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Autore: Abby_da_Edoras    17/12/2021    7 recensioni
Questa storia è il sequel di My winter storm e riscrive in modo del tutto mio personale le vicende della parte conclusiva della sesta stagione di Vikings. Il legame tra Ivar e Aethelred si sta consolidando, ma i due dovranno affrontare ancora molti ostacoli a causa dei quali rischieranno di perdersi... tutto però finirà bene! Intanto a Kattegat anche Bjorn rischia la sua corona, per i tradimenti e gli intrighi di vecchi rivali e amici non del tutto leali. Entrano in scena nuovi personaggi (uno inventato da me) e ci sarà una nuova coppia molto... passionale e particolare (e non dico altro!).
Grazie a chi mi segue e continuerà a seguire le mie follie! XD
Non scrivo a scopo di lucro e personaggi e situazioni appartengono a registi, produttori e autori della serie TV "Vikings".
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Bjorn Ironside, Ivar, Nuovo personaggio
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'L'amore non ha fine '
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Cap. 12: Unspoken words

 

I am imploding, my mind's corroding
This wall of silence is suddenly falling
The wind is blowing, the lightning is coming
I cannot refrain no more

Now take heed for me
You will realize this is
The calm before the storm
Of the feelings untold

Listen to me, in the end
And don't tell me I'm to blame
There's something you should know
Can you hear my unspoken words?

(“Unspoken words” – Temperance)

 

Nell’accampamento che i Vichinghi avevano improvvisato in una radura nei boschi del Wessex, Ivar aveva spiegato a tutti come stavano le cose, che a quanto pareva non era Re Alfred a prendere le decisioni quanto piuttosto la sua Regina.

“Questa donna sembra avercela particolarmente con me” commentò ironicamente il giovane, “visto che mi vede come il demonio pagano e probabilmente pensa che, se morissi io, non ci sarebbero più razzie e villaggi depredati.”

Harald scoppiò in una risata.

“Allora non lo sa che sono stato io a decidere di venire in Wessex a razziare? E continuerei anche se tu morissi, Ivar, non è che mi si spezzerebbe il cuore!” celiò.

“Non ne dubitavo” replicò Ivar. “Il punto è un altro: finché sarà lei ad avere il potere, i coloni Vichinghi non saranno mai al sicuro qui. Re Alfred aveva donato alla nostra gente le colonie della Northumbria senza pretendere alcuna conversione o altro e adesso le cose sono cambiate. Bisogna fare in modo che sia lui a riprendere il potere che gli spetta.”

“Forse dovrei provare ad andare da lui al palazzo reale, credo che se gli parlassi…” iniziò a dire Aethelred, ma Ivar lo interruppe subito.

“Non dirlo nemmeno per scherzo! Sono sicuro che tu venga subito dopo di me nella lista nera di questa Regina, in fondo hai lasciato il tuo Paese per venire a vivere in mezzo ai pagani, per non parlare di quello che fai con un pagano in particolare…”

“Ma che dici, Ivar, ti sembra questo il momento di parlare di certe cose?” esclamò il Sassone, sconvolto e diventando rosso fino alla radice dei capelli.

“È solo la verità, noi Vichinghi non ci vergogniamo di parlare di sesso” ribatté tranquillo il giovane, mentre tutti gli altri nell’accampamento scoppiavano in grasse risate, alquanto divertiti dall’imbarazzo evidente di Aethelred. Era vero, tra i Vichinghi non c’erano pudori, ma Ivar aveva voluto fare quella battuta appositamente per strappare una risata ai compagni e, soprattutto, per distrarre Aethelred. Non ci pensava nemmeno a lasciarlo andare da solo al palazzo reale sapendo che c’era in giro quella pazza, Ivar non aveva conosciuto Judith, ma ne aveva saputo abbastanza da Hvitserk e dallo stesso Aethelred e, a quanto sembrava, la nuova Regina era altrettanto fanatica, pazza e crudele. Non le avrebbe mai lasciato mettere le grinfie sul suo compagno!

