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Autore: Severa Crouch    09/12/2021    1 recensioni
Raccolta di drabble, flashfic e brevi one-shot ispirate ai personaggi della New Generation di Harry Potter e, in particolare, ai protagonisti del mio universo narrativo: Teddy Lupin, Victoire Weasley, i fratelli Lestrange, i fratelli Potter e l'allegra combriccola di cugini Weasley.
1. The comfort place - Coffeshop!AU - Teddy Lupin, Roland Lestrange
2. Le ombre del passato - Roddie Lestrange
3. Tensione Grifondoro - James Sirius - Louis
4. Fine turno - Dominique Weasley
5. Strategie sbagliate - Roland Lestrange, Orion Crouch
6. Tracce di divinità - Delphini Riddle
7. Letture pericolose - Albus/Scorpius/Rose
10. Questione di prospettiva - Delphini Riddle kid!fic
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het, Slash | Personaggi: Nuova generazione di streghe e maghi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Questione di prospettiva

Alexandra & Delphini - kid!fic

 


Black Manor, Wiltshire, 25 dicembre 2006

 

La vittoria del Signore Oscuro su Potter e la fine della guerra avevano comportato innumerevoli vantaggi per i Mangiamorte. Alexandra, da direttrice dei Servizi Amministrativi per il Wizengamot, era stata promossa a Direttrice dell’intero Ufficio Applicazione Legge Magica e sapeva di essere in corsa per la carica di Ministro della Magia ricoperta da Pius Thicknesse, al secondo mandato.

Finita la guerra, inoltre, Bellatrix e Rodolphus avevano sistemato l’intricata questione del loro matrimonio. Non c’era più alcun genitore da compiacere e la nascita di Delphini aveva fatto emergere il bisogno di entrambi di dare un taglio a quel rapporto che si trascinava da quando erano usciti da Azkaban. 

Sarebbe stato ingiusto pensare che fosse solo a causa di Delphini, c’era anche il rapporto tra Alexandra e Rodolphus che era cresciuto durante la guerra e il desiderio sempre più forte di avere una famiglia tutta loro. 

Era stata una separazione civile, impeccabile, da parte di due rappresentanti della nuova élite magica. Così, se Bellatrix era diventata la compagna ufficiale del Signore Oscuro, Rodolphus e Alexandra si erano sposati subito dopo il divorzio di lui. Un rito semplice, con pochi invitati, e il Signore Oscuro che li legava in matrimonio. Negli anni seguenti erano arrivati i figli, che si erano aggiunti ad Orion, il figlio di Alexandra e Barty, al quale Rodolphus aveva giurato sul letto di morte che ne avrebbe avuto cura. Era stato come un passaggio di testimone, perché Barty, sentita la promessa di Rodolphus, Bellatrix e Rabastan, fiaccato da un vegetare senz’anima, si era congedato dal mondo. 

Erano stati anni difficili, quelli della guerra, tra il lutto per la perdita di Barty, Rodolphus che tornava ad Azkaban e il mondo che diventava sempre più cupo e minaccioso. Per questo motivo, da quel 1998 che aveva segnato la pace e il sorgere dell’Impero Oscuro, i Mangiamorte celebravano i riti di Yule nella sontuosa residenza di Lord Voldemort, sorta da quello che un tempo era il maniero di Cygnus e Druella Black che Bellatrix aveva portato in dote.

Nel castello dei Lestrange, tuttavia, qualche ora prima dell’inizio della cerimonia, regnava ancora il caos. Alexandra girava tra le stanze dei ragazzi cercando Roland, il primo figlio avuto da Rodolphus, che sembrava essersi volatilizzato. Lo intravide, tanto per cambiare, nella stanza di Orion. Quei due erano inseparabili. “Ragazzi, siete pronti? Orion smettila di mostrare la tua divisa a Roland, sistema la bacchetta e andiamo!” 

