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Autore: moira78    02/11/2021    3 recensioni
Un piccolo castello nascosto nei boschi di Lakewood. Una storia che affonda le sue radici in un lontano passato. E un sopralluogo che porterà Candy e gli altri a confrontarsi con eventi soprannaturali. Una mini-fic di Halloween dove tutto può accadere...
Genere: Mistero, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Annie Brighton, Archibald Cornwell, Candice White Andrew (Candy), William Albert Andrew
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Candy aprì gli occhi lentamente, certa di stare ancora sognando. Li spalancò e si rese conto che no, non era un sogno: Albert stava davvero premendo le labbra sulle proprie!

Sono tiepide, morbide...

Eppure ricordava che erano stati interrotti da quell'apparizione orrenda, poi era arrivato Stair e...

Il sussultò che ebbe dovette indicare ad Albert che si era riavuta e lui si staccò: "Bene, ecco che la mia bella addormentata si sveglia di nuovo".

Candy guardò il suo principe azzurro e gli regalò un piccolo sorriso: "Se ogni volta mi svegli così, mi addormenterò più spesso".

Lui ridacchiò e gli chiese di Lord Scott e di Stair. Dalla luce che proiettava la torcia sul muro rotto accanto a loro dedusse che i due fantasmi non fossero più lì.

"Ho promesso a Lord Scott che lo farò riunire a Sophia, in Scozia. E a Stair che avrei avuto cura di te". La sua voce dolce suonava pregna di emozione e Candy sentì subito le lacrime inondarle gli occhi.

Stavano condividendo momenti intensi rivedendo le persone care che li avevano lasciati e al contempo godendo del loro amore appena sbocciato.

"Scusami... mi hai appena dato il nostro primo bacio e io piango come una bambina", disse asciugandosi gli occhi, mentre lui le carezzava i capelli.

"Non preoccuparti, tesoro, sei più che giustificata. E comunque il vero primo bacio dobbiamo ancora condividerlo", mormorò guardandola come aveva fatto poco prima che venissero interrotti.

Deglutì, imbarazzata ma desiderosa di sentire appieno il contatto con quelle labbra virili, avvertendo come amplificati i battiti del proprio cuore e tutti i sentimenti che si rincorrevano dentro di lei.

E accadde.

E fu glorioso.

La bocca di Albert premette con gentilezza contro la sua, in una carezza che le trasmise un brivido. Le labbra si cercarono reciprocamente, socchiudendosi e Candy credette che sarebbe svenuta di nuovo quando sentì la punta della sua lingua solleticarle la bocca.

Seguendo l'istinto, intrecciò le mani tra i capelli di lui e, con una leggera pressione sulla nuca, lo tirò più vicino. Il bacio divenne ardente e famelico, facendola vacillare.
Per fortuna era ancora seduta a terra o le gambe non le avrebbero retto.

I loro respiri accelerarono, si mescolarono e Candy imitò il gesto ardito di Albert. Quando lo fece, udì l'uomo emettere un lieve gemito di apprezzamento e ne sfuggì uno anche a lei.

Le mani di lui erano scese sulla schiena, mentre le proprie dal collo raggiungevano le spalle.

Smisero solo nel momento in cui dovettero riprendere ossigeno per respirare e Candy adorò l'espressione soddisfatta sul viso di Albert. Pensò di averne stampata in volto una molto simile.

Scambiarono un ultimo bacio, più casto del precedente e Albert le chiese: "Stai meglio?".

"Decisamente", rispose ridacchiando e unendo la fronte alla sua.

"L'ho sempre detto che sei molto più carina quando ridi che quando piangi". Candy spalancò gli occhi, il sorriso che abbandonava le sue labbra. Dietro ad Albert comparve una luce quasi accecante.

E non era stato il suo principe a parlare, ma Anthony.

I lineamenti di Albert passarono dallo stupore alla comprensione. Chiuse per un attimo gli occhi e si rialzò, voltandosi per guardare il suo unico nipote diretto: "E tu mi hai rubato la battuta, lo sai?", gli rispose facendogli l'occhiolino.

