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Autore: Abby_da_Edoras    13/11/2021    6 recensioni
Questa storia è il sequel di My winter storm e riscrive in modo del tutto mio personale le vicende della parte conclusiva della sesta stagione di Vikings. Il legame tra Ivar e Aethelred si sta consolidando, ma i due dovranno affrontare ancora molti ostacoli a causa dei quali rischieranno di perdersi... tutto però finirà bene! Intanto a Kattegat anche Bjorn rischia la sua corona, per i tradimenti e gli intrighi di vecchi rivali e amici non del tutto leali. Entrano in scena nuovi personaggi (uno inventato da me) e ci sarà una nuova coppia molto... passionale e particolare (e non dico altro!).
Grazie a chi mi segue e continuerà a seguire le mie follie! XD
Non scrivo a scopo di lucro e personaggi e situazioni appartengono a registi, produttori e autori della serie TV "Vikings".
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Bjorn Ironside, Ivar, Nuovo personaggio
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'L'amore non ha fine '
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Cap. 9: The dark element

 

Just one life, just one try

So play to win or not at all

Embrace the dark, let it in your heart

Take the world, it’s all for you

Decadent dissonant eloquent

The dark element permanent

In our hearts it always burns

Primitive chemical beautiful

The dark element permanent

She’s inside of us all…

(“The dark element” – The Dark Element)

 

Per quanto terribile e spaventoso fosse stato ritrovarsi completamente cieco, Erik iniziava a sentirsi meno perduto, meno disperato adesso che c’era Tiago con lui, Tiago che lo aveva accompagnato nella sua stanza e aveva chiesto a dei servitori di portare una tinozza di acqua calda per permettergli di lavarsi e rilassarsi. Lo aveva aiutato a svestirsi e a entrare nella tinozza e gli aveva messo accanto dei teli puliti con cui asciugarsi quando avesse finito.

“Mentre tu ti lavi e ti rilassi io vado a preparati un infuso di erbe, ci metto anche della corteccia di salice che combatte le infezioni” gli disse Tiago, sempre dolce e premuroso. Sembrava davvero aver cancellato dalla mente tutte le cose orribili che Erik gli aveva detto soltanto la sera prima… “Se la tua cecità è dovuta a un’infezione dovresti già cominciare a stare meglio, altrimenti… beh, altrimenti troverò altri rimedi per curarti, ne conosco davvero tanti. Tu non preoccuparti e riposati, io torno presto. Vuoi che ti porti anche qualcosa da mangiare?”

Erik, ovviamente, non poteva vedere Tiago ma dalla sua voce indovinava il sorriso tenero e affettuoso con cui il ragazzo accompagnava le sue parole e si sentì improvvisamente avvolto da un calore benefico, da qualcosa che non aveva mai provato prima e che gli fece credere veramente che sarebbe andato tutto bene.

“Per adesso no, magari più tardi” rispose, “e… Tiago, volevo ringraziarti per tutto quello che stai facendo per me, sei così buono e io ti ho sempre trattato con freddezza e cattiveria. Non so se mi merito le tue premure.”

“Quello che non ti meriti è la disgrazia che ti è capitata, e io ti guarirò. Per il resto, non pensarci più, io lo faccio volentieri perché a te ci tengo molto, te l’ho sempre detto” spiegò Tiago, con la sua solita semplicità. “Allora torno presto con l’infuso!”

