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Autore: Mary P_Stark    24/12/2021    2 recensioni
Il piccolo paese di Nederland, Colorado, viene stravolto dalla notizia di un rapimento incomprensibile ed Emily Poitier, fotografa e scrittrice presso una piccola casa editrice della zona, è suo malgrado costretta a rivivere ciò che, vent'anni addietro, accadde a lei.
Sarà grazie all'aiuto dei suoi amici e di Anthony, sua vecchia fiamma, se riuscirà a non impazzire a causa dei ricordi, aiutando così a scoprire chi si cela dietro al rapimento e a recuperare, una volta per tutte, la serenità tanto cercata.
Genere: Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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25.
 
 
 
 
Quella mattina si era svegliato tardi e, quando aveva cercato Anthony al telefono per dirimere le ultime cose riguardanti il passaggio di proprietà dell’albergo e il suo licenziamento, non lo aveva trovato. Al suo posto aveva trovato solo una scarna segreteria telefonica e null’altro.

Curiosando quindi nella sua vecchia stanza, William aveva trovato i rimasugli del suo frettoloso trasloco e poco altro. Quel che però più lo aveva irritato era stato notare, lungo il corridoio che conduceva alle camere degli ospiti, la mancanza di alcune delle stampe delle miniere che, negli anni, Anthony aveva sistemato in lungo e in largo per tutto l'albergo.

Quelle maledette cartine!

Non appena aveva sentito Anthony offrirsi di darle a quel maledetto geologo di Denver, aveva visto crollare tutte le proprie speranze di poter portare a termine i piani che, con tanta pazienza, aveva preparato per il suo futuro.

In tutta fretta, perciò, aveva commissionato al figlio un'improvvisa incombenza che lo portasse a restare fuori dall'albergo per quanto più tempo possibile e, nel frattempo, aveva fatto sparire ciò che avrebbe potuto metterlo seriamente nei guai.

Come se nulla fosse, quindi, aveva accettato l'invito al battesimo della figlia di Consuelo e Samuel - pur odiando l'idea di apparire mansueto e sconfitto agli occhi della coppia - e si era avvicinato a Mickey in tutta calma.

Dal giorno del battesimo, non visto e non preso in considerazione da nessuno – in paese non si facevano i fatti suoi, col rischio che lui potesse irritarsi e replicare in malo modo a simili attenzioni - aveva proseguito nella sua opera di approccio al bambino.

Dopotutto, con ciò che si era ripromesso di fare, avere la sua collaborazione e il suo appoggio sarebbe risultato vitale.

Era stato facile, alla fine, convincerlo alla scampagnata nei boschi che era poi culminata con l'arrivo al Bald Mountain e alla miniera ivi ubicata. Quale bambino non vorrebbe combinare una marachella, sapendo già di avere un adulto a proteggerlo da eventuali rimproveri?

Quando, però, avevano raggiunto il rifugio che lui aveva provveduto a preparare per il bambino, William aveva faticato non poco a convincere Mickey riguardo alle sue reali intenzioni.

Quella puttana di sua madre era riuscita a insinuarsi dentro di lui molto più di quanto avesse immaginato, e il pensiero di non poterla più rivedere aveva fatto piangere Mickey fino allo sfinimento.

Esattamente come sua madre Julie aveva fatto tanti anni addietro con lui, anche Consuelo era riuscita a farsi amare dal bambino, ingannandolo sulla sua reale identità e su chi fosse in realtà suo padre.

Non potendo fare altro, William lo aveva lasciato sfogare, ne aveva atteso il recupero e infine gli aveva promesso una nuova vita assieme a lui, lontani dalla mamma e dal papà, che adesso avevano occhi solo per la piccola Sophie.

Quelle parole non gli erano affatto piaciute ma, complice una barretta al cioccolato e la velata minaccia contenuta nella sua voce, Mickey si era calmato.

Da quel giorno, aveva mantenuto una facciata di blanda preoccupazione per non destare troppi sospetti. Dopotutto, tutti conoscevano il suo odio nei confronti di Consuelo e Samuel, e sarebbe parso strano se lui si fosse strappato i capelli al pensiero del rapimento di Mickey.

Mostrarsi interessato ma non in totale ansia come, invece, molti erano apparsi fin da subito - anche a sproposito - gli era parso il piano migliore per non far insospettire nessuno.

