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Autore: striscia_04    28/10/2021    2 recensioni
Una mattina Gajeel si risveglia nell'ultimo luogo che si aspetterebbe di rivedere, e soprattutto dove desidererebbe essere.
Non sa come c'è finito, ne tanto meno come sia possibile che si trovi lì.
Ma cosa più importante, come mai Phantom Lord esiste ancora?!
Dovrà tentare di scoprirlo, mentre lotta disperatamente per scoprire come è finito in quel luogo e soprattutto come tornare a casa.
Intanto Fairy Tail si troverà a fare i conti con una nuova-vecchia conoscenza e a doverla aiutare a tornare da dove è venuta, se vuole sperare di riavere indietro il suo membro.
(Spero di avervi incuriosito. Questa è la prima storia a rating arancione che scrivo, quindi per favore siate clementi.)
(STORIA REVISIONATA)
Genere: Azione, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Gajil Redfox, Levy McGarden
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Si mise a sedere sul piccolo sgabello, ignorando volutamente tutti quelli che gli stavano intorno. Quando gli fu servito un piatto contenente del ferro ne prese un pezzo e se lo portò alla bocca iniziando a masticarlo.
Che schifo.”, quel pezzo di metallo era veramente disgustoso: oltre al fatto che era mezzo rugginoso, non aveva minimamente una consistenza dura e le bricioline gli si incastravano tra i denti, mentre la mandibola scrocchiava ad ogni morso.
Perfino il suo pasto preferito in quel luogo assumeva un che di vomitevole e ingoiando il primo boccone pregò di tornare presto a casa sua.
“Ehi Gajeel!” una voce lo chiamò con fin troppa enfasi, ma lui non si mosse né si voltò. Sapeva fin troppo bene che quel tizio era mezzo ubriaco, e non era necessario guardarlo in faccia o avvertire il pungente odore di alcol che il suo corpo emanava, per capirlo. Solo il fatto che gli stava rivolgendo così tranquillamente la parola, mentre stava mangiando significava che quel tale in quel momento non era capace né di intendere né di volere.
Doveva riconoscere però, che nell’istante in cui lo aveva chiamato aveva dovuto far fronte a tutta la propria forza di volontà per non sobbalzare. Era preoccupato che quei tizzi scoprissero che era diverso dal solito, per questo motivo mostrare in pubblico le proprie debolezze era inaccettabile.
L’uomo gli si avvicinò e squadrandolo di profilo vide un ghigno per nulla rassicurante sul suo viso. L’istinto gli diceva di colpirlo, almeno lo avrebbe messo a tacere, ma il suo corpo non si mosse se non per afferrare un altro pezzo di ferro e cominciare a masticare.
“Wha ah ah! Gajeel bisogna dartene atto, ieri sera sei stato grande. Tutti parlano di quello che hai fatto al parco di Magnolia.” gli disse l’uomo continuando a ridere.
Si sentì la terra sprofondare sotto i piedi. Non aveva idea di come rispondere a quei complimenti, né di che cosa stesse parlando quel tizio, ma una cosa la sapeva per certo… non gli piaceva per nulla dove stava andando a parare quella conversazione.
“Hai fatto assaggiare a quei vermi di Fairy Tail la potenza di Phantom Lord!” gridò un altro mago alzando un bicchiere al cielo.
“Quei codardi si saranno andati a rintanare in quella loro stupida baracca.”
“Già, non hanno il coraggio di affrontarci! Gha ah ah!”
“Sono dei patetici scarafaggi codardi. Fossi in loro non mi farei più vedere in circolazione, gli abbiamo raso al suolo la sede e non vengono nemmeno ad attaccarci!”
“Attaccarci?! Quei falliti? Scherzi spero? Figurati se quegli idioti hanno anche la faccia tosta di attaccarci!”
“Già, hai ragione.”
