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Autore: Mary P_Stark    16/12/2021    2 recensioni
Il piccolo paese di Nederland, Colorado, viene stravolto dalla notizia di un rapimento incomprensibile ed Emily Poitier, fotografa e scrittrice presso una piccola casa editrice della zona, è suo malgrado costretta a rivivere ciò che, vent'anni addietro, accadde a lei.
Sarà grazie all'aiuto dei suoi amici e di Anthony, sua vecchia fiamma, se riuscirà a non impazzire a causa dei ricordi, aiutando così a scoprire chi si cela dietro al rapimento e a recuperare, una volta per tutte, la serenità tanto cercata.
Genere: Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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24.

 

 

 

 

 

Mentre il trio di improvvisati salvatori si lasciava la Highway alle spalle per imboccare gli interminabili sterrati che conducevano nella parte più selvaggia e disabitata di quelle montagne, Emily inviò un breve messaggio a Sherry.

Spinta dall’emotività e dalla possibilità – seppure remota – di poter trovare Mickey, aveva cavalcato l’onda e si era lanciata in quell’avventura senza badare alle conseguenze.

Il celere procedere lungo la strada e il veloce dissiparsi della civiltà alle loro spalle – mentre enormi foreste e ribollenti torrenti montani ne prendevano il posto – le fece però pensare a coloro che aveva lasciato a Nederland.

Suo fratello, i genitori, Sherry e Rick. Gilda. Cooper. Lo sceriffo Meyerson. Persino l’agente McCoy. Tutti si sarebbero preoccupati a morte, non vedendoli da nessuna parte, e avrebbero cominciato a ipotizzare gli scenari più terribili, se non avessero ricevuto notizia alcuna da parte loro.

Lasciare un messaggio all’amica le parve doveroso, pur se sentiva ancora la necessità di chiudere la partita in prima persona.

Avrebbe pagato le conseguenze di quel gesto, ma doveva farlo. Questo, però, non escludeva di usare un minimo di precauzione.

Osservando il paesaggio attraverso il vetro della portiera, Emy scrutò quindi le lunghe file di abeti intervallarsi a radure brulle e deserte, del tutto prive di vegetazione.

Quei luoghi non erano solo disabitati, ma anche desolati. Ben pochi uomini si avventuravano in quelle lande, se non per trovare pace e solitudine in gran quantità. Se veramente William si era spinto fin lì per nascondere Mickey, non poteva che plaudirne metaforicamente la scelta.

Non si passava in quei luoghi per errore, perciò non faceva specie che nessuno si fosse accorto del suo passaggio, in quei giorni. Non incrociavano un'abitazione già da diverso tempo, perciò William aveva potuto muoversi speditamente senza destare sospetti.

Stringendo le mani a pugno senza rendersene conto, Emily si ritrovò a sentire il peso gentile di quelle di Anthony sulle proprie e, sobbalzando leggermente, si volse a guardarlo con aria interrogativa.

Lui allora le sorrise e disse: "Calmati. Vedrai che andrà tutto bene."

Lei si limitò ad assentire, sperando che Tony avesse ragione. Non avrebbe mai accettato che a Mickey fosse successo qualcosa ma, se la teoria che lui e Parker avevano messo in piedi era coerente, quello non sarebbe stato un problema.

Piuttosto, loro avrebbero potuto essere in pericolo, se William li avesse smascherati prima del tempo. Non si era mai fidata di lui, ora più che mai, perciò non aveva idea di quello che avrebbe potuto commettere, se messo sotto pressione.

“Lo troveremo” si limitò comunque a dire Emily, preferendo non mettere a parole i suoi dubbi.

Anthony aveva già fin troppi pensieri per conto suo, senza dover gestire anche quelli di lei.

***

Sonnacchiosa e soddisfatta, Sherry stava ripercorrendo con la memoria i fatti della sera precedente quando, assieme a Rick, Parker e Susan - una delle cameriere di Gilda - era uscita per una 'serata a quattro'.

A voler essere del tutto onesti, non le era mai capitato di parteciparvi. Un po' a causa del lavoro, un po' per mancanza di vere amiche con cui condividere l'esperienza, non aveva mai sperimentato quel genere di appuntamento e, a ben vedere, le spiacque non averlo mai provato prima.

