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Autore: striscia_04    28/11/2021    2 recensioni
Una mattina Gajeel si risveglia nell'ultimo luogo che si aspetterebbe di rivedere, e soprattutto dove desidererebbe essere.
Non sa come c'è finito, ne tanto meno come sia possibile che si trovi lì.
Ma cosa più importante, come mai Phantom Lord esiste ancora?!
Dovrà tentare di scoprirlo, mentre lotta disperatamente per scoprire come è finito in quel luogo e soprattutto come tornare a casa.
Intanto Fairy Tail si troverà a fare i conti con una nuova-vecchia conoscenza e a doverla aiutare a tornare da dove è venuta, se vuole sperare di riavere indietro il suo membro.
(Spero di avervi incuriosito. Questa è la prima storia a rating arancione che scrivo, quindi per favore siate clementi.)
(STORIA REVISIONATA)
Genere: Azione, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Gajil Redfox, Levy McGarden
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Gajeel sbirciò dalla piccola grata che dava sulla prigione. Quello era l’unico punto di osservazione che collegava la buia e lugubre stanza del carcerato con il mondo esterno.
Dal piccolo spioncino che la rana si era assicurata di aprire poté scorgere nel mezzo dell’oscurità, all’ombra dell’unica fonte di luce, -una piccola candela posta su un piano della cella, forse un comodino o comunque un piccolo mobilio-, un paio d’occhi che lo scrutavano con intensa ossessione.
Il moro sì specchiò in quei due bulbi oculari contrassegnati da crepe rosse, che indicavano la fatica del proprietario, ormai abituato all’oscurità della sua stanza nel dover guardare verso la luce.
Vide in fondo a quelle iridi violacee accendersi una strana luce nell’istante in cui i loro sguardi si incontrarono. Ciò gli procurò un brivido lungo la schiena, ma tentò di ignorare la sensazione sgradevole.
Si voltò verso la rana, incapace di continuare a fissare la figura, ma avvertì chiaramente che l’essere non fece altrettanto perché continuò a percepire il suo sguardo ancora poggiato su di sé.
“Devo entrare.” disse imperioso, cercando di ricacciare l’angoscia e il timore che quell’idea gli stava procurando.
“È sicuro signore? Ha uno strano colorito, se non ce la fa poss…”
“Fammi entrare e poi sparisci.” disse l’altro afferrandolo per la collottola.
“C-Come v-vuole.”
La rana prese il mazzo di chiavi che teneva legato alla cintura dell’uniforme e inserendone una nell’apertura la ruotò producendo un secco click, per poi aprire lentamente la porta in legno.
“L-la lascio solo.” disse una volta che Gajeel fu entrato e senza aspettare una risposta si fiondò fuori dalla stanza e si richiuse subito la porta alle spalle.
“Appena ha finito suoni quel campanello e vengo ad aprirle.” disse dallo spioncino indicando con l’indice un campanellino sospeso a mezz’aria e retto al soffitto tramite un sottile filo.
Il moro non disse una parola, ma il consigliere non attese e si dileguò imboccando un corridoio: “E’ molto diverso da come lo hanno descritto i miei colleghi. Forse stare a Fairy Tail mette di mal umore.” si interrogò il rospo antropomorfo mettendosi a sedere su una seggiolina in legno, attendendo pazientemente la fine del colloquio.
 
La stanza al suo interno risultava ancor più tetra e sporca di quanto potesse sembrare da fuori, e di questo Gajeel si rese conto quando la sua faccia fini per ingarbugliarsi in una vecchia ragnatela pendente dal soffitto.
Cercò di togliersi quello schifoso filo appiccicoso dal volto per tornare a concentrarsi sull’individuo davanti a lui, a cui ancora non aveva rivolto nemmeno uno sguardo.
“Etciù!”
Il suono dello starnuto riecheggiò per tutta la stanza mettendo fine, per un istante, al perenne silenzio che l’avvolgeva.
Al moro quasi morì il fiato in gola e il cuore si bloccò per un secondo quando vide i due occhi tornare a fissarlo, e allora il silenzio divenne insopportabile.
Fu quasi tentato di trasformare il suo corpo in ferro, ma si trattenne: “Non avrebbe senso, sono qui per parlare e non posso mostrarmi ostile.”
Eppure, l’ansia e forse la paura non volevano saperne di cessare, benché meno i ripetuti e sempre più rumorosi battiti del suo cuore.
“Che cosa ci fai qui?”
Il tempo e lo spazio in torno si congelarono, il suo respiro cessò e il cuore smise di pompare. Rimase immobile fisso a guardare quella figura senza neanche aver capito cosa avesse appena detto.
Quella era la voce del suo Master?
Ma sì, era proprio la sua voce. L’avrebbe riconosciuta tra mille. Ma sembrava un suono così diverso; troppo rauco, basso e sgraziato.
Non che Jose avesse mai avuto una bella voce, anzi quando parlava sembrava una cornacchia gracchiante, ma sicuramente non era mai stata così cupa e gutturale.
Per un attimo alla vista di quelle piccole fessure, che lo scquadravano con insistente ossessione aveva creduto che quella rana lo avesse condotto nella cella di un altro prigioniero.
Adesso però era certo di trovarsi nel posto giusto.
C’era solo un problema, ora che lo aveva effettivamente davanti poteva sentire crescere l’odio che quell’uomo nutriva nei suoi confronti.
Se un’occhiataccia avesse potuto uccidere allora lui sarebbe già finito sottoterra perché lo sguardo di fuoco che gli stava rivolgendo sembrava proprio voler dire: “Appena esco di qui ti ammazzo nel modo peggiore possibile.”
Fu quello, oltre al tono di voce tutt’altro che rassicurante, che lo paralizzò sul posto e che gli fece abbassare la testa intimorito.