“Dovremo trovare un modo di attirare i Sassoni allo scoperto” riprese poi il Vichingo, “sarebbe assurdo attaccare il palazzo reale e la città fortificata, siamo troppo pochi e verremmo sconfitti. Ho deciso di mandare delle spie per osservare quali siano i punti migliori in cui attirare i soldati Sassoni, poi li massacreremo. Quando saremo noi i vincitori, potremo dettare le nostre condizioni.”

Gli altri esultarono e lanciarono grida di battaglia.

Più tardi, quella notte, Aethelred giaceva ancora sveglio nella tenda che divideva con Ivar quando si sentì abbracciare forte dal compagno.

“Ivar… credevo ti fossi addormentato” mormorò, abbandonandosi a quell’abbraccio che lo faceva sentire meglio, al caldo, al sicuro, lontano dalle preoccupazioni, anche se solo per qualche istante.

“Non potevo dormire sentendo che tu eri agitato” gli disse dolcemente il Vichingo. “Aethelred, lo so cosa ti tormenta, è vero che sei preoccupato per Alfred, e anche per noi e per tutti i coloni, che non vorresti mai questo scontro tra il tuo popolo e la gente che ti ha adottato… ma so che non è tutto qui. So il male che ti ha fatto quella tua orribile madre e so che adesso ti sembra di rivivere la stessa situazione, solo che c’è questa Regina al posto di quell’altra.”

Era incredibile come Ivar fosse riuscito a leggere perfettamente nel suo cuore, indovinando tutto ciò che lo tormentava, ma forse non era così strano: Ivar era sempre stato arguto, un attento osservatore dei dettagli, e poi… e poi lo amava, ora Aethelred non aveva più alcun dubbio. Soltanto il vero amore aveva permesso ad Ivar di comprendere anche quel suo dolore più intimo e segreto!

“È proprio così, mi sembra che tutto si ripeta e che sia un incubo dal quale non riesco a fuggire” sospirò il giovane Sassone, stringendosi di più al compagno. “Mia madre voleva distruggere i pagani, non capiva perché Alfred volesse fare accordi con loro, poi però è morta e Alfred ha potuto fare ciò in cui credeva per ottenere la pace. Ora, però, temo che Elsewith abbia trascorso fin troppo tempo con mia madre che l’ha indottrinata e fatta diventare come lei… povero Alfred, ero così felice credendo che avesse una moglie dolce e innamorata!”

“Non tutti possono essere fortunati come te, non credi?” scherzò Ivar. “Comunque non preoccuparti, vedrai che insieme risolveremo anche questo problema. Vedi che, alla fine, avevo ragione a voler partire per il Wessex?”

Ivar cercava ancora una volta di sdrammatizzare e di togliere quella pena dal cuore di Aethelred. Abbracciandolo più appassionatamente, lo baciò come se gli mancasse il respiro, come se solo incollato alle sue labbra morbide potesse sopravvivere. Senza staccarsi dalla sua bocca iniziò ad accarezzarlo ovunque e infine si insinuò lentamente nella sua delicata apertura, sentendolo caldo e stretto e godendo di ogni istante di quella fusione totale con il suo giovane amante; si mosse in lui con lentezza e intensità cercando di cancellare ogni confine tra il suo corpo e quello di Aethelred, per farlo sentire totalmente suo, al sicuro, amato e protetto. Il giovane Sassone, perduto e travolto, si aggrappava convulsamente alle spalle di Ivar, lo assecondava e lo accoglieva con amore, sospirando e ansimando nella sua bocca. Alla fine giunsero entrambi, insieme, all’apice del piacere e restarono incollati l’uno all’altro, ansanti, lasciando che almeno per quella notte nient’altro esistesse, niente più Wessex, niente più guerre di religione, niente più Alfred o Elsewith… soltanto loro, Ivar e Aethelred contro il mondo.

