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Autore: striscia_04    07/01/2022    2 recensioni
Una mattina Gajeel si risveglia nell'ultimo luogo che si aspetterebbe di rivedere, e soprattutto dove desidererebbe essere.
Non sa come c'è finito, ne tanto meno come sia possibile che si trovi lì.
Ma cosa più importante, come mai Phantom Lord esiste ancora?!
Dovrà tentare di scoprirlo, mentre lotta disperatamente per scoprire come è finito in quel luogo e soprattutto come tornare a casa.
Intanto Fairy Tail si troverà a fare i conti con una nuova-vecchia conoscenza e a doverla aiutare a tornare da dove è venuta, se vuole sperare di riavere indietro il suo membro.
(Spero di avervi incuriosito. Questa è la prima storia a rating arancione che scrivo, quindi per favore siate clementi.)
(STORIA REVISIONATA)
Genere: Azione, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Gajil Redfox, Levy McGarden
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Una luce accecante irradiò l’intero edificio e il cono di energia bianco si sollevò in cielo arrivando a squarciare il tetto della sede. Tutti si aggrapparono ad un sostegno della gilda, mentre il portale continuava a risucchiare tutto in torno a loro e urla di paura riempivano la stanza.
“Ma dov’è Gajeel?” gridò Makarov all’esclamazione di Lucy, con Mest lo tratteneva per i manici della sedia a rotelle che stava venendo sollevata in aria rischiando di trascinare via con se anche il Master.
“Il portale non si è ancora stabilizzato! Resistete fin quando l’occhio del ciclone non si poggerà nel centro del portale ed esso smetterà di attrarci a se. Sta ancora cercando l’anomalia spaziotemporale, finché non la trova assorbirà tutto indiscriminatamente!”
“Perché non ci hai avvertito prima?!” urlò Gray, mentre i suoi vestiti volavano via e Juvia gli si stringeva intorno alla vita.
“Credevo che non sarebbe durato così tanto…!”
ROOOOOUUUUUUHHH!
Proprio in quel momento un boato sovrastò tutti i rumori e le grida.
“Che cos’è?” chiese Elsa,
“Credo sia quello che qui chiama Urlo di Crono! Praticamente è il segnale che anticipa lo stabilizzarsi del portale, deve aver trovato Gajeel!” gridò Lucy portandosi davanti il libro, mentre Natsu abbassava lo sguardo corrugando le sopracciglia in modo confuso non capendo niente di tutto quello che era scritto sulla pagina.
Appena l’Urlo di Crono si placò anche l’azione di risucchio del portale si arrestò di colpo e tutti ricaddero a terra, compresi bicchieri e tavoli che si infransero sul pavimento.
“Ecco, ora ci siamo.” disse la bionda, guardando il portale bianco il cui centro non era più caratterizzato da folate di vento concentriche ma da un movimento circolare lieve che divideva l’intera massa in un grande cerchio luminoso talmente accecante da impedire di scorgere ciò che c’era dall’altra parte.
Lucy avvertì la presa di Natsu sul suo fianco allentarsi poi lo vide superarla e saltare su un tavolo continuando a fissare il gigantesco portale con un’espressione accigliata.
“Gajeel! Dove cazzo sei? Torna subito qui!” inveì contro il gigantesco vortice bianco aspettandosi una qualunque risposta, ma ottenne solo un pungente e fastidioso silenzio.
“Io non capisco, dovrebbe già essere qui.” ragionò Lucy iniziando a sfogliare freneticamente le pagine del libro.
“Forse ho sbagliato qual…”
“GUAAAAAHHHH!” il grido familiare fece sollevare il capo a tutti i maghi, che fissarono il gigantesco vortice bianco con un’ansia costante.
Anche Natsu sollevò la testa proprio sopra il vortice e sul suo viso comparve un sorriso alla vista della figura familiare che lo attraversò subito dopo.
Ma la sua gioia scomparve lasciando spazio al panico quando si rese conto che il diretto interessato stava precipitando proprio dove si trovava lui.
Non fece neanche in tempo a spostarsi che…
SBANG
Si ritrovò a battere una pesante craniata contro la testa dell’altro individuo che gli cadde addosso con tutto il suo dolce peso e lo stese, spaccando sotto di se anche il tavolo, mentre il polverone copriva la visuale al resto dei maghi.