Candy si alzò in piedi a sua volta, la giacca le scivolò via dalle spalle.

Non sentiva più freddo. Non era solo felice per aver trovato, alfine, l'amore vero. Era grata al Cielo perché le era stato permesso di rivedere il suo dolce Anthony ancora una volta.
 
- §-
 
Albert ricordò il giorno in cui Georges aveva bussato alla porta della sua capanna nel bosco, pallido e tremante, per dargli la notizia dell'incidente.

Ne era rimasto devastato.

Era come se avesse fatto un torto a sua sorella permettendo che il suo unico figlio, tutto ciò che rimaneva di lei, perisse in maniera così ingiusta e crudele.

E aveva permesso che morisse a soli quindici anni, quando si stava appena affacciando alla vita.

Aveva sognato che suo nipote avesse un futuro luminoso, studiando alla Saint Paul School insieme agli altri e sì, magari innamorandosi di Candy come sapeva stesse avvenendo.

Forse, se fosse sopravvissuto, lui non si sarebbe mai innamorato di quella ragazzina.

Ora, mentre guardava Candy mormorargli quanto fosse felice di rivederlo e triste perché l'aveva lasciata troppo presto, avrebbe solo voluto che ricomparisse Rosemary per chiedere perdono anche a lei. Era così sconvolto che sul momento non ci aveva pensato.

Anthony carezzò con dolcezza la guancia di Candy: ora che era più grande di lui, erano praticamente alla stessa altezza e Albert rabbrividì: Anthony non sarebbe mai cresciuto e sentì di nuovo il nodo stringergli la gola.

"Ora basta con i sensi di colpa, zio Bert: li avete superati entrambi e non ti permetterò di tornare sui tuoi passi". Aveva preso una mano a Candy e aveva allungato l'altra per afferrare la sua. In un gesto, le unì perché si stringessero, facendo poi un passo indietro.

Albert ne rimase stupito e anche Candy sembrava arrossire tra le lacrime che le rigavano le guance.

Anche lui mi legge nella mente... certo...

Gli regalò un lieve sorriso, tentando con tutte le proprie forze di trovare le parole e di non far tremare la voce: "Ci sono rimpianti che ci porteremo dietro per tutta la vita. Anche se so che si è trattato di un incidente, voglio chiederti perdono, Anthony. E chiederlo anche a Rose...". La voce si spezzò, suo malgrado e spostò lo sguardo a terra, la mano di Candy che stringeva ancor più forte la sua.

"Non ho niente da perdonarti. Ma ho qualcosa da chiedervi", continuò col suo tono tranquillo, posando le mani sulle loro spalle.

"Puoi chiedere quello che vuoi, Anthony", disse Candy asciugandosi gli occhi e accostandosi di più a lui, come a volergli trasmettere il calore di cui aveva bisogno in quel momento.

"Dovete essere felici, sempre, senza più ombre del passato. Il vostro destino era già scritto. L'unico mio rimpianto è quello di non averti mai potuto rivelare l'identità del tuo principe, Candy. Ma, anche se ci è voluto del tempo, direi che è andata bene lo stesso", terminò facendo l'occhiolino. "Sai che la prima volta che mi ha visto mi ha scambiato per te?", gli chiese divertito.

"Sì, me l'ha raccontato", rispose con un sorriso, asciugandosi l'angolo dell'occhio con le nocche. "Da ragazzo dovevo somigliarti molto".

"Eravate quasi identici! Anche se il colore dei capelli e degli occhi differiva un po'...", ammise Candy scrutandoli come per confrontarli.

Se non fosse che Anthony era un fantasma bloccato all'età di quindici anni, Albert avrebbe potuto dire che erano gradevolmente riuniti a chiacchierare del passato.

Anthony tornò serio e Albert capì che stava di nuovo per lasciarli: "È ora che usciate di qua", disse fissandoli. "Ormai è quasi l'alba, il temporale è cessato e lassù sono così preoccupati che hanno organizzato una seduta spiritica".

