Emily scese dal pick-up di Anthony,
una volta
raggiunto l'albergo e lì, afferrata la sua stampella, disse:
"Credo che
ora Consuelo riesca a sopportare meglio l'attesa. Parlare con mia madre
pare
esserle servito."
"Sa che lei ha vissuto lo stesso
calvario, perciò
può comprenderla meglio di chiunque altro. Questi giorni
assieme a lei la
aiuteranno di sicuro" annuì Anthony, lanciando uno sguardo
verso il retro
dell'albergo, dove si trovavano gli automezzi privati della famiglia,
così da
capire se il padre fosse o meno rientrato da una delle sue ormai
frequenti
uscite.
Vedendo la Ford Taurus del
genitore, si avvicinò
istintivamente per controllare che non fosse ancora a bordo ma, nel
farlo, gli
occhi gli caddero sul vicino pick-up di proprietà dei nonni.
Era insolito che suo padre lo
usasse, poiché veniva
adoperato soltanto per andare a fare legna ogni tanto, eppure sulle
gomme c'era
del fango fresco che stava iniziando a seccare.
Dubbioso, si avvicinò
ulteriormente per controllare,
tallonato dappresso da Emily e, nel toccare il terriccio umido, si
strofinò le
mani borbottando: "E' recente."
"Che succede?" domandò
curiosa Emy.
Volgendosi a mezzo, Anthony disse
pensieroso:
"Becky mi ha detto che mio padre, anche stamattina, sarebbe andato a
Beaver Creek per affari, ma dubito fortemente che ci sia andato col
pick-up, e
che abbia percorso una strada sterrata per andarci. Da quel che avevo
capito,
doveva vedere degli albergatori."
"Può aver svolto qualche
altra commissione in
mattinata. Dopotutto, siamo a pomeriggio inoltrato e tu, ultimamente,
non passi
molto tempo qui, no?" replicò Emily, non sapendo bene dove
volesse andare
a parare Anthony.
Sbuffando, Anthony sorrise
leggermente, annuì e infine
disse: "Ma sì... può darsi che l'avversione per
le cose dei nonni gli sia
passata, dopotutto."
"E' così
idiosincratico?" esalò Emily,
facendo tanto d'occhi.
"Non puoi immaginare quanto.
Sarà per questo che
mi detesta tanto... perché io amo i nonni. Potrebbe essere
una spiegazione valida
quanto un’altra"scrollò le spalle Anthony.
"Comunque, visto che è
tornato, andrò a parlargli. Vuoi che ti accompagni prima in
clinica, prima?"
"No. Riesco ad andarci anche a
piedi. Mi farò
fare questa benedetta visita, sperando che mi tolgano alla svelta
l’obbligo di
usare la stampella, dopodiché sarò a posto e
chiamerò Jamie perché mi venga a
prendere."
Lui assentì prima di
ridacchiare e domandarle:
"Ha poi deciso cosa fare? Rimarrà a casa tua, o si
darà alla fuga?"
"Ha detto che non vuole diventare
cieco,
sentendoci fare cosacce, perciò ha sentenziato che avrebbe
preso una stanza qui
in albergo per fuggire da noi" ridacchiò Emily, arrossendo
leggermente.
Anthony scosse la testa nel ridere
allegro e, dandole
un bacio di saluto, chiosò: "Beh, se non si è
spaventata Cleo..."
"Ultimamente lo paragonano spesso
al mio cane..
sarà felice" celiò Emily, salutandolo
nell'allontanarsi.
Tornando serio non appena Emily fu
scomparsa dal suo
campo visivo, Anthony si apprestò ad affrontare una volta
per tutte il padre,
ben deciso a mettere in chiaro le sue decisioni.
Non voleva più
procrastinare oltre, cosa che negli
ultimi giorni di trasloco aveva caldamente evitato, né
lasciare che lui si
immischiasse ulteriormente nella sua vita privata. Aveva lasciato
correre fin
troppo a lungo per paura di perdere le uniche radici che gli erano
rimaste, ma
ora aveva compreso che, ciò che contava veramente, era
racchiuso nel suo cuore,
e non tra le quattro mura dell'albergo.
L'amore dei suoi nonni, e che lui
aveva provato per
loro, non sarebbe svanito se anche il padre avesse fatto terra bruciata
dell'hotel. Quel sentimento duraturo e potente sarebbe per sempre
rimasto in
lui, e lo avrebbe accompagnato nel futuro che aveva deciso di creare
con Emily.
