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Autore: striscia_04    01/01/2022    2 recensioni
Una mattina Gajeel si risveglia nell'ultimo luogo che si aspetterebbe di rivedere, e soprattutto dove desidererebbe essere.
Non sa come c'è finito, ne tanto meno come sia possibile che si trovi lì.
Ma cosa più importante, come mai Phantom Lord esiste ancora?!
Dovrà tentare di scoprirlo, mentre lotta disperatamente per scoprire come è finito in quel luogo e soprattutto come tornare a casa.
Intanto Fairy Tail si troverà a fare i conti con una nuova-vecchia conoscenza e a doverla aiutare a tornare da dove è venuta, se vuole sperare di riavere indietro il suo membro.
(Spero di avervi incuriosito. Questa è la prima storia a rating arancione che scrivo, quindi per favore siate clementi.)
(STORIA REVISIONATA)
Genere: Azione, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Gajil Redfox, Levy McGarden
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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In una qualunque occasione Gajeel sarebbe stato felicissimo di vedere Juvia. Cavoli un’ora prima l’avrebbe pure abbracciata se non fosse stato incatenato al muro e fosse riuscito a muoversi senza gemere di dolore ad ogni singolo spostamento.
Adesso, però, la sua mente era intenta a pensare solo al futuro, a quello che aveva visto nel sogno, ad illudersi che non fosse reale. Ma sapeva bene che era tutto vero.
E questo gli procurava una tale ansia e una tale rabbia che vedere la turchina fissarlo fredda e implacabile gli diede sui nervi:
“Si può sapere cos’hai da guardare?”
“Juvia stava solo riflettendo che Totomaru-san aveva ragione, tu e il nostro Gajeel siete identici.”
“Io non sono affatto identico a quel rifiuto!” gridò furioso l’uomo, mentre l’immagine dell’altro se che squartava la pancia di Levy tornava a tormentarlo.
Avvertì un fastidioso prurito agli occhi e sentì le lacrime formarsi ai lati dei bulbi oculari, mentre la gola gli si seccava.
Ma si trattenne: non poteva piangere in quel luogo! Sarebbe stato un rinforzo positivo per i suoi nemici a continuare con la tortura o li avrebbe illusi di essere riusciti a piegarlo!
Rigettò un grumo di saliva e sangue, mentre cercava di non andare in iperventilazione. Con l’osso del naso rotto e la gola ancora piena di sangue già era impossibile respirare in maniera decente, se si fosse aggiunto anche il fattore ansia non era certo di riuscire a resistere.
“Perché sei triste finto Gajeel-kun?” gli chiese Juvia, costringendolo ad alzare la testa per guardarla.
“Non sono finto! E impicciati dei cazzi tuoi!”
“Tu sei diverso dal nostro Gajeel, lui è più scorbutico e antipatico. Tu sembri solo arrabbiato e Juvia è sicura che sei triste per un motivo importante, che non riguarda la tortura.”
“Stai zitta stupida donna della pioggia! Dovrei essere felice di farmi ridurre in questo stato?! Se non hai altro da fare che dire stronzate te ne puoi anche andare!”
“Juvia ha un compito preciso affidatogli da Master Jose in persona: deve costringerti a parlare, a qualunque costo!”
“Accomodati pure. Come puoi vedere gli altri si sono già divertiti a sufficienza e io non posso muovermi. Vedi di sbrigarti, prima inizi e prima te ne vai.”
“Gajeel-kun, non sembri capire la gravità della situazione. Se non parlerai il Master ti ucciderà.”
“Che ci provi pure quel vecchio bastardo, poi le sue agogniate informazioni da chi le prenderà?”
“Non puoi tentare di ricattarlo, dovresti sapere che non è una persona con molta pazienza quando si tratta di Fairy Tail.”
“Non mi interessa, qualunque cosa voglia fare alla fine perderà! Questo è il suo destino, è meglio che vi mettiate tutti il cuore in pace.”
Tacque ansimando per lo sforzo di dover tenere quella conversazione, con il respiro mozzato e tutto il corpo che gli bruciava ad ogni singola parola.
“Juvia non vuole farti del male Gajeel-kun. Lei spera che quello che dici sia vero.” disse la maga dell’acqua spiazzando il moro, che si mise a fissarla interdetto.
“A differenza del Master e degli altri Element, Juvia vorrebbe vedere che cosa questo futuro ha in serbo per lei. Perché tu, Gajeel-kun, anche se non vuoi darlo a vedere sembri molto felice e intenzionato a mantenere le cose invariate.
Juvia si chiede se la fine di Phantom non possa portare un qualche giovamento anche a lei.”
Non aveva idea di cosa rispondergli, indirettamente gli stava chiedendo informazioni sul suo futuro. Che fosse una trappola? Che Jose avesse organizzato tutta quella messinscena per ottenere informazioni?
Oppure, davvero Juvia voleva sapere cosa l’attendeva in futuro?
Doveva dirgli che sarebbe entrata anche lei a Fairy Tail? Doveva dirgli che era solo grazie alle sue premure che anche lui si era lasciato alle spalle il passato e si era costruito un futuro tanto radioso? Doveva parlargli di Gray? Del fatto che aveva trovato l’amore della sua vita? Che la pioggia l’aveva abbandonata una volta entrata nell’altra gilda e che era riuscita a godersi la vita?
Alzò lo sguardo e si specchiò nei grandi occhi azzurri della ragazza, anche se all’apparenza sembravano sempre freddi e insensibili in fondo ad essi il moro vide una strana luce di speranza, che rendeva le sue grandi iridi color mare identiche a quelle della Juvia del suo tempo.
Voleva davvero sapere qualcosa del suo futuro!
E questa forse era la sua occasione: se fosse riuscito a convincerla ad aiutarlo sarebbe riuscito a fuggire e sarebbe tornato a casa!
Stava per parlare, quando una voce incorporea si levò da ogni lato della stanza e mise in allarme i due: “Juvia, cosa stai facendo?
