Mentre il trio di improvvisati
salvatori si lasciava
la Highway alle spalle per imboccare gli interminabili sterrati che
conducevano
nella parte più selvaggia e disabitata di quelle montagne,
Emily inviò un breve
messaggio a Sherry.
Spinta
dall’emotività e dalla possibilità
– seppure
remota – di poter trovare Mickey, aveva cavalcato
l’onda e si era lanciata in
quell’avventura senza badare alle conseguenze.
Il celere procedere lungo la strada
e il veloce
dissiparsi della civiltà alle loro spalle – mentre
enormi foreste e ribollenti
torrenti montani ne prendevano il posto – le fece
però pensare a coloro che
aveva lasciato a Nederland.
Suo fratello, i genitori, Sherry e
Rick. Gilda.
Cooper. Lo sceriffo Meyerson. Persino l’agente McCoy. Tutti
si sarebbero
preoccupati a morte, non vedendoli da nessuna parte, e avrebbero
cominciato a
ipotizzare gli scenari più terribili, se non avessero
ricevuto notizia alcuna
da parte loro.
Lasciare un messaggio
all’amica le parve doveroso, pur
se sentiva ancora la necessità di chiudere la partita in
prima persona.
Avrebbe pagato le conseguenze di
quel gesto, ma doveva farlo.
Questo, però, non
escludeva di usare un minimo di precauzione.
Osservando il paesaggio attraverso
il vetro della
portiera, Emy scrutò quindi le lunghe file di abeti
intervallarsi a radure
brulle e deserte, del tutto prive di vegetazione.
Quei luoghi non erano solo
disabitati, ma anche
desolati. Ben pochi uomini si avventuravano in quelle lande, se non per
trovare
pace e solitudine in gran quantità. Se veramente William si
era spinto fin lì
per nascondere Mickey, non poteva che plaudirne metaforicamente la
scelta.
Non si passava in quei luoghi per
errore, perciò non
faceva specie che nessuno si fosse accorto del suo passaggio, in quei
giorni.
Non incrociavano un'abitazione già da diverso tempo,
perciò William aveva
potuto muoversi speditamente senza destare sospetti.
Stringendo le mani a pugno senza
rendersene conto,
Emily si ritrovò a sentire il peso gentile di quelle di
Anthony sulle proprie
e, sobbalzando leggermente, si volse a guardarlo con aria interrogativa.
Lui allora le sorrise e disse:
"Calmati. Vedrai
che andrà tutto bene."
Lei si limitò ad
assentire, sperando che Tony avesse
ragione. Non avrebbe mai accettato che a Mickey fosse successo qualcosa
ma, se
la teoria che lui e Parker avevano messo in piedi era coerente, quello
non
sarebbe stato un problema.
Piuttosto, loro
avrebbero potuto essere in pericolo, se William li avesse smascherati
prima del
tempo. Non si era mai fidata di lui, ora più che mai,
perciò non aveva idea di
quello che avrebbe potuto commettere, se messo sotto pressione.
“Lo troveremo”
si limitò comunque a dire Emily,
preferendo non mettere a parole i suoi dubbi.
Anthony aveva già fin
troppi pensieri per conto suo,
senza dover gestire anche quelli di lei.
Sonnacchiosa e soddisfatta, Sherry
stava ripercorrendo
con la memoria i fatti della sera precedente quando, assieme a Rick,
Parker e
Susan - una delle cameriere di Gilda - era uscita per una 'serata a quattro'.
A voler essere del tutto onesti,
non le era mai
capitato di parteciparvi. Un po' a causa del lavoro, un po' per
mancanza di
vere amiche con cui condividere l'esperienza, non aveva mai
sperimentato quel
genere di appuntamento e, a ben vedere, le spiacque non averlo mai
provato
prima.
Pur non conoscendo bene Susan - si
erano parlate sì e
no una ventina di volte, da quando l'aveva vista la prima volta, cinque
anni
addietro - aveva trovato una sorta di intesa, con la giovane cameriera.
Spigliata e divertente, Susan li
aveva resi edotti
sugli ultimi fatti di Nederland - evitando a piè pari il
caso Mickey, visto che
tutti loro ne erano al corrente - e, con parlantina filante come un
treno,
aveva sciolto persino il riservato Rick.
Parker si era confermato un
mattatore fatto e finito
e, in compagnia di Susan, aveva rallegrato la serata con aneddoti
riguardanti
la famiglia Jones - che Sherry era sempre più curiosa di
conoscere - e, al
tempo stesso, era riuscito a fare il galante con la sua invitata.
