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Autore: jarmione    26/10/2021    1 recensioni
“Questa storia partecipa a “Luoghi dell’Orrore” indetto sul gruppo facebook Il Giardino di Efp”
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Lupin ha accettato una sfida mortale: superare la foresta di Aokigahara senza cadere nella sua maledizione.
Riuscirà Lupin ad arrivare alla fine del percorso nel tempo previsto? Oppure cadrà vittima della foresta?
Genere: Dark, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Goemon Ishikawa XIII, Jigen Daisuke, Koichi Zenigata, Lupin III, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Eccomi qua, in questo secondo capitolo sto usando, finalmente, il primo prompt della challenge (il capitolo precedente era di “preparazione”)

Buona lettura gente

 

 

CAPITOLO 2

La bussola non funziona”

 

“Non è giusto!” si lamentò Lupin, osservando l’orribile maglietta verde ed i pantaloni marroni che Tagikawa gli aveva fornito.

Persino le scarpe erano terribili e non le trovava per nulla comode.

E tutto per cosa? Per via di tutti i gadget che possedeva.

Aveva riempito tutte e quattro le scatole solo lui e ringraziò che non aveva nulla nelle mutande o avrebbe dovuto lasciare anche quelle.

“Sei un perfetto casalingo, zietto” ridacchiò Anika “Assomigli ad un personaggio dei cartoni animati, non è che per caso hai anche un cane danese parlante”

“Un cane e una scimmia non possono andare d’accordo” disse Zenigata, ottenendo una piccola risata da parte di tutti, compreso Goemon.

“Che spiritoso” si lamentò Lupin “E poi spiegami perché tu hai potuto portare le manette!” disse “Anche quelle possono essere usate come arma”

“Sono un ispettore di polizia e nessuno può vietarmi di portare le manette” spiegò “Anzi! Visto che non hai altre armi con te o gingilli che possano aprirle…” un sono CLAC risuonò per tutta la zona.

Lupin lo guardò accigliato “Mi hai ammanettato?”

“Così sono sicuro che non scapperai una volta giunti in fondo”

“Se ci arriviamo in fondo” commentò Jigen “Lupin, questo luogo ha qualcosa di strano”

“E’ vero” aggiunse Goemon, tenendo sempre lo sguardo basso “E’ come se una forza misteriosa stia cercando di farsi strada nel mio corpo”

Jigen e Anika provarono a concentrarsi e, di fatti, avvertirono qualcosa.

Anika, oltre alla paura, sentiva qualcosa di gelido invaderla.

Nonostante il suo corpo fosse caldo e avvolto da indumenti adatti, si sentiva fredda come...come un cadavere.

Si sentiva come un morto che camminava ed era una sensazione a dir poco spiacevole che, purtroppo, stavano provando tutti.

Persino Lupin, noto per la sua capacità di non cedere mai, venne colto da un brivido lungo tutta la schiena.

“Ho sentito parlare di questa foresta” commentò Zenigata “Dicono che sia maledetta e temo anche che sia vero”

“Non essere superstizioso, paparino” cercò di incentivarlo Lupin, mentre scavalcava un enorme tronco caduto “Vedi piuttosto di starmi dietro, queste manette non aiutano”

“Intanto le hai e non intendo lasciarti andare”

Mentre i due discutevano, gli altri seguivano in silenzio.

Anika prese la mano di Jigen, che ricambiò la stretta e la fece avvicinare di più a se.

Goemon, invece, ascoltava.

Cercava di avvertire ogni suono, ogni odore e tentava anche di vedere ogni cosa.

Ad un certo punto si bloccò, assumendo una posizione di difesa.

“Ehi, Goemon, che succede?” domandò Jigen, facendo fermare anche gli altri.

“C’è qualcosa…” rispose il samurai.

“Sempre enigmatico tu” brontolò Lupin

“Che cosa senti?” domandò Zenigata.

Goemon si guardò attorno.

A parte rumori di foglie in movimento e dell’aria che si faceva strada attraverso di esse, non vi era nessun altro rumore.

“Non sentite?” domandò il samurai, facendo sì che tutti ascoltassero.

“Non sento niente” Anika non udì alcun suono, ad eccezione delle foglie sugli alberi.

“Infatti” confermò Goemon “Neanche gli uccelli emettono il loro verso, nessun altro oltre a noi si sta muovendo”

Il che era davvero strano.

D’accordo che come foresta era inquietante e fitta, tanto che la luce del sole faticava ad attraversare le chiome degli alberi, ma in ogni foresta che si rispetti c’erano animali, uccelli e soprattutto insetti.

Per quanto questi ultimi non fossero, ovviamente, tanto graditi dal gruppo, nessuno di loro poté non notare la loro assenza.

Oltre alla mancanza di forme di vita, persino le foglie e ramoscelli a terra erano strani.

“Avete notato?” disse il samurai, osservando meglio per terra.

Piccoli mucchi di foglie secche davano l’impressione che qualcuno fosse passato di lì e li avesse messi apposta.

In effetti convennero che era proprio così.

Tutti, alla fine, notarono che erano disposti in linea retta, come se stessero delimitando un sentiero inesistente, a distanze ben precise e con dimensioni ben precise.

“Sembra che ci stiano segnalando il percorso da seguire” commentò Jigen, notando che andavano dritti fin dove l’occhio giungeva.

“Almeno non ci perderemo” sorrise Lupin, sfregandosi le mani e lieto di aver trovato un lato positivo in quella sfida.

“Non sono segnali di percorso” gli fece notare il samurai, tanto che persino Zazà se ne stupì.

Era convinto anche lui che si trattasse di un metodo per segnare il percorso.

