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Autore: Mercurionos    25/10/2021    0 recensioni
ULTIMO CAPITOLO: Alba e Cenere:
E lì, nell’ombra silenziosa e fredda,
sotto lo scampanellio della pioggia,
Vegeta volse lo sguardo alle proprie spalle,
e la vide.
L'Impero Galattico di Freezer, tirannico dittatore di tutto ciò che esiste: un periodo oscuro e inenarrato. Il rinnovato nucleo dell'impero attende tre guerrieri saiyan, gli ultimi della propria specie, predestinati a mostrare il proprio valore all'Universo. A partire dagli ultimi giorni del Pianeta Vegeta, fino a quel fatidico 3 Novembre, e oltre, nel massimo rispetto del magnifico Manga di Akira Toriyama.
Parte di "Dragon Ball: Sottozero", la vita dell'eroe che non abbiamo visto crescere.
Genere: Avventura, Comico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Freezer, Nappa, Nuovo personaggio, Radish, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Dragon Ball - Sottozero'
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Capitolo 24 – Il Super Torneo della Leggenda, Parte 4 – Anno 2, 13/18 Termidoro
 
Schiva, schiva, schiva. Ora giù! Salta! Capriola! Giù la mano, un’altra capriola, e salta di nuovo!
A Pump non era concesso nemmeno il tempo di pensare ad un contrattacco. Ogni tanto stringeva un pugno, pronto a colpire il muso piatto di Kiwi, ma quando l’idea del gesto stava per concretizzarsi, il ragazzo era già lontano. Ad un certo punto si allontanò più del solito, in un angolo del quadrato.
Devo provare a bloccarlo, come ha fatto Mirk l’anno scorso.
Pump ricordò lo scontro tra Frida e Mirk, alle eliminatorie dell’anno precedente: Mirk era riuscita a spuntarla incassando volutamente un attacco dell’avversaria, quanto era bastato per averla a tiro, e così aveva potuto vincere. Ora non restava che replicare la tattica con un guerriero immensamente più forte della gracile Frida.
 
Kiwi partì all’assalto, percorrendo la diagonale del ring. Pump alzò le braccia, incrociandole davanti al petto, pronta a riceverlo. Kiwi si era fatto vicinissimo, quando Pump sentì qualcuno gridare alle proprie spalle: “Schivalo, stupida!” Ma era troppo tardi: l’impeto violentissimo si abbatté su di lei e venne trascinata verso l’alto. Fece di tutto per restare incollata al terreno, ma si sentiva come se una montagna fosse stata lanciata contro di lei. La sua difesa si infranse come vetro e si ritrovò all’improvviso a mezz’aria. Poi, per un istante, nero totale, un dolore terribile alla schiena: era finita addosso al muro attorno alla pedana.
 
Il commentatore (sempre lui, il rinomato Alexander Cattlan) gridò pieno di entusiasmo e annunciò la fine dello scontro. Pump giacque adagiata contro il muretto per qualche istante, poi finalmente riprese coscienza. Scosse la testa. Imprecò.
“Ehi! Vegeta ti ha insegnato qualche parolaccia succulenta, allora!” Mirk l’aveva sentita.
Pump si mordicchiava il labbro: “Non sono riuscita a fargli nulla, nemmeno per finta, dannazione!”
“Hai resistito per quasi sei minuti, oh. E contro un tizio venti volte più forte di te.” Mirk tentava solo di complicarsi, ma per quanto potesse sembrare gentile, a Pump suonò come una presa in giro: “Venti? I livelli di combattimento non hanno proprio alcun senso! E dove diamine sono Radish e Vegeta?”
“Ah, loro? Sono lì.”
 
Mirk indicò il palco. Non appena Kiwi aveva smesso di salutare il pubblico e di godersi le sue attenzioni (“Piccolo pezzente presuntuoso” lo aveva chiamato Vegeta) i due Saiyan si erano diretti sul ring. La folla impazzì alla vista di quelle due chiome nere come l’abisso: gioiose incitazioni, scommesse gridate da una parte all’altra dell’arena e canti di scherno si mischiarono tutte insieme nella più totale confusione. Né gli arbitri né i conduttori sprecarono tempo ad aspettare il silenzio poiché sapevano che il baccano sarebbe solo aumentato, una volta iniziato lo scontro. Freezer si sporse un poco in avanti, ma solo Zarbon vi fece caso.
 