Pur non conoscendo bene Susan - si erano parlate sì e no una ventina di volte, da quando l'aveva vista la prima volta, cinque anni addietro - aveva trovato una sorta di intesa, con la giovane cameriera.

Spigliata e divertente, Susan li aveva resi edotti sugli ultimi fatti di Nederland - evitando a piè pari il caso Mickey, visto che tutti loro ne erano al corrente - e, con parlantina filante come un treno, aveva sciolto persino il riservato Rick.

Parker si era confermato un mattatore fatto e finito e, in compagnia di Susan, aveva rallegrato la serata con aneddoti riguardanti la famiglia Jones - che Sherry era sempre più curiosa di conoscere - e, al tempo stesso, era riuscito a fare il galante con la sua invitata.

A tutto questo, Rick aveva assistito con un blando e divertito sorriso. Quando lei gliene aveva chiesto spiegazioni, lui le aveva spiegato che, fin da piccoli, Parker aveva tenuto in piedi le conversazioni al posto suo e di Quentin, notoriamente meno ciarlieri.

Ugualmente, Rick si era impegnato per far passare a lei, la sua invitata, una serata degna di tale nome. Quando, perciò, Parker si era defilato per accompagnare a casa Susan, lui si era offerto di scortarla galantemente per una passeggiata lungo il lago.

Sherry aveva accettato di buon grado - pur se l'aria era frizzante, a duemila metri, la serata le era parsa troppo bella per essere sprecata andando subito a letto - e, a fianco di Rick, aveva passeggiato con passo tranquillo, acciambellati in un placido silenzio.

Non le era spiaciuto non parlare per un po'; tra Susan e Parker, aveva ascoltato più parole che a una conferenza di Economia, perciò le era parso gradevole anche far riposare le orecchie.

Orecchie che, comunque, avevano ascoltato poco tempo dopo le sole, magiche parole che tanto aveva sperato di udire. 

Limitandosi ad annuire con un sorriso a quella dolce richiesta, Sherry aveva seguito Rick in albergo - dove aveva preso una stanza al pari suo - e, insieme, si erano lasciati andare a un desiderio che era rimasto sopito dentro di loro per ben cinque anni.

Sherry aveva potuto quindi apprezzare appieno le tenere attenzioni di Rick, salvo poi scoprire in lui una vena passionale davvero imprevista, ma più che mai ben accetta.

Rick aveva saputo farla fluttuare leggera, l'aveva fatta sentire non solo desiderabile ma bella, veramente e intimamente bella, cosa che nessun uomo, prima di lui, era riuscito a fare. Ciò l'aveva portata inaspettatamente ad arrossire e il suo amante, nell'accorgersene, aveva sfoderato il più bel sorriso mascolino che Sherry avesse mai visto.

Al solo vederlo, ovviamente, lei si era sciolta in una risata e, con rinnovata sensualità, aveva deciso di concedersi il bis, trovando nel suo compagno di letto un degno alleato.

Non ricordava neppure più quanti fossero stati, i bis, ma di una cosa era certa; avevano iniziato a dormire davvero mooolto tardi. Talmente tardi che, quando finalmente i suoi occhi sonnacchiosi le caddero sulle imposte socchiuse della camera da letto, arricciò il naso e borbottò: "Ma perché c'è così tanta luce?"

Non pretendendo risposta alla sua domanda - Rick stava ancora dormendo saporitamente accanto a lei - Sherry gettò indietro le coperte per alzarsi e recuperare il suo cellulare ma, traditrici, i suoi occhi caddero sul fisico imponente e nudo del suo amante.

Socchiudendo gli occhi di un blu profondo e accesi di desiderio, Sherry lo divorò con lo sguardo per diversi istanti prima di vederlo agitarsi nel sonno, alla ricerca delle coperte.

Divertita, si affrettò a coprirlo, dopodiché si avviò con passo leggero verso la sua borsetta, ben decisa a scoprire che ore fossero.

Non appena lo scoprì, si esibì in una esclamazione indispettita, cui seguì un 'ma tu guarda che dormiglioni che siamo!'.

Un mugolio giunse dal letto e Sherry, nel tornarvi, si sedette sul bordo per poi allungarsi a dare un bacetto sulla fronte di Rick, il quale si destò completamente e borbottò: "Che ci fai già in piedi?"