E, mentre si ripuliva e si rilassava nell’acqua calda, Erik non poté fare a meno di pensare a quanto fosse stato sciocco. Aveva messo da parte Tiago, l’aveva ferito e umiliato non ritenendolo alla sua altezza, aveva rincorso uno stupido sogno di ambizione credendo alle bugie di una strega che lo odiava da sempre… mentre la vera fortuna della sua vita era aver incontrato quel ragazzino spagnolo che, chiaramente, lo amava senza limiti e senza condizioni, senza neanche chiedere niente in cambio, che per lui era pronto a tutto. Terre e titoli si potevano conquistare in battaglia, Erik era un Vichingo e questo lo sapeva bene, ma trovare una persona come Tiago era quasi impossibile: lui in tutta la vita non c’era mai riuscito, anzi. Aveva avuto rapporti occasionali con schiave, schiavi e prostitute che spesso aveva dovuto malmenare per sottometterli ai suoi voleri, poi aveva pensato di poter ricattare Ingrid e di poterla usare a suo piacimento perché, un tempo, l’aveva venduta come schiava e conosceva il suo segreto, sapeva che era una strega… e aveva creduto di averla piegata, ma lei aveva solo finto di assecondarlo. Chissà, magari era stata proprio lei ad avvelenarlo o a mettergli qualche polvere sugli occhi per accecarlo, Tiago lo aveva messo in guardia e lui, come sempre, non lo aveva ascoltato, al contrario lo aveva ferito e insultato. Ma adesso Tiago era con lui e voleva solo aiutarlo. Erik si ripromise di non commettere mai più quell’errore: Tiago era la sua fortuna, la persona più preziosa e importante della sua vita e ora non se lo sarebbe più lasciato scappare, lo voleva per sé e non come schiavo, lo voleva perché lo faceva sentire amato, accolto, perché solo con lui stava bene, perfino adesso che era cieco.

Tiago preparò l’infuso e si affrettò a tornare da Erik. Anche lui era convinto che fosse stata Ingrid a provocare all’uomo la cecità, ma era più preoccupato perché non capiva come potesse aver fatto e avrebbe dovuto impegnarsi e concentrarsi molto per scoprire i metodi che aveva usato e rimediarvi. Ovviamente, se Ingrid avesse dato un veleno a Erik o gli avesse messo qualche sostanza negli occhi, Tiago avrebbe potuto contrastare gli effetti dannosi con i tanti rimedi che conosceva e l’uomo sarebbe guarito in pochi giorni. Ma Ingrid era una strega oltre che una conoscitrice delle erbe e, come Tiago aveva imparato ad Algeciras da Inés, avrebbe anche potuto eseguire un rituale oscuro di magia nera per accecare Erik. In quel caso il compito del ragazzo sarebbe stato molto più difficile, faticoso e anche spaventoso. Lui era in grado di attingere alle forze benefiche della natura e dell’universo per distruggere un incantesimo maligno, ma avrebbe dovuto confrontarsi con gli spiriti malvagi che avevano aiutato Ingrid e… e aveva paura. Tuttavia sapeva di dover essere coraggioso, Erik contava su di lui e non poteva tirarsi indietro, lo aveva sentito così disperato e non avrebbe avuto pace finché non gli avesse fatto riacquistare la vista a qualsiasi costo. A tutte queste cose pensava il giovane spagnolo mentre ritornava nella stanza di Erik con la tazza dell’infuso in mano.

Con sua sorpresa, Erik non era più nella tinozza. Era riuscito in qualche modo a orientarsi nella stanza, aveva trovato i teli con cui asciugarsi e poi aveva raggiunto il letto, mettendosi sotto le lenzuola asciutto, pulito e… senza nulla indosso.

Tiago gli si avvicinò e gli mise la tazza tra le mani, aiutandolo a sollevarsi a sedere e a bere l’infuso.

“Ecco qui, questo dovrebbe farti stare meglio e combattere l’infezione” gli disse. “Purtroppo non credo che basterà l’infuso a farti tornare la vista, ma sicuramente non proverai più dolore agli occhi e poi, quando avrò scoperto che cosa ti ha accecato, mi impegnerò per trovare il rimedio giusto. Dovrai avere pazienza, ci vorranno alcuni giorni, ma stai sicuro che guarirai, te lo prometto!”

Finito di bere l’infuso, Erik si distese di nuovo sul letto.

“I tuoi abiti sono nel baule?” gli domandò Tiago. “Posso darti dei vestiti puliti e poi accompagnarti nella Sala Grande, se vuoi, così potrai stare insieme a Re Bjorn e agli altri.”

