Cap. 10: Cursed
Bound to go where the wind blows
Bound to serve the unreal
Bound to dwell in deep waters
Greed and fear cast their seal
Down falls the light as they rise from the sea
In comes the night, give your soul, pay your fee
Living a curse, they were born by their sins
Soon life and death will become evil twins!
(“Cursed” – Xandria)
Il primo giorno di
viaggio per mare verso il Wessex fu, come la prima volta, un vero calvario per
il povero Aethelred che continuò a soffrire di mal di mare per tutta la
giornata e soltanto verso sera cadde in un sonno agitato. Il giorno successivo
andò meglio, per sua fortuna, tuttavia il giovane Sassone rimaneva accucciato
in un angolo della nave, tenendo le braccia attorno alle ginocchia, silenzioso
e con lo sguardo spento. Ivar aveva cercato di aiutarlo il giorno in cui si era
sentito male, ma adesso non riusciva a capire cosa avesse ed era preoccupato.
Alla fine andò a sedersi accanto a lui sperando di scuoterlo e distrarlo.
“Come ti senti oggi,
Aethelred? Va un po’ meglio? Purtroppo i primi viaggi per mare sono un vero
incubo per chi non è abituato” gli disse.
“No, non è il mal di
mare, oggi mi sento meglio” rispose laconico il giovane.
“Non si direbbe
proprio, vista la tua faccia” scherzò Ivar per sdrammatizzare, ma questa volta
non funzionò granché.
“Ivar, continuo a
pensare a quello che sta succedendo in Wessex” mormorò Aethelred, i grandi
occhi chiari erano un’immensa pozza di dolore. “Forse Harald ha commesso un
grave errore con la sua idea di razziare e conquistare, ha scatenato una guerra
tra due popoli che vivevano in pace da quasi due anni… però non capisco lo
stesso, come può Alfred aver risposto allo stesso modo, facendo massacrare
persone innocenti? Non è possibile, non è da lui, e allora temo che gli sia accaduto
qualcosa e che qualcun altro abbia preso il suo posto.”
“Tu e tuo fratello
siete molto legati, non è così? In un certo senso posso capirti, perché per me
è la stessa cosa con Hvitserk, anche se il rapporto tra noi è parecchio più
ambiguo e burrascoso, ma noi siamo un po’ pazzi!” commentò il giovane vichingo.
“Comunque non credo che gli sia accaduto qualcosa, tuo fratello è il Re del
Wessex e la notizia sarebbe arrivata anche a Kattegat.”
“E allora come può
aver fatto una cosa tanto orribile?” reagì Aethelred, una rabbia dolorosa che
gli montava dentro e lo devastava. “Alfred che dà ordine di uccidere donne e
bambini, che fa incendiare villaggi di Norreni pacifici… no, no, non ci crederò
mai!”
Ivar gli circondò le
spalle con un braccio e lo attirò a sé. Lui non aveva neanche una briciola
della sua fiducia in Alfred, aveva imparato a sue spese che il potere logora e
distrugge, che può rendere anche il migliore degli uomini un mostro; tuttavia non
volle contraddirlo, una volta giunti in Wessex avrebbe scoperto da solo come
fossero andate realmente le cose. Nel frattempo lui voleva solo stargli vicino
e dargli tutto il suo sostegno e il suo incoraggiamento, non sopportava di
vederlo soffrire così ancora una volta per colpa di quella sua famiglia disfunzionale che lo aveva
tormentato fin da quando era bambino. Certo, anni prima Alfred era un ragazzo
intelligente, colto, sensibile, lui stesso lo aveva conosciuto e avevano anche
giocato a scacchi insieme, ma adesso era un adulto e un Re, chi poteva sapere
quali pressioni agissero su di lui e cosa lo avesse spinto a una reazione del
genere? Ivar non si stupiva più della malvagità nel cuore degli uomini, ma
comprendeva che Aethelred, tanto sensibile e generoso, avrebbe potuto anche
crollare di fronte a una simile rivelazione.
“Aethelred, non
tormentarti così, non serve a niente” gli disse, stringendolo con dolcezza.
“Tra pochissimi giorni saremo in Wessex e allora saprai la verità, potrai
parlare con Alfred e sono sicuro che sarai in grado di risolvere tutto. Io sarò
con te in ogni momento, non ti lascerò mai da solo, affronteremo questa cosa
insieme e insieme la supereremo. D’accordo?”