Lontano dal padre, lontano dai
veleni che lo avevano
condizionato per un tempo troppo lungo della sua vita.
Quando, perciò,
entrò in albergo, si diresse subito
verso l'ufficio del padre e, una volta che ebbe bussato e ricevuto il
benestare
a entrare, si affacciò all'interno e lo vide seduto alla
scrivania, come al
solito impegnato a leggere scartoffie.
William levò il capo per
guardarlo, e Anthony si
sorprese nel vederlo completamente sbarbato, in ordine e con abiti di
ottima
fattura ancora addosso. Evidentemente, doveva davvero
essere andato a uno di quei fantomatici appuntamenti tanto
millantati, altrimenti non si sarebbe mai sprecato a indossare un
simile
completo.
"Ho notato che in questi giorni hai
iniziato a
portare via le tue cose. Bene" esordì il padre con tono
scevro di
emozioni. "Avevo anche pensato di cambiare serratura alle porte, giusto
per farti capire chi comanda, qui dentro, ma ho soprasseduto. Spero
apprezzerai
il mio gesto.”
Anthony si limitò a
un'alzata di spalle e William,
senza attendere una sua replica, aggiunse: "Detto questo, ci tengo a
informarti che ho trovato dei compratori per l'albergo. Ormai ritengo
di aver
dato tutto, a questo posto, e non ti reputo in grado di proseguire
degnamente
nel mio lavoro, perciò sono in trattative con una importante
catena alberghiera
di Fort Loderdale, che ha delle succursali anche in Colorado. Entro la
settimana prossima sarà stilato il contratto di vendita,
perciò avresti dovuto
comunque trovarti una nuova casa."
"Bene" mormorò Anthony,
cercando di
trattenere l'ira.
Era inutile prendersela per i suoi
modi apatici,
perché in ogni caso non avrebbe ricavato nulla da
quell'uomo. Anzi, era giunto
a credere che, qualsiasi sua azione fosse dettata dalla vendetta, dal
sordido
piacere di fargli del male perché lui, innanzitutto, aveva
amato i nonni.
Sapeva che tra il nonno e il padre
non era mai corso
buon sangue, e che la mentalità chiusa di suo padre spesso
si era scontrata con
quella più liberare e innovativa del nonno.
Non aveva mai saputo veramente cosa
avesse fatto
nascere un simile odio tra loro, ma tant’era.
Trovando quel momento buono come un
altro per
sviscerare il problema, Anthony allora intrecciò le braccia
sul torace e
domandò: "Quando ti riterrai soddisfatto? Dissotterrerai i
nonni dalla
tomba e darai fuoco ai resti? Solo allora potrai essere contento?"
William rispose con un sorriso
beffardo quanto
glaciale, replicando sardonico: "Tu hai sempre idolatrato i tuoi nonni
ma
non li hai mai conosciuti davvero, non conosci i loro scheletri
nell’armadio.
Quanto alla vendita dell'albergo, non lo faccio per spregio nei loro
confronti
ma perché, semplicemente, non ti reputo adatto a proseguire
nel mestiere. Sei
troppo permissivo, niente affatto di polso, e lasci troppo spago ai
dipendenti.
Loro non devono essere amici, devono
capire chi comanda, e tu non
lo hai mai fatto. Ma, per farti capire che non sono un mostro, ho
tenuto a
precisare con gli acquirenti che Morgan e Becky saranno riassunti nella
nuova gestione."
"Già... come se vi
fossero solo loro, all’interno
dell'hotel" sottolineò Anthony con tono aspro.
"Gli altri si possono sostituire
facilmente, come
ho sempre fatto" chiosò laconico William. "Quanto
a te, ti verrà consegnato fino all'ultimo centesimo. Non
voglio certo che mi
accusi anche di essere un ladro."
Ciò detto,
William gli lanciò un'occhiata
sprezzante che, però, non ottenne l'effetto di far irritare
Anthony.
Nel notare con quanta
freddezza il figlio
lo stesse affrontando, l’uomo non si diede comunque per vinto
e, nello
sfogliare il contratto preliminare che aveva fatto stilare in
previsione della
vendita dell'albergo - e che, ben presto, sarebbe stato firmato da
entrambe le
parti interessate - terminò di dire: "Se hai qualche oggetto
di interesse
personale che vuoi tenere per te, ti conviene prenderlo ora. Non credo
che, già
domani, sarò di umore altrettanto benevolo."