A tutto questo, Rick aveva
assistito con un blando e
divertito sorriso. Quando lei gliene aveva chiesto spiegazioni, lui le
aveva
spiegato che, fin da piccoli, Parker aveva tenuto in piedi le
conversazioni al
posto suo e di Quentin, notoriamente meno ciarlieri.
Ugualmente, Rick si era impegnato
per far passare a
lei, la sua invitata, una serata degna di
tale nome. Quando,
perciò, Parker si era defilato per accompagnare a casa
Susan, lui si era
offerto di scortarla galantemente per una passeggiata lungo il lago.
Sherry aveva accettato di buon
grado - pur se l'aria
era frizzante, a duemila metri, la serata le era parsa troppo bella per
essere
sprecata andando subito a letto - e, a fianco di Rick, aveva
passeggiato con
passo tranquillo, acciambellati in un placido silenzio.
Non le era spiaciuto non parlare
per un po'; tra Susan
e Parker, aveva ascoltato più parole che a una conferenza di
Economia, perciò
le era parso gradevole anche far riposare le orecchie.
Orecchie che, comunque, avevano
ascoltato poco tempo
dopo le sole, magiche parole che tanto aveva sperato di udire.
Limitandosi ad annuire con un
sorriso a quella dolce
richiesta, Sherry aveva seguito Rick in albergo - dove aveva preso una
stanza
al pari suo - e, insieme, si erano lasciati andare a un desiderio che
era
rimasto sopito dentro di loro per ben cinque anni.
Sherry aveva potuto quindi
apprezzare appieno le
tenere attenzioni di Rick, salvo poi scoprire in lui una vena
passionale
davvero imprevista, ma più che mai ben accetta.
Rick aveva saputo farla fluttuare
leggera, l'aveva
fatta sentire non solo desiderabile ma bella,
veramente e
intimamente bella, cosa che nessun uomo, prima di lui, era riuscito a
fare. Ciò
l'aveva portata inaspettatamente ad arrossire e il suo amante,
nell'accorgersene, aveva sfoderato il più bel sorriso
mascolino che Sherry
avesse mai visto.
Al solo vederlo, ovviamente, lei si
era sciolta in una
risata e, con rinnovata sensualità, aveva deciso di
concedersi il bis, trovando
nel suo compagno di letto un degno alleato.
Non ricordava neppure
più quanti fossero stati, i bis,
ma di una cosa era certa; avevano iniziato a dormire davvero mooolto tardi.
Talmente tardi che, quando finalmente i suoi occhi sonnacchiosi le
caddero
sulle imposte socchiuse della camera da letto, arricciò il
naso e borbottò:
"Ma perché c'è così tanta luce?"
Non pretendendo risposta alla sua
domanda - Rick stava
ancora dormendo saporitamente accanto a lei - Sherry gettò
indietro le coperte
per alzarsi e recuperare il suo cellulare ma, traditrici, i suoi occhi
caddero
sul fisico imponente e nudo del suo amante.
Socchiudendo gli occhi di un blu
profondo e accesi di
desiderio, Sherry lo divorò con lo sguardo per diversi
istanti prima di vederlo
agitarsi nel sonno, alla ricerca delle coperte.
Divertita, si affrettò a
coprirlo, dopodiché si avviò
con passo leggero verso la sua borsetta, ben decisa a scoprire che ore
fossero.
Non appena lo scoprì, si
esibì in una esclamazione
indispettita, cui seguì un 'ma tu guarda
che dormiglioni che siamo!'.
Un mugolio giunse dal letto e
Sherry, nel tornarvi, si
sedette sul bordo per poi allungarsi a dare un bacetto sulla fronte di
Rick, il
quale si destò completamente e borbottò: "Che ci
fai già in piedi?"
"Tesoro, sono quasi le dieci.
Andrei piano a
dire 'già in piedi', sai?"
ironizzò lei, vedendolo
sbattere confuso le palpebre.
L'attimo seguente, però,
i suoi occhi registrarono la
nudità di Sherry e si socchiusero lentamente mentre una
mano, possessiva, le
avvolgeva la vita per trascinarla verso il basso, accanto a
sé.
Lei ridacchiò divertita,
lasciandolo fare e Rick,
trascinando con sé parte delle coperte, borbottò:
"Non puoi farti vedere
così da me, di prima mattina... altrimenti, chi si
alzerà più da letto?"