“Master Jose! Juvia stava solo…”
Taci stupida ragazzina! Ti do tre secondi per fargli dire quello che voglio sapere! Guai a te se sentirò altri discorsi di insubordinazione! La pagherete cara sia lui sia te! Mi sono spiegato?
“Si Master, è stato chiarissimo.” rispose la donna abbassando la testa e Gajeel fu certo che stesse tremando.
Era stato un’idiota a sperare che potesse aiutarlo. Se Juvia si fosse alleata con lui avrebbe solo rischiato di incorrere nelle ire di Jose e ridotto in quelle condizioni non sarebbe stato in grado di difenderlo.
A questo punto forse, era meglio reagire come con Totomaru: farsele suonare, tacere e sperare di sopravvivere e trovare in fretta un modo per scappare da quel luogo.
Non voleva ammetterlo neanche a se stesso, ma stava iniziando a dubitare fortemente di trovare una via d’uscita da quella situazione e il brivido di freddo che gli percorse la schiena accrebbe ancor di più il timore che la morte si stesse avvicinando.
Percepì qualcosa di umido e ghiaccio sotto il suo petto e abbassando lo sguardo vide con la punta dell’occhio una pozza d’acqua che lentamente lo stava inzuppando.
Chiuse gli occhi aspettandosi di essere sommerso o ferito dal liquido, ma ciò non avvenne.
La pozza si issò lentamente sollevandolo di peso, procurandogli solo un leggero fastidio ai polsi, che per l’ennesima volta furono stretti attorno alle catene.
Poi la sua testa venne poggiata contro il muro e l’acqua gli coprì anche la faccia, mentre gli scivolava giù dal volto si rese conto che lo stava ripulendo completamente dal sangue.
Spalancò gli occhi e vide Juvia, che teneva lo sguardo basso e una mano alzata da cui impartiva ordini al suo elemento.
Il liquido proseguì lungo tutto il suo busto procurandogli tremende fitte di dolore quando entrò in contatto con la carne bruciata. Vedendo la sofferenza dipinta sul suo viso la maga si sbrigò a ripulire anche quelle ferite, poi fece scivolare l’acqua ormai completamente rossa verso il pavimento e la rilasciò in un lato della stanza.
“C-Che stai facendo?”
“Juvia voleva darti una pulita.”
“Perché?”
“Non c’è un motivo particolare.”
“Beh, sarà meglio che ti sbrighi o il vecchio bastardo si arrabbierà di nuovo.”
“Gajeel-kun è preoccupato per Juvia?”
“Tsk, figurati. Ma tanto se non lo fai tu verrà lui a massacrarmi. Quindi se devo scegliere preferisco il male minore.”
“Gajeel-kun, Juvia ti conosce sa quando stai mentendo. Tu sei davvero preoccupato per lei!”
“Io non sono preoccupato per nessuno, tranne me stesso! E adesso muoviti ad affogarmi!”
“Juvia non può farlo!”
“Che stai dicendo?”
“Gajeel-kun, anche se tu vieni dal futuro e sei un nemico, in primo luogo tu sei un compagno di Juvia e lei non se la sente di farti del male.”
“Sei uscita di senno?! Quel bastardo non accetta un no come risposta. Te la farà pagare! Vuoi farti del male per difendere uno sconosciuto?!”
“Tu non sei uno sconosciuto, tu sei un compagno di Juvia.”
“NO! Non sono un tuo compagno! Io non faccio più parte della tua gilda! Ora basta con i sentimentalismi e procedi!”
“Gajeel-kun è talmente preoccupato per Juvia da chiederle di torturarlo?”
“Sta zitta! Te l’ho già detto che non sono preoccupato! Avanti stupida Ameonna, vedi di farmi vedere perché fai parte dell’élite di Phantom! Su fatti sotto!”
“Juvia ti ha già risposto.”
E’ completamente pazza! Così si farà ammazzare! Devo trovare un modo per convincerla ad attaccarmi. Pensa, pensa… ci sono!”
“Ghi hi hi!”
“Perché ridi?”
“Nulla nulla, stavo solo pensando a quello che hai detto poco fa.”
“Cioè?”
“Volevi sapere cosa ti attende in futuro, no? Sicura di poterlo sopportare?”
“Perché parli proprio adesso di questo?”
“Perché tu non cambi mai, sei sempre la solita sentimentale, anche dietro quella maschera d’indifferenza. Anche se tutta quest’emotività non è detto che ti ripaghi…”
“Quindi tu e la Juvia del futuro siete rimasti in contatto?”
“Certo!”
“E per Juvia com’è in futuro?”
Il silenzio invase la stanza: la turchina fissava visibilmente curiosa l’altro mago attendendo una risposta, lui invece rimase immobile a guardarla, poi abbassò la testa e sorrise.
“Dopo lo scioglimento di Phantom ognuno andò per la sua strada e non ci siamo visti fino ad un anno fa, quando per puro caso mi sono recato in una cittadina fuori Magnolia. Si diceva che in quella città non si vedesse mai il sole da anni!”
Vide il volto di Juvia incupirsi all’udire quell’ultima frase.
“Rimasi molto colpito dalla notizia e decisi di andare a vedere. Non immagini la mia sorpresa quando seppi che quel sobborgo era stato completamente abbandonato. Tutti gli abitanti lo avevano lasciato ormai da cinque anni, asfissiati dal continuo piovere e nessuno c’era tornato a vivere.”
“P-Perché stai raccontando questo a Juvia?” domandò la maga, cercando di nascondere il dolore nel suo tono.
“Dovresti già averlo intuito.” gli rispose Gajeel ampliando il suo ghigno: “Nove anni prima, quando una certa donna era andata lì ad abitare, il sole era irrimediabilmente scomparso da sopra quella città. Tutti si erano stufati e ad abitare quel luogo era rimasta solo la persona la cui presenza aveva procurato quel perpetuo fenomeno atmosferico…  ovvero tu!”
