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Autore: Abby_da_Edoras    26/11/2021    7 recensioni
Questa storia è il sequel di My winter storm e riscrive in modo del tutto mio personale le vicende della parte conclusiva della sesta stagione di Vikings. Il legame tra Ivar e Aethelred si sta consolidando, ma i due dovranno affrontare ancora molti ostacoli a causa dei quali rischieranno di perdersi... tutto però finirà bene! Intanto a Kattegat anche Bjorn rischia la sua corona, per i tradimenti e gli intrighi di vecchi rivali e amici non del tutto leali. Entrano in scena nuovi personaggi (uno inventato da me) e ci sarà una nuova coppia molto... passionale e particolare (e non dico altro!).
Grazie a chi mi segue e continuerà a seguire le mie follie! XD
Non scrivo a scopo di lucro e personaggi e situazioni appartengono a registi, produttori e autori della serie TV "Vikings".
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Bjorn Ironside, Ivar, Nuovo personaggio
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'L'amore non ha fine '
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Cap. 10: Cursed

 

Bound to go where the wind blows
Bound to serve the unreal
Bound to dwell in deep waters
Greed and fear cast their seal

Down falls the light as they rise from the sea
In comes the night, give your soul, pay your fee
Living a curse, they were born by their sins
Soon life and death will become evil twins!

(“Cursed” – Xandria)

 

Il primo giorno di viaggio per mare verso il Wessex fu, come la prima volta, un vero calvario per il povero Aethelred che continuò a soffrire di mal di mare per tutta la giornata e soltanto verso sera cadde in un sonno agitato. Il giorno successivo andò meglio, per sua fortuna, tuttavia il giovane Sassone rimaneva accucciato in un angolo della nave, tenendo le braccia attorno alle ginocchia, silenzioso e con lo sguardo spento. Ivar aveva cercato di aiutarlo il giorno in cui si era sentito male, ma adesso non riusciva a capire cosa avesse ed era preoccupato. Alla fine andò a sedersi accanto a lui sperando di scuoterlo e distrarlo.

“Come ti senti oggi, Aethelred? Va un po’ meglio? Purtroppo i primi viaggi per mare sono un vero incubo per chi non è abituato” gli disse.

“No, non è il mal di mare, oggi mi sento meglio” rispose laconico il giovane.

“Non si direbbe proprio, vista la tua faccia” scherzò Ivar per sdrammatizzare, ma questa volta non funzionò granché.

“Ivar, continuo a pensare a quello che sta succedendo in Wessex” mormorò Aethelred, i grandi occhi chiari erano un’immensa pozza di dolore. “Forse Harald ha commesso un grave errore con la sua idea di razziare e conquistare, ha scatenato una guerra tra due popoli che vivevano in pace da quasi due anni… però non capisco lo stesso, come può Alfred aver risposto allo stesso modo, facendo massacrare persone innocenti? Non è possibile, non è da lui, e allora temo che gli sia accaduto qualcosa e che qualcun altro abbia preso il suo posto.”

“Tu e tuo fratello siete molto legati, non è così? In un certo senso posso capirti, perché per me è la stessa cosa con Hvitserk, anche se il rapporto tra noi è parecchio più ambiguo e burrascoso, ma noi siamo un po’ pazzi!” commentò il giovane vichingo. “Comunque non credo che gli sia accaduto qualcosa, tuo fratello è il Re del Wessex e la notizia sarebbe arrivata anche a Kattegat.”

“E allora come può aver fatto una cosa tanto orribile?” reagì Aethelred, una rabbia dolorosa che gli montava dentro e lo devastava. “Alfred che dà ordine di uccidere donne e bambini, che fa incendiare villaggi di Norreni pacifici… no, no, non ci crederò mai!”

Ivar gli circondò le spalle con un braccio e lo attirò a sé. Lui non aveva neanche una briciola della sua fiducia in Alfred, aveva imparato a sue spese che il potere logora e distrugge, che può rendere anche il migliore degli uomini un mostro; tuttavia non volle contraddirlo, una volta giunti in Wessex avrebbe scoperto da solo come fossero andate realmente le cose. Nel frattempo lui voleva solo stargli vicino e dargli tutto il suo sostegno e il suo incoraggiamento, non sopportava di vederlo soffrire così ancora una volta per colpa di quella sua famiglia disfunzionale che lo aveva tormentato fin da quando era bambino. Certo, anni prima Alfred era un ragazzo intelligente, colto, sensibile, lui stesso lo aveva conosciuto e avevano anche giocato a scacchi insieme, ma adesso era un adulto e un Re, chi poteva sapere quali pressioni agissero su di lui e cosa lo avesse spinto a una reazione del genere? Ivar non si stupiva più della malvagità nel cuore degli uomini, ma comprendeva che Aethelred, tanto sensibile e generoso, avrebbe potuto anche crollare di fronte a una simile rivelazione.