Sherry rise ancor più
forte, ancor più felice e,
volgendosi a mezzo, gli stampò un bacio sulle labbra e
mormorò: "Potrei
anche decidere di tirare dritto fino a mezzogiorno, se vuoi. Ma prima
devo dare
un'occhiata alle e-mail. Dopotutto, sono qui anche per
lavoro."
"Fai pure" acconsentì
lui, sollevandosi a
mezzo per poi trascinarla verso di sé, farle poggiare la
schiena contro il suo
torace e darle infine un bacio sui capelli scompigliati. "Grazie, per
stanotte."
"Grazie a te. Non sapevo come
approcciare
l'argomento, ma tu hai saputo togliermi dall'impasse
con gran classe" ammiccò lei, digitando in fretta la
password per sbloccare il suo cellulare.
Subito, comparve lo schermo pieno
di icone colorate e,
a malapena visibile sotto di loro, le figure di Sherry e Gin, che Rick
aveva
visto in fotografia la sera precedente.
I fratelli si somigliavano molto,
entrambi scuri di
capelli, alti e dai lineamenti attraenti ma, più di ogni
altra cosa, si
assomigliavano nello sguardo; volitivo, sicuro di sé e
determinato. Non la si
sarebbe potuta fare facilmente, ai fratelli Kerrington.
Quando, perciò,
sentì l'imprecazione piena di stupore
e sì, preoccupazione, di Sherry, cancellò i
pensieri riguardanti Gin per
focalizzarsi pienamente sulla donna tra le sue braccia e abbassare lo
sguardo
sullo schermo.
Dinanzi a lui vide il breve
messaggio inviatole da
Emily e, quando ne lesse il contenuto, non solo imprecò a
sua volta, ma
comprese al volo il perché della preoccupazione della sua
donna.
Lasciatala subito andare quando ne
percepì i
movimenti, Rick si gettò a sua volta fuori dal letto per
vestirsi e, mentre
Sherry digitava il numero breve per chiamare McCoy, lui
borbottò: "Ma che
è venuto in mente, a quei disgraziati?"
"Non lo so davvero... ma mi
sentiranno!"
sbottò Sherry, prima di prendere la linea. "Ah, Adam, salve!
Sono Sherry.
Abbiamo un problema."
"Se riguarda Emily Poitier, siamo
appena stati
avvisati di un possibile guaio. Tu ne sai di più?"
"Oh,... e da
chi?" sbottò Sherry,
bloccandosi a metà della sua vestizione.
"Samuel Larson mi ha chiamato
mezz'ora fa per
dirmi che Cleopatra, il cane di Emily, stava piantonando casa sua. Cosa
che, a
quanto pare, non è del tutto normale e che può
avere ben poche spiegazioni a
parte una; la padrona le ha ordinato di farlo."
Accigliandosi, Sherry
cercò di infilarsi i jeans
skinny con una sola mano, fallendo miseramente e, nel borbottare
un'imprecazione, poggiò il cellulare tra orecchio e spalla
per terminare quella
scomoda operazione per poi dire ombrosa: "Ho assistito personalmente
all'addestramento di Cleo e so per certo che, se Emy le ha detto di
proteggere
qualcuno, lei lo farà fino a nuovo ordine. Forse, pensava di
tenerla impegnata
con qualcosa fino al suo ritorno."
"Al suo ritorno?" ripeté
confuso McCoy, sul
chi vive.
"Le spiegherò quando
sarò arrivata alla Centrale
di Polizia" chiuse concisa la chiamata prima di guardare Rick,
già pronto,
e borbottare: "Quando McCoy saprà la verità,
andrà fuori di testa."
"Probabile" assentì
Rick, allungandole una
mano.
Lei la accettò di buon
grado e, insieme, corsero fuori
dalla stanza senza badare al caos che lasciarono alle loro spalle. Si
sarebbero
scusati più tardi, con le cameriere.
In quel momento, era vitale
muoversi alla svelta.
Un'ora prima.
Sbadigliando sonoramente
nell'uscire di casa per
recuperare il giornale, per poco Sam non inciampò nel corpo
massiccio e peloso
di Cleopatra, disteso sul suo zerbino e con il quotidiano ben stretto
tra le
zampe.
Evidentemente, Abraham –
il ragazzo che si occupava
della consegna dei giornali – lo aveva affidato direttamente
a lei, vedendola
sul pianerottolo.