Il trambusto fece sussultare anche il Gajeel del passato che incuriosito si avvicinò alle sbarre della prigione per vedere cosa fosse caduto dal cielo.
“URGH!” tutti sentirono quella familiare voce abbandonarsi ad un gemito, poi videro in mezzo alla nube di polvere una figura conosciuta caratterizzata da un’ispida e folta capigliatura nera.
“Aho, che male! L’atterraggio peggiore della mia vita!” disse Gajeel massaggiandosi la tempia dopo essersi sollevato a sedere.
Quando i maghi di Fairy Tail scorsero il volto familiare comparire in mezzo al fumo non riuscirono a trattenersi e gli corsero tutti incontro.
Ma prima che potessero saltargli addosso per abbracciarlo e prima che il moro comprendesse cosa stesse effettivamente succedendo un flebile lamento si levò da sotto di lui.
“L-Levati di dosso testaccia di ferro.” disse Natsu bloccato a terra sotto il sedere del compagno.
“Salamander?” chiese Gajeel confuso ritrovandoselo sotto di se.
“BASTARDO! HO DETTO LEVATI DI DOSSO!” gli urlò Natsu sollevandosi e scagliando via il moro, prima di picchiargli un’altra testata sulla fronte.
“Ahia!” gemettero entrambi dandosi le spalle e portandosi le mani alla fronte dove era comparso un secondo bernoccolo.
“Si può sapere che intenzioni hai?!” gli disse il moro una volta che il male diminuì.
“Questo dovrei chiederlo io a te! Mi sei precipitato addosso!” gli urlò Natsu e ci mancò poco che partisse la terza testata.
“Sei tu che eri nel mezzo! E se riesco a metterti KO con così poco significa che non vali un granché.” gli rispose il mago ghignando divertito.
“Adesso ti faccio vedere io chi è il rammollito!” urlò Natsu afferrandolo per quel poco di maglietta che gli rimaneva sulla spalla.
E così partì la solita rissa trai due, mentre tutti li fissavano allibiti.
Questa volta però la lite ebbe vita breve perché toltosi di dosso il rosato, Gajeel iniziò a sputare sangue e questo mise in allarme anche il suo avversario.
“Si può sapere che ti è successo?!” chiese Natsu, notando solo in quel momento che il corpo del compagno era completamente sporco di sangue e ricoperto di ogni sorta di taglio, lesione, contusione e ferita.
A quella domanda anche gli altri si riscossero e anche Gajeel riottenne un briciolo di lucidità, ricordando la situazione che si era trovato a vivere negli ultimi due giorni.
Il suo volto si illuminò, gli occhi si spalancarono e la bocca si aprì leggermente. Si mise a fissare Natsu come se avesse davanti un alieno poi ruotò il collo, spostando la testa e si ritrovò davanti il resto dei suoi amici che lo guardavano sorpresi, ma tutti con lo stesso sorriso.
“C-Cosa ci fate voi qui? Io sono torn…” non ebbe il tempo di terminare la frase che un’orda di maghi gli saltò addosso e lo strinse in un gigantesco abbraccio.
“Gajeel! Sei tornato! Wheeee!” piangevano Jet e Droy sinceramente contenti di rivederlo sano e salvo. A loro si unì anche Juvia che pianse come una fontana sulla testa dell’amico, mentre lo stritolava in un abbraccio. Poi arrivarono anche Max, Warren, Visitor, Alzack, Bisca e la piccola Asuka. Oltre a Macao, Wakaba e Romeo.
“Ehi! Ma che cavolo fate, mollatemi! Siete troppo appiccicosi. Mi state soffocando, LASCIATEMI!” si mise ad urlare il Dragon Slayer e tutti si fecero indietro continuando a sorridere.
“Ben tornato Gajeel.” gli disse Elsa, mentre Gray gli poggiava una mano su una spalla.
“M-Ma quindi, sono davvero tornato nel futuro?”
“Certo razza di ferro vecchio! Non lo hai ancora capito?!” gli urlò Natsu colpendolo sulla testa con una manata, mentre il suo volto tornava collerico.
“Come ti permetti! Adesso ti faccio vedere io!” gli urlò il moro e ripresero a fare a pugni.
