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Autore: deborahdonato4    02/11/2021    1 recensioni
Leo Valdez, deluso dal suo primo amore Calypso, è tornato al Campo Mezzosangue con suo figlio James. Decide di dedicarsi completamente alla crescita del figlio.
Will Solace, rientrato al Campo dopo un anno passato a lavorare in un ospedale umano, ha una sola missione: confessare il suo amore verso Nico di Angelo. Mal'amore ha promesso per lui, e per Nico, un destino diverso.
Due ragazzi che diventano prima amici, poi qualcosa di più.
Genere: Azione, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi, Slash, Crack Pairing | Personaggi: Calipso, Leo Valdez, Nico di Angelo, Nuovo personaggio, Will Solace
Note: Lemon, OOC | Avvertimenti: nessuno
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«DTR.»

«Come scusa?» domandò Will, più confuso di prima.

Hazel abbassò il panino vegetariano e ripeté, con le guance arrossate: «DTR.»

«Okay.» sorrise Will. «ILL.»

Hazel aggrottò la fronte. «ILL?»

«Sì. Non stiamo dicendo le lettere a caso?»

La figlia di Plutone si alzò quel tanto che le bastava per colpire il biondino sulla testa con la mano, non abbastanza forte per fargli male, ma per fargli capire le sue intenzioni.

«Okay, okay.» ridacchiò Will, allontanandola. «D'accordo. DTR. Orsù, ora illuminami.»

Hazel mangiucchiò un altro pezzetto di panino, le guance arrossate.

«Significa definire il tipo di relazione.» disse Hazel, e allungò la mano per prendere il bicchiere di té fresco. «È un linguaggio da giovani.»

«Un linguaggio da giovani.» ripeté Will. Quello sì che era sorprendente. «E da quando conosci parole del genere, signorina Levesque?»

Hazel lo fulminò con lo sguardo, e Will avrebbe anche potuto spaventarsi se non fosse stato per le guance arrossate. Non si vedevano molto con la sua pelle scura, ma Will aveva avuto modo di conoscerla e vivere con lei per anni, quindi notava i cambiamenti. Doveva essere rossa come un peperone, in quel momento.

«Guardo molti film.» mormorò Hazel, come a volersi scusare. «E serie tv. E anime. E leggo molti, moltissimi libri. Sono arrivata alla lettera G tra quelli contenuti nella biblioteca dei figli di Atena.»

«Per le mutande di Ade, Haz, dovresti scopare un po' di più.» disse Will, dimenticandosi di tenere bassa la voce. Qualcuno dai tavoli si girò a guardarli, e qualcuno ridacchiò.

«Ci pensi tu, Solace?» domandò un figlio di Dioniso, con un bicchiere di vino in mano e le guance arrossate.

Will lo ignorò, borbottando che non erano nemmeno le undici del mattino e quello era già ubriaco. Sussultò quando, girandosi verso la sua migliore amica, questa gli versò in faccia il resto della sua bibita fresca.

«Haz...» mormorò Will, cercando un tovagliolo, rabbrividendo per il freddo.

«Non dire più certe cose!» esclamò sussurrando Hazel, con gli occhi dorati che scattavano in tutte le direzioni. «Soprattutto... non nominare mio padre mentre... mentre...»

Hazel si coprì il volto tra le mani e Will si asciugò il viso. Allontanò con un cenno un figlio di Demetra in avvicinamento con un mazzo di fiori appena sbucati dalle mani, e fece il terzo dito ad un figlio di Afrodite che si stava lisciando i capelli.

«Dai, andiamo via.» borbottò Will, alzandosi in piedi, maledicendosi per aver gridato. Ora i maschi del Campo non avrebbero fatto altro che ronzare attorno ad Hazel, manco fosse un fiore.

Hazel non si fece pregare. Si alzò in piedi, tenendo gli occhi bassi, le guance ardenti. Will le passò un braccio attorno alle spalle, sperando che non desse importanza all'acqua gelida che le colava addosso.

«Ti avviso, se mio padre ha sentito...» mormorò Hazel. «Giuro che... che ti prenderò a calci.»