Balzellando di lato per non
crollarle addosso, Samuel
la fissò pieno di curiosità mentre, a sua volta,
la cagnolona gli rivolgeva uno
sguardo caldo ma interrogativo.
"Cleo, ma cosa...?"
tentennò lui,
guardandosi intorno pieno di curiosità prima di notare le
imposte chiuse della
casa di Emily. "Dov'è Emy?"
Cleopatra lo guardò
impotente, abbaiò un paio di volte
dopodiché si mise in piedi, scodinzolò e
scrutò arcigna i pochi giornalisti già
piazzati dinanzi al cancello d'entrata della casa.
Accigliandosi leggermente, Samuel
non fece caso a loro
– ormai era diventato abbastanza bravo, nel farlo –
e si limitò a prestare la
sua totale attenzione al cane. Carezzando quindi sul testone la sua
amica a
quattro zampe, domandò: "Proteggi, Cleopatra?"
Il cane abbaiò ancora e
si sistemò nella posizione
della sfinge, scrutando il cancelletto pedonale come se fosse pronta ad
affrontare
una torma di soldati.
Sempre più sconcertato,
Samuel afferrò in fretta il
giornale da terra e rientrò in casa, dirigendosi subito dopo
in cucina, dove
Consuelo stava allattando Sophie.
Lì, poggiò il
giornale sul piano della cucina, fissò
dubbioso la moglie e disse: "Cleopatra sta presidiando il fortino.
Il nostro fortino."
Sobbalzando, Consuelo
sgranò sgomenta gli occhi ed
esalò: "Ma... ma perché dovrebbe?"
"Mi viene in mente un solo motivo,
visto che
Emily non è a casa, e ha pensato di non portare
la sua
cagnolona ai genitori. Voleva defilare senza dare nell'occhio e non
voleva che
Cleo svegliasse mezza Nederland con i suoi ululati disperati"
sbuffò
Samuel, passandosi una mano tra i capelli. "Che avrà in
mente? Perché non
mi ha lasciato almeno un biglietto, o un messaggio?"
Sistemando Sophie sull'altro seno
quando la sentì
agitarsi un poco, Consuelo domandò: "Hai provato a chiamare
Anthony? Forse
lui sa qualcosa."
Samuel assentì alla sua
proposta e tentò di chiamare
l'amico ma, quando trovò la segreteria telefonica,
cominciò a preoccuparsi.
Come estremo tentativo, tentò di chiamare sia Emy che
Parker, ma nessuno di
loro rispose.
A quel punto, iniziando veramente
ad agitarsi, sospirò
e disse: "Non me la sento di far preoccupare i genitori di Emy.
Proverò a
chiamare McCoy per dirgli quello che sta succedendo, sperando che lui
sappia
cosa fare."
Consuelo annuì tesa e,
nel sistemare l'abito quando
Sophie ebbe terminato di mangiare, uscì a sua volta di casa
per vedere
Cleopatra e tentare di capire cosa stesse succedendo.
La cagnolona le abbaiò a
mo' di saluto e Sophie, con
mani vogliose, si spinse verso il bernese, desiderosa di montarvi a
cavallo,
mentre Consuelo la teneva sotto le ascelle perché non
scivolasse in terra.
Cleo rimase perfettamente immobile,
così da consentire
a Consuelo di accontentare la figlia ma, pur lieta che l'animale si
prestasse a
essere trattato alla stregua di un giocattolo, mormorò
debolmente:
"Proteggi, Cleopatra?"
Ancora, la cagnolona
abbaiò un paio di volte come
aveva fatto con Samuel e, per la donna, non fu che una conferma ai suoi
dubbi.
Emily le aveva mostrato
più volte quel comando, giusto
per far impratichire Cleopatra in caso di bisogno. Sapeva quindi
perfettamente
che, se a Cleo era stato impartito quell'ordine, non si sarebbe mossa
di lì e
li avrebbe protetti fino al ritorno della padrona.
Il punto, adesso, era
capire cosa avesse
spinto Emily a quella scelta. Dov'era andata, la loro cara amica, e
perché non
aveva detto nulla a nessuno dei due?
Sherry e Rick giunsero alla
Centrale di Polizia di
Nederland poco tempo dopo l’arrivo di Samuel, che
già stava parlando con
l'agente McCoy dello strano comportamento di Cleopatra.
