Adesso,
però, sembrava che il momento opportuno fosse finalmente giunto: Harald si
sarebbe occupato di organizzare le navi e gli uomini per la spedizione e Ivar
non avrebbe dovuto far altro che unirsi a lui. Tra l’altro, visto che Harald
stesso avrebbe lasciato Kattegat, non ci sarebbe stato più nemmeno da
preoccuparsi di lui, la corona di Bjorn sarebbe stata al sicuro. Tutto sembrava
filare liscio, era come se gli dei in persona avessero ascoltato i desideri di
Ivar e si fossero adoperati per sistemare tutto e permettergli di realizzarli.
Ma… proprio il Wessex?
L’odore del mare e la carezza del vento
sembravano sirene che chiamavano Ivar, che lo tentavano e lo spingevano a
prendere la decisione giusta, quella
che lo avrebbe davvero reso felice: partire con Harald, sentire di nuovo la
forza dello spirito vichingo dentro di sé, ritornare ad essere un guerriero
spietato, un razziatore, il terrore dei cristiani…
Ma Aethelred cosa avrebbe pensato di tutto
ciò?
Ivar si strappò a forza dal molo, si
allontanò dalle navi tentatrici e dai pensieri che gli suggerivano. Non doveva
indulgere in quelle fantasie, non poteva farlo, avrebbe ferito Aethelred,
distrutto il loro legame, doveva pensare a lui e a tutti i momenti felice che
avevano trascorso insieme. Il giovane decise di dirigersi verso la spiaggia di
Kattegat, il luogo in cui lui e Aethelred si erano baciati per la prima volta,
dove si erano ritrovati più e più volte dopo aver temuto di perdersi. Sì,
doveva andare là, quello era il mare a cui doveva pensare, il mare che gli
ricordava il colore degli occhi di Aethelred e tutto il loro amore.
Mentre si muoveva più in fretta che poteva
verso la spiaggia, si ritrovò davanti Tiago. Era da qualche giorno che non ci
parlava, ovviamente non sapeva che il ragazzo adesso era molto impegnato con Erik, e pensò di approfittare dell’occasione.
“Ah, Tiago, visto che sei qui ti posso
avvertire subito di una cosa: non c’è più bisogno che tu tenga d’occhio Re
Harald, non ha nessuna mira su Kattegat e anzi nei prossimi giorni vuole
partire per… beh, per nuove spedizioni di conquista” gli disse.
La notizia sollevò non poco il giovane
spagnolo, che si sentiva in colpa per non aver svolto al meglio il compito che
gli era stato affidato: non aveva mai riferito a Ivar e Aethelred dell’accordo
tra Harald e Erik e non era nemmeno stato così assiduo nel seguire il Re dei
Norreni poiché Erik, prendendolo come suo schiavo
da letto, voleva averlo a disposizione. Se Re Harald aveva altre intenzioni
e presto sarebbe partito era meglio per tutti, non c’erano pericoli per
Kattegat e anche Erik sarebbe stato sciolto dall’impegno preso con lui.
“È una buona notizia, no? Re Harald non sarà
più una minaccia per Kattegat e per il trono di Re Bjorn” replicò Tiago,
soddisfatto.
Ivar, però, non pareva condividere il suo
entusiasmo.
“Certo, certo, è una buona notizia” mormorò. Si
allontanò senza dire altro, lasciando Tiago a guardarlo sorpreso.
Il giovane vichingo aveva pensato di andare
alla spiaggia, ma in quel momento si rese conto che, in realtà, non ne aveva
davvero voglia. Erano tutte scuse per non tornare alla dimora regale e non
dover affrontare Aethelred, tuttavia ora capiva che tergiversare sarebbe stato
perfettamente inutile. Re Harald in persona avrebbe detto a tutti, magari già
quella stessa sera, che intendeva partire per il Wessex e riconquistare le
colonie della Northumbria, avrebbe sicuramente invitato i veri Vichinghi ad unirsi a lui in questa spedizione e quindi
Aethelred sarebbe venuto comunque a saperlo.
Ciò che continuava a tormentare Ivar era
un’altra cosa… era il desiderio che lui stesso aveva di unirsi alla spedizione,
di ritrovare il suo spirito vichingo che in quei mesi trascorsi in ozio a
Kattegat pareva aver perduto. Il dramma era che lui voleva disperatamente
partire con Harald, non ne poteva più di sentirsi inutile e pure sgradito alla
corte di Bjorn… ma allo stesso tempo era lacerato dalla consapevolezza che, se
fosse partito per razziare il Wessex, avrebbe tradito e ferito Aethelred nel
modo più ignobile.
