Capitolo 4
Era
sdraiato sulla branda, le mani piegate dietro la nuca, quando Alain
rientrò. Sentì i compagni che lo salutavano e il suo passo pesante
che si avvicinava al suo giacilio.
“Andrè!”
lo chiamò, ma lui non si mosse.
Si
chinò su di lui cercando il suo sguardo e abbassando la voce.
“Ascolta!
Il comandante è rientrato a palazzo Jarjayes. Mi ha detto di
avvisarti che ti aspetta là” Il giovane rimase dov’era.
“Ehi!
Hai sentito quello che ho detto?”
“Certo,
Alain! Non sono ancora sordo…”
“Allora?
Cosa aspetti?”
“Preferisco
restare qui…ogni volta che sto da solo con lei ho paura che capisca
tutto, che si accorga che non vedo bene. Non posso rischiare…”
“Uhm…io
stavolta rischierei. Dai, ti accompagno fino alle porte della città”
e si allontanò senza dargli il tempo di replicare.
Cavalcavano
fianco a fianco, come fossero di ronda. Alain sapeva che tra pochi
minuti l’avrebbe salutato, e che probabilmente non lo avrebbe più
rivisto, né lui né il comandante. Non pensava sarebbe stato così
difficile.
“Hai
scoperto qualcosa?” gli chiese Andrè a bruciapelo, riportandolo
alla realtà. Sapeva a cosa si riferisse, ma toccava ad Oscar
metterlo a parte di certe novità, che riguardavano entrambi.
“Si,
Andrè. Ho scoperto qualcosa”
Lo disse con un sospiro che indusse l’altro a fermarsi.
“Continua”
Alain
fermò a sua volta il cavallo e si asciugo la fronte imperlata di
sudore.
“Ho
scoperto perchè tu ti sia fissato ad amare per così tanti anni una
donna che vive come un uomo. Quando l’hai ammesso ho pensato fossi
un pazzo! Ma lei…lei ragiona come non ho mai visto fare a nessuno,
maschio o femmina che sia! Ha testa, ed anche un grande cuore. E
quando prende una decisione è tenace, arriva sempre dove vuole. Non
credo sia il genere di donna che fa subito breccia nel cuore di un
uomo, ma penso che se ti innamori di un tipo così non riesci più
neanche a vederle, le altre...”
Andrè
sembrò soppesare quella risposta, poi sbuffò “Ti prendi gioco di
me, Alain? Lo sai a cosa mi riferivo!”
Il
compagno rise.
“Ho
scoperto... che dietro quell'aria mite sei geloso come pochi!”
Andrè
strinse le gambe e il suo cavallo riprese il passo, lasciando il
compagno alle sue spalle. Geloso
e permaloso!
Pensò mentre l’altro si allontanava.
“Ho
scoperto che Bernard Chatelet ti ha accecato l'occhio sinistro!”
gli urlò, inducendolo a fermarsi nuovamente. Lo raggiunse e
continuò, abbassando la voce “Mentre tu ti preoccupavi di non
fargli neanche un graffio, lui ti ha malamente sfregiato il volto.
Sono certo che sia ancora dritto sulle sue gambe per tua esplicita
richiesta...la tua Oscar non gliel'avrebbe fatta passare liscia
altrimenti!”
Per
un attimo nessuno dei due parlò. Andrè continuava a non capire cosa
fosse successo quella mattina e cosa stesse accadendo anche in quel
preciso momento. Erano arrivati nel frattempo alle mura della città
da cui si apriva la strada per Versailles.
“Ascolta
Andrè: il comandante non sarà tale ancora per molto. Credo che
abbia salutato i ragazzi, stamattina. E ho qui con me una lettera che
vuole legga loro” continuò, battendosi sul petto dove custodiva i
fogli che Oscar aveva scritto di suo pugno e che gli aveva affidato,
quando si erano separati, conclusa la chiacchierata con Bernard.
