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Autore: Donatozilla    30/10/2021    2 recensioni
[Ambientato dopo la Saga dello Shie Hassaikai]
Dopo la sconfitta di Overhaul e la salvezza di Eri, Izuku Midoriya e i suoi compagni della 1-A possono finalmente passare un periodo di tranquillità e serenità. Ma la pace è interrotta dopo l'apparizione di un misterioso e violento vigilante con mostruosi poteri che non si fa scrupoli ad uccidere i criminali nelle maniere più brutali... e che sembra nutra un profondo odio e disprezzo nei confronti di Katsuki Bakugo. Chi è questo misterioso vigilante? E perché odia così tanto Bakugo al punto da volerlo uccidere?
Genere: Azione, Dark, Horror | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Izuku Midoriya, Katsuki Bakugou, Sorpresa
Note: Cross-over, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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Capitolo 20: La svolta

Era ormai calata la sera, e tutti gli studenti erano ritornati ognuno al proprio dormitorio.

I vari studenti della 1-A si trovavano nell’area comune del loro dormitorio a parlare tra loro in modo tranquillo, anche se un velo di inquietudine era ancora presente nell’atmosfera intorno alla classe.

“Certo che oggi Monoma ha esagerato… più del solito.” Fece Sero seduto sul sofa insieme a Kaminari e Mineta.

“Oh sì. Non sa proprio quando starsi zitto, sopratutto in momenti sensibili come questo.” Gli fece eco Kaminari, scuotendo la testa al pensiero di quella mattinata.

“Sono più sorpreso del fatto che Bakugo non gli abbia fatto esplodere la faccia” disse Mineta “Cioè, solitamente farebbe così. Ma oggi si è limitato semplicemente a dirgli di star zitto.”.

“Già” continuò Mina appoggiandosi alla spalla di Sero “Questa storia di Honda… deve averlo proprio segnato.”.

“Non sai nemmeno quanto…” pensò Midoriya, seduto su un altro sofa. Non poi non ascoltare la discussione, e la cosa lo aveva riportato allo sguardo pieno di colpa che Bakugo aveva dipinto sul suo volto quella mattina a pranzo.

Non ci volevo un genio per capire che Bakugo, per quanto cercasse di non dimostrarlo, stava provando un enorme senso di colpa.

Verso Ryo.

Verso ciò che gli era successo.

Verso ciò che era diventato.

E pure lui, come Bakugo, si sentiva in colpa.

Come avevano potuto lui e sua madre non venire a sapere della morte dei suoi genitori, Kayako e Kenta?

Come avevano potuto non informarsi e venire a sapere della sua situazione?

Avrebbero potuto aiutarlo, magari adottarlo e dargli una casa dove potesse essere amato.

Un luogo dove non sarebbe stato cambiato in ciò che era ora.

Un luogo dove non sarebbe diventato… Venom.

“Parlando di Bakugo… si trova ancora in camera sua?”.

La voce di Hagakure lo fece uscire dai suoi pensieri, e solo allora aveva notato che fino a quel momento aveva stretto i pugni così forte da rendere le nocche bianche.

“A quanto pare…” rispose Jiro guardando verso l’ascensore “Una volta arrivati qui è andato in camera sua e non proprio sceso. Capisco essere nervosi per Honda, però…”.

“Qualcuno di noi dovrebbe andarlo a chiamare” fece Uraraka, la preoccupazione evidente nella sua voce “Magari un pò di compagnia potrebbe giovargli.”.

“Non hai tutti i torti” fece Shoji “Nonostante sappiamo che Bakugo non apprezzi stare in nostra compagnia, in un momento del genere potrebbe averne bisogno ora più che mai.”.

“Già ma… chi di noi dovrebbe andarlo a chiamare?” Chiese Sato.

Ci fu qualche attimo di silenzio, dove nessuno osò parlare… silenzio poi interrotto da Midoriya che disse “Andrò io.”.

“Uh?” Fecero in unisono tutti i suoi compagni.

“Andrò io” ripetè il ragazzo dai capelli verdi mentre si alzava dal sofa e si dirigeva verso l’ascensore.


Bakugo era inquieto.

Non che fosse una novità in questi ultimi giorni.

Ma col discorso fatto da Monoma quella mattina, la cosa di certo non era migliorata.

Si può dire anche che fosse peggiorata.

Ma non era solo inquietudine.

Era anche qualcos’altro.

Sensi di colpa.

Una cosa che Bakugo non avrebbe mai immaginato di sentire prima d’ora.

Ryo era venuto per lui.

Per ucciderlo.

E nel farlo aveva messo in pericolo tutti i suoi compagni di classe.

Coloro che aveva finalmente iniziato a considerare come… degli amici.

Ma non si sentiva in colpa solo per questo, no.

