Cap. 9: The dark element
Just one life, just
one try
So play to win or not
at all
Embrace the dark, let
it in your heart
Take the world, it’s
all for you
Decadent dissonant
eloquent
The dark element
permanent
In our hearts it
always burns
Primitive chemical
beautiful
The dark element
permanent
She’s inside of us
all…
(“The dark element” –
The Dark Element)
Per quanto terribile e spaventoso fosse stato
ritrovarsi completamente cieco, Erik iniziava a sentirsi meno perduto, meno
disperato adesso che c’era Tiago con lui, Tiago che lo aveva accompagnato nella
sua stanza e aveva chiesto a dei servitori di portare una tinozza di acqua
calda per permettergli di lavarsi e rilassarsi. Lo aveva aiutato a svestirsi e
a entrare nella tinozza e gli aveva messo accanto dei teli puliti con cui
asciugarsi quando avesse finito.
“Mentre tu ti lavi e ti rilassi io vado a
preparati un infuso di erbe, ci metto anche della corteccia di salice che
combatte le infezioni” gli disse Tiago, sempre dolce e premuroso. Sembrava davvero
aver cancellato dalla mente tutte le cose orribili che Erik gli aveva detto
soltanto la sera prima… “Se la tua cecità è dovuta a un’infezione dovresti già
cominciare a stare meglio, altrimenti… beh, altrimenti troverò altri rimedi per
curarti, ne conosco davvero tanti. Tu non preoccuparti e riposati, io torno
presto. Vuoi che ti porti anche qualcosa da mangiare?”
Erik, ovviamente, non poteva vedere Tiago ma
dalla sua voce indovinava il sorriso tenero e affettuoso con cui il ragazzo
accompagnava le sue parole e si sentì improvvisamente avvolto da un calore
benefico, da qualcosa che non aveva mai provato prima e che gli fece credere
veramente che sarebbe andato tutto bene.
“Per adesso no, magari più tardi” rispose,
“e… Tiago, volevo ringraziarti per tutto quello che stai facendo per me, sei
così buono e io ti ho sempre trattato con freddezza e cattiveria. Non so se mi
merito le tue premure.”
“Quello che non ti meriti è la disgrazia che
ti è capitata, e io ti guarirò. Per il resto, non pensarci più, io lo faccio
volentieri perché a te ci tengo molto, te l’ho sempre detto” spiegò Tiago, con
la sua solita semplicità. “Allora torno presto con l’infuso!”
E, mentre si ripuliva e si rilassava
nell’acqua calda, Erik non poté fare a meno di pensare a quanto fosse stato
sciocco. Aveva messo da parte Tiago, l’aveva ferito e umiliato non ritenendolo
alla sua altezza, aveva rincorso uno stupido sogno di ambizione credendo alle
bugie di una strega che lo odiava da sempre… mentre la vera fortuna della sua
vita era aver incontrato quel ragazzino spagnolo che, chiaramente, lo amava senza
limiti e senza condizioni, senza neanche chiedere niente in cambio, che per lui
era pronto a tutto. Terre e titoli si potevano conquistare in battaglia, Erik
era un Vichingo e questo lo sapeva bene, ma trovare una persona come Tiago era
quasi impossibile: lui in tutta la vita non c’era mai riuscito, anzi. Aveva
avuto rapporti occasionali con schiave, schiavi e prostitute che spesso aveva
dovuto malmenare per sottometterli ai suoi voleri, poi aveva pensato di poter
ricattare Ingrid e di poterla usare a suo piacimento perché, un tempo, l’aveva
venduta come schiava e conosceva il suo segreto, sapeva che era una strega… e
aveva creduto di averla piegata, ma lei aveva solo finto di assecondarlo. Chissà,
magari era stata proprio lei ad avvelenarlo o a mettergli qualche polvere sugli
occhi per accecarlo, Tiago lo aveva messo in guardia e lui, come sempre, non lo
aveva ascoltato, al contrario lo aveva ferito e insultato. Ma adesso Tiago era
con lui e voleva solo aiutarlo. Erik si ripromise di non commettere mai più
quell’errore: Tiago era la sua fortuna, la persona più preziosa e importante
della sua vita e ora non se lo sarebbe più lasciato scappare, lo voleva per sé
e non come schiavo, lo voleva perché lo faceva sentire amato, accolto, perché
solo con lui stava bene, perfino adesso che era cieco.
