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Autore: sweetlove    07/11/2021    7 recensioni
Anno 815, Trunks è solo nel suo ufficio, beve whiskey cercando consolazione nel periodo più buio della sua vita.
Ripercorre a ritroso i momenti vissuti, gli sbagli commessi. Rivive ciò che ha portato la sua famiglia a sgretolarsi. Riuscirà a tirare le somme e risalire a galla?
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NUOVI PG - NUOVE SHIP
I personaggi inseriti saranno quelli che interagiranno maggiormente nel corso dei capitoli, così come le coppie, anche se le principali saranno 'altre'.
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NOTE a inizio e fine del prologo. Illustrazioni all'interno dei capitoli.
Genere: Angst, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: 18, Altri, Bulma, Trunks, Vegeta | Coppie: Bra/Goten, Bulma/Vegeta, Marron/Trunks
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate
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C R E E P
Capitolo 20

 


 

Non era stato difficile ritrovare quel posto. L’ultima volta che c’era stata aveva cinque anni, quando Marron l’aveva condotta in quella maestosa villa tenendola per mano, durante una lussuosa vacanza. Ora, nessun normale essere umano potrebbe mai ricordare il luogo esatto in cui è stato più di quindici anni prima, ma Hami non era normale. Non lo era mai stata, né geneticamente né mentalmente. Aveva un quarto di sangue alieno nelle vene, una forza che se sprigionata avrebbe fatto impallidire chiunque, e un’intelligenza da far paura anche al più illustre degli scienziati del globo. Essere l’erede diretta della mitica Bulma Brief di certo era fondamentale per il suo intelletto.

Un intelletto che nel momento peggiore della sua vita, secondo solo alla perdita dell’amata mamma, avrebbe potuto anche vacillare, cedere alla pressione degli ultimi eventi, al dolore che stava provando…

Le mancava. Da morire.

Se Marron fosse stata lì, forse, avrebbe trovato il modo di spiegarle tutto senza farle montare in corpo quell’astio nei confronti di suo padre. C’era riuscita già altre volte, in passato, quando la sua testolina di bimba, nonostante fosse cognitivamente più sviluppata dei coetanei, non le permetteva di pensare con la lucidità di un adulto. Eppure, adesso si sentiva di nuovo una cinquenne spaesata, arrabbiata e delusa.

Non sapeva spiegarsi perché Trunks, che da sempre era il suo universo, la sua roccia, le avesse tenuta nascosta una cosa tanto grande.

Lars era letteralmente il suo fratellastro…

Non appena l’aveva saputo era rimasta quasi composta, si era abbandonata alle lacrime, ma dopo qualche ora, realizzando la cosa, un conato di vomito le aveva impedito di respirare per qualche istante. Perché inevitabilmente aveva pensato che andarci a letto, come più volte era accaduto, equivaleva ad un incesto bello e buono.

Poi l’intelletto tornava ad affinarsi, a prendere il sopravvento sul panico, sulla sofferenza e sulla delusione, e le ricordava che quel giovane che tanto amava era suo fratello solo all’anagrafe. Anzi, nemmeno, perché… beh, era ancora difficile trovare un filo logico a tutto ciò che le era stato rivelato. Una clonazione, un neonato morto, un’inseminazione, suo padre Trunks sterile.

Come diavolo faceva ad essere sterile e ad aver avuto ben tre figli naturali?!

Innegabilmente era figlia sua… lo dimostravano le iridi identiche, il sorriso, il sangue saiyan e una coda che periodicamente le ricresceva. Era l’unica tra i suoi fratelli e cugini ad avere quell’appendice simbolo della razza d’origine.

Eppure, la voglia di scappare e di mandare a quel paese la razionalità aveva inesorabilmente prevalso. E alla fine, dopo ore trascorse nel letto a casa di nonna Diciotto a rimuginare su dove andare, l’illuminazione.

 


«Hami…?»