Juvia impallidì a quell’affermazione e si fece indietro.
“N-No! NO! Q-Questo non p-può essere il futuro di J-Juvia! L-La pioggia non l’abbandonerà mai! R-Rimarrà per sempre da sola!” cominciò ad ansimare portandosi le mani alla testa, mentre le lacrime iniziavano a scivolarle sulle guance.
Poi sopra le teste di entrambi comparve una massa gassosa di colore nerastro: “Ma guarda un po'?! Piove!” esclamò Gajeel sollevando la testa, mentre dalla nuvoletta iniziava a cadere acqua.
“STA ZITTO!” gli urlò la donna guardandolo furiosa: “Questo non è il destino di Juvia! Lei non rimarrà sempre ancorata alla pioggia!”
“Mi spiace dirtelo, ma è così.” rispose tranquillo l’altro.
“No, non è vero!”
“E invece si!”
“Sta zitto Gajeel-kun!”
“Perché ti lamenti?! Me lo hai chiesto tu. Io ti ho solo detto la verità: non è detto che il futuro sia radioso per tutti.”
“Juvia non permetterà che ciò accada! Se questo è il suo futuro meglio restare a Phantom per sempre! Meglio cancellarlo quel futuro terribile! Non è giusto che solo tu sia felice!”
Il moro percepì un nodo formarglisi all’altezza dello stomaco, abbassò la testa e rimase immobile a fissare il suo corpo sollevarsi da solo.
“Di a Juvia quello che vuole sapere!” tuonò la maga,
“Scordatelo!”
Il suo corpo si sollevò ancora, poi intorno a lui le piccole gocce di pioggia si tramutarono in orrendi aghi acuminati, che iniziarono a perforargli la pelle in ogni punto: gambe, busto, braccia, mani, piedi e anche la faccia.
Percepì quelle punte tornare liquide e sgusciare lungo i suoi vasi sanguinei, dentro le sue ossa, tra i filamenti del sistema muscolare.
Era davvero una sensazione disgustosa, come se milioni di lombrichi gli stessero marciando dentro il corpo. Si sentiva come sporco, come posseduto da una marea di parassiti. Le gocce intanto si incontrarono lungo i loro diversi percorsi e si unirono le une alle altre formando masse più spesse e fastidiose, che proseguirono con il loro scivolamento lungo i capillari.
“C-Che cazzo mi stai facendo?” ansimò il moro, sempre più vicino ad un attacco di panico.
Odiava sentire quelle cose percorrergli le vene e attraversare tutto il suo corpo, perché era impossibile per lui difendersi da quei parassiti e temeva che presto sarebbero arrivati ad attaccare gli organi o altri punti vitali. E poi gli faceva venire i brividi il pensiero che potessero scavarlo dall’interno e ridurlo ad un colabrodo.
“Juvia ti sta solo dando un ultimo avvertimento: se le dirai quello che vuole sapere farà subito uscire l’acqua dal tuo corpo, altrimenti…”
Gajeel deglutì vedendo lo sguardo assassino dipinto sul volto della maga: doveva ammettere che in certi momenti, quando era davvero arrabbiata quella ragazza tirava fuori il suo lato più spietato.
Ma lui non si sarebbe arreso, facesse pure del suo peggio non gli importava!
Doveva assicurarsi che la storia non cambiasse più del dovuto e soprattutto che Jose non facesse del male anche a lei per colpa sua.
Sollevò la testa, prendendo un respiro profondo, poi tornò a guardare Juvia e sorrise: “Rassegnati. Il tuo destino è questo: la pioggia non ti abbandonerà mai e a nessuno importerà un cavolo di te.”
Si sentiva un verme a dirle quelle cose, ma meglio insultarla e ferirla nell’animo che aspettare che lo facesse quel bastardo di Jose.
“Juvia ti aveva avvertito!”
Le gocce ormai diventate goccioloni presero a ingrossarsi lungo i suoi capillari, poi si tramutarono nuovamente in piccole puntine e trapassarono di netto le vene, i nervi, i muscoli e le ossa del moro, attraversandogli pure la pelle e lasciandogli ovunque delle minuscole punture simili a quelle di un’iniezione.
“GHUAAAAAAAA!” l’urlo si disperse in tutto il sotterraneo e all’udirlo Jose non poté trattenere un sorriso.
Il moro ricadde a terra, ansimando mentre il sangue riprendeva a sgorgare dalle ferite sporcando il pavimento e il corpo dell’uomo.
Sollevando nuovamente la mano la turchina fece comparire intorno al giovane una gigantesca bolla d’acqua, che lo inabissò completamente.
Lottò per cercare di uscirvi e riprendere fiato, ma le catene gli impedivano di muoversi liberamente e ogni qualvolta trovava uno spiraglio d’uscita la maga spostava la mano e la gabbia lo ritrascinava al suo interno.
Se solo potessi usare la magia! Dannato Aria!” pensò il mago, mentre lo sguardo gli si annebbiava e le forze gli venivano meno, così come l’aria nei polmoni.
La bolla scomparve e lui cadde al suolo.
La porta alle spalle della maga si aprì ed entrò Jose: “Hai fatto un buon lavoro.”
“Ma Juvia non è riuscito a farlo parlare.”
“Non preoccuparti, non era quello il mio vero obbiettivo.”
“Dice davvero?”
“Volevo solo divertirmi a ridurlo in questo stato, ma ho anche altri progetti per lui. E mi serve comunque vivo. Adesso vai, ho un altro compito per te: rapire Lucy Hearthphilia.”
“Agli ordini Master.”
“E non preoccuparti!” disse Jose piantando un piede sulla testa del prigioniero, che non si mosse di un millimetro: “Il futuro che questo rifiuto vuole proteggere non si realizzerà mai!”
“Si.” disse semplicemente la donna uscendo dalla stanza.
