Anime & Manga > Lupin III
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Autore: jarmione    16/11/2021    1 recensioni
“Questa storia partecipa a “Luoghi dell’Orrore” indetto sul gruppo facebook Il Giardino di Efp”
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Lupin ha accettato una sfida mortale: superare la foresta di Aokigahara senza cadere nella sua maledizione.
Riuscirà Lupin ad arrivare alla fine del percorso nel tempo previsto? Oppure cadrà vittima della foresta?
Genere: Dark, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Goemon Ishikawa XIII, Jigen Daisuke, Koichi Zenigata, Lupin III, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Eccomi con la seconda parte del capitolo precedente.

Spero sia sempre di vostro gradimento.

A presto meraviglie

 

CAPITOLO 4

Il bosco dei suicidi – parte 2

 

 

 

Camminarono qualche metro, lo fecero lentamente.

Ogni passo corrispondeva all’aumento della paura.

“Jigen” Anika gli strinse la mano “Tutto bene?”

Il pistolero annuì, mentre un brivido gli percorse la schiena facendolo tremare appena.

Era un segno evidente che a breve avrebbe ceduto e Anika iniziò a farsi prendere dal panico.

Si mise davanti a Jigen e gli scostò appena il cappello, quel tanto che bastava per vederlo negli occhi.

Ogni volta che gli occhi di Jigen si posavano su quelli di Anika, sembravano illuminarsi e dare al volto serio dell’uomo un aspetto meno burbero.

Stavolta no.

Stavolta i suoi occhi avevano tutta l’aria di essere terrorizzati e Anika lo aveva visto così ben poche volte.

L’ultima volta era stato anni prima, quando si era reso conto di averle sparato.

Vano fu il suo tentativo di ridestarlo, non bastava una carezza o una parola dolce per aiutarlo.

Era davvero così forte la maledizione?

“Ehi, amico, svegliati” intervenne Lupin, mettendogli le mani sulle spalle e dandogli una piccola scrollata.

Ma nulla, Jigen sembrava non sentire le loro parole.

“No, no, no, Jigen” Anika si intromise di nuovo “Jigen, guardami, ti prego”

Jigen chiuse le mani a pugno e tremò.

“E’ solo colpa mia” mormorò il pistolero “Non sono riuscito a tenerti al sicuro, non sono nemmeno stato in grado di crescerti e non ti sto dando quello di cui hai bisogno ora”

“No…” Anika gli prese il volto fra le mani “Non dire così, non dirlo neanche per scherzo”

“E non riesco nemmeno ad essere uomo con te” proseguì Jigen che, per l’appunto, non sentiva nemmeno quello che Anika gli stava dicendo “Avrei dovuto lasciarti nel luogo dove ti ho trovata...vorrei non averti mai incontrata” sentenziò Jigen, facendo venire un mancamento ad Anika.

La ragazza indietreggiò.

Non solo la maledizione faceva suicidare le persone...faceva dire loro anche i segreti e gli stati d’animo più profondi.

Quelli che nessuno avrebbe mai messo a nudo neanche sotto tortura.

Gli faceva dire la verità.

Jigen non la voleva veramente.

“Lupin!” Zenigata richiamò l’attenzione di Lupin, ma non c’era bisogno di spiegare nulla.

Il ladro intervenne e cercò di bloccare Jigen, che aveva già estratto la pistola.

Anika era rimasta talmente sconvolta da non essere più in grado di parlare.

“Signorina, stia indietro” disse Zazà, facendo indietreggiare Anika, che non oppose resistenza e si lasciò trascinare lontano da Jigen.

“Ehi, amico, piantala!” si lamentava Lupin, che nel frattempo stava cercando di fermare Jigen con l’aiuto di Goemon.

“Usa la spada invece che stare lì impalato!” si lamentò il ladro

“Non uso la mia spada per queste cose”

“Neanche per aiutare un amico!?” Lupin stava iniziando a fare fatica e Goemon, si ritrovò costretto ad estrarre la spada.

Si mosse velocemente, ma si udì lo stesso un boato...uno sparo.

Anika non gridò, ma si limitò a portare le mani sulle orecchie e chiudere gli occhi.

Non voleva vedere.

Calò il silenzio per qualche istante.

“Ma...cosa…?” Jigen sgranò gli occhi e, all’improvviso, gemette, portandosi una mano alla fronte.

Lo avevano si bloccato, ma non abbastanza.

Il proiettile lo aveva colpito di striscio, provocando una scalfittura.

Un rivolo di sangue scese lungo il volto del pistolero.

“Jigen…” si preoccupò Lupin

“Sto bene” confermò il pistolero, rimettendo via la pistola come se niente fosse mai accaduto.

Non sapeva cosa avesse fatto realmente, anche se lo immaginava molto bene.

Sapeva di aver sicuramente detto qualcosa di molto personale, come avevano fatto Zenigata e Goemon prima di lui.