«Okay.» annuì Will, e sperò con tutto il cuore che Ade non l'avesse sentito. Se Hazel si fosse allontanata da lui, non sapeva come avrebbe reagito. «Accetterò la tua punizione.»

Quando arrivarono nei pressi della cabina di Ade, Hazel tirò su il viso e si affrettò ad aprire la porta. Will la seguì all'interno, notando come la presenza femminile di Hazel avesse del tutto cambiato la cabina. Si sedette sul divano, prendendo uno dei cuscini a fiori e lo guardò, cercando di immaginarsi il volto di Nico nel vederlo.

«Lo so.» sospirò Hazel, avvicinandosi ai fornelli e prendendo un pentolino. «Quando Nico lo vedrà, gli darà fuoco.»

«No, dai, non credo.» mormorò Will, posandolo di nuovo sul divano, ben lontano da lui.

Hazel gli lanciò un'occhiata e il figlio di Apollo sospirò.

«Butterà il cuscino nel Tartaro.» disse Will. «E probabilmente tutti coloro che lo hanno comprato. A parte te.»

«Lo spero bene.» ridacchiò Hazel, ma la risata si spense quando ricordò le parole dell'amico di poco prima.

Will rimase in silenzio sul divano a fissare lo stereo, l'unica tecnologia lì presente, a parte il computer di Hazel sul tavolo. Fu tentato più volte di alzarsi e controllare i cd, ma notò che la maggior parte di essi erano vecchi cd che aveva regalato prima a Nico e poi ad Hazel.

La figlia di Plutone si sedette vicino all'amico, soffiando sulla tua tazza di tè bollente. Le piaceva tenere tra le mani qualcosa di caldo, la faceva sentire al sicuro. Anche la presenza di Will contribuiva, sebbene avesse l'impulso di svuotargli la tazza bollente in testa.

«Allora...» mormorò Will, quasi timidamente, guardando l'amica. «Cosa intendevi dirmi con... DRT?»

«DTR.» lo corresse Hazel, sollevando un po' la tazza e annusando l'odore fruttato del té. «Significa definire il tipo di relazione.»

«E fino a qui...»

«È questo che voleva fare Connor.» lo interruppe Hazel, alzando appena la voce. «Voleva definire la sua relazione con te.»

«E lo abbiamo fatto.» annuì Will, ripensando alla chiacchierata con il figlio di Ermes avvenuta quattro giorni prima. «Abbiamo, ehm, definito il nostro rapporto. Trombamici. E possiamo vedere anche altri.»

Hazel chiuse gli occhi, scacciando dalla mente quella parola, poi li riaprì. Bevve un sorso di té e sospirò.

«Will, io ti voglio bene, lo sai. Si potrebbe dire che dopo Nico e... be', che io ti ami quasi quanto amo Nico.»

Will sorrise dolcemente. «Lo so, e mi piace che tu lo dica.»

Hazel annuì appena. «Ti amo proprio tanto.» continuò la ragazza, fissandolo. «Ma non riesco a capire perché tu sia così idiota.»

Il figlio di Apollo smise di sorridere e la squadrò. «Cosa? Perché sarei un idiota?»

La ragazza si affrettò a posare la tazza sul tavolino prima di rovesciarla per sbaglio sull'amico.

«Connor ti ha chiesto di definire la vostra relazione.» disse Hazel, parlando lentamente. «E questo vuol dire qualcosa, non ti pare?»

«Sì, significa che Connor vuole frequentare altre persone oltre me. E mi va benissimo, non cerco nulla di serio.»

«Questo... questo glielo hai mai detto?»

«Cosa?»

«Che non cerchi nulla di serio.»

Will ci pensò su. «Mh, non credo. Ma ormai l'avrà capito...»

«Be', di certo ora l'ha capito.» sospirò Hazel, fissando il biondino. «Però, secondo me, lui non si aspettava che vi definiste... quello.»

«E allora perché..?»

«Sono quasi certa al cento percento che lui provi qualcosa per te.» disse Hazel. «Ho visto come ti guarda in mensa, dopo che vi siete salutati come... come se non fosse successo niente tra voi.»