Questi e mille altri discorsi si levarono in tutta la gilda e nessuno nel caos generale notò un certo Dragon Slayer, che madido di sudore, cercava di far decelerare i battiti del proprio cuore, mentre prendeva dei grossi respiri.
Gajeel era certo, che se non si fosse calmato da lì a cinque minuti gli sarebbe venuto un attacco di panico e sarebbe svenuto sul pavimento.
Come aveva potuto una singola frase ridurlo in quello stato?! Lui, uno dei maghi più potenti di tutto il mondo magico, ed era bastata una piccola allusione ad un non precisato evento per ridurlo in quello stato!
L’immagine di tre ragazzi incatenati ad un albero, con i volti e tutto il corpo tumefatti gli balenò davanti e dovette sforzarsi per trattenere le lacrime e non mettersi a gridare.
Si portò una mano al petto stringendosi la maglietta, quasi a conficcarsi le unghie fin dentro la carne. Avvertendo la fastidiosa pressione il suo corpo cominciò a rilassarsi ed i fremiti che lo avevano scosso solo pochi istanti prima si bloccarono. Riuscì anche a calmare il respiro e la sua vista tornò normale.
Il tizio che gli aveva rivolto la parola solo poco prima, non udendo una risposta ai suoi complimenti gli si avvicinò e chiese: “Ma è vero che c’era pure una donna tra quei tre che hai pestato e crocifisso al parco?”
Il moro strabuzzò gli occhi, mentre il suo cervello tentava in tutti i modi di non analizzare quella nuova domanda, ma purtroppo per lui le orecchie gli funzionavano fin troppo bene e fu impossibile non sentire ciò che gli venne chiesto.
“D’avvero c’era una donna?” domandò un altro,
“Beh, sapete che il nostro Gajeel non fa sconti difronte a nessuno.”
“Già, se si parla di nemici chiunque è spacciato davanti a lui.”
“Chissà com’era questa maga di Fairy Tail?”
“Magari era carina, ma dopo quello che gli ha fatto mi sa che del suo bel faccino ne resterà ben poco.” scoppiò a ridere il fautore di tutta quella discussione.
La sua gioia, però, ebbe breve durata perché una sbarra di ferro lo centrò in pieno volto scagliandolo contro la parete della struttura. Il corpo cadde privo di sensi sul pavimento. Il colpo gli lasciò la faccia completamente incrostata dal sangue, mentre l’osso del naso risultava appiattito a causa della pressione messa nell’attaccarlo.
Il silenzio calò nella stanza, visibilmente scossi i maghi si voltarono verso il Dragon Slayer, che dal canto suo gli lanciò contro una serie di occhiatacce talmente spaventose che i poveracci per poco non svennero dalla paura.
I piccoli occhi color sangue di Gajeel si posarono su tutti i presenti, poi quando fu sicuro di avere la loro attenzione parlò: “Osate di nuovo interrompere il mio pasto con queste idiozie e vi ammazzo tutti! Ci siamo capiti branco di rifiuti?!”
Tutti ammiccarono con la testa ed il corvino afferrando l’ultimo pezzo di ferro rimasto fuori dal piatto si incamminò verso l’uscita della gilda; e senza ascoltare i vari commenti che la gente gli lanciava dietro uscì in tutta fretta dall’edificio.
 
 
Avvertì il piacevole tepore del suo giaciglio riempirgli il corpo, mentre si rigirava nel letto e si beava della morbidezza delle coperte. Era strano come quel vecchio mobile gli potesse infondere tutta quella calma, forse era a causa della sua sofficità.
Si rigirò distendendo le gambe in diagonale, aspettandosi di non avvertire l’appoggio sotto i piedi, ma invece ce lo trovò. Ciò lo lasciò basito e servì a svegliarlo.
Quel letto era più grande del solito.
Allungò il braccio destro e si ritrovò tra le mani un cuscino, che però non era il suo visto che ci stava dormendo sopra. Apri gli occhi e li richiuse un paio di volte per abituarsi alla luminosità della stanza, che però era poca grazie alle tende che coprivano le finestre.