“Aethelred, non tormentarti così, non serve a niente” gli disse, stringendolo con dolcezza. “Tra pochissimi giorni saremo in Wessex e allora saprai la verità, potrai parlare con Alfred e sono sicuro che sarai in grado di risolvere tutto. Io sarò con te in ogni momento, non ti lascerò mai da solo, affronteremo questa cosa insieme e insieme la supereremo. D’accordo?”

Aethelred annuì e si abbandonò all’abbraccio di Ivar. Non si era tranquillizzato e l’ansia per ciò che poteva essere successo in Wessex continuava a straziargli il cuore, ma il calore e l’amore del suo compagno gli facevano bene, lo facevano sentire al sicuro e gli davano la speranza che, qualsiasi cosa fosse accaduta, avrebbero potuto porvi rimedio lottando finalmente fianco a fianco.

Nel frattempo, a Kattegat, Tiago aveva trascorso quei giorni sperimentando ogni sorta di decotto, pozione e infuso per curare gli occhi di Erik, aveva provato perfino con degli impacchi, ma era stato tutto inutile. Erik si sentiva meglio, questo era vero, non provava più dolore e bruciore agli occhi, ma non aveva recuperato la vista. Il ragazzo si sentiva scoppiare il cuore e dissolvere in una nuvola di dolore ogni volta che tornava dall’uomo che amava e lo trovava nel suo letto, con gli occhi spenti e vitrei che fissavano il soffitto senza vederlo. Cercava in tutti i modi di distrarlo e farlo sentire partecipe, insisteva perché si alzasse dal letto, si vestisse e partecipasse ai consigli che Bjorn teneva, specialmente adesso che, con la partenza di Ivar e degli altri per il Wessex, non c’era più nessuno che veramente potesse sostenere e consigliare il Re. Erik, tuttavia, raramente si lasciava coinvolgere, era come se si sentisse inutile, spento, come se la perdita della vista lo avesse fatto diventare un peso per tutti (il che era esattamente quello che Ingrid aveva voluto, detto tra noi…). Il più delle volte prendeva Tiago per un braccio, se lo tirava addosso, lo spogliava e iniziava a baciarlo, a stringerlo e a tenerselo nel letto per lungo tempo, affondando il viso nei suoi capelli morbidi, sentendo il calore del suo corpo, e soltanto in quei momenti riusciva a sentirsi ancora vivo, a sentirsi uomo, era Tiago la sola luce nell’oscurità dei suoi occhi e della sua anima. Lo baciava con un’intensità e un’intimità mai provate in precedenza e poi lo prendeva sempre più intensamente, sempre più disperatamente, sempre con l’illusione che la sua anima e il suo corpo potessero guarire nel contatto intimo e totale con quel dolce ragazzo che lo accoglieva con tanta dolcezza e tanto amore. E Tiago ricambiava gli abbracci e gli amplessi ardenti e appassionati con la stessa intensità disperata, per strapparlo via alle sue tenebre e al dolore che la cecità gli provocava. Aveva giurato di curarlo e di fargli recuperare la vista a qualsiasi costo e, mentre facevano l’amore con ardore e frenesia, sperava che anche quello potesse servire a farlo stare meglio perché l’unica cosa che davvero desiderava era stare lì con lui, tra le sue braccia, allontanandolo dai pensieri strazianti che ottenebravano il suo cuore.

Dopo un tempo lunghissimo e infinito, Erik fu finalmente appagato e lentamente scivolò in un sonno tranquillo, stringendo tra le braccia Tiago. Il giovane spagnolo era sfinito eppure felice, tuttavia non riusciva ad addormentarsi, l’ansia per non essere ancora riuscito a trovare un rimedio per ridare la vista all’uomo che amava lo tormentava. Aveva provato di tutto, ricordando tutte le erbe che Inés gli aveva fatto conoscere, tutte le guarigioni apparentemente impossibili che lei aveva ottenuto… forse non era stato abbastanza attento, forse non era esperto come lei? Oppure, e questo gli raggelò il sangue nelle vene, oppure lui non poteva curare gli occhi di Erik perché quello che gli era accaduto non era frutto di una malattia, di un’infezione o di un avvelenamento? Tiago aveva paura di scoprirlo perché ciò avrebbe significato che Ingrid non aveva usato erbe tossiche, bensì un vero e proprio maleficio e lui avrebbe dovuto spezzarlo.

