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Autore: Dalybook04    01/11/2021    1 recensioni
Nell'antichità ogni tanto nascevano persone magiche con delle voci speciali, talmente belle da far tremare le montagne ed esplodere i cuori dei nemici, distruggere le mura nemiche o far fiorire le colture anche durante gli inverni più rigidi. Erano persone molto, molto speciali, e venivano venerate al pari degli dei. Ne nasceva uno su un milione, erano rarissimi. Non ne nascono più da un migliaio di anni, forse di più.
Ma sarà davvero così?
Genere: Dark, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Nord Italia/Feliciano Vargas, Spagna/Antonio Fernandez Carriedo, Sud Italia/Lovino Vargas
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno
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https://youtu.be/jLKOBJR5vHs

Feliciano corre per le scale, contando mentalmente i piani. La sua classe è la 4.2 e lui è al secondo piano. Ora terzo. Secondo giorno di scuola, il primo di lezione, ed è già in ritardo, ma non è colpa sua! Si è fermato a osservare un albero nel cortile, a disegnarlo seduto sul prato, e ha perso la cognizione del tempo. Potreste dargli dello stupido per essersi fermato a ritrarre un semplice albero, ma quella quercia aveva delle foglie dalla forma strana, che avevano subito catturato la sua attenzione, e risplendevano di rugiada, catturando la luce del sole sorto da poco. Era qualcosa di troppo bello per non essere disegnato.
Ecco la classe! Si fionda dentro, ha lezione di fisica (ew) e grazie al cielo la prof non è ancora arrivata. Dove potrebbe...
Merda, tutti i posti migliori sono già stati presi. Ne è rimasto uno solo, al primo banco, proprio di fronte alla cattedra, accanto ad un ragazzo biondo molto carino che gli mette un po' paura.
"Posso sedermi?"
Quello annuisce, con lo sguardo fisso sul libro. È seduto dritto, composto, piedi rivolti alla cattedra e schiena perpendicolare al pavimento.
"Eri in ritardo anche tu?" chiede Feliciano, esitante, per avviare la conversazione. Quello lo guarda, confuso.
"No, perché?"
"Sei in primo banco..."
"Sono arrivato prima apposta per mettermi qui"
E Feliciano capisce che quello è il secchione della classe. Fantastico. Gli porge la mano senza aggiungere altro oltre al suo nome "Feliciano Vargas"
"Ludwig Beilshmidt"
Nei minuti in cui aspettano l'insegnante, che è in ritardo, Feliciano cerca di chiaccherare con il suo nuovo compagno di banco, ma non riesce a cavare fuori nulla tranne qualche risposta borbottata. Però parla con i ragazzi seduti dietro, che sono abbastanza simpatici.
Quando entra la prof e inizia a fare lezione, il giovane italiano si sforza di seguire, davvero, ma come ogni volta che prova a concentrarsi su qualcosa che non gli piace, finisce a fare altro. In questo caso, a studiare Ludwig, che, per quanto inflessibile e diligente, rimane un bel ragazzo con dei tratti molto interessanti da ritrarre. Capelli biondi tenuti indietro con il gel (a quattordici anni?), occhi azzurri attenti, simili a quelli di un'aquila che abbia puntato un topolino, tratti spigolosi che iniziano a sbucare sotto quelli morbidi dell'infanzia, fisico slanciato, leggermente muscoloso. Inizia a chiedersi come potrebbe ritrarlo meglio. Matite colorate? Pennarelli? Pastelli? O forse un ritratto a matita in bianco e nero...
Suona la campanella. Le due ore di fisica sono finite e lui non ha seguito mezza parola. Ottimo.