Andrè
ripensò a quel veloce momento che Oscar aveva dedicato ai suoi
uomini, poche ore prima, alle sue parole…
Voglio dirvi una cosa, adesso che ne ho la possibilità…Si
stava congedando, ora lo capiva.
Alain
continuò.
“Ho
scoperto che intende lasciare l’esercito e unirsi alla causa del
popolo in rivolta”.
Se
non accetterai Alain, io non lascerò il comando. Sei l'unico a cui
potrei affidare il destino dei miei ragazzi
“E
ho scoperto che ha scelto me come suo successore a capo della
Compagnia dei Soldati della Guardia”
Oscar
rientrò da Parigi poco prima di pranzo.
All’ingresso
si imbattè nell'anziana governante, alle prese con un gruppo di
operai intenti a issare sulla parete del salone il suo ritratto,
ancora coperto da un drappo di velluto.
“Vostro
padre vi attende nello studio-le ricordò senza distogliere
l'attenzione dal lavoro dei quattro ragazzotti- e vi ricordo che tra
circa mezz'ora serviremo il pranzo, non prima di aver ammirato questo
capolavoro, sempre che questi fanfaroni siano riusciti nell'impresa!”
Oscar
sorrise di fronte ai soliti modi burberi di Marron e prima di
raggiungere suo padre salì in camera sua. Staccò dalla giacca della
divisa la spilla con lo stemma di famiglia, quella che da generazioni
si tramandava agli eredi maschi del suo casato.
Il
suo sguardo si soffermò sulle sue mani. Piccole, affusolate...
Aveva
incrociato l'ennesimo mendicante, quella mattina, dopo aver lasciato
la casa di Bernard. Tendeva la mano scarna fissando il vuoto, gli
occhi vitrei, svuotati di luce. Era rimasta a fissarlo un istante, e
in quell'istante aveva sentito il suo cuore schiantarsi, all'idea che
Andrè potesse fare una fine simile. Si era chinata e aveva riempito
quella mano con tutto quello che aveva con sé. “Grazie,
mademoiselle, che Dio vi benedica”
Le
aveva appena sfiorato le mani, eppure aveva capito. “Cercate di
non farvi rubare tutto” gli disse preoccupata. La povertà induceva
ai gesti più efferati. Ma lui le sorrise, e accarezzò un grosso
cane col pelo arruffato accucciato al suo fianco. “Ho un amico che
mi protegge...”
Si
era allontanata col cuore pesante ma ancor più determinata a seguire
la sua strada.
Quando
entrò nello studio del Generale, lo trovò in piedi, le mani unite
dietro la schiena e lo sguardo rivolto ai giardini, oltre la vetrata.
Si fermò ad un passo dalla sua scrivania di marmo, sulla quale notò
un'unica pergamena chiusa con la ceralacca.
“Ha
finalmente cessato di piovere. E' un clima insolito, non trovi? Non
si tratta dei soliti acquazzoni estivi, ricordano già quei
prolungati rovesci autunnali...”
Oscar
rimase in silenzio, il Generale non era uomo da prendere tempo con
inutili dissertazioni sul clima!
“Padre,
io..”
“Ti
ricordi di quando ti era messa in testa di dare la caccia agli
arcobaleni?”
Tacque,
allibita. Suo padre continuò, sempre rivolto alla finestra.
“Avrai
avuto 5 o 6 anni, supergiù...ricordo che Andrè era arrivato da
poco.”
Si
voltò, finalmente, e lei rimase in silenzio, frugando nella memoria
alla ricerca di quel ricordo.
“Ti
eri intestardita a voler trovare un arcobaleno, per capire da dove
nascesse o per passarci attraverso, non rammento bene...ma sta di
fatto che ogni volta che un temporale cessava, ti mettevi di guardia
sulla piccola torre del palazzo e se avvistavi un arcobaleno, ti
precipitavi in giardino e correvi fino alla cancellata, per
raggiungerlo.”
Si
fermò un istante, ed Oscar sorrise abbassando gli occhi, senza
aggiungere nulla. Stava ricordando anche lei.