“Ma mamma!” Orion tentò di protestare, batté i piedi per terra e alzò gli occhi al cielo, nello stesso modo di Barty alla sua età. Alexandra lo ricordava ancora quando non voleva tornare a casa per le vacanze di Natale che “tanto papà sta tutto il tempo al Ministero…” Orion, al contrario di suo padre, era ben contento di tornare a casa dai fratelli. Soprattutto adesso che poteva raccontare loro come era Hogwarts e mostrare gli incantesimi che aveva imparato. Da quando era a casa, Roland gli si era attaccato e non lo lasciava più, un po’ come da bambini quando Orion lo aiutava a camminare e gli mostrava i suoi giochi.

Se Alexandra si fosse lasciata intenerire, però, avrebbero fatto tardi e sarebbe stato inappropriato. Così, alzò il sopracciglio e guardò i figli seria, con l’espressione vagamente minacciosa che aveva quando non voleva essere contraddetta. Puntò il dito verso il baule di Hogwarts che - nonostante le urla del pomeriggio - era ancora in mezzo alla stanza completamente aperto e da cui spuntava la mano di Roland che reggeva il coperchio aperto, nella speranza di non essere visto. 

“Roland, ti vedo dietro il baule di Orion.” 

Roland lasciò cadere il coperchio con un tonfo ed emerse avvolto nella sciarpa verde e argento del fratello e un sorriso sornione sul volto. Aveva la veste da mago verde scuro completamente in disordine e i capelli neri arruffati. Alexandra sospirò, agitò la bacchetta e in un attimo sistemò i due figli. 

Roddie arrivò poco dopo, perfettamente in ordine. “Vado bene, mamma?”

“Perfettamente! Tu, sì, che mi dai soddisfazione!” esclamò ammirata verso il terzo figlio. 

Rabastan, invece, era seduto sul divano con indosso già la mantella per uscire e intento a leggere un libro. Rodolphus gli ordinò di chiudere il libro e finalmente riuscirono a prendere la Passaporta per andare dal Signore Oscuro.

Bellatrix le aveva anticipato che sarebbe stato un Natale “in famiglia” con Narcissa, Lucius, Draco, la moglie e il piccolo Scorpius. Inoltre, sarebbero arrivati anche Rabastan e Pucine dalla Francia con la piccola Philomène e Cyrille. Il maniero si sarebbe riempito di una nuova generazione di maghi e streghe che avrebbero distratto un po’ la piccola Delphini. Più tardi, sarebbero giunti anche gli altri Mangiamorte.

“Orion!” 

La voce di Delphi risuonò nell’atrio, la videro precipitarsi giù per le scale non appena comparvero all’ingresso della dimora del Signore Oscuro. 

Delphini non vedeva Orion dalla fine di agosto, prima della partenza di lui per Hogwarts e sicuramente era piena di curiosità sulla scuola e lo smistamento, proprio come lo era stata lei quando Regulus aveva iniziato il primo anno. 

I suoi bambini erano cresciuti insieme a Delphini e Alexandra cercava di portarli con sé ogni volta che, insieme a Rodolphus, doveva discutere di qualcosa con il Signore Oscuro e Bellatrix. 

Le dispiaceva sapere che la piccola Delphini crescesse senza giocare con altri bambini, o limitandosi alla compagnia degli elfi domestici. Sapeva quanto gli amici fossero importanti, anzi, fondamentali. Se ripensava alla sua infanzia, Alexandra non riusciva a immaginare sé stessa senza Barty o Regulus, e persino Sirius e Robert, anche se la guerra poi li aveva divisi e di tutti loro, lei era l’unica sopravvissuta.

“Signorina Riddle, non è pronta!” esclamò l’elfa domestica a cui era stata affidata Delphini, ruzzolò giù per le scale inciampando nella veste da strega con cui inseguiva Delphi che scoppiò a ridere. La bambina era arrivata con indosso ancora la divisa da duello, quella che Bellatrix aveva fatto realizzare sulla falsariga delle uniformi dei Mangiamorte, e con i capelli persino più arruffati di quelli di Roland. Alexandra sussultò quando la vide, ma non disse nulla.