 
Juvia sedeva su una sedia nella sede della gilda, i suoi amici avevano appena finito di raccontarle la storia dello scambio dei due Gajeel e lei non riusciva ancora a capacitarsi di come tutto quello fosse possibile.
Gli sembrava assurdo anche per gli standard della sua gilda, ma in fondo aveva visto il Gajeel del passato ferire Levy e attaccarla…
Non poteva che credere a quella versione!
L’ansia, però, la stava logorando: non aveva idea di dove fosse finito il suo amico e se anche era nel passato, come stava? E Levy?
Wendy aveva detto che le sue condizioni fisiche stavano migliorando, che la ferita era solo superficiale e che non ci sarebbero stati danni né per lei ne per il bambino.
Grazie anche all’intervento di Polyushika-san la ferita era già stata richiusa e aveva lasciato solo una vistosa cicatrice, ma Levy era stanca.
Da giorni non faceva altro che studiare su quei libri e lo stress si era accumulato fino alla notte precedente e ora non si svegliava nemmeno.
Tutti erano molto preoccupati: il Master, Jet, Droy, Lily e Natsu, che non si era introdotto nella gabbia a incenerire la testa del Gajeel del passato solo perché cinque maghi: Gray, Warren, Max, Elfman, Visitor e Alzack lo avevano trattenuto per poi legarlo ad una trave.
Il Gajeel del passato, invece, dormiva ancora e tutti cercavano di stargli alla larga, da un lato perché gli faceva impressione ritrovarselo davanti e forse ne erano un po' intimoriti, dall’altro maghi come Elsa si trattenevano dall’infierire perché rischiavano di lasciare cicatrici a quello del futuro.
Lucy, invece, aveva sostituito Levy e tentava in tutti i modi di carpire l’ultima parte dell’incantesimo, ma ancora non riusciva a venirne a capo. Aveva pure inviato un messaggio urgente a Freed e attendeva risposte possibilmente positive.
Sospirò, cercando di calmarsi, mentre fissava i maghi andare avanti ed indietro da un angolo all’altro della gilda senza riuscire a trovare un qualcosa per distrarsi.
A volte qualcuno si avvicinava a Lucy per chiedere novità, ma lei semplicemente scuoteva il capo e tornava a leggere, mentre l’interlocutore riprendeva a marciare a macchinetta per tutto il locale.
“Ehi Juvia.” una voce la chiamò e voltandosi si ritrovò davanti Mira, che gli porse un bicchiere di succo: “Bevi qualcosa e scaccia quel musone.” le sorrise la barista.
“Grazie Mira-san, ma Juvia non ha sete.”
“Su insisto. Non c’è niente di meglio per distrarsi dalle preoccupazioni.”
Vedendo che l’albina non aveva alcuna intenzione di cedere, la ragazza prese il bicchiere e ringraziandola se lo portò alla bocca.
“Allora, come ti senti?” chiese la donna una volta che l’altra ebbe mandato giù il primo sorso.
“Juvia non si aspettava di tornare da una missione e ritrovarsi questo. E’ preoccupata per Gajeel-kun e per Levy.”
“Immagino che anche per te sia dura ritrovarti davanti il vecchio Gajeel.”
“Si, Juvia non se lo aspettava. E soprattutto non se lo ricordava così violento!”
“Sono passati nove anni, le persone cambiano e poi un viaggio nel tempo credo che sia qualcosa che ti scombussola parecchio.”
“E’ verissimo, ma Juvia non se lo aspettava di certo. E adesso teme…”
“Che cosa?”
L’altra abbassò la testa e trangugiò un altro sorso della bevanda: “Teme che se anche riuscissimo a portare indietro Gajeel-kun, le cose tra lui e Levy non sarebbero più le stesse.”
“No, non dire così. Levy ha perdonato Gajeel e sa che quello che l’ha ferita non è il suo Gajeel, ma un altro. Sono certa che andrà tutto bene.”
“Lo spera, sa che Levy-san è una ragazza forte, ma è stato terribile vedere in che stato era ridotta ieri notte. E poi se Gajeel-kun scoprisse cosa gli ha fatto la sua versione passata non se lo perdonerebbe mai!”
“In quel caso lo aiuteremo tutti noi, come abbiamo fatto la prima volta. Non devi preoccuparti finché ha al suo fianco Levy, Lily e te non ha nulla da temere. E noi altri lo sosterremo sempre.”
“Juvia è felice di sapere quanto bene gli volete. Vorrebbe che anche il Gajeel del passato se ne accorgesse.”
“Un giorno lo farà, ma se vuoi fare un tentativo perché non provi a parlargli tu? D’altronde non c’è nessuno che possa capire questo Gajeel meglio di te.”
“Juvia pensa che non sia una buona idea, ma farà un tentativo.”
Per evitare che Gajeel evadesse nuovamente gli avevano incatenato mani e piedi al muro della cella e lo avevano gettato nella galera più buia di tutto il sotterraneo della gilda. Gli avevano lasciato un materasso di ruvida paglia, come gesto di cortesia nonostante molti dei maghi volessero solo fracassargli la testa.
Quando Juvia arrivò davanti all’inferriata lo trovò sveglio che fissava il muro oltre la gabbia, poi quando i loro sguardi si incrociarono il suo viso si incupì e un ringhio uscì dalla sua bocca.
“Come stai Gajeel-kun?” chiese Juvia, cercando di essere gentile, ma l’altro non rispose.
“Potresti anche rispondere.” insistette, ma ricevette solo un’occhiataccia.
“Juvia non vuole perdere tempo con te, era solo venuta a vedere come stavi e voleva chiederti perché sei tornato alla gilda dopo essere scappato.”
“Va al diavolo.”
“Juvia vede che non hai perso la lingua.”
“E io vedo che sei molto più loquace e fastidiosa di nove anni fa.”
“Beh sì, Juvia è cambiata parecchio.”
“Non mi interessa! Di un po' come ci sei finita qui?”
