23.
Anthony aveva promesso a Emily di
raggiungerlo non
appena avesse terminato di raccogliere gli ultimi oggetti a lui cari,
oltre a
firmare le dimissioni di fronte a suo padre ma, come sempre in quel
periodo,
non era riuscito a trovarlo.
Nell’attesa, si era
sistemato nella sua vecchia stanza
a leggere un libro per ammazzare il tempo però, alla fine,
era crollato sul
materasso e si era addormentato.
Fu un rumore inconsueto, un
borbottio sordo, a
svegliarlo di soprassalto e, quando Anthony capì di trovarsi
ancora nella sua
stanza, al buio e con gli abiti addosso, ricollegò
ciò che era successo e si
diede dell'idiota.
Immediatamente, mandò un
paio di messaggi in risposta
a quelli ricevuti da Emily - che lei lesse subito, chiarendogli che era
ancora
desta e, probabilmente, irritata con lui - dopodiché si
alzò per andarsene e
raggiungerla.
Già pronto a tornare da
Emy e lasciare le sue dimissioni
a un giorno più propizio, vista soprattutto l’ora
tarda, Anthony si fermò non
appena un rumore di passi si fece largo in quell’ala
dell’albergo, destinata
alla famiglia. Guardingo, quindi, socchiuse la porta della stanza per
capire
chi potesse aggirarsi a quell’ora antelucana, e in quel luogo
in particolare.
Quando perciò vide
comparire il padre si sorprese non
poco e, per un momento, rischiò di smascherarsi. La sorpresa
fu così tanta che,
solo all'ultimo istante, Anthony frenò l'imprecazione che
gli era salita alle
labbra.
Immobilizzandosi immediatamente per
non fare rumore,
attese che l'uomo oltrepassasse la sua stanza e raggiungesse il fondo
del
corridoio, dove si trovava la camera padronale. Dopodiché,
si tolse le scarpe e
sgattaiolò via in silenzio, scendendo da dove suo padre era
appena salito.
Non appena raggiunse il garage,
Tony si avvicinò lesto
al pick-up di suo nonno, trovando il cofano ancora ben caldo e le gomme
nuovamente sporche di fango e detriti floreali.
Questa volta, però, non
lasciò correre e, preso che
ebbe un contenitore da un vicino scaffale, raccolse qualche campione
dopodiché
uscì in silenzio dal garage, ben deciso a vederci chiaro.
Pur sapendo di non avere motivi per sospettare di
lui, Anthony si
incamminò verso la parte alta del paese per chiarire i
propri dubbi, quando un
paio di agenti di ronda lo videro e lo fermarono per un controllo.
Nel riconoscerlo, però,
gli sorrisero –
tranquillizzati dal pensiero di non dover discutere con qualcuno
– e il più
giovane tra i due agenti, ammiccando al suo indirizzo,
celiò: "Una certa
persona non ti ha voluto nel suo letto, stanotte, Tony?"
"Non sapevi che soffro di
sonnambulismo,
Chuck?" ironizzò a sua volta Anthony. "In verità
ho fin troppi
pensieri, per poter dormire bene, così ne ho approfittato
per fare un giro a
piedi. E' un problema?"
I due poliziotti si guardarono
vicendevolmente per
alcuni istanti prima che Chuck replicasse: "In teoria, ci sarebbe il
coprifuoco, e già tuo padre è tornato tardi da
Denver – almeno, a detta sua e
della fattura di vendita che ci ha mostrato come prova -
perciò, vedi di non
ficcarti nei guai con i federali. Fai una passeggiatina e poi rientra.
Se ti
fermano, puoi dire che te l'abbiamo concesso noi."
"Grazie, ragazzi" disse Anthony,
salutandoli
nel riprendere il suo cammino verso Big Springs Drive.
Non appena si ritrovò
immerso nell'oscurità, Anthony
si lasciò guidare dall'abitudine e dalla luce della luna
quindi, inforcato un
sentiero per accorciare il percorso e raggiungere prima Ponderosa
Drive,
rimuginò sulle parole dei due poliziotti.
Denver. Agli agenti, il padre aveva
detto di essere
stato da un fornitore di Denver, e aveva mostrato loro la copia di una
fattura
di acquisto.
Visto l'orario in cui era rientrato
in albergo, doveva
essersi fermato per forza in città per la cena e poi, in
qualche modo, aveva
riempito la serata fino a tornare a casa all'una di notte.