"Terrò le
vecchie carte topografiche
del nonno, se non è un problema" si limitò a dire
Anthony, scrollando le
spalle. "Quelle che prestai a suo tempo al signor Jones, per
intenderci."
A quell'accenno,
William sorrise beffardo
e asserì: "Vedo che continui a farti amici personaggi di
basso calibro.
Non ti ho davvero inculcato niente, in quella testaccia dura.
L'amicizia con un
geologo a cosa ti porterà? A un bel nulla, ma vedo che
ancora non hai compreso
come si sta al mondo. Comunque, non sarà più un
problema mio, visto che mi hai
fatto capire più che bene che non sei interessato a capire i
trucchi del
mestiere da me."
"Su questo siamo
assolutamente
d'accordo" assentì atono Anthony, infilando le mani nelle
tasche prima di
domandare con casualità: "Potrei anche prendermi il pick-up
del nonno?
Tanto, tu non lo usi, e a me farebbe comodo quando vado a fare legna."
A quell'accenno,
William si accigliò
sensibilmente, le sue mani si bloccarono per alcuni istanti sui fogli
del
contratto prima di riprendere ciò che stavano
facendo.
Con tono scorbutico,
quindi, l'uomo
replicò: "No. Quello l'ho già promesso a un'altra
persona. Non puoi averlo."
"Posso sapere a chi
l'hai promesso?
Magari, posso trovare un accomodamento con lui" insistette a quel punto
Anthony.
"Non sono affari
tuoi. Punto" lo
liquidò il padre, chiudendo la questione una volta per
tutte. "Sei
congedato, ora. Ho altro a cui pensare."
"Come vuoi"
replicò fiacco
Anthony, andandosene dall'ufficio con più di un dubbio nella
mente.
Allontanandosi lungo
il corridoio per
raggiungere quella che, fino a pochi giorni prima, era stata la sua
camera da
letto, il suo piccolo angolo di mondo protetto dalle angherie del
padre, si
rese conto di non vederla più come un'oasi.
La stanza era
esattamente la stessa, tolto
per la mancanza delle sue cose ma, proprio come gli aveva ricordato
Morgan, non
erano gli oggetti a renderci cara una persona o un luogo, ma i ricordi
condivisi e le sensazioni provate.
Quel luogo era stato
il sogno dei nonni,
la loro ricompensa per i tanti sforzi fatti, ma l'amore che gli avevano
dato
era la sua vera eredità. Allo stesso modo, quelle quattro
pareti non lo avevano
mai davvero protetto dal carattere dispotico del padre, né
dalle sue parole
velenose.
A farlo stare bene, a
farlo sentire al
sicuro, era stato il sapere di essere amato dai nonni. Questo, lo aveva
reso
capace di sopportare anche l'odio del padre.
Ormai era chiaro che
con il genitore rimastogli
non vi sarebbe mai stato nulla, se non un reciproco e generalizzato
fastidio,
perciò era tempo che vi facesse davvero l'abitudine e
smettesse di sperare.
Era tempo di
focalizzarsi solo su ciò che
aveva dentro.
L'amore per Emily.
L'amicizia nei confronti
dei suoi nuovi e vecchi amici. La fedeltà verso coloro che
lo erano stati a
loro volta con lui.
Quelli sarebbero
stati i suoi nuovi
pilastri e, così facendo, suo padre non avrebbe
più potuto manipolarlo con il
ricatto costituito dall'albergo.
Afferrato quindi uno
scatolone, uscì dalla
stanza per recuperare le vecchie stampe appese lungo il corridoio del
primo
piano dell'albergo e lì, a sorpresa, vide uscire Jordan
Poitier dalla suite a
lui destinata.
Bloccandosi a
metà di un passo, Anthony
riprese immediatamente il suo ruolo di vice-direttore e, cordialmente,
domandò:
"Buongiorno. Posso esserti utile in qualcosa, Jordan?"
Nel notare lo
scatolone e i quadretti al
suo interno, Jordan però replicò: "Posso
esserti io di
aiuto, piuttosto?"