“Siete sempre i soliti, sei appena tornato e già iniziate a fare a botte.” disse Gray,
“Tu sta zitto nudista deficiente!” gli urlarono di rimando e il mago del ghiaccio scomparve insieme ai due litiganti nel cumolo di pugni e calci.
Una spadata sulla testa per uno, però, mise subito fine alla rissa e stese tutti e tre a cui comparve un gigantesco bernoccolo fumante.
“Aho!” gemette Natsu,
“E-Elsa.” farfugliò Gray,
“Accidenti a te Titania!”
“Appena tornato e già ricominciate a fare a pugni? Vergognatevi.” tuonò la scarlatta facendo inginocchiare i tre, che subito si scusarono.
“Arff… arff… urgh…!”
“Che ti succede?” chiese Elsa vedendo il moro ansimare e portarsi una mano al petto.
“N-Nulla.”
“Guarda come sei ridotto, è ovvio che se ti agiti le ferite si riapriranno. Vai subito da Wendy!” gli ordinò la donna, scorgendo il sangue scivolare dai fori sul corpo del moro e andare a sporcare il pavimento.
“P-Prima devo sapere dov’è Levy.” disse l’uomo.
“Pff… Ghi hi hi hi! Così tu saresti la mia versione futura?!”
Quella voce lo fece sussultare e il silenzio calò nella stanza, mentre tutti si voltavano a guardare il prigioniero.
L’ultimo che lentamente, come paralizzato sul posto, si voltò fu Gajeel.
Sgranò gli occhi alla vista di quel volto, quella postura, qui capelli, quei piercing, quel ghigno malefico, così identici ai suoi. Sentì la testa girare e il sudore cadergli freddo sul volto mentre anche la sua bocca si apriva leggermente.
“T-Tu c-cosa…? Chi sei…? C-Che ci fai ancora qui?” chiese quando fu in grado di articolare una frase di senso compiuto.
“A quanto pare i tuoi amici preferiscono sistemare prima te e poi me.” gli rispose ironico l’altro se.
Confuso il moro si voltò verso i suoi compagni con un cipiglio alzato, aspettando una spiegazione.
“Non possiamo ancora riportarlo a casa.” prese la parola Mest: “Sa troppe cose e soprattutto quelli della sua epoca sanno troppo su di te.”
A quella costatazione il mago abbassò la testa, digrignando i denti e picchiando un pugno sul pavimento: “Se solo fossi stato più attento!”
Ma la sua preoccupazione virò altrove ed iniziò a guardarsi in torno con sempre più ansia alla costatazione che le due persone che desiderava vedere di più non si scorgevano da nessuna parte. Tutti erano venuti ad abbracciarlo tranne loro due.
Avvertì la gola seccarglisi e il fiato morire al suo interno, al punto che dovette spalancare la bocca ed iniziare ad inspirare, mentre il petto gli si alzava ed abbassava sempre più velocemente. In quel momento avvertì il sapore metallico del sangue inondargli la bocca e non riuscì a trattenersi dal chinare la testa e vomitare per terra il liquido rosso.
“Gajeel!” sentì mille voci chiamarlo, ma nessuna di loro era quella che voleva veramente sentire. Lo sguardo gli si fece vitreo e tutti intorno a lui scomparvero.
Rimasero soltanto lui e la sua versione passata, che ancora gli sorrideva: sembrava divertirsi a vederlo ridotto in quello stato.
Il suo ghigno crebbe quando i loro sguardi si incrociarono nuovamente e il moro fu sicuro di scorgere uno strano luccichio nelle sue iridi color sangue.
“Se cerchi il tuo gatto o quella donna puoi provare in infermeria o al massimo al cimitero. Mi sono divertito a salutare il tuo marmocchio.”
“Eh?”
Confusione, sgomento, paura.
La mente del Dragon Slayer era afflitta da una marea di domande che si mischiavano a ricordi, ricordi tremendi. E il cuore prese a martellargli nel petto, mentre il corpo venne scosso da un repentino fremito.
Poi il significato delle parole appena udite divenne comprensibile e alla paura si sostituì la rabbia, la furia, l’odio.
Si sollevò in piedi ignorando le fitte di dolore o lo scricchiolio delle ossa, e passo dopo passo si avvicinò alla gabbia sotto lo sguardo preoccupato dei presenti.
“G-Gajeel…!” lo richiamò Elsa intuendo le sue intenzioni.