Ingrid potrebbe aver usato la magia nera contro Erik, pensò il ragazzo, terrorizzato all’idea di confrontarsi con quel mondo malvagio e oscuro che Inés sapeva contrastare ma che lui aveva sempre fuggito, sentendosi troppo piccolo e fragile per combatterlo. Eppure, se davvero era stato un incantesimo ad accecare Erik, non aveva scelta: per guarirlo avrebbe dovuto farsi forza, attingere a tutte le energie positive dell’universo e immergersi in quella terribile, spaventosa e malvagia oscurità.

Se le mie erbe e i miei rimedi hanno fallito non può che essere così e in fondo al cuore lo sapevo, l’ho sempre saputo, ho visto cosa è capace di fare Ingrid e che potere tenebroso può evocare… Devo sapere, devo esserne certo e poi… e poi…

E poi Tiago era consapevole che non avrebbe risparmiato niente pur di restituire la vista a Erik.

Stretto al suo corpo solido, tra le sue braccia possenti che lo avvolgevano, il ragazzo si concentrò profondamente per riuscire a sentire dove esattamente si trovasse ciò che bloccava Erik, quello che lo torturava e che gli aveva spento la luce degli occhi. Cercò di percepire le energie vitali dell’uomo, quello che in un linguaggio moderno definiremmo aura, e seppe: non c’era niente che non andava in Erik, nulla di malato nel suo corpo o nel suo sangue, non c’erano veleni o infezioni che lo opprimessero. L’oscurità che lo aveva condannato a quella terribile condizione gravava su di lui, non era dentro di lui, era qualcosa che lo colpiva dall’esterno… era una maledizione, un sortilegio tenebroso evocato dalla strega.

Un cupo orrore si impadronì di Tiago quando uscì dal suo stato di concentrazione e si rese conto che avrebbe dovuto lottare con le forze del male se voleva davvero aiutare Erik.

Ma io… io non ho mai tentato qualcosa di simile prima, io sono un guaritore, non uno stregone, io… non so se riuscirò ad essere forte abbastanza o se saranno le forze oscure a inghiottirmi…

Tiago alzò lo sguardo verso Erik, lo vide tranquillamente addormentato dopo la passione e il piacere che li avevano uniti, vide come sarebbe potuto essere se fosse guarito e avesse ripreso la sua vita di sempre accanto a Bjorn e alla gente che credeva in lui. Si morse il labbro inferiore e si strinse ancora di più al petto dell’uomo, lasciandosi invadere dal suo calore per darsi forza e coraggio: sì, avrebbe tentato in tutti i modi, avrebbe rischiato la sua stessa vita, avrebbe combattuto fino all’ultima stilla di energia pur di ridare la vista a Erik. Non importava cosa sarebbe accaduto, quello che contava era che Erik vedesse di nuovo, non ce la faceva più a vederlo così depresso e arreso, chiuso in se stesso, che riprendeva vigore solo e soltanto nei loro momenti intimi, non era giusto, non poteva accettarlo. Erik era l’uomo che amava e lui avrebbe affrontato l’Inferno intero pur di restituirgli la vista e la sua vita!

Presa la sua decisione con determinazione, il giovane spagnolo riuscì finalmente a prendere sonno, abbandonato fino quasi a scomparire nell’abbraccio di Erik.

La mattina dopo fu l’uomo a svegliarsi per primo e, ritrovandosi Tiago incollato addosso, cominciò a baciarlo e ad accarezzarlo, imparando di nuovo a conoscere ogni centimetro del suo giovane corpo minuto con la bocca e le mani. Lo baciò a lungo, ripetutamente, intimamente mentre il suo corpo gridava di desiderio, poi lo prese e si perse in lui, le loro membra si allacciarono in un’appassionata danza d’amore; Tiago si risvegliò in quell’amplesso passionale e ardente, stordito dal piacere e ancora illanguidito dal sonno, rispose con dolce generosità ad ogni assalto e desiderio di Erik, i loro corpi che si fondevano più e più volte fino a divenire una cosa sola.

Un’altra cosa che Erik non era solito fare era rimanere abbracciato al compagno o alla compagna con cui condivideva il letto dopo l’amore, naturalmente non aveva mai avuto una persona con la quale sentirsi davvero in intimità e per questo non gli era mai venuto spontaneo prima, al contrario gli piaceva molto stringere Tiago a sé, continuare a baciarlo e coccolarlo anche dopo aver soddisfatto l’urgenza del desiderio. Così il ragazzo ebbe l’occasione di parlargli di ciò che aveva scoperto e che aveva deciso.

“Erik, oggi io sarò molto impegnato per una cosa che poi ti spiegherò” gli disse. “Vuoi che ti aiuti ad alzarti e a vestirti per andare nella Sala Grande? Ci sono molte novità e penso proprio che Bjorn sarebbe felice di poterne discutere con te.”