Ad ogni modo non poteva evitare di
confrontarsi con il suo compagno finché non avesse preso una decisione, doveva
tornare alla dimora regale e parlargli. Chissà, magari rivedere Aethelred e
parlare con lui gli avrebbe fatto capire che ciò che davvero contava era
stargli accanto e gli avrebbe tolto il desiderio di imbarcarsi per la
spedizione. In fondo erano Vichinghi, no? Sicuramente ci sarebbero state altre
navi, altre partenze, altri viaggi per conquistare e razziare e magari non
diretti proprio verso la patria del suo compagno! Sì, avrebbe fatto proprio
così, avrebbe aspettato un’altra spedizione, così non avrebbe dovuto reprimere
la sua voglia di avventure e conquiste ma non avrebbe dovuto neanche spezzare
il cuore del giovane che amava. Convinto che quella fosse la decisione più
saggia, Ivar si diresse verso la dimora regale.
Le cose andarono proprio come Ivar aveva
previsto: durante il banchetto di quella sera, infatti, Harald annunciò a tutti
che avrebbe organizzato una spedizione per la riconquista delle colonie della
Northumbria e incitava più Vichinghi possibili a unirsi a lui per mostrare
ancora una volta che lo spirito vichingo era sempre vivo e forte.
“Ho già iniziato ad allestire le navi e
intendo partire al più presto, perciò chi vuole venire con me deve decidere
subito!” esclamò, guardandosi intorno con aria trionfante. “Dovete decidere se
continuare a seguire il vostro Re, Bjorn La Corazza, che vi guiderà in una vita
pacifica ma priva di emozioni, una vita da contadini, artigiani e commercianti…
o se volete seguire me, il Re dei Norreni. Io vi guiderò a razziare, a
combattere, a conquistare, perché rappresento i veri Norreni che non coltivano
la terra, non commerciano, i veri Norreni sono guerrieri indomiti, viaggiano e
conquistano nuove terre, io sono il portavoce dei valori dei Vichinghi, dei
nostri padri, dei nostri dei. Quindi, chi è con me?”
Un coro di urla entusiastiche rispose
all’appello di Harald e pareva proprio che, in capo a pochi giorni, Kattegat si
sarebbe svuotata quasi completamente lasciando soltanto donne, bambini e
anziani… In realtà, come ben sappiamo, molti degli uomini che avevano aderito
in un primo momento alla spedizione sull’onda dell’entusiasmo poi ci avrebbero
ripensato, si sarebbero detti che, alla fine, Harald non era mai stato fedele
alle sue promesse e che, al contrario, Re Bjorn assicurava loro e alle loro
famiglie un futuro prospero e tranquillo. Certo, era nell’indole dei Vichinghi
viaggiare, esplorare e razziare, ma di avventure ne avevano vissute fin troppe
a Kattegat negli ultimi tempi, prima con le battaglie per il dominio della
città, poi con l’invasione dei Rus’… insomma, molti di loro volevano solo
vivere in pace almeno per un po’, poi chissà, più avanti sarebbero partiti per
qualche destinazione sconosciuta. Molti di quelli che desideravano l’avventura
erano già partiti con Ubbe e la sua missione esplorativa, perciò, alla resa dei
conti, non sarebbero stati moltissimi quelli che avrebbero seguito Harald. E
poi c’erano sempre gli indecisi…
Harald, tuttavia, era molto compiaciuto.
Avrebbe organizzato la sua spedizione di conquista e si sarebbe ricoperto di
gloria immortale, o così almeno sembrava. E, almeno in apparenza, si era fatto
valere su Bjorn che ormai pareva aver scelto un futuro da pantofolaio per sé e per la sua città.
Chi, invece, era rimasto sconvolto dal
discorso di Harald era proprio Aethelred. Non era quella la sede opportuna per
opporsi al Re dei Norreni in persona, ma l’idea che delle navi vichinghe si
dirigessero nuovamente nel Wessex per razziare dopo tutto quello che suo
fratello Alfred aveva fatto per creare un luogo pacifico dove Sassoni e
Vichinghi potessero vivere fianco a fianco… beh, era oltraggiosa! Il Principe
Sassone si alzò di scatto da tavola, fissò con uno sguardo fiammeggiante Harald
e poi si diresse precipitosamente verso le sue stanze, ritenendo di aver già
udito fin troppo.