I secondi passavano e il moro aveva sempre meno voglia di parlare, desiderava solo uscire da quella cella e non metterci mai più piede.
“Gajeel!” al richiamo del suo nome sollevò la testa e subito la riabbassò terrorizzato dalla faccia assatanata dell’altro uomo: i suoi piccoli occhi erano spalancati e le pupille si erano ridotte a due fessure, la bocca era semi aperta in modo da mostrare i denti digrignati, le sopracciglia erano corrugate e sulla sua fronte comparve una vena pulsante.
“Dimmi cosa ci fai qui e cosa vuoi.”
Il moro non aveva idea di cosa fare, da un lato voleva subito spiegare al suo Master il motivo della sua visita, sperando che comprendesse la sua situazione e che smettesse di guardarlo come un nemico; dall’altro l’atteggiamento del vecchio lo terrorizzava e gli impediva di aprire bocca.
Il silenzio, però, era un’opzione che nessuno dei due avrebbe gestito a lungo e se non volevano trascorrere le successive ore in quel modo uno tra loro doveva per forza fare la prima mossa.
Capendo ciò il Dragon Slayer si avvicinò lentamente alla gabbia che separava la stanza e giunto a mezzo metro dai pali rimase a fissare il prigioniero. Piegando le gambe ricadde a sedere sul pavimento, ignorando il sudicio e i cumuli di polvere che gli si attaccarono ai calzoni. Senza mai perdere di vista l’uomo si posizionò a sedere, incrociando le gambe.
Ora erano alla stessa altezza entrambi seduti sul pavimento, anzi Jose essendo più grande di lui lo scrutava dall’alto verso il basso.
“S-sono qui perché dobbiamo parlare.”
“Parlare?!” gracchiò l’uomo, mentre storceva il naso, sollevando un sopracciglio.
“Fammi capire bene: sono nove anni che sono rinchiuso qui e tu vieni a parlarmi solo adesso! E per di più ora che fai parte di…” non riuscì a terminare la frase, solo pronunciare quel nome gli procurava un rigurgito.
Non lo vedo da nove anni? Cosa cavolo mi è passato per la testa? Come mi sono ridotto.”
“Di cosa vuoi parlare?” chiese il mago più anziano una volta fermati i fremiti di rabbia.
Alla domanda il ragazzo rimase muto: non sapeva da dove iniziare, né come spiegarglielo e soprattutto temeva che non gli avrebbe creduto. Troppi punti in quel suo viaggio nel tempo gli erano ancora oscuri e troppe erano le cose che non conosceva della sua vita futura.
Prese un profondo respiro cercando di scacciare tutto lo stress e l’ansia: “M-Master, io ecco…”
“Come mi hai chiamato?”
“M-Master.”
“COS’E’, ADESSO TI PRENDI PURE GIOCO DI ME! DOPO TUTTO QUELLO CHE HO FATTO PER TE È COSI’ CHE MI RIPAGHI! IO TI HO ACCOLTO NELLA MIA GILDA, TI HO CRESCIUTO, TI HO DATO UNA CASA E UN LAVORO! E TU MI HAI TRADITO E INVECE DI RIFONDARE LA MIA GILDA TI SEI UNITO ALLE FATE! SPARISCI SCHIFOSO TRADITORE! O GIURO CHE NON SARANNO QUESTE SBARRE AD IMPEDIRMI DI FARTI FUORI!
Il silenzio tornò a regnare sovrano una volta che la sfuriata del vecchio si esaurì. Se già prima il mago non riusciva a trovare le parole per spiegarsi adesso semplicemente temeva il solo dover aprire bocca.
Jose, però, forse incuriosito dalla sua visita, forse desideroso di scambiare qualche parola dopo nove anni di silenzio o forse semplicemente intenzionato a tormentare un altro po' il suo ex sottoposto, lo incoraggiò a proseguire.
“I-Io… ecco… n-non so se r-riuscirai a crederci o meno, ma c-ci provo… Master Jose io non sono il Gajeel Redfox di questo tempo, non so in che modo mi sono scambiato con la mia controparte di questo tempo. Vengo dall’anno X748!”
“C-Cosa?” balbettò il Master, mentre la sua bocca si spalancava. Voltando la testa verso sinistra avvicinò una mano alla candela e l’afferrò per poi portarla davanti alla faccia del mago.
Scrutando con circospezione i suoi lineamenti la sorpresa del vecchio crebbe ulteriormente: il suo volto spigoloso e la sua mascella non erano ancora così pronunciati, sotto gli occhi erano presenti prominenti occhiaie ed i suoi occhietti color rosso scuro erano identici a quelli che aveva visto anni prima in quel ragazzino solitario e attacca brighe che aveva salvato da un gruppo di mal intenzionati in un vicolo della città di Magnolia.
Anche Gajeel rimase scioccato nel constatare quanto Jose fosse invecchiato e imbruttito negli anni: i suoi capelli in primis adesso erano visibili ed il moro poté scorgere dei lunghi fili bianchi spettinati e scoloriti, raccolti in una coda dietro la schiena. La sua faccia era attraversata per lungo da pesanti solchi, così come la sua fronte e le guance scavate mettevano in risalto le ossa del volto.
Notò anche che tutto il resto del suo corpo era magro e rinsecchito oltre che spossato e sotto ai suoi occhi adesso poteva scorgere, alla luce della fiammella, le occhiaie nere e marcate in contrasto con il pallore del suo viso.
“M-Master, ma cosa le è successo?” si fece sfuggire il mago e il vecchio tornò ad osservarlo con accresciuta meraviglia.
Presto però essa scomparve e il più anziano si allontanò dal volto la candela, mentre guardava il suo interlocutore con un sopracciglio alzato.
“Come faccio a crederti?”