Anthony allora
guardò la scatola, sorrise
e disse: "Sono vecchie stampe di mio nonno. Unico lascito di mio padre,
a
quanto pare. Venderà l'hotel a una catena alberghiera,
perciò ben presto dovrò
trovare un nuovo lavoro."
Jordan lo
guardò pieno di stupore e sì,
dispiacere e, nel seguirlo lungo il corridoio, gli chiese: "Sei sicuro
di
non voler lottare per tenerlo? Posso consigliarti un paio di avvocati,
se
vuoi."
Anthony,
però, scosse il capo, sfiorò con
dita leggere la cornice di un quadro prima di staccarla dal muro e
asserì:
"L'affetto che provo per questo luogo è soprattutto legato
all'amore per i
miei nonni, e quello non potrà togliermelo nessuno. Porto
via le stampe perché
erano un regalo del bisnonno a mio nonno, e lui vi era molto
affezionato. Per
il resto, va bene così. Inoltre, avrei ben poche frecce al
mio arco visto che,
all'interno di questo albergo, sono solo un dipendente e non ho alcuna
voce in
capitolo".
Questo sorprese non
poco Jordan, che
scosse il capo con espressione disgustata e diede una pacca sulla
spalla al
giovane prima di aiutarlo a raccogliere le cornici rimanenti.
Lavorarono in
silenzio per diversi minuti,
minuti in cui Jordan si chiese se portare avanti o meno ciò
che si era prefisso
di fare quando era uscito dalla sua stanza.
Era chiaro quanto, in
quel momento,
Anthony si stesse trattenendo dall'esprimere a parole - o coi gesti -
tutta la
sua frustrazione, e lui non voleva apparirgli come un arrivista, come
una
persona che approfitta del dolore altrui per apparire benevolo.
Ugualmente, diede
comunque voce ai propri
pensieri e disse: "Quando mi hai visto uscire, stavo per l'appunto
venendo
a cercarti. Stasera, io e Maggie usciamo con i nostri figli per andare
da Gilda
a mangiare le lasagne - che ci dicono essere strepitose - e volevo
sapere se
intendevi unirti a noi. Solo che, vista la situazione attuale, mi
sembra di
farti una richiesta studiata a tavolino per apparirti migliore di tuo
padre."
Nel dirlo, gli
sorrise contrito e Anthony,
scoppiando in una risatina leggera, ma che gli servì a
scacciare parte del malumore
montato nell'ufficio del padre, replicò divertito: "Oh,
credimi, Jordan...
dubito che esista, su tutta la Terra, un padre peggiore di lui. O
almeno, così
la penso io. Perciò, vinceresti facile a prescindere.
Comunque, accetto
volentieri. Ho davvero bisogno di staccare un po', visto che
nell'ultima
settimana è davvero successo di tutto e non ho avuto tempo
per respirare
decentemente."
"Emy mi ha detto che
tu e Consuelo
stavate insieme, prima della nascita di Mickey... immagino tu ti senta
strano,
con quello che sta succedendo" si intromise gentilmente Jordan.
Annuendo, Anthony
tornò sui suoi passi per
sistemare le cornici nella sua stanza, al sicuro dalle avide mani del
padre e,
torvo, ammise: "Sono legato a Mickey per più di un motivo, e
uno non è
molto bello. Mio padre ingiuriò per mesi Consuelo,
tacciandola di essere una
donna leggera - ovviamente, usò termini più
discutibili, che io non ripeterò -
e la accusò di volermi strappare dalle mani mio
figlio per darlo
a
Samuel. Naturalmente, io e Consuelo sapevamo benissimo che Mickey non
era
figlio mio, perciò feci di tutto per proteggerla dalle
follie di mio padre e,
quando il bimbo nacque, ne divenni il padrino."
Jordan
sospirò nello scuotere il capo e
borbottò: "Davvero non capisco perché si possa
arrivare a tanto... ma, con
l'esempio di mia sorella o dei miei genitori alle spalle, posso
aspettarmi
davvero di tutto, dalle persone."
Ciò detto,
l’uomo scrutò dubbioso Tony
prima di aggiungere: "Emy te ne ha parlato? Di ciò che
successe a mia
sorella Bérénice? O del perché non
pagammo per il suo riscatto?"
