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Autore: Illidan17    01/11/2021    1 recensioni
Sono le scelte che facciamo, a determinare chi siamo, non i nostri poteri. Usagi lo ha sempre saputo, e ora dovrà dimostrarlo... e non solo lei. Cosa sarebbe successo, nella seconda stagione, se i personaggi avessero preso decisioni diverse?
Genere: Avventura, Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Demando/Diamond, Serenity
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Seconda serie
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Capitolo 9

Ricordi 

 

Usagi era stata di parola. Mamoru stava fluttuando in qualche angolo remoto di chissà quale galassia. Una sfera si era formata attorno a lui, garantendogli aria e impedendogli di morire di fame o sete. Gli era concesso solo di dormire. Aveva provato a liberarsi, ma la sfera assorbiva le sue energie. Cominciò a rimpiangere la prima scelta di Usagi, quella di una morte indolore. E anche la scelta di Demando, nel volerlo uccidere. Questo castigo era di una crudeltà raffinata. Lui si sarebbe ricordato di lei, ma lei lo aveva condannato all’oblio. Nessuno lo avrebbe aiutato... 

-Ne sei proprio sicuro, principe Endymion? 

Si guardò intorno. Chi aveva parlato? La voce sembrava familiare... 

-Certo che mi conosci. Ho già corrotto la tua anima, mille anni fa. E in questa vita, sei stato mio schiavo per breve tempo... Però è stato abbastanza per trovarti. 

-Metaria? Usagi ti aveva eliminato... 

Una risata. 

-Metaria è solo una delle mie incarnazioni. Io sono il Chaos, la forza distruttrice dell’Universo. Ho sempre anelato all’annientamento dei mondi, tramite i miei servi... come Beryl. E come te. 

Mamoru rimase scettico. 

-Perché dovrei servirti? 

La voce si fece mortalmente seria. 

-Perché è l’unico modo che hai per liberarti e vendicarti di Serenity. Lei non ti merita. Uccidila per me. Potrai avere il Cristallo d’Argento, e usarlo per soggiogare pianeti interi al tuo volere... e le guerriere Sailor! Non desideri averle al tuo servizio? 

Qualcosa si era risvegliato in Mamoru. Un antico desiderio di vendetta e distruzione. Soffocò ogni altra remora. Voleva il potere, e avrebbe fatto qualunque cosa per ottenerlo. 

-Sì, lo desidero ardentemente. 

-Bene. Preparati a ricevere nuovi poteri... 

*** 

La famiglia Ayakashi serviva la famiglia reale da innumerevoli generazioni. Qualcuno asseriva persino che fosse entrata a corte mille anni prima, al tempo del principe Adamas e della principessa Moonstone, la sua amata consorte. I genitori delle Sorelle Persecutrici furono molto addolorati per la perdita di Petz e di Koan, ma la sopportarono con coraggio, dicendo che erano morte eseguendo la loro mansione più importante: difendere la famiglia reale. Secondo la tradizione di Nemesis, ebbero un funerale con tutti gli onori, e gli Ayakashi si chiusero in un lutto stretto. Anche a corte furono osservati dieci giorni di lutto. 

Tuttavia, il lutto non fermava il lavoro all’interno della famiglia reale. Nonostante fosse triste per la perdita di Petz, Saphir si rimboccò le maniche e tornò al lavoro in laboratorio, per capire dove fossero finiti. Lei avrebbe voluto così. Anche Rubeus cercò di tirarsi su, con l’aiuto inaspettato di Esmeraude, che si rivelò una buona ascoltatrice. Rubeus ed Esmeraude... Saphir sorrise. Non erano poi così male, insieme. Finalmente trovò le coordinate... 

-Nel ventesimo secolo? Ne sei sicuro? 

-Sì, fratello. Ho rifatto i calcoli tre volte, per esserne sicuro. La raffica ci ha spostato indietro di dieci secoli. Comunque siamo al sicuro: la barriera del Cristallo Nero ci protegge. Nessun problema di essere avvistati dai nostri compatrioti del passato! 

-Dunque la posizione è quasi la stessa? 

-Siamo a metà strada fra Nemesis del ventesimo secolo e Plutone. Non hanno motivo di cercarci. Comunque li terremo d’occhio, con discrezione. 

Il Cristallo Nero si illuminò. 

-E adesso cosa c’è? 