“P-posso dimostrartelo. Guarda questo…” e sollevò il braccio ruotandolo verso il prigioniero in modo che potesse scorgere il simbolo di Phantom.
Gajeel fu certo di non aver mai visto Jose piangere. Quindi rimase paralizzato dallo stupore quando vide una lacrima rigargli il volto, che si storceva in una smorfia di tristezza e sofferenza. In quel momento provò un tremendo dolore al petto, una contrazione che non provava da anni e che forse fino ad allora non aveva mai provato fino in fondo.
Vedendo compatimento negli occhi del suo sottoposto il Master decise di darsi un contegno, si portò un dito su un occhio e si asciugò in fretta il rigagnolo.
“Q-Quindi v-vieni davvero dal passato.”
“Si, esatto.”
Un sorriso solcò la faccia del vecchio, ma subito dopo si spense e la luce nei suoi occhi si affievolì.
“Hai già saputo cosa ti succederà in futuro?”
“Me lo hanno raccontato quelle stupide fate. Master, come ho fatto a cadere così in basso da unirmi a quella gilda di scarti?!”
“Solo la tua versione di questo tempo lo sa. Piuttosto, l’hai già incontrata?”
“No, non era tra quella marmaglia, ma da quel che ho capito sembra che sia finito nel passato al posto mio.”
“Da quando vieni?”
“Da poco prima che scoppiasse la guerra. E a proposito di quest’ultima ho saputo, beh, che abbiamo…”
“Puoi anche dirlo: abbiamo perso, siamo stati sconfitti.”
“Ma come è successo? Noi siamo la gilda più forte di tutta Magnolia, avremmo dovuto annientare quei tizi!”
“Lo eravamo, oramai Phantom non esiste più e con essa sono tramontati tutti i miei sogni di gloria. Io ormai sono vecchio e rimarrò chiuso qui dentro per il resto dei miei giorni, e se anche uscirò sarà troppo tardi per rimettersi in piedi. Se solo quel giorno non fossimo stati sconfitti…”
Vedere Jose in quello stato: stanco, arrendevole, insofferente alla vergogna della sconfitta fece infuriare il moro: “Dannata Fairy Tail! Giuro che ve la farò pagare!”
“Master ascolta: non perdere la speranza. Adesso ci sono qui io ad aiutarti.”
“E cosa pensi di poter fare? Sarai anche un grande mago nel tuo tempo, ma sei da solo, inoltre sono certo che molti dei nostri nemici possano sconfiggerti facilmente.”
“Io non sono così debole vecchiaccio! So cavarmela da solo e vedrai che li batterò!”
“Tu, ma non farmi ridere. Certo fossi forte come la tua controparte di questo tempo potrei darti adito e lasciarti provare, ma attualmente anche il mago più debole di quella gilda può sconfiggerti.”
Gajeel provò l’irrefrenabile desiderio di sfondare la gabbia e pestare di botte il suo capo, ma si trattenne costringendosi a rimanere fermo. Poi gli venne un’idea e il suo volto fu attraversato da un ghigno.
“Potrò anche essere debole, ma dispongo di un tipo di forza tutta mia. Una forza in grado di cambiare questo mondo e di annientare i nostri nemici senza doverli combattere direttamente.”
“Una forza capace di cambiare il mondo? Ma di cosa stai parlando?”
“Rifletta Master!” disse il moro mentre il suo sorriso si allargava: “Io mi trovo qui nel passato, ma dovrò per forza tornare nel mio tempo… e se lei adesso mi racconta nel dettaglio gli eventi che porteranno alla distruzione della gilda allora io una volta tornato indietro potrò cambiare il futuro annientando quei bastardi ed impedendo così lo scioglimento di Phantom!”
All’udire quella notizia il volto del mago si illuminò di una nuova speranza, anche sulla sua faccia ricomparve l’antico ghigno diabolico e la fiamma del suo odio si riaccese.
“Gajeel, ragazzo mio, lasciatelo dire: in certi casi sei proprio un genio!”
“Ma si lo so, so… cosa vorrebbe dire ‘in certi casi’? Io sono sempre un genio!”
“Ah ah ah ah! Finalmente! Finalmente! Dopo nove anni di ingiusta e dolorosa attesa mi si presenta un’occasione così ardentemente desiderata! Avanti ragazzo accendi il cervello e ascolta attentamente: ti informerò su tutti i dettagli di quel tremendo giorno e ti indirizzerò su come agire una volta tornato a casa.”
“Ecco, prima di parlare del piano c’è un’altra cosa che dovrei chiederti: conosci un modo per farmi tornare nel mio tempo?”
A quella domanda Jose rimase interdetto chiudendosi in una tacita riflessione, poi nuovamente il suo volto si illuminò.
“Si, credo di conoscere un modo.”
“Dice davvero?”
“Si, devi sapere che una decina di anni fa un gruppo di affiliati di Phantom riportò da una missione di esplorazione un vecchio e antico libro chiamato CRONOLOGIA TEMPORALE. C’erano dentro una marea di incantesimi legati al tempo, alcuni molto pericolosi, ma quegli idioti del Consiglio sapendo che dovevano essere letti e pronunciati in lingua antica ci lasciarono conservare il libro. Io stesso riuscì a decifrarne solo pochi caratteri e dopo vari tentativi abbandonai l’idea.”
“Quindi quel libro sarebbe la mia chiave di sola andata per il passato? Ma Phantom è stata distrutta e la sede non esiste più. Il libro sarà andato perduto!”
“Non è detto.”, “Cosa vuoi dire?”
“Tutti i tesori e gli oggetti magici che ci appartenevano vennero sottratti dal Consiglio, ma quelli di meno valore furono donati alla gilda nemica, ovvero Fairy Tail.”
“Quindi il libro si trova nelle mani di quei vermi?!”