Scuotendo il capo,
Anthony ammise:
"Tra il rapimento di Mickey e i giorni passati nei boschi, oppure a
traslocare, non abbiamo davvero avuto il tempo di sviscerare
l'argomento, anche
se mi aveva accennato al fatto che tu le avevi spiegato i
reali motivi che
vi furono dietro al mancato pagamento."
Annuendo, Jordan lo
seguì nel suo
andirivieni lungo i corridoi e, nel raccogliere le ultime stampe,
ammise ciò
che avvenne più di vent'anni prima, senza tralasciare
alcunché.
Anthony dovette
fermarsi in preda allo
shock, non più in grado di proseguire ciò che
stava facendo.
Alla fine del
racconto, il giovane emise
un fischio basso e prolungato prima di esalare: "Beh, dopo un gesto
simile, non stupisce che tutto sia stato bloccato."
"Ammettere con una
bambina di otto
anni che i suoi nonni e i suoi zii non la volevano salvare per
proteggere gli
interessi dell'azienda, però, sarebbe stato complicato,
così mi presi io la
colpa, innescando la bomba a tempo che ci ha tenuti separati per
più di due
decenni" sospirò a quel punto Jordan. "Non sono stato molto
lungimirante, lo ammetto ma, all'epoca, pensavo che gettarle addosso
quella
verità fosse davvero troppo."
"Io non sono famoso
per le scelte
produttive... lo dimostra il fatto che ho lasciato fare a mio padre
quel che
voleva, di me, fin da quando sono uscito dall'università, e
tutto perché ero
convinto che, solo così, mi avrebbe voluto bene almeno un
po’" scrollò le
spalle Anthony, sorridendo mesto. "Ora, però, credo sia
venuto il momento
di riappropriarmi dei miei spazi. Fuori da qui."
"Beh, a quanto pare,
abbiamo avuto la
stessa idea, visto che me ne sono andato dall'azienda di famiglia a mia
volta" gli sorrise Jordan, dandogli una pacca sulla spalla.
"Mal comune, mezzo
gaudio"
chiosò Anthony, ritrovandosi a ridere con il padre di Emily.
Poggiate le mani
sulle spalle di Emily,
che sollevò il capo a sorriderle affabile, Gilda
lanciò un'occhiata piena di
apprezzamento alla tavolata dinanzi a lei prima di dire: "Beh, direi
che
meglio di così non poteva andare. E' proprio l'immagine che
volevo vedere... o
quasi. Jamie, quanto ancora aspetterai prima di farmi conoscere una
bella
fanciulla?"
Jamie le sorrise
mellifluo, replicando con
candore: "Sto ancora aspettando che tu mi dica di sì."
Gilda
scoppiò in una grassa risata e,
mentre Jordan guardava dubbioso il figlio - come in cerca di
spiegazioni - la
donna disse: "Tesoro, lo sai che amo troppo Coop per scappare con
te."
"Non
smetterò di sperarci, né di
provare a convincerti" scrollò le spalle Jamie, affabile e
per nulla
offeso dal suo ennesimo rifiuto.
Gilda gli diede un
buffetto sulla guancia
prima di dire ai genitori del giovane: "Non vi stupite... sono anni che
mi
fa la corte inutilmente."
"Beh, se non altro
dimostra buon gusto"
chiosò Jordan, sorridendo divertito al figlio e alla moglie.
"E lei, buon occhio,
Mr. Poitier. Le
lasagne sono quasi pronte, comunque. Se avete bisogno d'altro, nel
frattempo,
non avete che da chiedere."
"Susan non
c'è stasera? Non la vedo
in giro" si informò Emily, guardandosi in giro.
Con aria da
cospiratore, Gilda allora
disse con tono un po’ più basso: "Quella bimba
è uscita con il vostro
Parker, assieme al suo fratello spilungone e a Sherry. Sono passati
poco prima
a prenderla, non appena ha smontato dal turno."
"Oh, bene" sorrise
soddisfatta
Emy.
"Mica tanto, bella
mia" replicò
Gilda, accigliandosi. "Se Susy si innamora di Parker e decide di
scappare
con lui per volare a Denver? Tanti saluti a una cameriera coi fiocchi.
No,
no... ve lo dico io... amore e lavoro sono due cose complicate da
mettere
insieme."
"Tu ci lavori, con
tuo marito"
sottolineò divertita Emily.