*** 

Usagi non sapeva se ridere o preoccuparsi. Guardò bene le sue nuove damigelle. 

-Dunque, conosco già Amethyst e Lapis. Chi sono le altre due sorelle? 

-Io sono Hematite, la più grande. 

-E io sono Turquoise, la terzogenita. 

-Dunque, siete le sostitute delle Sorelle Persecutrici. Ho visto i vostri curricula, e sono molto buoni. A differenza di chi vi precede, però, avrete delle mansioni ben specifiche, che vi enuncerò giorno per giorno. C'è solo un’eccezione. Amethyst, per te ho un compito, e uno soltanto. 

Aprì una porta vicino al letto. C'era un’altra camera, sui toni del rosa, dove in quel momento stava dormendo Chibiusa. 

-Dovrai occuparti della Piccola Lady. Posso contare su di te? 

-Certamente, Altezza.  

Qualcuno bussò alla porta. Era Saphir. 

-Perdonami, Serenity, ma il tunnel spazio-temporale si è ripristinato. Le guerriere Sailor sono in cammino... 

-Molto bene. Faremo come prestabilito. Manda i droidi gemelli. Che le portino qui... indenni. Al resto ci penserò io. 

*** 

Chiral e Achiral, i due droidi gemelli, effettuarono la consegna. Cercare le guerriere, trovarle, impacchettarle e portarle su Nemesis. Fin qui andò tutto liscio come l’olio. Le ragazze non ebbero il tempo di dire o fare checchessia. Cominciarono ad avere dubbi dopo lo spacchettamento. 

-Correggi pure, se mi sbaglio, fratello. Erano quattro fanciulle e due gatti, giusto?  

-Sì, infatti. I gatti sono spariti, e abbiamo un uomo e una donna. I conti non tornano. 

-Non preoccupatevi. È tutto regolare. 

I gemelli si voltarono. Erano Lapis e Turquoise. 

-La principessa ci ha mandato a prendere la coppia. Occupatevi delle ragazze. I loro alloggi sono pronti. 

*** 

-Ci capisci qualcosa, Luna? Com'è che siamo tornati umani? 

Luna e Artemis si erano svegliati... con un forte mal di testa e un grande senso di disorientamento. Ci volle un po' prima di rendersi conto che l’incantesimo che gli permetteva di mantenere la forma felina aveva perso il suo effetto. 

-Non ti ricordi? Il Cristallo Nero assorbe ogni altra energia, anche quella del nostro incantesimo. 

-Questa non ci doveva capitare. Dove siamo? 

Si guardarono intorno. Era la stanza di una bambina, tutta dipinta in rosa antico, con un letto a baldacchino in tinta, una toilette su misura, mobili e tappeti con tutti i toni del rosa. C'erano anche dei giocattoli: un cavallo a dondolo, una collezione di bambole, un servizio da thè in miniatura, una casa delle bambole, una libreria piena di libri di favole. Chiunque l’avesse arredata aveva fatto attenzione ai minimi dettagli. Mancava solo... 

-Luna! Artemis! Siete voi? 

Si voltarono. Chibiusa, con in braccio Luna-P, era davanti a loro, con un vestitino blu ricamato con perline che era un amore. Sembrava proprio una piccola principessa. 

-Chibiusa! Stai bene? 

-Oh, sì! La mamma mi ha trovato subito e mi ha fatto curare le ferite. Come vedete, sono come nuova. E la mia camera comunica con la sua. Ci vediamo tutti i giorni... 

-Aspetta... Usagi dorme dietro quella porta? 

-Sì, ma ora non c’è. Mi ha detto che deve parlare con le sue amiche, che era molto importante. Dopo andremo tutti alla Sala del Cristallo, perché ci deve raccontare qualcosa che ha scoperto, e che ci riguarda tutti. 

In quel momento la porta si aprì, ed entrò una ragazza di dodici anni, vestita di viola. 

-Lei è Amethyst, la mia dama di compagnia. Le ho chiesto di preparare il thè, visto che andrà per le lunghe. 

Luna la guardò. 

-Aspetta... io ti conosco, anche se ti ho visto una sola volta. Sei... 

La ragazza sorrise. 

-Sì, sono io. Ma qui sono Amethyst. Quando Sailor Pluto ha visto la piega che stava prendendo il futuro, mi ha richiamato in servizio. Appena in tempo, oserei dire. Stavo per diventare un’emanazione del Chaos. 

