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Autore: Mary P_Stark    03/12/2021    2 recensioni
Il piccolo paese di Nederland, Colorado, viene stravolto dalla notizia di un rapimento incomprensibile ed Emily Poitier, fotografa e scrittrice presso una piccola casa editrice della zona, è suo malgrado costretta a rivivere ciò che, vent'anni addietro, accadde a lei.
Sarà grazie all'aiuto dei suoi amici e di Anthony, sua vecchia fiamma, se riuscirà a non impazzire a causa dei ricordi, aiutando così a scoprire chi si cela dietro al rapimento e a recuperare, una volta per tutte, la serenità tanto cercata.
Genere: Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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22.

 

 

 

 

 

Emily scese dal pick-up di Anthony, una volta raggiunto l'albergo e lì, afferrata la sua stampella, disse: "Credo che ora Consuelo riesca a sopportare meglio l'attesa. Parlare con mia madre pare esserle servito."

"Sa che lei ha vissuto lo stesso calvario, perciò può comprenderla meglio di chiunque altro. Questi giorni assieme a lei la aiuteranno di sicuro" annuì Anthony, lanciando uno sguardo verso il retro dell'albergo, dove si trovavano gli automezzi privati della famiglia, così da capire se il padre fosse o meno rientrato da una delle sue ormai frequenti uscite.

Vedendo la Ford Taurus del genitore, si avvicinò istintivamente per controllare che non fosse ancora a bordo ma, nel farlo, gli occhi gli caddero sul vicino pick-up di proprietà dei nonni.

Era insolito che suo padre lo usasse, poiché veniva adoperato soltanto per andare a fare legna ogni tanto, eppure sulle gomme c'era del fango fresco che stava iniziando a seccare.

Dubbioso, si avvicinò ulteriormente per controllare, tallonato dappresso da Emily e, nel toccare il terriccio umido, si strofinò le mani borbottando: "E' recente."

"Che succede?" domandò curiosa Emy.

Volgendosi a mezzo, Anthony disse pensieroso: "Becky mi ha detto che mio padre, anche stamattina, sarebbe andato a Beaver Creek per affari, ma dubito fortemente che ci sia andato col pick-up, e che abbia percorso una strada sterrata per andarci. Da quel che avevo capito, doveva vedere degli albergatori."

"Può aver svolto qualche altra commissione in mattinata. Dopotutto, siamo a pomeriggio inoltrato e tu, ultimamente, non passi molto tempo qui, no?" replicò Emily, non sapendo bene dove volesse andare a parare Anthony.

Sbuffando, Anthony sorrise leggermente, annuì e infine disse: "Ma sì... può darsi che l'avversione per le cose dei nonni gli sia passata, dopotutto."

"E' così idiosincratico?" esalò Emily, facendo tanto d'occhi.

"Non puoi immaginare quanto. Sarà per questo che mi detesta tanto... perché io amo i nonni. Potrebbe essere una spiegazione valida quanto un’altra"scrollò le spalle Anthony. "Comunque, visto che è tornato, andrò a parlargli. Vuoi che ti accompagni prima in clinica, prima?"

"No. Riesco ad andarci anche a piedi. Mi farò fare questa benedetta visita, sperando che mi tolgano alla svelta l’obbligo di usare la stampella, dopodiché sarò a posto e chiamerò Jamie perché mi venga a prendere."

Lui assentì prima di ridacchiare e domandarle: "Ha poi deciso cosa fare? Rimarrà a casa tua, o si darà alla fuga?"

"Ha detto che non vuole diventare cieco, sentendoci fare cosacce, perciò ha sentenziato che avrebbe preso una stanza qui in albergo per fuggire da noi" ridacchiò Emily, arrossendo leggermente.

Anthony scosse la testa nel ridere allegro e, dandole un bacio di saluto, chiosò: "Beh, se non si è spaventata Cleo..."

"Ultimamente lo paragonano spesso al mio cane.. sarà felice" celiò Emily, salutandolo nell'allontanarsi.

Tornando serio non appena Emily fu scomparsa dal suo campo visivo, Anthony si apprestò ad affrontare una volta per tutte il padre, ben deciso a mettere in chiaro le sue decisioni.