Tiago preparò l’infuso e si affrettò a
tornare da Erik. Anche lui era convinto che fosse stata Ingrid a provocare
all’uomo la cecità, ma era più preoccupato perché non capiva come potesse aver
fatto e avrebbe dovuto impegnarsi e concentrarsi molto per scoprire i metodi
che aveva usato e rimediarvi. Ovviamente, se Ingrid avesse dato un veleno a
Erik o gli avesse messo qualche sostanza negli occhi, Tiago avrebbe potuto
contrastare gli effetti dannosi con i tanti rimedi che conosceva e l’uomo
sarebbe guarito in pochi giorni. Ma Ingrid era una strega oltre che una
conoscitrice delle erbe e, come Tiago aveva imparato ad Algeciras da Inés,
avrebbe anche potuto eseguire un rituale oscuro di magia nera per accecare
Erik. In quel caso il compito del ragazzo sarebbe stato molto più difficile,
faticoso e anche spaventoso. Lui era in grado di attingere alle forze benefiche
della natura e dell’universo per distruggere un incantesimo maligno, ma avrebbe
dovuto confrontarsi con gli spiriti malvagi che avevano aiutato Ingrid e… e
aveva paura. Tuttavia sapeva di dover essere coraggioso, Erik contava su di lui
e non poteva tirarsi indietro, lo aveva sentito così disperato e non avrebbe
avuto pace finché non gli avesse fatto riacquistare la vista a qualsiasi costo.
A tutte queste cose pensava il giovane spagnolo mentre ritornava nella stanza
di Erik con la tazza dell’infuso in mano.
Con sua sorpresa, Erik non era più nella
tinozza. Era riuscito in qualche modo a orientarsi nella stanza, aveva trovato
i teli con cui asciugarsi e poi aveva raggiunto il letto, mettendosi sotto le
lenzuola asciutto, pulito e… senza nulla indosso.
Tiago gli si avvicinò e gli mise la tazza tra
le mani, aiutandolo a sollevarsi a sedere e a bere l’infuso.
“Ecco qui, questo dovrebbe farti stare meglio
e combattere l’infezione” gli disse. “Purtroppo non credo che basterà l’infuso
a farti tornare la vista, ma sicuramente non proverai più dolore agli occhi e
poi, quando avrò scoperto che cosa ti ha accecato, mi impegnerò per trovare il
rimedio giusto. Dovrai avere pazienza, ci vorranno alcuni giorni, ma stai
sicuro che guarirai, te lo prometto!”
Finito di bere l’infuso, Erik si distese di
nuovo sul letto.
“I tuoi abiti sono nel baule?” gli domandò
Tiago. “Posso darti dei vestiti puliti e poi accompagnarti nella Sala Grande,
se vuoi, così potrai stare insieme a Re Bjorn e agli altri.”
Non erano quelle, però, le intenzioni di
Erik. L’uomo allungò un braccio e prese il polso di Tiago, che era ancora
vicino a lui. Lo attirò verso di sé, lo prese per la vita e lo abbracciò,
portandolo nel letto con sé. Tiago era completamente allibito, ma il cuore gli
batteva fortissimo quando era così vicino a Erik e lo lasciò fare.
“Ti ho detto delle cose orribili ieri sera,
ma ero fuori di me, ho commesso tante sciocchezze in questi giorni e invece
avrei dovuto ascoltarti” gli disse Erik, iniziando a togliere i vestiti al
ragazzo. “Tu volevi solo aiutarmi e io ti ho offeso e ferito, ma adesso
cambierà tutto. Nonostante quello che ti avevo detto sei corso subito ad
aiutarmi e ti sei preso cura di me e io… io devo ammettere che, forse, proprio
ora che ho perduto la vista riesco a vedere meglio le cose importanti.”