"Tesoro, sono quasi le dieci. Andrei piano a dire 'già in piedi', sai?" ironizzò lei, vedendolo sbattere confuso le palpebre.

L'attimo seguente, però, i suoi occhi registrarono la nudità di Sherry e si socchiusero lentamente mentre una mano, possessiva, le avvolgeva la vita per trascinarla verso il basso, accanto a sé.

Lei ridacchiò divertita, lasciandolo fare e Rick, trascinando con sé parte delle coperte, borbottò: "Non puoi farti vedere così da me, di prima mattina... altrimenti, chi si alzerà più da letto?"

Sherry rise ancor più forte, ancor più felice e, volgendosi a mezzo, gli stampò un bacio sulle labbra e mormorò: "Potrei anche decidere di tirare dritto fino a mezzogiorno, se vuoi. Ma prima devo dare un'occhiata alle e-mail. Dopotutto, sono qui anche per lavoro."

"Fai pure" acconsentì lui, sollevandosi a mezzo per poi trascinarla verso di sé, farle poggiare la schiena contro il suo torace e darle infine un bacio sui capelli scompigliati. "Grazie, per stanotte."

"Grazie a te. Non sapevo come approcciare l'argomento, ma tu hai saputo togliermi dall'impasse con gran classe" ammiccò lei, digitando in fretta la password per sbloccare il suo cellulare.

Subito, comparve lo schermo pieno di icone colorate e, a malapena visibile sotto di loro, le figure di Sherry e Gin, che Rick aveva visto in fotografia la sera precedente.

I fratelli si somigliavano molto, entrambi scuri di capelli, alti e dai lineamenti attraenti ma, più di ogni altra cosa, si assomigliavano nello sguardo; volitivo, sicuro di sé e determinato. Non la si sarebbe potuta fare facilmente, ai fratelli Kerrington.

Quando, perciò, sentì l'imprecazione piena di stupore e sì, preoccupazione, di Sherry, cancellò i pensieri riguardanti Gin per focalizzarsi pienamente sulla donna tra le sue braccia e abbassare lo sguardo sullo schermo.

Dinanzi a lui vide il breve messaggio inviatole da Emily e, quando ne lesse il contenuto, non solo imprecò a sua volta, ma comprese al volo il perché della preoccupazione della sua donna.

Lasciatala subito andare quando ne percepì i movimenti, Rick si gettò a sua volta fuori dal letto per vestirsi e, mentre Sherry digitava il numero breve per chiamare McCoy, lui borbottò: "Ma che è venuto in mente, a quei disgraziati?"

"Non lo so davvero... ma mi sentiranno!" sbottò Sherry, prima di prendere la linea. "Ah, Adam, salve! Sono Sherry. Abbiamo un problema."

"Se riguarda Emily Poitier, siamo appena stati avvisati di un possibile guaio. Tu ne sai di più?"

"Oh,... e da chi?" sbottò Sherry, bloccandosi a metà della sua vestizione.

"Samuel Larson mi ha chiamato mezz'ora fa per dirmi che Cleopatra, il cane di Emily, stava piantonando casa sua. Cosa che, a quanto pare, non è del tutto normale e che può avere ben poche spiegazioni a parte una; la padrona le ha ordinato di farlo."

Accigliandosi, Sherry cercò di infilarsi i jeans skinny con una sola mano, fallendo miseramente e, nel borbottare un'imprecazione, poggiò il cellulare tra orecchio e spalla per terminare quella scomoda operazione per poi dire ombrosa: "Ho assistito personalmente all'addestramento di Cleo e so per certo che, se Emy le ha detto di proteggere qualcuno, lei lo farà fino a nuovo ordine. Forse, pensava di tenerla impegnata con qualcosa fino al suo ritorno."

"Al suo ritorno?" ripeté confuso McCoy, sul chi vive.

"Le spiegherò quando sarò arrivata alla Centrale di Polizia" chiuse concisa la chiamata prima di guardare Rick, già pronto, e borbottare: "Quando McCoy saprà la verità, andrà fuori di testa."

"Probabile" assentì Rick, allungandole una mano.

Lei la accettò di buon grado e, insieme, corsero fuori dalla stanza senza badare al caos che lasciarono alle loro spalle. Si sarebbero scusati più tardi, con le cameriere.

In quel momento, era vitale muoversi alla svelta.