Quando la coppia venne annunciata
all'agente speciale,
e poterono finalmente entrare nell'ufficio che l’FBI stava
usando come centrale
operativa per quel caso, Sherry si bloccò a metà
di un passo nell'udire Samuel
parlare di Cleo.
Accigliandosi, perciò,
la donna borbottò: "E' in
fase 'proteggi'?"
Samuel annuì nel
volgersi verso di lei e, turbato, le
domandò: "Ricordo male, o avevi scelto tu l'addestratrice
per Cleo?"
"No, ricordi bene, Sam"
assentì Sherry,
prima di salutare McCoy e aggiungere: "Cleo aveva imparato i comandi 'segui' e 'proteggi'
prima ancora di saper abbaiare, in pratica. L'ha mandata
da te, per caso?"
"Me la sono ritrovata dinanzi a
casa, seduta sul
primo gradino d'entrata, che guardava in cagnesco i giornalisti" le
spiegò
succintamente Samuel. "Il ragazzo del giornale, però,
è riuscito a
raggiungere indenne la porta."
Lasciandosi andare a un sorrisino,
Sherry assentì,
ammettendo: "Cleo ha un debole per quel ragazzo."
McCoy, a quel punto,
attirò l'attenzione
dell'investigatrice privata e domandò: "Avevi qualcosa di
preciso da
riferirmi, Sherry?"
"A quanto pare, Emy, Parker e Tony
hanno deciso
di fare i giustizieri solitari... esattamente ciò che tu
avevi detto di non
fare" sospirò Sherry, vedendolo accigliarsi per
diretta conseguenza.
"Pare che Anthony abbia trovato delle prove che incriminerebbero suo
padre
per il rapimento di Mickey, e così quei tre hanno deciso di
farsi giustizia da
soli e di andare alla ricerca del bambino."
McCoy non poté esimersi
dall'imprecare vistosamente e,
nel passarsi una mano sui capelli brizzolati, borbottò
contrariato: "Ma
che diavolo diceva loro la testa?!"
"Credo che Emy, al momento, sia
furibonda e fuori
di sé e che voglia fare ciò che, per lei, non fu
fatto" scrollò le spalle
Sherry, osservando impotente l’alto agente
dell’FBI. "E' stata però
abbastanza coscienziosa da avvisarmi con un SMS."
Dopo aver smoccolato un altro po',
giusto per
riprendere il controllo dei propri nervi, McCoy le chiese ancora: "Lo
sapete solo voi? I Poitier non sono stati avvisati, vero?"
"Non da me e, se non sono qui,
dubito che Emy li
abbia chiamati. Il che farà infuriare come una bestia Jamie,
tra le altre
cose" asserì Sherry, lanciata poi un'occhiata veloce
all'orologio da
parete prima di aggiungere: "Hanno più di tre ore di
vantaggio su di noi,
perciò dobbiamo muoverci."
McCoy assentì lesto e,
nel prendere alla svelta la
cornetta del telefono, chiamò la centralinista e disse:
"Chiama l'albergo
dei Consworth e fatti passare il proprietario perché io
possa parlargli.
Dopodiché, chiama Hutchinson e mandamelo subito."
"Subito, agente McCoy"
mormorò la donna,
chiudendo temporaneamente la chiamata per eseguire quanto richiesto.
Picchiettando il piede a terra con
fare nervoso, McCoy
riafferrò la cornetta quando sentì squillare il
telefono e, nervoso, disse:
"Signor Consworth?"
"No, agente... sono io, Gwen. Ho
chiamato in
albergo, ma la receptionist mi ha avvisato che il proprietario
è uscito un paio
d'ore fa, e che sarebbe stato di ritorno solo nel pomeriggio."
"Oh... capisco. Molto bene, Gwen.
Grazie"
mormorò McCoy, mettendo giù il telefono mentre
qualcuno, alla porta, bussava
con insistenza.
L'agente speciale lo fece entrare e
Hutchinson, sulla
porta, scrutò per un istante le persone presenti prima di
avanzare a passo di
carica e dire: "Gwen mi ha detto che mi voleva vedere con una certa
urgenza. Per fortuna non ero ancora uscito di pattuglia,
così sono venuto
subito qui. E' successo qualcosa, agente McCoy?"
Annuendo, l'agente speciale fece un
riassunto
stringato di quanto era venuto a sapere e, nel terminare di parlare,
disse:
"So che, assieme allo sceriffo Meyerson, sei la persona con
più anni di
servizio, qui in zona, e conosci bene le montagne. Abbiamo bisogno che
prepari
in tutta fretta una squadra di dieci uomini per andare a nord-ovest di
qui.