A quel punto, però, aveva dovuto mettere in pratica ciò che, per anni, aveva solo millantato di fare, e cioè andarsene da quel paesino dimenticato da Dio con tutto quello che l'albergo dei genitori avrebbe potuto fruttargli.

Trovare gli acquirenti adatti non aveva richiesto molto; il turismo montano stava prendendo sempre più, e anche località piccole come Nederland potevano attirare investitori.

Inserendo Becky e Morgan nel contratto, aveva garantito una continuità di gestione che avrebbe aiutato i nuovi proprietari a guidare meglio l'hotel e, al tempo stesso, non si sarebbe inimicato dei vecchi amici assai potenti.

Nel frattempo, aveva intervallato i suoi viaggi a Boulder con le visite a Mickey e, a ogni nuovo incontro, aveva tentato di instillare in lui dei dubbi sempre più profondi nei confronti dei genitori.

A quell'età, era quasi certo che non avrebbe avuto difficoltà a plagiarlo e a fargli credere che loro lo avessero dimenticato. 

Al tempo stesso, aveva cercato depistare i poliziotti in merito alla famiglia di Consuelo, stando anche attento ad ascoltare i discorsi degli agenti dislocati nel suo albergo.

Questo gli aveva permesso di sapere in anticipo molte delle mosse dell'agente dell'FBI che si occupava del caso, garantendogli così un più sicuro movimento dentro e fuori dal paese.

Il voltafaccia del figlio, suo malgrado, aveva giocato a suo favore e gli aveva permesso di liberarsi di lui una volta per tutte, e senza grossi affanni.

Non restava che mettere la firma su quel dannato contratto e andarsene una volta per tutte da Nederland assieme a Mickey.

Una volta fatto questo, sarebbe uscito dal Colorado, si sarebbe rifatto una vita in un posto ben lontano da lì e si sarebbe goduto i soldi risparmiati negli anni assieme al nipote.

Nessuno lo avrebbe più obbligato a vivere sotto lo stesso tetto di suo figlio che, più di tutti, lo aveva tradito fin nel midollo.

Raggiunto quindi il pick-up del padre, lo mise in moto e uscì dal cortile in retromarcia, dopodiché si avviò verso nord-ovest, ben deciso a preparare Mickey per il loro prossimo viaggio.
 
***

Non occorse molto, al trio, per capire che strada prendere all'interno della miniera.

A quanto pareva, non solo qualcuno entrava e usciva regolarmente da lì, ma aveva anche pensato di rendere il percorso più agevole, sistemando delle lanterne a etanolo, che potevano essere facilmente accese con un fiammifero.

Facendosi strada con passo leggero, ben abituato a luoghi simili - pur se per motivazioni molto differenti - Parker indicò in silenzio alla coppia dietro di sé di seguirlo lungo un cunicolo e Anthony, nel far passare Emily, mormorò: "Tutto bene?"

"Resisto" sussurrò per contro lei, annuendo tesa.

La vista di quelle scure pareti, il sentore dell'umidità crescente e l'oscurità a stento sconfitta dalle loro torce l'aveva quasi mandata al manicomio ma, complice la presenza di Tony e Parker, era riuscita a non fuggire a gambe levate dalla galleria.

Percepire inoltre il peso leggero e confortate della barretta alla nocciola che teneva nella tasca posteriore dei pantaloni, la faceva sentire assurdamente coraggiosa.

Non voleva più aver paura dei suoi ricordi, né di ciò che incolpevolmente li aveva prodotti. Il suo luogo di detenzione non aveva mai avuto alcuna colpa, ed era tempo che se ne prendesse atto.

"Forse ci siamo" mormorò Parker con voce fievole ma eccitata.

Nell'indicare una porta grezza ma robusta, fermata all'esterno con un catenaccio, Parker annuì ai suoi compagni e, dopo aver poggiato a terra lo zaino, ne estrasse un tronchese per ferro degno di tale nome.

Emily fece tanto d'occhi, a quella vista e Parker, nell'ammiccare, chiosò: "Avevo immaginato che sarebbe venuto buono, così l'ho portato."

"Niente da dire" assentì lei prima di arrischiarsi a dire a mezza voce: "Ehi! C'è nessuno?"