“Eh eh! E’ un po' complicato, Juvia può solo dirti di aver trovato l’amore della sua vita.”
“Tsk, meglio di quel cialtrone del tuo ex?”
“Non c’è paragone! Gray-sama è il migliore!” esclamò la turchina, mentre gli occhi gli diventavano due cuoricini sotto lo sguardo esterrefatto di Gajeel.
“Ghi hi hi!”
“Perché ridi?”
“Perché non posso credere a come ti sei ridotta?! Insomma, se non avessi lo stesso odore della mia Juvia non ti avrei riconosciuto.”
“L’amore fa miracoli e cambia le persone. Anche tu…”
“Non parlarmi di quello lì!”
“Perché sei tanto arrabbiato con l’altro Gajeel-kun?”
“E’ semplicemente patetico! Si è ridotto a fare il sentimentale e si è pure fidanzato con quella lì! Chi cavolo ci si metterebbe con una donna come quella?!”
“Ehm, tu.”
“Che razza di maleficio mi hanno lanciato queste schifose fate per convincermi ad entrare nella loro gilda?! Chi cavolo devo ringraziare per questo?”
“Juvia.” disse semplicemente la turchina facendo spalancare la bocca all’uomo.
“Che significa?”
“Dopo lo scioglimento di Phantom a Juvia dispiaceva vederti tutto solo, quando poi è entrata a Fairy Tail ha chiesto al Master Makarov se poteva dare una possibilità anche a te e lui è venuto a chiedertelo e tu hai accettato. Dopo un po' di tempo hai iniziato ad ambientarti e ti sei fatto pure tanti amici, basti pensare a tutte le persone che ora sono di sopra preoccupate e che sperano di riportarti indietro.”
“Quindi è colpa tua se sono finito qui?! Brutta schifosa, chi ti ha chiesto niente?!”
“Anche se Gajeel-kun non ha mai ringraziato apertamente Juvia per la sua richiesta, lei non si pente di quello che ha fatto. E’ felicissima che Gajeel-kun abbia trovato una casa e che finalmente abbia iniziato a vederla come una sua amica a tutti gli effetti.”
“Io non ti ho mai visto come un’amica! Eri forte, silenziosa e sicuramente più sopportabile di tutta quella marmaglia inutile di maghi che popolano Phantom. Adesso sembri l’ombra di ciò che eri! Ridicola, sciocca, senza un briciolo di spirito combattivo, non vali più niente!”
“Eppure Juvia ti ha battuto.”
Le catene trillarono sotto il peso del corpo che si mosse verso l’inferriata animato da un istinto omicida, ma le manette gli strinsero i polsi e le caviglie impedendogli di giungere alla sua metà, procurando al diretto interessato ancor più fastidio.
“Mi hai solo colto alla sprovvista! Ma appena uscirò di qui ti farò vedere! Vi farò vedere a tutti branco di bastardi!”
Juvia rimase a fissarlo, sul suo viso si leggeva chiaramente la tristezza: quell’uomo era ancora così lontano da diventare uno dei suoi migliori amici.
D’un tratto il suo sguardo si fece opaco, le orecchie ovattate e tutto intorno a lei divenne confuso. Si portò una mano alla testa, mentre una sfilza di immagini gli passavano davanti al volto procurandogli una tremenda emicrania.
“Urgh!” gemette iniziando ad ansimare, mentre si stringeva la testa con entrambe le mani nel vano tentativo di interrompere il dolore.
“Che ti prende?” chiese Gajeel sorpreso, ma lei non gli rispose troppo concentrata a focalizzarsi sul film che in quel momento veniva proiettato nella sua testa.
Vide Gajeel, il suo Gajeel, incatenato contro un muro con il volto tumefatto e una marea di bruciature su tutto il corpo. Vide una copia perfetta di se stessa, che indossava i suoi vecchi vestiti.
Ascoltò l’intero colloquio che si stava tenendo tra i due, poi vide una nuvoletta comparire sopra le teste di entrambi e vide l’altra se attaccare il suo amico.
Gridò allungando una mano nel tentativo di fermare l’attacco, ma la voce gli morì in gola e il suo intervento fu totalmente inutile: le goccioline, anzi gli aghi d’acqua bucarono ovunque la pelle di Gajeel, poi ad una leggera pressione della mano dell’altra se esse invasero il corpo del ragazzo, passando dai tagli e dai buchi appena fatti.
Infine, Juvia sbiancò alla vista di quei piccoli filini d’acqua che attraversarono dall’interno tutto il corpo dell’amico che cadde a terra.
Vide l’altra se cercare di affogarlo nel Water Lock, poi tutto divenne nuovamente sfocato e si ritrovò in ginocchio con la testa stretta tra le mani ad ansimare e con il sudore che copioso gli scivolava lungo la fronte.
Dall’altra parte della grata il Gajeel del passato la fissava interdetto e forse un po' preoccupato per quell’inaspettata reazione.
Ma lei non ci badò, non lo guardò nemmeno si sollevò in piedi e barcollando tornò in fretta al piano di sopra.
“J-Juvia, tutto bene?” chiese Mira allarmata vedendo il pallore sul suo viso e gli occhi lucidi.
“Tutto bene Mira-san, Juvia ha solo avuto una strana visione.”
“Una visione?”
“Forse è legata allo scambio temporale.”
“C’era Gajeel nella tua visione?”
“Si.”
“E dov’era? Come stava? Era davvero Gajeel?”
“J-Juvia non lo sa. Ha solo visto che era in compagnia di un’altra se.”
“Intendi la Juvia del passato?”
“Presume di sì.”
“E cosa stavate facendo?”
“S-Scusa Mira-san, ma Juvia non se la sente di p-parlarne, vorrebbe stare un attimo da sola a riflettere.”
“Ma certo, puoi salire in una delle camere al piano di sopra se vuoi riposare. E quando te la sentirai di parlarne io sono qui.”
“G-Grazie Mira-san.”