Non voleva più procrastinare oltre, cosa che negli ultimi giorni di trasloco aveva caldamente evitato, né lasciare che lui si immischiasse ulteriormente nella sua vita privata. Aveva lasciato correre fin troppo a lungo per paura di perdere le uniche radici che gli erano rimaste, ma ora aveva compreso che, ciò che contava veramente, era racchiuso nel suo cuore, e non tra le quattro mura dell'albergo.

L'amore dei suoi nonni, e che lui aveva provato per loro, non sarebbe svanito se anche il padre avesse fatto terra bruciata dell'hotel. Quel sentimento duraturo e potente sarebbe per sempre rimasto in lui, e lo avrebbe accompagnato nel futuro che aveva deciso di creare con Emily.

Lontano dal padre, lontano dai veleni che lo avevano condizionato per un tempo troppo lungo della sua vita.

Quando, perciò, entrò in albergo, si diresse subito verso l'ufficio del padre e, una volta che ebbe bussato e ricevuto il benestare a entrare, si affacciò all'interno e lo vide seduto alla scrivania, come al solito impegnato a leggere scartoffie.

William levò il capo per guardarlo, e Anthony si sorprese nel vederlo completamente sbarbato, in ordine e con abiti di ottima fattura ancora addosso. Evidentemente, doveva davvero essere andato a uno di quei fantomatici appuntamenti tanto millantati, altrimenti non si sarebbe mai sprecato a indossare un simile completo.

"Ho notato che in questi giorni hai iniziato a portare via le tue cose. Bene" esordì il padre con tono scevro di emozioni. "Avevo anche pensato di cambiare serratura alle porte, giusto per farti capire chi comanda, qui dentro, ma ho soprasseduto. Spero apprezzerai il mio gesto.”

Anthony si limitò a un'alzata di spalle e William, senza attendere una sua replica, aggiunse: "Detto questo, ci tengo a informarti che ho trovato dei compratori per l'albergo. Ormai ritengo di aver dato tutto, a questo posto, e non ti reputo in grado di proseguire degnamente nel mio lavoro, perciò sono in trattative con una importante catena alberghiera di Fort Loderdale, che ha delle succursali anche in Colorado. Entro la settimana prossima sarà stilato il contratto di vendita, perciò avresti dovuto comunque trovarti una nuova casa."

"Bene" mormorò Anthony, cercando di trattenere l'ira.

Era inutile prendersela per i suoi modi apatici, perché in ogni caso non avrebbe ricavato nulla da quell'uomo. Anzi, era giunto a credere che, qualsiasi sua azione fosse dettata dalla vendetta, dal sordido piacere di fargli del male perché lui, innanzitutto, aveva amato i nonni.

Sapeva che tra il nonno e il padre non era mai corso buon sangue, e che la mentalità chiusa di suo padre spesso si era scontrata con quella più liberare e innovativa del nonno.

Non aveva mai saputo veramente cosa avesse fatto nascere un simile odio tra loro, ma tant’era.

Trovando quel momento buono come un altro per sviscerare il problema, Anthony allora intrecciò le braccia sul torace e domandò: "Quando ti riterrai soddisfatto? Dissotterrerai i nonni dalla tomba e darai fuoco ai resti? Solo allora potrai essere contento?"

William rispose con un sorriso beffardo quanto glaciale, replicando sardonico: "Tu hai sempre idolatrato i tuoi nonni ma non li hai mai conosciuti davvero, non conosci i loro scheletri nell’armadio. Quanto alla vendita dell'albergo, non lo faccio per spregio nei loro confronti ma perché, semplicemente, non ti reputo adatto a proseguire nel mestiere. Sei troppo permissivo, niente affatto di polso, e lasci troppo spago ai dipendenti. Loro non devono essere amici, devono capire chi comanda, e tu non lo hai mai fatto. Ma, per farti capire che non sono un mostro, ho tenuto a precisare con gli acquirenti che Morgan e Becky saranno riassunti nella nuova gestione."

"Già... come se vi fossero solo loro, all’interno dell'hotel" sottolineò Anthony con tono aspro.

"Gli altri si possono sostituire facilmente, come ho sempre fatto" chiosò laconico William. "Quanto a te, ti verrà consegnato fino all'ultimo centesimo. Non voglio certo che mi accusi anche di essere un ladro."