Dall'interno si udì un fruscio, un forte e improvviso colpo contro la porta e l'inconfondibile, tenerissimo tono di voce di Mickey che, spaventato e sorpreso, esalava: "Zia Emy? Sei tu?"

Subitanee, le lacrime della giovane inondarono i suoi occhi ma, rapidamente, lei le scacciò con le mani per poi dire in fretta, con sicurezza: "Tranquillo. Ti tiriamo fuori da lì e ti riportiamo a casa."

"Nonno Will non lo permetterà" replicò impaurito il bambino, confermando quanto i tre già temevano. Il coinvolgimento di William Consworth.

Nel divellere il catenaccio, Parker fece in fretta nel gettare a terra lucchetto e catena dopodiché, spalancata la porta, permise a Emily di entrare quasi al pari di un tornado, così che le fosse possibile abbracciare Mickey.

Quest'ultimo replicò alla stretta e si mise a piangere contro la sua spalla, gorgogliando: "Subito, pensavo fosse un bel gioco. Sai, per scherzo... ma poi nonno Will non mi portava più casa, e diceva sempre che mamma e papà non mi volevano più perché ora avevano Sophie. Io non gli credevo, però i giorni passavano, e non veniva mai nessuno a far finire il gioco, e così..."

Non riuscendo più a parlare, Mickey si sciolse in un pianto dirotto quanto liberatorio e Anthony, nell'accucciarsi accanto a Emily e al bambino, li strinse entrambi tra le braccia e mormorò: "Mio padre pagherà per averti mentito, Mickey. Te lo giuro su quanto ho di più caro."

"Perché l'ha fatto, zio Tony?" si lagnò il bimbo, scostando il capo dalla spalla di Emily per guardarlo, i grandi occhi liquidi pieni di domande.

"Ora pensiamo a uscire. Ti spiegherò tutto più tardi" gli promise lui, sollevandolo da terra per poi stringerlo con forza e aggiungere: "Il papà e la mamma non vedono l'ora di rivederti, sai?"

Lui sorrise più tranquillo, si lasciò andare contro il corpo caldo e familiare di Anthony e mormorò: "Mi mancano. Anche la mia sorellina. Davvero."

"Sarà felicissima anche lei di riaverti a casa" gli promise Emily, carezzandogli la schiena con fare materno.

Parker dovette interrompere quell'idillio per dire torvo: "Ragazzi, andiamo. Stiamo rischiando grosso, visto che l'uscita è una sola, e noi non sappiamo quanto tempo abbiamo prima dell'arrivo di William."

Mickey, a quel punto, rizzò il capo e disse con candore: "Oh, beh, nonno Will arriva sempre alle undici."

I tre si guardarono turbati e dubbiosi assieme, non sapendo assolutamente che ore fossero ma una voce, inaspettata e traditrice, disse per loro: "Sì, Mickey,... e il nonno è sempre puntuale, vero?"

Ciò detto, si udì il clic inconfondibile del cane di una pistola e il riverbero violento e crudo di un'esplosione.
 
***

Le torce di Emily, Anthony e Parker caddero quasi simultaneamente a terra, a causa di quel colpo proditorio e improvviso, ma non quella di William che, sorridendo feroce, aggiunse: "Non avreste dovuto ficcare il naso dove non dovevate."

In quel mentre, Parker cadde a terra, il fianco sanguinante e il volto percorso dalla sorpresa e il terrore, fusi assieme in una miscellanea vivida e quasi palpabile.

Emily corse subito da lui mentre Anthony pensava a proteggere Mickey ma William, puntando la pistola contro la donna, ringhiò: "Non un passo di più, ragazza, o riempio di piombo anche te e poi ti lascio a morire qui con lui."

La giovane interruppe la sua corsa, si chinò lentamente accanto a Parker per poggiare una mano sulla sua spalla e, senza distogliere lo sguardo da William, mormorò: "Lasci che lo curi. Non farò altro."

"Perché dovresti curare un uomo morto? Con quel buco nel fegato, avrà vita breve" sogghignò William prima di rivolgersi al figlio e aggiungere: "Non mi avevi detto di aver perso anche lei per un altro. Comincio a dubitare fortemente che tu sia un vero uomo!"