Will la guardò in silenzio, cercando di capire se avesse o meno ragione. Ripensò a Connor in quei giorni, non gli sembrava che fosse cambiato da quando avevano deciso il loro rapporto. Anzi... sì, qualcosa era cambiato. I baci di Connor erano diventati più profondi, più stuzzicanti, e quando avevano finito di fare l'amore, Connor lo stringeva a sé prima di lasciarlo andare.

«Oddei.» disse Will, portandosi la mano al volto. «Non ci credo.»

«Ci sei arrivato, finalmente.» sorrise Hazel, felice, riprendendo la tazza e appoggiando la schiena al divano. «Le mie conoscenze ti aiutano.»

Will si passò le dita sul volto, e sbuffò, alzando lo sguardo sul soffitto. Sperò che Connor non si fosse innamorato di lui. Non l'avrebbe retto. Connor era un bravo ragazzo, tralasciando tutte le sue rapine, i furti, le zuffe. E si meritava qualcuno che potesse ricambiare quel sentimento. Will invece voleva solo divertirsi e non pensare più ai propri sentimenti. Sebbene provasse a non pensarci, era ancora terribilmente innamorato di Leo Valdez, che aveva proprio deciso di sposarsi.

Ogniqualvolta che lo vedevano, gli altri semidei smettevano di parlare e aspettavano che si allontanasse prima di riprendere le conversazioni sul matrimonio dell'anno. Leo e Calipso erano quasi una leggenda, con lui che tornava a prenderla da Ogigia liberandola dalla maledizione degli dei. Il loro amore era epico, secondo alcune voci sussurrate che Will aveva udito, e nulla poteva allontanarli.

Quando sentiva frasi del genere, Will voleva ridere. Non conoscevano tutta la loro storia, non conoscevano la parte brutta. Vedevano solo le cose belle, ovvero lui che la salvava, lei che tornava da lui e la riconciliazione.

Se pensava che la riconciliazione fosse tutto merito suo, suo e dei suoi fratelli che avevano passato giorni a controllare Calipso che dava di matto in infermeria, gli veniva voglia di prendersi a schiaffi.

«William?»

Will sussultò e tornò a guardare l'amica, che lo guardava con attenzione.

«Mi hai chiamato?» domandò lui, passandosi le dita tra i capelli.

«Solo un milione di volte.»

Il figlio di Apollo sospirò. Si stese sul divano, posandole la testa sulle gambe. In risposta, Hazel gli posò la tazza ormai tiepida sulla fronte.

«Stai pensando a quello che ti ho detto su Connor?» domandò Hazel, passando le dita tra quei capelli biondi e ricci.

«Sì.» Will socchiuse gli occhi al contatto della sua mano. «Forse hai ragione.»

«Non forse, ho ragione e basta.» borbottò Hazel. Tutti quei film, quei libri, dovevano pur valere qualcosa, no? Non poteva aver sprecato così tanto tempo della sua vita.

«Be', okay, hai ragione.» sbuffò Will. «Sono del tutto certo che Connor provi qualcosa per me.»

«Quindi cosa dovresti fare, da bravo bambino?»

«Continuare a portarmelo a letto?»

Hazel gli tirò uno schiaffo sulla testa, forte.

«Okay, okay.» Il biondo trattenne una risata. «Parlerò con Connor e cercherò di capire cosa provo per lui, per non ferirlo più del dovuto. Non sto cercando niente di serio, solo puro divertimento spensierato.»

«Sei così... così peccaminoso, Will Solace.»

Lui sorrise. «E la cosa ti piace?»

«No, mi disturba e basta.»

Will si rimise seduto, posandogli la guancia sulla spalla. Adorava Hazel, si era dimostrata davvero una grande amica per lui, nonostante gli avesse tenuto dei segreti.

«Haz...» mormorò Will, sfiorandole la mano. «Per caso mi nascondi qualcosa?»

Hazel bevve un sorso esageratamente lungo di tè. «Non ti nascondo niente.» rispose lei.

«Haz...»

La ragazza sospirò. «Qualcosa te lo nascondo, lo ammetto.» disse, senza guardarlo. «Ma non posso dirti niente.»

Will sospirò. «E perché?»

«Perché la persona che si è confidata con me, mi ha pregato di mantenere il segreto.»

«Dimmi solo chi è.»