Se fosse stata qualsiasi altra
persona, non vi avrebbe
trovato nulla di strano, ma stavamo parlando di William Consworth, che
non
aveva nessun fornitore, a Denver
- a meno di cambiamenti
dell'ultima ora - e non amava guidare con il buio.
I suoi problemi di cataratta lo
disturbavano più di
quel che lui stesso volesse ammettere, e perciò
già da tempo non si muoveva
durante la notte, se non per casi di estrema urgenza.
Tenendo quindi conto dell'orario di
chiusura dei
negozi e dell'ora di tempo necessaria per risalire da Denver, qualcosa
non
quadrava. Perché, se le cose erano davvero andate
così, suo padre non era
rimasto a Denver per la notte?
Inoltre, perché era
andato fin là con il martoriato e
vecchio pick-up di suo padre, che neppure teneva troppo bene la strada?
Ma,
soprattutto, perché c'erano fango fresco e fogliame
attaccati ai copriruota e
agli pneumatici?
No, suo padre stava mentendo su
qualcosa, e lui doveva
scoprire a tutti i costi di cosa si trattava ma, per farlo, aveva
bisogno di
aiuto.
Per questo, nonostante si sentisse
un verme al
pensiero di svegliare Parker, che aveva passato tutto il pomeriggio nei
boschi
a scandagliare il terreno in cerca di indizi, suonò
ugualmente alla porta e
attese che lui venisse ad aprire.
All'interno del piccolo
appartamento si udirono dei
suoni, un paio di tonfi e, infine, un'imprecazione proprio all'altro
lato della
porta e Anthony, nonostante tutto, sorrise. Se non altro, era riuscito
a
svegliarlo.
Quando infine la porta venne
socchiusa -
evidentemente, Parker lo aveva sbirciato dallo spioncino - il padrone
di casa
mugugnò: "Emy ti ha già buttato fuori di casa?
Non ti ho insegnato davvero
niente?"
Tony sorrise a mezzo, scosse il
capo e disse: "So
che è un orario infame, scusa... ma devo togliermi un
dubbio."
Pur aprendo la porta per farlo
entrare, Parker
borbottò contrariato: "Adesso ti
viene in mente che forse
sei dell'altra sponda? E vorresti provare con me?!"
Anthony, a quel punto,
scoppiò a ridere, si passò
divertito una mano tra i capelli e replicò: "Dio! Non penso
proprio,
Parker!"
Ciò detto,
tornò mortalmente serio, gli mostrò
ciò che
aveva prelevato dal pick-up di suo nonno – e che il padre
aveva usato per non
ben precisati motivi – quindi disse: "Non riuscirò
a tranquillizzarmi
finché non saprò da dove viene questo terreno. Tu
sei un geologo, e scommetto
quel che vuoi che conosci a menadito tutta la composizione chimica
degli strati
superficiali di terreno da qui a Denver."
"Non sbagli" ammise Parker,
sbadigliando
sonoramente mentre accendeva la macchinetta per il caffè e
la luce in salotto.
"Quel che, però, mi viene da chiederti è dove
diavolo hai trovato quei
campioni di terreno, e perché ti sia venuta una voglia matta
di conoscerne la
composizione all’una e mezzo di notte."
"Era sulle ruote del pick-up da cui
è sceso mio
padre, giusto una mezz’ora fa" ammise senza remore Anthony,
vedendo Parker
bloccarsi al solo sentirlo nominare.
Facendo tanto d'occhi, Parker
agì meccanicamente con
le mani per preparare il caffè ma, con lo sguardo, rimase
incatenato ad Anthony
mentre gli chiedeva: "Perché... perché vuoi
sapere dov’è andato,
amico?"
Sospirando suo malgrado, il giovane
poggiò la scatola
sul tavolo del cucinotto di Parker, si lasciò cadere su una
sedia e, poggiati
gli avambracci sulle cosce, mormorò: "Non riesco a togliermi
dalla testa
che ci sia qualcosa che non va, Parker. So di essere di parte, visto
quanto mal
lo sopporto, ma sta tenendo dei comportamenti davvero troppo strani
perché io
non ne tenga conto."
Ora del tutto sveglio, Parker lo
imitò e, sedutosi che
fu, gli disse: "Raccontami, e non tralasciare niente."