La curiosità dell’ispettore lo costrinse a chinarsi e scostare appena il mucchio di foglie vicino a lui.

Tempo pochi istanti e tutti lo videro fare un salto all’indietro, trascinando con sé anche Lupin il quale batté in pieno il sedere a terra.

“Sei impazzito!” si lamentò, massaggiandosi la parte lesa.

“N-non s-sono s-segnali” gli occhi dell’ispettore erano sgranati per la scoperta e gli ci volle un po’ prima di riprendere del tutto il controllo.

Anika non capì e si chinò lei.

“Anika, ferma!” tentò di bloccarla Jigen, ma inutilmente.

La ragazza scostò le foglie del mucchio più vicino a lei e ciò che vide le fece emettere un grido di terrore.

Sotto ai mucchi di foglie vi erano sepolti cadaveri di uccelli.

Qualcuno recente, come quello trovato da Zenigata, altri in piena decomposizione, come quello trovato da Anika.

Quei mucchi erano tombe.

Anika restò stretta a Jigen, il volto affondato nel suo petto e gli occhi ben chiusi per cercare di rimuovere quell’immagine orripilante dalla sua mente.

Se quello era l’inizio, nessuno di loro osò immaginare cosa potessero trovare in seguito.

Lupin, che nel frattempo si era rialzato, chinò rispettosamente il capo, in segno di ultimo saluto a quei poveri uccellini.

“Dobbiamo andare” disse poi, con tono sommesso.

Tutti annuirono, persino Zenigata.

“Anika…” Jigen cercò di calmarla come poté.

“Lo sapevo che era una pessima idea e tutto per lei!” disse la ragazza “Pur di rendere felice quella donna, guarda dove siamo!?”

Una mano si posò sulla sua spalla e la obbligò a voltarsi.

Zenigata la stava guardando e chiese persino l’approvazione di Jigen per parlare con lei.

“Lupin non sa dire di noi a quella donna” confermò l’ispettore “Ma mi creda, signorina, che Lupin non accetta cose del genere senza un motivo più fondato”

Anika cercò di calmarsi e, grazie all’ispettore, riprese a camminare con questi al suo fianco.

Jigen esattamente dietro di lei.

“Lo arresterà davvero, appena arriviamo in fondo?” domandò Anika, cercando di cambiare discorso.

La domanda era decisamente stupida, Lupin non si sarebbe mai fatto arrestare.

“E’ il mio dovere” rispose Zenigata “Posso solo dire che questa foresta mi costringe ad una tregua temporanea”

“Perchè hai accettato la sfida?” domandò Jigen, che ancora non capiva il perché della presenza di Zenigata.

“Già, Zazà, perché ci sei anche tu?” si intromise Lupin.

A quel punto, Zenigata si rese conto di non averci pensato davvero.

Il signor Tagikawa lo aveva contattato e gli aveva detto che Lupin aveva accettato una sfida da lui lanciata e che poteva essere l’occasione per arrestarlo.

Dopo aver sentito ciò, Zenigata si era subito fiondato e non ci aveva pensato due volte.

Ma era davvero quello il motivo?

Il suo sguardo pensoso lasciò intendere che c’era qualcosa di più sotto, ma nessuno osò indagare.

“Invece che fare domande del genere, avete notato che siamo al punto di partenza?” si intromise Goemon, facendo ridestare tutti dai loro pensieri.

Il samurai li seguiva in silenzio, ma se non fosse stato per lui nessuno si accorgerebbe dei cambiamenti e delle cose.

Infatti, in quel momento tutti notarono di essere tornati nel punto dove avevano scoperto i corpi senza vita degli uccellini.

C’erano ancora i due mucchi scoperti.

Un altro brivido percorse la schiena di Zenigata e di Anika.

Non era uno spettacolo che volevano rivedere.

“Stiamo girando intorno” sbuffò Jigen “E siamo andati sempre dritti! Quindi se comincio a curvare dovrei trovarmi in fondo!” era sarcastico, si capiva.

Furono tutti d’accordo...tutti tranne Lupin.

Quest’ultimo si infilò una mano nei pantaloni, tanto che Jigen mise la sua sugli occhi di Anika.

“Ma ti pare il caso!?” si lamentò il pistolero.

“Senti da che pulpito” brontolò Lupin

“Potrei arrestarti per atti osceni, lo sai?” gli ricordò Zenigata.

“Ma la volete piantare!?” esclamò il ladro, tirando poi fuori la mano e mostrando loro un oggetto circolare.

Mostrò a tutti quello che aveva in mano.

“Che cosa è?” domandò Jigen, togliendo la mano dal volto di Anika

“Ma non ti eri levato tutto?” chiese lei, ridacchiando.

Il suo amato zietto riusciva a farla franca sempre, anche in occasioni dove viene perquisito.

“Un ladro ha sempre un asso nella manica” cliccando un tasto, mostrò a tutti che l’oggetto in questione era una bussola.

“Lupin, non credevo di poterlo dire, ma sei un genio!” disse Zenigata, dando una pacca sulla schiena del ladro.

“Lo ammetto” convenne Jigen “Hai avuto un lampo di genio, si sono dimenticati di perquisire anche lì”

Lupin ammiccò e puntò la bussola in avanti.

Tutti aspettavano le sue istruzioni...ma non arrivarono.

“Qualche problema?” chiese Jigen avvicinandosi.

Lupin, arrossì e sorrise innocentemente nascondendo la bussola.

Era risaputo che in quella foresta maledetta le bussole non funzionino.

La cosa che, però, lo sorprese di più fu la sua dimenticanza di questo dettaglio

“Ehm...non funziona!”

  
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