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Autore: Delirious Rose    16/12/2021    1 recensioni
Due erano le cose cui Mary Riddle aveva a cuore: la propria reputazione e la propria ricchezza.
Aveva dovuto limitare i danni quando il suo unico figlio era scappato con quella pezzente il giorno di Santo Stefano. Aveva dovuto limitare i danni quando suo figlio era tornato a casa, solo, il Giorno di Mezzestate.
Quando quella pezzente aveva osato bussare alla sua porta nel giorno di San Silvestro, Mary Riddle aveva dovuto scegliere cosa sarebbe stato più vantaggioso: cacciare dalla sua proprietà quell’approfittatrice, o accogliere la nuora gravida.
{What If Merope Gaunt fosse andata a Little Hangleton invece che in un orfanotrofio Babbano}
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Merope Gaunt, Tom O. Riddle, Tom Riddle Sr.
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
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Mary si svegliò con un sussulto. Yvette, la sua cameriera francese, le scuoteva dolcemente la spalla—il suo viso era inquietante nel bagliore delle braci ardenti.

Madame, c’est un garçon !” sussurrò.

Dal piano di sopra, giunse un debole vagito presto soffocato dai rintocchi dell’orologio a pendolo.

Garçon. Per qualche motivo, Mary non riusciva a ricordare il significato di quella parola.

“Come hai detto?”

Le bébé, Madame, c’est un garçon!

Se Yvette era così eccitata da aver dimenticato come parlare in inglese, significava che—

“Un maschietto?!” Mary esclamò, sporgendosi in avanti con gli occhi sgranati. “È un maschietto?!”

Yvette ebbe appena il tempo di fare un cenno col capo.

Mary scattò in piedi e si precipitò nella Camera delle Lobelie nel modo meno signorile possibile. La servitù si era radunata intorno a Mrs. Smith, tutti chioccianti e sorridenti al fagottino tra le braccia della governante.

“Congratulazioni, signora!” sussurrarono mentre Mary si faceva strada.

Il bambino era pallido e succhiava affamato una manina. Aveva la testa piena di capelli neri—proprio come Tom. Mary avrebbe voluto prenderlo in braccio, ma non poteva. Non se non fosse stato sano, non se la sua unica somiglianza con Tom era solo una zazzera di capelli neri.

“È… sano?”

Mrs. Smith e la servitù ridacchiarono.

“L’ho strillare dal capanno, signo’,” rise il giardiniere con il suo forte accento di Birmingham.

“Ha pianto non appena è nato,” aggiunse la governante.

“Il Dottor Herbert lo ha esaminato?”

Un silenzio imbarazzato calò sul corridoio, rotto soltanto dai sussurri frenetici che giungevano dalla porta della Camera delle Lobelie.

“N-non ancora, signora. Il dottore si sta ancora occupando della… della madre.”

L’ultima parola fu pronunciata con assoluto disgusto.

Mary emise un sospiro esasperato. Aveva detto al Dottor Herbert che il bambino era la priorità: sebbene avesse dato un erede ai Riddle, la pezzente restava la sgualdrina che aveva rovinato la reputazione della famiglia.

“Che amore! Sta guardando la nonna!”

Il bambino fissava Mary con la solennità che solo un neonato possedeva.

Le si bloccò il respiro in gola.

I suoi occhi… i suoi occhietti blu guardavano nella stessa direzione! I suoi grandi occhi di neonato avevano pupille perfettamente rotonde e perfettamente centrate! I suoi occhi erano normali! I suoi occhi erano proprio come dovevano essere gli occhi di un vero essere umano!

Mary volle trattenersi.

Il bambino aveva solo pochi minuti; poteva avere qualche anomalia che si sarebbe manifestata crescendo—era pur sempre l’aborto di quella sgualdrina. Eppure, Mary Riddle non riuscì a trattenersi dall’allungare la mano verso il bambino—dal lasciare che Mrs Smith glielo posasse sul petto—dal lasciarsi ipnotizzare da quei profondi occhi blu che la fissavano da un luogo brulicante di paure, piaceri e promesse.

Una risata sommessa le sfuggì dalle labbra.