Le due successive ore di letteratura sono un alternarsi di concetti interessanti che si appunta e distrazioni continue. Il rumore della penna di Ludwig sul foglio che gli ricorda quello del vento tra le foglie che gli fa pensare ad una foresta incantata, le decorazioni gialle sulle unghie della prof che gli ricordano le tagliatelle del nonno, il dipinto sul libro di un signore che gli fa pensare a quei nuovi colori che ha ordinato su internet e non sono ancora arrivati...
E improvvisamenta è ora di pranzo. Assurdo come voli il tempo eh?
La mensa è affollata e quasi si perde. Dove può sedersi? Vicino ai due ragazzi simpatici seduti dietro di lui e al loro gruppo, con quelli che hanno la camera al suo stesso piano del dormitorio o...
Individua Ludwig nel casino. È seduto al tavolo di tre ragazzi più grandi, ma se ne sta in un angolino, da solo, e sembra molto triste. In un attimo è da lui.
"Posso sedermi?"
Uno dei tre tizi più grandi lo squadra, confuso "ci conosciamo?"
Feliciano arrossisce "ehm, io..."
"È il mio compagno di banco" interviene Ludwig, mantenendo lo sguardo fisso sul cibo.
Il più basso dei tre, un ragazzo albino, si illumina "quindi il piccolo Luddi ha fatto amicizia! Vieni, vieni, siediti pure. Come ti chiami?"
"Feliciano, piacere" sorride e si siede davanti a Ludwig, che lo osserva in silenzio, studiandolo, forse chiedendosi perché si sia seduto proprio con lui.
"Io sono Gilbert, il fratello maggiore di Lud. Come ti trovi a scuola?" indaga. Feliciano si chiede come possano due fratelli essere così diversi, sembrano sole e luna.
"Bene, credo"
"Che insegnanti avete avuto oggi? Come ti sembrano? Ludwig non mi dice mai niente!"
"Uhm..." la verità è che non sa cosa dirgli.
"Non lo sa, non ha seguito niente" interviene Ludwig. Si rivolge a Feliciano "hai un deficit dell'attenzione, no?"
"Uhm, no. Fatico solo a stare attento, ma..."
"Ludwig! Non essere maleducato"
"Ho solo fatto una domanda!"
"Non si chiede agli altri delle loro malattie"
"Non è una malattia, è un disturbo"
"Stessa cosa" guarda Feliciano con un piccolo sorriso "scusalo, a volte è un po'... indelicato"
"Oh, ehm, nessun problema"
"Ti può passare gli appunti se ti servono'
Ludwig lo guarda, scioccato come se gli avesse chiesto di ballare nudo sul tavolo "lo sai che non posso!"
"Potete vedervi dopo le lezioni per studiare. Ti aiuta a memorizzare spiegare le cose agli altri, no?"
Ludwig sbuffa, Feliciano sorride imbarazzato "non serve, davvero, non voglio disturbare e..."
"Non preoccuparti! Ora, parliamo d'altro, la scuola è pallosa. Finiamo le presentazioni, magari. Lui è Antonio" indica il ragazzo moro e sorridente alla sua sinistra "e lui Francis" un ragazzo dai capelli lunghi e biondi. A Feliciano ricorda un cherubino visto in qualche dipinto famoso di... di chi era?
Ah, aspetta, lo stanno tutti guardando, aspettando una risposta a una domanda che non ha sentito forse?
"Ehm... potreste ripetere?"
"Vedi?" brontola Ludwig "si distrae"
Gilbert, cercando di non farsi notare, gli tira un calcio da sotto il tavolo "ho chiesto se hai dei fratelli" ripete, gentilmente.
"Ah, no"
"Meglio per te!" e scoppia a ridere. Ha una risata rumorosa, ma mette allegria. Per certi aspetti, ricorda a Feliciano la risata di suo nonno, bassa e contagiosa "i fratelli sono una palla al piede!"
"Su questo concordo con te" brontola Ludwig "soprattutto quelli maggiori"
Feliciano cerca di soffocare una risatina, ma fallisce. Gilbert sbuffa "ingrato"

Romolo Augusto Vargas varca la soglia del ministero, subito accolto da un generale suo amico di vecchia data.
"Cosa è successo? Perché mi hai chiamato?"
"Vieni, non parliamone qui"