Era sicuro di aver detto qualcosa che era meglio che tenesse per se e che, a giudicare dalla situazione, aveva lasciato senza parole l’unica persona che davvero contava nella sua vita.

Anika aveva finalmente alzato lo sguardo, incrociò lo sguardo di Jigen per qualche secondo, poi lo riabbassò.

Jigen si sentì in colpa, ma non poteva fare nulla in quel momento.

Appena fuori da lì avrebbe dovuto sistemare tutto...in ogni senso.

“Riprendiamo” disse il pistolero, superando Lupin e andando avanti.

Lupin non aveva parole, anche se sapeva lo stato d’animo del suo amico e il perché di quelle parole.

Goemon uguale.

Il samurai superò Anika, lanciandole uno sguardo di sostegno e raggiungendo gli altri.

“Signorina, venga” Zenigata, che era rimasto tutto il tempo accanto ad Anika, la prese sottobraccio e l’aiutò a muoversi.

Ogni passo corrispondeva ad un frammento del suo cuore che si spezzava.

“Non se la prenda” disse Zenigata, mantenendo lo sguardo ben fisso davanti a se “Conosco fin troppo bene Jigen e le posso assicurare che quelle parole non sono quello che lei crede”

“A me sembrano fin troppo chiare” mormorò Anika, fermandosi di colpo.

Zenigata non ci mise molto a capire che Anika stava per cadere vittima della maledizione.

Infatti, la poveretta stava sentendo un peso enorme sulle stomaco.

Non era più in grado di andare avanti, di proseguire.

La sua vita, che era sempre stata perfetta, era in realtà un’illusione e tutti i suoi pensieri che aveva fatto negli anni in merito a Jigen e la sua famiglia si stavano rivelando fondati.

Anche lei era giunta alla conclusione che sarebbe stato meglio non conoscerli e se prima lo pensava solo dopo essere stata sgridata, adesso la situazione si era ribaltata.

Faceva bene a pensarlo e, di conseguenza, non era giusto restare lì.

“Lupin!” Zenigata richiamò l’attenzione del ladro, ma nel momento che tornò a dedicarsi ad Anika questa era sparita “Ehi, ma…?”

“Anika?” chiamò Lupin

“Anika!” esclamò Jigen, indicando verso l’alto.

Anika si era arrampicata sopra uno degli alberi, come avesse fatto rimarrà sicuramente un mistero.

Si teneva appoggiata al tronco con una mano e osservava, senza guardare veramente, gli uomini sottostanti.

Jigen era terrorizzato all’idea che si buttasse e non sapeva come arrampicarsi.

Persino Goemon esitava in quanto, se anche fosse riuscito a salire fin la sopra, il ramo su cui Anika poggiava non era abbastanza solido da mantenere entrambi.

Non poteva neanche usare la sua spada o Anika si sarebbe fatta molto più male.

“Era troppo bello per essere vero” disse la ragazza, lo sguardo perso nel vuoto “Ma lo sapevo da tempo, ormai, nessuno di voi mi voleva davvero”

“Ma, ma…” Lupin sgranò gli occhi “Non è vero!” si voltò verso Jigen “Diglielo, Jigen, sei tu la causa!”

“Che cosa centro io!?” sbottò il pistolero, anche se immaginava che quella reazione fosse collegata alle frasi dette poco prima.

“Basta, voi due, piantatela!” si intromise Zenigata, facendoli tornare con i piedi per terra.

Jigen avrebbe voluto ribattere e stessa cosa Lupin, ma decisero che era meglio rimandare la conversazione ad un momento più opportuno.

“Anika, stai farneticando” disse Jiegn “Ti scongiuro, scendi di lì!”

“Il mio vero padre mi voleva usare per i suoi scopi” mormorò Anika, sfilandosi la sua cintura e mettendosi seduta sul ramo, che iniziò a traballare.

Segno evidente che a breve avrebbe ceduto.

“Voi siete uomini solitari, Goemon non c’era mai e quando c’era mi respingeva” proseguì Anika “Lupin ha sempre preferito correre dietro a Fujiko e non farmi partecipare ai colpi, lasciandomi sola con Jigen...che non avrebbe mai voluto avermi” nel frattempo sistemò la cintura ben salda sul ramo...e intorno al suo collo.

Il terrore si fece strada nel corpo di Jigen e per due motivi:

Primo, Anika stava per compiere un gesto la cui agonia sarebbe stata peggio di un colpo in testa.

Secondo, ora sapeva cosa si era lasciato scappare durante il suo tentativo.

Non può averle dette davvero, lui non lo pensava o meglio, non lo pensava con quel significato.

Jigen non avrebbe mai voluto averla solo perché era sicuro che con lui non avrebbe avuto vita facile.

Lui non era tipo da mettere su famiglia, anche se più volte ci aveva pensato, non credeva nemmeno che qualcuno lo potesse amare.

Ma non aveva fatto i conti con Anika.

Anche se riluttante, non avrebbe mai potuto lasciarla davvero lì, al freddo, in mezzo alla strada.