“Delphini! È inconcepibile che tu non sia ancora pronta! Vai immediatamente a prepararti!” urlò Bellatrix con un filo di esasperazione nella voce.

“Io sono pronta!” Delphini guardava la madre sfidandone l’autorità.

Bellatrix li raggiunse scuotendo la testa. “Sarei una madre snaturata se usassi la Cruciatus per tenerla buona?” domandò mentre si scambiavano un saluto. Alexandra le sorrise e le rivolse uno sguardo carico di comprensione, mentre Rodolphus si limitò ad osservare: “Oramai non è più vietata dalla legge!” Alexandra lanciò un’occhiataccia al marito che finse di interessarsi a quello che Orion e Roland stavano confabulando.

“Non puoi fare i riti di Yule con la divisa da pomeriggio, non è appropriato!” Roddie lasciò trapelare il proprio disappunto. Delphini assottigliò lo sguardo e non esitò a rifilargli uno spintone, una linguaccia e un “Fatti gli affaracci tuoi, brutto pipistrello!” che attirò un altro rimprovero da Bellatrix.

Orion e Roland avevano trattenuto una risatina ed erano già erano pronti a coinvolgere Delphini nei loro giochi. 

Prima che fosse troppo tardi, e che la perdessero per sempre, Alexandra le disse: “Vieni con me, Delphi, ti prometto che torniamo presto e poi potrai giocare con Orion e Roland. Sistemiamo subito la questione abbigliamento prima che ti veda tuo padre, d’accordo?”

Fu sufficiente nominare il papà perché lo sguardo di Delphini si allargò e divenne immediatamente più collaborativa. Afferrò la mano di Alexandra e insieme si diressero verso la cameretta. 

Alexandra congedò l’elfa domestica dicendole: “Non ci serve il tuo aiuto,” poi si rivolse a Delphini domandandole: “facciamo che è un momento tra ragazze, ti va?”

Delphini alzò gli occhi al cielo: “Io odio i momenti tra ragazze. Le ragazze sono stupide.”

“Anch’io lo dicevo alla tua età, infatti, i miei migliori amici erano per lo più dei ragazzi come Barty e Regulus.”

“E dove sono ora?”

“Sono morti tanti anni fa.”

Delphini rimase un attimo in silenzio e poi continuò come se niente fosse: “Le femmine sono noiose.” 

Nel frattempo, Alexandra usava un incantesimo per districarle i nodi tra i capelli, era moltissimo tempo che sognava di pettinare quei meravigliosi capelli argentei. Sbirciò il riflesso nello specchio e il suo pensiero andò a Walburga, a quando le sistemava i capelli prima che arrivasse sua madre e non la trovasse in disordine. Walburga, proprio come lei, aveva sempre desiderato avere una figlia femmina, ma la sorte le aveva dato due maschi, per la gioia del resto della famiglia. 

Adesso, Alexandra si ritrovava a fare lo stesso con un’altra Black, la figlia di Bellatrix, la nipote prediletta di Walburga, e dentro di sé sperava che la sua maestra sarebbe stata orgogliosa di lei. Sospirò per scacciare quei pensieri, cercò di prestare attenzione all’elenco di difetti che avevano le bambine con cui Delphini giocava. C’erano le figlie di Dolohov, la figlia di Travers, una Mulciber, che tuttavia non erano divertenti tanto quanto quei due scapestrati di Orion e Roland.

Alexandra sorrise e sospirò: “Vedi, Delphi, saper tenere i rapporti con le altre bambine è un esercizio che ti tornerà utile nella vita. Non sempre possiamo mostrare il disprezzo che proviamo verso gli altri.”

“E invece sì, sono stupide!”

“Vero,” Alexandra iniziò a intrecciare i capelli così sarebbero rimasti in ordine. “Ma se sono stupide, e tu le farai parlare, conoscerai le loro debolezze e potrai usarle a tuo vantaggio, potrai acquisire potere.”