 
Era strano che si stesse abituando a risvegliarsi in quel buco di fogna?
Sicuramente quello era stato il risveglio peggiore, perché appena aperti gli occhi si era sentito annaspare e aveva temuto di morire soffocato. Poi era riuscito a sputare altro sangue e liberarsi una narice, ma poco prima aveva veramente temuto di non farcela.
Il suo corpo stava gridando dal dolore!
I fori appena fatti erano ancora allagati di sangue e il suo fisico ormai sembrava quello di un cadavere mutilato. Bianchissimo, completamente sporco, sudato e pieno di ogni sorta di lacerazione o contusione.
I pugni e calci che aveva subito gli avevano fatto venire dei tremendi lividi su tutto il busto e il suo occhio sinistro era attorniato da un ematoma nero oltre che da un grosso bernoccolo, che gli impediva di tenerlo completamente aperto.
Non aveva il coraggio di muovere un muscolo e si impegnava per rimanere immobile e non fare alcuno sforzo.
Oltre che nel fisico si sentiva distrutto anche nell’orgoglio: il suo intento di non dare soddisfazione ai suoi aguzzini di vederlo ripiegato su stesso a gemere era andato a farsi fottere. E sentiva montargli la bile in gola al pensiero di come quel vecchio bastardo se la stesse ridendo.
La porta si spalancò, ma lui non riuscì ad alzare la testa, solo a sollevare leggermente le pupille per inquadrare i nuovi arrivati.
Si parla del Diavolo e spuntano le corna.” pensò fissando il suo ex capo, nonché carceriere accompagnato dall’ultimo dei membri degli Element Four.
Ispirò profondamente cercando di non strozzare per l’ennesimo grumo di sangue andato di traverso, mentre gli altri due lo guardavano sorridendo.
“Penso che sia arrivato il momento di finirla con questa storia tu non credi?” chiese ironico il bruno, guadagnandosi un’occhiataccia dal ragazzo.
“Insisti ancora?!”
Nessuna riposta.
“Devo presumente che sia un sì. Ma non fa niente. Adesso sta buono, appena avrò terminato Aria annullerà il suo incantesimo e potrai tornare ad usare la magia.” disse l’uomo e l’altro strabuzzò gli occhi e sollevò le sopracciglia, guardandolo come se fosse impazzito.
Jose gli sorrise divertito poi si chinò in modo da poterlo guardare più da vicino e gli avvicinò una mano al volto, ma l’altro si ritrasse.
“Tranquillo non voglio farti niente. Vedi che se ti muovi è peggio?” gli disse, mentre il moro storceva il naso e una smorfia di dolore compariva sul suo viso.
Il Master di Phantom gli toccò il lato destro della testa, imbrattandosi la mano di sangue.
C-Che cazzo s-sta facendo?” si chiese il ragazzo vedendolo rigirarsi il liquido denso tra le dita fin quando tutte le falangi della mano sinistra non furono sporche.
Poi avvicinò la mano verso la sua fronte, trattenendolo per un braccio con quella libera e gli coprì il volto con il palmo, mentre il sangue sulle punte lasciava delle piccole impronte sulla sua testa.
“M-Mollami.” ringhiò il Dragon Slayer scuotendo la testa per liberarsi dalla presa.
“Sta calmo, non appena il rituale sarà completato ti sentirai incredibilmente meglio e ti renderai molto utile.”
“Rituale?”
“Mai sentito parlare dell’abilità dei fantasmi di possedere i corpi altrui? Questo incantesimo funziona più o meno così, mi permette non tanto di imbrigliare un’anima dentro il tuo corpo quanto più di indebolire la tua volontà sostituendola con la mia!”
“C-Cosa?!” esclamò allarmano il ragazzo, continuando a muoversi sempre più veloce, ignorando il dolore dei suoi arti e di tutto il suo corpo.
“In sostanza diventerai un burattino alle mie dipendenze! Così sarai contento no?! Mi hai insultato definendomi un verme che si diverte a controllare le altre persone per i suoi tornaconti, adesso questa definizione mi calza a pennello! Solo che non credo la troverai più di tuo gusto?!”
“Toglimi le mani di dosso vecchiaccio! Io non mi faccio controllare da nessuno!”
“Sta calmo, se ti agiti le ferite riprenderanno a sanguinare e di un cadavere non me faccio nulla.”
Dovresti essermi grato. Non solo dopo aver scoperto il tuo tradimento non ti uccido, ma ti consentirò pure di riacquistare la tua magia!”
“Va all’Inferno! Appena mi sarò liberato la prima cosa che farò sarà massacrarti di botte!”
“Non credo tu sia nella posizione di potermi minacciare. Inoltre, la prima cosa che farai una volta uscito da questa stanza sarà attendere l’arrivo dei tuoi compagni e massacrarli! Sono proprio curioso di vedere se riusciranno a tenerti testa ora che sei più forte di nove anni.”
“Non ti azzardare! Io non farò mai una cosa simile! Ora toglimi quella schifosa mano dalla faccia!”
“Come vuoi!” disse il Mago Sacro e non appena Gajeel poté tornare a guardarlo sbiancò alla vista delle sue scleri divenute tutte nere. Le sue iridi brillarono e le ditate di sangue sulla sua fronte si illuminarono di viola.
Il suo corpo fu avvolto da una luce accecante, mentre le sue pupille scomparvero lasciando l’interno dei suoi bulbi oculari completamente bianco.
Avvertì un tremendo dolore alla testa, come se Luxus gli avesse appena scaricato sul cranio una marea di saette, poi la sua coscienza si affievolì e gli sembrò di precipitare nel buio.
“Ecco fatto!” trillò il bruno, mentre Aria si faceva avanti per restituire la magia al prigioniero.
 
Natsu correva come un pazzo a capo della folla di maghi indemoniati diretto alla sede della gilda di Phantom.
Non riusciva più a trattenere la furia che aveva in corpo e il fuoco del suo animo gridava vendetta!