A Kattegat, invece, un Tiago esausto e tremante era rientrato nella dimora regale dopo aver trascorso un’altra giornata estenuante nel luogo dei rituali, tentando di visualizzare il punto in cui Ingrid aveva nascosto l’oggetto maledetto che rendeva cieco Erik. Si stava dirigendo verso la stanza dell’uomo quando fu fermato da Gunnhild.

“Tiago, sono giorni e giorni che ti sfinisci per occuparti di Erik” gli disse la Regina in tono materno. “Io e Bjorn siamo molto felici che ci sia tu a prenderti cura del nostro amico, ma non possiamo fare a meno di notare che tu stai sempre peggio. Probabilmente non mangi e non dormi abbastanza, ma così non fai del bene a te stesso e nemmeno a Erik. Se tu ti ammalassi, chi si occuperebbe di lui?”

“Mia Regina, sei così gentile a preoccuparti per me, ma io sto bene, te lo assicuro, è solo che…”

“Questa sera voglio che tu venga a cena con noi, così vedrò con i miei occhi che ti prendi cura anche di te stesso e della tua salute” disse Gunnhild, decisa. “Anche Erik è il benvenuto, se si sente di venire. Ci saremo solo Bjorn ed io, e Ingrid, ovviamente, ma non avremo altri ospiti.”

Ingrid! Soltanto a sentire il suo nome Tiago represse un brivido. Quel giorno era andato così vicino a scoprire dove la donna avesse sistemato il suo malefico manufatto... come avrebbe reagito nel passare una serata intera allo stesso tavolo? Tuttavia non poteva rifiutare qualcosa alla sua Regina.

“Ne sarò onorato, mia Regina, ti ringrazio per la tua generosità e spero di riuscire a convincere anche Erik a partecipare” rispose, cercando di sembrare più convinto e sereno di quanto non fosse.

Congedatosi da Gunnhild, si avviò verso la camera di Erik ed entrò silenziosamente.

“Sei tu, Tiago?” domandò l’uomo.

“Sì, sono tornato adesso, scusami se ci ho messo tanto ma…” rispose il ragazzo, avvicinandosi al letto. In quel momento, paradossalmente, era quasi sollevato per il fatto che Erik non potesse vedere quanto fosse stremato e tormentato dalla fatica e dallo spavento che comunque provava ogni volta che si trovava ad affrontare quelle forze malefiche. Ma Erik, proprio perché non poteva più vedere, aveva affinato tutti gli altri sensi e sentiva bene l’ansimare di Tiago, la sua voce debole e tremante, le sue frasi spezzate. Allungò un braccio e lo attirò a sé, stringendolo tra le braccia possenti e portandoselo nel letto, accarezzandolo e iniziando a spogliarlo. Anche se Tiago non voleva rivelargli nulla di quello che faceva, lui poteva immaginare quanto fosse penoso per il ragazzino spagnolo, ricordava fin troppo bene la notte in cui proprio Tiago lo aveva portato in quel campo di battaglia a vedere Ingrid che faceva i suoi spaventosi sortilegi, lui stesso ne era rimasto sconvolto (anche se non abbastanza da starle lontano, a quanto pareva…). Come poteva quel giovane fragile e inesperto misurarsi con incantesimi oscuri pronunciati da una strega che evocava spiriti maligni e spettri di morti da chissà quanti anni? Ora che il ragazzo era lì, Erik non voleva perdere niente di lui e voleva fargli sentire la sua vicinanza nell’unico modo che poteva, visto che non aveva modo di aiutarlo davvero. Così lo abbracciò, avvolgendolo e stringendolo al torace muscoloso, accarezzandolo ovunque con voluttà e eccitazione, incollò la bocca alla sua soffocandolo con un lunghissimo bacio, invadente, profondo e intimo. Voleva possederlo, riempirlo, conoscere ed esplorare ogni millimetro di lui; si spinse con irruenza dentro le sue carni, muovendosi sempre più a fondo, cercando di fondersi completamente con Tiago. Il giovane spagnolo, perduto e travolto, si aggrappava convulsamente alle spalle possenti di Erik, sospirando e spingendosi contro di lui, assecondando i suoi movimenti intensi e decisi, accogliendolo dentro di sé, sconvolto ma felice di sentirsi dominato e attraversato da lui in modo totale, nel sentirsi completamente in sua balia. Tutto esplose in un’estasi totale di passione e i due rimasero con i corpi nudi intrecciati e incollati l’uno all’altro, finché Erik non sentì di nuovo montare l’urgenza del desiderio e non riprese a possedere Tiago, a baciarlo profondamente e intimamente, ad affondare in lui ancora e ancora e ancora, per un tempo infinito e senza mai stancarsi di lui, del suo sapore, del suo corpo minuto e liscio.

