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Autore: etienne86    16/10/2021    15 recensioni
Nella storia originale siamo a un passo dalla Rivoluzione. Quando Oscar e Andrè raggiungono i loro compagni in caserma il 13 luglio 1789, lei dichiara apertamente il loro legame, la decisione di lasciare l'esercito e seguire il suo uomo, anche di lottare col popolo francese, se lui lo vorrà. E Alain le propone di continuare a guidarli, ma schierandosi coi cittadini in rivolta. La malattia di Oscar rimane un segreto che lei si porterà nella tomba.
Ho immaginato uno scenario diverso...proprio partendo da qui (mentre mia figlia mi ripeteva le lezioni di storia...)
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Oscar François de Jarjayes, Quasi tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1
 

Luglio 1789

Scese le scale, piano, e volse lo sguardo al cielo.
Era bianco come il latte, senza sole, senza nubi. Una leggera pioggerellina insisteva a scendere sulle strade di Parigi e rendeva l'aria satura di umidità, senza tuttavia ripulirle.
Fece cenno al cocchiere che l’aspettava fuori dalla casa del dottor Lasonne. Una carrozza anonima, questa volta, senza lo stemma di famiglia, l’aveva attesa in un cortile lì vicino, per non dare nell'occhio. Ed anche Oscar si coprì il capo col cappuccio del mantello, istintivamente, anche se tra qualche istante sarebbe stata al riparo. Entrò nell'abitacolo e si lasciò cadere sul sedile. Il vetturino stava aspettando che gli indicasse la prossima destinazione, ma si sentiva paralizzata da un sordo dolore.
Non pensava alla sua malattia, alla morte certa che l’attendeva se non si fosse presa cura di se...nella sua testa rimbombavano le parole del medico...
Possibile che non ve ne abbia parlato? Che si sia tenuto tutto per se?
Pensò che aveva fatto molto di più, aveva recitato alla perfezione quando le erano venuti dei sospetti, l'aveva ingannata! Maledizione! E sferrò un pugno contro il cuoio del sedile.
Dopo un attimo sentì qualcuno aprire velocemente la portiera della carrozza ed entrare per poi sedersi di fronte a lei. Con un gesto altrettanto repentino estrasse il piccolo pugnale che portava legato alla cintola, in assenza della spada di ordinanza, ma non attaccò.
"Chi siete? Cosa volete?" urlò, mentre cercava di capire se il cocchiere fosse ancora al suo posto o fosse stato eliminato.
Ma dall'esterno non arrivava alcun rumore, solo l'impercettibile picchiettio della pioggia sulla capotte, e dopo un attimo di esitazione lo sconosciuto abbassò il copricapo e le si rivolse con fare canzonatorio.
"Calma comandante, riponete l'arma. Sono io, soldato De Soisson"
Nel buio dell'abitacolo riconobbe solo la piega beffarda del suo sorriso, mentre il resto del volto rimase nella penombra.
"Maledizione, Alain ! Ti sembra il modo di avvicinarti, questo?" e abbassò il pugnale.
"Mi è andata bene che non avevate i riflessi pronti, vero comandante?"
Si appoggiò allo schienale alle sue spalle, rilassando il corpo e sospirando. Non aveva la forza di sostenere la solita schermaglia con lui, voleva restare sola.
"Cosa vuoi Alain? Perchè mi hai seguito fin qui?"
Diventò improvvisamente serio, non sogghignò più e a sua volta si distese. Il suo volto scomparve nella penombra e quando parlò la sua voce assunse un tono così diverso da non sembrare neppure la sua.
"Me lo ha chiesto lui...di venirvi appresso..."
"Lui?"
"Si, lui...Andre!"
Forse si aspettava che lei ribattesse qualcosa, ma in realtà nessuno parlò per qualche istante.
"E' preoccupato per voi...siete così pallida e magra in questo ultimo periodo...Beh, questo veramente non lo può più vedere, come ormai sapete..."
Strinse i pugni nel buio. Quanto sapeva di quello che era successo poco prima dal dottore?
"Ma si è accorto comunque che non state bene...sostiene che il vostro timbro di voce non sia più lo stesso...che il vostro incedere non sia più così vigoroso...E ha saputo da sua nonna che avete commissionato il vostro ritratto, non ne avete mai voluto uno finora..." si interruppe in una risatina amara "Quanto deve conoscervi bene per capire il vostro stato di salute da tutti questi stupidi dettagli? Si rivolge completamente a voi, come un fiore ai raggi del sole!"
Si appoggiò sulle ginocchia e le si fece vicino, cercando i suoi occhi nell’oscurità.
"Mentre voi non vi eravate accorta che ormai vede solo sprazzi di luce, immagini annebbiate…a meno che non siate ad un palmo dal suo viso!"
Un'osservazione rivolta a lei, per provocarla. Forse, in un altro momento, si sarebbe avventata su di lui, l'avrebbe afferrato per il bavero e gli avrebbe urlato in faccia di stare al suo posto ma in quel frangente...piegò il capo di fronte alla verità.
Come se non fosse successo niente, l'uomo diede un colpo alla portiera e gridò al vetturino di portarli a Palazzo Jarjayes.
"Pensi di scortarmi a casa, Alain?"
"Vi devo parlare, comandante" tagliò corto l'uomo. Poi distese le gambe ed abbassò il copricapo sugli occhi, col chiaro intento di sonnecchiare fino a destinazione.