Aethelred annuì e si
abbandonò all’abbraccio di Ivar. Non si era tranquillizzato e l’ansia per ciò
che poteva essere successo in Wessex continuava a straziargli il cuore, ma il
calore e l’amore del suo compagno gli facevano bene, lo facevano sentire al
sicuro e gli davano la speranza che, qualsiasi cosa fosse accaduta, avrebbero
potuto porvi rimedio lottando finalmente fianco a fianco.
Nel frattempo, a
Kattegat, Tiago aveva trascorso quei giorni sperimentando ogni sorta di
decotto, pozione e infuso per curare gli occhi di Erik, aveva provato perfino
con degli impacchi, ma era stato tutto inutile. Erik si sentiva meglio, questo
era vero, non provava più dolore e bruciore agli occhi, ma non aveva recuperato
la vista. Il ragazzo si sentiva scoppiare il cuore e dissolvere in una nuvola
di dolore ogni volta che tornava dall’uomo che amava e lo trovava nel suo
letto, con gli occhi spenti e vitrei che fissavano il soffitto senza vederlo.
Cercava in tutti i modi di distrarlo e farlo sentire partecipe, insisteva
perché si alzasse dal letto, si vestisse e partecipasse ai consigli che Bjorn
teneva, specialmente adesso che, con la partenza di Ivar e degli altri per il
Wessex, non c’era più nessuno che veramente potesse sostenere e consigliare il
Re. Erik, tuttavia, raramente si lasciava coinvolgere, era come se si sentisse
inutile, spento, come se la perdita della vista lo avesse fatto diventare un
peso per tutti (il che era esattamente quello che Ingrid aveva voluto, detto
tra noi…). Il più delle volte prendeva Tiago per un braccio, se lo tirava
addosso, lo spogliava e iniziava a baciarlo, a stringerlo e a tenerselo nel
letto per lungo tempo, affondando il viso nei suoi capelli morbidi, sentendo il
calore del suo corpo, e soltanto in quei momenti riusciva a sentirsi ancora
vivo, a sentirsi uomo, era Tiago la sola luce nell’oscurità dei suoi occhi e
della sua anima. Lo baciava con un’intensità e un’intimità mai provate in
precedenza e poi lo prendeva sempre più intensamente, sempre più
disperatamente, sempre con l’illusione che la sua anima e il suo corpo
potessero guarire nel contatto intimo e totale con quel dolce ragazzo che lo
accoglieva con tanta dolcezza e tanto amore. E Tiago ricambiava gli abbracci e
gli amplessi ardenti e appassionati con la stessa intensità disperata, per
strapparlo via alle sue tenebre e al dolore che la cecità gli provocava. Aveva
giurato di curarlo e di fargli recuperare la vista a qualsiasi costo e, mentre
facevano l’amore con ardore e frenesia, sperava che anche quello potesse
servire a farlo stare meglio perché l’unica cosa che davvero desiderava era stare
lì con lui, tra le sue braccia, allontanandolo dai pensieri strazianti che
ottenebravano il suo cuore.
Dopo un tempo lunghissimo
e infinito, Erik fu finalmente appagato e lentamente scivolò in un sonno
tranquillo, stringendo tra le braccia Tiago. Il giovane spagnolo era sfinito
eppure felice, tuttavia non riusciva ad addormentarsi, l’ansia per non essere
ancora riuscito a trovare un rimedio per ridare la vista all’uomo che amava lo
tormentava. Aveva provato di tutto, ricordando tutte le erbe che Inés gli aveva
fatto conoscere, tutte le guarigioni apparentemente impossibili che lei aveva
ottenuto… forse non era stato abbastanza attento, forse non era esperto come
lei? Oppure, e questo gli raggelò il sangue nelle vene, oppure lui non poteva
curare gli occhi di Erik perché quello che gli era accaduto non era frutto di
una malattia, di un’infezione o di un avvelenamento? Tiago aveva paura di
scoprirlo perché ciò avrebbe significato che Ingrid non aveva usato erbe
tossiche, bensì un vero e proprio maleficio e lui avrebbe dovuto spezzarlo.
Ingrid
potrebbe aver usato la magia nera contro Erik, pensò
il ragazzo, terrorizzato all’idea di confrontarsi con quel mondo malvagio e
oscuro che Inés sapeva contrastare ma che lui aveva sempre fuggito, sentendosi
troppo piccolo e fragile per combatterlo. Eppure, se davvero era stato un
incantesimo ad accecare Erik, non aveva scelta: per guarirlo avrebbe dovuto
farsi forza, attingere a tutte le energie positive dell’universo e immergersi
in quella terribile, spaventosa e malvagia oscurità.
