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Autore: Abby_da_Edoras    29/12/2021    7 recensioni
Questa storia è il sequel di My winter storm e riscrive in modo del tutto mio personale le vicende della parte conclusiva della sesta stagione di Vikings. Il legame tra Ivar e Aethelred si sta consolidando, ma i due dovranno affrontare ancora molti ostacoli a causa dei quali rischieranno di perdersi... tutto però finirà bene! Intanto a Kattegat anche Bjorn rischia la sua corona, per i tradimenti e gli intrighi di vecchi rivali e amici non del tutto leali. Entrano in scena nuovi personaggi (uno inventato da me) e ci sarà una nuova coppia molto... passionale e particolare (e non dico altro!).
Grazie a chi mi segue e continuerà a seguire le mie follie! XD
Non scrivo a scopo di lucro e personaggi e situazioni appartengono a registi, produttori e autori della serie TV "Vikings".
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Bjorn Ironside, Ivar, Nuovo personaggio
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'L'amore non ha fine '
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Cap. 13: Fame & Gloria

 

Sea give us your strength
Lead the way
Moon give us your light

Show us the way
Wind give us a hold
When the time comes
Home give us a reason to fight
We're fighters, we're reckless
Hey ho we're so fearless
We're after Fame & Gloria
We're drinking, we're tempting
Hey ho we're singing
We are enchanted warriors
In the end you will hoist your banner!

(“Fame & Gloria” – Amberian Dawn)

 

Quella notte Tiago si svegliò con un dolore fortissimo alla testa, fitte lancinanti che lo strapparono al sonno e lo portarono ad agitarsi nel letto, spaventato, svegliando così anche Erik. L’uomo, non vedendo cosa stava accadendo, si preoccupò ancora di più del normale, anche perché ricordava che lui stesso si era svegliato all’improvviso, la notte in cui aveva dormito con Ingrid, con dolori lancinanti alla testa e agli occhi e poi si era ritrovato cieco. Possibile che adesso anche Tiago dovesse subire lo stesso terribile destino?

“Tiago, che ti succede? Tiago!” esclamò, abbracciando forte il ragazzo.

Il giovane spagnolo si strinse a lui e, assurdamente, cercò di rassicurarlo sebbene fosse lui quello che stava male. Indovinava, tuttavia, quello che Erik stava rivivendo, quei momenti atroci in cui era stato privato della vista, perciò voleva tranquillizzare lui prima ancora di riuscire a sentirsi meglio. Nel suo cuore Erik veniva sempre per primo…

“Ho un forte mal di testa, Erik, è stato questo a svegliarmi” gli disse, cercando di mantenere un tono pacato, “ma non devi preoccuparti, di sicuro si tratta solo di stanchezza. Sai, devo concentrarmi molto per riuscire a visualizzare quell’oggetto maledetto che ti ha reso cieco, mi sforzo tanto e questo mi sfinisce, perciò adesso ho mal di testa. Mi preparerò una tisana, poi cercherò di riposare e domattina sarà già passato tutto.”

“No, non lo credo affatto” reagì Erik con veemenza. “Anche per me è iniziato così e poi mi sono ritrovato cieco: è stata quella maledetta strega di Ingrid, ha fatto un sortilegio anche contro di te perché non vuole che tu mi guarisca! Quella dannata, se solo potessi vorrei strangolarla con le mie mani…”

“No, Erik, no!” mormorò Tiago, adesso davvero terrorizzato e abbracciandolo. Sapeva fin troppo bene che Erik, quando si metteva qualcosa in testa, di solito combinava un disastro… e dopo a lui toccava rimediare! “Non è un sortilegio e non mi sento così male, con un decotto e un po’ di riposo mi passerà tutto, vedrai. Tu non devi assolutamente avvicinarti a Ingrid, hai già sperimentato quanto sia pericolosa!”