Stiracchiandosi si sollevò a sedere e rimase basito nel ritrovarsi in una camera da letto che non era la sua.
Si guardò intorno non riconoscendo nulla di quel luogo. Era tutto estraneo, dalle pareti color bianco, alla madia provvista di soprammobili disposta davanti al letto, all’armadio di legno più bello e colorato del suo, ai comodini con sopra le lampade posti ai lati del letto, allo stesso mobile due volte più grande del suo.
Nel posto accanto notò la coperta scostata ed i lenzuoli sotto spiegazzati, segno che qualcuno aveva dormito nel suo stesso letto.
L’idea lo mandò su tutte le furie: non gli piaceva per nulla che qualcuno invadesse il suo spazio privato, benché meno che qualcuno condividesse il suo stesso giaciglio senza il suo permesso.
Cercò di calmarsi ripetendosi che in quel momento i problemi da risolvere erano altri, primo tra tutti capire dove effettivamente si trovava e come c’era finito.
Cominciò a ricapitolare mentalmente tutto quello che aveva fatto la sera prima: era uscito tardi per svolgere una missione molto importante, aveva picchiato tre maghi insulsi, li aveva umiliati ed una volta tornato in camera si era addormentato.
Ora invece si ritrovava in una stanza da letto misteriosa e non era nemmeno sicuro di essere da solo.
Dei passi provenienti dall’esterno della stanza lo misero in guardia ed attendendo che il nuovo arrivato aprisse la porta tacque.
“Gajeel sei sveglio?” gli chiese una voce dolcissima di donna, appartenente sicuramente all’individuo fermo davanti alla porta chiuso.
Non riconobbe il suono di quella voce, era certo di non averla mai sentita eppure qualcosa gli diceva il contrario. Sicuramente non apparteneva a nessuno dei suoi compagni di gilda. Inoltre, era certo che nessuno di quei falliti sarebbe mai venuto ad accoglierlo con tanta allegria: sapevano bene che rischiare di svegliarlo equivaleva a scavarsi la fossa da soli, per questo motivo nessuno osava chiamarlo ed attendevano semplicemente che si svegliasse da solo.
Vide la maniglia piegarsi e la porta socchiudersi prima di aprirsi completamente e rivelare colei che aveva parlato.
Il moro rimase incredulo quando gli si presentò davanti la figura minuta e gracilina di una ragazza dai capelli azzurro cielo, scompigliati e tenuti insieme da una fascia arancione. I piccoli occhi color nocciola di quell’esserino lo guardavano con dolcezza, mentre i lati della sua bocca erano rivolti verso l’alto a formare un sorriso radioso.
Ciò che però lo lasciò a bocca aperta fu il fatto che quella ragazza era identica alla maga di Fairy Tail, che solo poche ore prima aveva pestato di botte ed incatenato ad un albero. Eppure, nonostante i loro volti ed i loro odori fossero identici Gajeel notò nella fisionomia di quella giovane qualcosa di più maturo.
Quando i loro sguardi si incrociarono Levy comprese subito che qualcosa non andava nel suo fidanzato. Era diverso, ma non riusciva bene a capire in che modo, forse erano le borse sotto gli occhi o il fatto che sembrava più basso e meno muscoloso. Oppure derivava tutto da quell’occhiataccia che gli stava rivolgendo: i suoi begli occhi color cremisi adesso apparivano dello stesso colore del sangue, mentre quelle piccole fessure la squadravano con circospezione ed un che di maligno oltre che ostile.
“Che c’è G-Gajeel?” chiese un po' titubante facendo istintivamente un passo in dietro, quando il volto del moro si contrasse in una smorfia.
“Chi sei?”, lo disse con una tale durezza che Levy temette di aver confuso quell’uomo disteso nel suo letto con il suo ragazzo.