Ivar aveva la vaga sensazione che tutti gli
sguardi fossero puntati su di lui, come se avesse scritto in fronte che era
tentato dalla proposta del Re dei Norreni. Si alzò anche lui da tavola, lanciò
uno sguardo sfuggente a Harald che invece sembrava aspettare proprio la sua
risposta e, aiutandosi con la stampella, si incamminò per raggiungere
Aethelred.
Il giovane era seduto sul letto, evidentemente
fuori di sé per la rabbia.
“Come si permette, quello? Visto che non è
riuscito a convincere la gente di Kattegat a sceglierlo come Re al posto di
Bjorn adesso prova a sedurli con il miraggio di grandi conquiste? È vergognoso
e non capisco perché Bjorn glielo permetta!” diceva, con i pugni stretti e gli
occhi luccicanti d’ira.
Ivar si sedette accanto a lui.
“Harald è il Re dei Norreni, comunque abbia
conquistato quella corona” replicò. “Ha il diritto di incitare gli uomini a
partire con lui, se lo desidera, è così che funziona tra i Vichinghi. È
un’opportunità che concede a chi è in cerca di avventure e battaglie, ma
nessuno deve andare con lui se non vuole. Non è una vera e propria ribellione a
Bjorn, piuttosto è come se…”
“Sì, va bene, e anzi dovremmo essere felici
che se ne vada da Kattegat” lo interruppe Aethelred. “Ma perché proprio il Wessex? Perché le colonie della
Northumbria? Sono quasi due anni che mio fratello Alfred ha donato ai Vichinghi
quelle terre perché ci vivessero in pace, fianco a fianco con i Sassoni. Ha
lasciato liberi i Norreni di seguire le loro tradizioni e adorare i loro dei.
Perché Harald deve andare a distruggere un equilibrio che si è creato con tanta
fatica? Potrebbe dirigere le sue navi verso qualsiasi altra direzione!”
“In realtà non è proprio così” spiegò Ivar.
“È vero che quando tu sei partito con Hvitserk e gli altri per venire qui a
Kattegat tuo fratello aveva lasciato libere le colonie vichinghe ma… ma adesso
le cose sono cambiate, non so per quale motivo, ma sembra che i missionari
cristiani si stiano spingendo sempre di più nelle terre Sassoni e addirittura
in qualche città della Danimarca, cercando di convertire i Norreni. Temo che Re
Alfred abbia perso per strada la sua apertura mentale…”
Aethelred si voltò a guardarlo con sospetto.
“E tu che ne sai? Chi ti ha dato notizie di
mio fratello? È stato Re Harald, forse? Sei d’accordo con lui, allora, stai
pensando di unirti anche tu a quella disgraziata spedizione?” lo incalzò.
E, almeno in quel momento, Ivar pensò che no,
non lo pensava affatto e non lo desiderava. Partire per il Wessex avrebbe
distrutto il suo legame con la persona più importante della sua vita, con il
suo Aethelred, che adesso gli era davanti e continuava a fissarlo a metà tra il
deluso e l’offeso.
“No, non voglio unirmi alla spedizione di
Harald” rispose Ivar. “Tuttavia un giorno dovremo pensare a questa faccenda dei
cristiani che vogliono convertire i Norreni, sappi che non mi piace affatto e
che, se ci sarà bisogno, lotterò per difendere gli dei e le tradizioni dei
Vichinghi.”
Lo sguardo di Aethelred si addolcì subito.
“E io non ti impedirò di farlo, anzi, se ci
sarà bisogno andrò a parlare con Alfred per convincerlo a lasciare ai Vichinghi
la libertà di credere nei loro dei, come era stato deciso prima che io partissi
dal Wessex” disse.
Ivar era sopraffatto dall’emozione. Come
aveva potuto anche soltanto pensare di tradire la fiducia del suo Aethelred che
era così disponibile e pronto a mettersi al suo fianco? Com’era possibile che
le parole di Harald lo avessero indotto a desiderare qualcosa che non fosse
vivere con Aethelred per il resto della sua esistenza? Lo prese tra le braccia,
lo strinse a sé e lo baciò appassionatamente, mentre con ogni bacio e ogni
carezza gli chiedeva silenziosamente perdono per ciò che non avrebbe mai dovuto
sapere. Lo spogliò e si liberò dei propri vestiti, scivolando con Aethelred nel
letto e continuando a baciarlo e ad accarezzarlo fino a quando non si spinse in
lui, lentamente, intensamente e per un tempo infinito, lasciando che fosse
ancora una volta il linguaggio dei loro corpi fusi assieme a ricomporre un
dissidio che non era nemmeno venuto fuori, ma che gravava come un’ombra oscura
sul cuore di Ivar… ma ogni oscurità si sciolse al calore della passione e
dell’amore dei due giovani.