Detto questo e sperando che almeno stavolta l’uomo lo ascoltasse, Tiago si alzò dal letto per prepararsi un veloce rimedio con le erbe che aveva a disposizione, qualcosa che potesse alleviare almeno un po’ il cerchio alla testa che lo tormentava. Dopo aver bevuto la tisana tornò a letto e allora Erik lo attirò nuovamente a sé, lo baciò lungamente e profondamente e poi entrò in lui, possedendolo con foga disperata come se quello fosse il modo per dargli forza ed energia, come se volesse sentirsi completamente unito e fuso con lui per non lasciare che Ingrid glielo strappasse dalle braccia. Dopo quel tormentato amplesso l’uomo non volle risolversi a lasciar andare il ragazzo, anzi, con un fare insolitamente dolce e tenero per lui, lo chiuse nel cerchio protettivo delle sue braccia e, accarezzandogli i capelli, gli coprì la fronte e il viso di piccoli baci, comprendendo per la prima volta quanto niente al mondo avrebbe mai più avuto senso se lo avesse perso e deciso a fare in modo che questo non avvenisse mai.

La passione e il piacere finirono per stancare così tanto Tiago da farlo cadere addormentato tra le braccia muscolose di Erik, protetto e riscaldato dalla sua stretta poderosa e avvolgente. L’uomo, tuttavia, continuava ad essere convinto che la colpa di tutto fosse di Ingrid e rimuginava su ciò che avrebbe dovuto farle per essere sicuro che non potesse nuocere al ragazzo.

È tutta colpa di quella strega malvagia e questa volta ci penserò io a risolvere tutto, non posso permettere che faccia del male anche a Tiago. La farò uccidere, sì, troverò qualcuno che lo faccia per me e così, quando sarà finalmente morta, i suoi sortilegi scompariranno con lei, io ritroverò la vista e Tiago starà bene!

Sì, beh, diciamo che le intenzioni di Erik erano anche buone, ma non aveva ancora capito che era stato lui l’artefice delle sue disgrazie, che le sue mosse impulsive e dissennate lo avevano portato dov’era in quel momento… e che, ovviamente, anche l’idea di corrompere qualcuno perché uccidesse Ingrid si sarebbe rivelata un’enorme idiozia!

Il mattino seguente Tiago si svegliò sentendosi molto debole ma, per fortuna, il dolore pulsante alla testa era diminuito. Si mosse tra le braccia di Erik cercando di alzarsi, ma l’uomo lo trattenne e lo inchiodò ancora una volta contro il suo petto.

“Erik, devo alzarmi, ormai sono molto vicino a visualizzare il luogo in cui l’oggetto maledetto è nascosto, magari ci riuscirò oggi stesso e tu vedrai di nuovo!” gli disse, tentando inutilmente e con ben poca convinzione di liberarsi dalla sua stretta.

“Questa notte sei stato male e sento dalla tua voce che sei ancora stanco” replicò Erik, “non ti lascio andar via così presto, devi riposare. Dovresti passare tutta la giornata e la notte che verrà a letto con me, nudo, a fare l’amore per riprenderti.”

Chiaramente Erik aveva un modo tutto personale di intendere le cure e il riposo per una persona affaticata!

“Vorrei poter restare ancora a riposare, ma non sarò in pace finché non ti avrò ridato la vista e sento di esserci così vicino” insisté Tiago, mentre le carezze e i baci di Erik cominciavano a fargli perdere molte delle sue certezze e lo lasciavano sempre più sconvolto e tremante. Sentiva la sua bocca percorrergli il collo, il mento e poi tornare di nuovo alle sue labbra morbide e schiudergliele per baciarlo nel modo più intimo e languido possibile, sentiva le sue mani accarezzarlo e sfiorarlo ovunque, anche nei punti più delicati, e non riusciva a staccarsi da lui. Alla fine Erik affondò di nuovo in lui e lo possedette ancora e ancora, come se non ci fosse un domani, facendolo completamente suo, lasciandolo in preda ai brividi del piacere, al totale sconvolgimento di ogni fibra del suo essere, abbandonato e perduto completamente in sua balia.

“Adesso… adesso posso alzarmi e provare a cercare quell’oggetto incantato?” domandò Tiago diverso tempo dopo, ancora stremato mentre cercava di riprendersi dall’ebbrezza della passione.

Erik lo baciò ancora una volta, avvolgendolo in un abbraccio che, già da solo, bastava a incendiare il sangue e a far tremare i polsi del giovane spagnolo.

“Sì, certo, ora puoi andare, ma non affaticarti troppo, hai capito? Ingrid ti ha sicuramente fatto un incantesimo, non voglio che ti succeda qualcosa” si accorse di aver parlato troppo e si corresse in corsa, “devi stare bene e tornare da me, altrimenti io rimarrò cieco e solo e nessuno se ne preoccuperà.”