Nel frattempo aveva spogliato completamente
Tiago e si era messo sopra di lui, accarezzandolo.
“Ti ho disprezzato, ho detto che eri solo uno
schiavo, nonostante Bjorn avesse liberato te e tutti gli altri, e tu mi hai
dimostrato sempre che, al contrario, sei una persona speciale, un ragazzo buono
e generoso che tiene a me per qualche motivo che in realtà non so nemmeno
spiegarmi, non ho fatto niente per farmi amare da te” ammise Erik, che anche se
non vedeva suppliva con il tatto al riconoscimento del corpo minuto del
ragazzo. “Quindi voglio che resti con me, che stiamo insieme, che siamo amanti.
Non ti tratterò mai più male, non dirò mai più che sei il mio schiavo, sei il
mio amante e quindi mi appartieni, ma solo perché sei il mio compagno. D’ora in
poi sarà così.”
Sì, beh, chiaramente Erik era quello che
prendeva le decisioni e il parere di Tiago in tutto ciò non era neanche
lontanamente contemplato, tuttavia Tiago stava decisamente dando il suo assenso
silenzioso, o meglio stringendosi all’uomo e sospirando incredulo e sconvolto,
perduto in qualcosa che non riusciva neanche a definire. La sera prima aveva
creduto di aver perso Erik per sempre, poi era andato a salvarlo quando lo
aveva sentito gridare con una rabbia disperata, ma non avrebbe mai pensato di
ritrovarsi così, nel suo letto, incollato a lui, con l’uomo che gli parlava
finalmente con un tono gentile e appassionato e lo accarezzava sempre più
intimamente. Erik lo avvolse in un abbraccio impetuoso e lo baciò più
intensamente e profondamente che poté, esplorandogli la bocca con passione e
togliendogli il respiro. Tiago era completamente in balia di quell’uomo che lo
aveva baciato così intimamente per la prima volta e si sentì incendiare il
sangue nelle vene, il cuore impazzire, il corpo chiedere disperatamente di più,
ancora di più… Non poteva sapere che anche per Erik quella era un’esperienza
nuova e insolita, che non solo non aveva mai baciato Tiago ma che non aveva mai
baciato nessuno in un modo tanto
profondo e intimo, avendo avuto solo rapporti occasionali e perfino brutali in
cui i baci non erano certo previsti. Erik continuò a baciare il giovane
spagnolo, accarezzandolo a lungo su tutto il corpo e nelle parti più delicate
fino a fargli perdere quel po’ di lucidità che gli restava e a farlo gemere,
sperduto, contro la sua bocca; poi si fece strada nel suo corpo, prima con
lentezza e poi con più passione, mentre Tiago si aggrappava alle sue spalle possenti
e assecondava tutti i suoi movimenti, ogni suo desiderio. Le ondate di piacere
divennero sempre più incalzanti, i loro corpi si mossero sempre più
all’unisono, con Tiago completamente fuori di sé che non capiva più nemmeno chi
fosse, dove fosse e perché. Ma anche Erik stava vivendo quell’esperienza in un
modo del tutto nuovo, sentiva dentro di sé un languore e una tenerezza che il
sesso non aveva spento ma caso mai accresciuto, voleva che quella sensazione
meravigliosa durasse per ore e ore e, in quel modo, aveva quasi persino
dimenticato la sua cecità. Voleva ancora di più, voleva fondersi con Tiago,
essere una cosa sola con lui e così riprese a baciarlo con sempre maggior
intensità, ancora una volta si fece largo nel suo corpo liscio e morbido, cercando
di prolungare al massimo il piacere e godendo di ogni singolo istante, fino a
perdersi con lui in un oceano di passione. E questi assalti amorosi durarono
veramente ore ed ore, tanto che, ad un certo punto, Tiago, sfinito dal piacere,
mormorò una frase così dolce e tenera che finì per eccitare ancora una volta
Erik.