Delphini le rivolse un’occhiata scettica, proprio come avrebbe fatto Bellatrix. Alexandra sorrise: “Sai chi mi ha insegnato queste cose?” La treccia argentea oscillò tra le sue mani e lo specchio le rimandò l’immagine di una bambina di otto anni interessata.

 “Tuo papà.” Alexandra sorrise: “Dovevi vederlo quando l’ho conosciuto, Delphi! È venuto da me e dai miei amici, c’era anche tua mamma, e Rodolphus, e tutti noi sentivamo il suo immenso potere. Lui sapeva tutto di noi, ogni più piccolo segreto, e ci ha offerto di realizzare i nostri sogni.” 

Alexandra ritornò con la mente a quella che sembrava un’altra vita, a prima della guerra. 

“Quando lo vedevamo comparire alle feste, era impeccabile, dispensava saluti, strette di mano, chiacchierava anche con maghi meschini e mediocri. Tua mamma andava su tutte le furie, diceva che quelle persone non erano degne di baciargli l’orlo della veste da mago, ma lui non ha mai fatto sentire nessuno fuori luogo. I traditori, però, facevano una fine orribile.”

Delphini ascoltava immobile, completamente assorta da quel racconto. “Se io ho fatto carriera al Ministero della Magia, lo devo a lui. Non solo perché avevo il sostegno giusto, ma perché mi ha insegnato a rimanere al mio posto, a sorridere quando volevo solo prendere la bacchetta e Cruciare gli altri, a nascondere il mio dolore quando tutto il mio mondo è crollato insieme a tuo padre.”

Alexandra finì di intrecciare i capelli di Delphini, inserì dei rametti di agrifoglio beneauguranti e le mostrò il risultato. 

“Guarda, guarda come sei bella, sembri una bimba innocente, ma tutti noi sappiamo che hai un grande potenziale. Sarai una strega grandiosa.” La invitò a scendere dallo sgabello e seguirla verso la cabina armadio. 

“Vieni, scegliamo una veste da strega adatta per celebrare Yule.” Delphini la seguì di controvoglia, si vedeva che detestava quelle situazioni e che avrebbe preferito qualsiasi altra cosa. 

“Quando andavo a Hogwarts, ma anche quando la frequentava tuo papà, il direttore della Casa di Serpeverde era un vecchio Pozionista, Horace Lumacorno, lui aveva il vezzo di organizzare delle noiosissime serate che chiamava le cene del Lumaclub. Sosteneva che servissero per creare contatti e stringere amicizie in una cerchia ristretta. Pensa che i primi Mangiamorte tuo padre li ha trovati proprio durante queste cene eleganti.”

Delphini sembrò riflettere a quelle parole. “Come vedi, è tutta questione di prospettiva, Delphi, magari adesso la serata ti sembrerà noiosa, ma vedrai che queste serate saranno importanti quando raccoglierai le redini e dovrai dare il tuo contributo alla Causa. Lo vedo che, sotto il caratterino che hai ereditato dalla mamma, c’è la furbizia  del papà.” 

Alexandra scelse una veste di velluto verde scuro decorata da un nastro e un colletto in tulle leggero, lungo l’orlo della gonna correva un rametto di vischio ricamato in filo argentato che impreziosiva l’abito. La veste era sufficientemente ampia da essere comoda per giocare, i tessuti pregiati la rendevano perfetta per l’occasione,  i colori richiamavano quelli di Yule e il taglio tradizionale, quasi medievale, era perfetto per i riti antichi che avrebbero celebrato. I capelli argentei di Delphini scendevano ordinati in una lunga treccia morbida, così che non le avrebbero impacciato i movimenti e al tempo stesso sarebbero rimasti in ordine.

“Sei bellissima, Delphi.”