“M-Ma che dici?”, “Ti ho detto di dirmi chi CAZZO sei!” gli urlò in faccia l’altro, facendola sobbalzare ed indietreggiare ulteriormente.
“Non mi riconosci?” tentò nuovamente Levy,
“Sei una maga di Fairy Tail?!” chiese lui come se conoscesse già la risposta, ma non ne fosse completamente sicuro.
“Si può sapere cos’hai? Hai picchiato la testa durante l’ultima missione o hai dormito male? Comunque, è ovvio che sia una maga di Fairy Tail, proprio come t…” uno spunzone di ferro gli sfiorò la faccia, graffiandogli una guancia da cui prese a colare un rivolo di sangue.
Quando Levy sentì nuovamente il proprio respiro piantò gli occhi sul moro, che in tutta risposta gli regalò un ghigno sadico, uno di quelli che la ragazza non gli vedeva in faccia da anni.
Fece l’ennesimo passo indietro, ma prima di poter varcare nuovamente la porta e fuggire dalla stanza si ritrovò sbattuta contro la parete, trattenuta a forza da una mano che gli si era avvinghiata intorno al collo.
Inizialmente temette glielo rompesse da quanto la presa era stretta, poi quando i suoi occhi si specchiarono in quelli di Gajeel comprese che quello era l’ultimo dei suoi problemi.
“Bene. Buono a sapersi.” disse ed il suo sorriso si allargò ulteriormente, mentre Levy cercava in tutti i modi di liberarsi dalla sua morsa afferrando il braccio con le mani, ma era troppo debole e non riuscì a smuovere l’arto nemmeno di un millimetro.
“Il tuo volto mi sembrava familiare.” disse l’altro spalancando la bocca, mentre tirava fuori la lingua biforcuta: “Tu non sei quella spazzatura che ho massacrato di botte solo poche ore fa?! Mi sorprende che tu sia in grado di stare ancora in piedi dopo tutti quei colpi.” rise divertito, mentre Levy lo fissava sempre più spaesata.
“Di un po', come hai fatto a guarire?” chiese il moro e per un attimo il suo sguardo tornò serio e minaccioso.
“Ma cosa dici Gajeel? Io non capisco di cosa stai parlando!” gli urlò in faccia la turchina.
“Sto dicendo…” e fece ulteriore pressione sul braccio, costringendo la ragazza a sollevare la testa per evitare di soffocare, “…che non ho idea di come tu abbia fatto a riprenderti così in fretta, ma sono pronto a ripetere il trattamento! Poi mi dirai come sono finito qui.” disse sollevando il braccio sinistro.
E fu allora che lo sguardo di Levy si bloccò sul simbolo che il ragazzo aveva tatuato sull’arto, un disegno nero ritraente una specie di mezza luna rivolta all’insu contrassegnata da due spunzoni posti ai lati e rivolti verso il basso. Dentro il semicerchio era contenuto un piccolo pallino e dal lato destro, vicino ad una delle due punte si diramava una linea circolare piatta che arrotolandosi su se stessa formava una specie di piccola spirale.
Quello è il disegno di Phantom Lord! Cosa ci fa Gajeel con quel simbolo dipinto sul braccio? Questo è d’avvero Gajeel?”
Levy avvertì gli occhi prendere a pizzicarle e le lacrime scenderle lungo il viso, ma nell’istante in cui il moro sollevò il braccio pronto a colpirla la sua disperazione si tramutò in terrore.
Lei non doveva proteggere solo sé stessa! Cosa sarebbe successo al suo bambino se l’avesse ferita?!  In quel momento dentro di lei c’era una creatura che non era ancora venuta alla luce! E lei come madre aveva il dovere di proteggerla!
Si portò entrambe le mani al ventre in un disperato gesto e implorante gridò: “Fermo non colpire!”
Ma l’altro era sordo alle sue suppliche e fece partire il pugno dritto verso il volto della turchina, che in preda alla più ceca disperazione chiuse gli occhi attendendo il colpo.