***

Un'ora prima.

 

Sbadigliando sonoramente nell'uscire di casa per recuperare il giornale, per poco Sam non inciampò nel corpo massiccio e peloso di Cleopatra, disteso sul suo zerbino e con il quotidiano ben stretto tra le zampe.

Evidentemente, Abraham – il ragazzo che si occupava della consegna dei giornali – lo aveva affidato direttamente a lei, vedendola sul pianerottolo.

Balzellando di lato per non crollarle addosso, Samuel la fissò pieno di curiosità mentre, a sua volta, la cagnolona gli rivolgeva uno sguardo caldo ma interrogativo.

"Cleo, ma cosa...?" tentennò lui, guardandosi intorno pieno di curiosità prima di notare le imposte chiuse della casa di Emily. "Dov'è Emy?"

Cleopatra lo guardò impotente, abbaiò un paio di volte dopodiché si mise in piedi, scodinzolò e scrutò arcigna i pochi giornalisti già piazzati dinanzi al cancello d'entrata della casa.

Accigliandosi leggermente, Samuel non fece caso a loro – ormai era diventato abbastanza bravo, nel farlo – e si limitò a prestare la sua totale attenzione al cane. Carezzando quindi sul testone la sua amica a quattro zampe, domandò: "Proteggi, Cleopatra?"

Il cane abbaiò ancora e si sistemò nella posizione della sfinge, scrutando il cancelletto pedonale come se fosse pronta ad affrontare una torma di soldati.

Sempre più sconcertato, Samuel afferrò in fretta il giornale da terra e rientrò in casa, dirigendosi subito dopo in cucina, dove Consuelo stava allattando Sophie.

Lì, poggiò il giornale sul piano della cucina, fissò dubbioso la moglie e disse: "Cleopatra sta presidiando il fortino. Il nostro fortino."

Sobbalzando, Consuelo sgranò sgomenta gli occhi ed esalò: "Ma... ma perché dovrebbe?"

"Mi viene in mente un solo motivo, visto che Emily non è a casa, e ha pensato di non portare la sua cagnolona ai genitori. Voleva defilare senza dare nell'occhio e non voleva che Cleo svegliasse mezza Nederland con i suoi ululati disperati" sbuffò Samuel, passandosi una mano tra i capelli. "Che avrà in mente? Perché non mi ha lasciato almeno un biglietto, o un messaggio?"

Sistemando Sophie sull'altro seno quando la sentì agitarsi un poco, Consuelo domandò: "Hai provato a chiamare Anthony? Forse lui sa qualcosa."

Samuel assentì alla sua proposta e tentò di chiamare l'amico ma, quando trovò la segreteria telefonica, cominciò a preoccuparsi. Come estremo tentativo, tentò di chiamare sia Emy che Parker, ma nessuno di loro rispose.

A quel punto, iniziando veramente ad agitarsi, sospirò e disse: "Non me la sento di far preoccupare i genitori di Emy. Proverò a chiamare McCoy per dirgli quello che sta succedendo, sperando che lui sappia cosa fare."

Consuelo annuì tesa e, nel sistemare l'abito quando Sophie ebbe terminato di mangiare, uscì a sua volta di casa per vedere Cleopatra e tentare di capire cosa stesse succedendo.

La cagnolona le abbaiò a mo' di saluto e Sophie, con mani vogliose, si spinse verso il bernese, desiderosa di montarvi a cavallo, mentre Consuelo la teneva sotto le ascelle perché non scivolasse in terra.

Cleo rimase perfettamente immobile, così da consentire a Consuelo di accontentare la figlia ma, pur lieta che l'animale si prestasse a essere trattato alla stregua di un giocattolo, mormorò debolmente: "Proteggi, Cleopatra?"

Ancora, la cagnolona abbaiò un paio di volte come aveva fatto con Samuel e, per la donna, non fu che una conferma ai suoi dubbi.

Emily le aveva mostrato più volte quel comando, giusto per far impratichire Cleopatra in caso di bisogno. Sapeva quindi perfettamente che, se a Cleo era stato impartito quell'ordine, non si sarebbe mossa di lì e li avrebbe protetti fino al ritorno della padrona.

Il punto, adesso, era capire cosa avesse spinto Emily a quella scelta. Dov'era andata, la loro cara amica, e perché non aveva detto nulla a nessuno dei due?