Anthony assentì con un
movimento lugubre del capo e
replicò: "Sono anni che millanta di voler vendere l'albergo,
e solo per
fare uno sgarbo a me. Il punto è che non lo ha mai fatto,
né si è mai messo in
pista per trovare dei compratori mentre ora, nel giro di dieci giorni,
salta
fuori che ha trovato qualcuno a cui vendere sia l'hotel che il
pick-up di mio nonno che lui, in vent'anni, non ha mai toccato. Da
quando ho
preso la patente, l’ho sempre usato io per i miei lavoretti
di falegnameria, ma
lui non lo ha mai degnato di mezzo sguardo. Ora, invece, è
già la seconda volta
che glielo vedo usare in pochi giorni e, in entrambe le occasioni, ho
trovato
del fango fresco sulle gomme e attaccato ai copriruota."
Parker, a quel punto,
osservò di sfuggita la scatola
contenente il terriccio incriminato e domandò:
"C'è solo questo? Semplice
curiosità morbosa? O pensi ad altro?"
"Ha detto che, una volta venduto
tutto, se ne
andrà per sempre. Non ha
mai parlato di
voler abbandonare Nederland. Mai, neppure una volta"
sottolineò Anthony,
ancora sconcertato.
Adombrandosi, Parker
borbottò: "Come se volesse
fuggire da qualcosa? O qualcuno?"
"Non so. Non credo abbia dei debiti
di gioco,
perché non è mai stato un uomo dedito a simili
svaghi, ma non posso certo dire
di conoscere benissimo mio padre. Una cosa, però, mi
è parsa strana."
"Dimmi pure" lo incitò
Parker.
"Poco fa, nel venire da te, una
pattuglia mi ha
fermato per degli ovvi controlli e uno degli agenti mi ha fatto notare
che
anche mio padre era tornato tardi da Denver. Per confermare la sua
versione, ha pure mostrato loro la fattura di un
fornitore. Il
punto è che, non soltanto non abbiamo fornitori a Denver,
perché acquistiamo
quasi tutto qui a Nederland o a Boulder, ma lui non guida mai di
notte."
"Come, mai?" si
preoccupò subito Parker.
"Cataratta. Dovrebbero operarlo da
qui a qualche
mese e perciò non gira mai di notte, perché dice
di non vederci più molto bene.
Perciò, che ci faceva in giro a quell'ora di notte? E
millantando un fornitore
di Denver che, salvo novità dell'ultimo momento, non esiste?"
Grattandosi pensieroso la nuca,
Parker borbottò:
"Ammettiamo pure che tuo padre non ti tenga al corrente di tutto
ciò che
fa in ambito lavorativo... tu, comunque, lo scopriresti
perché tieni la
contabilità dell'albergo, vero?"
"Esatto. E il registro è
aggiornato a ieri"
assentì torvo Anthony.
"Okay... allora, ammettiamo pure
che questo nuovo
fornitore sia al suo primissimo ingaggio. Ci può stare, no?"
ipotizzò Parker,
vedendolo annuire. "Non tornerebbero comunque le gomme sporche di
terriccio fresco, né il ritorno a tarda ora. Se, come mi
dici, non ci vede bene
di notte, avrebbe potuto fermarsi in un albergo di Denver e tornare la
mattina
seguente, a giorno fatto."
Anthony assentì al suo
dire e Parker, tra sé, si
domandò fin dove li avrebbe condotti, quel fiume di
supposizioni.
Passandosi nervosamente le mani tra
i corti capelli
arruffati dal sonno, Parker sbadigliò nuovamente, si
alzò per andare a prendere
la sua prima - di molte altre, immaginò - tazza di
caffè e, offertane una ad
Anthony, dichiarò: "D'accordo,... speriamo in meglio ma
prepariamoci al
peggio, giusto?"
"Già" assentì
Anthony.
Parker annuì un paio di
volte, afferrò la scatola
contenente il terriccio incriminato e, portatala accanto agli strumenti
che
ancora teneva accatastati in un angolo del salotto, afferrò
il microscopio,
sporcò un vetrino con un po' di terreno e lo
controllò.
Anthony attese in trepidante
silenzio, osservando
l'amico operare con microscopio, tabelle, dati al computer e nuovi
vetrini.
A un certo punto, e scuotendo il
capo apparentemente
per la frustrazione, o lo sconcerto, Parker riemerse dal suo personale
stato di
profonda concentrazione per dire: "Allora, posso dirti due cose."
"Spara" mormorò Tony.
"Questo terriccio proviene dai
territori a nord
di Nederland, nella zona del Bald Mountain e, stando ai residui di
fiori
di aquilegia caerulea, direi che
possiamo escludere tutto
ciò che in quell’area è esposto a sud,
visto che il Colorado Columbine
predilige le zone in ombra e ricche d'acqua e umidità" gli
spiegò Parker,
grattandosi pensieroso una guancia.
