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Autore: etienne86    18/10/2021    14 recensioni
Nella storia originale siamo a un passo dalla Rivoluzione. Quando Oscar e Andrè raggiungono i loro compagni in caserma il 13 luglio 1789, lei dichiara apertamente il loro legame, la decisione di lasciare l'esercito e seguire il suo uomo, anche di lottare col popolo francese, se lui lo vorrà. E Alain le propone di continuare a guidarli, ma schierandosi coi cittadini in rivolta. La malattia di Oscar rimane un segreto che lei si porterà nella tomba.
Ho immaginato uno scenario diverso...proprio partendo da qui (mentre mia figlia mi ripeteva le lezioni di storia...)
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Oscar François de Jarjayes, Quasi tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 2

 

Lo osservava mentre divorava avidamente il pasticcio di carne fredda che Marron aveva servito loro in cucina.
Era rimasta colpita nel vedere Oscar tornare a casa con un soldato che non fosse suo nipote, ma non aveva fatto domande.  
Mentre si versava il vino, Alain lanciò un'occhiata fugace al piatto che lei non aveva toccato. Glielo allungò.
"Se vuoi favorire...non ho fame."
"Che bella sensazione dev'essere, comandante!" le rispose con la bocca piena.
Aveva capito che non avrebbe affrontato l'argomento per cui l’aveva seguita fin lì finchè non fosse stato completamente sazio, quindi attese pazientemente.
"Che cenetta appetitosa! Mi sa che dovevo cominciare prima ad accompagnarvi a casa..."
"Puoi restare a dormire, se vuoi, così avrai anche una ricca colazione…"

Alzò gli occhi, come a soppesare quella sua proposta.
"Uhm...mentre mangio potremmo fare un po' di conversazione, non vi pare?Raccontatemi qualcosa, mentre aspettate..."
"Qualcosa?" ripetè sospettosa "Vuoi sapere perchè sono andata dal medico? Questi non sono..."
"No, questo già lo so!" la interruppe, pulendosi la bocca con la manica della divisa. Gli indicò il tovagliolo accanto al piatto.
"Il dottore non è solito chiudere l'uscio di casa, per vostra sfortuna..."
Spalancò gli occhi, sorpresa. Cominciava a sentirsi come un topo in trappola.
"Ma non preoccupatevi! Ho avuto la buona creanza di voltarmi mentre vi visitava! Grandier mi avrebbe cavato gli occhi... e forse voi pure, a giudicare da come mi fissate!"
Non era quello a spaventarla, e certamente Alain l'aveva capito: era tutt'altro che stupido.
Abbassò lo sguardo, a volte temeva potesse leggerle dentro.
"Quindi, se sai già tutto, di cosa dovrei parlarti?"
"Parlatemi di Grandier. Spiegatemi com'è possibile che un giovane educato e pulito come lui abbia lasciato un luogo come questo per unirsi al corpo militare più reietto dell'esercito?"
"Davvero non lo sai, Alain?"
"Vorrei che me lo spiegaste voi..."
Sospirò.
"Andrè è stato il mio attendente per quasi vent'anni. Quando ho lasciato il comando della Guardia Reale ha deciso di arruolarsi...per continuare a stare accanto a me, nonostante lo avessi lasciato libero di fare la vita che più gli aggradava. Tu invece, come lo hai conosciuto?"    
Con un sorso svuotò il bicchiere.
“Compagno di bevute! E prima di arruolarsi, Andrè beveva parecchio. Sempre solo,
e triste, anche quando era ubriaco fradicio.”