“Senti, Erik… va bene… allora me lo dici tu…
quando vuoi che ti aiuti ad alzarti” fece in un sospiro.
E questo, ovviamente, portò Erik a
ricominciare da capo, ancora e ancora, con passione prima, lentezza e languore
poi, fino a che non si sentì davvero completamente appagato e soddisfatto.
In quanto ad Ivar, era vero che si era
ripromesso di indagare meglio su Ingrid e su come avesse potuto accecare Erik,
anche lui la sospettava e, viste le passate esperienze, cominciava a pensare
che Erik potesse essere stato solo l’inizio e che poi quella donna sarebbe
passata ad avvelenare Bjorn e Gunnhild, poi magari Hvitserk e, cosa peggiore di
tutte, lui e Aethelred per poter regnare indisturbata su Kattegat. Però avvenne
un imprevisto che lo portò a dimenticare del tutto Ingrid e i suoi fantomatici
piani per sterminare la stirpe dei Lothbrok e i loro amici e compagni!
Quel giorno erano tutti riuniti nella Sala
Grande, Bjorn ancora molto preoccupato per le condizioni del suo amico e
braccio destro Erik (non sapeva quanto se la stesse spassando in quel momento,
chiaramente!). Ivar però aveva qualcosa da dire a tutti, qualcosa che avrebbe
cambiato le sorti di molti di loro, di Kattegat e del Wessex.
“Stamattina, dopo che è successo quel brutto
episodio a Erik, sono uscito per schiarirmi un po’ le idee” raccontò, “e sono
arrivato fino al porto. Là è sbarcato un uomo da una delle nostre navi
commerciali, ma non era un mercante, era uno degli uomini che è partito con
Harald più di una settimana fa, era gravemente ferito, disidratato,
praticamente in fin di vita.”
Non erano per niente buone notizie e tutti
gli sguardi dei presenti si appuntarono su di lui. Anche Ingrid era con loro e
non era tranquilla: di Harald non le sarebbe potuto fregare di meno, ma il
problema era che, se davvero il suo esercito era stato sconfitto e lui era
morto, sarebbe stato veramente difficile mantenere il suo titolo di Regina dei
Norreni senza un Re al suo fianco. Almeno in quello, Erik aveva avuto ragione…
“L’ho fatto portare da dei servi in una casa
dove sarà curato nel miglior modo possibile, ma non so se ce la farà. Tuttavia
è ancora più grave quello che è riuscito a dirmi” fece una pausa ad effetto, da
attore consumato qual era, per conquistare ancora di più l’attenzione del suo
uditorio, poi proseguì. “Harald e i suoi hanno razziato qualche villaggio
Sassone per dare una dimostrazione di forza, ma sono rimasti loro stessi
sconvolti per la reazione che hanno suscitato: Re Alfred ha inviato i suoi
uomini non solo per respingere i soldati di Harald ma anche… beh, anche per
colpire a sua volta le colonie vichinghe, incendiando le case, uccidendo
uomini, donne e bambini, proprio come siamo soliti fare noi. Harald ha ordinato
di ritirarsi e si è nascosto aspettando rinforzi, ci ha inviato dei messaggeri
perché andiamo ad aiutarlo, ma quell’uomo è l’unico sopravvissuto.”
Bjorn e gli altri erano rimasti agghiacciati
da quello che Ivar aveva raccontato.
“Thora e la sua famiglia?” mormorò Hvitserk,
che di certo non aveva dimenticato la ragazza che, anche se per poco, aveva
amato. Helgi gli prese dolcemente la mano, consapevole di quello che il
compagno stava vivendo in quel momento, visto che lui ci era già passato.
“Non so se il villaggio di Thora sia stato
colpito, ma quello che è certo è che né lei né nessuno dei nostri vecchi
compagni e amici è più al sicuro in Wessex, se non interveniamo immediatamente
a dare man forte a Harald” replicò Ivar, con lo sguardo fiammeggiante.