Ciò detto, William gli lanciò un'occhiata sprezzante che, però, non ottenne l'effetto di far irritare Anthony.

Nel notare con quanta freddezza il figlio lo stesse affrontando, l’uomo non si diede comunque per vinto e, nello sfogliare il contratto preliminare che aveva fatto stilare in previsione della vendita dell'albergo - e che, ben presto, sarebbe stato firmato da entrambe le parti interessate - terminò di dire: "Se hai qualche oggetto di interesse personale che vuoi tenere per te, ti conviene prenderlo ora. Non credo che, già domani, sarò di umore altrettanto benevolo."

"Terrò le vecchie carte topografiche del nonno, se non è un problema" si limitò a dire Anthony, scrollando le spalle. "Quelle che prestai a suo tempo al signor Jones, per intenderci."

A quell'accenno, William sorrise beffardo e asserì: "Vedo che continui a farti amici personaggi di basso calibro. Non ti ho davvero inculcato niente, in quella testaccia dura. L'amicizia con un geologo a cosa ti porterà? A un bel nulla, ma vedo che ancora non hai compreso come si sta al mondo. Comunque, non sarà più un problema mio, visto che mi hai fatto capire più che bene che non sei interessato a capire i trucchi del mestiere da me."

"Su questo siamo assolutamente d'accordo" assentì atono Anthony, infilando le mani nelle tasche prima di domandare con casualità: "Potrei anche prendermi il pick-up del nonno? Tanto, tu non lo usi, e a me farebbe comodo quando vado a fare legna."

A quell'accenno, William si accigliò sensibilmente, le sue mani si bloccarono per alcuni istanti sui fogli del contratto prima di riprendere ciò che stavano facendo. 

Con tono scorbutico, quindi, l'uomo replicò: "No. Quello l'ho già promesso a un'altra persona. Non puoi averlo."

"Posso sapere a chi l'hai promesso? Magari, posso trovare un accomodamento con lui" insistette a quel punto Anthony.

"Non sono affari tuoi. Punto" lo liquidò il padre, chiudendo la questione una volta per tutte. "Sei congedato, ora. Ho altro a cui pensare."

"Come vuoi" replicò fiacco Anthony, andandosene dall'ufficio con più di un dubbio nella mente.

Allontanandosi lungo il corridoio per raggiungere quella che, fino a pochi giorni prima, era stata la sua camera da letto, il suo piccolo angolo di mondo protetto dalle angherie del padre, si rese conto di non vederla più come un'oasi.

La stanza era esattamente la stessa, tolto per la mancanza delle sue cose ma, proprio come gli aveva ricordato Morgan, non erano gli oggetti a renderci cara una persona o un luogo, ma i ricordi condivisi e le sensazioni provate.

Quel luogo era stato il sogno dei nonni, la loro ricompensa per i tanti sforzi fatti, ma l'amore che gli avevano dato era la sua vera eredità. Allo stesso modo, quelle quattro pareti non lo avevano mai davvero protetto dal carattere dispotico del padre, né dalle sue parole velenose.

A farlo stare bene, a farlo sentire al sicuro, era stato il sapere di essere amato dai nonni. Questo, lo aveva reso capace di sopportare anche l'odio del padre.

Ormai era chiaro che con il genitore rimastogli non vi sarebbe mai stato nulla, se non un reciproco e generalizzato fastidio, perciò era tempo che vi facesse davvero l'abitudine e smettesse di sperare.

Era tempo di focalizzarsi solo su ciò che aveva dentro.

L'amore per Emily. L'amicizia nei confronti dei suoi nuovi e vecchi amici. La fedeltà verso coloro che lo erano stati a loro volta con lui.

Quelli sarebbero stati i suoi nuovi pilastri e, così facendo, suo padre non avrebbe più potuto manipolarlo con il ricatto costituito dall'albergo.

Afferrato quindi uno scatolone, uscì dalla stanza per recuperare le vecchie stampe appese lungo il corridoio del primo piano dell'albergo e lì, a sorpresa, vide uscire Jordan Poitier dalla suite a lui destinata.