Se
le mie erbe e i miei rimedi hanno fallito non può che essere così e in fondo al
cuore lo sapevo, l’ho sempre saputo, ho visto cosa è capace di fare Ingrid e
che potere tenebroso può evocare… Devo sapere, devo esserne certo e poi… e poi…
E poi Tiago era
consapevole che non avrebbe risparmiato niente pur di restituire la vista a
Erik.
Stretto al suo corpo
solido, tra le sue braccia possenti che lo avvolgevano, il ragazzo si concentrò
profondamente per riuscire a sentire dove esattamente si trovasse ciò che
bloccava Erik, quello che lo torturava e che gli aveva spento la luce degli
occhi. Cercò di percepire le energie vitali dell’uomo, quello che in un
linguaggio moderno definiremmo aura,
e seppe: non c’era niente che non andava in Erik, nulla di malato nel suo corpo
o nel suo sangue, non c’erano veleni o infezioni che lo opprimessero.
L’oscurità che lo aveva condannato a quella terribile condizione gravava su di
lui, non era dentro di lui, era qualcosa che lo colpiva dall’esterno… era una
maledizione, un sortilegio tenebroso evocato dalla strega.
Un cupo orrore si
impadronì di Tiago quando uscì dal suo stato di concentrazione e si rese conto
che avrebbe dovuto lottare con le forze del male se voleva davvero aiutare
Erik.
Ma
io… io non ho mai tentato qualcosa di simile prima, io sono un guaritore, non
uno stregone, io… non so se riuscirò ad essere forte abbastanza o se saranno le
forze oscure a inghiottirmi…
Tiago alzò lo sguardo
verso Erik, lo vide tranquillamente addormentato dopo la passione e il piacere
che li avevano uniti, vide come sarebbe potuto essere se fosse guarito e avesse
ripreso la sua vita di sempre accanto a Bjorn e alla gente che credeva in lui.
Si morse il labbro inferiore e si strinse ancora di più al petto dell’uomo,
lasciandosi invadere dal suo calore per darsi forza e coraggio: sì, avrebbe
tentato in tutti i modi, avrebbe rischiato la sua stessa vita, avrebbe
combattuto fino all’ultima stilla di energia pur di ridare la vista a Erik. Non
importava cosa sarebbe accaduto, quello che contava era che Erik vedesse di
nuovo, non ce la faceva più a vederlo così depresso e arreso, chiuso in se
stesso, che riprendeva vigore solo e soltanto nei loro momenti intimi, non era
giusto, non poteva accettarlo. Erik era l’uomo che amava e lui avrebbe
affrontato l’Inferno intero pur di restituirgli la vista e la sua vita!
Presa la sua
decisione con determinazione, il giovane spagnolo riuscì finalmente a prendere
sonno, abbandonato fino quasi a scomparire nell’abbraccio di Erik.
La mattina dopo fu l’uomo a svegliarsi per primo e,
ritrovandosi Tiago incollato addosso, cominciò a baciarlo e ad accarezzarlo,
imparando di nuovo a conoscere ogni centimetro del suo giovane corpo minuto con
la bocca e le mani. Lo baciò a lungo, ripetutamente, intimamente mentre il suo corpo gridava di desiderio, poi lo prese e si
perse in lui, le loro membra si allacciarono in un’appassionata danza d’amore;
Tiago si risvegliò in quell’amplesso passionale e ardente, stordito dal piacere
e ancora illanguidito dal sonno, rispose con dolce generosità ad ogni assalto e
desiderio di Erik, i loro corpi che si fondevano più e più volte fino a
divenire una cosa sola.
Un’altra cosa che
Erik non era solito fare era rimanere abbracciato al compagno o alla compagna
con cui condivideva il letto dopo l’amore, naturalmente non aveva mai avuto una
persona con la quale sentirsi davvero in intimità e per questo non gli era mai
venuto spontaneo prima, al contrario gli piaceva molto stringere Tiago a sé,
continuare a baciarlo e coccolarlo anche dopo aver soddisfatto l’urgenza del
desiderio. Così il ragazzo ebbe l’occasione di parlargli di ciò che aveva
scoperto e che aveva deciso.
“Erik, oggi io sarò
molto impegnato per una cosa che poi ti spiegherò” gli disse. “Vuoi che ti
aiuti ad alzarti e a vestirti per andare nella Sala Grande? Ci sono molte
novità e penso proprio che Bjorn sarebbe felice di poterne discutere con te.”
L’uomo, tuttavia, non
si lasciò sviare dalla proposta di Tiago.
“Per prima cosa
spiegami tu cosa hai intenzione di fare, poi deciderò se recarmi o meno in Sala
Grande” rispose subito.