Non erano quelle, però, le intenzioni di Erik. L’uomo allungò un braccio e prese il polso di Tiago, che era ancora vicino a lui. Lo attirò verso di sé, lo prese per la vita e lo abbracciò, portandolo nel letto con sé. Tiago era completamente allibito, ma il cuore gli batteva fortissimo quando era così vicino a Erik e lo lasciò fare.

“Ti ho detto delle cose orribili ieri sera, ma ero fuori di me, ho commesso tante sciocchezze in questi giorni e invece avrei dovuto ascoltarti” gli disse Erik, iniziando a togliere i vestiti al ragazzo. “Tu volevi solo aiutarmi e io ti ho offeso e ferito, ma adesso cambierà tutto. Nonostante quello che ti avevo detto sei corso subito ad aiutarmi e ti sei preso cura di me e io… io devo ammettere che, forse, proprio ora che ho perduto la vista riesco a vedere meglio le cose importanti.”

Nel frattempo aveva spogliato completamente Tiago e si era messo sopra di lui, accarezzandolo.

“Ti ho disprezzato, ho detto che eri solo uno schiavo, nonostante Bjorn avesse liberato te e tutti gli altri, e tu mi hai dimostrato sempre che, al contrario, sei una persona speciale, un ragazzo buono e generoso che tiene a me per qualche motivo che in realtà non so nemmeno spiegarmi, non ho fatto niente per farmi amare da te” ammise Erik, che anche se non vedeva suppliva con il tatto al riconoscimento del corpo minuto del ragazzo. “Quindi voglio che resti con me, che stiamo insieme, che siamo amanti. Non ti tratterò mai più male, non dirò mai più che sei il mio schiavo, sei il mio amante e quindi mi appartieni, ma solo perché sei il mio compagno. D’ora in poi sarà così.”

Sì, beh, chiaramente Erik era quello che prendeva le decisioni e il parere di Tiago in tutto ciò non era neanche lontanamente contemplato, tuttavia Tiago stava decisamente dando il suo assenso silenzioso, o meglio stringendosi all’uomo e sospirando incredulo e sconvolto, perduto in qualcosa che non riusciva neanche a definire. La sera prima aveva creduto di aver perso Erik per sempre, poi era andato a salvarlo quando lo aveva sentito gridare con una rabbia disperata, ma non avrebbe mai pensato di ritrovarsi così, nel suo letto, incollato a lui, con l’uomo che gli parlava finalmente con un tono gentile e appassionato e lo accarezzava sempre più intimamente. Erik lo avvolse in un abbraccio impetuoso e lo baciò più intensamente e profondamente che poté, esplorandogli la bocca con passione e togliendogli il respiro. Tiago era completamente in balia di quell’uomo che lo aveva baciato così intimamente per la prima volta e si sentì incendiare il sangue nelle vene, il cuore impazzire, il corpo chiedere disperatamente di più, ancora di più… Non poteva sapere che anche per Erik quella era un’esperienza nuova e insolita, che non solo non aveva mai baciato Tiago ma che non aveva mai baciato nessuno in un modo tanto profondo e intimo, avendo avuto solo rapporti occasionali e perfino brutali in cui i baci non erano certo previsti. Erik continuò a baciare il giovane spagnolo, accarezzandolo a lungo su tutto il corpo e nelle parti più delicate fino a fargli perdere quel po’ di lucidità che gli restava e a farlo gemere, sperduto, contro la sua bocca; poi si fece strada nel suo corpo, prima con lentezza e poi con più passione, mentre Tiago si aggrappava alle sue spalle possenti e assecondava tutti i suoi movimenti, ogni suo desiderio. Le ondate di piacere divennero sempre più incalzanti, i loro corpi si mossero sempre più all’unisono, con Tiago completamente fuori di sé che non capiva più nemmeno chi fosse, dove fosse e perché. Ma anche Erik stava vivendo quell’esperienza in un modo del tutto nuovo, sentiva dentro di sé un languore e una tenerezza che il sesso non aveva spento ma caso mai accresciuto, voleva che quella sensazione meravigliosa durasse per ore e ore e, in quel modo, aveva quasi persino dimenticato la sua cecità. Voleva ancora di più, voleva fondersi con Tiago, essere una cosa sola con lui e così riprese a baciarlo con sempre maggior intensità, ancora una volta si fece largo nel suo corpo liscio e morbido, cercando di prolungare al massimo il piacere e godendo di ogni singolo istante, fino a perdersi con lui in un oceano di passione. E questi assalti amorosi durarono veramente ore ed ore, tanto che, ad un certo punto, Tiago, sfinito dal piacere, mormorò una frase così dolce e tenera che finì per eccitare ancora una volta Erik.