“Secondo te, ad Orion piace?” domandò incerta, rivelando un altro aspetto ereditato dalla mamma. Ricordava il modo in cui Bellatrix andava in ansia quando si trattava di incontrare il Signore Oscuro e trattenne una risatina al pensiero che Delphini avesse quelle stesse reazioni per il suo piccolo Orion. Lo stomaco, però, non poté evitare di contrarsi in un misto di gelosia e preoccupazione. Orion era dolce e indifeso rispetto a Delphini e nemmeno pensava a certe cose. Imporsi di non intervenire era complicato, ma farlo sarebbe stato come tradire Regulus e legittimare il modo in cui avevano provato ad allontanarli. La vita avrebbe fatto il suo corso, Delphini e Orion sarebbero cresciuti e lei poteva solo sperare che entrambi fossero felici, non desiderava altro. 

“Zia Alex…” 

Delphini la fermò prima che Alexandra aprisse la porta. Si voltò verso la bambina sorridendo per l’appellativo con cui l’aveva chiamata. Delphini si contorceva le dita delle mani in preda al nervoso. “Dicono che papà non può amare, io sono come lui?”

Sospirò per la tenerezza di quella bambina, capì quanto dovesse essere difficile per lei gestire quell’eredità. Sicuramente Bellatrix non parlava di cose che per lei stessa erano difficili e dolorose. Così, la raggiunse e si piegò sulle ginocchia per guardarla negli occhi. Le prese le mani e le disse: “Dicono che tuo padre non conosca l’amore, che non sappia riconoscerlo, e che non sia in grado di capire la forza di questo sentimento. Io però non credo che lui non sia in grado di provarlo, anche se lui non te lo dirà mai.”

“Come puoi dirlo?”

“Perché l’ho visto, Delphi, ho visto tuo papà rischiare la vita, sfidare Albus Silente e far saltare una copertura a cui io e zio Lucius avevamo lavorato per mesi, solo per salvare la vita di tua mamma. L’ho visto abbassare per un istante la propria difesa contro Potter per uccidere Molly Weasley e salvare ancora una volta la vita a tua mamma. Se non è amore questo…”

Delphini spalancò la bocca sorpresa: “Ma allora il papà ama la mamma!”

Alexandra scoppiò a ridere, si alzò e posò un bacio sulla fronte della bambina, la strinse a sé in un abbraccio. “Ora, non andrei da tuo papà a dirlo così, ma se leggi tra le righe dei suoi gesti, imparerai a riconoscere l’amore. Lui lo chiamerà devozione, lealtà, affidabilità, forza, mai amore. Non lo conosce e non è in grado di riconoscerlo, ma tu sì, Delphi, tu imparerai a conoscerlo.” La bambina sembrò rasserenarsi da quella prospettiva, sorrise e Alexandra le porse la mano: “Vieni, torniamo da Orion e Roland, scommetto che non vedono l’ora di giocare con te. Mi raccomando, non escludete Rabastan.”

“Roddie però non lo voglio.”

Alexandra sorrise: “Credo che la cosa sia reciproca. Non ti preoccupare per Roddie.”

Nel salone, Delphini si sottopose allo sguardo sorpreso di Bellatrix che domandò: “Hai usato l’Imperius? Come hai fatto?”

“Niente maledizioni, abbiamo parlato.” Alexandra sorrise nel constatare l’espressione sorpresa di Bellatrix. Eppure, erano anni che le ripeteva che si prendono più mosche con il miele che con l’aceto. 

“Di cosa?”

“Del suo papà, di quanto sia importante essere impeccabili in società. Vero, Delphi?” 

La bambina annuì. “Posso andare a giocare adesso?”

“Vai pure. Mi raccomando, però, non finire del tutto in disordine.”

“D’accordo zia!”

Alexandra e Bellatrix si scambiarono un sorriso e la osservarono correre allegra verso Orion e Roland. I due fratelli le mostrarono qualcosa, la presero per mano e la portarono verso l’albero decorato per indicarle alcune decorazioni magiche. Orion stava mostrando a Delphini degli incantesimi che aveva imparato a Hogwarts quando Alexandra venne distratta da Lord Voldemort. 