“Poi… se volessi… la Regina Gunnhild ci ha invitati entrambi alla sua tavola… me lo dici tu se vuoi andarci e quando?” mormorò il ragazzo, esausto e disfatto dal piacere dopo tanti amplessi pieni di ardore. Intenerito ed eccitato dalla tenerezza di Tiago, Erik lo baciò ancora, divorandogli la bocca, ma stavolta si trattenne da tutto il resto e, scompigliandogli i capelli, si staccò da lui sorridendo.

“Un invito da Bjorn e Gunnhild non si può rifiutare” rispose. “Credo che stasera mi deciderò a vestirmi e a unirmi a tutti voi per la cena.”

Tiago era felice che Erik avesse preso quella decisione, che finalmente uscisse da quel letto dove temeva che potesse deprimersi, che parlasse di nuovo con altre persone… Erik, però, aveva deciso di farlo soprattutto per distrarre il ragazzo e per fare in modo che, almeno per una sera, mangiasse a sufficienza. Tiago si occupava di lui totalmente e sembrava non pensare affatto a se stesso, ma così facendo avrebbe finito per distruggersi. Erik, che non aveva mai provato veri sentimenti d’amore in vita sua, pensava che il suo fosse solo sano egoismo: Tiago gli piaceva e si prendeva cura di lui, perciò voleva che stesse bene e non aveva intenzione di perderlo, ma forse c’era qualcosa di più di cui l’uomo non era consapevole, un calore che si irradiava in tutto il corpo e pareva illuminarlo dentro anche adesso che non poteva più vedere.

Tiago stava diventando sempre più importante per lui!

Così, quella sera, Bjorn e Gunnhild si ritrovarono con Ingrid, Erik e Tiago al loro tavolo. Bjorn approfittò dell’occasione per cercare di distrarre Erik e di farlo sentire partecipe, raccontandogli di quello che stava accadendo in Wessex; Gunnhild, invece, teneva sott’occhio Tiago e si assicurava che mangiasse abbastanza, che potesse scegliere tutto quello che preferiva e che potesse riposarsi e rilassarsi.

In tutto ciò Ingrid era irritata per il fatto di dover cenare con Erik e ancor di più perché Bjorn gli parlava come se fosse ancora il suo braccio destro, il suo fido consigliere, invece di farlo sentire inutile, invalido e emarginato come lei avrebbe voluto. Tuttavia si rese conto che quella era anche un’occasione imperdibile per causare un piccolo malessere a Tiago, qualcosa che non gli avrebbe nuociuto troppo ma che, perlomeno per qualche tempo, lo avrebbe tenuto lontano dal luogo in cui lei eseguiva i suoi rituali. La donna sperava che, sentendosi debole e malato, il ragazzo avrebbe avuto paura, credendo magari che gli spiriti dei morti gli avessero fatto del male, e avrebbe quindi desistito dalla sua missione di ridare la vista a Erik. Approfittando di un momento in cui Gunnhild era voltata verso il marito, con rapidità e abilità soffiò una polverina misteriosa sul cibo di Tiago…