Ma anche per tutto ciò che era successo a Ryo che lo aveva portato ad essere come era ora.

Stando a Ryo stesso, tutto ciò che gli era successo… tutto il dolore e le perdite che ha dovuto sopportare… era state causate da Bakugo stesso.

E come poteva non sentirsi in colpa per ciò?

Alla fine era stato per lui che Ryo e i suoi genitori dovettero trasferirsi.

Portando alla morte di questi ultimi.

A Ryo che ha dovuto passare dieci anni terribili in un orfanotrofio.

Tutto ciò gli aveva fatto anche ricordare di tutte le volte che aveva picchiato Midoriya.

Di tutte le volte che lo aveva insultato.

Si ricordò delle parole che Ryo, nei panni di Venom, gli aveva detto quando aveva attaccato il loro dormitorio.

“Tu porti solo dolore Bakugo. Dolore e distruzione a tutti coloro che si trovano intorno a te. Uccidendoti non solo avremo la nostra vendetta… ma libereremo il mondo da una mina vagante che fa del male a coloro che gli stanno vicino.”.

Midoriya.

Ryo.

Tutti gli Heroes che erano venuti a salvarlo a Famino ma che avevano finito per farsi del male.

Davvero tutti loro, in un modo o nell’altro, avevano finito per farsi del male… per causa sua?

Era davvero come diceva Ryo?

Davvero lui fa solo del male a tutti coloro che gli stanno intorno?

“Kacchan?”.

Una voce famigliare lo fece voltare di scatto verso la porta.

Lì, a guardarlo con un espressione preoccupata, stava Midoriya.

“Tch… che diavolo vuoi, Deku?” Fece Bakugo, mettendo in mostra la sua miglior espressione seccata.

Col diavolo che si sarebbe fatto vedere preoccupato da qualcuno, figuriamoci da Midoriya.

“Kacchan…” continuò Midoriya entrando nella stanza “Non… siamo molto preoccupati per te.”.

“Tch, preoccupati di cosa? Sto benissimo!”.

“No, non lo sei. Si vede lontano un miglio che stai male Kacchan. Che sei preoccupato e… che ti senti in colpa.”.

“Io? In colpa? Ah! Non farmi ridere Deku! Questa è la più grande stronzata che tu abbia mai detto, e nei hai detto tante in tutta la tua vita! Io? In colpa? Ma non prendiamoci per il culo.”.

“Kacchan” ripetè Midoriya con più fermezza “Non devi nascondere cosa stai provando. Tutti noi… siamo qui per te.”.

Bakugo rimase in silenzio per qualche secondo, senza neanche sapere cosa dire.

“Crediamo… che forse un pò di compagnia potrebbe giovarti. Che dici? Vuoi unirti a noi?”.

Bakugo rimase in silenzio per qualche altro secondo.

Puntò lo sguardo verso la finestra, l’inquietudine e i sensi di colpa ancora ben presenti dentro di lui.

“Kacchan?” Ripetè Midoriya, preoccupato.

“Tch!”.

Bakugo si mise le mani in tasca e cominciò a dirigersi fuori dalla sua stanza senza dire nulla, e lasciando di stucco Midoriya.

Una volta fuori dalla stanza, il biondo di voltò verso il suo rivale “Beh? Che cosa stai aspettando? Un invito forse? Non dovremmo andarci ad unire a quegli altri idioti laggiù o no?”.

Midoriya rimase in silenzio a processare quanto Bakugo aveva detto. Poi sorrise “Certo Kacchan! Andiamo!”.

E detto ciò anche lui uscì dalla stanza, entrambi i ragazzi che si dirigevano verso l’ascensore per andare nell’area comune.


Nel mentre, abbastanza distante dai dormitori vi era lui.

Ryo.

Osservava in silenzio il dormitorio della 1-A da una distanza di sicurezza, in modo da non essere notato.

Fortunatamente, la cosa non destava molti sospetti dato che ogni tanto qualche passante si fermava sempre ad osservare i dormitori per vedere l loro imponenza.

“Attacchiamo Ryo! Ora che siamo qui possiamo attaccare e uccidere Bakugo!” Fece V.

“No V.” Rispose semplicemente Ryo.

“Come no?! Siamo qui, possiamo attaccare ora!”.

“Vero V. E, ad essere sincero, una parte di me vuole assolutamente attaccare ora il dormitorio… e uccidere subito Bakugo. Ma noon possiamo farlo, non adesso almeno.”.

Fece dietrofront ed iniziò ad incamminarsi via.

“Ora come ora, si aspetteranno subito un altro attacco. Dovremo aspettare… e pianificare.”.

“Pianificare dici?”.