Confuso, Anthony
scandagliò rapidamente nella sua
memoria per capire a cosa si stesse riferendo Parker con quei due nomi
così
singolari. Fu solo dopo alcuni attimi che rammentò un
piccolo fiore montano,
dalla forma a stella e bei petali di un blu zaffiro, sormontati da un
fiorellino più piccolo dai petali bianchi.
Il Colorado Columbine era uno dei
simboli del loro
Stato, e cresceva nei pressi del Parco Nazionale delle Montagne
Rocciose... ma
cosa aveva a che fare, quella pianta, con suo padre?
"Cosa... cosa c'è a nord
di Nederland?"
domandò turbato Anthony.
"A parte un bel paesaggio e una
mulattiera degna
di tale nome, che di solito è battuta dai crossisti
più in gamba?" cercò
di ironizzare Parker, pur senza riuscirvi realmente. "Una vecchia
miniera.
La Silver Bald, se vuoi sapere il nome e,
curiosità delle
curiosità, quella miniera non era tra
le cartine che mi hai
dato, quando mi facesti il favore di prestarmele."
"Come?" esalò sorpreso
Anthony. "E tu
come fai a sapere che esiste, allora?"
"Ehi, amico, ...so fare il mio
mestiere"
ammiccò Parker, mostrandogli una mappatura dettagliata della
zona, con
altimetrie ben delineate e alcune delle miniere più famose
di quelle montagne,
segnalate da simboli sferici. "Mi è parso curioso che tu non
ne fossi in
possesso ma, lì per lì, non ci ho fatto caso.
Avevo così tante zone da
controllare, da qui a Eldora e dintorni che, prima di allontanarmi da
Nederland, ci sarebbero voluti più di sei mesi. Silver
Bald era
una delle ultime miniere che avrei controllato."
"Il punto, Parker, è che
io avevo quella
mappa!" esalò sorpreso Anthony, sgomentando non poco
l'amico. "La
tenevo in una delle carpette che ti diedi tempo fa. Per come era messa,
non era
bellissima da esporre, perciò era riposta al sicuro
perché non si deteriorasse.
E tu mi dici, invece, che non c'era."
"Esatto" assentì Parker,
adombrandosi al
pari dell'amico. "Senti, non voglio dire che..."
"Io invece sì"
sbottò Anthony. "Pensaci
bene, Parker. E' una miniera isolata, ben lontana da
Nederland... e
dai tuoi carotaggi. Sono stato così idiota da
parlare con mio padre del
fatto che ti avrei dato quelle mappe e, per farlo, avrei dovuto
sostituire
alcuni quadri dalla sala da pranzo, visto che lì si
trovavano. Lui se ne
sarebbe ovviamente accorto, chiedendomene debito conto così,
per evitare
casini, glielo avevo accennato. Per scrupolo, quindi, gli dissi che
avrei
raccolto per te tutte le cartine disponibili della zona, e te le avrei
portate il giorno seguente. Ha avuto
tutto il tempo di andare in
archivio, dove lui sapeva benissimo che
tenevo la restante documentazione, ed estrarre quella cartina in
particolare,
così da tenerti lontano da quel posto."
"Stando al tuo discorso - e
sottolineo che
preferisco non crederci -, lui mi avrebbe volutamente
tenuto lontano da quella miniera. Ma perché?"
borbottò accigliato Parker.
"Davvero devo spiegartelo?"
domandò amaro
Anthony, passandosi le mani sul viso con espressione sempre
più sconcertata e
ferita. "L'hai detto tu stesso. Quella zona è raggiungibile
con i pick-up
o le moto, visto che c'è un'ampia sterrata, ma
è molto al di fuori delle zone battute dai
turisti. Inoltre, dalla
mulattiera alla Silver Bald, non deve
esserci molto. Niente che,
con un buon fuoristrada di cui non ti interessa nulla, non riusciresti
a
fare."
"Tony... ti stai arrampicando sugli
specchi"
sottolineò Parker, pur non credendo esso stesso alle proprie
parole.
Addolorato e pieno di furia al
tempo stesso, Anthony
lo affrontò con sguardo colmo di lacrime che mai avrebbe
versato e replicò:
"E' una vita che accusa Consuelo di avergli strappato il nipote! La
nascita di Sophie può essere stato il fattore scatenante,
quello che lo ha
spinto ad agire una volta per tutte."