“Ma
avevi capito che non bastava spingerti fino ai confini della tenuta,
e un giorno, senza dire niente a nessuno, appena un arcobaleno è
comparso all'orizzonte, sei scappata nelle scuderie, hai montato a
pelle il tuo pony e sei partita al galoppo!”
“Questo
mi sembra di ricordarlo...” aggiunse Oscar.
“Già-sospirò
il Generale, tornando a volgere lo sguardo all'esterno-dopo poche ore
fece buio, e tu non eri ancora rientrata. Riprese a piovere, ed io in
persona, con alcuni servitori, uscii a cercarti. Ero terribilmente
preoccupato, temevo ti fossi ferita, o che ti saresti ammalata con
tutta l'acqua che cadeva, ma quando ti ho ritrovato, accucciata sotto
un riparo di fortuna, ti ho rimproverato duramente e ti ho messo
subito in punizione, invece di esprimere il mio sollievo e dirti
quanto fossi sollevato…e felice.
Così
mentre ti riconducevo a casa, infreddolita e bagnata, ti ordinai di
cessare con questa stupida fantasia una volta per tutte, pena una
serie di duri provvedimenti. Ricordi come mi rispondesti?”
Oscar
non lo rammentava. Il Generale si voltò e la fissò intensamente.
“Padre,
io DEVO andare più lontano, dove sono arrivato non basta!”
Sorrise.
“Queste sono state le tue uniche parole, Oscar. Nessuna
giustificazione, nessuna richiesta di perdono”
Girò
attorno alla scrivania e si mise davanti a lei. La guardò negli
occhi, quegli occhi così trasparenti e fieri, che l'avevano sempre
reso orgoglioso, anche se raramente gliel'aveva confessato.
“Quanto
devi andare lontano, Oscar, adesso?”
I
suoi occhi si riempirono di lacrime, che l'orgoglio di uomo rigido e
di militare consumato trattenevano tra le ciglia.
“Questa
volta puoi dirmelo, figlia mia, e io lo accetterò.” Fece ancora un
passo verso di lei, e appoggiò le mani sulle sue spalle.
“Accetterò
qualsiasi tua decisione, se sarà quello che serve...perchè ti possa
curare...e vivere più a lungo possibile...”
Oscar
guardava suo padre mentre piangeva, lottando contro le lacrime: lo
stupore l'aveva ammutolita. Il Generale si ricompose, e indicò la
missiva che giaceva sulla sua scrivania.
“Ieri
sera il pittore è venuto da me, voleva mostrarmi il suo lavoro prima
di essere ricompensato. Sono rimasto così sbalordito, appena l'ho
visto! Ti aveva notato quando, diciottenne, andasti a Parigi con la
delfina per la sua prima visita nella capitale. Eri il giovane
capitano delle Guardie Reali...ed è riuscito a riprodurre fedelmente
i tuoi lineamenti di allora*.
Mi ha spiegato di aver operato questa scelta perchè potessimo
ricordarci di te prima della malattia, ha detto proprio così...ed io
stavo per dargli del pazzo, che non c'era nessuna malattia...ma
poi...ho osservato meglio il tuo giovane volto, su quel dipinto, e mi
sono reso conto che non sei più così, che sei emaciata e
pallida...che forse vedendoti tutti i giorni, questo tuo decadimento
mi fosse sfuggito. Per darmi pace ho inviato un messo dal dottore,
perchè venisse a visitarti, immediatamente! E questi è tornato con
un messaggio di Lasonne...che ti aveva già visto...che queste erano
le sue raccomandazioni...”
Prese
la lettera e gliela consegnò. Oscar la osservò un istante, poi alzò
lo sguardo e cercò quello di suo padre.
“Sapete
come terminò la mia 'caccia agli arcobaleni'?”
Il
Generale si asciugò una lacrima con le mani e si ricompose.