“Esatto. Sono stato stupido a voler attaccare subito Bakugo senza neanche un piano la scorsa volta. Così facendo ci siamo fatti prendere di sorpresa… e ci hanno separato, imprigionandoci in prigioni diverse. Ci siamo riuniti, certo, ma non voglio correre ulteriori rischi. Dovremo aspettare… e pianificare. Così facendo non verremo sconfitti e separati nuovamente.”.

“Non hai tutti i torti.” Rispose V, il tono un pò scocciato.

“Non ti preoccupare amico mio” continuò Ryo camminando in mezzo alla folla e mischiandosi con essa “Arriverà presto il momento in cui la faremo pagare a Bakugo… tutto ciò che dobbiamo fare è essere pazienti, e poi…” i suoi occhi si assottigliarono fino al punto da sembrare due piccole fessure “Poi… quando finalmente arriverà il momento… uccideremo Bakugo.”.


Nel mentre, nella base del Dragone Nero a Musutafu.

Schultz insieme ai suoi cinque secondi in comando si trovava di fronte ai loro uomini, tutti loro sull’attenti.

“UOMINI! Ascoltatemi bene ora!” Fece il leader del Dragone Nero “Ora che ci siamo sistemati in questa base e abbiamo sistemato tutte le nostre armi e marchingegni è tempo di prepararsi per la prossima fase del piano. Da domani manderemo alcuni di voi in città a cercare Honda” tirò fuori dalla tasca una foto del ragazzo dai capelli viola “Questo è il suo volto. Lo dovrete cercare fino a quando non lo avrete trovato, anche a costo di cercarlo giorno e notte… e una volta trovato… voglio che avvisiate o me o uno dei cinque dei miei compagni qui. Noi vi raggiungeremo il più presto possibile, e nel mentre lo dovrete attaccare, ma non ucciderlo. Con le armi che ci siamo portati dietro avrete molte più possibilità di sopravvivere a differenza degli altri uomini che lui ha ucciso nei mesi scorsi. Con queste armi dovrete ferirlo e trattenerlo abbastanza da permettere a noi sei di raggiungervi. Una volta arrivati” allargò le braccia mettendo in mostra lui e i cinque al suo fianco “Ce ne occuperemo noi. Con lui ferito… sarà una passeggiata ucciderlo una volta per tutte! Uomini! Siete pronti… alla caccia?”.

I suoi uomini lanciarono all’unisono delle urla festanti e di conferma, pronti alla caccia, a uccidere colui che aveva rovinati tanti dei loro piani.

L’unico che non sembrava affatto eccitato all’idea era sempre Konishi.

Urlò come tutti gli altri, mantenendo un falso sorriso per non attirare l’attenzione.

Ma dio solo sapeva che non voleva fare questa cosa.

Dio solo sapeva che era stanco del Dragone Nero.

“È deciso…” pensò l’uomo “So cosa devo fare… spero solo… che la cosa vada a buon fine…”.


Il giorno dopo.

Nel palazzo principale della Commissione degli Eroi per la Pubblica Sicurezza vi era molto fermento.

Molti segretari facevano avanti e indietro, portando documenti e posta vari tra le mani ai membri principali della Commissione, qualora fossero informazioni mandati da altri Heroes.

Konishi non ne aveva idea, ma non importava.

Era qui solo per una cosa.

Si avvicinò al bancone principale che si trovava davanti l’entrata del palazzo, dove si trovava la segretaria una donna dai capelli neri e lunghi, con addosso degli occhiali da vista.

“LA Presidente è qui?”.

“Mmm?” La segretaria alzò lo sguardo dai documenti che stava leggendo per guardarlo “Uh… sì, è qui.”.

“Bene. Dovrei parlare con lei.”.

2Ha un appuntamento?” Chiese la donna inarcando un sopracciglio.

“No, ma…”.

“Allora dovrà prima fissare un appuntamento, poi potrà parlare con lei.”.

“Mi ascolti, è urgente…”.

“Mi spiace ma le ho detto…”.

“Mi ascolti un secondo! Ho bisogno…” cominciò Konishi togliendosi la giacca, mostrando la sua maglia senza maniche. 

Ma ciò che scioccò la segretaria fu ciò che aveva sul braccio destro.

Saltò dalla sedia lanciando uno strillo abbastanza forte da far fermare le persone intorno a lei, che si voltarono verso la sua direzione e videro anche loro ciò che stava sul braccio destro di Konishi.

Il tatuaggio di un drago nero.

Era il simbolo del Dragone Nero, e uno che tutti i membri della gang si facevano tatuare sui loro bracci destri una volta entrati a far parte della gang.

Era il loro segno di riconoscimento, quello che usavano per farsi riconoscere e per far sapere di quale gang facevano parte.

“Ho bisogno di fare una confessione.” Finì Konishi con tutti gli sguardi addosso lui.

   
 
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