"Ora parli come Aaron Hotchner
di Criminal
Minds" borbottò Parker, cercando di calmarlo con
gesti cauti delle
mani.
"No, ascoltami, Parker... tu non
hai idea di
quanto lo abbia ossessionato, il pensiero di Mickey. Fu praticamente
impossibile tenerlo calmo, durante la gravidanza di Consuelo e, alla
fine, lo
sceriffo Meyerson dovette emettere un'ingiunzione restrittiva nei suoi
confronti, perché non si mettesse in testa di farle del
male."
Parker lo fissò senza
parole e Anthony, atono,
proseguì nel dire: "Quando Mickey nacque e io ne divenni il
padrino, fu
come se gli avessi dichiarato guerra. Mi disse di aver mollato, che ero
solo un
fallito, di non aver pensato a proteggere mio figlio come un
vero
padre avrebbe dovuto, e altre follie simili.
Arrivai a proporgli il
test del DNA per farlo desistere ma, quando glielo dissi,
andò su tutte le
furie e, finalmente, cedette. Non parlò più di
Mickey, o di Consuelo e, dopo
non aver più manifestato alcun desiderio di denigrarla, si
vide togliere anche
l'ordinanza restrittiva."
"Consuelo?"
Lui assentì, mormorando
dolente: "Non voleva che
soffrissi ulteriormente, così la fede annullare. E, in
effetti, mio padre non
le diede più fastidio."
"Ma tu sai per
certo che
Mickey non è tuo" sottolineò Parker.
Sorridendo mesto, Anthony
annuì. "Io e Consuelo
non eravamo più stati a letto assieme da almeno due mesi, a
causa dei continui
dissidi persistenti tra di noi, e causati interamente da mio padre.
Proprio non
riuscivamo a ritrovare un equilibrio e, se consideri che Mickey nacque
all'ottavo mese, proprio non tornerebbero i conti. Ci sono tre mesi a
dividermi
da quel bambino e, per quanto io gli voglia bene, so che non
è mio."
"Cristo, che casino!"
sbottò Parker,
arruffandosi i capelli con le mani.
Anthony assentì
nuovamente. "Fu un mezzo
scandalo, in effetti. Consuelo scappò da me in lacrime, si
rifugiò da Samuel,
che da sempre era innamorato di lei - pur se io non lo sapevo - e,
beh... il
resto è storia. Consuelo fu molto onesta, nel raccontarmi
tutto, e Samuel
arrivò addirittura a buttarsi in ginocchio dinanzi a me, in
lacrime e pieno di
contrizione. Il punto è un altro, però. Io e
Consuelo iniziammo quella
relazione per i motivi sbagliati. Eravamo molto attratti fisicamente
l'uno
dall’altra, ma non c’era vera affinità,
e questa debolezza di fondo, con mio
padre a fare da comburente, venne fuori."
"Ne so qualcosa, di passioni nate
dall'attrazione
fisica" sospirò Parker. "Io me la sono sposata, la mia
ultima
attrazione, e lei ha fatto sfilatini del mio cuore e del mio conto in
banca."
Anthony gli sorrise comprensivo,
asserendo: "Beh,
Consuelo non è così. E neppure Samuel. Siamo
sempre stati amici e, ben presto,
questo sentimento ha surclassato tutto il resto. Però, mio
padre non lo ha mai
accettato e non vorrei che..."
Tornando serio, Parker
borbottò: "Ricorda che
stiamo solo congetturando."
"Ma avrebbe senso, Parker. La
decisione
improvvisa di vendere, tutta questa fretta nel voler andarsene una
volta per
tutte da Nederland, il fatto di non volermi lasciare il pick-up del
nonno per
nessun motivo... perché tutti questi misteri?" gli fece
notare per contro
Anthony.
"Okay, in effetti è un
comportamento un po'
strano ma, da lì a pensare che possa aver rapito Mickey..."
Infine, Parker aveva messo a parole
ciò che nessuno
dei due, fino a quel momento, aveva avuto il coraggio di esporre a voce
alta.
Quasi che, ammettendolo, avrebbe potuto diventare drammaticamente reale.
"Spiegherebbe la mancanza di prove
in nessuna
direzione, il perché nessuno abbia trovato alcun appiglio a
questo rapimento.