Ma bastò uno slancio simile ad un salto e il ragazzo si ritrovò davanti alla gabbia sulle cui sbarre picchiò la testa, mentre sentiva le forze abbandonargli gli arti inferiori.
Che cosa hai fatto!” sibilò furente, mentre digrignava i denti mostrando i prominenti canini, con i capelli che gli si sollevarono leggermente da sopra le spalle e gli occhi che erano divenuti due sfere concentriche di colore rosso e da cui traspariva tutta la furia che in quel momento affliggeva il suo animo.
L’altro se gli sorrise non indietreggiando di nemmeno un passo neanche quando i loro volti furono separati solo dalle sbarre e le due sfere iniettate di sangue si poggiarono su di lui illuminate da una spaventosa furia omicida.
Tirò fuori la lingua leccandosi le labbra e lasciandola a penzolare di lato, poi scoppiò a ridere e disse: “Mi sono solo assicurato di risolvere un piccolo errorino.”
Errore? Quale errore?
“Oh, scusa! Pensavo che a letto con quella tipa ci fossi finito così e fosse accaduto quel piccolo errore.” disse continuando a sorridere sadico, mentre accentuava l’ultima parola formando delle virgolette con le dita: “Quindi mi sono assicurato di rimediare al posto tuo, non c’è di che.”
La bile crebbe in massa dentro tutti i maghi di Fairy Tail all’udire parlare quel mostro con una tale leggerezza di quello che aveva fatto al suo bambino non ancora nato e alla sua futura compagna.
Il corpo di Gajeel vibrò visibilmente, mentre lo sgomento tornava a coprirgli il volto, poi abbassò la testa e si sollevò in piedi.
“Qualcosa non va?” chiese la sua versione passata.
Fu un attimo: il corpo del mago divenne grigio scuro, afferrò con entrambe le mani le sbarre e le scardinò di peso lanciandole indietro e facendole sbattere contro un muro che si incrinò.
“Gajeel fermo!” urlò Elsa, mentre Natsu e Gray gli si lanciarono addosso e lo bloccarono prima che potesse mettere un solo piede dentro la cella.
“Fermo idiota! Se lo picchi tutto quanto si ripercuoterà su di te e nelle tue condizioni non è proprio il caso.” gli bisbigliò all’orecchio il mago del ghiaccio trattenendolo per le braccia insieme a Natsu.
“Su, avanti che aspetti? Non mi attacchi? Ti sei rammollito talmente tanto che bastano quei due per trattenerti?! Non te ne frega proprio nulla se ho squartato la pancia alla tua fidanzata?!”
“Tu sta zitto stupido Gajeel del passato!” gli urlò Natsu, mentre il moro si divincolava cercando in tutti i modi di toglierselo di dosso.
Ti ammazzo!
“Eh?” chiesero sorpresi gli altri maghi all’udire quel sibilo provenire dalla bocca del compagno.
TI AMMAZZO!” urlò Gajeel allungando il collo e le braccia verso l’altro uomo, mentre Natsu e Gray facevano del loro meglio per trattenerlo sul posto, ma i loro sforzi si stavano dimostrando sempre più inutili perché il Dragon Slayer si avvicinava sempre di più al suo nemico trascinandosi di peso con i piedi e trascinando anche loro dietro di se.
“Gajeel! Adesso smettila!” disse Makarov sovrastando le voci di tutti gli altri e il ragazzo si paralizzò sul posto spostando lo sguardo di lato in modo da poter vedere il vecchio.
I suoi occhi parlavano per lui, ma Makarov rimase implacabile guardando con severità il suo sottoposto.
“Calmati ragazzo.” disse e l’altro abbassò le braccia rilassando i muscoli al punto che gli altri due furono costretti a reggerlo per impedire che cadesse in ginocchio, -ormai il suo corpo aveva davvero raggiunto il limite. –
I suoi piccoli occhi rossi rimasero a fissare il nonnetto tra il confuso, l’irato e il disperato: voleva solo spaccare la faccia alla sua versione passata, che male c’era?
“Capisco come ti senti.” disse il Master, come se gli avesse appena letto nella mente: “Ma se ora lo ferisci non farai altro che ferirti da solo e sei già in pessime condizioni. Inoltre, non farai altro che dargli soddisfazione perché è ovvio che ti sta provocando.”