Sollevò il volto ancora segnato dalle lacrime. Era seduta accanto al feretro di sua madre ormai da ore, si sentiva intorpidita, annientata, vuota. In tanti avevano provato a confortarla, ma la sua testa sembrava altrove… col corpo era accanto ai suoi famigliari, accanto a suo padre, letteralmente distrutto, ma la sua anima era squarciata tanto da renderla un fantasma agli occhi di sé stessa.

Eppure, a quel richiamo giunto alle sue orecchie delicato e gentile, le fu impossibile resistere, non esserne catturata. Perché quella voce non le era estranea, né l’odore che l’aveva investita quando quella sagoma piuttosto gracile le si era parata davanti con rispetto.

Quello chignon che raccoglieva dei capelli che di castano avevano ormai ben poco, il volto dai tratti dolci e gentili, gli occhi profondi e velati di lacrime.

«Perdonami, Hami. Ti… ti ricordi di me?»

Quella donna, piuttosto anziana, le parlava con una dolcezza che nessuna delle due nonne aveva mai usato, e non per cattiveria, ma perché entrambe avevano caratteri a loro modo forti.

Nulla le era nuovo di quella persona, ma scosse debolmente la testa, come ipnotizzata.

«Certo che non ti ricordi…» La signora sorrise debolmente, sospirando «Eri così piccola quando ti ho vista l’ultima volta.»

Sì… era piccola. Ma l’aveva già vista, era sicuro.

«Io sono la signora Seiko, Hami. La tua mamma lavorava per me… tu sei nata in casa mia…»


 

Era buio. Era arrivata lì poco dopo l’ora di pranzo, con lo stomaco chiuso e l’aria spaurita. Aveva indugiato davanti al grande cancello, osservando la porta mentre il cuore prendeva a tamburellarle nel petto. Era decisamente troppo piccola quando era stata lì l’ultima volta… troppo piccola per emozionarsi, troppo vuota d’esperienze per provare quel magone, la vera assenza di Marron.

Tutto era tornato a galla, incredibilmente.

Si era rivista in quel cortile, a lanciare una palla arancione contro le siepi.

«Hami! Attenta! Rompi i fiori!»

La voce di Marron…

«Su, Marron, lasciala giocare in pace! Sono soltanto fiori!»

E quella della signora Seiko, sempre sorridente, sempre gentile. Una nonna quando non ne aveva neanche una accanto. Quando era una piccola illegittima, figlia di una ragazza madre.

Poi proprio lei, la signora Seiko, aveva aperto la porta e Hami era come tornata alla realtà, vedendo svanire dal giardino quella piccolina bionda e la sagoma esile di Marron. Di nuovo.

«Ha bisogno di qualcosa?»

L’anziana si era avvicinata sospettosa al cancello, pensando fosse l’ennesima mendicante di passaggio o peggio, ma non appena aveva incrociato lo sguardo azzurro di quella giovane il cuore le era quasi sussultato nel petto.

«Sei… sei tu, Hami?»

Tre anni erano passati dal funerale di Marron e da quando aveva rivisto e ancora una volta salutato quella ‘bimba’ dal ciuffetto biondo che non rivolgeva la parola a nessuno, ma la donna sapeva che mai avrebbe potuto dimenticare quegli occhi. Li avrebbe riconosciuti tra milioni.

«S-sì. Sono io signora Seiko…»


 

Trunks camminava nervosamente avanti e indietro maledicendo il giorno in cui aveva insegnato a sua figlia ad azzerare il suo ki. Non era servito a nulla tentare di rintracciarla per tutto il giorno, nè era stato utile dispiegare il suo ‘esercito’ per cercarla. Bra si era diretta al cimitero, Goten aveva setacciato l’intera Capsule Corporation, Nina aveva tentato inutilmente di contattare le amiche e le conoscenti di sua sorella e Vegeta… beh, lui era rincasato miracolosamente proprio quella mattina e già si era trovato a dover fronteggiare quel nuovo problema.

Perché Trunks, dopo aver chiamato a rapporto tutta la sua famiglia, non aveva potuto far altro che dare una spiegazione. E che spiegazione…

Soltanto Diciotto era rimasta impassibile, perché ormai già a conoscenza degli avvenimenti delle ultime ore, o del ventennio appena trascorso.