Emily fece per ribattere ma Anthony la squadrò per un istante prima di dire insofferente: "Il fatto che tu non capisca l'animo umano non mi sorprende. Parker è una brava persona."

William avanzò di un passo verso di lui, perdendo temporaneamente di vista Emily che, senza fare rumore, tastò in fretta l'addome di Parker per sincerarsi delle sue condizioni. Trovando però solo una ferita superficiale al fianco, lanciò un'occhiata scioccata a Parker, in cerca di spiegazioni.

L'uomo le fece cenno di non parlare, di corroborare la sua messa inscena ed Emily, con un assenso rapido, si lasciò cadere a terra proprio accanto al tronchese che Parker aveva poggiato poco prima.

Scoppiando quindi in un finto pianto, si lagnò per le sorti dell'amico, pregando quindi William di poterlo curare.

William, per contro, la scrutò sardonico per un istante prima di tornare a guardare il figlio, la pistola ancora puntata, e dichiarare: "Senti come piange per lui, il tuo grande amore mai sbocciato!"

Imperturbabile, Anthony si limitò a dire: "Non hai mai capito Emily. Hai sempre e solo visto ciò che rappresentava per te, ma non hai mai percepito la sua purezza, la sua bontà o la sua bellezza interiore."

"A quanto pare, ti è valso poco scoprire tutte queste cose, visto com’è andata a finire, mi pare" gli rinfacciò per contro il padre, iniziando a irritarsi mentre, alle sue spalle, Parker si muoveva in completo silenzio per raggiungere Emily. "La donna che tanto millantavi di amare piange per un altro! Chi piangerà per te, dimmi, quando ti avrò ucciso?"

"Io, di sicuro" disse a sorpresa Parker, portando William a sobbalzare sorpreso nel volgere lo sguardo alle sue spalle. "Ma non ce ne sarà bisogno."

Ciò detto - e prima che William potesse puntargli nuovamente addosso la pistola - scaricò contro il suo collo il pesante tronchese, tramortendolo al punto tale da farlo svenire.

Emily fu lesta a balzare in piedi e afferrare la pistola di William e, nel puntarla contro l'uomo, ringhiò: "Legatelo con qualcosa, prima che mi venga voglia di sparare."

Anthony mise a terra Mickey per fare quanto richiesto e, nel guardare sorpreso Parker - ancora armato di tronchese - esalò: "Ma... non ti aveva colpito?"

"Di striscio. Ma ho fatto finta che fosse una cosa più grave, così da eliminare l'ostaggio, per così dire" scrollò le spalle Parker, sollevando la camicia intrisa di sangue per osservare disgustato la ferita che gli solcava il fianco, appena sopra l'anca. "A quanto pare, la cataratta di tuo padre ha cospirato contro di lui. Pensava davvero di aver fatto centro."

Terminato che ebbe di legare il padre, Anthony assentì disgustato e, nell'osservare Emily, disse: "Puoi dare a me la pistola."

Lei assentì distrattamente, gli occhi puntati su un angolo in ombra del nascondiglio dove si era trovato Mickey fino a quel momento e, nel chiamare accanto a sé il bambino, gli domandò: "Mickey... William ti ha per caso detto a chi appartenevano quelle ossa?"

Quel riferimento del tutto inaspettato fece sobbalzare i due uomini e il bambino, nell'arrampicarsi tra le braccia dell'amica, borbottò: "Mi ha detto che erano di una donna cattiva, che era morta qui tanti, tanti anni fa, ma che non dovevo averne paura, perché non mi avrebbero fatto mai del male."

Sorridendogli pur provando orrore per quel racconto, lei assentì e disse: "E immagino sia stato così, vero?"

Lui assentì, poggiando il capo contro la spalla di Emily mentre Anthony, guardingo e percorso da un dubbio atroce, si avvicinava allo scheletro per controllarlo più da vicino.

Mentre alcuni mugugni provenivano da un William in via di ripresa - ma ormai del tutto inerme e legato mani e piedi perché non fuggisse - Parker osservò l'amico e domandò: "Pensi di sapere chi sia? Avete avuto dei casi di scomparsa mai risolti, a Nederland?"