"Che cosa?!", sbottò Candy voltandosi a guardarlo. Anche lui rimase basito. Cercò di immaginare il pragmatico Georges e il composto Archie attorno a un tavolino a evocare fantasmi per chiedere loro che fine avessero fatto e quasi gli venne da ridere.

"Lord Scott vi ha aperto il passaggio, prima. Il meccanismo ora è di nuovo visibile. Nei decenni precedenti era stato murato per impedire al suo spirito inquieto di disturbare gli abitanti. Ma ora che gli avete promesso di riunirlo alla sua Sophia andrà tutto bene. Zio, se deciderete di restaurare il castello dopo aver sistemato questa faccenda, ci saranno persone che potranno vivere momenti felici, qui". Mentre parlava, anche Anthony cominciò a svanire.

Persone che potranno vivere momenti felici... forse anche io e Candy...

"Oh, no, ti prego, non andartene anche tu!", lo pregò Candy sciogliendo un poco la stretta sulla sua mano.

"Il mio tempo qui è finito. Un giorno ci riuniremo, Candy e Albert... vi amo immensamente!".

"Anche noi ti amiamo, Anthony. Mio giovane, dolce Anthony", mormorò Albert certo che lo avrebbe udito. Nonostante il velo delle lacrime, vide il suo sorriso finché non scomparve e strinse a sé Candy che singhiozzava di nuovo.

Erano stati tutti incontri pieni di emozione e di certo quei mattoni e la storia legata a Lord Scott si erano rivelati una sorta di passaggio tra i due mondi. Ma ora non c'era più nulla da fare in quello scantinato.

Albert si chinò per prendere la torcia da terra, che già si stava affievolendo e la puntò sul muro dal quale erano saltati i mattoni. Quindi la alzò sul soffitto e vide quello che non c'era fino a un'ora prima: una botola.

"Ma è il punto da dove siamo caduti!", ansimò Candy alzando il capo nella stessa direzione.

"Già, pare che dovremo arrampicarci entrambi, stavolta", le rispose con un sorriso.
 
- §-
 
"Al mio tre: uno, due...".

"Tre!", conclusero insieme, spingendo il muro accanto alla scala a chiocciola.

E, come era accaduto la prima volta, Candy si sentì quasi proiettata dall'altro lato mentre il passaggio segreto si apriva e lei e Albert uscivano nell'ala ovest del castello.

Fecero appena in tempo a ritrovare l'equilibrio e prendersi per mano che vennero travolti da Annie, Archie e persino Georges. Quest'ultimo si era alzato dalla sedia rovesciando il tavolino tondo al quale erano seduti tutti e tre e li raggiunse dietro ad Annie che stava abbracciando lei e Archie che aveva messo le mani sulle spalle di Albert come per accertarsi che fosse vero.

"Cosa è successo? Dove eravate?! Per l'amor di Dio, siete scomparsi per l'intera notte, non vi trovavamo da nessuna parte!", ansimava Georges, stravolto come non lo aveva mai visto.

Candy diede qualche pacca rassicurante sulle spalle di Annie che piangeva disperata tra le proprie braccia e Albert rispose: "Siamo rimasti bloccati nei sotterranei ma abbiamo trovato il modo di aprire la botola e... eccoci qui", disse allargando le braccia.

"Oh, Candy, è stato terribile... quei... quegli spettri orrendi...". Le parole di Annie la gelarono.

"Tesoro, lascia stare...", la interruppe Archie, come se non volesse che rivelasse troppo.

Candy fissò lo sguardo sul tavolino piccolo e rotondo accanto al muro e ripensò alle parole di Anthony: avevano davvero tentato di mettersi in contatto con gli spiriti per capire dove fossero? E avevano avuto risposta?

Annie si staccò un po' dal suo abbraccio e Candy la guardò con comprensione: "Annie, hai visto il fantasma di Lord Scott?", domandò rivolta anche agli altri.