Abbiamo un potenziale ritrovamento."
Illuminandosi in viso per un
istante, Hutchinson sorrise
a Samuel pieno di speranza ma, nel vederlo assai ombroso,
domandò a McCoy:
"Dalla loro presenza qui, ne deduco che qualcosa non vada esattamente per
il verso giusto, però."
"Ti ho lasciato la chicca per
ultima,
agente" ironizzò stancamente McCoy. "Ricordi, vero, quando
dissi alla
popolazione di Nederland di non prendere iniziative personali?"
Doug Hutchinson annuì,
adombrandosi a sua volta, e
borbottò: "Non mi dica... Tony Consworth, dopo aver capito
che il padre
poteva essere coinvolto, è andato a cercare di persona il
nascondiglio dove
avrebbe potuto avere nascosto Mickey?"
"Peggio. Non solo lui, ma anche
Emily Poitier e
Parker Jones si sono uniti alla spedizione punitiva, a quanto pare"
sospirò McCoy, scuotendo esasperato il capo.
Doug sospirò esacerbato,
si passò le mani sul viso con
espressione rassegnate e infine disse: "Temevo che Emily avrebbe potuto
fare una pazzia, visto ciò che è successo a lei.
Lo sceriffo, infatti, mi aveva
pregato di tenerla d'occhio, durante le ricerche nei boschi... ma da
lì a
gettarsi così allo sbaraglio..."
"Mai sottovalutare una donna con il
suo passato
burrascoso" chiosò fiacca Sherry.
"Quanto a Parker Jones, non lo
conosco così bene,
ma..." aggiunse Doug, lanciando un'occhiata all'alto uomo accanto a
Sherry. "... se non ricordo male la sua faccia, l'ho vista parlare
più
volte con Parker, in questi giorni. E' forse un suo amico?"
"Sono il fratello minore"
asserì Rick,
parlando per la prima volta. "Personalmente, posso dire che Parker non
è
nuovo a questi colpi di testa, quando ci sono di mezzo degli amici. Non
è la
prima volta che si caccia nei guai per questo."
"Bene. Perciò abbiamo un
figlio con istinti
vendicativi nei confronti del padre, un amico che desidera dare il suo
contributo e una donna dal dente avvelenato. Un trio esplosivo"
sospirò
McCoy.
"Sapete dove sono diretti?"
domandò a quel
punto Doug.
Sherry gli lesse le indicazioni
lasciate da Emily
nell’SMS e il poliziotto, annuendo più volte,
asserì: "Conosco bene la
zona, perché ci vado spesso a scalare. Preparerò
subito una squadra e partirò
nel giro di venti minuti."
"Vorrei venire anch'io, se fosse
possibile"
dichiarò Sherry, a quel punto.
Doug la fissò dubbioso
per alcuni istanti, lanciò
un'occhiata a McCoy e infine disse: "Lei è una civile, miss
Kerrington e, anche
se non mi metterei mai a discutere con lei a meno di cinque metri di
distanza -
e sapendola disarmata - esiterei un po' ad accettare a sua richiesta."
"La famiglia Larson mi paga
perché io segua il
caso, perciò ho il diritto di venire con voi"
sottolineò gentilmente
Sherry, sorridendo melliflua.
Doug, allora, sospirò
esasperato e replicò: "Oh,
la prego, si risparmi quei sorrisi per qualcun altro. Sono fedelissimo
a mia
moglie, e non mi faccio incantare così facilmente da una
bella donna."
Rick la guardò pieno di
curiosità e, suo malgrado,
Sherry esalò una risatina e ammise: "Forza dell'abitudine,
scusate. Vorrà
dire che vi seguirò a distanza."
"Beh, questo non glielo posso
impedire, ma
rimarrà dietro il nastro che metteremo sulla scena"
sottolineò Hutchinson.
"Andata" accettò Sherry,
scrollando le
spalle.
Doug la fissò ancora per
un istante, ben sapendo che,
molto difficilmente, avrebbe eseguito gli ordini e, dopo un ultimo
saluto a
McCoy, si avviò per mettere in atto quanto detto.
A quel punto, l'agente speciale
dichiarò: "Mi
aspetto che tu non li faccia ammattire, Sherry. Sono già
tutti abbastanza sul
chi vive, e non voglio che una missione di ricognizione diventi una
scazzottata
con te."