-Ma... se ti ha chiamato, vuol dire che... 

Amethyst fece un occhiolino. 

-Proteggere la principessa è il primo dei miei doveri. Sailor Pluto è già qui, insieme alle altre. È tutto sotto controllo. 

*** 

Minako si svegliò, con la testa pesante. Era in una stanza dipinta e arredata con tutti i toni dell’arancione. Cercò di ricordarsi cosa fosse successo. Stavano percorrendo il tunnel, quando... Non li aveva visti arrivare. Non avevano avuto il tempo di reagire. Erano state imprigionate in una specie di campo di forza. Non riuscivano a muoversi... Poi più niente. 

Appeso ad un manichino, c’era un bellissimo abito blu scuro, a maniche tre quarti ricamato con fili arancioni, con scarpe abbinate. Era in camicia da notte. Capì che doveva indossarlo. Eseguì e uscì dalla stanza. Il corridoio era pieno di porte. Erano tutte chiuse. Alla fine si trovò in una specie di foyer. 

Fu allora che sentì una musica familiare. Qualcuno stava suonando il flauto, accompagnato da un violino e un pianoforte. Andò in quella direzione. Attraversò la porta e si trovò in quello che sembrava un auditorium... magnifico. Le pareti erano in cristallo viola venato di rosa. Statue di marmo bianco che ritraevano sirene bellissime in armoniose danze con guizzanti delfini ornavano le logge e i palchi. Le poltrone erano a forma di conchiglia e un enorme lampadario in cristallo color ghiaccio illuminava la sala. 

Sul palco vi erano tre persone. Non riusciva a vedere il pianista. La violinista era una bella ragazza, sui sedici anni, dai lunghi capelli verdi ondulati tenuti da un cerchietto nero e gli occhi azzurri, con un lungo abito turchese. La flautista, vestita di un sontuoso abito di velluto nero a maniche lunghe ricamato ad arabeschi d’argento, era Usagi. Era vero che Sailor Pluto le aveva fatto vedere il combattimento fra lei e Mamoru, ma vederla così cambiata era... preoccupante. Era sempre lei, o... La flautista si fermò. 

-Minako! Ti sei ripresa! Sali sul palco, così parliamo. 

Era sempre lo stesso tono cordiale. Obbedì. C'era un che di regale, nella sua persona. In un altro momento, ne sarebbe stata lieta... 

Usagi congedò la violinista, che si chiamava Turquoise, e Minako occupò il posto rimasto vuoto. 

-Vedo che hai ripreso le lezioni di flauto... 

-Lo suonavo solo per l’ora di musica. Poi mi sono ricordata che lo suonavo anche nella mia vita precedente, e ho continuato la pratica. In seguito, Alan mi aveva incoraggiato a migliorare. Una cosa che avevamo in comune. 

Alan, l’alieno innamorato di lei. Dunque non lo aveva dimenticato. E come si poteva dimenticare una persona che l’amava sinceramente? Se lo avesse saputo... 

-Allora, come è andata in mia assenza? 

-Bene, direi. Ci siamo allenate, abbiamo cercato informazioni, anche Chibiusa si è esercitata... a proposito, come sta? 

-Sta bene. È con Luna e Artemis. E il tuo concorso per diventare idol? Ho perso le qualificazioni! Come è andata? 

Minako la guardò. Era sempre lei. Erano in un pianeta ostile, eppure cercava di tirarle su il morale parlando d’altro. 

-Mi sono qualificata ai quarti di finale. 

-Congratulazioni! Sono molto contenta per te. E ora? 

-Dovrò esibirmi con un’altra cover. 

-Allora dovrai esercitarti. Poco fa stavo suonando l’inno del Regno Argentato.  

-Ah, mi sembrava di conoscerlo... 

-Sì, su Nemesis c’è la partitura originale. Ho deciso di eseguirla. Ho trovato però anche la tua canzone preferita...  

Si alzò per andare verso un tavolo. Tornò con uno spartito. Minako lo guardò. Quanti ricordi... 

-Era anche la tua preferita. Dovevo cantarla il giorno del tuo compleanno... 

Era quel giorno. Doveva essere un’occasione di festa, e invece... 