Antonio sbuffa.
"Meno male che dovevamo provare oggi" sospira Gilbert, per poi alzare la voce "piccioncini! Scusate se vi interrompo, ma qui vorremmo suonare. Le vostre litigate potreste per favore risolverle in camera da letto?"
I due litiganti, Francis e un ragazzo biondo di nome Arthur, che avremo modo di conoscere meglio, lo guardano male.
"Non siamo dei piccioncini" brontola Francis.
"E io mi rifiuto di cantare un'altra merdosa canzone d'amore"
Antonio sbuffa "be', siamo in quattro, le decisioni non le prendete solo voi due"
"Questo è un gruppo rock, per Diana, e facciamo solo canzoni che di rock non hanno niente! Voglio fare una bella canzone di una band decente!"
"Love of my life dei Queen" propone Francis, con aria saccente. Arthur tace. Non può ribattere ai Queen, non quando ha addosso una maglietta del film di Bohemian Rhapsody, che ha visto circa cinque volte al cinema e illimitate a casa.
"Già, peccato che qui nessuno sappia suonare il pianoforte" replica Gilbert.
"Chiediamo a Roderich" suggerisce Francis.
"Piuttosto mi impicco con il cavo dell'amplificatore. Antonio, che proponi?"
Il ragazzo, l'unico moro dentro quella gabbia di matti, ci pensa, stringendo il manico della sua chitarra.
"Sympaty for the Devil? Quella dei Rolling Stones"
Ormai si è rassegnato e ha smesso di proporre brani raeggeton, visto che puntualmente glieli cassano.
"Non abbiamo i tamburi, né il pianoforte" ricorda Gilbert.
"Possiamo fare senza" ribatte Francis.
"Le cose o si fanno bene o non si fanno"
"Odio il tuo animo teutonico, mon ami"
"Come si chiama quella canzone finlandese?" interviene Antonio "Darkside?"
"Si può fare, ma servono due voci principali"
"Quella canzone italiana? Quella che ha vinto l'ESC?"
"Pensi che io sappia l'italiano?" ribatte Arthur.
"Hanno fatto una cover di Beggin' molto bella"
"Vuoi fare una cover della cover?"
"Perché no?"
"Fa' sentire"

"Hanno rapito Braginski"
"Un soggetto non sarebbe male"
"Se sapessimo chi sia il colpevole, non saresti qui, Maggiore"
"Non chiamarmi così"
"Un mese fa ci è arrivata una lettera anonima, in cui un tale minacciava di fare cose terribili se non avessimo rivelato i segreti sulle Belle Voci e la scorsa guerra"
Romolo lo incenerisce con lo sguardo "e non avete pensato che forse sarebbe stato il caso di parlarmene?"
"Pensavamo fosse solo l'ennesimo complottista, non sai quante lettere ci arrivino da quella gente. Ieri però Braginski è stato rapito e al suo posto è stata trovata un'altra lettera"
"Che dice?"
"Che eravamo stati avvertiti. Chiede di te, vuole parlarti. Ha lasciato un indirizzo email. Stiamo provando a rintracciarlo, ma senza risultato. Dev'essere un bravo hacker"
"Cosa volete che faccia?"
"Prova a negoziarci mentre cerchiamo di beccarlo. Impediscigli di fare altre mosse"
"D'accordo, passami l'indirizzo, lo contatterò da casa mia. Vi terrò aggiornati"
"Secondo i protocolli dovresti restare qui ma... be', questa situazione non segue i protocolli. Ci vuole massima segretezza"
"Appunto. Per non creare sospetti, me ne resterò a casa mia, come al solito"
"Giusto. Siamo nelle tue mani, Vargas"
"Come se fosse una novità"