Bloccandosi a metà di un passo, Anthony riprese immediatamente il suo ruolo di vice-direttore e, cordialmente, domandò: "Buongiorno. Posso esserti utile in qualcosa, Jordan?"

Nel notare lo scatolone e i quadretti al suo interno, Jordan però replicò: "Posso esserti io di aiuto, piuttosto?"

Anthony allora guardò la scatola, sorrise e disse: "Sono vecchie stampe di mio nonno. Unico lascito di mio padre, a quanto pare. Venderà l'hotel a una catena alberghiera, perciò ben presto dovrò trovare un nuovo lavoro."

Jordan lo guardò pieno di stupore e sì, dispiacere e, nel seguirlo lungo il corridoio, gli chiese: "Sei sicuro di non voler lottare per tenerlo? Posso consigliarti un paio di avvocati, se vuoi."

Anthony, però, scosse il capo, sfiorò con dita leggere la cornice di un quadro prima di staccarla dal muro e asserì: "L'affetto che provo per questo luogo è soprattutto legato all'amore per i miei nonni, e quello non potrà togliermelo nessuno. Porto via le stampe perché erano un regalo del bisnonno a mio nonno, e lui vi era molto affezionato. Per il resto, va bene così. Inoltre, avrei ben poche frecce al mio arco visto che, all'interno di questo albergo, sono solo un dipendente e non ho alcuna voce in capitolo".

Questo sorprese non poco Jordan, che scosse il capo con espressione disgustata e diede una pacca sulla spalla al giovane prima di aiutarlo a raccogliere le cornici rimanenti.

Lavorarono in silenzio per diversi minuti, minuti in cui Jordan si chiese se portare avanti o meno ciò che si era prefisso di fare quando era uscito dalla sua stanza.

Era chiaro quanto, in quel momento, Anthony si stesse trattenendo dall'esprimere a parole - o coi gesti - tutta la sua frustrazione, e lui non voleva apparirgli come un arrivista, come una persona che approfitta del dolore altrui per apparire benevolo.

Ugualmente, diede comunque voce ai propri pensieri e disse: "Quando mi hai visto uscire, stavo per l'appunto venendo a cercarti. Stasera, io e Maggie usciamo con i nostri figli per andare da Gilda a mangiare le lasagne - che ci dicono essere strepitose - e volevo sapere se intendevi unirti a noi. Solo che, vista la situazione attuale, mi sembra di farti una richiesta studiata a tavolino per apparirti migliore di tuo padre."

Nel dirlo, gli sorrise contrito e Anthony, scoppiando in una risatina leggera, ma che gli servì a scacciare parte del malumore montato nell'ufficio del padre, replicò divertito: "Oh, credimi, Jordan... dubito che esista, su tutta la Terra, un padre peggiore di lui. O almeno, così la penso io. Perciò, vinceresti facile a prescindere. Comunque, accetto volentieri. Ho davvero bisogno di staccare un po', visto che nell'ultima settimana è davvero successo di tutto e non ho avuto tempo per respirare decentemente."

"Emy mi ha detto che tu e Consuelo stavate insieme, prima della nascita di Mickey... immagino tu ti senta strano, con quello che sta succedendo" si intromise gentilmente Jordan.

Annuendo, Anthony tornò sui suoi passi per sistemare le cornici nella sua stanza, al sicuro dalle avide mani del padre e, torvo, ammise: "Sono legato a Mickey per più di un motivo, e uno non è molto bello. Mio padre ingiuriò per mesi Consuelo, tacciandola di essere una donna leggera - ovviamente, usò termini più discutibili, che io non ripeterò - e la accusò di volermi strappare dalle mani mio figlio per darlo a Samuel. Naturalmente, io e Consuelo sapevamo benissimo che Mickey non era figlio mio, perciò feci di tutto per proteggerla dalle follie di mio padre e, quando il bimbo nacque, ne divenni il padrino."

Jordan sospirò nello scuotere il capo e borbottò: "Davvero non capisco perché si possa arrivare a tanto... ma, con l'esempio di mia sorella o dei miei genitori alle spalle, posso aspettarmi davvero di tutto, dalle persone."