“Molto probabilmente sì. Una volta che avrò terminato di raccontarti gli eventi della guerra dovrai tornare a quella gilda, impossessarti del libro e trovare qualcuno che sappia leggere quei caratteri.”
“E dove lo trovo qui nel futuro?”
“Sicuramente qualcuna di quelle fate è in grado di farlo. Ho saputo che ci sono molti esperti di scrittura magica nella loro gilda.”
Mi domando se anche quella maga dai capelli azzurri sappia leggerli. Sarebbe una vera fortuna, beh una volta organizzato il piano troverò il modo di tornare a casa.”
“Bene adesso concentriamoci sulle informazioni.” disse Jose interrompendo i pensieri di Gajeel: “Tutto è iniziato la mattina di quel giorno…”
 
“Come ha fatto a scappare?” urlò Elsa infuriata e rammaricata per aver permesso la fuga del suo prigioniero.
“Non ne abbiamo idea.” disse Wakaba, “Sono certo che non potesse usare la magia, ma ha trovato un modo per liberarsi dalle manette. E dopo è stato uno scherzo sfondare la gabbia.” constatò Macao afferrando i due bracciali di ferro imbrattati di sangue, che erano stati abbandonati sul pavimento.
“Adesso cosa facciamo?” chiese Mira, “L’unica cosa che possiamo fare è uscire fuori a cercarlo, qualcuno deve pur averlo visto.” disse Lucy.
“Ok, allora dividiamoci in gruppi.” ordinò Elsa: “Lucy, Gray e Natsu con me nella zona est della città. Wendy tu va con Romeo, Wakaba, Macao e Charle a controllare la zona ovest. Mira tu vai con Elfman, Lisanna, Kinana e Laki a sud. E voi: Max, Droy, Jet, Warren e Mest andrete a nord. Il resto rimanga qui a cercare informazioni, dovete essere pronti per riportare Gajeel nel suo tempo ormai è qui da troppo e sta diventando ingestibile.”
“Speriamo solo che non combini troppi guai.” mormorò Makarov preoccupato.
“Levy.” continuò Elsa: “So che stai lavorando più degli altri e che sei preoccupata per Gajeel ma hai bisogno di una pausa, sono due giorni che studi quei libri ininterrottamente.”
“Tranquilla Elsa sto bene. Voglio solo assicurarmi che Gajeel torni a casa sano e salvo.”
“Levy, questo lo sappiamo tutti.” l’ammonì Lily: “E tutti ci stiamo impegnando per rendere ciò possibile, ma tu devi riposare altrimenti anche trovassi l’incantesimo saresti troppo stanca per pronunciarlo.”
“Forse hai ragione, mi prenderò una pausa.”
Così i gruppi di maghi si dispersero per la città alla ricerca di Gajeel.
 
Finalmente il treno si fermò, mentre il fischio della locomotiva avvertiva i passeggeri che erano giunti in stazione.
Gajeel si ridestò dolorante e con un irrefrenabile desiderio di dare di stomaco ogni secondo. Il macchinista, che era lo stesso dell’andata, non riuscendo a vederlo ridotto a barcollare e stramazzare al suolo ogni cinque secondi gli si avvicinò e gli porse un calmante.
“Tieni ragazzo. Mandalo giù, ti farà stare meglio.”
L’altro non se lo fece ripetere e in un sol boccone ingoiò la piccola pillola bianca, ma non avverti grandi miglioramenti se non un diminuire minimo dei conati.
“G-Grazie.” disse al baffuto macchinista allontanandosi dalla stazione.
Svoltando a sinistra proseguì lungo la strada trafficata, poi girò a destra infine procedette dritto per qualche isolato.
Percorreva a rilento le strade: non aveva alcuna voglia di tornare in quel luogo, ma doveva sbrigarsi perché mancava solo un giorno e qualche ora all’attacco previsto da Makarov ed era un po' preoccupato che il nonnetto non riuscisse più a gestire i suoi sottoposti e non mantenesse la parola data, assalendo Phantom prima del tempo stabilito.
Non adesso che sono così vicino a tornare a casa. Basta trovare quel dannatissimo libro, comunicarlo al nonnetto, trovare qualcuno che lo sappia leggere e il gioco è fatto.”
Assaporava già il piacere di rivedere i suoi compagni, delle risse con Salamander e il ghiacciolo, delle follie di Juvia, dei discorsi noiosi e allo stesso tempo saccenti di Makarov, dei lavori svolti con il Team B, del tempo passato con Luxus o Cobra ad allenarsi o a parlare, - in quel periodo trascorrevano una valanga di tempo insieme, colpa delle loro tre fidanzate che erano grandi amiche. Non che gli dispiacesse, si divertiva a combattere con quei due-. Però più di ogni altra cosa gli mancavano Levy e Lily.
Il timore di non rivederli più, di scoprire che gli era successo qualcosa in sua assenza, di non poterci essere quando il marmocchio fosse venuto al mondo erano pugnalate al cuore e macigni che gravavano sul suo animo ogni minuto, ogni ora, ogni giorno da quando era finito li.
No, lui sarebbe tornato a casa, avrebbe riabbracciato la sua famiglia e avrebbe continuato a vivere una vita felice e allegra.
Il suo entusiasmo però cessò una volta varcata la soglia della sua gilda. Non gli sfuggì l’assenza di tutti i maghi e si diede del cretino per non essere stato abbastanza attento da non udire alcun rumore provenire da quel luogo.
L’intera sede era completamente deserta, ne un’anima si affacciava dal bancone o dai corridoi o dalle scale, nulla… la gilda era completamente disabitata.
Dove sono finiti tutti quanti? Che siano partiti a mia insaputa verso la sede di Fairy Tail? Che Jose si sia stancato di aspettare e abbia voluto iniziare lui la guerra?! Alla gilda si starà consumando una battaglia sanguinosa! Ho cambiato la storia? Gli altri perderanno? Devo andare?”