Aveva un nipote, finalmente. Un nipote che avrebbe perseguito il destino dei Riddle! Un nipote che le avrebbe assicurato l’eredità dello Zio Charles! Un nipote che avrebbe sottratto il patrimonio dei Riddle dalle sudice mani dei Collins! Un nipote che avrebbe portato i Riddle a nuove altezze! Perché no, se fosse diventato bello e affascinante come il suo Tom, avrebbe potuto persino conquistare la figlia del Duca di York! E se il bambino fosse stato tanto intelligente quanto Mary, allora il mondo avrebbe potuto essere suo.

“Che futuro luminoso e incantevole ti aspetta, piccolo mio…”

 

* * *

 

La febbre puerperale aveva colto la sgualdrina il terzo giorno dopo il parto.

Non che ci si potesse aspettare altro, a detta del Dottor Herbert. La donna era emaciata e aveva trascorso la gravidanza in condizioni di miseria e agitazione; il parto non era stato facile e il medico aveva dovuto rimuovere manualmente la placenta. Con tutto ciò, sarebbe stato un miracolo se la puepera non avesse avuto le febbri—ordinare alla cameriera con la tosse di occuparsi di lei non aveva nulla a che fare.

Eppure, la sgualdrina era abbastanza testarda da sopravvivere. Probabilmente non avrebbe tirato le cuoia fino al ritorno di Tom. Mary era tentata di dire a suo figlio di perdonare la sgualdrina in modo che quella potesse crepare in pace, ma anche il solo nominarla era sufficiente a fargli venire una crisi di nervi.

Comunque, era solo una questione di tempo prima che suo figlio diventasse vedovo a ventuno anni.

“Mrs. Warren è arrivata, signora,” annunciò il maggiordomo.

“La riceverò in salotto,” disse Mary, alzandosi in piedi. “Di’ a Mrs. Smith di preparare il tè con estrema cura: Mrs. Warren ha un palato delicato.”

Non appena la notizia della nascita del Piccolo Thomas si era diffusa a Little e a Great Hangleton, Mary si era premurata di rifiutare visite: le febbri della sgualdrina erano un’ottima scusa e facevano sembrare Mary una suocera premurosa. Tuttavia, la sua vecchia compagna di stanza era un’eccezione e una distrazione molto gradita.

Si erano incontrate e avevano condiviso una stanza alla Scuola per Signorine di Miss Bradford, lo stesso esclusivo collegio che per cinque generazioni aveva educato le ragazze della sua famiglia. Mrs. Warren, nata Cornelia Malford, era la figlia naturale di qualcuno abbastanza ricco da mandarla da Miss Bradford e fornirle una ricca dote, più una villa nello Yorkshire e una residenza a Bath. Molti giovanotti erano stati attratti dalla fortuna di Cornelia; tuttavia, la scelta era caduta su un certo Colonnello Warren. Secondo Mary, la sua amica avrebbe potuto fare un matrimonio migliore.

“Cornelia, benvenuta!” disse Mary con un sorriso. “Cielo, non sei cambiata per niente!”

Fece del suo meglio per nascondere l’acredine del complimento. Mrs. Warren era una splendida vedova di quarantatré anni, senza un accenno di grigio nei capelli biondo platino. A giudicare dal contegno orgoglioso e dai modi eleganti, Mary aveva sempre supposto che l’anonimo padre di Mrs Warren appartenesse alla più alta aristocrazia.

“Mary, cara! Come stai?”

Una chiacchierata frivola con un’amica era infatti ciò di cui Mary aveva bisogno per distogliere la mente dalla disgrazia di Tom e dall’ostinazione a vivere della sgualdrina. Inoltre le offriva un soggetto di prova per la nuova versione del calvario di Tom, che Mary fece passare come una versione aggiornata con dettagli scoperti di recente.

Mary e Mrs. Warren erano a metà degli scones quando la balia portò il Piccolo Thomas per essere messo in mostra, appena allattato, lavato e cambiato. Come previsto, Mrs. Warren fu ipnotizzata dal bambino come tutti coloro che lo vedevano per la prima volta.

“Una settimana, di già!” Mrs. Warren chiocciò, tenendo in braccio il bambino. “Come mai tua nuora non si unisce a noi?”

Mary si lasciò sfuggire un astuto, doloroso sospiro. “Ahimè, sono giorni che ha la febbre alta!”

Mrs. Warren sussultò, riconsegnando il bambino alla balia. “Oddio! Il vostro medico la sta curando adeguatamente?”

“Stiamo facendo del nostro meglio, ma ci sono pochi progressi. Il Dottor Herbert ha suggerito la rimozione l’utero, ma non potrebbe avere altri figli.”