"Ti ho detto che non ha ancora risposto. Te l'ho girata la mail, sai che gli ho scritto. Se insisto, rischio di peggiorare le cose. Sì. No. Senti, facciamo così, se entro martedì non risponde gli riscrivo. Va bene. Sì. Sì, ho capito. Ciao" Romolo attacca il telefono, esasperato, e si gira verso il nipotino, sorridendogli "scusa, questioni di lavoro. Raccontami la tua prima settimana di scuola. Qualche bella ragazza?"
"No, nonno" Feliciano mordicchia la cannuccia del suo succo di frutta "pensi che io abbia un deficit dell'attenzione?"
"Ma va, sei solo uno con la testa tra le nuvole" il nonno gli spettina i capelli, ridendo "stai ancora pensando alle vacanze. Vedrai che tra poco prenderai il ritmo"
Feliciano alza le spalle "sarà"
"Hai qualche amico?"
"Il mio compagno di banco, è..." esita "simpatico, a modo suo. A pranzo e cena e colazione mi siedo con lui e gli amici di suo fratello maggiore, sono simpatici"
"Bravo Feli! Stare con quelli più grandi è un ottimo modo per attirare le ragazze. Sapessi quante ne avevo io alla tua età..."
Feliciano rivolge al nonno un sorrisino furbo "ma io ho aspettative alte, nonno. Mica vado con chiunque! Mi devono meritare"
Romolo ride "hai più senno del tuo vecchio, non c'è che dire. A che ora devi tornare a scuola?"
"Devo essere nel dormitorio entro le cinque"
"Va bene, ti accompagno in macchina tra un po'. Intanto raccontami che hai combinato in questa settimana, sono curioso"

Feliciano non riesce a concentrarsi. Non è colpa sua: appena sente parlare di matematica, il suo cervello si scollega completamente. Sbircia il quaderno di Ludwig e sgrana gli occhi, che sono quei simboli strani? Il biondo però allontana da lui il quaderno senza una parola.
"Vargas! Ti vedo distratto, vieni alla lavagna a risolvere quest'equazione" sbraita la prof. Il ragazzo impallidisce, ma trattiene le bestemmie, si alza, va alla lavagna e legge i numeri scritti con il gesso. Quel due sembra una faccina arrabbiata. Un'immagine prende forma nella sua mente: un uomo barbuto, un vichingo forse, che scruta infuriato qualcosa e maledice in silenzio gli dei per la sfortuna, la barba e i capelli rossastri ricoperti di neve, gli occhi stretti. Deve disegnarlo, tornato in camera. Vede perfettamente la linea marcata della mascella, le rughe d'espressione, la fronte corrucciata per la rabbia...
"Vargas? Allora?"
"Scusi!" rilegge l'equazione e dai meandri del suo cervello esce fuori la risposta "due"
La prof solleva le sopracciglia, stupita, ma annuisce "giusto. A posto"
Ludwig lo guarda con gli occhi sgranati "come hai fatto? Non stavi pensando all'equazione"
Feliciano stringe la matita tra le labbra  "Te lo spiego dopo"

"È come se la mia testa funzionasse a più livelli. Uno pensa alle cose sue e ha sempre bisogno di mantenersi occupato, l'altro, inconscio, studia e memorizza quel che sento ma non ascolto. Prima stavo pensando ad altro, ma inconsciamente stavo risolvendo l'equazione" spiega mentre vanno a pranzo "però succede di rado. Di solito mi distraggo e basta. Dici che ha senso?"
"Affascinante" a Ludwig si erano illuminati gli occhi "è un misto tra iperattività e deficit dell'attenzione"
Feliciano alza le spalle "il nonno dice che ho solo la testa tra le nuvole"
"E i tuoi genitori? Non possono farti fare degli esami o..."
"Sono morti"
"Ah" Ludwig non sa mai che dire in questi casi "anche i miei"
Feliciano ride. Ha una bella risata, si dice Ludwig, pura e innocente. Non lo sta prendendo in giro "che coincidenza. Due orfani in una botta sola. Il mondo è piccolo, eh?" lo prende a braccetto "dici che oggi a pranzo c'è la pasta?"