“Senti, Erik… va bene… allora me lo dici tu… quando vuoi che ti aiuti ad alzarti” fece in un sospiro.

E questo, ovviamente, portò Erik a ricominciare da capo, ancora e ancora, con passione prima, lentezza e languore poi, fino a che non si sentì davvero completamente appagato e soddisfatto.

In quanto ad Ivar, era vero che si era ripromesso di indagare meglio su Ingrid e su come avesse potuto accecare Erik, anche lui la sospettava e, viste le passate esperienze, cominciava a pensare che Erik potesse essere stato solo l’inizio e che poi quella donna sarebbe passata ad avvelenare Bjorn e Gunnhild, poi magari Hvitserk e, cosa peggiore di tutte, lui e Aethelred per poter regnare indisturbata su Kattegat. Però avvenne un imprevisto che lo portò a dimenticare del tutto Ingrid e i suoi fantomatici piani per sterminare la stirpe dei Lothbrok e i loro amici e compagni!

Quel giorno erano tutti riuniti nella Sala Grande, Bjorn ancora molto preoccupato per le condizioni del suo amico e braccio destro Erik (non sapeva quanto se la stesse spassando in quel momento, chiaramente!). Ivar però aveva qualcosa da dire a tutti, qualcosa che avrebbe cambiato le sorti di molti di loro, di Kattegat e del Wessex.

“Stamattina, dopo che è successo quel brutto episodio a Erik, sono uscito per schiarirmi un po’ le idee” raccontò, “e sono arrivato fino al porto. Là è sbarcato un uomo da una delle nostre navi commerciali, ma non era un mercante, era uno degli uomini che è partito con Harald più di una settimana fa, era gravemente ferito, disidratato, praticamente in fin di vita.”

Non erano per niente buone notizie e tutti gli sguardi dei presenti si appuntarono su di lui. Anche Ingrid era con loro e non era tranquilla: di Harald non le sarebbe potuto fregare di meno, ma il problema era che, se davvero il suo esercito era stato sconfitto e lui era morto, sarebbe stato veramente difficile mantenere il suo titolo di Regina dei Norreni senza un Re al suo fianco. Almeno in quello, Erik aveva avuto ragione…

“L’ho fatto portare da dei servi in una casa dove sarà curato nel miglior modo possibile, ma non so se ce la farà. Tuttavia è ancora più grave quello che è riuscito a dirmi” fece una pausa ad effetto, da attore consumato qual era, per conquistare ancora di più l’attenzione del suo uditorio, poi proseguì. “Harald e i suoi hanno razziato qualche villaggio Sassone per dare una dimostrazione di forza, ma sono rimasti loro stessi sconvolti per la reazione che hanno suscitato: Re Alfred ha inviato i suoi uomini non solo per respingere i soldati di Harald ma anche… beh, anche per colpire a sua volta le colonie vichinghe, incendiando le case, uccidendo uomini, donne e bambini, proprio come siamo soliti fare noi. Harald ha ordinato di ritirarsi e si è nascosto aspettando rinforzi, ci ha inviato dei messaggeri perché andiamo ad aiutarlo, ma quell’uomo è l’unico sopravvissuto.”

Bjorn e gli altri erano rimasti agghiacciati da quello che Ivar aveva raccontato.

“Thora e la sua famiglia?” mormorò Hvitserk, che di certo non aveva dimenticato la ragazza che, anche se per poco, aveva amato. Helgi gli prese dolcemente la mano, consapevole di quello che il compagno stava vivendo in quel momento, visto che lui ci era già passato.