Hazel alzò gli occhi al soffitto. «No.»

«Dai...»

«E va bene. Annabeth Chase. Ma non ti dirò altro.»

Will si sistemò meglio sul divano. «Annabeth? E cosa potrebbe mai averti confessato?»

Hazel scrollò le spalle e finì il tè, alzandosi in piedi e tornando nella piccola cucina. «Non posso dirti niente, Will. Mi dispiace.»

«È incinta?» si incuriosì Will, poi scosse la testa. «No, altrimenti io o uno dei miei fratelli già lo sapremmo... Ha intenzione di andarsene dal Campo Giove? Vuole viaggiare? Oppure ha un nuovo corteggiatore? Uhh, sarebbe fantastico, almeno non soffrirebbe più per Jackson.»

Will continuò a fare ipotesi, domandandosi quale potesse essere il segreto di Annabeth Chase, e dopo qualche minuto Hazel tornò a sedersi sul divano, con il pc. Lo accese e Will sorrise nel vedere il collage di gattini come sfondo desktop della ragazza.

«Haz,,,» disse Will, mentre lei cercava qualcosa da vedere. «Hai mai pensato a te?»

«A me?» ripeté Haz, confusa.

«Sì, a te. Da quando Frank è andato in missione, non ti ho mai visto con nessun altro.»

«Non ho bisogno di nessuno.» sbuffò Hazel, infastidita. «Sono una donna forte e indipendente. Okay, guardo troppa tv e leggo troppi libri, ma non faccio del male a nessuno. Anzi, ho anche iniziato ad aiutare i figli di Ecate con le loro pozioni, giusto per tenermi occupata e uscire un po' dalla cabina.»

«Però...»

«Sto benissimo, Will.» lo rassicurò Hazel. «Casomai decidessi di mettermi il cuore in pace, e di cercare un uomo con il quale passare il resto della mia vita, chiederò consiglio a te. Per il momento, voglio solo guardare un'altra puntata di Grey's Anatomy. Ci stai?»

Will annuì, e le passò un braccio attorno alle spalle. Se solo gli fossero piaciute le ragazze, a quell'ora avrebbe già sposato Hazel, l'avrebbe resa felice. Ma lei pensava soltanto a Frank Zhank, il figlio di Marte, il suo primo amore, il ragazzo che l'aveva lasciata quasi dieci anni prima senza darle più notizie.

Will si domandò se avrebbe mai trovato un amore simile. Amare una persona nonostante tutti quegli anni, non provare mai interesse per nessun altro... Baciò Hazel sulla guancia, facendola arrossire, pensando a quanto fosse forte la sua migliore amica.

 

 

«Dobbiamo organizzare la tua festa di addio al celibato!»

Leo sussultò a quelle parole gridate da Travis Stoll e spense la fiamma ossidrica prima che il ragazzo si avvicinasse. Sentì le risatine dei suoi fratelli e Leo fu tentato di dar loro fuoco per scoprire se qualcuno avesse sviluppato all'improvviso il suo stesso potere.

«E lo devi proprio gridare in questo modo?» chiese Leo, furioso, quando l'amico gli fu vicino. «Mentre sto lavorando?»

«Sì, perché ti ho cercato per un'ora prima di trovarti.» disse Travis, scrollando le spalle. «E a proposito... su cosa stai lavorando?»

Leo sorrise, guardando il suo nuovo marchingegno. «È un aspiracoriandoli

Travis fissò la macchina per qualche secondo, prima di guardare l'amico. «Esiste già.» gli fece notare. «Si chiama aspirapolvere

«Ed è qui che ti sbagli!» esclamò Leo, e Travis si sentì terrorizzato dallo sguardo folle del suo amico. «Questo non è un banale aspirapolvere. Ma un aspiracoriandoli o piccoli pezzettini di carta in generale... Insomma, può aspirare soltanto i coriandoli, niente polvere, niente sporco, niente di niente. E i coriandoli aspirati verranno mandati qui...» Leo indicò un tubo rimovibile, che stava finendo di attaccare, «... dove potrai staccarlo e inserirlo di nuovo nell'aspiracoriandoli!»