***

Sherry e Rick giunsero alla Centrale di Polizia di Nederland poco tempo dopo l’arrivo di Samuel, che già stava parlando con l'agente McCoy dello strano comportamento di Cleopatra.

Quando la coppia venne annunciata all'agente speciale, e poterono finalmente entrare nell'ufficio che l’FBI stava usando come centrale operativa per quel caso, Sherry si bloccò a metà di un passo nell'udire Samuel parlare di Cleo.

Accigliandosi, perciò, la donna borbottò: "E' in fase 'proteggi'?"

Samuel annuì nel volgersi verso di lei e, turbato, le domandò: "Ricordo male, o avevi scelto tu l'addestratrice per Cleo?"

"No, ricordi bene, Sam" assentì Sherry, prima di salutare McCoy e aggiungere: "Cleo aveva imparato i comandi 'segui' e 'proteggi' prima ancora di saper abbaiare, in pratica. L'ha mandata da te, per caso?"

"Me la sono ritrovata dinanzi a casa, seduta sul primo gradino d'entrata, che guardava in cagnesco i giornalisti" le spiegò succintamente Samuel. "Il ragazzo del giornale, però, è riuscito a raggiungere indenne la porta."

Lasciandosi andare a un sorrisino, Sherry assentì, ammettendo: "Cleo ha un debole per quel ragazzo."

McCoy, a quel punto, attirò l'attenzione dell'investigatrice privata e domandò: "Avevi qualcosa di preciso da riferirmi, Sherry?"

"A quanto pare, Emy, Parker e Tony hanno deciso di fare i giustizieri solitari... esattamente ciò che tu avevi detto di non fare" sospirò Sherry, vedendolo accigliarsi per diretta conseguenza. "Pare che Anthony abbia trovato delle prove che incriminerebbero suo padre per il rapimento di Mickey, e così quei tre hanno deciso di farsi giustizia da soli e di andare alla ricerca del bambino."

McCoy non poté esimersi dall'imprecare vistosamente e, nel passarsi una mano sui capelli brizzolati, borbottò contrariato: "Ma che diavolo diceva loro la testa?!"

"Credo che Emy, al momento, sia furibonda e fuori di sé e che voglia fare ciò che, per lei, non fu fatto" scrollò le spalle Sherry, osservando impotente l’alto agente dell’FBI. "E' stata però abbastanza coscienziosa da avvisarmi con un SMS."

Dopo aver smoccolato un altro po', giusto per riprendere il controllo dei propri nervi, McCoy le chiese ancora: "Lo sapete solo voi? I Poitier non sono stati avvisati, vero?"

"Non da me e, se non sono qui, dubito che Emy li abbia chiamati. Il che farà infuriare come una bestia Jamie, tra le altre cose" asserì Sherry, lanciata poi un'occhiata veloce all'orologio da parete prima di aggiungere: "Hanno più di tre ore di vantaggio su di noi, perciò dobbiamo muoverci."

McCoy assentì lesto e, nel prendere alla svelta la cornetta del telefono, chiamò la centralinista e disse: "Chiama l'albergo dei Consworth e fatti passare il proprietario perché io possa parlargli. Dopodiché, chiama Hutchinson e mandamelo subito."

"Subito, agente McCoy" mormorò la donna, chiudendo temporaneamente la chiamata per eseguire quanto richiesto.

Picchiettando il piede a terra con fare nervoso, McCoy riafferrò la cornetta quando sentì squillare il telefono e, nervoso, disse: "Signor Consworth?"

"No, agente... sono io, Gwen. Ho chiamato in albergo, ma la receptionist mi ha avvisato che il proprietario è uscito un paio d'ore fa, e che sarebbe stato di ritorno solo nel pomeriggio."

"Oh... capisco. Molto bene, Gwen. Grazie" mormorò McCoy, mettendo giù il telefono mentre qualcuno, alla porta, bussava con insistenza.

L'agente speciale lo fece entrare e Hutchinson, sulla porta, scrutò per un istante le persone presenti prima di avanzare a passo di carica e dire: "Gwen mi ha detto che mi voleva vedere con una certa urgenza. Per fortuna non ero ancora uscito di pattuglia, così sono venuto subito qui. E' successo qualcosa, agente McCoy?"