L’uomo, tuttavia, non si lasciò sviare dalla proposta di Tiago.

“Per prima cosa spiegami tu cosa hai intenzione di fare, poi deciderò se recarmi o meno in Sala Grande” rispose subito.

“Beh, io… insomma, non c’è un modo facile per dirlo. Ho scoperto che è stata Ingrid ad accecarti, è solo colpa sua se adesso sei in queste condizioni” spiegò il giovane spagnolo.

Gli occhi di Erik non vedevano, erano vitrei e lattiginosi, eppure a Tiago parve di scorgere comunque un’ombra di malinconica consapevolezza nella sua espressione e in ciò che restava del suo sguardo.

“L’avevo immaginato, non poteva essere una coincidenza” replicò, a bassa voce. “Tu avevi ragione su tutto, Tiago, avrei dovuto ascoltarti invece di rincorrere delle sciocche ambizioni. E cosa mi ha fatto? Mi ha avvelenato? Mi ha sparso qualche polvere tossica sugli occhi mentre dormivo?”

“Avrei voluto che avesse fatto questo” sospirò Tiago, stringendosi a lui, “se fosse stato così i miei rimedi ti avrebbero già guarito. Invece, purtroppo, si tratta di un sortilegio, un rituale di magia nera…”

“Che sciocco, eppure me l’aveva anche detto che avrei dovuto aver paura di stare con una strega” commentò con amarezza Erik. “Quindi non hai modo di guarirmi, è così?”

“Invece sì, ce l’ho!” esclamò il ragazzo, straziato nel vedere Erik così deluso e scoraggiato. “Lei fa i suoi incantesimi nel luogo in cui ti ho portato quella sera, utilizza gli spiriti dei morti in battaglia per le sue maledizioni, quindi sicuramente ha compiuto là anche il sortilegio con cui ti ha tolto la vista. È proprio questo che devo fare oggi: andrò laggiù e attingerò alle energie delle cose e della natura per avere la visione di Ingrid mentre compiva il rituale; a quel punto scoprirò dov’è nascosto l’oggetto maledetto e lo distruggerò. Non appena quell’oggetto sarà scomparso, tu recupererai la vista.”

“Quindi, a quanto pare, sei anche tu una specie di piccolo stregone” scherzò Erik, scompigliandogli i capelli in un gesto affettuoso. Lui stesso si stupiva di essere così legato a quel ragazzino, fino a quel momento le uniche persone per le quali avesse davvero provato affetto erano Bjorn e Gunnhild… ma Tiago era sempre così dolce e buono e ogni volta scopriva qualche particolare che lo rendeva ancora più speciale. “Messa così sembra facile, ma i rituali di magia nera sono molto pericolosi, sei sicuro che non rischi niente andando laggiù e avvicinandoti a quegli oggetti?”

Tiago non ne era sicuro proprio per niente e anzi aveva molta paura, ma voleva rassicurare Erik.

“Le energie positive dell’Universo sono molto più forti di quelle oscure, la terra e la natura portano la vita, quindi gli spiriti malvagi e quelli dei morti non possono niente contro di esse” rispose, mostrandosi molto più determinato di quanto non fosse. “Forse non riuscirò subito, ma solo perché devo fare pratica, so che posso farcela e che tu vedrai di nuovo!”

Erik lo attirò a sé e lo baciò, questa volta non con foga e ardore bensì in modo languido e intimo, un modo per unirsi il più possibile al ragazzo.

“Va bene, ma stai attento a non commettere il mio stesso errore” gli disse poi. “Sai che devi tornare da me, come potrei fare se ti succedesse qualcosa? Chi si occuperebbe di me?”

Non era quello che Erik pensava veramente, ma per qualche motivo non voleva ammettere così presto davanti a Tiago quanto tenesse a lui e quanto fosse preoccupato!

“Lo so che devo stare attento” replicò Tiago, “devo tornare da te e devo ridarti la vista, perciò sarò molto prudente. Allora, vuoi che ti aiuti ad alzarti e vestirti?”

“No, preferisco aspettarti qui, tanto tornerai presto, no? Sai che devi tornare presto da me, che io sono qui ad attenderti” fece Erik, baciando ancora Tiago senza decidersi a lasciarlo andare.

“Tornerò presto” promise il ragazzo, con una sicurezza che non provava affatto. Trasse forza da quell’ultimo abbraccio e bacio di Erik, poi si alzò e si vestì velocemente per iniziare la sua missione.

E già sapeva che sarebbe stata dura e avrebbe richiesto anche la più piccola stilla della sua energia e della sua forza…

Fine capitolo decimo

 

 

   
 
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