“Ma Ubbe aveva stipulato un accordo con Re
Alfred” rammentò Gunnhild. “Com’è possibile che adesso faccia uccidere senza
pietà i coloni Norreni?”
“Potrebbe essere una vendetta, in fondo
Harald, razziando i villaggi Sassoni, ha rotto per primo l’accordo” ipotizzò
Bjorn.
“Ma Alfred non lo farebbe mai!” protestò
Aethelred, che era il più turbato di tutti. “Anche se Harald ha sbagliato, e io
lo avevo detto e ripetuto, ad andare in Wessex e infrangere un equilibrio di
pace tanto delicato, tuttavia mio fratello non avrebbe mai e poi mai reagito così! Magari avrebbe respinto Harald e i
suoi, avrebbe mandato le sue truppe a combatterli, ma non se la sarebbe mai
presa con persone pacifiche e inermi, contadini con le loro famiglie che hanno
voluto iniziare una nuova vita in Inghilterra. No, no, non è possibile, Alfred
è saggio ed è un uomo di pace, io lo conosco!”
“Beh, forse non lo conosci bene come credi”
lo interruppe subito Ivar, innervosito. “Le colonie vichinghe sono state
attaccate dall’esercito Sassone e persone innocenti sono morte, questi sono i
fatti. Magari in questi due anni il tuo caro Alfred ha cambiato idea sulla
convivenza pacifica tra Sassoni e Norreni…”
“Io… non posso crederci…” mormorò Aethelred,
riflettendo. Era veramente possibile che Alfred fosse diventato un crudele
tiranno in poco tempo? Alfred era sempre stato il più gentile, il più pacifico,
il più generoso degli uomini…
“Cosa facciamo, allora? Non possiamo lasciare
che quel Re fedifrago e bugiardo stermini la nostra gente!” reagì Hvitserk,
infuriato.
“Certo che no. A questo punto dovremo davvero
organizzare una spedizione in soccorso di Harald e, soprattutto, delle colonie
vichinghe” rispose Ivar.
“Hai ragione, Ivar” disse a sorpresa
Aethelred, “e, vista la situazione, verrò anch’io con voi. Non credo assolutamente
che mio fratello Alfred possa aver compiuto azioni tanto spregevoli, forse gli
è accaduto qualcosa, forse è caduto di nuovo vittima di uno dei suoi malori ed
è un consigliere a governare al suo posto, non lo so ma ho bisogno di vedere
Alfred e di parlargli. Parteciperò, ma sia chiaro: non permetterò violenze o
razzie inutili, dovrà essere una spedizione per riportare la pace tra Sassoni e Vichinghi e
combatteremo soltanto contro i soldati che hanno attaccato le colonie.”
Come sempre, quando Aethelred assumeva quel
tono e quell’atteggiamento da vero Re, gli altri non potevano fare altro che
seguire le sue direttive.
“E sia” ordinò Bjorn. “Preparate subito
quante più navi possibili e partite domani all’alba!”
Ivar, Hvitserk e gli altri si misero subito in
moto con grida di guerra, incitazioni alla battaglia e tutte le altre cose che
fanno i Vichinghi (mancava solo la Haka…), cercando di attirare la gente di
Kattegat e convincerla a partecipare alla loro spedizione. Ivar, però, mentre
uscivano dalla Sala Grande, passò un braccio attorno alla vita di Aethelred e
lo strinse a sé.
“Te l’avevo detto che un giorno avremmo
combattuto fianco a fianco” gli mormorò all’orecchio. “Mi piace quando fai il duro e sono certo che Alfred non
potrà che cedere, di fronte a te.”
Aethelred si affidò al compagno, ma era
sollevato solo in parte. Non riusciva a comprendere cosa stesse accadendo in
Wessex e continuava ad essere molto preoccupato per il fratello. Chissà cosa
avrebbe trovato tornando in patria?
Fine capitolo nono