Aveva pazientato anche troppo e la colpa era solo del vecchio che si era incaponito di dover attendere due giorni prima di sferrare l’attacco.
Quando lo aveva saputo aveva dato di matto, ma Elsa lo aveva trattenuto. Era rimasto buono ad attendere con i nervi a fior di pelle, ma sapeva che anche gli altri provavano la sua stessa frustrazione e si chiedeva perché il nonnetto, se prima aveva affermato di voler attaccare all’istante il presidio nemico, adesso se n’era uscito con quell’assurda storia dei due giorni.
In due giorni potevano succedere una marea di cose!
E infatti Phantom li aveva pure attaccati, ma li avevano respinti con facilità e quei codardi erano corsi a rintanarsi alla loro gilda. Ma il vecchiaccio anche dopo questo gesto non aveva dato l’ordine di contrattaccare e tutti ne erano rimasti allibiti.
Elsa gli aveva pure chiesto delle spiegazioni in merito, ma lui era stato vago e aveva risposto che non potevano attaccare perché un suo infiltrato stava ancora svolgendo delle ricerche e che lo avrebbero messo in pericolo.
Natsu moriva dalla voglia di ritrovarsi davanti quel deficiente e fracassargli la testa o dargli fuoco, perché per colpa sua il loro attacco era stato rinviato e lui non aveva ancora avuto modo di sfogarsi.
Voleva massacrare di botte quel bastardo di Gajeel, ovvero colui che aveva distrutto la loro sede e che aveva ferito Levy e il suo Team. Quel bastardo meritava una bella lezione, come solo gli ammazza draghi sapevano fare e considerando che lo era anche lui, doveva ben sapere cosa lo aspettava!
Giunto davanti alla porta della gilda nemica, senza troppe cerimonie sfondò con un pugno l’entrata travolgendo qualche avversario nel passaggio. Davanti a lui si ergeva furioso Makarov.
E vederlo così arrabbiato sorprese il rosato: se era imbufalito perché aveva impiegato tanto a dare l’ordine? E perché sembra anche un po' teso?
Lo desumeva dal suo odore o più precisamente dal sudore sulla sua fronte. Quando una persona era preoccupata o tesa le sostanze di scarto che costituivano il sudore assumevano uno strano aroma e questo odore era particolarmente pungente su tutto il fisico del Master.
Quell’atteggiamento nel vecchietto non gli piaceva per nulla: perché era preoccupato? Temeva di perdere la battaglia? Impossibile! Conosceva troppo bene la loro forza, quando i maghi di Fairy Tail si infuriavano davano il meglio di loro.
Quindi qual era il problema? Che fosse preoccupato che questo fantomatico informatore non avesse ancora lasciato la sede? E quindi temeva di coinvolgerlo nell’attacco?
Beh, cavoli suoi! Non c’era nulla da preoccuparsi era un mago della loro gilda; quindi, avrebbe trovato un modo per tirarsene fuori senza subire ferite!
L’attacco cominciò e ben presto passarono in vantaggio, contro quelle mezze calzette la loro forza non aveva confini.
Ma nell’istante in cui vide il vecchietto allontanarsi qualcuno gli comparve alle spalle.
Sembrò come se la sua stessa ombra prendesse vita da sola, poi la massa nera assunse un volto proprio: sembrava quello di un mostro!
Natsu si specchiò per un breve istante i quei giganteschi occhi bianchi, poi fu scagliato via da una lastra di ferro che lo colpì alla schiena e si spiaccicò contro un muro.
Percepì le ossa della spina dorsale incrinarsi e un grumo di sangue gli risalì in gola. Cercando di fare forza sulle gambe si incurvò per poi voltarsi verso l’aggressore, il quale era intento a scomparire e riapparire dal terreno per poi diventare solido e colpire con sprangate tutti i maghi che gli stavano intorno.
Natsu se lo vide correre incontro e per la prima volta avvertì un brivido percorrergli la schiena.
Non poteva vincere!
Lo aveva capito poco prima quando era stato attaccato che quello non era un avversario normale. Sembrava come posseduto da una magia terrificante e i suoi grandi occhi marmorei lo fissavano assatanati.
Ricoprì il suo braccio di fuoco e lo fece collidere con quello dell’avversario, ma lo ritrasse subito avvertendo le ossa dell’arto fratturarsi al semplice contato con quello del nemico. E gemendo si fece indietro tenendosi il braccio rotto con la mano sana, solo per essere colpito dritto in faccia dal pugno avversario ed essere lanciato nuovamente contro un muro.
Chiuse gli occhi non riuscendo a respirare, poi tutto intorno a lui si fece buio.
 
Correva per le strade della città ignorando la pioggia che lo inzuppava dalla testa ai piedi.
Era in tremendo ritardo! Quel giorno era troppo importante per la sua gilda e lui se lo stava perdendo!
In lontananza avvertiva chiaramente i fragori delle esplosioni magiche e accelerò il passo.
Non era colpa sua se quel maledetto treno era arrivato tardi alla stazione! Quel dannato coso poi gli aveva procurato anche una tremenda nausea, come sempre.
E questo lo irritava non poco, non si sarebbe perso lo scontro per colpa di uno stupido mezzo di trasporto!
Anche se non credeva che la sua presenza avrebbe fatto una grande differenza.
Era ancora troppo giovane per combattere in prima linea e sicuramente il Master non lo avrebbe lasciato avvicinare al campo di battaglia, ritenendolo inutile o solo d’intralcio.
Ma lui voleva comunque esserci, solo per vedere il suo mito in azione, solo per vedere lo scontro tra le due gilde più forti di tutta Magnolia e verificare con i propri occhi la potenza di due Dragon Slayer a confronto.
Quello scontro avrebbe rappresentato il suo monito, il suo simbolo, la battaglia che un giorno anche lui avrebbe voluto combattere!