Le puntò addosso il suo sguardo insolente.
“O gli lasciavate troppo tempo libero…o lo facevate davvero soffrire molto…”
Pensò di aver sopportato abbastanza le sue stoccate.
“Cosa vuoi da me, Alain?”
“Voglio che siate voi a dirgli la verità, sulle vostre condizioni…e sulle sue. Non obbligatemi a mettermi in mezzo”
“Hai appena detto che l’ho fatto soffrire tanto…come pensi potrebbe reagire di fronte alla gravità della mia malattia? Sapendo che potrei morire…molto presto?”
Allentò il nodo del suo immancabile fazzoletto rosso e stirò le gambe.
“Francamente non lo so, comandante. Ma so che non c’è libertà senza verità, e me lo avete insegnato voi! Andrè, in questo momento, non è un uomo felice. Combatte con tutte le sue forze per continuare a vivere un amore che ormai si è ridotto, per lui, alla sola vicinanza con la vostra persona, alla sola possibilità di vedervi…e sa che tutto questo durerà ancora per poco. Non intende rinunciarvi, ed è il solo motivo per cui non vi ha parlato del suo problema. Credo che l’unica sua aspirazione, ora, sia …riuscire a morire per voi. Prima di perdere completamente la vista!”
Le sue parole le arrivarono come un vento gelido attraverso una porta spalancata…non avrebbe voluto sentirle, ma sapeva che erano vere. Ricordò  la notte in cui si era offerto alla spada di suo padre, chiedendo di morire per lei…prima di lei.
Sì, Alain non si sbagliava.
“Voglio che non rinunciate a curarvi, a vivere. E ignorare le parole del medico, come immagino intendiate fare, equivale a gettare l’arma in un duello. Morirete voi…morirà anche lui…a che scopo?”
“Alain, tu hai idea di cosa si stia per scatenare in Francia? Il Re e la sua corte non intendono scendere a patti col Terzo Stato, richiamano a Parigi le guarnigioni dell’esercito! Scoppierà una guerra tra il popolo e l’esercito francese…una guerra civile!”
“Certo che me ne rendo conto, comandante. E vi posso dire con certezza che non c’è un solo soldato della Compagnia B che imbraccerà il fucile contro i parigini in nome di Sua maestà! Ma – e abbassò la voce, continuando a fissarla- la cosa non riguarda né voi né Andrè”
“Perché sono una nobile? Perché lui è legato ad un’aristocratica?” gli urlò, rabbiosa.
“No-le rispose con estrema calma- perché voi siete già…qualcosa oltre tutto questo”
Lo fissò, interdetta.
“Non lottiamo forse per stabilire giustizia ed uguaglianza tra i cittadini di questa nazione? E allora ditemi se sono in errore quando affermo che voi rappresentate già quello che vogliamo ottenere, quello a cui aspiriamo! Siete una donna che fa un lavoro da uomo, e lo fa bene, meglio di chiunque abbia mai conosciuto, lo fa con responsabilità, avendo a cuore la vita di ciascuno dei suoi uomini. Nessuno avrebbe fatto quello che avete fatto voi, quando Gerard ha venduto il suo fucile o quando siamo stati incarcerati e condannati per diserzione. Non ci avete mai trattato come un nobile fa con un popolano, e noi siamo dei miserabili, vi abbiamo attaccato e sbeffeggiato…eppure mai una punizione, mai un’umiliazione da parte vostra.”
Fece una pausa, e questa volta Oscar non lo interruppe.
“Riguardo ad Andrè…è un popolano istruito come un nobile, ammesso a corte, a diretto contatto con la più elevata nobiltà francese, che ha con voi un rapporto paritario, unico! E’ cresciuto al vostro fianco, diventando un uomo buono e intelligente, un amico leale. Nessuno dei miei compagni, che pure mi conoscono da sempre, ha pensato di portarmi la paga e preoccuparsi per la mia prolungata assenza, quando Diane è morta” continuò, chinando il capo.
“Non si è mai vendicato di quelli che l’hanno pestato vigliaccamente…scommetto che non lo ha fatto neppure con chi lo ha accecato all’occhio sinistro!”
Oscar annuì.
