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Autore: Dalybook04    09/11/2021    1 recensioni
Nell'antichità ogni tanto nascevano persone magiche con delle voci speciali, talmente belle da far tremare le montagne ed esplodere i cuori dei nemici, distruggere le mura nemiche o far fiorire le colture anche durante gli inverni più rigidi. Erano persone molto, molto speciali, e venivano venerate al pari degli dei. Ne nasceva uno su un milione, erano rarissimi. Non ne nascono più da un migliaio di anni, forse di più.
Ma sarà davvero così?
Genere: Dark, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Nord Italia/Feliciano Vargas, Spagna/Antonio Fernandez Carriedo, Sud Italia/Lovino Vargas
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno
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https://youtu.be/zqhK6eh9zYw

Antonio entra in classe di corsa e si fionda al suo posto, rigorosamente all'ultimo banco. Gilbert e Francis sono in altre classi, quindi le ore di lezione per lui sono un tormento.
"Ancora in ritardo, Carriedo?" la prof lo guarda male "alla prossima ti metto una nota"
La campanella suona e Antonio sorride "tecnicamente non sono in ritardo, prof!"
"Per un pelo"
La lezione inizia e Antonio subito inizio a sbadigliare internamente. A metà però, qualcuno bussa ed entra il preside, seguito da un ragazzo che immediatamente attira l'attenzione dello spagnolo: magrolino, poco meno alto di quanto non sia Antonio, indossa dei jeans e una felpa neri, il cappuccio tenuto sulla testa a coprire i capelli castani lunghi fino alle orecchie, le mani ostinatamente tenute nelle tasche della felpa. Si guarda intorno, guardingo. Sembra un animale spaventato, un cucciolo di lupo pronto a scattare al minimo rumore e a difendersi con gli artigli e i denti da poco cresciuti. Gli occhi sono uno spettacolo di verde, ambra e oro, sembrano mutare per distrarre il nemico, scrutano tutto e tutti con sospetto, sfidandoli quasi ad attaccarlo. Il viso di porcellana è del colore del miele, scuro e dolce, sporcato da qualche lentiggine o piccolo brufolo. Il naso è un adorabile bottoncino un po' spellato dal sole ed è tenuto alto, con fierezza, ma c'è qualcosa di falso nella sua postura. Somiglia a un lupetto ritrovatosi all'improvviso capobranco, che fa la voce grossa per evitare di farsi sbranare.
È bellissimo, a dir poco bellissimo, un misto di forza e timidezza, di selvatico e nobile. Nobili sono i tratti, la pelle liscia, ma selvaggia è l'abbronzatura, la posizione di difesa; un principe dal sangue blu abbandonato a se stesso, a vivere in mezzo alla natura. E quegli occhi, cazzo... Antonio potrebbe descriverli per giorni senza stancarsi mai. Questo ragazzino è una contraddizione continua: un misto di femmina grazia e maschile tenacia, solitario come la luna e temprato dal sole, l'orgoglio di un re e la diffidenza di un brigante con una taglia sulla testa che sa che chiunque, chiunque potrebbe venderlo da un momento all'altro.
"Questo sarà il vostro nuovo compagno di classe. È un anno più piccolo, ma il livello di conoscenze e competenze è lo stesso" annuncia il preside "vi presento Lovino Vargas"
Ed è sentendo quel nome che Antonio si riscuote dal suo sogno ad occhi aperti e si rende conto che quella meraviglia di ragazzo somiglia tanto, davvero troppo perché sia una coincidenza, a Feliciano.