A parte questo spiacevole incidente di cui nessuno si accorse, almeno non in quel momento, la serata si svolse piacevolmente. Bjorn e Gunnhild erano felici di avere finalmente qualcuno con cui parlare, dopo giorni e giorni in cui si erano confrontati soltanto tra di loro: si erano accorti ben presto di quanto mancassero Aethelred, Hvitserk e Helgi, che in modo diverso ma complementare contribuivano attivamente al governo di Kattegat; per Odino, Bjorn si era ritrovato a desiderare persino le battute sarcastiche e pungenti di Ivar pur di sentire una voce familiare! E questo la diceva tutta… Erik aveva quasi dimenticato la sua invalidità potendo ascoltare gli avvenimenti degli ultimi giorni, ciò che aveva spinto anche Ivar e gli altri a partire per il Wessex, lo strano comportamento vendicativo di Re Alfred, ed era stato contento rendendosi conto che Bjorn e Gunnhild lo volevano comunque al loro fianco, che per loro non contava che vedesse o meno, era comunque un amico e un consigliere prezioso. E Tiago… beh, Tiago aveva mangiato bene e tranquillamente come non faceva da chissà quanto tempo ed era felicissimo di vedere Erik così a suo agio, addirittura sorridente, mentre parlava con Bjorn e Gunnhild. Silenziosamente, giurò ancora una volta che avrebbe affrontato qualsiasi terrore, difficoltà o fatica pur di restituire la vista all’uomo.

Conclusa la bella serata, Tiago riaccompagnò Erik in camera sua e lo aiutò a svestirsi e rimettersi a letto, ma… come ci si poteva immaginare, l’uomo approfittò della prima occasione per prendere il giovane spagnolo tra le braccia e svestire anche lui, infilandolo sotto le lenzuola con sé. Gli assalti amorosi di Erik erano sempre tanto fulminei e impetuosi che lasciavano Tiago senza fiato e gli facevano perdere completamente l’orientamento, non sapeva più dove, chi, cosa, come fosse, sentiva solo Erik sopra di lui, dentro di lui, che lo baciava nel modo più invadente e intimo possibile e lo toccava ovunque, usando tutti i sensi che gli erano rimasti per stamparsi nella memoria il suo piccolo e tenero amante. Ancora una volta Erik lo prese, invaso da un’eccitazione che non poteva più trattenere e che sfogò in lunghi e sempre più appassionati amplessi, continui assalti amorosi di cui non si stancava mai, anzi, avrebbe voluto addirittura scivolargli sotto la pelle, diventare carne della sua carne, un tutt’uno con Tiago. Solo dopo molto tempo Erik si ritenne sazio e si fermò, stringendo il ragazzo in un abbraccio avvolgente che incatenava insieme i loro corpi, perché anche prima di addormentarsi l’uomo voleva sentire che Tiago era lì, che nessuno glielo avrebbe portato via, che non gli sarebbe accaduto niente di male. Si rendeva conto con stupore che per la prima volta conosceva davvero il significato dell’espressione fare l’amore, che era tutto completamente diverso da ciò che aveva fatto con Ingrid e con qualsiasi altra schiava o schiavo prima di Tiago, stava imparando che i momenti di tenerezza dopo l’amore lo riempivano di calore e soddisfazione quasi come i piaceri della passione in cui si era perduto poco prima e che l’abbraccio spontaneo e affettuoso del giovane spagnolo era probabilmente la cosa più bella che gli fosse mai capitata. Quel ragazzino era l’unico che lo facesse sentire davvero vivo, accettato, accolto e completo, anche adesso che era cieco.

E Tiago, ancora frastornato da tanti e impetuosi rapporti carnali e stanco per la giornata lunga ed estenuante, si strinse al petto di Erik con il cuore che gli batteva fortissimo, il respiro affannoso, ogni fibra del corpo ancora fremente per il contatto con lui. Sentiva le tempie pulsargli e un fastidioso cerchio alla testa, ma attribuì il malessere alla stanchezza e allo sforzo di concentrarsi per visualizzare l’oggetto maledetto, si affidò ancora di più all’uomo che amava e, lentamente, si lasciò cadere in un sonno non del tutto tranquillo.

La polverina di Ingrid stava iniziando ad avere effetto, solo che lui non poteva saperlo…

Fine dodicesimo capitolo

   
 
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