CRACK
Il cigolio mise fine alla valanga di pensieri che gli inondava la testa e voltandosi vide poggiato contro un muro, con il suo solito cappello in testa, la sua aria di superiorità e il suo sorriso sinistro; Jose.
L’uomo si staccò dalla parete e prese a camminargli incontro, mentre continuava ad applaudire in un muto ed inquietante segno di scherno.
“Bene bene bene…” bastarono queste tre parole a mettere in guardia il moro che subito tramutò i suoi pugni in ferro.
“Ma dimmi se non sei tu Gajeel. E dire che credevamo non saresti tornato. Ti abbiamo aspettato tanto sai? Volevamo attaccare tutti insieme i nemici visto che loro non si decidevano a farlo.”
“Ho avuto degli impegni, ma adesso sono qui.” rispose freddamente il moro e il volto di Jose si irrigidì.
“Già, finalmente sei tornato. Perché non mi dici cosa sei andato a fare ad Era?”
Un brivido percorse la schiena del mago, mentre i suoi occhi si spalancavano: Jose sapeva del suo viaggio alla sede del Consiglio! Cos’altro sapeva? Sapeva del piano ideato da lui e Makarov o del fatto che non era il Gajeel del suo tempo?
Cercò di ricacciare la sorpresa, comprendendo che quell’atteggiamento sarebbe solo andato a suo svantaggio o peggio avrebbe confermato i possibili sospetti del suo interlocutore.
“Dovevo rivedere una persona.”
“Capisco, effettivamente sapevo del tuo rapporto con la vecchia Berno, ma non mi aspettavo ti importasse veramente di lei o che andassi a trovarla.”
“È stata lei a contattarmi dicendomi che dovevamo incontrarci, ma si è rivelato un errore, ho fatto uno stupido viaggio in treno per sei ore inutilmente!”
“Capisco, non fa niente. D’altronde chi la fa l’aspetti.”
Gajeel si accigliò all’ultima frase, ma decise di continuare a recitare la parte del finto tonto giusto per arrivare a capire quanto effettivamente Jose sapesse di tutta quella storia.
“Come mai mancano tutti?” chiese cercando di svicolare quella fastidiosa conversazione.
Comprese di aver commesso un grave errore quando il sorriso di Jose si allargò.
“Sono andati tutti ad attaccare Fairy Tail.”
“Allora devo muovermi o mi toglieranno tutto il divertimento, anche gli Element Four sono an…”
“No, noi siamo rimasti qui ad aspettarti.” lo richiamò una voce che non sentiva da anni, voltandosi si ritrovò davanti la figura di un uomo dai lunghi capelli raccolti in un codino, che presentavano una colorazione mista: bianchi a sinistra e neri a destra.
“Totomaru!”
“Shi shinto. Juvia porta la pioggia e porta i suoi saluti a te Gajeel-kun. Ben tornato alla gilda.”
“J-Juvia!”
Vederla in quello stato lo inquietava non poco, erano anni che non scorgeva sul suo volto tutto quel dolore, quella determinazione, quell’odio e quella freddezza.
Era completamente diversa dalla Juvia gioviale, sorridente e pazza d’amore che conosceva. Gli sembrava quasi assurdo come nove anni potessero cambiare tanto una persona.
“E’ così tristeeee! Gajeel sei tornato.” avvertì una fastidiosa pressione e si voltò per ritrovarsi davanti la gigantesca figura di Aria, che bendato versava fiumi di lacrime, mentre teneva le mani cinte in segno di preghiera.
“Che cosa ci fate qui?” chiese volendo arrivare dritto al punto, mentre si allontanava dal gigante e si osservava intorno pronto a difendersi da possibili attacchi.
“Rilassati Gajeel.” lo richiamò la voce di Jose: “Com’è che sei così nervoso? Soprattutto qui tra amici e alleati.”
“N-Non sono nervoso, sono solo sorpreso che questi tre siano qui a non fare nulla mentre gli altri attaccano Fairy Tail, non è bene sottovalutare il nemico.”
“Si, perché tu lo conosci molto bene il nemico.”
Per poco non rischiò di soffocare con la sua stessa saliva: “Sa tutto!
“Non capisco di cosa stai parlando.”
“Forse allora è meglio che mi spieghi…”
“SOL VAI!” gridò e dal terreno dietro il corvino si fece largo un rialzo di pietra, che prendendo la forma di un minuto e gracilino uomo, dalla pelle chiara e dai capelli verdi disposti in un’unica punta grande quanto la sua testa, lanciò un raggio dorato verso il braccio del moro colpendo in pieno la fascia bianca e riducendola in polvere.
“Non è possibile!” esclamò Totomaru: “Allora è vero!”
“Juvia non può credere ai suoi occhi!”
“Whaa! Che tristeeee! Gajeel allora è vero che sei un traditore!”
All’ombra dell’edificio, illuminato però da un raggio di sole tutti poterono distinguere il simbolo color pece che quasi risplendeva nonostante il colore scuro.
Tutti videro la piccola fata con la coda appuntita e non ci fu più alcun dubbio.
“Traditoree!” urlò Jose scagliando contro il ragazzo un raggio violacea, ma quest’ultimo fu più rapido e abbassandosi schivò l’attacco.
“Prendi questo!” gridò Totomaru circondando la propria spada con le fiamme arcobaleno e caricando il fendente contro il Dragon Slayer.
Quest’ultimo, poco prima che il fendente gli colpisse il petto si portò davanti le braccia chiuse a croce e lo parò, la lama durante il contatto con il ferro che gli rivestiva gli avambracci vibrò e fece tremare leggermente il suo padrone.