“No,
Oscar...non ricordo. Penso che non volessi suscitare la mia ira
ancora una volta, che ti fossi convinto in qualche modo...”
“No...in
realtà c’entra Andrè. Non sapeva niente di fenomeni naturali, ma
aveva notato che piccoli arcobaleni si formavano quando c'era tanta
acqua ed una certa luce. Mi raccontò che li vedeva al grande
lavatoio, quando accompagnava sua madre a lavare i panni. Così,
mentre io ero in punizione, vagò in lungo e in largo finchè trovo
il laghetto nel bosco di salici, dove poco prima del tramonto,
davanti alla cascatella, si formava sempre un piccolo arcobaleno.
Quando non fui più confinato nelle mie stanze, mi ci portò.
Ammetto che all'inizio non fui così entusiasta: non era certo come
quegli archi colorati che con la loro ampiezza occupavano
l'orizzonte...ma potevo entrarci dentro, vederne l'inizio e la
fine...e in conclusione mi sentii soddisfatto. E mi innamorai di quel
luogo, divenne il nostro “posto segreto”...”
Suo
padre scosse la testa, pronunciando il nome del giovane tra sé e sé.
“Padre,
io ho deciso di lasciare l'uniforme. Non posso continuare ad essere
il vostro successore, vi prego di destinare la mia eredità alle mie
sorelle e ai loro figli”
Prese
dalla tasca la spilla e gliela mise in mano.
“Intendo
disporre unicamente di ciò che ho guadagnato nella mia carriera e
desidero che, alla mia morte, i miei beni passino ad Andrè
Grandier.”
La
osservò attentamente prima di replicare.
“E
magari vorresti anche sposarlo?”
Esattamente
la stessa domanda che aveva rivolto a lui, la notte in cui aveva
deciso di punirla con la morte per la sua insubordinazione e il
giovane si era messo in mezzo.
E
come quella notte, anche Oscar replicò semplicemente “Si”
Credeva
si sarebbe adirato, invece continuò fissandola negli occhi.
“Hai
rifiutato Girodel perchè era un tuo sottoposto nell'esercito, un
uomo a cui avevi sempre dato ordini e vorresti diventare la moglie di
Andrè Grandier, che è stato il tuo servo tutta la vita?”
Sorrise,
abbassando lo sguardo. Si aspettava altre recriminazioni, un discorso
sul rango e la diversa classe sociale.
“Ho
respinto Girodel perchè non lo amavo e per quanto riguarda
Andrè...direi piuttosto che mi ha amato, servendomi, tutta la vita…”
Il
Generale sospirò. Sembrava quasi troppo provato per ribattere.
“Hai
già deciso tutto Oscar...non ti aspetti la mia benedizione...quindi
cosa volevi chiedermi?”
“Volevo
pregarvi di usare tutta la vostra influenza per la nomina del mio
successore alla guida della Compagnia B della Guardia Nazionale”
La
guardò stupito.
“Anche
se non appartiene all'alta aristocrazia francese, desidero che la
scelta ricada su Alain De Soisson*...non vi chiedo altro”
Rimase
in attesa di una risposta, mentre giungevano i rumori dei martelli e
le voci degli uomini dall'altra parte del muro.
Poi
suo padre fece un cenno di assenso.
Oscar
si voltò per lasciare la stanza, ma arrivata alla porta lui la
richiamò.
“Non
so cosa hai intenzione di fare...ma confido che agirai per il meglio.
Fammi avere vostre notizie e permetti a Marron di venire con voi. E'
anziana, ma ancora molto capace. Mi sentirò più tranquillo a sapere
che lei ed Andrè si occuperanno di te...sarà come avere un po'
della tua famiglia attorno...”
Si
rese conto che per suo padre fosse difficile lasciarla andare, così.
“Grazie,
padre. Vi scriverò. Abbiate cura di voi”
*tratto dal manga: il pittore si accorge della malattia di Oscar e la ritrae con le fattezze dei suoi 18 anni e Alain appartiene ad una famiglia povera ma nobile