Ciò detto, l’uomo scrutò dubbioso Tony prima di aggiungere: "Emy te ne ha parlato? Di ciò che successe a mia sorella Bérénice? O del perché non pagammo per il suo riscatto?"

Scuotendo il capo, Anthony ammise: "Tra il rapimento di Mickey e i giorni passati nei boschi, oppure a traslocare, non abbiamo davvero avuto il tempo di sviscerare l'argomento, anche se mi aveva accennato al fatto che tu le avevi spiegato i reali motivi che vi furono dietro al mancato pagamento."

Annuendo, Jordan lo seguì nel suo andirivieni lungo i corridoi e, nel raccogliere le ultime stampe, ammise ciò che avvenne più di vent'anni prima, senza tralasciare alcunché.

Anthony dovette fermarsi in preda allo shock, non più in grado di proseguire ciò che stava facendo.

Alla fine del racconto, il giovane emise un fischio basso e prolungato prima di esalare: "Beh, dopo un gesto simile, non stupisce che tutto sia stato bloccato."

"Ammettere con una bambina di otto anni che i suoi nonni e i suoi zii non la volevano salvare per proteggere gli interessi dell'azienda, però, sarebbe stato complicato, così mi presi io la colpa, innescando la bomba a tempo che ci ha tenuti separati per più di due decenni" sospirò a quel punto Jordan. "Non sono stato molto lungimirante, lo ammetto ma, all'epoca, pensavo che gettarle addosso quella verità fosse davvero troppo."

"Io non sono famoso per le scelte produttive... lo dimostra il fatto che ho lasciato fare a mio padre quel che voleva, di me, fin da quando sono uscito dall'università, e tutto perché ero convinto che, solo così, mi avrebbe voluto bene almeno un po’" scrollò le spalle Anthony, sorridendo mesto. "Ora, però, credo sia venuto il momento di riappropriarmi dei miei spazi. Fuori da qui."

"Beh, a quanto pare, abbiamo avuto la stessa idea, visto che me ne sono andato dall'azienda di famiglia a mia volta" gli sorrise Jordan, dandogli una pacca sulla spalla.

"Mal comune, mezzo gaudio" chiosò Anthony, ritrovandosi a ridere con il padre di Emily.

***

Poggiate le mani sulle spalle di Emily, che sollevò il capo a sorriderle affabile, Gilda lanciò un'occhiata piena di apprezzamento alla tavolata dinanzi a lei prima di dire: "Beh, direi che meglio di così non poteva andare. E' proprio l'immagine che volevo vedere... o quasi. Jamie, quanto ancora aspetterai prima di farmi conoscere una bella fanciulla?"

Jamie le sorrise mellifluo, replicando con candore: "Sto ancora aspettando che tu mi dica di sì."

Gilda scoppiò in una grassa risata e, mentre Jordan guardava dubbioso il figlio - come in cerca di spiegazioni - la donna disse: "Tesoro, lo sai che amo troppo Coop per scappare con te."

"Non smetterò di sperarci, né di provare a convincerti" scrollò le spalle Jamie, affabile e per nulla offeso dal suo ennesimo rifiuto.

Gilda gli diede un buffetto sulla guancia prima di dire ai genitori del giovane: "Non vi stupite... sono anni che mi fa la corte inutilmente."

"Beh, se non altro dimostra buon gusto" chiosò Jordan, sorridendo divertito al figlio e alla moglie.

"E lei, buon occhio, Mr. Poitier. Le lasagne sono quasi pronte, comunque. Se avete bisogno d'altro, nel frattempo, non avete che da chiedere."

"Susan non c'è stasera? Non la vedo in giro" si informò Emily, guardandosi in giro.

Con aria da cospiratore, Gilda allora disse con tono un po’ più basso: "Quella bimba è uscita con il vostro Parker, assieme al suo fratello spilungone e a Sherry. Sono passati poco prima a prenderla, non appena ha smontato dal turno."

"Oh, bene" sorrise soddisfatta Emy.

"Mica tanto, bella mia" replicò Gilda, accigliandosi. "Se Susy si innamora di Parker e decide di scappare con lui per volare a Denver? Tanti saluti a una cameriera coi fiocchi. No, no... ve lo dico io... amore e lavoro sono due cose complicate da mettere insieme."