A dire il vero, sarebbe stato l’ideale per nascondere la recente menomazione di Tom. Niente di meglio di una madre resa sterile per spiegare perché il Piccolo Thomas non avesse dei fratellini. Naturalmente, se la sgualdrina fosse sopravvissuta e il matrimonio non fosse stato annullato.

“L’ostetrico londinese che Thomas ha consultato, invece, ha suggerito una trasfusione di sangue,” continuò Mary. “Tuttavia, il trattamento dev’essere fatto in ospedale e rischia di fallire tre o quattro volte su cinque. Quindi, tutto quello che posso fare è pregare che tutto vada per il meglio, e concentrarmi sul Piccolo Thomas.”

“Questo deve confortarti, Mary. E vedo che mantieni le tradizioni di famiglia!.” disse Cornelia in tono confortante. “Il bambino si chiama come suo padre e suo nonno!”

Il sorriso di Mary si irrigidì. “Mia nuora ha insistito per dare un nome al bambino lei stessa. Lei è così…” Innamorata? No, non sembrava il miglior termine. “Grata a Tom che, naturalmente, non poteva che chiamare il bambino in suo onore. Avrei preferito un secondo nome diverso, se devo essere sincera. Ad esempio Edward come mio padre, o George come il nostro sovrano, ma lei ha insistito per il nome di suo padre!”

Le labbra di Mrs. Warren si contorsero in un ghigno. “Suppongo che non ti piaccia quell’uomo.”

Mary sbuffò. “Spero che il nome sia l’unica cosa che il Piccolo Thomas prenda da quella bestia! Inoltre, che razza di nome è Marvolo?”

Mrs. Warren tossì il tè. “Come hai detto?”

“Sì, lo so, avrei dovuto essere più ferma. O trovare un compromesso, qualcosa come Martin o Marvin—”

“Il nome è Marvolo?! Sei sicura?”

“Purtroppo sì.”

Mrs. Warren la fissò con gli occhi grigi sgranati, la mano tremante le faceva cadere il tè in grembo. Per qualche motivo, il nome di quel pezzente l’aveva scioccata oltre ogni dire. Lentamente, Mrs. Warren posò la tazza sul tavolo e prese dei respiri profondi.

“Tua nuora portava un… un ciondolo? O un medaglione?” chiese con voce troppo controllata. “Ovale, pesante, in oro con un motivo ad esse in smeraldi?”

Il cipiglio di Mary si intensificò. Non aveva guardato la sgualdrina più del necessario, ma un gioiello in oro e smeraldi lo avrebbe notato subito, specialmente se al collo di quella sgualdrina—Mary si vantava di avere occhio per i gioielli.

“No… non credo…”

“Posso dare un’occhiata ai suoi effetti personali, se non ti dispiace?”

Probabilmente il ciondolo era un cimelio della sua famiglia. Uno che l’anonimo padre aveva regalato a Mrs Warren in segno di affetto. Tuttavia, questo non spiegava come fosse finito nelle mani della sgualdrina. Che lo avesse rubato durante una delle tante visite della sua amica? Eppure, per quanto si sforzasse, Mary non ricorava di aver mai visto un gioiello simile indosso alla sua amica.

Mary chiamò la governante, ordinandole di portare le cose della sgualdrina. Non aveva pensato di frugarci dentro, la sola idea la disgustava e non perché sarebbe stato maleducato farlo senza il permesso del proprietario. Santo cielo, Mary stava già pensando a ridecorare la Camera delle Lobelie!

Il fagotto, un logoro pezzo di stoffa macchiato di chissà cosa e che emanava uno strano odore, fu messo sul tavolo. Lentamente, Mrs. Warren lo aprì, ispezionando ogni oggetto all’interno. Dei vecchi libri rilegati in pelle; fiale piene di strani liquidi multicolori—che una di esse contenesse la misteriosa droga cui Tom aveva parlato?— un bastoncino di legno avvolto in un rozzo filo nero; alcuni pezzi di carta giallastra.

Un certificato di matrimonio.

Mary quasi lo strappò dalle mani di Mrs. Warren.

Il matrimonio era stato celebrato in una parrocchia di Londra, il giorno di San Valentino, sei settimane dopo la scomparsa di Tom. Quel che era peggio, non sembrava un falso. Avrebbe chiesto a Thomas di indagare, non appena lo avrebbe avuto al telefono. O forse era meglio inviare un telegramma?