-Cosa ne dici di cantarla adesso? Ti accompagniamo noi. 

-Ma... 

-Non ti preoccupare. È una canzone popolare, qui a Nemesis. Turquoise la conosce. Io me la ricordo molto bene. E anche lui la ricorda bene, visto che vi eravate esercitati per ben due settimane! 

Minako si voltò verso il pianista. Aveva lunghi capelli bianchi e gli occhi blu. Le sorrise. La guerriera di Venere pensò di avere avuto un’allucinazione. Era Kunzite! 

-Su, Minako. Facciamo quel concerto che non hai potuto eseguire allora. 

*** 

Makoto si svegliò, con un gran mal di testa e la voglia di picchiare qualcuno. Se avesse avuto fra le mani i due gemelli... Si guardò intorno. Era in una stanza con tutte le sfumature del verde. Un lungo abito rosa a maniche lunghe, ricamato ad arabeschi verdi era stato appeso ad un manichino. Per terra, un paio di scarpe coordinate. Dopo qualche reticenza, si decise ad indossarlo.  

Si guardò intorno. La stanza aveva una porta-finestra, che dava sul giardino. La aprì. Faceva freddo, ma l’abito era stranamente comodo e caldo. Si fece coraggio e andò in perlustrazione. 

Nemesis non seguiva il normale decorso delle stagioni. A causa dell’assenza del sole, la luce di cui le piante avevano bisogno era artificiale. Makoto notò infatti che, su ogni aiuola era disposta una tettoia dalla quale pendevano globi a diversa illuminazione, ma sempre a luce fredda. Le piante sembravano non risentirne. Anzi, i profumi rischiarono di stordirla diverse volte. 

Ad un certo punto, si imbatté nel profumo più penetrante di sempre. Era familiare, ma non riusciva a dargli un nome. Si diresse verso la fonte. Era un muro perimetrale. La pianta rampicante lo aveva avvolto completamente, e prosperava con i suoi meravigliosi fiori bianchi a stella. Lo conosceva. Era... 

-Sì, è gelsomino. È il simbolo di Nemesis, dopo la mezzaluna nera. E anche il mio fiore preferito, ricordi? 

Makoto si voltò. Vestita di un sontuoso abito di velluto nero a maniche lunghe ricamato ad arabeschi d’argento, i lunghi codini bianco argenteo, la mezzaluna nera sulla fronte e gli occhi blu magnetici, Usagi la fissava sorridendo. Non era sola. C'erano un ragazzo poco più giovane di Mamoru, con la stessa pettinatura ma i capelli bluastri e gli occhi indaco, vestito con una giacca blu e pantaloni bianchi, e una ragazza, con i capelli corti biondi e gli occhi blu scuro, e un’uniforme da spadaccino dello stesso colore, e una spada al fianco. 

-Lapis, Saphir, lasciateci sole, dobbiamo parlare. 

Makoto si sentì a disagio. Usagi era così... principesca. Pensò a tutte le volte che Luna e Artemis si lamentavano del fatto che non si stesse comportando come la principessa che avrebbe dovuto essere. Se l’avessero vista ora... Peccato che sembrasse una principessa del Male. Dovette rimangiarsi queste considerazioni quando Usagi la abbracciò con trasporto. 

-Mi sei mancata. Facciamo quattro passi. 

Camminarono a braccetto. Fu allora che Makoto si rese conto che tutte le piante erano in fiore. 

-Non pensavo che in un posto dove non splendeva mai il sole potessero crescere dei fiori. 

-Infatti normalmente non crescono, per questo sono molto apprezzati. Solo mille anni fa, quando il principe Adamas scoprì un modo per intrappolare l’energia dei fulmini, si è usata la luce per diversi usi. Almeno le invasioni degli altri pianeti sono diminuite drasticamente. Prima Nemesis doveva affidarsi ad altre fonti, tutte esterne. 

Qualcosa non tornava... 

-Però, nel trentesimo secolo, ci sarà un’invasione... 

-Perché Demando era stato mal consigliato. Adesso è tutto a posto. Immagino che Sailor Pluto vi abbia avvisato al riguardo... 

-Sì... a conti fatti, forse è meglio così. 

Makoto rimase in silenzio. Il fatto che Mamoru fosse in realtà così spregevole e che non se ne fosse accorta... Poi le venne in mente qualcosa. 