"Tu ci lavori, con tuo marito" sottolineò divertita Emily.

Gilda allora ammiccò al suo indirizzo, le strizzò l'occhio e, prima di tornare al bancone del diner, chiosò: "Non ho detto che è impossibile... solo, complicato."

Ciò detto, li salutò con un cenno e Margareth, sorridendo ai figli e ad Anthony, disse: "Ora capisco perché amate tanto questo posto. Da come me ne avevate parlato, avevo capito che era una gran donna, ma sono lieta di scoprire che non avevate esagerato. Anche tu sei un habitué, Anthony?"

"Gilda mi ha praticamente tirato su assieme a mia nonna, anche se preferisco non ricordarglielo, visto che non vuole pensare all'età che avanza" ammiccò Anthony, lanciando un'occhiata piena d'affetto alla donna che, in quel momento, stava parlando con un avventore.

"Nessuna donna ama farsi ricordare quanti anni ha" assentì Margareth, preferendo non domandare oltre sull'argomento. Non era davvero l'occasione più adatta per sviscerare argomenti così delicati.

In quel mentre, le lasagne vennero servite direttamente da Cooper che, con un movimento fluido di mani, consegnò a tutti i piatti fumanti e augurò loro buon appetito.

Nessuno di loro poteva immaginare che, a diverse miglia di distanza da lì, in tutt'altra ambientazione e con tutt'altro umore, proprio l'oggetto delle loro ricerche stava cenando a sua volta, e in compagnia del suo rapitore.

***

Mickey poggiò le posate sul piatto ormai vuoto, lo riconsegnò all'uomo dinanzi a lui e disse: "Ho perso un sacco di puntate di Sponge Bob."

"Le recupererai, te lo prometto" gli disse l'uomo, rimettendo nella sporta le vettovaglie prima di consegnare a Mickey un gelato alla vaniglia, prelevato direttamente da una piccola borsa-frigo da viaggio che aveva portato con sé.

"E le partite di football?" domandò ancora, incalzandolo.

"I campionati ci sono tutti gli anni" replicò serafico l'altro, scrollando una spalla.

"Sì, ma..." tentennò il bambino prima di notare lo sguardo duro che l'uomo gli lanciò. Era meglio tacere.

Quello era uno sguardo d'avvertimento, e lui sapeva che era meglio non contraddire simili occhiate. La loro maestra di ginnastica gliene lanciava certe, quando facevano troppo baccano in palestra...

Rabbrividì al solo pensiero e l'uomo, avvedendosene, gli domandò: "Hai freddo?"

"No. Pensavo alla mia maestra di ginnastica, e alle sue sgridate" gli spiegò lui, addentando il gelato ricoperto di granella di nocciole e cioccolato al latte. "Quando facciamo baccano, ci sgrida sempre."

"Vi educa" precisò l'altro, alzandosi in piedi. "Non si può crescere come dei selvaggi."

"La mamma..." iniziò col dire Mickey prima di tapparsi subito la bocca e sbocconcellare in silenzio il gelato.

Aveva imparato molto presto che il solo nominare sua madre faceva imbestialire l'uomo ma, ogni tanto, gli scappava. Quella volta, però, lui non disse nulla.

Forse, perché aveva notato il suo impegno nel non proseguire nella frase.

Un attimo dopo, infatti, gli posò una mano sulla testa, sorrise e disse: "Troveremo una maestra adatta a insegnarti ciò che si deve sapere, non temere."

Mickey assentì - sapeva già che, se avesse protestato, l'uomo si sarebbe adirato, perciò era meglio assecondarlo - e, con una scrollata di spalle, celiò: "Miss Whitman è un po' isterica, in effetti."

"Ne avrai una migliore, dove andremo. Manca ancora poco, non temere" gli promise l'uomo prima di salutarlo e allontanarsi.

Chiusa a doppia mandata la porta dinanzi a Mickey, l'uomo sospirò, si passò una mano tra i capelli brizzolati e mormorò tra sé: "Non permetterò mai più che quella puttana lo segua. Sarà solo mio. Una volta per tutte."

N.d.A.: Scusate il ritardo! Per farmi perdonare posterò due capitoli in sequenza, a poca distanza l'uno dall'altro! :)

  
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