“Tutto qui il tuo fuoco?! Buono solo a cuocere l’arrosto, figurati se puoi sperare di sciogliere il mio acciaio.” disse alludendo al fatto, che le fiammelle di cui era ricoperta la spada non procurassero alcun danno alla sua pelle metallica.
Senza dare tempo all’altro di indietreggiare gli piantò un pugno nel ventre e lo fece volare contro una colonna.
Il mago del fuoco sbatte la schiena contro la parete infrangendola dietro di sé, ma Gajeel non poté abbassare la guardia perché gli altri tre maghi lo caricarono contemporaneamente.
“Water Lock!” urlò Juvia imprigionando il mago nella sua bolla acquatica iniziando a farlo ruotare su sé stesso, mentre Sol gli sbatteva contro colonne di pietra ed Aria creava un gigantesco mulinello, da cui l’acqua fu assorbita producendo un gigantesco vortice acquatico, che da un lato impediva al moro di riprendere fiato e dall’altro gli procurava vari tagli a causa delle folate di vento, che affilate come rasoi gli tranciavano la carne.
Il vortice si sollevò verso il soffitto trascinando con se il corpo del Dragon Slayer, poi si inclinò verso il basso e Gajeel fu sbalzato sul pavimento andando a sfracellarsi contro un tavolo.
“Così impari a tradirci.” lo sbeffeggiò Totomaru che aveva raggiunto il gruppo solo in quel momento.
“Non sottovalutarlo.” lo richiamò acido Jose: “Non è il tipo da farsi sconfiggere così facilmente.”
Infatti, senza neanche il bisogno di dirlo, il corpo del ragazzo riprese subito a muoversi e poggiando le mani dietro la schiena, facendo pressione su di esse mentre sollevava le gambe in aria, compiendo una mezza capriola, si raddrizzò.
In sostanza l’attacco non gli aveva praticamente fatto nulla, era vero che c’erano dei tagli sulle braccia e sulle sue gambe e che era completamente fradicio, ma a parte questo stava benissimo.
“Ghi hi hi! Erano anni che non combattevamo tutti insieme così.” non riuscì a trattenere l’eccitazione, perché nonostante quelli che aveva davanti fossero nemici intenzionati a farlo fuori prima di ciò erano stati i suoi compagni e forse dopo tanto tempo il fattore nostalgia si faceva sentire. Certo, avrebbe fatto meglio a starsene zitto.
I quattro si portarono avanti pronti a riprendere l’assalto, ma un cenno del Master lì bloccò.
“Quindi ammetti di non essere il Gajeel Redfox di questo tempo.”
“Perché negarlo ormai? Tanto questo lo avete già visto.” disse indicando il tatuaggio, con una punta di orgoglio nella voce.
“Cosa hai fatto a Gajeel-kun impostore.” si intromise Juvia.
“Niente, penso che stia bene. Io non so con precisione dove si trovi, ma credo che ci siamo scambiati di posto e che lui sia finito nel mio tempo.”
“Come avete fatto a scambiarvi?” chiese lo spadaccino,
“E che ne so? Se lo sapessi avrei già trovato una soluzione per invertirci di nuovo.”
“Com’è tristeeee! Il nostro Gajeel scomparso e noi che dobbiamo combattere contro questo impostore-traditore.”
“Piantatela di darmi dell’impostore! Io sono autentico!”
“Wii, Monsieur Gajeel del futuro lo sappiamo, ma lei non è comunque il nostro Gajeel.”
“Cosa sei tornato a fare qui?” riprese la parola Jose, nel suo tono si avvertiva tutta la rabbia e la frustrazione che quella scoperta gli aveva arrecato.
Non doveva essere facile accettare che il suo sottoposto più potente e leale si sarebbe unito, un giorno, ai suoi più acerrimi nemici.
“Dovevo prendere una cosa, poi toglierò il disturbo e non dovrai più vedermi per il resto dei tuoi giorni lurido vecchio.”
“Ma come osi insultare il Master!” urlò Totomaru al limite tra la stizza e la sorpresa.
“Capisco, liberarmi di te sarebbe ottimale, ma rivorrei anche la tua versione del passato.”
“Troverò il modo di rimandartelo neanche a me piace che giri per il futuro.”
“Quindi sarebbe tutto risolto.” disse il Mago Sacro distendendo i muscoli delle braccia.
Gajeel, però, non si fece abbindolare e rimase immobile e a distanza di sicurezza.
“Se non fosse che non solo ci hai ingannato, non solo hai stretto un accordo con Makarov, - e non provare a negarlo è stato Sol a scoprirlo e a riferirmelo, fin da quella mattina in cui sei sceso vestito a quel modo ho capito che qualcosa in te non andava e ti ho fatto tenere d’occhio-.”
“Ah, quindi ti sei messo a stalkerarmi.” disse irritato Gajeel fulminando con un’occhiataccia il mago della terra, che in tutta risposta gli fece un reverente inchino.
“E ho scoperto.” continuò Jose: “Che non solo provieni dal futuro, ma che ci hai tradito! Hai abbandonato la gilda che ti ha cresciuto e ti sei unito a quei falliti delle fate. Come hai osato! Rispondi Gajeel!”
L’altro lo fissò con non curanza: una scenata di quel tipo se l’aspettava e se doveva essere onesto non gli faceva né caldo né freddo. Per anni aveva temuto le ire di quell’uomo, adesso vederlo dare di matto quasi lo divertiva. Non che lo sottovalutasse, sapeva che per essersi guadagnato il titolo di Mago Sacro doveva essere molto potente, ma negli ultimi anni di situazioni pericolose e potenzialmente mortali ne aveva affrontate di tutti i tipi e le minacce di Jose non gli procuravano più timore.
Lui era un mago di Fairy Tail adesso e se quel vecchio voleva fare a pugni lui era pronto a rifargli i connotati. Inoltre, non trovava un senso nel rispondere a quella domanda, se ci avesse pensato provava più vergogna nell’aver fatto parte di Phantom di quanta ne avesse mai provata nel far parte di Fairy Tail.