Travis fissò in silenzio il marchingegno che somigliava molto ad uno di quegli aspirapolvere portatili. Era tutto nero e grigio, di metallo, e aveva dei fili da collegare.

«Da dove ti è uscita questa idea?» chiese Travis, lanciando un'occhiata all'amico.

Leo esitò, ripensando alla serata di qualche giorno prima. Quando aveva attivato per sbaglio lo sparacoriandoli, procurandosi un livido e un dolore lancinante al basso ventre, aveva sparso per tutto il soggiorno e la cucina i coriandoli. Lui e Calipso si erano dati da fare per riordinare, ma quando pensavano di aver finito, ecco che scovavano altri coriandoli sotto il divano o sotto i mobili della cucina. Erano finiti ovunque.

«Be'... lo sparacoriandoli fa davvero un gran lavoro.» disse Leo, stringendosi nelle spalle. «Quindi l'aspiracoriandoli è un obbligo, per aiutare chi dovrà pulire.»

«Può essere usato anche sulla sabbia?»

Leo fissò l'amico come se gli avesse appena fatto notare una cosa ovvia.

«Oddei, hai ragione.» disse Leo, prendendo un cacciavite dalla sua cintura. «Non ho pensato alla spiaggia. Ma si fanno un sacco di feste sulla spiaggia, quindi dovrei inserire la sabbia... Mh, vediamo, posso fare questo... e questo...»

Travis rimase in attesa che Leo finisse, osservandolo lavorare. Lo guardò smontare e rimontare dei pezzi, sussurrare qualcosa alla macchina, e ridere come se questa gli avesse detto qualcosa di davvero divertente. Si guardò attorno, chiedendosi quanto Leo fosse strano. Ma ad un'occhiata attenta alle postazioni di lavoro degli altri figli di Efesto, Travis si rese conto che Leo non era l'unico così. Vide Paul sussurrare parole dolci ad un pezzo di lamiera, mentre Jared stava lucidando una maniglia bisbigliandole quanto fosse bella tutta lucida.

«Non entrerò mai più qui dentro.» mormorò Travis, rabbrividendo.

Leo sollevò lo sguardo su di lui, sorpreso di vederlo ancora lì. «Oh, ehi, Trav.» disse, passandosi la mano sporca sul viso. «Da quanto tempo sei lì?»

Il figlio di Ermes guardò l'altro in silenzio, tentato di sbattersi qualcosa in faccia. Ma l'amico stava lavorando, e sapeva che quando lavorava attentamente su qualcosa, si lasciava assorbire del tutto. Anche James era così, sebbene avesse solo sette anni. Si sedette su uno sgabello, in attesa che Leo finisse il suo lavoro.

«Sono qui ormai da mezz'ora.» disse Travis, lanciando un'occhiata all'orologio.

«Oh.» rispose Leo, e dal tono che utilizzò, Travis capì che di nuovo non lo stava più ascoltando.

Leo impiegò un'altra decina di minuti a sistemare il suo aspiracoriandoli e lo guardò con amore, dandogli dei buffetti sul manico. Si voltò verso Travis, che stava giocherellando con un cacciavite e dei bulloni. Glieli tolse di mano e prese in mano il suo nuovo giocattolo.

«Vieni a provarlo con me?» domandò Leo, elettrizzato.

«Certo.» annuì il figlio di Ermes, alzandosi. «Però... possiamo parlare nel mentre?»

«Ovvio.» annuì Leo di rimando, passandosi una mano sporca tra i capelli e dirigendosi verso l'uscita.

«Del tuo addio al celibato.» aggiunse Travis, affiancandolo.

Leo lo guardò mentre uscivano dalla fucina. Il fresco della giornata lo colpì al viso come uno schiaffo. «Non dovrebbe essere un segreto?»

«E lo sarà. Solo che volevo chiedere un paio di cose a te.»

Leo annuì, osservando il suo aspiracoriandoli. «Va bene. Spara.»

Travis prese un taccuino dalla tasca e una penna.

L'amico lo guardò perplesso. «Fai sul serio?»

«Sono molto serio a riguardo.» disse Travis, scrollando le spalle. «Per prima cosa... per quando è fissato il matrimonio?»