Gipeto si strofinò gli occhi, parecchio interessato alla sfida tra i due saiyan. Chissà se Vegeta ha fatto tesoro di uno o due dei miei consigli. Pensò, ma i suoi sogni si infransero dopo pochi istanti: Vegeta aveva alzato le mani, indicando che non le avrebbe usate per battere l’avversario. Gipeto portò una mano alla fronte, perché già aveva visto una scena simile qualche mese addietro. Radish, però, non si scompose come aveva fatto Pump, trovatasi nella stessa situazione. L’impulsività del ragazzone, che fosse un bene o un male lo ignorava, era molto più contenuta che quella degli altri due saiyan.
 
Una sirena diede il via allo scontro. Radish piombò subito sul principe, a più e più riprese: senza l’ausilio delle mani, ancora tranquillamente incrociate dietro la schiena, Vegeta non poteva far altro che schivare e tentare ogni tanto qualche calcio. Poi, un’esplosione lo investì di sorpresa da destra: l’avversario gli aveva tagliato la via di fuga. Era riuscito ad anticiparlo? Poi di nuovo, da sinistra, e di nuovo ancora da destra. Pian piano il ritmo del duello finì nelle sue mani. Vegeta, stupito, si fermò a studiare la situazione: il quadrato si era riempito in fretta di fibrillanti sfere di energia purpuree. Radish lo aveva catapultato nel bel mezzo di un campo minato. Gli occhi di Vegeta vagarono da un angolo all’altro del ring, incerto sul da farsi. Per quanto deboli potessero essere gli effetti delle esplosioni sulla sua pelle, avrebbero potuto accecarlo per qualche istante, oppure fargli perdere momentaneamente l’equilibrio. O, peggio, rovinare l’armatura.
 
Radish si librò in aria, sopra al bouquet di sfere violacee. “Ti piace l’idea?” Gridò dall’alto.
L’altro abbassò le mani ancora sorpreso. Odiava farsi scrutare dall’alto al basso, ma non riuscì a trattenere un debole, quasi impercettibile sorriso colmo d’orgoglio: per Radish fu un riconoscimento più che sufficiente. Alzò le braccia tremanti, sempre più gonfie, e con fatica fece come se volesse trascinare verso il petto tutta l’aria attorno a sé. gli spalti e l’arena intera. Vegeta si guardò intorno: pian piano, le sfere di energia avevano cominciato ad avvicinarsi a lui. Fece per saltare verso l’alto, ma ancora una volta aveva sottovalutato l’altro saiyan.
 
Gipeto sorrideva. Con le piume tutte arruffate si portò una mano ai bordi del becco, e sì, stava proprio sorridendo. Vedeva un Radish che combatteva con tutto sé stesso, con tutta l’inventiva necessaria a mettere all’angolo l’invincibile Vegeta. Osservare due esponenti della razza guerriera battersi per la gloria colma il cuore di un’incommensurabile euforia. Il pubblico si era fatto coinvolgere dalla più bassa tribuna agli spalti più alti e lo schiamazzo e le grida si fecero presto insopportabili. Vegeta stava per tentare un balzo oltre la trappola esplosiva, ma Radish volle anticiparlo un’ultima, cruciale volta: si gettò verso il basso, spinto dal poco ki che gli era rimasto in corpo, con una gamba tesa in avanti, un proiettile umano troppo veloce per essere ammirato da inesperti occhi mortali. Le braccia aperte attraversarono sibilando l’aria, l’enorme massa di capelli neri come il più puro carbone svolazzò frenetica, ali corvine di uno stanco rapace, in picchiata sull’unica preda del giorno. Per un istante, Gipeto lo vide. Poi si alzò il vento, e la sua vista si ottenebrò di nuovo.
 
Lo ritrovò sopra la propria testa, che scendeva in picchiata verso di lui. La gamba tesa, l’artiglio pronto a sferzarlo; la testa piegata in avanti, l’occhio ambrato puntato sul suo; le ali nere spiegate verso l’alto mentre scivolavano silenziose nell’aria. Gipeto schivò, con una rapida spinta delle braccia piumate. L’altro rovinò così sul selciato con un gracchiante boato e le piastrelle del terrazzo saltarono in aria qua e là, spezzate dall’impatto.
 