Il nome completo della sgualdrina la spiazzò: Merope Maia. Suonava troppo signorile, troppo erudito per bestie come quelle.

“Marvolo Corvinus Gaunt,” lesse Mrs. Warren con voce flebile. Quasi svenne, lasciandosi cadere senza grazia sul divano e tenendo in mano uno dei pezzi di carta. “Per favore, un tè ben forte. E puoi chiamare il mio autista?”

“Ma certo, Cornelia.”

Perché la sua amica si comportava così? Conosceva la sgualdrina e la sua famiglia?

Quando l’autista arrivò, Mrs. Warren gli porse il pezzo di carta.

“Va’ a recuperare il medaglione, e non dare a quei ladri più di quanto abbino pagato; usa il nome di mio fratello, se necessario. Avverti Zio Hector e Master Abbott che la nipote di Lord Gaunt è stata trovata.”

Mary sbatté le palpebre più volte. Lord Gaunt? Aveva sentito bene?

“Oh, e contatta anche il Dottor Pomfrey. Digli che è un’emergenza.”

Mary si scosse dal suo torpore e ordinò di preparare un tè più forte, quello nero di Assam che Thomas preferiva. Si trattenne dal fare domande, concentrandosi sul versare il liquido scuro e ramato in una tazza, aggiungendo più zucchero del solito—Mrs. Warren ne aveva bisogno per riprendersi da qualsiasi shock avesse ricevuto. Aspettò che la tazza venisse svuotata e che Mrs. Warren sembrasse meno scossa.

“Mi dispiace importi ospiti non invitati, Mary. Soprattutto considerando la triste situazione della tua famiglia,” disse Mrs. Warren.

In effetti, Mary avrebbe dovuto essere contrariata da qualsiasi ospite che avesse osato invitare estranei in casa sua. Ma non riusciva a togliersi dalla testa quel “nipote di Lord Gaunt.” Quei pezzenti erano imparentati con l’aristocrazia? Erano un ramo distante e decaduto, eredi dei titoli e dei possedimenti della famiglia principale?

“Non preoccuparti, Cornelia. Capisco che le circostanze sono… particolari,” rispose Mary. Versò a Mrs. Warren un’altra tazza di tè, cercando di sembrare disinvolta. “Sono piuttosto scioccata nell’apprendere che conosci i Gaunt.”

La disgustava pronunciare il nome di quei pezzenti, ma se i Riddle potevano guadagnare qualcosa da quell’abominevole unione, Mary avrebbe fatto buon viso a cattivo gioco.

Mrs. Warren strinse le labbra, persa in qualche pensiero sgradevole.

“Il Casato dei Gaunt è ben noto nella… nella cerchia della mia famiglia.”

Stava certamente parlando di quella del padre anonimo.

“Merope, quella povera ragazza… avrebbe potuto essere mia nipote.”

 

 

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Figlia del Duca di York: la conoscete come Elisabetta II.
Febbre puerperale ( setticemia): infezione del tratto genitale, era una delle tre principali cause di mortalità materna. Nel 1926, era accertato che la prevenzione attraverso le cure prenatali era essenziale: considerando le condizioni di miseria in cui si trovava Merope durante tutta la gravidanza, sembrava logico che l'avesse contratta. Mi sono anche permessa di aumentare le possibilità aggiungendo l'asportazione manuale della placenta, dato che questo tipo di intervento era suscettibile di introdurre germi. All'epoca, non c'erano cure se non quelle di cui parlava Mary, più il drenaggio e la legatura: ci sarebbero voluti altri 9-10 anni prima che la sulfanilamide fosse sperimentata clinicamente. Oggi, la terapia antibiotica si adatta al batterio infettante (non sono un medico, solo uno scrittore che fa i suoi compiti).
San Valentino e Parrocchia di Londra: dal 1856, una coppia doveva risiedere in zona per almeno 21 giorni prima di potersi sposare in una qualsivoglia parrocchia. Dato che ho fatto "fuggire" Tom e Merope il 26 dicembre, entro il 14 febbraio avrebbero dovuto avere tutto il tempo per soddisfare il requisito.
Maia: un'altra delle Pleiadi. Nella mitologia greca, era la madre del dio Hermes, da Zeus stesso: in un certo senso, si trova all'opposto di Merope, che ha sposato un semplice mortale.
   
 
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