-Scusa, prima hai nominato il principe Adamas, giusto? Quando ti sei messa in contatto con Ami, abbiamo raccolto delle informazioni. Ti ricordi che aveva chiesto la tua mano? 

-Certamente. E avevo accettato. 

-Tu... cosa? 

-Avevo accettato. Era inevitabile. Avevo deciso di legarmi a lui, strano che non ti ricordi il perché... 

-La regina Selene voleva un’alleanza con Nemesis? 

-Era fondamentale. Non è stato come con te, che hai dovuto sposare Nephrite perché la tua famiglia aveva solo il titolo, e lui veniva da una ricca famiglia. C'era in ballo qualcosa di molto più importante. Il giorno che il Regno delle Tenebre ci invase, era il mio compleanno, ricordi? Adamas era fra gli ospiti, e ti aveva chiesto quali fossero i miei fiori preferiti... 

-Per poter comporre il tuo bouquet! E lo avevo portato in giardino per mostrarglieli! E poi... 

-Si è scatenato l’inferno. Rammenti i miei fiori preferiti? 

-Gelsomino, fresia e lillà! 

Il ragazzo che era con Usagi si avvicinò. 

-Ti presento Saphir, il fratello minore del principe Demando. Ti lascio in sua compagnia. Saphir, Lady Jupiter deve raccogliere fiori di gelsomino, fresia e lillà per un bouquet che non ha mai potuto confezionare nella sua vita precedente. Posso contare sul tuo aiuto? 

*** 

Ami si svegliò, la mente annebbiata. Le ci volle un po' prima di capire cosa fosse successo. Era in una stanza dipinta in tutti i toni del blu. Un lungo abito azzurro, a maniche corte, ricamato ad arabeschi blu scuro, con scarpe coordinate, era stato appeso ad un manichino. Non aveva mai indossato niente di così elegante. Dopo aver preso confidenza con i tacchi alti, uscì dalla camera. 

La stanza era vicino ad una grande scalinata. Decise di scenderla. Nonostante i colori tetri, non poteva negare che il palazzo reale di Nemesis fosse sontuoso. Percorse un corridoio alla sua destra, alla fine del quale si trovò davanti ad una doppia porta. La aprì. 

Si ritrovò in una sala enorme, disposta su più piani. Le pareti, di cristallo verde bottiglia e rosso carminio, altissime e senza finestra, erano quasi nascoste da immense librerie, migliaia di scaffali pieni di libri. Una biblioteca... la più grande che avesse mai visto. 

Ami non credeva ai suoi occhi. Sembrava che tutto lo scibile dell’universo fosse stato raccolto in quella stanza. Riconobbe alcuni classici terrestri, e le sembrò di vedere dei libri scritti da autori del Regno Argentato. Altri erano scritti in lingue incomprensibili. 

Si ritrovò in una delle sale di lettura, usata da poco. Una sedia di legno pregiato con un cuscino di velluto rosso era leggermente spostata dal tavolo. Questo era disordinato, con penne stilografiche sparse, matite e colori a pastello, disegni, librini, appunti ed enormi quaderni. Ami ne prese uno. Riconobbe la calligrafia di Usagi. Sembrava stesse facendo ricerche sulla storia di Nemesis, in particolare sul periodo del regno del principe Adamas. 

Sembrava che fosse il sovrano più importante della dinastia. Fu lui a volere la biblioteca, e anche i giardini reali, aperti al pubblico. Sotto la sua guida, Nemesis aveva conosciuto un periodo simile al Rinascimento terrestre. Grandi scoperte, grandi innovazioni su tutti i campi... Doveva essere un principe illuminato. Era pure vissuto a lungo, quasi centenario. Sulle pagine, però, c’era scritta questa parola: Moonstone. 

-Deve essere importante, se l’ha scritta diverse volte. Moonstone... che cosa sarà? 

-Era la sposa di Adamas. Forse la sua vera ispiratrice. 

Ami si voltò di scatto. Usagi era dietro di lei, vestita di un lungo abito nero ricamato ad arabeschi d’argento. Dietro di lei, una damigella vestita di nero, dai lunghi capelli verde scuro e gli occhi cremisi. Ami la guardò. Non poteva crederci... La damigella le fece un occhiolino, non vista da Usagi. Ritornò verso la sua amica. Era più pallida del solito, i capelli erano diventati bianchi e gli occhi sembravano ardere di una strana luce, ma il sorriso la rassicurò. Congedò la damigella e rimasero sole. Usagi la abbracciò. 