Senti, neppure Sherry è convinta che sia un
rapimento normale,
qualora si possa usare una parola simile per indicare un atto
così becero"
precisò Anthony. "Mio padre avrebbe avuto movente,
opportunità e capacità
per attuare tutto quanto. E, per aver pensato di rubare proprio la
cartina di Silver Bald, doveva aver in
mente di rapirlo già da
tempo, e forse stava preparando un rifugio per Mickey proprio mentre
noi
aspettavamo la nascita di Sophie."
Parker fece per replicare ma, non
trovando nulla di coerente
da replicare, si limitò a imprecare e a passarsi per
l’ennesima volta le mani
tra i capelli, ormai ridotti a un covone di fieno.
"Merda! E io che pensavo che questo
fosse un
posto tranquillo!" sbottò Parker. "Susan me ne parla
così
bene..."
Anthony rammentò solo in
quel momento
dell'appuntamento dell'amico e, lanciata un'occhiata al piano
superiore,
domandò: "Non è che ..."
"No, non è di sopra o, a
quest'ora, sarebbe già
scesa per capire cosa stessimo combinando" ghignò Parker in
risposta alla
sua domanda non fatta. "Visti i miei ultimi casini con le donne, ho
deciso
di andarci mooolto piano e, con
Susan, vale la pena di usare
i piedi di piombo."
"Gilda non ne sarà
contenta. Ha il terrore che tu
gliela porti via" chiosò Anthony, grato a Parker per quel
temporaneo
cambio di discorso. Il solo pensiero che suo padre si fosse macchiato
di un
simile, empio gesto, lo metteva non soltanto a disagio ma anche nella
scomoda condizione
di doverlo tradire.
Per quanto non lo amasse, per
quanto da lui avesse
ricevuto solo disprezzo, non riusciva a gioire del pensiero che il
padre potesse
finire in galera.
Non così. Non per quel
motivo.
Non voleva ricordarlo a quel modo.
Eppure, tutto ciò
di cui avevano disquisito lui e Parker fino a quel momento aveva un
senso, e
avrebbe potuto spiegare la sparizione di Mickey.
"Sai... non è detto che
io voglia andare
via" sottolineò Parker, sorprendendolo e strappandolo alle
sue congetture.
"Come?" esalò Anthony.
"Nederland mi piace e, rapimento a
parte, è un
posto in cui sarebbe piacevole vivere. Inoltre, ora che io e Rick siamo
senza
lavoro, abbiamo la possibilità di scegliere dove andare e
cosa fare e, visto
che lo zio di Emily si è già messo in contatto
con me per mettere giù un paio
di idee..."
"COME?!" esclamò a quel
punto l'amico,
sgranando gli occhi.
Sorridendo divertito, Parker
annuì e disse: "Saputo
di ciò che era successo - evidentemente, Emily ha la lingua
lunga - il signor
Cunningham mi ha chiamato per dirmi di aver intenzione di aprire un
nuovo
ufficio tecnico a Boulder, e di aver giusto bisogno di un paio di
persone
capaci da inserirvi."
"Beh... questa sì che
è una sorpresa. E immagino
che Emy non lo sappia, perché non me ne ha affatto parlato."
"No, suo zio ha preferito non dirle
nulla perché,
in fin dei conti, prima di tutto dobbiamo discuterne io e Rick. L'ho
detto a
mio fratello e, immagino, lui ne starà parlando a Sherry, o
lo avrà fatto prima
di mettersi a nanna" scrollò le spalle Parker.
"E così... stanno
facendo sul serio, quei
due?" domandò a quel punto Anthony.
"Avrebbero già dovuto
farlo cinque anni fa, da
quel che ho capito e, per quanto mio fratello non ami fare le cose di
fretta,
non sembra disposto a perdere altro tempo. Mi viene però da
dire che,
all'epoca, aveva solo ventiquattro anni, era al suo primo, vero
progetto
lavorativo e, per i suoi standard, era davvero un po' troppo preso per
impegnarsi anche in ambito amoroso" motteggiò Parker. "Se le
cose
andranno in porto, ne sarò felice, ma è giusto
che Rick valuti da solo se
accettare o meno la proposta, e non sia condizionato da ciò
che penso io."
"Mi suona strano, pensarli
assieme... eppure,
pare proprio che Sherry adori il modo in cui tuo fratello la tratta. E
viceversa" chiosò Anthony.
"Sherry deve ancora affrontare mia
madre...
dopotutto, si parla del cucciolo della nidiata, anche se è
alto come una
pertica e potrebbe sfondarti il cranio con una mano"
ironizzò Parker prima
di alzarsi in piedi, stiracchiarsi e aggiungere: "Cosa facciamo,
adesso?
