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Autore: Aranel95    02/01/2022    1 recensioni
Inuyasha è rimasto ormai solo al mondo e il suo unico parente in vita è il suo fratellastro maggiore, Sesshomaru. Nonostante condividano il sangue da parte di padre, il giovane Sesshomaru disprezza Inuyasha la cui unica colpa è stata avere una madre umana. L'astio del principe dei demoni aumenta con il passare del tempo, tutto a causa della spada Tessaiga, una potente arma lasciata in eredità dal padre al figlio minore... Quando Sesshomaru aveva l'occasione di uccidere suo fratello, tuttavia, ha deciso di essere sportivo e di non attaccare il nemico che non era in grado ancora di difendersi.
Il racconto unirà la narrazione degli eventi della serie ai vari flashback dell'infanzia dei due fratelli e di come il loro rapporto sia cambiato nel corso degli anni, nonostante la rivalità tra i due fosse palese e tagliente.
Genere: Azione, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Inuyasha, Sesshoumaru
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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*Sesshomaru POV*
 

Il silenzio del bosco era l’unico suono in grado di cullare chiunque, anche coloro caduti in un sonno profondo. Sesshomaru sente il vento tra i capelli, una leggera brezza gli scuote il suo mokomoko*. Il rumore delle fronde non lo infastidiva: ciò che lo infastidiva era quello stupido mezzo demone, sigillato all’albero sacro, con una freccia.

“Sei tale e quale a nostro padre… sei caduto a causa di una donna umana.”

Sesshomaru, con disgusto, ha dovuto ammettere che Inuyasha era suo fratello: lui e suo padre erano simili, entrambi innamorati di due umane. Il bellissimo e gelido principe dei demoni passa una mano sulla manica della veste di Inuyasha… magnifica manifattura, quella veste di hinezumi, una perfetta armatura. Peccato che, come Tessaiga, sia stata destinata a quell’inutile mezzosangue. Sesshomaru, preso da uno scatto di ira, era tentato di strapparne un lembo… ma quella sudicia veste, per quanto resistente, gli faceva alquanto schifo e puzzava di mezzo demone. 


Di hakama e yukata, uno ricco come Sesshomaru ne poteva avere quanti ne voleva. Da bambino e ragazzino, era vittima del sarto di corte e di sua madre. Inukimi sceglieva sempre le stoffe migliori per il suo unico figlio, facendo sempre ricamare il mon di famiglia sulle maniche.

“Principe Sesshomaru, vi prego, alzate le braccia…”

Sesshomaru, annoiato, alzò le braccia per la decima volta quel giorno, mentre quel vecchiaccio del sarto prendeva le misure per confezionargli un nuovo hakama, celeste con dei dettagli color porpora. Inukimi sorrise soddisfatta, sperando che un giorno suo figlio sposasse una donna demone raffinata e di classe come lui, o meglio, come lei stessa… 

Durante le prove d’abito, Daisuke annunciò a Inukimi l’arrivo di Izayoi.

“Ah sì, falla passare…”

“Ai vostri ordini, Inukimi-sama…”

Izayoi venne fatta accomodare insieme a Inuyasha nella stanza accanto. Il piccolo hanyou, passando, osservava con attenzione le prove d’abito che il fratello stava facendo, desiderando anche lui un abito nuovo. Inukimi, con una punta di spocchia e cattiveria, parla a Izayoi, dicendole quanto fossero costose e splendide quelle stoffe.

“Ho fatto confezionare un kimono nuovo per me, tre giorni fa… è meraviglioso, in pura seta cinese.”

Izayoi sospirò: da quando i suoi genitori l’avevano ripudiata per le nozze con Toga e dopo essere rimasta vedova, era caduta in miseria, venendo accolta sì dalla corte di suo zio ma lasciata vivere alla stregua della servitù.

“Deve essere meraviglioso, Inukimi-sama…” rispose cercando di non essere sgarbata, mantenendo il suo tono di voce dolce e pacato.

Sesshomaru, finalmente libero dai sarti, si riveste indossando i suoi abiti usuali. Sente due occhietti curiosi sbirciare da dietro il paravento: si voltò trovando Inuyasha a curiosare. Il piccolo mezzodemone, di fatti, era sgattaiolato via dalla stanza in cui sua madre e la matrigna stavano prendendo il tè per andare a vedere cosa stesse facendo Sesshomaru.

“Che hai da guardare?” disse con tono acido.

“I…io? No… niente…”

Sesshomaru capì benissimo che Inuyasha stava fissando i suoi segni color magenta sui polsi, sui fianchi e sulle caviglie. Erano gli stessi segni che aveva in volto; Sesshomaru aveva preso gli stessi colori della madre come la mezzaluna, invece quelli di suo padre erano blu.