Archie abbassò lo sguardo e anche Georges parve in difficoltà. Albert gli rivolse un'occhiata significativa, alzando un sopracciglio come per indurlo a parlare.

"In realtà abbiamo visto sia il suo che quello della donna chiamata Sophia". Era un leggero rossore quello che gli imporporava le guance? "Erano orrendamente sfigurati, soprattutto Lord Scott".

"Lo sappiamo, Georges, ho visto il mio antenato. Gli ho promesso che li riunirò in Scozia, dove si trovano". L'espressione di stupore di Georges fu grande.

Cadde un silenzio complice tra loro e Candy lo ruppe domandando: "Perché, però, Sophia si è rivelata solo a voi? Noi non l'abbiamo vista, vero Albert?". Si volse verso di lui, che scosse la testa.

Fu Annie a sembrare in imbarazzo, mentre chinava il capo e Archie la tirava un po' più vicina a sé. "Veramente... ha parlato solo con me, anche se l'abbiamo vista tutti. La prima volta sono svenuta. La seconda... beh, mi ha detto che avrei avuto una bambina e che quando accadrà vorrebbe che la chiamassi come voleva chiamare la sua".

Candy spalancò gli occhi: "Oh, Annie, vuoi dire...?!".

"No!", dissero all'unisono lei e Archie, gesticolando con le mani. "Parlava del futuro, di dopo che ci sposeremo!", concluse lei portando le mani al viso arrossato.

"Ah... certo, scusate", rispose con un sorrisetto.

Parlando delle rispettive apparizioni, si resero conto che c'erano delle questioni in sospeso che i due amanti sfortunati non erano riusciti a risolvere. Oltre a voler essere seppelliti nello stesso luogo, avrebbero benedetto Annie e Archie con una figlia femmina che avrebbero chiamato Emily.

Con grande emozione, Albert rivelò di aver rivisto i suoi genitori e Rosemary, e che poi si erano palesati anche Stair e Anthony. Fu un momento molto commovente che portò un nuovo, composto silenzio.

Stavolta fu Archie a romperlo: "Però non capisco: cosa c'entrano Lord Scott Ardlay e la sua amata con mio fratello e gli altri? Loro non sono legati ai mattoni dei sotterranei".
Albert prese un profondo respiro e li guardò uno ad uno, raccontando. Ma il suo sguardo indugiò più volte su Georges quando iniziò: "Rosemary ci ha detto che Lord William Logan Ardlay, quando è venuto qui, ha costruito il castello cercando di esorcizzare la triste vicenda di Lord Scott, pregando perché i suoi occupanti fossero sempre felici".

"Continuo a non capire, signorino William", mormorò Georges che pareva colpito dalla menzione della donna.

Il suo principe la guardò e tra loro passò una muta ma chiara conversazione.

Dobbiamo rivelare tutto?

Non ci vedo nulla di male.

Ma... fino a che punto?

Solo ciò che è necessario, per ora...

E così Albert raccontò del sogno che avevano fatto e di come, secondo i desideri di Lord Scott prima e dei suoi discendenti poi, di certo Rose e gli altri erano comparsi per garantire a lui e Candy un futuro, visti i tragici eventi che li avrebbero colti.

"Mia sorella non l'ha detto in modo esplicito, ma suppongo che il muro che è stato eretto per tenere lontano lo spirito inquieto di Lord Scott sia stato in qualche modo "forzato" da lei e dai nostri genitori creando dei passaggi che abbiamo trovato solo io e Candy. Intrappolati là sotto, ci siamo trovati ben lontani dal bosco ma al contempo abbiamo promesso di sistemare le cose in Scozia. Così tutto sarà come dovrebbe essere: noi due siamo qui e Sophia e Scott saranno presto riuniti".

Sui volti dei presenti si disegnò prima l'orrore, quindi lo stupore e infine la comprensione. Annie si accostò di nuovo al muro e aggrottò le sopracciglia: "E infatti il passaggio è scomparso. Quei sotterranei sono inaccessibili, noi abbiamo cercato ovunque sia in casa che in giardino".