«Non lo abbiamo ancora deciso.» ammise Leo, imbarazzato. «Non so cosa stia aspettando Calipso, ma forse solo che parliamo con Nina.»

«Nina?»

«Sì, insomma, vogliamo sposarci dopo che lei avrà partorito. Quindi dovremmo chiedere al suo dottore quando avverrà il parto, per poter decidere.»

Leo cercò di non pensare a Will parlando, ma gli fu impossibile. Era certo che il dottore di Nina non fosse lui, visto che Will era mancato dal Campo per due anni. Ma andare in infermeria significava incontrarlo e non voleva vederlo per il momento. Era stato abbastanza difficile vederlo salutare due dei suoi fratelli e non poterlo abbracciare per confortarlo...

Leo scosse la testa per liberarsi di quei pensieri. Non doveva più pensare a Will Solace in quel modo. Ormai erano amici, e stava per sposarsi con Calipso, la donna che amava, la madre di suo figlio. Non poteva desiderare altro.

«Okay, allora fammi sapere quando partorirà, così potrò fissare l'addio al celibato qualche giorno prima del matrimonio.» sogghignò Travis, scribacchiando sul taccuino.

«Sei il mio testimone, lo saprai senz'altro.»

«Giusto. E cosa dovrei fare come testimone?»

Leo sospirò. «Be', organizzarmi la festa di addio al celibato, tanto per cominciare.»

«E questo possiamo quasi spuntarlo dalla lista...»

«Controllare il mio stato di salute prima e durante il matrimonio, nel caso svenissi.»

«Credo di poterlo fare. Porterò un termometro.»

Leo lo ignorò. «Assicurarti che sia tutto in ordine.»

«Mh, difficile per un figlio di Ermes, ma sarà fatto.»

«E portarmi le fedi all'altare.»

Travis aggrottò la fronte. «Ehm... okay. Spero di non perderle.»

Leo gli scoccò un'occhiataccia.

Travis si grattò la guancia con la penna. «Ma non sarebbe meglio se le fedi ve le portasse James?»

Il figlio di Efesto si fermò, riflettendo. In effetti era una splendida idea... e James poteva poi andare a sedersi subito dopo avergli portato le fedi.

«È una grande idea.» annuì Leo, riprendendo a camminare verso la spiaggia. «Lo dirò a Calipso, ne sarà entusiasta.»

«Bene.» Travis si trattenne dal gongolare. «Ora torniamo a concentrarci...»

«E Katie?» chiese Leo, curioso. «Quando le chiederai di sposarti?»

«Non credo sia il momento più adatto...»

«Be', gliel'hai chiesto durante il falò. Ti ha risposto?»

Travis arrossì. «Non ricordo niente di quello che è successo al falò.» ammise, imbarazzato. «Ma Katie me ne ha parlato un paio di giorni dopo, per dirmi che non era il momento adatto.»

«Ah. E come mai?»

«Probabilmente perché le ho chiesto di sposarmi per via di uno stupido gioco con la bottiglia.» sbuffò Travis. «Però non mi dispiace. Le chiederò di sposarmi tra due mesi, il giorno del nostro anniversario. Sarà fantastico.»

Leo sorrise. «Posso farti da testimone?»

«Mi spiace, ma quel posto spetta a Connor da quando avevamo cinque anni.»

Connor... Leo storse il naso a quel nome. Stava cominciando a odiare il fratello del suo migliore amico, e non capiva il perché. Forse Will che usciva dalla sua stanza di soppiatto durante la notte era un motivo sufficiente...

«Mi dispiace.» sospirò Travis, notando la sua reazione.

«Non importa. Insomma... è tuo fratello.»

«Lo so, ma... mi dispiace per... la strana situazione.»

Leo capì a cosa si stava riferendo. «Trav, è tutto a posto.» si sforzò di dire, allegro. «Non hai il controllo sulla vita privata di Connor, e io sto con Calipso. È tutto okay.»

Travis lo sondò con lo sguardo ma Leo tenne gli occhi puntati sul mare che, ad ogni passo, si faceva sempre più vicino.

«Okay.» disse Travis, decidendo di lasciar perdere. «Parliamo di cose serie. Il tuo addio al celibato.»