“Ma…” ringhiò il mago,
“Levy e Lily stanno bene. Sono entrambi in infermeria, puoi andare ad assicurartene di persona così ti fai anche curare da Wendy.”
L’altro non rispose, era troppo stanco anche solo per parlare e la prospettiva di rivedere la sua famiglia e farsi guarire lo rilassò.
Tirandosi completamente in piedi si divincolò dalla presa dei suoi compagni, che lo lasciarono andare ad un cenno di Elsa. Poi tenendo sempre lo sguardo basso si incamminò verso la stanza di ricovero al piano superiore.
“Gli servirà una mano?” si chiese Droy, “Nelle sue condizioni deve essere difficile anche salire le scale.” disse Jet.
“Lasciamogli un po' di intimità.” disse Mira, poi affiancando Elsa si avvicinò alla gabbia mezza distrutta e il volto angelico scomparve tramutandosi in un’espressione demoniaca: i suoi grandi occhi azzurri si ingrandirono mettendo in mostra le iridi e le pupille, e il suo sorriso si tramutò in un ghigno mentre la fronte si corrugò.
“Ti assicuro…” cominciò Elsa facendo comparire un gigantesco martello,
“…che questa te la faremo pagare!” concluse la sua rivale, mentre scrocchiava le nocche.
Questi sono mostri!” fu l’ultimo pensiero del Gajeel del passato.
 
Appoggiò entrambe le mani sul passamano iniziando a trascinarsi di peso, poggiando uno dietro l’altro i piedi mentre saliva gli scalini.
Non gli era mai sembrato così faticoso come in quel momento. E i suoi arti, così come la sua testa e il suo busto gridavano pietà, mentre compiva quell’ultimo grande sforzo.
Miracolosamente raggiunse l’ultimo gradino e si piegò su se stesso cercando di riprendere fiato.
Arrivò davanti ad una porticina in legno dipinta di bianco su cui era dipinta una croce rossa e poggiò la mano sulla maniglia.
La ritrasse subito dopo portandosela davanti al volto: tremava come una foglia e sentiva la gola secca, sapeva che non dipendeva dalle sue condizioni fisiche.
No, aveva semplicemente il terrore di mettere piede in quella stanza! Di ritrovarsi davanti Levy, di vederla sofferente sul letto d’ospedale, di vedere come l’avrebbe guardato.
Avrebbe avuto sicuramente paura! Insomma, un tizio con la sua stessa faccia le aveva aperto la pancia!
Non se lo sarebbe mai perdonato!
Come aveva potuto permettere che succedesse?!
Perché non era stato lì a difenderla?
Perché doveva essere stato un tale stronzo bastardo da giovane?
Ripensare alla sua controparte passata gli procurò un brivido, voleva scendere quei maledetti gradini, tornargli davanti e massacrarlo di botte fin quando non lo avesse visto esanime ai suoi piedi. Solo dopo si sarebbe sentito in pace con se stesso!
Poteva farla pagare a quel fantasma del suo passato, cancellare le sue tremende azioni e vendicare la sua famiglia.
Perché dovevano essere la stessa persona?!
Lui non era quello lì! Lui era migliore di quel verme!
O almeno lo era adesso. Prima erano stati identici non solo fisicamente, ma anche caratterialmente.
Se non fosse stato per tutte le persone che lo avevano aiutato a cambiare sarebbe rimasto identico a quello lì!
Se non fosse stato per Levy non avrebbe mai imparato cosa fosse il vero amore e sarebbe sempre vissuto nell’odio e nell’invidia. Se non fosse stato per Fairy Tail non sarebbe mai diventato la persona che era oggi, quella persona che rispettavano e a cui volevano bene.
Riusciva anche a capire come si sentiva il suo se passato: solo, tradito, invidioso di tutto e tutti, triste. Tutto questo nascosto dietro l’orgoglio e la presunzione.
Capiva che aveva bisogno di quella maschera per non far comprendere quanto stesse soffrendo.
Ma non lo avrebbe mai perdonato! Non avrebbe mai perdonato quello che aveva fatto a Levy, a Lily, al loro piccolo! No, avrebbe solo voluto scendere e fargliela pagare!
Ma sapeva anche che, come sempre, Makarov aveva ragione. Non sarebbe servito a niente e anzi avrebbe solo dato la soddisfazione all’altro se di essere trascinato nuovamente al suo stesso livello.