Era stato Lupin a convincerlo a tenerla dicendo che così avevano di che occupare il tempo e poi una presenza allegra e femminile li avrebbe resi uomini migliori.

E così era stato.

Jigen era davvero migliorato.

Le aveva dato un nome, le aveva insegnato a parlare, camminare e sin da subito le ha voluto bene.

Il suo carattere era un mix tra quello di tutti loro, compresa Fujiko.

Il problema era stato che l’amore paterno che aveva, con il passare del tempo era cambiato.

Doveva ringraziare parecchio la mancanza di parentela fra di loro o i reati fino ad ora accumulati sarebbero stati nulla rispetto a quello.

Aveva davvero resistito tanto e tutt’ora stava resistendo.

“Visto che nessuno mi ha mai davvero voluto, non vedo il motivo per cui io debba restare qui” disse, facendo ridestare Jigen e facendo venire una stretta allo stomaco a tutti quanti.

Anika, dopo essersi assicurata che la cintura fosse ben salda, chiuse gli occhi e si gettò in avanti.

Il suo corpo non era più appoggiato al ramo, si stava lasciando cadere nel vuoto.

“ANIKA!” l’urlo di Jigen squarciò il silenzio glaciale che si era creato e il terrore lo fece bloccare.

Lupin cercò di farsi spazio e sfruttare Jigen come appiglio per arrampicarsi e prendere la nipote.

Ma si erano scordati del ramo poco stabile.

Un peso come quello di Anika, se peso morto, non era sopportabile se non stabilizzato.

Dopo aver dato uno strattone al collo della ragazza, che emise un gemito di dolore, il ramo si spezzò e Anika iniziò a cadere invece che penzolare.

“La prendo, la prendo!” Lupin allargò le braccia, pronto a prenderla, ma non aveva fatto i conti con Goemon, che aveva avuto le stesse intenzioni.

Entrambi si scontrarono e caddero a terra.

Fu Zenigata, che con la sua prontezza di riflessi, arrivò esattamente sotto la ragazza e la prese al volo.

Pur sentendo la schiena lievemente dolorante, la vecchiaia si faceva sentire, riuscì comunque a reggerla e levarle dal collo la cintura, permettendole di respirare.

“Così, continui a respirare” disse Zenigata, mettendola a terra e osservandole il collo.

Aveva parecchi graffi e un segno circolare violaceo, che comunque sarebbe sparito entro poco tempo.

Prontamente, Zenigata prese dalla tasca del suo impermeabile il suo foulard e glielo mise.

Anika non diceva nulla.

Aveva gli occhi sgranati, per la paura di quanto appena compiuto, le lacrime erano pronte ad uscire.

Zenigata gli teneva un braccio intorno alle spalle.

Lupin e gli altri si erano avvicinati, per controllare come stava.

“Anika” Goemon si preoccupò immediatamente.

“Mon amì, guardami” Lupin le prese il volto fra le mani e, dopo essersi assicurata che stesse bene, la strinse forte a se, venendo ricambiato.

Le lacrime avevano cominciato ad uscire.

Jigen non parlava, era troppo terrorizzato dall’idea di averla quasi persa che non riusciva a muoversi.

“Tutto ok?” domandò Zenigata, rivolto al pistolero.

Quest’ultimo continuava a guardare Anika che, dopo aver incrociato gli occhi di lui, distolse subito lo sguardo e tornò a dedicarsi a Lupin.

“Devo chiederti una cosa” disse Jigen e Zenigata ascoltò “Finché non usciamo da questo posto, Anika è affidata a te” e lo superò, proseguendo il cammino.

Ed era molto probabile che, visto l’andamento, quell’affidamento sarebbe diventato fisso e Anika non sarebbe più stata con loro.

Dopotutto, lui aveva ancora questo potere.

 

*****

 

Fujiko avvertì un brivido lungo la schiena.

Aveva udito il grido di Jigen fino a lì e aveva subito pensato al peggio.

Aveva sentito i boati delle pistole, ma era sicura al cento per cento che nessuno si fosse fatto male e che fossero tutti salvi.

Ma Anika?

Scese dalla macchina e raggiunse Tagikawa “Caro, non conviene fermarli?” domandò Fujiko, con un tono fin troppo preoccupato.

“Non mi dirai che adesso ti importa qualcosa di loro” commentò Tagikawa “Ricordati che l’idea è stata tua e sono qui sotto tua esplicita richiesta”

“Si, ma…”

“Non credo che sia successo qualcosa a chi davvero doveva partecipare” proseguì Tagikawa “E nel caso della ragazzina...beh, diciamo che potrebbe essere la giusta vendetta verso un vecchio nemico”

“E chi?” domandò Fujiko.

“Masucci”


Ta ta ta taaaaaaaaaaa, a chi mancava sentir nominare Masucci?...deduco a nessuno, visto che saranno veramente pochi quelli che ricordano dove l'ho utilizzato.
Nei prossimi capitoli farò, comunque, una spiegazione.

  
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