Amava la sua nuova famiglia e mai l’avrebbe ripudiata, era stata una manna dal cielo e un modo per riscattarsi: erano Jose e il vecchio se che dovevano vergognarsi a far parte di quella corporazione.
Sorrise alla faccia adirata del bruno poi con calma parlò: “Non avevo un posto dove lavorare considerando ciò che succederà in futuro a questo posto; quindi, mi sono detto che potevo entrare in quella gilda. Sai è gratificante far parte della gilda più forte dell’intera città e pure del Continente.”
Un altro raggio di energia gli sfiorò la nuca, ma questa volta dopo averlo superato non andò a schiantarsi contro la parete alle sue spalle, ma invertì il percorso e cercò di trapassarlo da dietro, lui però non si scompose e poco prima che l’attacco entrasse in contatto con il suo corpo si dissolse in un’ombra sotto lo sguardo esterrefatto dei presenti.
Scivolando sul terreno sotto gli sguardi ignari dei nemici, che continuavano a guardarsi intorno tentando di individuare il suo nascondiglio, si riformò davanti a Jose e afferrandolo per il vestito gli piantò un pugno in faccia, mentre il suo corpo diventato completamente nero, mostrava due grandi occhi bianchi dalla forma di due trapezzi.
Il pugno che scagliò sulla faccia del suo ex capo fece retrocedere l’uomo e gli procurò una spaccatura al labbro, oltre a fargli uscire due rivoli di sangue dalle narici.
“URGHH! BASTARDO!” urlò Jose portandosi le mani al naso tentando inutilmente di fermare la fuoriuscita di sangue.
Gli Element Four preoccupati indietreggiarono, “Possiamo risolverla pacificamente.” disse il moro rivolgendosi ai nemici: “Datemi il libro che sto cercando e io me ne vado.”
“NO! Tu non te ne andrai finché non ti avrò ridotto in polvere!” urlò il Master e degli Shadow comparvero dal terreno.
Il ragazzo senza scomporsi ritornando un’ombra tramutò il suo braccio in una spada appuntita e trafisse facilmente tutti i nemici, che si dissolsero in un attimo.
“Fermatelo! Non lasciatelo scappare!” urlò Jose ai suoi sottoposti che subito ripartirono alla carica.
“Non siete costretti a dargli retta.” rispose freddamente Gajeel.
“Certo che lo siamo. Lui è il nostro capo e a differenza di te sappiamo cos’è la fedeltà.” disse Totomaru caricandolo con la punta della spada rivolta contro la sua testa, ma quest’ultima sbatté contro la fronte del Dragon Slayer e si incrinò, una leggera pressione sull’impugnatura nel vano tentativo di arrecare danno e la lama si spezzò.
Gajeel subito ne approfittò e piantò un secondo pugno all’uomo, -non molto forte, perché non voleva né ucciderlo né fargli troppo male-, e lo fece cadere a terra dolorante, mentre si portava le mani alla bocca sputando sangue e qualche dente.
“Come preferite, vorrà dire che dovrò ricordarvi cosa succede a chi osa sfidarmi.”
“No no no Gajeel-sama, non è educato ferire così brutalmente i propri ex compagni né mancare di rispetto a Master Jose.” gracchiò Sol.
Dal terreno a poca distanza da Gajeel comparve un gigantesco pugno fatto di pietre che il gentiluomo gli scagliò contro a velocità folle, ma poco prima che investisse in pieno il nemico quest’ultimo, sollevando solo un braccio, lo bloccò con il palmo.
A nulla valsero gli sforzi di Sol, che sudando freddo cercò di smuovere il gigantesco macigno contro il moro, esso non si mosse.
“Ruggito del Drago d’acciaio ed ombra!” urlò il mago spalancando la bocca e un immenso fascio di luce nera fuoriuscì dalla sua bocca distruggendo il braccio di roccia ed investendo lungo il suo cammino il mago della terra.
Sol avvertì il proprio corpo bruciare a causa dell’energia immessa nell’attacco, poi non riuscendo più a sopportare tutto quel dolore svenne e finì per schiantarsi contro un muro della gilda attraversandolo e finendo disteso sul marciapiede esterno.
“Che razza di magia è quella!” esclamò Jose al limite dell’incredulità.
“Nulla che ti debba riguardare vecchio. Richiama quei due o faranno la fine degli altri!”
“Non sottovalutarci finto Gajeel-kun.” rispose Juvia glaciale, mentre il suo corpo diventava acqua e un’onda anomala riempiva l’edificio scagliandosi contro il moro.
“Come vuoi Juvia, ma non prendertela con me se ti farai male.” gli urlò contro, anche se dentro di sé sapeva bene di non trovarsi a suo agio ad affrontare l’amica.
Avevano già combattuto anni prima, ma solo rare volte e da quando Juvia aveva proposto a Makarov di farlo entrare a Fairy Tail si erano rapidamente avvicinati e nonostante fosse folle, innamorata marcia, troppo sentimentale e avvolte chiacchierona doveva riconoscere che gli piaceva passare del tempo con lei. Da quando poi avevano formato un Team di supporto ai Grandi Giochi Magici erano diventati ancor più aperti, lei riusciva a leggergli dentro, non a caso era stata la prima, eccetto Lily a rendersi conto dei suoi sentimenti per Levy.
Juvia era stata un’ancora di salvezza, se non ci fosse stata lei sarebbe rimasto da solo per il resto dei suoi giorni e si sarebbe perso le migliori esperienze di tutta la sua vita. Lei rappresentava sia la guida che gli aveva dato una prima possibilità sia la fautrice indiretta di tutto quello che era diventato. Ma era anche una parte costante del suo passato, qualcuno che anni prima aveva ignorato e snobbato e su cui si era ampiamente ricreduto.