"Come se io potessi creare un
simile caos"
esalò ingenuamente lei, sollevando le mani in segno di resa.
McCoy, però, non ci
cascò neppure per un istante e le
disse: "Devo ricordarti il caso Sheeran di due anni fa?"
Inaspettatamente, Sherry
arrossì copiosamente e
borbottò: "Non feci esattamente lo
sgambetto. Inciampò
sui miei stivali… tutto qua."
"E finì casualmente
con le palle contro il tuo ginocchio?" ironizzò a quel punto
McCoy.
Rick soffiò fuori aria
per la sorpresa e il dolore
indiretto mentre Samuel, facendo tanto d'occhi, esalava: "Ma che hai
combinato, Sherry?"
"Divergenze creative"
dichiarò evasiva
Sherry, afferrando le chiavi della sua auto dalla borsetta prima di
imprecare e
aggiungere: "Merda! Non ho pensato che una Lamborghini non
può andare per
carreggiate!"
I tre uomini con lei esplosero in
una calda risata e
Samuel, lanciandole le sue chiavi, disse: "Prendi il mio pick-up. E'
sicuramente più adatto al luogo in cui dovrai andare. Senza
dare ginocchiate,
però, per favore. Sono tutti bravi ragazzi, e li conosco."
"Mi premurerò di tenere
le ginocchia basse"
promise Sherry, dando poi un bacetto a Rick per poi sgattaiolare via
dall'ufficio.
A quella vista, McCoy
squadrò l'alto giovane - un po'
stordito da quel gesto inaspettato - e chiosò: "Hai idea di
cosa voglia
dire avere a che fare con una donna del genere, ragazzo?"
"Devo ancora capirlo del tutto"
ammise Rick,
grattandosi nervosamente la nuca.
McCoy gorgogliò una
risata prima di sospirare,
afferrare il suo cellulare sulla scrivania e dire: "Adesso, a me
toccherà
la parte più scomoda. Parlare con i Poitier. La giornata non
poteva iniziare
peggio di così."
"Vengo con lei, agente. Se
rimanessi a casa, mi
agiterei inutilmente mentre Consuelo, sapendo Cleo lì con
lei, è stranamente
più calma, perciò posso accompagnarla dai Poitier
senza alcun problema"
gli propose Samuel.
McCoy accettò di buon
grado e Rick, con un sospiro,
dichiarò: "Io penso che me ne andrò da Gilda a
fare colazione. Siamo
usciti di corsa non appena Sherry ha letto il messaggio,
perciò..."
Samuel e l'agente lo fissarono con
calda ironia,
perciò Rick preferì non aggiungere altro.
Salutò i due uomini, uscì in fretta
dalla stazione di polizia dopodiché, afferrato il cellulare,
provò a chiamare
il fratello.
Trovando però solo la
segreteria telefonica, lasciò un
messaggio piuttosto eloquente.
"Ho saputo cos'hai combinato,
Parker e, sebbene
io ti ritenga molto coraggioso, sappi una cosa. Se ti farai male, lo
dirò alla
mamma... e sai cosa fa, lei, ai
figli
che si fanno male, vero?"
Ciò detto, chiuse la
chiamata, sospirò e pregò con
tutto il cuore che il fratello non avesse fatto il passo più
lungo della gamba,
stavolta.
I sobbalzi del pick-up avevano
ormai portato sia Emily
che Anthony a reggersi saldamente alle portiere, non volendo terminare
anzitempo il loro viaggio con una commozione celebrale causata
dall'urto contro
i vetri del mezzo.
Purtroppo, le condizioni della
sterrata su cui stava
abilmente guidando Parker non consentivano un viaggio agevole,
né veloce.
Pendenze, curve e
asperità del terreno rendevano
quella lenta risalita un'agonia infinita ma, quando finalmente Parker
fermò il
mezzo dietro alcuni cespugli rigogliosi, Emily poté tirare
un sospiro di
sollievo e dire: "Giuro che non mi lamenterò più
di Ponderosa Drive."
"Non era Jamie, a lamentarsene?"
chiosò
Tony, mentre Parker spegneva il mezzo ed estraeva la chiavetta
d'accensione.
Emy ammiccò
all'indirizzo del fidanzato - era ancora
così strano, pensare a lui a quel modo! - e, nello scendere
dal pick-up,
asserì: "Lascio a lui la parte del lamentone, ma neppure io
piangerei, se
la mettessero a posto."