Perché lui un giorno sarebbe diventato forte come quei due Dragon Slayer!
Un giorno anche lui avrebbe imparato a controllare alla perfezione la magia del Drago d’ombra e avrebbe superato pure Gajeel e Salamander. Ma prima doveva tastare con mano la forza di quei due pilastri: era certo che Gajeel avrebbe vinto. E non lo diceva solo perché stravedeva per lui o perché era il suo mito. No, lui era certo che fosse più potente del Drago del fuoco e che nessuno lo avrebbe mai battuto!
Non certo un membro di Fairy Tail?!
Non nutriva odio per quella gilda, se doveva essere onesto alcuni dei suoi membri, per quanto li avesse sempre visti da lontano, gli sembravano pure simpatici. Ma Jose aveva regione: erano solo un branco di festaioli amanti delle risse e della birra, buoni solo a ridere e scherzare.
E con solo questo non si diventa un vero mago! Non si diventa un avversario temibile e irraggiungibile!
Certo, Gajeel con il suo modo di fare gli faceva molta paura, specie quando era arrabbiato. In quei casi non ne aveva per nessuno e se poi stava mangiando e tu lo disturbavi potevi definirti già morto.
Non gli piaceva il suo atteggiamento, ma lo ammirava profondamente, forse perché era un Dragon Slayer più grande di lui e quindi più forte ed esperto oppure semplicemente perché vedeva in quell’uomo un pilastro stabile a cui aggrapparsi.
La verità non la conosceva nemmeno lui, ma non gli importava, bastava che il suo idolo rimanesse sempre forte e solenne, imbattuto e il resto non avrebbe contato niente.
“Continua a piovere, molto probabilmente Juvia-san è nei paraggi. Sarà meglio che mi sbrighi, non voglio perdermi la battaglia.” si disse riprendendo a correre, mentre si scostava una ciocca di capelli neri da sopra un occhio.
Arrivato a pochi metri dalla costruzione da cui si vedevano diramarsi una marea di fasci luminosi e si udivano grida di battaglia e paura si bloccò di colpo.
Cazzo! Devo riuscire a riprendere il controllo! Non posso fermarmi! Cazzo, qualcuno mi fermi!
Quella voce gli rimbombò nella testa e subito si voltò cercandone il proprietario, ma non vide nessuno in mezzo alla strada o appostato vicino alle case.
“C- C’è qualcuno?” chiamò, mentre il silenzio che seguì la sua domanda gli procurò un brivido.
“Devo essermelo immaginato.” si disse e riprese a correre diretto verso Phantom ma…
Dannato corpo fermati! E’ un ordine: FERMO!
Al sentire l’urlo si paralizzò sul posto e riprese a guardarsi in torno con sempre più paura, ma ancora una volta non vide anima viva.
“C-Chi sei?” chiese spaventato, mentre intorno a lui la pioggia continuava a cadere: “S-So che sei qui, fatti vedere! N-Non credere di riuscire a spaventarmi!” urlò, ma già le gambe avevano iniziato a tremargli.
Q-Qualcuno riesce a sentirmi?” riprese a parlare la voce ignorando le parole del ragazzo, che a quella domanda si incuriosì.
“S-Si, i-io ti sento. M-ma dove sei?”
Chi ha parlato?!” tuonò facendolo sobbalzare: “Dove sei?
“Io…? Dove sei tu piuttosto!” gli urlò contro il ragazzo, stufo di quello stupido scherzo.
“Io non so chi tu sia e non mi interessa! Ma se sei un nemico sono pronto ad affrontarti, sappi che sono un Dragon Slayer!” gridò il ragazzino sollevando i pugni.
D-Dragon Slayer! Tu sei un Dragon Slayer?!
“P-proprio così, quindi ti conviene piantarla di prendermi in giro e venire fuori. Affrontami lealmente!”
Tutto tacque intorno a lui: “Forse sono riuscito a spaventarlo. Speriamo che non parli più.”
Guarda l’ombra.
A quel richiamo un brivido gli percorse la schiena, ma non riuscì a disobbedire, abbassò lo sguardo verso il terreno e proprio in quel momento un fulmine squarciò il cielo e illuminò la sua ombra.
La piccola massa nera mutò diventando sempre più grande fino ad assumere la fisionomia di un altro individuo più alto e dai capelli lunghi. Poi essa si sollevò dal terreno e prima che il giovane potesse allontanarsi lo ricoprì completamente afferrandogli mani e piedi, tappandogli la bocca e quindi impedendogli di urlare.
Lo sollevò di peso, anche perché non era né tanto grande né tanto pesante e poi lo inghiotti facendo assorbire il suo intero corpo dentro il terreno.
Terrorizzato il piccolo cercò di liberarsi, ma la stretta era troppo forte e l’ombra che gli premeva sulla bocca gli impediva di urlare, oltre al fatto che lo stava soffocando.
In un ultimo disperato gesto tentò di aggrapparsi al terreno da cui stava venendo risucchiato, ma la presa cedette subito sotto lo strattone della massa nera.
E’ la fine!” fu il suo ultimo pensiero prima di chiudere gli occhi e venire completamente assorbito dall’oscurità.


Nota d’autore: ecco il capitolo otto!
Siamo alle battute finali, ancora pochi capitoli e la storia terminerà!
Intanto, però sono successe una marea di cose in questo capitolo: è apparsa la Juvia del passato, quella del futuro ha parlato con Past Gajeel, Jose ha svelato finalmente i suoi intenti e se Gajeel non si sbriga a liberarsi dal controllo mentale annienterà tutta Fairy Tail!
Ma soprattutto è comparso qui, un personaggio indispensabile per il culmine della storia. Si è già intuito chi è anche se non l’ho nominato platealmente; quindi, non ha senso perdersi in questi dettagli.
Non so se domani riuscirò a postare il nuovo capitolo, tenterò.
Per adesso spero che questo vi sia piaciuto.
Un saluto e un buon primo 2022.
   
 
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