Annuendo, l'agente speciale fece un riassunto stringato di quanto era venuto a sapere e, nel terminare di parlare, disse: "So che, assieme allo sceriffo Meyerson, sei la persona con più anni di servizio, qui in zona, e conosci bene le montagne. Abbiamo bisogno che prepari in tutta fretta una squadra di dieci uomini per andare a nord-ovest di qui. Abbiamo un potenziale ritrovamento."

Illuminandosi in viso per un istante, Hutchinson sorrise a Samuel pieno di speranza ma, nel vederlo assai ombroso, domandò a McCoy: "Dalla loro presenza qui, ne deduco che qualcosa non vada esattamente per il verso giusto, però."

"Ti ho lasciato la chicca per ultima, agente" ironizzò stancamente McCoy. "Ricordi, vero, quando dissi alla popolazione di Nederland di non prendere iniziative personali?"

Doug Hutchinson annuì, adombrandosi a sua volta, e borbottò: "Non mi dica... Tony Consworth, dopo aver capito che il padre poteva essere coinvolto, è andato a cercare di persona il nascondiglio dove avrebbe potuto avere nascosto Mickey?"

"Peggio. Non solo lui, ma anche Emily Poitier e Parker Jones si sono uniti alla spedizione punitiva, a quanto pare" sospirò McCoy, scuotendo esasperato il capo.

Doug sospirò esacerbato, si passò le mani sul viso con espressione rassegnate e infine disse: "Temevo che Emily avrebbe potuto fare una pazzia, visto ciò che è successo a lei. Lo sceriffo, infatti, mi aveva pregato di tenerla d'occhio, durante le ricerche nei boschi... ma da lì a gettarsi così allo sbaraglio..."

"Mai sottovalutare una donna con il suo passato burrascoso" chiosò fiacca Sherry. 

"Quanto a Parker Jones, non lo conosco così bene, ma..." aggiunse Doug, lanciando un'occhiata all'alto uomo accanto a Sherry. "... se non ricordo male la sua faccia, l'ho vista parlare più volte con Parker, in questi giorni. E' forse un suo amico?"

"Sono il fratello minore" asserì Rick, parlando per la prima volta. "Personalmente, posso dire che Parker non è nuovo a questi colpi di testa, quando ci sono di mezzo degli amici. Non è la prima volta che si caccia nei guai per questo."

"Bene. Perciò abbiamo un figlio con istinti vendicativi nei confronti del padre, un amico che desidera dare il suo contributo e una donna dal dente avvelenato. Un trio esplosivo" sospirò McCoy.

"Sapete dove sono diretti?" domandò a quel punto Doug.

Sherry gli lesse le indicazioni lasciate da Emily nell’SMS e il poliziotto, annuendo più volte, asserì: "Conosco bene la zona, perché ci vado spesso a scalare. Preparerò subito una squadra e partirò nel giro di venti minuti."

"Vorrei venire anch'io, se fosse possibile" dichiarò Sherry, a quel punto.

Doug la fissò dubbioso per alcuni istanti, lanciò un'occhiata a McCoy e infine disse: "Lei è una civile, miss Kerrington e, anche se non mi metterei mai a discutere con lei a meno di cinque metri di distanza - e sapendola disarmata - esiterei un po' ad accettare a sua richiesta."

"La famiglia Larson mi paga perché io segua il caso, perciò ho il diritto di venire con voi" sottolineò gentilmente Sherry, sorridendo melliflua.

Doug, allora, sospirò esasperato e replicò: "Oh, la prego, si risparmi quei sorrisi per qualcun altro. Sono fedelissimo a mia moglie, e non mi faccio incantare così facilmente da una bella donna."

Rick la guardò pieno di curiosità e, suo malgrado, Sherry esalò una risatina e ammise: "Forza dell'abitudine, scusate. Vorrà dire che vi seguirò a distanza."

"Beh, questo non glielo posso impedire, ma rimarrà dietro il nastro che metteremo sulla scena" sottolineò Hutchinson.

"Andata" accettò Sherry, scrollando le spalle.

Doug la fissò ancora per un istante, ben sapendo che, molto difficilmente, avrebbe eseguito gli ordini e, dopo un ultimo saluto a McCoy, si avviò per mettere in atto quanto detto.