Quando Erik parlava così, il cuore di Tiago mancava un battito e il ragazzo si concedeva il lusso di illudersi che, forse, l’uomo avrebbe potuto anche volergli bene davvero, non usarlo solamente per il proprio piacere, che forse un giorno sarebbero potuti essere veramente compagni e amanti…

“Sarò prudente e cercherò di non stancarmi troppo” rispose docile Tiago. “Anzi, se riuscissi già oggi a trovare quell’oggetto e a distruggerlo, poi avrei tutto il tempo per riposarmi e rilassarmi davvero. Non preoccuparti, tornerò presto.”

Quando fu sicuro che Tiago se ne fosse andato, Erik si alzò dal letto e, a tentoni, andò alla ricerca di una camicia per coprirsi, poi chiamò uno dei servi. C’erano sempre dei servitori attorno alle camere della dimora regale, nel caso uno dei sovrani o qualche altro nobile avesse avuto un bisogno improvviso, e così il servo arrivò subito.

“Vieni qui, schiavo” disse Erik all’uomo, che in realtà si chiamava Orlyg e non era affatto uno schiavo, visto che Bjorn aveva liberato tutti e non esistevano più schiavi a Kattegat.

Orlyg, tuttavia, preferì non discutere con Erik sulla questione (ormai lo sapevano tutti che opinioni avesse sugli schiavi liberati, per lui restavano schiavi e basta, non per niente aveva fatto il trafficante di esseri umani per anni…) e obbedì, andandosi a sedere accanto a lui sul letto.

“Devi fare qualcosa per me e io farò qualcosa di molto importante per te” disse l’uomo in tono suadente.

“Cosa devo fare?” domandò il servo, piuttosto titubante.

“Devi uccidere la Regina Ingrid” dichiarò Erik senza tanti giri di parole. “Non mi importa come lo farai, mi interessa solo che tu la uccida il prima possibile e che io non sia coinvolto. Se farai questo per me, in cambio io parlerò a Re Bjorn, che è un mio caro amico, e lo convincerò a concederti una proprietà tutta tua, della terra dove vorrai tu, qui a Kattegat o nel villaggio di Lagertha. In quel modo sarai veramente libero e potrai avere una tua casa e una tua famiglia. Qui, a prescindere da come vogliano chiamarti, sei sempre e comunque uno schiavo. Allora, lo farai? Ucciderai Ingrid?”

Orlyg rimase sconvolto: Erik era forse impazzito a parlare in quel modo? Come poteva lui uccidere una Regina? Le guardie lo avrebbero fatto a pezzi, altro che terre e una famiglia sua… Tuttavia ritenne più prudente non condividere i suoi dubbi con l’uomo e fingere di volergli obbedire, poi avrebbe trovato il modo di liberarsi da questa incombenza tanto pericolosa.

“Sì, signor Erik, farò quello che mi chiedi” rispose. “Ucciderò Ingrid.”

“Molto bene. Adesso vai, nessuno deve vederci insieme, io non devo essere coinvolto in questo assassinio, trova tu il modo” disse Erik. “Quando avrò saputo che hai fatto il tuo dovere, parlerò a Bjorn e tu sarai premiato come meriti.”

Orlyg si congedò, promettendo che avrebbe trovato un modo per sorprendere Ingrid da sola e ucciderla. Rimasto solo, Erik sorrise soddisfatto, pensando che, anche se era cieco e non poteva fare niente per aiutare Tiago, almeno questa volta sarebbe riuscito a ricompensarlo per tutto ciò che faceva per lui.

Non poteva sapere, quella testa dura, che Orlyg non aveva la minima intenzione di compiere quello che aveva promesso e che, anzi, il prima possibile si sarebbe recato da Nissa, una delle serve personali di Ingrid e che era anche sua amica, e le avrebbe svelato tutto…

Se a Kattegat Erik stava cercando di far precipitare le cose, Ivar non era da meno in Wessex!

Le sue spie, infatti, avevano scoperto che Re Alfred aveva lasciato la corte con tutta la sua gente e si erano spostati in massa verso la roccaforte di Chichester, dove il sovrano Sassone intendeva chiedere aiuto al vescovo guerriero Aldulf (sì, un altro vescovo guerriero dopo Heahmund!) e unire le loro forze per sconfiggere definitivamente i pagani.