Voleva vomitare.
Sentiva il sangue mischiarglisi alla saliva e la bile risalirgli la trachea, ma soprattutto voleva fuggire il più in fretta possibile da quella porta e non entrare.
La maniglia si abbassò all’improvviso e la porta venne tirata indietro da una piccola ragazzina dai capelli blu scuro che gli sbatté contro.
Sollevò la testa e l’uomo si specchiò nei suoi grandi occhi blu scuri.
“Gajeel!” trillò la giovane, mentre un sorriso a trentadue denti gli compariva in faccia e si fiondava su di lui con più enfasi circondandogli le gambe in un abbraccio.
“Sei tornato che bello! Eravamo tutti così preoccupati! Ma sei qui, quindi Lucy ce l’ha fatta!”
“Wendy, con chi parli?”
Il moro sussultò al richiamo di quella voce così dolce e così familiare, ma non riuscì a fuggire da quel luogo prima che un’inconfondibile capigliatura azzurrina spettinata,non gli si parasse davanti e due grandi occhi color abete si bloccassero a fissarlo.
“G-Gajeel?!”
“C-Ciao.” biascicò lui distogliendo lo sguardo subito dopo averla vista ed essersi assicurato che stesse bene.
Lei neanche ci fece caso, gli saltò semplicemente addosso facendolo cadere con il sedere per terra, prima di stringerlo in un grande abbraccio e iniziare a singhiozzare.
“Sing… sing… ma come è successo? Come ci sei finito nel passato? Lu-chan è riuscita a farti tornare! Aspetta, ma cosa ti è successo? Stai sanguinando! Oh, mio Dio chi ti ha ridotto in questo stato?” lo assalì di domande la ragazza, per poi bloccarsi a fissare sgomenta tutte le ferite e gli squarci che riempivano il suo corpo.
“N-Non è niente…” cercò di dire lui,
“Ma come niente! Guarda che faccia, sembri un fantasma! Hai anche la febbre! Si può sapere quanto sangue hai perso?! Wendy serve una trasfusione?”
“No Levy tranquilla.” la calmò la Dragon Slayer, mettendo subito le mani sulla spalla del compagno per iniziare a curarlo: “Basterà questo e molto riposo.” disse e le sue mani si illuminarono.
In contemporanea il mago avvertì un piacevole tepore invadergli il corpo e fu quasi tentato di addormentarsi sul pavimento, mentre tutte le fitte di dolore e il bruciore delle ferite sparivano dandogli finalmente sollievo.
Ma non poté sdraiarsi perché Levy gli circondò il busto con le mani e l’ansia tornò a maciullargli il fegato.
“T-Tu come stai?” si fece coraggio e chiese.
Vide il volto della turchina incupirsi per una frazione di secondo poi il sorriso tornò: “Sto benissimo. E anche lui non ha nessun problema.” disse portandosi le mani alla pancia nel punto in cui era visibile un ampio graffio.
Gajeel distolse lo sguardo e la sensazione di nausea tornò, mentre le parole gli morirono in gola.
“Gajeel!” lo richiamò una voce dall’alto e sollevando lo sguardo riconobbe Lily che gli volava sulla testa.
“Sei tornato.” disse sorridendo felice, mentre planava e si avvicinava al padrone che notò subito la marea di bende bianche legate per tutto il suo corpo.
“C-Ciao Lily.” disse semplicemente mantenendo sempre la testa bassa.
“Io avrei finito, quindi vi lascio soli.” spiegò Wendy alzandosi e sparendo oltre la porta.
Il moro avrebbe voluto trattenerla, non riusciva a stare in quella stanza solo con quei due, si sentiva troppo in colpa. Ma lei era già sparita e aveva richiuso la porta e lui non aveva una scusa plausibile per farla rimanere.
Nella stanza calò il silenzio, nessuno dei tre sapeva come iniziare la conversazione…
Avvertì una mano poggiarglisi sulla sua e sollevò la testa per ritrovarsi il volto di Levy a pochi centimetri dal suo: aveva le lacrime agli occhi e per lui fu come ricevere una pugnalata al cuore.