 

“Lei lo sa, vero?”
Gliel’aveva buttata fuori così, interrompendo uno di quei lunghi momenti di silenzio durante la loro ronda per le strade di Parigi.
Era un passo avanti a lui, non aveva ricevuto risposta.
“Intendo dire…prima di averti sentito nell’armeria…prima che le chiedessi di non sposarsi” insistette.
Questa volta si fermò e si voltò verso Andrè, come a pretendere una replica.
“Si…è come dici…”
Alain sollevò le sopracciglia e sorrise, come invito a continuare.
“Non è come pensi, Alain…è stato orribile! Nel momento sbagliato...nel modo peggiore…”
Alain non sapeva cosa rispondere, stranamente. La loro vita appariva ai suoi occhi come una strampalata commedia, che ti appassiona e diverte ma che, lo capisci da te, riporta situazioni che non potrebbero mai avvenire nella vita reale.
E invece gli era capitato davvero un comandante donna, e non una donna che sembra un uomo, ma una vera femmina, con lunghi capelli biondi e mani affusolate, aristocratica per giunta! E cosa ancora più assurda, aveva scoperto che il suo nuovo amico, quel giovane così apparentemente perbene che si ubriacava tutte le sere nelle bettole della città, era un popolano, servitore della “dama guerriera” e perdutamente innamorato di lei. Se questa fosse stata la trama di uno dei tanti piece teatrali che si vedevano in giro, avrebbe riso per l’assurdità della situazione.
“Eppure…per quanto sappia che le cose…non dovevano andare così…adesso sto meglio, Alain” aveva ripreso Andrè, alzando finalmente il capo e puntando lo sguardo in quello del compagno.
“Tu non puoi capire cosa significhi nascondere i propri ardori, anche quando sei a un passo da lei tutti i giorni, tutto il giorno. Quale sia il prezzo del silenzio, quando la vedi innamorarsi di un altro e fare innamorare a sua volta un altro uomo. E sapere di essere fuori dai giochi semplicemente perché lei è nobile e tu no. Adesso lei lo sa, e non mi importa più se non mi vuole tra i suoi soldati, se evita i miei sguardi. Puoi non crederci, ma sono più libero adesso di quanto lo sia mai stato nei vent’anni in cui le ho fatto da attendente”.
Alain lo aveva ascoltato in silenzio, e in silenzio aveva considerato che forse dapprincipio Oscar non lo aveva voluto, ma adesso non c’era occasione in cui non gli ordinasse di stare al suo fianco…e se Andrè non avesse avuto la vista così guasta si sarebbe accorto, come si era accorto lui, che il comandante non solo non evitava i suoi sguardi, ma li ricambiava con la stessa intensità. E sempre tra se e se, lisciandosi pigramente il mento, rifletteva sul fatto che alla fine Oscar non si era sposata, come lui le aveva chiesto, sottraendosi all’ordine del proprio padre, e aveva rifiutato anche solo l’idea di offrirsi a possibili pretendenti, sebbene ormai un po’ attempata per accasarsi.
Aveva taciuto e dopo aver condiviso con Andrè una fiaschetta di liquore, avevano continuato il loro servizio di guardia.
Ma non aveva mai smesso di osservarli da lontano, muto spettatore del loro rapporto unico e così insolito, ai suoi occhi. Perché si era affezionato ad entrambi, e voleva la loro felicità; capiva che era lì, a portata di mano, e loro continuavano a sprecare tempo prezioso, girandoci attorno. Perché nel suo mondo di felicità ne era entrata davvero poca, e la sventura si era portata via sua sorella Diane e sua madre, tutta la sua famiglia, lasciando solo vuoto e rimpianti.
Così quando tempo dopo Andrè gli aveva chiesto di seguire Oscar, non essendo più in grado di farlo, aveva accettato subito nel suo cuore, fingendo di rifiutare nella realtà. E avendo sentito il comandante ordinare una carrozza per quella sera, aveva scoperto la destinazione e si era fatto trovare là.

 

Con un gesto lento e misurato Alain si appoggiò al sedile e si calò il berretto della divisa sugli occhi. Voleva farle credere di essersi appisolato, mentre il suo intento era quello di prendere tempo…e pensare.
Sorrise tra se riflettendo su quanto gli capitasse spesso, da quando li aveva conosciuti. Lui, così abituato a farsi scivolare addosso le cose e restare sempre centrato sulla realtà, e sulla sopravvivenza, si vedeva quotidianamente proiettato in un mondo di sentimenti a lui totalmente estraneo.
Purtroppo i timori di Andrè erano motivati, il comandante era gravemente malato. E mentre lui, nascosto dietro ad una porta, sbarrava gli occhi di fronte alle parole del dottore, con gli stessi occhi poteva osservare Oscar ricomporsi senza nemmeno un tremito della voce, infilarsi lentamente i guanti senza la minima incertezza nelle dita. Aveva ancora una volta ammirato il coraggio e la fermezza con cui si poneva di fronte agli eventi, anche quando la toccavano così intimamente.
E poi…era bastato un accenno ad Andrè per gettarla nell’angoscia. Quando aveva saputo delle sue reali condizioni, la sua impassibilità era crollata come un castello di carte. Era la conferma di un sospetto che nutriva ormai da tempo, cioè che Oscar, per quanto incredibile potesse sembrare, ricambiasse i sentimenti di Andrè.
Per questo adesso si trovava su quella carrozza, diretto a palazzo Jarjayes. Non era quello che Andrè gli aveva chiesto, ma non voleva più sbagliare. Il suicidio di sua sorella gli aveva insegnato che i sentimenti non erano faccende da prendere alla leggera, motivo di battute e allusioni...
Non erano nemmeno un terreno sul quale si muoveva agilmente, ma questa volta voleva almeno tentare.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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