“Come ci sei riuscita?”

“Mio Signore, avete sempre il buon gusto di annunciare la vostra presenza nella mia mente. Sapete tutto,” rispose spostando lo sguardo sulla figura al suo fianco. Lord Voldemort era riuscito a trasfigurare il suo aspetto e ritornare l’uomo affascinante con il volto leggermente rovinato dalle Arti Oscure che aveva fatto capitolare Bellatrix. La scrutava con occhi scuri e penetranti, leggermente screziati di rosso, e un sorriso ironico sul volto. “Sai che le tue doti diplomatiche mi divertono da sempre. Voglio sentirtelo dire.”

“Ho fatto quello che Voi avete fatto con me quando ero una ragazzina, mio Signore, le ho dato un po’ di prospettiva.”

“Non mi aspettavo niente di diverso dall’allieva prediletta di Walburga Black.”

Lord Voldemort raggiunse Bellatrix, mentre Alexandra intravide Rodolphus che stava discutendo animatamente con Roddie. Decise di raggiungerli prima che i due Rodolphus della sua vita si eliminassero a vicenda. Erano decisamente troppo simili, per quanto entrambi rifiutassero di ammetterlo. 

“Cosa succede?”

“Niente, ma’,” le disse Roddie. Alexandra sollevò le sopracciglia sorpresa. “Papà mi ha chiesto di fare le mie solite scene sul fatto che voglio la mamma perché non vuole parlare con zio Lucius di politica.” Fu impossibile non scoppiare a ridere. “Venite, andiamo vicino il camino, i riti di Yule stanno per iniziare.” 

Intorno al caminetto, Lord Voldemort era assistito da Bellatrix e recitava formule antiche e propiziatorie per il nuovo anno, risvegliava i poteri che ancora sopivano dentro i presenti e stimolava lo sviluppo della magia nei più giovani. Alexandra cercò con lo sguardo Orion, Roland e Delphini. 

Vide Delphini seguire attenta la magia, sembrava la sentisse scorrere dentro di sé e quando il Signore Oscuro terminò l’incantesimo chiedendo il risveglio dei poteri, Delphi si sollevò in aria. Non era spaventata. Alexandra controllò che non fosse uno scherzo di Orion, visto che da quando era tornato da Hogwarts provava a far levitare qualsiasi cosa, ma suo figlio era sorpreso e senza bacchetta e Delphini sembrava padrona della direzione da prendere.

“È tempo che tu inizi il tuo percorso di formazione, Delphi,” esclamò Lord Voldemort sollevandosi in aria e raggiungendo la figlia. “È da molto tempo che non ho un’allieva.” Il sorriso che comparve sul volto della bambina fu indescrivibile, persino Bellatrix, per una volta, sembrava orgogliosa. 

Era proprio vero che, a volte, basta solo un po’ di prospettiva.








 

Note: Questa storia partecipa all’iniziativa “Regali d’inchiostro tra i tavoli del pub” indetta dal gruppo Facebook “L’angolo di Madama Rosmerta” ed è un regalo per la cara EcateC che, come me, ama Delphini e nella letterina di Natale aveva chiesto una storia con Delphini in cui fosse felice. Non appena l’ho letta ho iniziato a plottare questa storia.

So che a lei piace la mia Alex e quindi ho pensato di ambientare questa commedia natalizia nel mio universo narrativo per poter dare a Delphini degli amichetti con cui giocare. Tra l’altro so che a Ecate piace Delphini/Barty e in un certo senso Orion assomiglia al papà e quindi è un riecheggiare questa ship (ma il rapporto strano tra Delphi e Orion è accennato anche in Kintsugi e in Ghosts from the past).

Spero che la storia le strappi un sorriso, tanti auguri di buon Natale, cara!

Sev

 
   
 
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