“Cosa sono quelli?” chiese Inuyasha “Ti sei fatto male?”

“No, stupido mezzodemone! Questi segni indicano che io sono un demone purosangue. Tu non ce li hai…” dice con aria di sufficienza.

Inuyasha mise il broncio alla risposta acida del fratellastro. Era abituato ad essere chiamato “mezzodemone” da tutti ma Sesshomaru lo infastidiva particolarmente. A sua volta, Sesshomaru si divertiva a punzecchiare quel piccoletto dalle orecchie da cucciolo. Dopo essersi rivestito, lanciò la parte di sopra di uno degli hakama dritto in faccia a Inuyasha, come se fosse uno della sua servitù.

“Oh ma…”

“Non è un regalo. Devi portarlo al sarto di corte. Sbrigati!”

Inuyasha scoppiò in un pianto rabbioso e, preso da un impeto iracondo, iniziò a strappare l’hakama del fratello, dividendolo in due. Sesshomaru si voltò di scatto vedendolo.

“Che accidenti stai facendo?! Sei un vandalo!”

“Te lo meriti! Mi tratti come uno schiavo! Sono stanco delle tue angherie!”

Sesshomaru divenne paonazzo in volto, pronto a tirare fuori i suoi artigli velenosi e a mettere a tacere quel mezzodemone impertinente, una volta per tutte.

“Sei un maledetto! Te la farò pagare per la tua impudenza!”

La mano del giovane principe venne però fermata da Inukimi che, in tempo, aveva afferrato il figlio per il polso mentre Izayoi aveva allontanato Inuyasha.

“Madre! Avete visto cosa ha fatto?!”

Inuyasha detestava Sesshomaru, ancora di più quando quest’ultimo frignava come un bambinetto viziato: tanto forte e spocchioso da solo ma, alla prima occasione, correva dalla mamma a lamentarsi.

“Questo è ciò che succede quando ti comporti male con gli altri.”

Izayoi, mortificata, prova a calmare gli animi.

“Inukimi-sama, vi ripagherò l’hakama di vostro figlio…”

“Lurida umana, la colpa è solo tua!” le urlò in faccia Sesshomaru, staccandosi dalla presa di sua madre e andando via.

Inukimi fulminò con lo sguardo dapprima il figlio e poi il figliastro.

“Piccolo mezzodemone, te lo hanno mai detto che non si strappano i vestiti degli altri?”

Inuyasha abbassò le orecchie, spaventato e mortificato per il duro rimprovero. Sapeva che, tra poco, anche sua madre avrebbe subito una ramanzina da quella donna così gelida e severa.

“Inuyasha, chiedi scusa…” gli mormorò Izayoi.

“Scu…scusi, signora matrigna…”

Inukimi lo scrutò per un po’, senza proferire parola. Poi guardò Izayoi.

“Dovreste insegnare l’educazione a vostro figlio, Izayoi… Ci vediamo la prossima settimana.” concluse Inukimi uscendo dalla stanza. 

 

Sesshomaru sogghigna a quel ricordo. Sua madre aveva dato pan per focaccia sia a lui che a quel lurido mezzosangue. Per quanto fosse il cocco di mamma, Sesshomaru conosceva bene sua madre e i suoi metodi punitivi.

“Madre… avresto dovuto lasciarmi uccidere quest’essere inutile…”

Qualcosa, però, fa rimangiare quelle parole al principe dei demoni. Sesshomaru dà uno sguardo alla sua cicatrice sul palmo della mano destra. Poi prende la mano di Inuyasha, guardando lo stesso segno.

“Se mai ti dovessi svegliare, ricordati che dovrai morire per mano mia…”

Sesshomaru, da un lato, ringrazia tacitamente Kikyo per aver sigillato quella spina nel fianco del suo fratellastro. Dall’altro lato, però, il piacere di fare fuori Inuyasha spettava solo ed esclusivamente a lui.

“Padron Sesshomaru!”

Una vocina sgradevole e gracchiante interrompe i pensieri del demone, il quale si volta vedendo quell’inutile demone lucertola che ormai lo segue da anni.

“Jaken, quante volte ti ho detto di non interrompermi?!” dice, dando un cazzotto in testa al piccolo demone. 

"Per…perdonatemi, padrone!”

Sesshomaru sospira, dando un ultimo sguardo a Inuyasha, sigillato a quell’albero.




*è la coda di Sesshomaru, quella che porta sulla spalla
**è il fregio che portavano le famiglie dei daimyo in Giappone, in epoca feudale.
  
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