"Ehi!"
Appena ne ha l'occasione va a parlare con Lovino, che gli rivolge un'occhiata truce, ma non lo scaccia. Antonio lo prende come un invito a sedersi nel posto libero accanto a lui "io sono Antonio, piacere"
Lovino non gli stringe la mano, non lo guarda neppure, si limita a tornare a leggere il suo libro, quindi, cercando disperatamente di iniziare una conversazione, il nostro eroe sbircia il titolo e sospira mentalmente di sollievo perché: "l'ho letto anch'io!"
Lo avevano costretto a scuola a dirla proprio tutta, ma non importa.
Lovino inarca un sopracciglio "sai leggere?"
"sì" non è mai stato bravo con il sarcasmo "tu no?"
"No, faccio finta per tenere alla larga gli scocciatori che vogliono tutti i costi parlarmi"
"Ti sei trasferito da poco? Non ti ho mai visto in zona, e giro parecchio con i miei amici, quindi è strano che..."
"Vengo da Fattili"
"Fattili?"
"Fattilicazzitua"
"Mai sentita. Ti va di pranzare insieme?"
"No"
"Va bene..." a una certa gli tocca arrendersi. Il cavaliere rifodera la spada, sale sul suo cavallo e "torno al mio posto" si alza e si dirige verso il suo banco, senza cavallo però, ma un mormorio lo ferma.
"Vengo da Napoli. Mi hanno costretto a trasferirmi, io volevo starmene a casa mia con i miei amici" Lovino ha la testa bassa e un labbro tra i denti. Antonio torna di sedersi accanto a lui.
"Ti hanno costretto i tuoi genitori?"
Lovino stringe i pugni così forte che il suo bel colorito scuro sbianca "gli assistenti sociali. Non ho i genitori"
"Oh. Scusa" Meglio cambiare argomento "ti piace leggere per davvero o è solo una scusa?"
"No, io... Io amo la letteratura"
"Ti va di pranzare insieme? Ci sono dei miei amici, i miei migliori amici, che ti accoglierebbero a braccia aperte, e c'è un ragazzo che ti somiglia molto, avete anche lo stesso cognome, siete mica parenti? Si chiama Feliciano"
I pugni di Lovino si rilassano di colpo, sembra quasi sul punto di sorridere, ma scuote la testa "no. Mai sentito"
"oh, che coincidenza"
Lovino alza le spalle "capita"
"quindi? Vieni a pranzo?"
"No, io non... non mi piacciono le persone"
"oh... va bene" come può aiutare il suo principesso? "però vuoi posso darti una mano con lo studio. Se c'è qualcosa che non capisci, chiedi pure a me. Non sono una cima, ma posso, ehm, provarci, ecco..."
Lovino gli rivolge un minuscolo sorriso, prezioso e fragile come un brandello di luna "grazie"
"Fi... figurati" non riesce più a parlare. Che il principesso sia in realtà uno stregone, il quale, oltre al cuore, gli abbia rubato anche la lingua?
No, quello sguardo, quel sorriso, sono troppo puri per appartenere ad un essere malvagio. Ma che sta blaterando? Questo ragazzo lo sta facendo impazzire.