Ci fiondiamo da McCoy per dirgli ciò che pensiamo, o agiamo
di testa
nostra?"
Anthony sapeva più che
bene che, a rigor di logica, avrebbero
dovuto parlare con l'agente speciale McCoy di quanto avevano scoperto,
ma la
rabbia nei confronti del padre era tale da spingerlo a mandare all'aria
qualsiasi precauzione.
Voleva essere lui a
metterlo di
fronte ai propri errori, qualora avessero scoperto che tutte le loro
illazioni
corrispondevano a verità. Voleva essere
lui a dirgli quanto,
il suo gesto insensato, avesse rovinato tutto, e in maniera definitiva.
Non voleva delegare a nessuno
quest'onere - perché era
soltanto un peso, e niente affatto un piacere - ma, per poterlo mettere
in
atto, avrebbe dovuto attendere di poter uscire da Nederland senza
destare
sospetti nella polizia.
Dopotutto, era già stato
fermato una volta. Se lo
avessero trovato fuori casa due volte durante la stessa nottata, nessun
uomo
sano di mente avrebbe più creduto alle sue scuse.
"Andrò a Bald Mountain
non appena riapriranno i
confini di Nederland" decretò a quel punto Anthony.
"Andremo. Sono
in ballo anch'io, e
col cavolo che ti lascio andare da solo" sottolineò per
contro Parker,
dandogli una pacca sulla spalla. "Emy mi ammazzerebbe, se ti capitasse
qualcosa."
Nel sentirla nominare, Anthony
afferrò in fretta il
telefono, rilesse per bene i messaggi a cui aveva risposto
frettolosamente e,
storcendo la bocca, borbottò: "Dovremo inventarci
qualcosa... le ho detto
che sarei passato in mattinata, visto che mi ero addormentato nella mia
stanza in
attesa che mio padre tornasse, e non ero andato da lei per la notte."
"I cuori innamorati..." lo prese in
giro
Parker.
Tony lo guardò di
traverso ma, ben sapendo quanto -
l'intervento di Parker - avesse cospirato positivamente
perché loro potessero
riavvicinarsi, preferì soprassedere. In fondo, doveva molto
a quell'uomo e
poteva permettersi di sopportare qualche battutina.
***
Evidentemente, essere svegliati in
piena notte non
aiutava a essere poi scaltri la mattina.
Parker e Anthony si
presentarono assieme a
casa di Emily, poche ore dopo, mettendola subito sul chi vive. Quale
fidanzato,
infatti, si presenterebbe per colazione, magari una colazione romantica, accompagnato da
un amico?
Accogliendoli comunque in casa, e
notando le occhiaie
sul viso di entrambi, Emily poggiò le mani sui fianchi e li
guardò piena di
dubbi, domandando quindi a bruciapelo: "Sbaglierò, ma
nessuno dei due ha
dormito molto. Che avete combinato?"
"Io ero con Susan"
sottolineò subito Parker,
levando una mano neanche fosse stato interpellato dalla maestra e
sapesse già
di trovarsi in guai seri.
Anthony non disse nulla, per
contro, ed Emy si
accigliò maggiormente, replicando però con
candore: "Riprova, Parker.
Susan mi ha messaggiato ieri sera, attorno alle undici, dicendomi che
eri stato
così cavaliere da portarla a casa, salutandola con un bacio
della buonanotte da
dieci e lode - complimenti, tra l'altro - per poi dileguarti senza
chiedere
altro. Complimenti ancora... ma così non regge la tua scusa."
Parker brontolò qualcosa
in merito alle chiacchiere
femminili, ma Emily non vi badò. Puntò i suoi
occhi di colomba - ora molto
simili all'acciaio - sul viso imperscrutabile di Anthony e, con tono
comprensivo,
domandò ancora: "Non vi giudicherò... ma vorrei
capire. Cos'è successo?
Perché sembrate passati sotto un treno?"
A quel punto, Parker e Anthony si
guardarono
vicendevolmente e quest'ultimo, con un sospiro, ammise ciò
che si era
ripromesso di non dirle. Dopotutto, però, a Emy aveva
promesso verità, aveva
promesso partecipazione e un cuore aperto, e non poteva
mentirle proprio
su quello.
In fondo, anche lei teneva
moltissimo a Mickey e
sarebbe stato ingiusto e crudele non metterla al corrente di
ciò che pensavano
di aver scoperto.