A quel punto, l'agente speciale dichiarò: "Mi aspetto che tu non li faccia ammattire, Sherry. Sono già tutti abbastanza sul chi vive, e non voglio che una missione di ricognizione diventi una scazzottata con te."

"Come se io potessi creare un simile caos" esalò ingenuamente lei, sollevando le mani in segno di resa.

McCoy, però, non ci cascò neppure per un istante e le disse: "Devo ricordarti il caso Sheeran di due anni fa?"

Inaspettatamente, Sherry arrossì copiosamente e borbottò: "Non feci esattamente lo sgambetto. Inciampò sui miei stivali… tutto qua."

"E finì casualmente con le palle contro il tuo ginocchio?" ironizzò a quel punto McCoy.

Rick soffiò fuori aria per la sorpresa e il dolore indiretto mentre Samuel, facendo tanto d'occhi, esalava: "Ma che hai combinato, Sherry?"

"Divergenze creative" dichiarò evasiva Sherry, afferrando le chiavi della sua auto dalla borsetta prima di imprecare e aggiungere: "Merda! Non ho pensato che una Lamborghini non può andare per carreggiate!"

I tre uomini con lei esplosero in una calda risata e Samuel, lanciandole le sue chiavi, disse: "Prendi il mio pick-up. E' sicuramente più adatto al luogo in cui dovrai andare. Senza dare ginocchiate, però, per favore. Sono tutti bravi ragazzi, e li conosco."

"Mi premurerò di tenere le ginocchia basse" promise Sherry, dando poi un bacetto a Rick per poi sgattaiolare via dall'ufficio.

A quella vista, McCoy squadrò l'alto giovane - un po' stordito da quel gesto inaspettato - e chiosò: "Hai idea di cosa voglia dire avere a che fare con una donna del genere, ragazzo?"

"Devo ancora capirlo del tutto" ammise Rick, grattandosi nervosamente la nuca.

McCoy gorgogliò una risata prima di sospirare, afferrare il suo cellulare sulla scrivania e dire: "Adesso, a me toccherà la parte più scomoda. Parlare con i Poitier. La giornata non poteva iniziare peggio di così."

"Vengo con lei, agente. Se rimanessi a casa, mi agiterei inutilmente mentre Consuelo, sapendo Cleo lì con lei, è stranamente più calma, perciò posso accompagnarla dai Poitier senza alcun problema" gli propose Samuel.

McCoy accettò di buon grado e Rick, con un sospiro, dichiarò: "Io penso che me ne andrò da Gilda a fare colazione. Siamo usciti di corsa non appena Sherry ha letto il messaggio, perciò..."

Samuel e l'agente lo fissarono con calda ironia, perciò Rick preferì non aggiungere altro. Salutò i due uomini, uscì in fretta dalla stazione di polizia dopodiché, afferrato il cellulare, provò a chiamare il fratello.

Trovando però solo la segreteria telefonica, lasciò un messaggio piuttosto eloquente.

"Ho saputo cos'hai combinato, Parker e, sebbene io ti ritenga molto coraggioso, sappi una cosa. Se ti farai male, lo dirò alla mamma... e sai cosa fa, lei, ai figli che si fanno male, vero?"

Ciò detto, chiuse la chiamata, sospirò e pregò con tutto il cuore che il fratello non avesse fatto il passo più lungo della gamba, stavolta.

***

I sobbalzi del pick-up avevano ormai portato sia Emily che Anthony a reggersi saldamente alle portiere, non volendo terminare anzitempo il loro viaggio con una commozione celebrale causata dall'urto contro i vetri del mezzo.

Purtroppo, le condizioni della sterrata su cui stava abilmente guidando Parker non consentivano un viaggio agevole, né veloce.

Pendenze, curve e asperità del terreno rendevano quella lenta risalita un'agonia infinita ma, quando finalmente Parker fermò il mezzo dietro alcuni cespugli rigogliosi, Emily poté tirare un sospiro di sollievo e dire: "Giuro che non mi lamenterò più di Ponderosa Drive."

"Non era Jamie, a lamentarsene?" chiosò Tony, mentre Parker spegneva il mezzo ed estraeva la chiavetta d'accensione.

Emy ammiccò all'indirizzo del fidanzato - era ancora così strano, pensare a lui a quel modo! - e, nello scendere dal pick-up, asserì: "Lascio a lui la parte del lamentone, ma neppure io piangerei, se la mettessero a posto."