A quell'accenno, a cui Emily non aveva affatto pensato, la giovane si irrigidì immediatamente e, già sul punto di dire a Tony di non proseguire oltre con le indagini, lo sentì dire con voce atona: "Ora, non più."

Ciò detto, si risollevò da terra tenendo in mano un piccolo oggetto tondeggiante, che si rivelò essere un anello.

Un anello molto speciale.

Mordendosi il labbro inferiore, già temendo la natura di quel gioiello imbruttito dagli anni e dall'umidore della caverna, Emily fissò spiacente Anthony e domandò roca: "E' di..."

Lui si limitò a un assenso reciso e la giovane, guardando un incuriosito quanto dubbioso Parker, mormorò: "Marlene. La madre di Tony."

Parker non riuscì a dire nulla.

Alle loro spalle, simile a un torrente in piena, giunsero a spron battuto non meno di dieci uomini della polizia, unitamente a Sherry e allo sceriffo Meyerson.

Nel vederli incolumi, e con Mickey in salvo, le armi vennero subito calate, ma il tono con cui Meyerson li etichettò non permise a nessuno di tranquillizzarsi.

Non soltanto diede loro degli idioti patentati e degli imbecilli, ma elencò tutta una serie di eventuali disgrazie che sarebbero potute accadere loro.

Soltanto quando non vide in loro alcuna reazione alle sue parole, lo sceriffo inizio a comprendere che qualcosa di nuovo e inaspettato doveva essere accaduto. Azzittendosi, quindi, li squadrò per bene, notò il sangue sulla camicia di Parker e borbottò: "C'è bisogno di un medico, signor Jones?"

"Niente di eclatante, mi creda" si limitò a dire Parker prima di lanciare uno sguardo ad Anthony.

Meyerson si accigliò maggiormente, di fronte a quell'occhiata eloquente e piena di sottintesi così, avvicinandosi al gruppetto - e riuscendo finalmente a vedere William Consworth steso a terra, legato mani e piedi - domandò: "Che succede, ragazzi?"

"Abbiamo scoperto che fine ha fatto mia madre" borbottò Anthony, lanciando poi un'occhiata sul fondo del nascondiglio in cui si era trovato Mickey fino a poco tempo prima.

A quelle parole, lo sceriffo si adombrò in volto, disgustato e inorridito e, atono, disse: "Fuori di qui. Tutti. Thompson, Ford, portate via questo rifiuto e mettetelo sul furgone. Beyer, esci e chiama la scientifica. A quanto pare, abbiamo aperto un autentico Vaso di Pandora."

Gli uomini interpellati si mossero lesti per fare quanto ordinatogli e, mentre il trio usciva assieme a un dubbioso Mickey, Meyerson si limitò a fissare lo scheletro biancastro e ricoperto di stracci, borbottando: "Maledizione, Marly. Sei stata qui per tutto questo tempo?"
 
***

Il fuoco incrociato di Sherry, Jordan, Margareth, Rick e Jamie non fu nulla, se paragonato alla sfuriata di McCoy. Emily e gli altri, in ogni caso, la affrontarono con stoicismo, forse troppo sconvolti dal ritrovamento di Marlene Krueger-Consworth per poter essere pienamente presenti in quel frangente.

Naturalmente, vi furono pianti, abbracci, raccomandazioni a non comportarsi più come folli e altre frasi di circostanza ma, il momento più toccante, fu sicuramente il ricongiungimento di Mickey con i suoi genitori.

Emily non si accorse neppure di piangere e, quando Consuelo la strinse a sé per ringraziarla e sgridarla al tempo stesso, lei accettò tutto come in una sorta di trance.
Non riusciva a godere di quel momento che, per tanto tempo, aveva agognato, e tutto a causa di quel bianco scheletro che avevano trovato nella miniera.

Certo, poteva affrontare gli insulti con maggiore facilità, visto che la testa era in tutt'altro luogo, ma d'altra parte si stava perdendo tutto ciò che di bello stava accadendo attorno a loro.

Il cadavere di Marlene. La madre di Anthony.

Era sempre stata lì, non dispersa chissà dove in una qualsiasi parte del mondo... no, a dividerli erano sempre state poche decine di miglia.

E un abisso di bugie.

Perché era chiaro che, non solo la donna non si era rinchiusa spontaneamente in quel luogo fino a morire, ma qualcuno l'aveva bloccata con una catena, lasciandola a deperire nell'oscurità di quella grotta.