«Sì.» annuì Leo. «La sorpresa.»

«Lo sarà. Mh, pensavo... ti vanno bene le spogliarelliste?»

Leo sbatté le palpebre. Non ci aveva mai pensato. «Ehm... boh.»

«Di solito gli umani fanno cose del genere.»

«Oh... be', direi di sì...» annuì Leo, arrossendo.

«Okay. E... vuoi anche qualche spogliarellista maschio?»

Leo sgranò gli occhi a quel commento e scosse la testa. «No, niente spogliarellisti.» mormorò.

Travis si affrettò a scriverlo nel suo taccuino. «D'accordo, allora abbonderò con le spogliarelliste. Chi possiamo invitare?»

Erano arrivati in spiaggia e Leo si guardò attorno per un attimo, controllando che non ci fosse nessuno nei paraggi. Non vedeva l'ora di provare la sua nuova macchina, ma forse era meglio finire di parlare con Travis.

«Mh, non saprei...» mormorò Leo, pensieroso. «I miei fratelli... magari Jason Grace... e, ehm...»

Travis scrisse i nomi sul taccuino, e fissò l'amico. «Okay, a questo penserò io.» sorrise il figlio di Ermes. «Invece c'è qualcuno che non vuoi invitare?»

Leo si mordicchiò il labbro e Travis scrisse “Will” senza che l'amico glielo chiedesse.

«Non voglio vedere figli di Ares.» mormorò Leo. «Nemmeno al mio matrimonio.»

«Sarà fatto.»

Travis mise via il taccuino e Leo lo guardò. «Hai già finito con le domande?» chiese, stupefatto.

«Già. Tutto il resto sarà una sorpresa. Volevo solo affrontare questi punti con te.»

Leo lo osservò per un attimo, poi posò l'aspiracoriandoli sulla sabbia. Era elettrizzato al pensiero di vederlo in funzione. Prima di azionarlo, però, forse era meglio preparare la zona di recupero. Afferrò una busta di coriandoli dalla sua cintura e la strappò, sparpagliando pezzettini di carta colorata tutto attorno a loro.

Travis si spostò di qualche passo togliendosi i coriandoli dai capelli.

«Non mi deludere, piccolo.» mormorò Leo, inginocchiandosi nella sabbia e premendo il tasto di accensione del suo macchinario. Aveva lavorato sul progetto per due giorni su carta, prima di cominciare a crearlo. Doveva funzionare.

L'aspiracoriandoli cominciò a vibrare e a ronzare e Leo si alzò in piedi, prima che potesse esplodere. Anche se resisteva al fuoco, non era divertente camminare in boxer per il Campo. Gli tornò in mente quella volta di tre anni prima quando l'aveva fatto per Will, per attirare la sua attenzione mentre era confuso sui suoi sentimenti.

Il ronzare del macchinario lo riportò alla realtà. Con il cuore che batteva a mille, Leo guardò l'aspiracoriandoli girare nella sabbia, raccogliendo i coriandoli. Lo tenne d'occhio mentre si allontanava da lui e lo seguì per spegnerlo, sedendosi nella sabbia.

«Ora vediamo se ha funzionato.» mormorò tra sé il figlio di Efesto, scollegando il tubo e svuotandolo nella mano. Sorrise e cominciò a ridere.

«Leo?» lo chiamò Travis, guardandolo. «Tutto okay?»

Leo si voltò a guardarlo, mostrandogli il palmo della mano. «Ce l'ho fatta!» esclamò, entusiasta. «Sì, c'è qualche granello di sabbia, ma come prima prova direi che è andata bene, no?»

Travis fissò l'amico e cominciò a indietreggiare. Conosceva i figli di Efesto, e quando dicevano una frase del genere, cominciavano ad essere un pericolo.

Leo aggrottò la fronte, chiedendosi perché l'amico si stesse allontanando. Abbassò lo sguardo sul tubo, tornando a sorridere, e in quel momento si accorse del filo di fumo che stava salendo dal suo aspiracoriandoli.

«Oh oh.» disse Leo. Il macchinario esplose tra le mani di Leo e l'imprecazione di Travis Stoll alle sue spalle gli fece capire che l'amico era rimasto ferito.

   
 
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