Tuttavia non era ancora finita!
Harald partì una settimana dopo, con un buon
numero di navi e di uomini, eppure non era completamente soddisfatto.
Comprendeva benissimo che, se qualcuno dei figli di Ragnar si fosse unito alla
sua spedizione di conquista, molti più uomini lo avrebbero seguito; tuttavia
sperava di aver piantato un seme nella mente di Ivar e di qualcun altro e che
magari, prima o poi, lo avrebbero raggiunto.
L’assenza di Harald, però, fu la scintilla
che accese un nuovo fuoco…
Tiago, che ovviamente non si limitava a fare
lo schiavo da letto di Erik ma
continuava a seguirlo per accertarsi che non si mettesse nei guai, si accorse
che l’uomo aveva iniziato ad incontrarsi con la Regina Ingrid e, se i primi
incontri erano stati perlopiù accese discussioni sul fatto che lei non
sopportasse di vederselo girare attorno dopo tutto ciò che le aveva fatto
mentre lui ribadiva di essere una persona diversa, ad un certo punto i due
sembrarono accordarsi su certi particolari. Ingrid era, di fatto, la Regina dei
Norreni e fungeva da reggente in assenza di Harald, pertanto Erik aveva
iniziato a proporle di far valere il suo titolo e, magari, di tornare a
Tamdrup, la capitale, per farsi conoscere e accogliere dai suoi sudditi anche
se suo marito era lontano. E ad Ingrid la cosa sembrava non dispiacere affatto…
Il problema, però, era che Tiago sapeva
benissimo che Ingrid non era ciò che voleva sembrare: la donna, infatti, era
una strega capace di evocare i demoni e gli spiriti dei morti per fare del male
alle persone e per ottenere ciò che desiderava. Tiago era venuto a conoscenza
del fatto perché, trovandosi a spiare Harald per conto di Ivar e Aethelred,
aveva finito per tenere d’occhio anche lei e, una notte di qualche settimana
prima, l’aveva seguita. Ingrid si era recata nel luogo dove si era svolta la
battaglia più sanguinosa tra i Norreni e i Rus’ e lì aveva acceso un fuoco, si
era dipinta il volto di strisce bianche e nere come una sorta di sacerdotessa
e, vestita solo di una tunica leggera, aveva evocato gli spiriti di coloro che
erano morti in battaglia ed eseguito altri strani riti che il ragazzo non aveva
compreso e che non ci teneva a conoscere. Però aveva capito che Ingrid era
pericolosa e che Erik non doveva in alcun modo fare accordi con lei, tanto più
che la donna non lo aveva certo perdonato per averla imprigionata e venduta
come schiava anni prima e sicuramente aveva in mente qualcosa anche contro di
lui. Tiago sapeva bene quali danni potesse causare una donna che praticava la
magia nera: da bambino, ad Algeciras, era rimasto orfano molto piccolo ed era
stato allevato da una anziana guaritrice di nome Inés. La donna era conosciuta
nel suo quartiere come una curandera,
ossia una persona che sapeva usare le erbe per curare varie malattie, ma era in
grado di fare anche altro, conosceva i principi della natura e le forze che
regolano l’Universo e proprio attraverso l’uso di tali energie era in grado non
solo di curare con tisane e decotti, ma anche di risolvere conflitti interiori,
rivalità tra famiglie, malesseri dell’anima e di eliminare il malocchio. Inés
non aveva figli né figlie e così aveva iniziato a insegnare al piccolo Tiago a
riconoscere e usare le erbe, ma soprattutto a saper sentire le persone, a comprendere cosa avessero dentro, a
rispettare e usare nel modo giusto le leggi e le energie dell’Universo per fare
del bene. Tiago era ancora troppo piccolo per diventare anche lui un curandero e, a dir la verità, queste
cose da una parte lo affascinavano e dall’altra lo spaventavano, perché Inés
aveva badato bene a metterlo in guardia dai pericoli e dalle seduzioni della
magia nera, poi era stato catturato e portato via come schiavo da Bjorn e i
suoi uomini e non ci aveva pensato più tanto. Solo a volte aveva usato le sue
conoscenze per medicare qualche schiavo ferito o curare gli schiavi ammalati,
ma nulla di più. Sapeva però che quello che faceva Ingrid era esattamente ciò
da cui Inés lo aveva sempre messo in guardia e così non poteva permettere che
Erik si avvicinasse troppo a lei, doveva avvertirlo e farlo ragionare.
Già, ma come avrebbe fatto a farsi dare
ascolto?
Fine capitolo sesto