“Beh, io… insomma,
non c’è un modo facile per dirlo. Ho scoperto che è stata Ingrid ad accecarti,
è solo colpa sua se adesso sei in queste condizioni” spiegò il giovane
spagnolo.
Gli occhi di Erik non
vedevano, erano vitrei e lattiginosi, eppure a Tiago parve di scorgere comunque
un’ombra di malinconica consapevolezza nella sua espressione e in ciò che
restava del suo sguardo.
“L’avevo immaginato,
non poteva essere una coincidenza” replicò, a bassa voce. “Tu avevi ragione su
tutto, Tiago, avrei dovuto ascoltarti invece di rincorrere delle sciocche
ambizioni. E cosa mi ha fatto? Mi ha avvelenato? Mi ha sparso qualche polvere
tossica sugli occhi mentre dormivo?”
“Avrei voluto che
avesse fatto questo” sospirò Tiago, stringendosi a lui, “se fosse stato così i
miei rimedi ti avrebbero già guarito. Invece, purtroppo, si tratta di un
sortilegio, un rituale di magia nera…”
“Che sciocco, eppure
me l’aveva anche detto che avrei dovuto aver paura di stare con una strega”
commentò con amarezza Erik. “Quindi non hai modo di guarirmi, è così?”
“Invece sì, ce l’ho!”
esclamò il ragazzo, straziato nel vedere Erik così deluso e scoraggiato. “Lei
fa i suoi incantesimi nel luogo in cui ti ho portato quella sera, utilizza gli
spiriti dei morti in battaglia per le sue maledizioni, quindi sicuramente ha
compiuto là anche il sortilegio con cui ti ha tolto la vista. È proprio questo
che devo fare oggi: andrò laggiù e attingerò alle energie delle cose e della
natura per avere la visione di Ingrid mentre compiva il rituale; a quel punto
scoprirò dov’è nascosto l’oggetto maledetto e lo distruggerò. Non appena quell’oggetto
sarà scomparso, tu recupererai la vista.”
“Quindi, a quanto
pare, sei anche tu una specie di piccolo stregone” scherzò Erik,
scompigliandogli i capelli in un gesto affettuoso. Lui stesso si stupiva di
essere così legato a quel ragazzino, fino a quel momento le uniche persone per
le quali avesse davvero provato affetto erano Bjorn e Gunnhild… ma Tiago era
sempre così dolce e buono e ogni volta scopriva qualche particolare che lo
rendeva ancora più speciale. “Messa così sembra facile, ma i rituali di magia
nera sono molto pericolosi, sei sicuro che non rischi niente andando laggiù e
avvicinandoti a quegli oggetti?”
Tiago non ne era
sicuro proprio per niente e anzi aveva molta paura, ma voleva rassicurare Erik.
“Le energie positive
dell’Universo sono molto più forti di quelle oscure, la terra e la natura
portano la vita, quindi gli spiriti malvagi e quelli dei morti non possono
niente contro di esse” rispose, mostrandosi molto più determinato di quanto non
fosse. “Forse non riuscirò subito, ma solo perché devo fare pratica, so che
posso farcela e che tu vedrai di nuovo!”
Erik lo attirò a sé e
lo baciò, questa volta non con foga e ardore bensì in modo languido e intimo, un
modo per unirsi il più possibile al ragazzo.
“Va bene, ma stai
attento a non commettere il mio stesso errore” gli disse poi. “Sai che devi
tornare da me, come potrei fare se ti succedesse qualcosa? Chi si occuperebbe
di me?”
Non era quello che
Erik pensava veramente, ma per qualche motivo non voleva ammettere così presto
davanti a Tiago quanto tenesse a lui e quanto fosse preoccupato!
“Lo so che devo stare
attento” replicò Tiago, “devo tornare da te e devo ridarti la vista, perciò
sarò molto prudente. Allora, vuoi che ti aiuti ad alzarti e vestirti?”
“No, preferisco
aspettarti qui, tanto tornerai presto, no? Sai che devi tornare presto da me,
che io sono qui ad attenderti” fece Erik, baciando ancora Tiago senza decidersi
a lasciarlo andare.
“Tornerò presto”
promise il ragazzo, con una sicurezza che non provava affatto. Trasse forza da
quell’ultimo abbraccio e bacio di Erik, poi si alzò e si vestì velocemente per
iniziare la sua missione.
E già sapeva che
sarebbe stata dura e avrebbe richiesto anche la più piccola stilla della sua
energia e della sua forza…
Fine capitolo decimo