“Ahi ahi! Che male!” disse l’uomo: era poco più di un ragazzo, con un morbido piumaggio grigiastro. Due occhi scuri e vivaci risaltavano sul volto giallognolo.
“Geir, – lo chiamò Gipeto – sei ancora tutto intero?” Lo aiutò ad alzarsi.
“Ahia… io sì, ma il terrazzo no. Il maestro mi ucciderà.”
“È stato lui a dirci di mostrare il nostro valore ai visitatori.”
Gipeto puntò gli occhi verso ovest, e Geir seguì il suo sguardo. Un sole rosso, vecchio e ormai stanco, illuminava il piccolo palazzo in cima alla montagna. Ai piedi della salita (per ovvi motivi nessuno sapeva cosa fossero delle ‘scale’, su quel pianeta) c’era un uomo che li aveva osservati combattere per alcune ore. Di lui sapevano solo che venisse da su, oltre il cielo.
 
“Da che pianeta pensi che provenga?”
“Non lo so… Da Brench? Ne ha l’aspetto.”
“Mmm… No. È troppo alto, e quei vestiti non sono roba imperiale. E che collana strana che ha!”
“Se non sono stati mandati dal Gran Re Cold, perché sono qui?”
“Magari vengono da più in alto. Hai visto come sono arrivati, no? Senza nave o quant’altro. E hanno chiesto subito del maestro.”
 
L’uomo li vide confabulare, quindi decise di avvicinarsi a loro. Galleggiò dolcemente nell’aria, senza l’ausilio di ali o nulla di simile, e in pochi istanti aveva già superato il grande spiazzo di mattoni dorati. Quando si calò sul terreno, batté debolmente il suolo con il lungo bastone che si portava addietro per richiamare all’attenzione i due giovani rapaci: “Oh oh oh… Vi siete stancati? E dire che combattete molto bene.”
“La ringraziamo, signore.” Disse Geir inchinandosi. Gipeto restò in silenzio ad osservare la scena. Abbozzò un cenno col capo.
“Anche se – continuò l’uomo con un sorriso – siete ancora lontani dal livello del signor Isaia.”
 
Gipeto tremò un poco: non sentiva mai pronunciato il nome del suo maestro. Lui, come tutti quelli che conosceva, lo chiamavano soltanto ‘Maestro’ o ‘Padre’, come si suole fare da quelle parti.
“Oh beh, peccato. Ditemi, chi di voi succederà al vostro maestro?” Li squadrava con un sorriso dolce e sincero, ma il suo volto nascondeva qualcosa di inquietante. Più sorrideva, e più i due apprendisti si sentirono intimoriti al suo cospetto. E, cosa ancor più peculiare, entrambi non erano riusciti a percepire il ki dello strano uomo.
 
Note dell’Autore:
Ta-daaan! Flashback! Finalmente ho messo qualche informazione in più sul vecchio Gipeto. È da molto che penso a questa scenetta, e spero che vi interessi la storia di questo enigmatico personaggio. Chi sarà l’uomo venuto dallo spazio?
 
Restando in tema di flashback… Toyotaro. Se per caso non seguite il manga di Dragon Ball Super, sappiate che l’ultimo capitolo, pubblicato la settimana scorsa, ha raggiunto nuove vette per quanto riguardi le forzature narrative e l’incoerenza con tutto ciò che è Dragon Ball. In particolare, nel capitolo 77, ci sono troppi elementi che non solo non sono coerenti con il manga di Toyotaro, ma che sono proprio errati se li consideriamo in continuità con il Manga di Toriyama.
 
In breve: il manga di Super contiene ormai troppi errori e si sta inserendo in una continuità separata dal materiale originale; quindi, farò di tutto per tentare di inserirmi in una continuità comune, ma sono costretto a ignorare completamente gli elementi che contraddicono l’Opera di Akira Toriyama. Non dovrebbe impattarmi più di tanto, ma, come avevo già detto nell’ultima parte del capitolo 20, a Toyotaro non concedo nulla. Se qualcosa che ho pianificato nel 2016 dovesse cozzare con le sue invenzioni al limite della logica, farò di tutto per scrivere con coerenza, ma non andrò mai contro alle informazioni fornite da Toriyama.
 
Se mai trovaste degli errori in questa storia, fatemelo sapere. E continuate a seguirci in questa fanfiction infinita! Non perdetevi assolutamente il prossimo capitolo!
Grazie per aver letto fin qui.
   
 
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