Fu scagliato via ed avvertì il freddo di una lama sbattergli contro la faccia, prima che potesse vedere il suo assalitore un’esplosione lo centrò in pieno volto e lo accecò scagliandolo contro il letto, che si distrusse sotto il suo peso.
Levy spalancò le palpebre avvertendo il frastuono dell’esplosione e del corpo di Gajeel che si schiantava sul terreno. Spostando lo sguardo riconobbe la figura di Phanterlily trasformato nella sua forma muscolosa e con in mano una lunga spada dalla lama vermiglia. Ai lati dell’elsa erano presenti due carburatori che emettevano piccole scariche di fumo.
“Lily?” gemette preoccupata, l’altro voltandosi verso di lei le si avvicinò porgendole una zampa per alzarsi.
“Come stai?” chiese il gatto preoccupato, “Bene grazie a te.”
“Ti ho sentito gridare e sono corso qui. Poi l’ho visto pronto a colpirti e sono partito alla carica.” disse indicando con l’arma Gajeel, che si stava tirando a sedere proprio in quel momento. Con una mano si reggeva la fronte contrassegnata da un taglio sanguinante.
“Gajeel!” lo chiamò Lily e Levy fu certa che il gatto non si fosse mai rivolto con tanto astio al suo padrone.
“Esigo una spiegazione Gajeel! Perché hai attaccato Levy?”
“E lo chiedi pure sottospecie di felino?” lo schernì il moro, rivolgendogli un ghigno che il gatto non gli aveva mai visto prima. Perfino quello che gli aveva lanciato durante la loro prima battaglia era stato un sorriso di sfida; in quel momento, invece, negli occhi del suo amico Lily poté vedere tutta la sua rabbia, il suo astio e il suo odio, e tutto ciò era rivolto verso di loro! Loro che aveva definito la sua famiglia.
D’istinto portò una zampa davanti a Levy, pronto a proteggerla se quel tizio fosse partito all’attacco.
“Anche tu gatto fai parte di Fairy Tail?”
“Certo.” rispose secco l’altro ed il sorriso sul volto del moro si ampliò.
“Benissimo, allora se ti ammazzo nessuno avrà da ridire.”
“Si può sapere cosa ti è successo?” chiese Lily preoccupato: “Io non ti riconosco, perché ti comporti così?”
“Si vede che non mi conosci gatto. Io mi comporto sempre così, hai davanti a te il mago più forte di Phantom Lord, Gajeel Redfox! E ti assicuro che ti farò pentire per avermi colpito.”
“Phantom Lord!” esclamarono i due prima di guardarsi disorientati.
“Proprio così. E ora preparati!” urlò il moro e gli corse incontro tramutando il suo intero corpo in acciaio. Lily non fece in tempo a rispondere all’attacco e il pugno di Gajeel lo centrò in pieno ventre scagliandolo in dietro. Cercando di resistere, per evitare di ritrasformarsi, mantenne alta la guardia e sollevando la spada piantò un paio di fendenti contro l’avversario, ma l’altro, tramutando il suo braccio in una spada, riuscì a pararli tutti.
“Tutto qui quello che sai fare?” rise e le punte che ornavano la lama iniziarono a muoversi e vibrare, tramutandola in una specie di sega.
La lama rotante sbatte contro quella dell’Exceed, che non riuscendo a sostenerne la forza si spezzò lasciando il gatto scoperto e alla mercè dell’avversario.
Gajeel non si fece sfuggire il vantaggio e con l’ennesimo fendente colpì di striscio il petto del felino, su cui si formò un ampio solco da cui prese a fuoriuscire un mare di sangue.
“GUAAAH!” gridò Lily avvertendo la sega strappargli pelle e peli dal petto e tranciargli una parte degli addominali, prima di tornare alla sua forma piccola e cadere a terra in una pozza di sangue.