Ciò detto, si
guardò intorno senza realmente
apprezzare la natura selvaggia che li circondava, o il suono lieto e
pacifico
del canto degli uccellini. Quel luogo avrebbe potuto essere splendido,
ai suoi
occhi, ma l'ansia che provava per Mickey - unita a un odio crescente
nei
confronti di William - non riusciva a renderle piacevole quella vista.
Lanciata infine un'occhiata a
Parker, che stava
sistemandosi lo zaino sulle spalle, domandò: "Siamo lontani
dalla
grotta?"
"Circa seicento iarde. Ho preferito
fermarmi
prima per poter nascondere l'auto, caso mai..." le spiegò
lui prima di
lanciare un'occhiata spiacente ad Anthony.
"Non pensare a me, amico. Se mio
padre si è
macchiato di un simile crimine, la pagherà cara. E' poco ma
sicuro" asserì
lapidario Anthony, afferrando il proprio zaino per poi avventurarsi
lungo
l'erta, subito seguito a ruota da Parker ed Emily.
Parker non poteva neppure
immaginare cosa volesse
dire pensare al proprio padre
come possibile rapitore di un
bambino, né aveva idea di cosa volesse dire muoversi per
scoprire tale verità.
Lui aveva sempre avuto un rapporto
amichevole e forte,
con il padre e, se mai fosse successa una cosa simile, sarebbe stato
devastante. Non sarebbe riuscito a muovere un solo muscolo.
Anthony, invece, non solo si era
impegnato per
comprendere gli strani comportamenti del padre, ma non aveva battuto
ciglio, di
fronte alla possibilità che lui fosse il vero rapitore di
Mickey.
Se quello che Emily gli aveva
riferito in quei mesi
non fosse bastato a rendergli chiaro il labile legame tra i due, quella
netta
presa di posizione sarebbe bastata e avanzata. Tra padre e figlio non
c'era
nessun tipo di rapporto affettivo, e Anthony pagava lo scotto di
quell'insensibile trattamento nel modo più terribile
possibile.
Ugualmente, di fronte a
quest'ultimo affronto, Anthony
non si era tirato indietro, non aveva delegato ad altri la scoperta
della
verità, rischiando in prima persona di porsi di fronte a un
potenziale mostro.
Scuotendo il capo, Parker
mormorò tra sé: "Non so
davvero come fa."
Emily si volse a mezzo nel sentirlo
borbottare ma lui
scosse il capo, le sorrise e domandò: "Sei certa di voler
entrare con noi?
Potresti nasconderti qua fuori da qualche parte, e lasciare a noi
omaccioni lo
sporco lavoro."
Emy rise sommessamente e Anthony,
nel fermarsi dinanzi
all'entrata della grotta, assentì all'indirizzo di Parker e
aggiunse: "Ha
ragione. Puoi aspettarci qui fuori, se non te la senti."
Lei sorrise loro con affetto,
scosse il capo e
replicò: "Vi ringrazio, davvero. Ma devo fare anche questo."
Ciò detto,
infilò la mano nella tasca dei pantaloni ed
estrasse una barretta al cioccolato e cereali, aggiungendo: "E poi ho
questa, se avrò paura."
Anthony la fissò
confuso, e così Parker, perciò Emily
sorrise dolcemente e spiegò loro: "La trovai nella cassetta
della posta,
poche ore dopo il mio incontro con Roy. Evidentemente, doveva averla
messa lì
dopo essere andato via dalla centrale di polizia. Come una sorta di
saluto. Di
addio."
Tony la attrasse in un abbraccio,
baciandole i
capelli, e mormorò: "Sei sicura che basti la cioccolata?"
"Ho anche voi due, a farmi
coraggio. Penso
basterà" ammiccò lei, stringendosi a lui con un
braccio mentre, con la
mano libera, cercava Parker. "Ce la farò, grazie a voi."
Ciò detto, si sciolse
dall'abbraccio, prese un gran
respiro e, rabbrividendo nonostante tutto, gracchiò: "Chi me
l'ha fatto
fare?"
I due uomini con lei sorrisero divertiti e comprensivi e, assieme a Emy, penetrarono nell'antro muniti di torce elettriche e determinazione.
N.d.A.: che dite? Quando McCoy si ritroverà i tre giustizieri solitari davanti alla faccia, che succederà? E il rapitore? Arriverà prima o dopo la comparsata dei nostri tre eroi?