“Non so se il villaggio di Thora sia stato colpito, ma quello che è certo è che né lei né nessuno dei nostri vecchi compagni e amici è più al sicuro in Wessex, se non interveniamo immediatamente a dare man forte a Harald” replicò Ivar, con lo sguardo fiammeggiante.

“Ma Ubbe aveva stipulato un accordo con Re Alfred” rammentò Gunnhild. “Com’è possibile che adesso faccia uccidere senza pietà i coloni Norreni?”

“Potrebbe essere una vendetta, in fondo Harald, razziando i villaggi Sassoni, ha rotto per primo l’accordo” ipotizzò Bjorn.

“Ma Alfred non lo farebbe mai!” protestò Aethelred, che era il più turbato di tutti. “Anche se Harald ha sbagliato, e io lo avevo detto e ripetuto, ad andare in Wessex e infrangere un equilibrio di pace tanto delicato, tuttavia mio fratello non avrebbe mai e poi mai reagito così! Magari avrebbe respinto Harald e i suoi, avrebbe mandato le sue truppe a combatterli, ma non se la sarebbe mai presa con persone pacifiche e inermi, contadini con le loro famiglie che hanno voluto iniziare una nuova vita in Inghilterra. No, no, non è possibile, Alfred è saggio ed è un uomo di pace, io lo conosco!”

“Beh, forse non lo conosci bene come credi” lo interruppe subito Ivar, innervosito. “Le colonie vichinghe sono state attaccate dall’esercito Sassone e persone innocenti sono morte, questi sono i fatti. Magari in questi due anni il tuo caro Alfred ha cambiato idea sulla convivenza pacifica tra Sassoni e Norreni…”

“Io… non posso crederci…” mormorò Aethelred, riflettendo. Era veramente possibile che Alfred fosse diventato un crudele tiranno in poco tempo? Alfred era sempre stato il più gentile, il più pacifico, il più generoso degli uomini…

“Cosa facciamo, allora? Non possiamo lasciare che quel Re fedifrago e bugiardo stermini la nostra gente!” reagì Hvitserk, infuriato.

“Certo che no. A questo punto dovremo davvero organizzare una spedizione in soccorso di Harald e, soprattutto, delle colonie vichinghe” rispose Ivar.

“Hai ragione, Ivar” disse a sorpresa Aethelred, “e, vista la situazione, verrò anch’io con voi. Non credo assolutamente che mio fratello Alfred possa aver compiuto azioni tanto spregevoli, forse gli è accaduto qualcosa, forse è caduto di nuovo vittima di uno dei suoi malori ed è un consigliere a governare al suo posto, non lo so ma ho bisogno di vedere Alfred e di parlargli. Parteciperò, ma sia chiaro: non permetterò violenze o razzie inutili, dovrà essere una spedizione per riportare la pace tra Sassoni e Vichinghi e combatteremo soltanto contro i soldati che hanno attaccato le colonie.”

Come sempre, quando Aethelred assumeva quel tono e quell’atteggiamento da vero Re, gli altri non potevano fare altro che seguire le sue direttive.

“E sia” ordinò Bjorn. “Preparate subito quante più navi possibili e partite domani all’alba!”

Ivar, Hvitserk e gli altri si misero subito in moto con grida di guerra, incitazioni alla battaglia e tutte le altre cose che fanno i Vichinghi (mancava solo la Haka…), cercando di attirare la gente di Kattegat e convincerla a partecipare alla loro spedizione. Ivar, però, mentre uscivano dalla Sala Grande, passò un braccio attorno alla vita di Aethelred e lo strinse a sé.

“Te l’avevo detto che un giorno avremmo combattuto fianco a fianco” gli mormorò all’orecchio. “Mi piace quando fai il duro e sono certo che Alfred non potrà che cedere, di fronte a te.”

Aethelred si affidò al compagno, ma era sollevato solo in parte. Non riusciva a comprendere cosa stesse accadendo in Wessex e continuava ad essere molto preoccupato per il fratello. Chissà cosa avrebbe trovato tornando in patria?

Fine capitolo nono

 

 

 

 

   
 
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