-Sono contenta di rivederti. Abbiamo tante cose di cui parlare. Com’è Berlino? 

Per quanto fosse strano, Ami raccontò del suo soggiorno in Germania, della scuola che frequentava, della famiglia che la ospitava... e di alcune sue scoperte fatte in biblioteca. 

-Anche se non so quanto possano essere attinenti... 

-Più di quanto immagini. Anche io ho scoperto delle cose interessanti. Tutto è cominciato quando ho studiato la lingua di Nemesis. Ha la grammatica praticamente uguale a quella del Regno Argentato, c’è solo qualche differenza. Era curiosa, così ho fatto delle ricerche. Non è stato facile, ma in questa biblioteca ci sono volumi molto antichi. Così sono riuscita a ricostruire tutta la storia. Adesso mi sono soffermata sul regno di Adamas, e sulla figura della sua consorte, Moonstone. Pare sia stata una grande monarca, molto saggia quanto bella. Ho avuto qualche difficoltà a trovare un suo ritratto, però. Per fortuna ho trovato una sua immagine in questo libro che parla delle donne più importanti del pianeta. Guarda un po'… 

Ami guardò il ritratto. Pensò di avere le allucinazioni. 

-Ma... 

-Appunto. Ti ricordi quando Adamas chiese la mia mano? Avrei reso ufficiale il nostro fidanzamento il giorno del mio compleanno. Avevi passato una giornata intera in biblioteca per cercare un libro... 

-...Che parlasse di Nemesis! Te lo volevo regalare, pensando ti sarebbe servito! E c’era... 

-Il motivo per cui avrei sposato Adamas. Lo rammenti? 

-Ora sì. Ma allora... 

-Ogni cosa a suo tempo. Cosa ne dici di cercare quel volume? Ora è stato aggiornato. C'è qualcuno che ti vuole aiutare. 

Ami si voltò. Era entrata un’altra persona. I suoi lunghi capelli biondi ondulati erano raccolti in una coda e aveva grandi occhi verdi. Zoisite. Come... 

-Appena trovate il libro raggiungetemi nella Sala del Cristallo. C'è molto di cui discutere. 

*** 

Rei si svegliò di soprassalto. Aveva una brutta sensazione. Niente a che vedere con la Luna Nera, però. Si trattava di qualcosa che veniva dall’esterno. Era in una stanza dipinta e arredata con tutti le tonalità del rosso. Appeso ad un manichino c’era un vestito lungo viola, dalle lunghe maniche trasparenti e ricamato ad arabeschi rossi, con scarpe coordinate. Storse il naso, ma lo indossò. Poi uscì. 

La stanza era al piano terra. C'era un gran via vai di gente, forse servi, che non badavano a lei. Meglio così. Meno aveva a che fare con quella gente, meglio era. Capì di essere vicino alle cucine, perché sentì un cuoco dare le istruzioni ad alta voce ad un cameriere. 

-Porta questo carrello nella Sala Rosa. La principessa sta aspettando. 

La principessa? Doveva trattarsi di Usagi. Seguì il cameriere. Dopo qualche giro, lo vide entrare attraverso una doppia porta. Entrò anche lei, nascondendosi dietro una colonna. La sala era enorme, dalle pareti in cristallo rosa scuro, con il pavimento e le colonne in cristallo bianco, e con finestre alte fino al soffitto, che davano su un bellissimo roseto, dai fiori di diversi colori. Anche le colonne recavano delle rose scolpite. I mobili erano in tinta con le pareti e il pavimento. 

-Finalmente ci degni della tua presenza, lady Mars. 

Rei sentì il suo corpo muoversi contro la sua volontà. Camminò fino all’estremità opposta della sala. Lì, seduta ad un tavolo apparecchiato per il thè, vestita di un abito in velluto nero ricamato ad arabeschi d’argento, i lunghi capelli bianco argenteo, gli occhi blu scuro penetranti, la pelle bianca come marmo e la mezzaluna nera sulla fronte, stava Usagi. Vicino a lei, una dama di compagnia sui dodici anni, con il caschetto color prugna e gli occhi viola, con un vestito dello stesso colore. Il corpo di Rei continuò a camminare per poi sedersi alla destra della principessa. 