Forse, dopotutto, il rapimento di Mickey era la minore delle colpe di William, per quanto fosse assurdo il solo pensarlo.

"Emy... Emy..."

Sbattendo le palpebre nel riemergere dal quel miasma di pensieri per rivolgere uno sguardo vacuo al padre, la giovane mormorò: "Sì, sono stata un'idiota. Scusa. Hai picchiato qualcun altro, papà?"

L'uomo le sorrise comprensivo e, nel sedersi accanto a lei su una delle scomode sedie della sala d'attesa della Centrale di Polizia, le batté una mano sul ginocchio destro e domandò: "Si può sapere dove sei stata, finora?"

"Qui. Credo. Non ricordo molto bene il viaggio di rientro. So solo che lo sceriffo mi ha fatto perdere quasi l'uso delle orecchie, a forza di sbraitare. O era Hutchinson?" borbottò Emily, grattandosi distrattamente la nuca nella vana ricerca di un pensiero coerente.

La sua mente era bloccata in un loop diverso dal solito e, per quanto la cosa le desse fastidio, non sembrava essere capace di sganciarsene.

Il problema era che non desiderava passare il resto dei suoi giorni a pensare a quel maledetto scheletro!

Questo pensiero, però, la portò a risollevare il capo e, nel guardarsi intorno, nuovamente lucida e con la mente a fuoco, domandò nervosa: "Tony! Dov'è Tony?"

"Oh... eccoti" mormorò soddisfatto il padre. "E' dentro la sala degli interrogatori assieme a McCoy e Meyerson, mentre Parker è dal medico per farsi curare."

Passandosi le mani sul viso, Emily si rese conto di averle ancora sporche di polvere e, nel fare una smorfia, mormorò: "C'era la madre di Tony, in quella miniera. L'ha rinchiusa lì, papà. Ci è morta."

Jordan si irrigidì, a quelle parole, non aspettandosi di certo una simile svolta negli eventi e, nell'osservarla turbato, esalò: "Ma... non andò via anni fa?"

Lei scosse il capo, replicando: "Era quello che William aveva raccontato a tutti, ma a questo punto non credo più a niente di quel che ha detto, o dirà. C'era una catena, papà. Quella donna è morta incatenata al muro."

"Dio, bambina!" esalò roco Jordan, stringendola a sé.

Quel contatto, quel calore, quel senso di protezione che per tanti anni aveva cercato in suo padre senza mai ammetterlo, la portarono a crollare definitivamente e, scoppiando in un pianto silenzioso, Emily esalò: "Gli ha ucciso la madre! Lo ha odiato per tutta la vita ma, prima ancora di questo, lo ha reso orfano, papà!"

Stringendola maggiormente a sé, Jordan assentì più e più volte e, mentre la figlia metteva a voce tutto il dolore che sentiva per ciò che era accaduto a Tony, l'uomo sentì montare dentro l'animo una rabbia più nera della notte.

Pur se in modo diverso, anche Tony era stato tenuto prigioniero. Prigioniero un'intera vita da un padre che mai lo aveva amato ma che, per contro, il giovane aveva sempre cercato di avere dalla sua parte.

Perché non era odio ciò che Jordan aveva scorto negli occhi di Anthony, quando lo aveva visto entrare alla Stazione di Polizia, ma lo sguardo ferito di un figlio che sapeva di avere perso, forse per sempre, la figura paterna.

Dubitava persino che Anthony fosse in grado di odiare veramente qualcuno, e il pensiero che suo padre lo avesse ferito in modo così definitivo e crudele, lo fece fremere.

Sapeva di non essere un padre perfetto, ma aveva amato i suoi figli, cercando di esserci sempre, per loro. 

Il comportamento di Consworth, perciò, gli risultava del tutto avulso dalla realtà, da qualsiasi realtà concepibile.

"Ci penseremo noi, ad Anthony. Te lo prometto" le mormorò all'orecchio Jordan, mentre Emily annuiva contro la sua spalla.





N.d.A.: si risolve un caso, per aprirne un altro, ben più oscuro e terrificante. Come la prenderà a questo punto, Anthony?
Buone Feste a tutt*!!
 

 
  
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