"Luddi?"
"Ja?"
"Come siamo finiti a mangiare da soli?" si è distratto un attimo e sono tutti spariti.
"Uhm, Francis aveva un appuntamento, Antonio è andato a cercare qualcuno e mio fratello è con Eliza in palestra a fare non so che sfida"
"Chi?"
"Eliza. La sua... amica-nemica"
"In breve si piacciono"
"Sì, in breve sì"
"Ho capito. Posso avere un po' della tua uva?"
Gilbert, per la cronaca, negherebbe di essere cotto marcio di Eliza da almeno due anni, ma è impegnato a cercare di non rompersi l'osso del collo in una gara a chi riesca ad arrivare per primo in cima alla parete d'arrampicata. Vincerà Eliza, ma di poco.
Francis invece ha mentito: non ha un appuntamento, non proprio, sta andando in biblioteca a vedersi con Arthur. Lo fanno spesso, ma dirlo a Gilbert significherebbe prese in giro infinite. Di norma anche da Antonio, ma lo ha visto distratto oggi... bah.
Non si vedono per niente di losco, comunque. Semplicemente Arthur ha dei problemi con il francese e Francis, parigino fino al midollo, si è offerto di aiutarlo.
"Ciao bruco"
"Ciao rana"
L'inizio di una grande storia d'amore, non trovate?
Antonio invece sta cercando Lovino in lungo e in largo, come potreste aver immaginato. Ragiona, dove andrebbe Lovino? In un posto appartato, dove non vada mai nessuno, abbastanza silenzioso per leggere in pace.
All'improvviso ricorda il suo primo giorno in quell'enorme scuola: nel corso del giro gli avevano fatto vedere le scale per andare in soffitta, minacciando tutti loro primini di terribili punizioni se avessero osato andarci. Ovviamente lui, Francis e Gilbert c'erano andati entro il primo mese dall'inizio della loro amicizia, ma non ci avevano trovato niente di interessante, solo qualche vecchio banco e un paio di topi.
E, questa volta, oltre ai topi c'è anche un ragazzino impegnato a leggere.
"Ciao" Lovino sobbalza, spaventato e pronto a scappare. Poi lo riconosce.
"Ah, ciao"
"Posso restare?"
"Se ci tieni"
Antonio si sistema al suo fianco, sedendosi con la schiena contro la parete e stendendo le gambe sul pavimento polveroso. Lovino tiene le sue strette al petto, il libro sulle ginocchia, in posizione fetale quasi.
Lo spagnolo tira fuori il suo sacchetto per il pranzo e glielo porge "vuoi assaggiare?"
"No"
"Hai già mangiato?"
"No"
"Non hai fame?"
"No"
"Ma devi mangiare!"
Lovino si stringe nelle spalle, così Antonio spezza in due il suo panino e gliene porge metà "mangia. Per favore"
"Perché ti importa?"
"Perché altrimenti starai male"
"E quindi?"
"Non voglio che stai male"
"Perché?"
"Perché sì!"
Il ragazzino alza gli occhi al cielo "e va bene, dammi quel fottuto panino"
Antonio sorride, mangiando la sua metà. Dal sacchetto tira fuori un altro panino e una mela "vuoi?"
"No"
"Va bene. A cena stasera c'è la pasta, prendo un sacchetto in più e te lo porto?"
"Se ci tieni"
"Certo!" un dubbio "ti do fastidio?"
Vedendo Lovino alzare le spalle e rispondere "non troppo", Antonio sorride e di slancio lo abbraccia, felice. Quello, però, lo spinge via di scatto "niente contatto fisico improvviso"
"Oh. Okay, scusa"
Lovino alza le spalle, a disagio, si nasconde di più nel cappuccio della felpa e riprende a leggere. Senza una parola, lentamente per non spaventarlo, Antonio appoggia la testa sulla spalla dell'altro e mangia, piano, per non disturbarlo mentre legge. È sempre stato un chiaccherone: il silenzio gli sembra vuoto, e il vuoto gli fa paura.
Quel giorno però sperimenta un silenzio nuovo, fatto di calma, pace e serenità, nel quale persino una soffitta polverosa sembra l'Eden. Quel silenzio non è mancanza di parole, è fine a se stesso.
E se davvero il silenzio è vuoto, allora non tutti i vuoti gli fanno paura

"Come si chiama?" esordisce Francis, ingabbiando l'amico con un braccio per impedirgli di scappare. Gilbert fa lo stesso dall'altra parte.
"Chi?" Antonio sembra sul punto di scappare, ma non può e ne è consapevole.
"La persona che ti piace, ovviamente"
"Sono tre giorni che non mangi con noi, non credere che non l'abbiamo notato" rincara Francis.
Antonio ridacchia, imbarazzato "non c'è nessuno, chicos"
"Sì certo, e io sono Mephistophele" Gilbert dovrebbe smetterla di rileggersi il Faust, ma non ha tutti i torti.
"Puoi dircelo, lo sai che manterremo il segreto" ritenta il francese, mellinfluo. Antonio cede. Non è mai stato bravo a mantenere i segreti, soprattutto le cose che lo rendono felice, soprattutto con i suoi migliori amici.
"Si chiama Lovino. È nuovo, non lo conoscete, ed è molto, molto timido, quindi non ve lo presento per ora"
"Gli piaci?"
"Lo conosco da pochi giorni... non so neanche se mi piaccia"
"Sì che ti piace. Hai la faccia da pesce lesso che hai quando ti piace qualcuno" esclama l'albino, ghignando. Antonio arrossisce.
"Non è vero!"
"Per una volta ha ragione Gil"
"Io ho sempre ragione!"
"Signorine, volete il tè con i biscotti o possiamo passare alla musica invece di sparlare di un povero cristo perseguitato da uno di voi?"
"Come sei acido, Arthur"
"Sono oggettivo"
"Acido e inglese"
"Melodrammatico e francese"
"A quando il matrimonio?"
"Francis è già incinto? Sono gemelli per caso? Mi sembravi un po' ingrassato in effetti, amico" aggiunge Gilbert.
"Avete rotto il cazzo, lo sapete?"
"E non sono ingrassato!"
"Sì, lo sappiamo"
"Dopo si parlerà ancora di questo Lovino, è inutile che cerchi di allontanare l'attenzione da te, Antoine"
"Non sto facendo nulla del genere"
"Falso come Giuda"
   
 
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