“Sono più che sicuro che, dietro questa decisione di tuo fratello, c’è ancora una volta la mano della Regina” disse Ivar a Aethelred mentre, con tutti i guerrieri e le shieldmaiden riuniti nell’accampamento, si apprestava a spiegare il piano che aveva in mente. “Da quello che mi hai raccontato di lui non mi sembrava il tipo da voler spazzare via tutti i Vichinghi, perciò la nostra vera nemica è la Regina.”

“Può essere” concordò Aethelred, ricordando quanto avesse ammirato la volontà di Alfred di portare la pace in Wessex tra Sassoni e Vichinghi. “Quindi cosa intendi fare?”

“Per quanto non mi piaccia più di tanto l’idea di combattere contro tuo fratello e il tuo popolo, non posso nemmeno permettere che una fanatica cristiana decida di eliminare tutti i coloni Norreni che vivono in pace da più di un anno” ribatté Ivar, brusco. “Perciò questo è il piano: per raggiungere Chichester, la carrozza di Re Alfred e tutta la sua gente dovrà attraversare un bosco nebbioso e fitto di alberi. Bene, noi ci apposteremo proprio là e, quando i Sassoni passeranno, sbucheremo dalla nebbia e li attaccheremo a sorpresa. Sarà una grande vittoria!”

Hvitserk, Helgi e gli altri Vichinghi esultarono e brindarono alla futura battaglia, mentre Aethelred sembrava molto scosso. Si alzò in piedi di scatto e rivolse uno sguardo freddo a Ivar.

“Una grande vittoria per chi?” domandò. “Hai detto di non essere contento di combattere contro mio fratello e la mia gente, eppure stai progettando un attacco che potrebbe finire in un massacro!”

Ivar era allibito.

“Aethelred, ma cosa altro dovrei fare? I Sassoni vogliono uccidermi, ce l’hanno con me personalmente e non avranno pace finché non sarò morto! È dunque questo che vuoi?” ribatté, piccato.

“Mi stai chiedendo di scegliere tra te e la mia gente, tra te e mio fratello?” esclamò Aethelred, i grandi occhi chiari pieni di sorpresa e delusione. “Devo accettare di perdere te o lui? Stai forse mettendo alla prova il mio affetto per te oppure ti interessa soltanto la fama, essere ricordato come il più grande dei Vichinghi per aver sterminato il popolo dei Sassoni? Cos’è che vuoi davvero, Ivar?”

E, senza attendere una risposta, il giovane si allontanò per dirigersi verso la tenda che divideva con il compagno. Ivar guardò Hvitserk e gli altri come a chiedere loro ma voi ci avete capito qualcosa? Perché io no!, poi andò anche lui verso la tenda per cercare di chiarirsi con Aethelred.

Qualcosa, tuttavia, gli diceva che non sarebbe stato affatto facile e anche lui non era del tutto sicuro di cosa avrebbe potuto dirgli. Era vero, voleva proteggere i coloni Norreni e il diritto dei Vichinghi di andare a cercare una terra fertile in Wessex per la loro famiglia e, a dirla tutta, voleva anche fargliela vedere a quei Sassoni che lo avevano definito il demonio pagano: per lui era un complimento piuttosto che un insulto, ma non gli era piaciuto il disprezzo con cui lo avevano detto e si compiaceva al pensiero di mostrare a quei fanatici quanto fosse spaventoso avere davvero a che fare con il demonio in persona

Però c’era anche qualcos’altro, ed era quello il punto sul quale temeva di confrontarsi con Aethelred. Sì, lui desiderava essere ricordato come uno dei Vichinghi più famosi e temuti, se non come il più forte e invincibile di tutti, aveva passato tutta la sua vita a desiderare di essere rispettato, ammirato, conosciuto dal mondo intero e questa, forse, era la sua più grande occasione. Sconfiggere definitivamente l’esercito dei Sassoni che, oltre tutto, lo volevano morto e avevano ucciso coloni innocenti, era una tentazione troppo grande… anche se si trattava del popolo di Aethelred.

Ma Aethelred sarebbe stato in grado di capirlo? E lui cosa avrebbe fatto se il giovane Sassone gli avesse fatto scegliere tra lui e una fama imperitura?

Ivar doveva ammettere che non aveva una risposta sicura a questa domanda.

Fine capitolo tredicesimo

   
 
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