-Era da molto che volevo vederti... e parlarti, ovviamente. Sarai lieta di sapere che ho imparato molto su questo pianeta... anche il galateo. Ricordi quando abbiamo fatto il corso? 

Certo che Rei se lo ricordava... come uno dei momenti più imbarazzanti della sua vita. Si era resa conto che la vita di corte non faceva per lei, e aveva deciso di non fare mai più la predica ad Usagi sul suo comportamento. Inoltre, il proprio non era certo stato migliore... 

-Sai, Amethyst, io e lady Mars siamo state in competizione per molte cose: il gioco di squadra, la leadership, il ragazzo... ma non ho mai messo in discussione il suo valore. E viceversa. O almeno, era quello che pensavo, visto che è stata indirettamente responsabile della caduta di Crystal Tokio nel trentesimo secolo! Hai qualcosa da dirmi, piuttosto? 

Rei deglutì. Aveva promesso di dirglielo, e lo avrebbe fatto. 

-Usagi, lo giuro sul fuoco sacro che servo, così sai che ti dico la verità. All'inizio volevo dirtelo, davvero, ma Mamoru mi aveva convinta ad aspettare che fossi più... matura per accettare la cosa. Quando sei stata rapita, e tutto è venuto allo scoperto, un’osservazione di Makoto mi ha fatto intuire qualcosa. Così ho deciso di tenere un profilo basso, ho evitato Mamoru e ho aspettato. Man mano che i giorni passavano, stava diventando più nervoso. In qualche modo, ha avuto delle visioni di te con quel principe... col risultato di mandarlo fuori di testa! Ha persino avuto un incidente con la moto! Ho capito che stava diventando pericoloso! Mi ero promessa di lasciarlo quando questa storia sarebbe finita, ma mi ha risparmiato lo sforzo. So cosa è successo, Sailor Pluto ce lo ha fatto vedere. Posso solo dirti che mi dispiace, per tutto. 

Gli occhi di Usagi sembravano scolpiti nel ghiaccio perenne, ma si sciolsero in un sorriso. 

-Allora, siamo ancora amiche, Rei. Assaggia questo dolce. 

Sembrava una crème caramel al cioccolato. Era molto buona. Oltre al caramello e al cioccolato, di potevano sentire anche il rum e gli amaretti. Era un gusto familiare. 

-Mi sembra di averlo già mangiato. 

-Infatti, era uno dei miei dolci preferiti, nel Regno Argentato. Lo avevi fatto realizzare anche alla cena di benvenuto del principe Adamas, ricordi? 

All'improvviso, Rei ebbe una rivelazione. 

-Hai ragione. Mi chiese quali fossero i tuoi piatti preferiti, per poterli proporre su Nemesis. Lui... ti voleva bene. Te ne voleva tantissimo. 

-Anche io lo amavo. Era inevitabile. Il giorno dopo era il mio compleanno... 

-...E avevo stilato io il menu. Adamas me ne chiese una copia. Lo ricordo ancora... 

-Forse il cameriere ti potrà dare una mano. Lo avete scritto a quattro mani. Quando avete finito, vi aspetto nella sala del Cristallo. 

Si alzò, seguita da Amethyst. Il cameriere si sedette vicino a lei. Aveva i capelli corti biondi e gli occhi grigi. Jadeite. Si ricordò una cosa. 

-Usagi, quando mi sono svegliata, ho avuto... una sensazione negativa. Un pericolo esterno. 

-Terrò gli occhi aperti. 

*** 

Mamoru atterrò, non visto, vicino al castello. Chaos era stato di parola. Lo aveva liberato, e gli aveva dato tutto il potere che desiderava. Certo, era cambiato fisicamente, ma ogni cosa aveva il suo prezzo. E, alla fine, ne sarebbe valsa la pena. Avrebbe distrutto la famiglia reale di Nemesis e avrebbe assoggettato gli abitanti al suo volere, poi avrebbe attaccato la Terra. Avrebbe contaminato e assoggettato le guerriere Sailor e sarebbero diventate le sue compagne e schiave. Avrebbe dominato incontrastato. Doveva solo servire il Chaos quando gli sarebbe stato richiesto. Spalancò le ali, impaziente. Presto avrebbe avuto la sua vendetta. 

   
 
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