Gilda allora
ammiccò al suo indirizzo, le
strizzò l'occhio e, prima di tornare al bancone del diner,
chiosò: "Non ho detto che è impossibile...
solo,
complicato."
Ciò detto,
li salutò con un cenno e
Margareth, sorridendo ai figli e ad Anthony, disse: "Ora capisco
perché
amate tanto questo posto. Da come me ne avevate parlato, avevo capito
che era
una gran donna, ma sono lieta di scoprire che non avevate esagerato.
Anche tu
sei un habitué, Anthony?"
"Gilda mi ha
praticamente tirato su
assieme a mia nonna, anche se preferisco non ricordarglielo, visto che
non
vuole pensare all'età che avanza" ammiccò
Anthony, lanciando un'occhiata
piena d'affetto alla donna che, in quel momento, stava parlando con un
avventore.
"Nessuna donna ama
farsi ricordare
quanti anni ha" assentì Margareth, preferendo non domandare
oltre
sull'argomento. Non era davvero l'occasione più adatta per
sviscerare argomenti
così delicati.
In quel mentre, le
lasagne vennero servite
direttamente da Cooper che, con un movimento fluido di mani,
consegnò a tutti i
piatti fumanti e augurò loro buon appetito.
Nessuno di loro
poteva immaginare che, a
diverse miglia di distanza da lì, in tutt'altra
ambientazione e con tutt'altro
umore, proprio l'oggetto delle loro ricerche stava cenando a sua volta,
e in
compagnia del suo rapitore.
Mickey
poggiò le posate sul piatto ormai
vuoto, lo riconsegnò all'uomo dinanzi a lui e disse: "Ho
perso un sacco di
puntate di Sponge Bob."
"Le recupererai, te
lo prometto"
gli disse l'uomo, rimettendo nella sporta le vettovaglie prima di
consegnare a
Mickey un gelato alla vaniglia, prelevato direttamente da una piccola
borsa-frigo da viaggio che aveva portato con sé.
"E le partite di
football?"
domandò ancora, incalzandolo.
"I campionati ci sono
tutti gli
anni" replicò serafico l'altro, scrollando una spalla.
"Sì,
ma..." tentennò il bambino
prima di notare lo sguardo duro che l'uomo gli lanciò. Era
meglio tacere.
Quello era uno
sguardo d'avvertimento, e
lui sapeva che era meglio non contraddire simili occhiate. La loro
maestra di
ginnastica gliene lanciava certe, quando facevano troppo baccano in
palestra...
Rabbrividì
al solo pensiero e l'uomo,
avvedendosene, gli domandò: "Hai freddo?"
"No. Pensavo alla mia
maestra di
ginnastica, e alle sue sgridate" gli spiegò lui, addentando
il gelato
ricoperto di granella di nocciole e cioccolato al latte. "Quando
facciamo
baccano, ci sgrida sempre."
"Vi educa"
precisò l'altro,
alzandosi in piedi. "Non si può crescere come dei selvaggi."
"La mamma..."
iniziò col dire
Mickey prima di tapparsi subito la bocca e sbocconcellare in silenzio
il
gelato.
Aveva imparato molto
presto che il solo
nominare sua madre faceva imbestialire l'uomo ma, ogni tanto, gli
scappava.
Quella volta, però, lui non disse nulla.
Forse,
perché aveva notato il suo impegno
nel non proseguire nella frase.
Un attimo dopo,
infatti, gli posò una mano
sulla testa, sorrise e disse: "Troveremo
una maestra adatta a insegnarti ciò che si deve sapere, non
temere."
Mickey assentì - sapeva
già che, se avesse protestato,
l'uomo si sarebbe adirato, perciò era meglio assecondarlo -
e, con una
scrollata di spalle, celiò: "Miss Whitman è un
po' isterica, in
effetti."
"Ne avrai una migliore, dove
andremo. Manca
ancora poco, non temere" gli promise l'uomo prima di salutarlo e
allontanarsi.
Chiusa a doppia mandata la porta dinanzi a Mickey, l'uomo sospirò, si passò una mano tra i capelli brizzolati e mormorò tra sé: "Non permetterò mai più che quella puttana lo segua. Sarà solo mio. Una volta per tutte."
N.d.A.:
Scusate il ritardo! Per farmi perdonare posterò due capitoli
in sequenza, a poca distanza l'uno dall'altro! :)