“Si innamora di una nobile e vive questo sentimento nonostante le leggi attuali lo vietino, nonostante il suo rifiuto…con un’intensità che non ho mai visto, in nessun altro” Ridacchiò da solo.
“Il massimo del mio coinvolgimento per una donna non va oltre la settimana!”
Anche Oscar sorrise, di fronte a quella confessione.
“Comandante, io sono certo che Andrè darebbe la sua vita per voi, ma credo che fareste altrettanto per lui”
E si fermò attendendo una sua risposta.
“Alain, sarei disposta a sacrificare la mia vita per ognuno dei miei uomini. Penso sia il dovere di un comandante”
“Vi credo. E penso siate l’unico ufficiale dell’intero esercito francese ad interpretare così il proprio ruolo. So che sareste disposta a morire per ognuno di noi. Ma credo anche che ci sia un solo soldato della Compagnia senza il quale voi non potreste vivere”
Non si aspettava un’appassionata confessione d’amore, ma doveva essere sicuro dei suoi sentimenti. Puntò gli occhi nei suoi, che lo fissavano imperturbabile.
“Se mi dovessi sbagliare, basterà una sola vostra parola, e smetterò di parlarvene”
Ma Oscar tacque e lui notò come un’ombra calare sul suo viso.
Poi lei sussurrò “Non c’è più tempo…per noi…”
A udire quelle parole Alain si infiammò e fu lei, allora, a vederlo stravolto, come quella sera, in cui parlava loro, accasciato accanto al cadavere di Diane, rifiutando di accettare la sua morte, di darle una degna sepoltura.
“No, non lo dite…non lo dite” e si alzò di scatto, poggiando le braccia sul tavolo.
“C’è sempre una possibilità, finchè c’è vita! Gliel’avrei gridato come ora faccio con voi, se Diane me ne avesse parlato, se non avesse avuto vergogna del suo dolore!”
Si ricompose e tornò a sedersi.
“E’ così difficile trovare l’amore e poterlo vivere, in questo nostro tempo maledetto.
Quante persone avete incontrato che abbiano potuto godere di questa felicità? Non è forse un bene prezioso e raro? Non è forse un obbligo dare una possibilità ad un amore condiviso per rispetto di tutti quelli infelici ed impossibili? Il popolo non lotta forse per potersela guadagnare un po’ di felicità? E allora voi perchè la considerate un lusso e non un diritto?  Bisognerebbe tentare di essere felici...non fosse altro per dare l'esempio!”* 
Oscar pensò per un attimo allo strazio di Fersen e Maria Antonietta, alle lacrime di Rosalie e al dolore composto di Girodel, al gesto estremo di giovani poco più che bambine, come Diane e Charlotte de Polignac. Rivide se stessa, il viso nascosto contro la porta delle scuderie, la consapevolezza, in quel momento, della felicità completa che un amore ricambiato e vissuto può regalare e che le veniva negata.
“C’è tanta avidità e sete di potere anche tra chi cavalca la rabbia popolare” riprese Alain, alzandosi “ma è per un mondo di persone come voi due che io combatto e sono disposto a morire. Siete la primizia della società in cui vorrei vivere, un domani, dopo aver spazzato via le ingiustizie di quella attuale. Siete voi quello che intendo vedere nella nuova Francia che nascerà da tutto questo. E siete la famiglia che voglio difendere e proteggere…a tutti i costi”
Poi abbassò la voce, divenne quasi dolce.
“Non c'è bisogno di morire per dimostrare il proprio valore”
Oscar lo guardò commossa e turbata.
Alain la fissò intensamente, per qualche secondo, poi riprese col suo tono leggero.
“E’ ora di andare a dormire, comandante !”
“Non tornare a Parigi col buio, Marron ti indicherà dove puoi riposare per stanotte”
gli rispose Oscar, alzandosi a sua volta.
Lo vide dirigersi verso le stanze degli ospiti, alle spalle della sua balia, imitandone la buffa andatura, strappandole un sorriso.
Al suo risveglio, seppe che aveva lasciato il palazzo alle prime luci dell’alba.

 

 

*frase di Jacques Prevert

  
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