Vederla così distaccata e fredda, però, non gli piaceva per nulla. Gli faceva quasi male il pensiero di tutto quello che aveva dovuto sopportare in quel periodo e le ambizioni di Jose l’avevano sicuramente condizionata tanto.
È forte, quindi devo assicurarmi di liberarmene, ma non devo fargli troppo male. Avanti trattieniti, un colpo solo, stendila e poi dattela a gambe.”
Per la terza volta da quando era iniziato quello scontro tornò ad essere un’ombra e schivando lo tsunami comparve alle spalle della turchina piantandogli un pugno alla schiena, Juvia però si tramutò in acqua e cercò di colpirlo a sua volta.
Lo scambio di attacchi, però, si infranse inutilmente vista la natura intangibile dei loro corpi. In un istante di distrazione il Dragon Slayer riuscì a bloccarle le braccia e le gambe avvolgendola nella sua stessa ombra, poi con riluttanza la colpì sul mento e la fece cadere a terra.
Senza fermarsi per assicurarsi che stesse bene, -temeva di perdere la concentrazione sullo scontro e questo era proprio l’ultimo degli errori che doveva commettere, - si diresse a corsa verso la porta, ma un raggio nero per poco non lo colpì a un fianco.
“Dove pensi di andare?!” tuonò Jose furente, mentre il cappello che aveva in testa cadeva a terra e le sue scleri diventavano nere.
“Visto che ci tieni tanto bastardo. Vorrà dire che prima ti fracasserò un altro po' la faccia e poi me ne andrò.” ghignò cercando di esternare sicurezza, ma sapeva che sarebbe stato uno scontro difficile e dall’esito incerto, e soprattutto sentiva che la Dragon Force stava prosciugando pian paino il suo potere magico.
Doveva finire in fretta la battaglia e fuggire, il libro lo avrebbe recuperato più tardi con calma, ora doveva salvarsi la pelle.
Fu pronto a caricare direttamente, i muscoli delle gambe si contrassero spingendo il suo corpo in avanti e urlando caricò il nemico, ma prima di poter solcare metà della distanza che li separava si ricordò di un dettaglio culminante.
Aria!”
Avvertì la presenza del gigante dalla pelle scura alle sue spalle, voltandosi vide che non indossava più la benda ed i suoi occhi fluorescenti lo fissavano con cattiveria.
Ora comprendeva perché si era sentito così stanco poco prima, non era solo perché stava combattendo contro cinque maghi contemporaneamente, ma centrava il fatto che Aria gli stava assorbendo potere magico e lo stava rilasciando nell’aria. Oltre ciò adesso che non portava più gli occhi chiusi sarebbe riuscito a sottrargli anche energia vitale.
Cercò di scansare il suo attacco buttandosi di lato, ma un raggio nero lo centrò in un fianco e cadde a terra in un rantolo.
Nonostante il ferro rinforzato dalla magia dell’ombra di Rogue quell’attacco gli procurò un dolore tremendo. Avvertì i filamenti che formavano il suo tessuto muscolare bruciare e spezzarsi, le ossa incrinarsi e fu grato non fosse stato colpito un punto vitale. Intanto il sangue colava caldo dalla ferita ed una parte di esso gli risalì lungo la trachea arrivando quasi a soffocarlo.
Sputò qualche fiotto, cercando di sollevarsi mentre si copriva la ferita con una mano, ma era troppo tardi: l’attacco di Aria era già iniziato e lui c’era proprio nel mezzo.
L’energia lo investì in pieno e la pressione dell’attacco lo schiacciò al suolo, mentre il suo corpo veniva prosciugato rapidamente della propria linfa vitale.
Tentò di rimanere sveglio e disperatamente cercò di muoversi, ma si rivelò del tutto inutile un’altra pressione partì e la sua testa ricadde sul pavimento, mentre chiudeva gli occhi e tutto intorno a lui si faceva buio.
“Lo abbiamo fermato Master.” disse Aria sorridendo.
“Bene, ma adesso smettila di sottrargli energia vitale, mi serve vivo.” disse Jose riottenendo la solita compostezza.
“Che ne faccio?”, “Buttalo in prigione, più tardi verrò a controllarlo. Dopodiché richiama gli altri che sono andati all’attacco e sveglia questi tre.” disse indicando i tre Element Four distesi privi di sensi sul terreno.
Terminato il discorso il mago salì le scale ed entrando in camera sua si portò una mano alla faccia: l’osso del naso era rotto.
“Dannato Gajeel, dannata Fairy Tail giuro che questa ve la farò pagare cara!”


Nota d’autore: evviva! Ce l’ho fatta a terminare questo capitolo! Cavoli mi sento sollevata, temevo di dover rimandare la stesura dello scontro finale alle vacanze di Natale, invece, come avevo promesso sono riuscita a postarlo prima.
È stato davvero lungo e ne sono successe di tutti i colori, ma devo dire che morivo dalla voglia di scrivere questa parte della storia e finalmente ci sono arrivata.
In sostanza Past Gajeel sta continuando ad incasinare le cose, mentre Future Gajeel è finito in un bel guaio, e posso dire che nel prossimo capitolo se la passerà veramente male.
La storia si sta sempre più complicando, ma spero di riuscire a mantenere intatto il flusso logico della storia.
Mi sono resa conto, però, che sto mettendo molto in secondo piano i maghi di Fairy Tail, la storia si sta rivelando Gajeel-centrica, spero di riuscire a dare il giusto spazio anche agli altri.
Detto questo spero che questo capitolo vi piacerà, così come è piaciuto a me scriverlo. Un saluto e un ringraziamento a tutti coloro che leggeranno e recensiranno.
   
 
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