“E uno è fatto.” rise Gajeel pestando un piede sulla testa del gatto che riuscì solamente a gemere, mentre sputava fiotti di sangue.
“LILY!” urlò Levy correndo verso i due, ma l’uomo gli si piazzò davanti impedendole di raggiungerlo.
“Preoccupati per te piuttosto.” disse e l’afferrò per un braccio trattenendola sul posto.
Levy questa volta, non si fece cogliere impreparata e con la mano libera incise nell’aria la scritta LITHINING. Un fulmine comparve dalla scritta e centrò in pieno il moro, che con ancora il corpo rivestito dall’acciaio ricevette la scarica elettrica ancora più forte. Piegandosi in due dal dolore ricadde a terra e Levy ne approfittò subito per recuperare Lily e correre fuori dalla casa.
“D-Dove s-stiamo andando?” biascicò il gatto, quando riuscì ad aprire gli occhi.
“Alla gilda, Wendy ti curerà. Poi dovremmo metterci a cercare Gajeel!”
“Ma quello non è Gajeel?” chiese il micio,
“No! Quello non è Gajeel. Quello non è assolutamente il nostro Gajeel!”
“E allora chi è?”
“Non ne sono sicura, ma so che appena arriveremo alla gilda scoprirò se i miei sospetti sono fondati.” disse Levy aumentando il passo.
“Non ti fa bene correre nelle tue condizioni.” l’ammonì Lily, “Lo so, ma se non mi sbrigo ci raggiungerà.”
Infatti, proprio in quel momento i due avvertirono qualcosa corrergli dietro a gran velocità, voltandosi riconobbero la figura del moro, che nonostante le bruciature prodotte dal fulmine non sembrava averne risentito molto.
“M-merda! C-ci raggiungerà!”
“Non ho nemmeno il tempo di creare qualcosa per farci andare più veloci.”
Gajeel aumentò il passo e strappandosi dal braccio un pezzo di pelle metallizzata la lanciò versò Levy.
La scheggia di ferro le si conficcò nel polpaccio destro facendo rovinare a terra i due, mentre gridando la turchina si portò entrambe le mani sulla ferita.
Il pezzo di ferro era ancora incastrato lì e non importava quanto impegno ci mettesse non voleva saperne di togliersi. Intanto, quel corpo estraneo le inviava continue fitte di dolore e la ferita le sanguinava copiosamente, al punto che ben presto le sue mani furono tutte imbrattate dal liquido rosso.
“L-Levy, c-come stai?” chiese Lily che era caduto poco distante da lei,
“Urgh! B-bene c-credo, ma non riesco a t-toglierlo.” gemette indicando la scheggia.
 La situazione era grave, constatò il gatto: l’emorragia era ampia, la perdita di liquido era eccessiva ed il pallore della ragazza lo mise subito in allarme. Cercando di fare forza sulle zampette provò a mettersi in piedi, ed una volta riuscitoci ansimando si portò vicino alla ragazza.
Cercando di impiegare le forze rimanenti afferrò la punta della scheggia e prese a tirare. Sentire i gemiti di Levy lo preoccupava non poco, ma sapeva che lasciare quell’oggetto conficcato nella sua gamba era peggio. Eppure, nonostante ci stesse mettendo tanto impegno, il pezzo di ferro non voleva proprio saperne di uscire a differenza del sangue che ormai gli aveva imbrattato tutte le zampe.
“Eccovi schifosi scarafaggi!” la voce alle sue spalle lo fece sussultare e ruotando la testa si ritrovò davanti la figura di Gajeel. Subito si piazzò tra lui e Levy, che dal canto suo tremava come una foglia e non aveva neanche il coraggio di tenere gli occhi aperti.
“S-Stai indietro!” gli urlò in faccia il gatto, ma il suo ordine apparve ridicolo detto dalla piccola creaturina che era in quel momento, e dal fatto che a causa della ferita era un miracolo riuscisse a stare in piedi.