Ciò detto, si guardò intorno senza realmente apprezzare la natura selvaggia che li circondava, o il suono lieto e pacifico del canto degli uccellini. Quel luogo avrebbe potuto essere splendido, ai suoi occhi, ma l'ansia che provava per Mickey - unita a un odio crescente nei confronti di William - non riusciva a renderle piacevole quella vista.

Lanciata infine un'occhiata a Parker, che stava sistemandosi lo zaino sulle spalle, domandò: "Siamo lontani dalla grotta?"

"Circa seicento iarde. Ho preferito fermarmi prima per poter nascondere l'auto, caso mai..." le spiegò lui prima di lanciare un'occhiata spiacente ad Anthony.

"Non pensare a me, amico. Se mio padre si è macchiato di un simile crimine, la pagherà cara. E' poco ma sicuro" asserì lapidario Anthony, afferrando il proprio zaino per poi avventurarsi lungo l'erta, subito seguito a ruota da Parker ed Emily.

Parker non poteva neppure immaginare cosa volesse dire pensare al proprio padre come possibile rapitore di un bambino, né aveva idea di cosa volesse dire muoversi per scoprire tale verità.

Lui aveva sempre avuto un rapporto amichevole e forte, con il padre e, se mai fosse successa una cosa simile, sarebbe stato devastante. Non sarebbe riuscito a muovere un solo muscolo.

Anthony, invece, non solo si era impegnato per comprendere gli strani comportamenti del padre, ma non aveva battuto ciglio, di fronte alla possibilità che lui fosse il vero rapitore di Mickey.

Se quello che Emily gli aveva riferito in quei mesi non fosse bastato a rendergli chiaro il labile legame tra i due, quella netta presa di posizione sarebbe bastata e avanzata. Tra padre e figlio non c'era nessun tipo di rapporto affettivo, e Anthony pagava lo scotto di quell'insensibile trattamento nel modo più terribile possibile.

Ugualmente, di fronte a quest'ultimo affronto, Anthony non si era tirato indietro, non aveva delegato ad altri la scoperta della verità, rischiando in prima persona di porsi di fronte a un potenziale mostro.

Scuotendo il capo, Parker mormorò tra sé: "Non so davvero come fa."

Emily si volse a mezzo nel sentirlo borbottare ma lui scosse il capo, le sorrise e domandò: "Sei certa di voler entrare con noi? Potresti nasconderti qua fuori da qualche parte, e lasciare a noi omaccioni lo sporco lavoro."

Emy rise sommessamente e Anthony, nel fermarsi dinanzi all'entrata della grotta, assentì all'indirizzo di Parker e aggiunse: "Ha ragione. Puoi aspettarci qui fuori, se non te la senti."

Lei sorrise loro con affetto, scosse il capo e replicò: "Vi ringrazio, davvero. Ma devo fare anche questo."

Ciò detto, infilò la mano nella tasca dei pantaloni ed estrasse una barretta al cioccolato e cereali, aggiungendo: "E poi ho questa, se avrò paura."

Anthony la fissò confuso, e così Parker, perciò Emily sorrise dolcemente e spiegò loro: "La trovai nella cassetta della posta, poche ore dopo il mio incontro con Roy. Evidentemente, doveva averla messa lì dopo essere andato via dalla centrale di polizia. Come una sorta di saluto. Di addio."

Tony la attrasse in un abbraccio, baciandole i capelli, e mormorò: "Sei sicura che basti la cioccolata?"

"Ho anche voi due, a farmi coraggio. Penso basterà" ammiccò lei, stringendosi a lui con un braccio mentre, con la mano libera, cercava Parker. "Ce la farò, grazie a voi."

Ciò detto, si sciolse dall'abbraccio, prese un gran respiro e, rabbrividendo nonostante tutto, gracchiò: "Chi me l'ha fatto fare?"

I due uomini con lei sorrisero divertiti e comprensivi e, assieme a Emy, penetrarono nell'antro muniti di torce elettriche e determinazione.

 

 

 

N.d.A.: che dite? Quando McCoy si ritroverà i tre giustizieri solitari davanti alla faccia, che succederà? E il rapitore? Arriverà prima o dopo la comparsata dei nostri tre eroi?

  
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