Albert annuì: "Io penso che abbiano murato l'ala ovest, ma che una botola inizialmente ci fosse. C'erano delle casse e dei vecchi mobili là sotto".

Mentre lui parlava con Georges per comunicargli le sue idee per la ristrutturazione e accennava anche al viaggio in Scozia, Candy chiese ad Annie e ad Archie della seduta spiritica.

"Beh, non c'è molto da dire", fece spallucce lui. Voi eravate scomparsi e Lord Scott continuava a chiedere dove fosse la sua Sophia. Persino io mi sono spaventato a morte e non ho mai visto Georges così pallido. Insomma, era evidente che c'erano forze soprannaturali, così abbiamo cercato nella vecchia biblioteca e abbiamo trovato un modo per comunicare con gli spiriti. O, almeno, questo era il piano...". S'interruppe, guardando Annie.

Lei arrossì: "Io sono svenuta almeno tre volte e alla fine nessuno spettro, a parte Lord Scott e Sophia, si è mostrato a noi per dirci dove foste. Quello che ci hai raccontato è orribile, Candy, avete corso un pericolo enorme". I suoi occhi scuri si riempirono di nuove lacrime e Candy fu lesta ad abbracciarla.

"Su, ora smetti di piangere, Annie. Non è successo niente. Anthony e gli altri hanno fatto in modo che fosse così...". La sua frase rimase sospesa, mentre guardava Albert parlare a bassa voce con Georges.

...e i nostri amici hanno anche fatto in modo che finalmente ci rivelassimo i rispettivi sentimenti. Ma di questo, cara amica mia, ne parleremo in un altro momento.

Tuttavia, non appena formulò quel pensiero, Candy sentì l'ansito stupefatto di Annie: "E questo? Prima non l'avevo notato! Sembra... sembra proprio un anello di fidanzamento!".

Candy restò senza parole e anche Albert e Georges tacquero alla vista del piccolo ma delizioso anello di diamanti che adornava il suo anulare.

A quanto pareva, dovevano proprio raccontare quella parte della storia.
 
- §-
 
Elroy Ardlay lasciò che William si congedasse e poggiò la testa allo schienale della poltrona.

Era sfinita, dentro di lei si rincorrevano sentimenti contrastanti e non sempre gradevoli. Ma, tutto sommato, era abbastanza serena.

Suo nipote, l'unico diretto che le fosse rimasto, il patriarca della famiglia era vivo. Sano e salvo grazie agli antenati ed era stato molto emozionante condividere con lui quella parte della storia.

Non credeva che suo fratello e persino la compianta Rosemary si sarebbero palesati a lui e Candice in quei sotterranei e dovette più volte nascondere le proprie lacrime in un fazzoletto, specie quando lo sentì raccontare di Anthony e Stair, così giovani e dal destino così avverso.

Nondimeno, aveva scorto le lacrime negli occhi cristallini di William e aveva capito che c'erano momenti nei quali la rigidità e la compostezza potevano essere sopraffatte da ciò che albergava nel cuore.

Era stato anche per quel motivo che si era scoperta con lui fino a confessare cosa l'avesse davvero spinta a chiedergli di visitare la proprietà con tanta fretta.

Aveva passato ore orribili nell'attesa, nell'incertezza, nel timore che fosse accaduto comunque l'inevitabile e vari scenari le erano comparsi davanti agli occhi, vividi come sogni lucidi: William e gli altri che restavano fuori dal castello e venivano sorpresi dal temporale; suo nipote che si allontanava comunque con Candice nel bosco; gli spiriti inquieti del castello che si vendicavano per qualche oscuro motivo sulla sua famiglia.

A un certo punto della notte, quando stava per obbligare l'autista a recarsi fino alla proprietà anche se era pericoloso, le era apparso di nuovo suo fratello. Non aveva parlato molto, ma le aveva mostrato William e Candice che dormivano vicini nei sotterranei del castello e aveva sorriso.

Allora, aveva capito che erano in salvo.