“Tsk, sparisci.” disse e gli piantò un calcio che lo fece volare a tre metri di distanza, lo slancio terminò con Lily che andò a schiantarsi contro un albero e ricadde a terra privo di sensi.
“Lily!” pianse Levy, la quale tentava in tutti i modi di sollevarsi, ma puntualmente ricadeva distesa a causa delle fitte di dolore che l’avevano paralizzata al suolo.
“Ora concludiamo il lavoro.” sentì dire a Gajeel e spostando lo sguardo fece appena in tempo a vedere il braccio a forma di lama, che le si avvicinò pericolosamente alla testa.
Per la seconda volta il moro fu scagliato all’indietro e cadde pesantemente sul terreno. Questa volta però, a colpirlo non fu una spada bensì un pugno, che gli lasciò sulla guancia un’ampia ustione.
“GAJEEL!” tuonò Natsu, i cui occhi erano piccole fessure che squadravano con ferocia l’amico.
“N-Natsu.” bisbigliò Levy con le lacrime agli occhi.
“Levy!” avvertì una voce fin troppo familiare al suo fianco e voltandosi riconobbe Lucy, che preoccupata la guardava e continuava a chiamarla.
“Lu-chan.”, pianse la turchina portando le mani sulle braccia della compagna, desiderando più che mai stringerla in un abbraccio.
Entrambe, però, furono distratte dall’urlo di Natsu, che come una furia partì all’assalto. Il corvino non lo vide nemmeno arrivare, avvertì solo i suoi pugni bruciargli la pelle ed incrinargli le ossa. Dopo solo pochi colpi era già riverso a terra esanime.
Il rosato dal canto suo non sembrava intenzionato a fermarsi e continuò a colpirlo, e colpirlo, fin quando la vista del Dragon Slayer non si fece opaca ed i suoi sensi si affievolirono. L’ultima cosa che udì prima di svenire fu la voce di Levy che gridò: “Natsu adesso basta! Smettila di colpirlo, dobbiamo portarlo alla gilda, ti spiegherò tutto là.”
Il diretto interessato, sentendo tale ordine e non avvertendo più alcuna resistenza da parte del suo avversario si fermò, squadrando Levy con un cipiglio alzato.
Vedendo però le ferite che lei e Lily avevano riportato decise di rimandare le spiegazioni a più tardi.
Afferrò Gajeel per il retro della camicia e prese a trascinarlo, mentre Lucy aiutava Levy ad alzarsi ed Happy sorreggeva Lily ancora incosciente.

Nota d’autore: ecco il primo capitolo effettivo. Devo dirlo, credo di essere stata un tantino brutale, soprattutto nella seconda parte. Ma se sono riuscita a farvi odiare, almeno un pochino, il secondo Gajeel, mi ritengo più che soddisfatta.
Parlando proprio di lui, deve essere stato uno shock risvegliarsi e trovarsi davanti Levy, anche se credo, che ad avere una pessima giornata sia stata quest’ultima.
Il Gajeel del futuro non se la passa sicuramente meglio, e se venisse a sapere di questa storia, ritengo che arriverebbe ad ammazzarsi da solo.
A parte questo, spero che il capitolo vi sia piaciuto, ci ho messo un po' a scriverlo e sono soddisfatta del risultato.
Mi sono presa qualche libertà artistica, per esempio la spada di Lily che oltre ad essere un’arma da taglio è diventata pure una specie di mini-cannone. (Ringraziamo Elsa, che gliel’ha regalata per natale XD.)
Da qui in poi ci saranno capitoli, che si soffermeranno su entrambi gli scenari, quello passato e quello futuro. Ed entrambi i Gajeel dovranno interagire con le controparti dei personaggi future e passate. Non vi anticipo nulla, però.
Spero che la storia continuerà a piacere, tenterò di aggiornare ogni due giorni.
Grazie in anticipo a chi la leggerà e la recensirà.
   
 
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