"Che ne pensate di mio fratello?"
"Be', è Ludwig" sono in camera di Antonio. In teoria stanno studiando, in pratica cazzeggiano. Francis si rigira una ciocca di capelli tra le dita "non è molto diverso dal solito"
"Sembra a suo agio con il piccolo Feli" aggiunge Antonio, seduto a gambe incrociate sul suo letto "parlano abbastanza normalmente mi pare, no?"
Gilbert sospira "forse sono esagerato, ma sapete com'è fatto, fa fatica con le persone. Ora ha me, ma non voglio che dipenda per sempre dal fratellone, capite cosa intendo? Deve imparare a interagire con gli altri da solo"
"Ha detto a Feli che è gay?"
Gilbert sbuffa "figurati. Non sa neanche che voi lo sapete, e a me lo ha detto solo per sapere come si facesse sesso tra ragazzi, come se io lo sapessi... meno male che ho qui l'esperto" indica Francis con un cenno del mento e scoppia a ridere "un amico gay è sempre utile"
"Pansessuale" lo corregge Francis. Antonio si imbroncia.
"Anche a me piacciono i ragazzi!"
"Sì, ma non ne hai mai veramente avuto uno"
"Scusate se non vado con il primo carino che vedo"
"Solo perché ho una vita sessuale attiva non significa che vado con il primo che passa. Ho degli standard molto precisi"
Antonio e Gilbert si guardano con aria d'intesa.
"Oh, li conociamo bene i tuoi standard" inizia Gilbert.
"Biondo"
"Occhi verdi"
"Britannico"
"Sopracciglia enormi"
"Di nome Arthur"
"E cognome Kirkland"
Francis alza gli occhi al cielo "ancora con questa storia? Non mi piace Arthur"
Antonio controlla l'ora "a proposito, dovrebbe arrivare tra poco, gli ho detto di raggiungerci per parlare della nuova canzone"
Il biondo inizia a sistemarsi i capelli distrattamente, con aria agitata "davvero?"
"No, ma ci hai appena dato ragione"
"Andate a fanculo"

"Lud?"
"Ja?"
"Potresti ripetere?"
"Ja" è la terza volta che ripete, per la cronaca, ma non gli dispiace. Di sicuro memorizza meglio così.
I due ragazzi sono in camera di Feliciano, seduti sul tappeto morbido al centro della stanza, i libri di fisica tra loro. Le pareti, i mobili, tutto è ricoperto di disegni, foto, colori, graffiti, perché, a detta del proprietario della stanza, "una camera piena mi aiuta a concentrarmi". A Ludwig non dispiace.
"ora hai capito?"
"Sì, credo. Grazie Lud!" gli stampa un bacio sulla guancia, felice. Ludwig avvampa.
Feliciano guarda l'orologio a forma di gattino sul suo comodino e scatta in piedi "ho lezione di violino! Devo scappare, sono in ritardo" corre a prendere una custodia nera, tutta ricoperta di disegnini fatti con il bianchetto, dall'armadio (che ci fa lì dentro?) e guarda il compagno di classe con aria dispiaciuta "scusa... ho perso la cognizione del tempo e..."
"Nessun problema"
"Grazie, grazie, grazie! Per sdebitarmi ti offro un caffé in questi giorni, ti va?"
"Uhm, ja..."
"A dopo!" e corre fuori, senza dare il tempo a Ludwig di ricordargli che non si può correre per le scale.
Il biondo sospira e sistema i suoi libri nel suo zaino, poi quelli dell'altro ragazzo sulla sua scrivania in una pila ordinata. È così disordinato... ha la tentazione di mettergli in ordine la camera, ma poi si dice che peggiorerebbe le cose. A Feliciano non serve una camera ordinata, ma una camera adatta a lui. Sospira, si mette lo zaino in spalla ed esce, chiedendosi se si sia finalmente fatto un amico.
   
 
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