Con dovizia di particolari, quindi,
le spiegò ciò che
credeva di aver messo allo scoperto e, grazie anche alle spiegazioni
tecniche
di Parker, ogni argomento venne sviscerato di fronte a una esterrefatta
Emily.
Questa, preda di un'ira a stento
contenibile, cominciò
a camminare avanti e indietro per il salotto, accompagnata in
quell'interminabile andirivieni da Cleo, che sembrava preoccupata
dall'ansia
crescente della sua padrona.
Quando Anthony ebbe terminato di
parlare, Emily sbottò
dicendo: "Andiamo! Non possiamo aspettare un solo attimo di
più."
"E... McCoy?" tentennò
Anthony.
Ma Emy non lo stava ascoltando. Si
piegò su un
ginocchio per stringere a sé Cleopatra e, con voce rotta
dalla rabbia che, come
un fuoco divorante, la stava invadendo in ogni sua parte,
mormorò: "Stai
con Consuelo e Samuel, Cleopatra. Consuelo. Samuel. Con loro."
Cleo abbaiò un paio di
volte, come a voler protestare,
ma Emy scosse il capo, la accompagnò alla porta,
batté un paio di volte le mani
e ripeté: "Consuelo. Samuel. Proteggi."
A quest'ultima parola, Cleopatra
smise di abbaiare,
rizzò il testone e corse verso la porta d'ingresso dei
vicini, quasi non
aspettasse altro che di ricevere quell'ordine in particolare.
Anthony e Parker la guardarono
dubbiosi ed Emily, con
un leggero sospiro, ammise: "Cleopatra non è soltanto una
bella cagnolona.
E' addestrata a difendermi e, quando le impartisco quel comando, per
lei cambia
tutto. Cerco di usarlo il meno possibile perché potrei anche
essere tentata di
abusarne ma, in questo caso, era necessario. Lasciarla a casa da sola
avrebbe
voluto dire sentirla ululare tutto il tempo e, onestamente, non posso
portarla
dai miei e da Jamie. Vorrebbero unirsi alla brigata e, meno siamo,
meglio è.
L'unica alternativa, era darle un compito."
"Con una stazza simile, non ho
neppure idea di
cosa potrebbe essere in grado di fare" deglutì ammirato
Parker, prima di
sottolineare l'ovvio. "Sai, vero, che ci cacceremo in un guaio
pazzesco,
se dovessimo scoprire che non ci sbagliavamo?"
"Con McCoy? Lo
affronterò senza problemi"
replicò Emily, percorrendo a grandi passi il salotto per
aprire la porta dello
sgabuzzino, da cui estrasse il suo zaino. "La caviglia sta meglio,
perciò
non vi sarò d'impaccio. Il tutore che mi hanno dato funziona
a meraviglia."
Ciò detto,
indicò loro la gamba e sollevò i pantaloni
della tuta per mostrare la cavigliera semirigida che le permetteva di
camminare
speditamente.
Anthony sospirò,
assentì di fronte a tanta
determinazione e disse: "Avrei preferito evitare di coinvolgerti,
ma..."
"...ma siamo insieme in tutto,
Tony. Specialmente
nei guai, a quanto pare" gli fece notare lei, inforcando lo zaino sulle
spalle.
Parker allora diede una pacca sulla
spalla a entrambi
e dichiarò: "Molto bene, compare gatto e compare volpe.
Andiamo a cercare
la Tana del Bianconiglio."
"Hai confuso le favole, Parker. Una
è Pinocchio,
l'altra è Alice nel Paese delle Meraviglie"
sottolineò Emily, ammiccando
al suo indirizzo mentre uscivano di casa a passo di carica.
"Peccato che noi, invece, non
stiamo andando in
nessun paese dei balocchi, né al non-compleanno di Alice"
sbuffò Anthony,
tornando serio al pari degli altri.
Saliti in silenzio sul pick-up di
Parker, il trio
discese l'erta sterrata per poi dirigersi verso l'uscita a nord di
Nederland. Senza
essere fermati dalla polizia al posto di blocco in quanto abitanti del
luogo,
presero quindi in direzione della Peak to Peak Highway, che li avrebbe
condotti
al Bald Mountain e alla Silver Bald.
Verso cosa, lo avrebbero scoperto entro breve.
N.d.A.: ciò che pensano di aver scoperto Parker e Anthony è davvero terribile, e scoprire se queste supposizioni corrispondano o meno alla verità, potrà portare guai al trio. Di che genere, lo scoprirete a breve.