Il primo a proferire parola era stato proprio Goten.

«Ti hanno clonato un figlio e non ti hanno informato?» Aveva domandato allibito, mentre sua moglie, con la schiena appoggiata al muro e quasi ricurva dalla preoccupazione e dallo shock, ascoltava in silenzio. Lei, il funerale di quel tanto atteso primo nipotino, lo ricordava bene anche se era solo una ragazzina viziata e anche un po’ superficiale.

«Non era mio figlio Goten…»

«Ti hanno ingannato comunque, Trunks!»

Il Brief aveva preso a camminare avanti e indietro per l’ampio soggiorno di quella che era stata casa di sua madre e prima ancora dei suoi nonni. Anche a quello aveva pensato in un primo momento, ma il fatto che Hami fosse scappata aveva eclissato ogni altra cosa.

«Papà…»

Fu Nina, all’improvviso, a rompere un interminabile silenzio, riemergendo dal corridoio col cellulare in mano. Suo padre, con uno scatto del volto che gli fece ondeggiare i folti capelli glicine, le rivolse immediatamente lo sguardo.

«Credo che l’ultima persona da chiamare sia… sia proprio Lars.»

Lars.

Aveva ancora i brividi sentendolo nominare. Se prima era un ricordo sepolto, sommerso dalla vita meravigliosa che aveva avuto con Marron e i loro tre bambini, adesso gli sembrava di essere tornato al giorno freddo e buio in cui quel medico gli aveva detto che Lora era ancora sotto i ferri e che il bambino che aspettava era nato morto.

Un’altra vita…

Doveva affrontarlo prima o poi. Inutile continuare a pensarlo come un fantasma. Clone o non clone, quel ragazzo era lo stesso neonato che aveva sentito scalciare nel ventre della ex moglie. Lo stesso che Hami adesso amava.

Un incubo senza fine.

«Credo che avresti dovuto chiamarlo subito, Trunks.» S’intromise Bra. L’ipotesi più sensata, quasi un classico, era che Hami fosse scappata con lui. Era adulta e vaccinata, ma saperla sconvolta e lontana da casa aveva gettato tutti nel panico. Hami era un po’ la creatura di tutti, da sempre… doveva stare bene. Lo dovevano a Marron.

Trunks sospirò. Voleva che sua figlia tornasse, che almeno lo ascoltasse. Che tutto si chiarisse.

«Nina…» Disse, alzandosi e strofinandosi i palmi delle mani sulle ginocchia «Chiama Lars. Fallo finché non ti avrà risposto e…»

S’interruppe. Un suono acuto fece voltare tutti i presenti verso l’uscio. Il campanello.

«Grazie al cielo! E’ di sicuro Hami!»

Bra si precipitò ad aprire, ma proprio mentre appoggiava la mano sulla maniglia un pensiero si fece largo nella sua testa, distruggendo in principio ogni sua speranza.

Hami non avrebbe suonato.

Tuttavia proseguì nel compiere quel gesto, spalancando la porta e restando improvvisamente senza fiato. Come tanti anni prima, in quella sala d’aspetto.

 

 

Nota dell’autrice

 

Buona domenica a tutti!

Aggiorno in anticipo anche stavolta (anche se in ritardo di una settimana, ma già lo sapevate XD) perché ormai i giorni settimanali sono diventati un vero incubo per me. Oggi, in via di guarigione da un’influenza post Lucca, sono riuscita a scrivere un po’, per cui eccolo qui… spero che anche questo capitolo sia di vostro gradimento!

Chi sarà alla porta? (E’ facile, dai…).

E Hami, ve lo aspettavate che sarebbe andata a villa Seiko? (No, immagino… soprattutto i nuovi lettori!).

E niente. Io vi ringrazio tantissimo per le recensioni, e ringrazio anche chi legge restando in silenzio! Siete tutti spettacolari!

Mando un grosso abbraccio ad ognuno di voi!

Alla prossima settimana!

 

Sweetlove

   
 
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