Quando finalmente, alla piena luce del sole del mattino, William aveva bussato alla sua porta, aveva fatto qualcosa che non si sarebbe mai sognata di fare di lì a mille anni: gli si era gettata di slancio fra le braccia e lo aveva stretto forte.

Dopo la prima reazione sconvolta, lui aveva compreso che la sua preoccupazione andava al di là dell'ordinario ed era stata costretta a confessare che William senior le era comparso in sogno, parlandole. E suo nipote aveva detto una frase che li aveva portati a conversare per le due ore successive.

"Non credo si sia trattato di un sogno, zia".

Verso la fine di quella lunga chiacchierata sul filo dei ricordi e della commozione, suo nipote le aveva detto l'ultima verità: aveva chiesto la mano di Candice.
Una smorfia le si dipinse sul viso quando ricordò quel particolare e si alzò di scatto dalla poltrona per aprire la finestra e ricevere il sole tiepido sul viso, traendo un profondo respiro.

Persino gli spiriti di Rosemary, Anthony e Stair avevano dato la loro benedizione e lei era solo un essere umano fragile e imperfetto: che diritto aveva di separarli?
Certo, c'erano decine di motivi e non si era risparmiata dallo spiegarli a William: l'estrazione sociale della ragazza, come prima cosa; ma anche il fatto che non avesse un'educazione adeguata, che lavorasse come infermiera e che fosse, sopra ogni cosa, la figlia adottiva degli Ardlay.

"Sono tutti elementi facilmente risolvibili o senza alcuna importanza", aveva risposto la voce calma del nipote, che si era messo a guardare attraverso i vetri della medesima finestra alla quale si trovava lei ora. I raggi del sole creavano dei riflessi dorati sui suoi capelli, rendendolo così simile al suo compianto fratello che le si strinse il cuore.

"Le origini di Candice non hanno alcuna importanza, per me. Sai quanto l'estrazione sociale conti poco, anzi, nulla nel valore di una persona. E Candy è una donna dai principi morali e dall'educazione impeccabili. Ti ricordo anche che è stata lei quella che, senza avere nessun tornaconto, guidata solo dall'affetto, mi ha salvato quando ero senza memoria. Nessuna signorina dell'alta società guarderà mai così profondamente alla mia anima e non ai soldi o alla mia posizione sociale come Candy, che mi ha conosciuto quando ero solo un vagabondo sconosciuto e privo d'identità". Aveva fatto una pausa prima di concludere, trasmettendole un brivido. "E io l'amo da così tanto tempo che non credevo possibile ci sarebbe stata una possibilità per noi, un giorno. Non potrei essere più felice, zia. Sono disposto a rinunciare a tutto per Candy".

Si era voltato a guardarla, lo sguardo fiero e deciso: "L'adozione può essere revocata oggi stesso. Quindi, vedi, zia? Non c'è davvero alcun problema!".

Esausta e troppo felice di rivederlo per ribattere, aveva semplicemente accettato la cosa senza più fare storie. La realtà era che se l'era aspettato. Aveva capito che prima o poi sarebbe accaduto, non era sciocca né cieca e bisognava essere davvero ottusi per non accorgersi degli sguardi di adorazione che, seppure ben mascherati, Candice e William si lanciavano quando erano insieme.

"La storia si ripete, fratello mio. Anche colei che hai scelto tu e l'uomo con cui si è sposata Rosemary non erano di estrazione sociale adeguata. Ma siete stati felici e, tutto sommato, la nostra famiglia splende ancora come questo sole", mormorò chiudendo gli occhi e sentendosi, per la prima volta dopo tanti anni, in pace con se stessa e con il mondo.

"Ben detto, sorella".

La voce proveniva dalle sue spalle e la fece voltare di colpo, una mano sul petto e le palpebre spalancate.

"William?".

Elroy non seppe mai se lo aveva immaginato, ma fu certa, per un breve istante, di aver rivisto ancora il sorriso e gli occhi chiari di suo fratello prima che sparissero in un riflesso sul muro.
   
 
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