E dopo giorni passati a rimuginare, a resistere, a sopportare torture e ad impedire che le lacrime uscissero non ce la fece più e scoppiò come un fiume in piena: “Mi dispiace! Mi dispiace! Io non so come sia successo, mi sono svegliato in quella stanza, non capivo come c’ero finito, ma non riuscivo a starci: ero terrorizzato dalla possibilità che tutto quello fosse reale, e poi si è dimostrato tale! Non potevo resistere in quella gilda, non potevo sopportare di rivivere quell’esperienza… di rivivere il modo in cui ti avevo ridotto…” scoppiò in lacrime nascondendo il volto tra le mani, mentre riprendeva fiato.
“… Volevo andarmene da lì! Quel posto era uno schifo e l’ho odiato con tutto me stesso! Ho odiato quel verme di Jose! Ho cercato un modo per tornare a casa e ho chiesto aiuto al vecchio del passato, è stato molto gentile e mi ha pure creduto e ha posticipato l’assalto di ben due giorni! Io non volevo partecipare alla guerra, ma mi aveva detto che non avrei potuto avere altra scelta perché la storia sarebbe cambiata! Poi ho pensato che magari ad Era c’era qualcosa per farmi tornare a casa, sono andato al Consiglio e la vecchietta mi ha aiutato. La vecchietta! Era viva e in salute, ma non mi ha voluto ascoltare… io volevo solo metterla in guardia da Tartaros, ma lei ha cominciato a dire una marea di stronzate sull’alterazione della storia e mi ha imposto il silenzio… io volevo solo aiutarla!”
“Gajeel…” mormorò Levy tornando a carezzargli la mano, mentre lo abbracciava forte e Lily gli poggiava una zampa sulla gamba.
“…P-poi mi ha detto che se non avessi riportato tutto alla normalità e rimesso quel verme al posto mio tutta la storia sarebbe andata a farsi fottere e tutto questo sarebbe sparito! Mi ha detto che a Phantom c’era un libro che poteva aiutarmi. Sono subito andato a recuperarlo, ma mi hanno scoperto e…” tacque nascondendo la testa tra le gambe.
Non aveva mai parlato in quel modo a nessuno, non si era mai lasciato andare a quel modo se non quando era stato certo di morire contro lo Spriggan di Alvarez. Solo con loro era in grado di ingoiare l’orgoglio e parlargli a cuore aperto.
Ma non riusciva a continuare, non riusciva ad aprirsi al punto da dirgli cosa quel verme del suo ex capo gli aveva fatto, si vergognava troppo. Non sopportava di dimostrarsi così debole di fronte a qualcuno nemmeno davanti a loro due.
“Gajeel, se non ce la fai a continuare non preoccuparti.” gli disse Lily, mentre Levy gli stringeva la mano.
Prese un respiro profondo e continuò: “Diciamo che mi sono ridotto così per colpa di Jose… poi sono riuscito a scappare, anche grazie a Ryos.”
“A Rogue?”
“Si, quello del passato.”
“E poi cosa è successo?” chiese la turchina,
“Ho dovuto prendere temporaneamente parte alla guerra, ma me ne sono andato subito e poi sono stato riportato qui. I-Io ho visto delle cose…”
“Che genere di cose?” chiese Lily sorpreso.
“Ho visto quello che è successo qui! Q-Quello che v-vi ha f-fatto… non ditemi come, ma è successo.” disse abbassando la testa.
Levy e Lily si guardarono sgomenti non sapendo cosa dire per cercare di calmarlo, perché non gli piaceva proprio vedere come stesse tremando e come non riuscisse a smettere di piangere: non lo avevano mai visto in quello stato! Dovevano intervenire subito!
“Gajeel.” iniziò Levy, ma l’altro neanche la guardò.
“Gajeel ti prego guardami.”
Facendosi coraggio il moro tirò su la testa e vide un sorriso armonioso dipinto sul volto della compagna: “Non è colpa tua. E’ stata la tua versione passata a fare questo. E io, Lily e il bambino stiamo bene. Non è successo nulla!”
“No, non è vero. Io vi ho fatto del male, di nuovo!”
“Gajeel tu non centri nulla.” disse Lily guardando mesto l’amico.
“Invece sì! Io… io…”
Non riuscì a terminare la frase perché sentì le mani di Levy afferrargli le guance e prima di accorgersene si ritrovò le sue labbra poggiate sulle sue.
Avvertì il suo respiro caldo invadergli la bocca, la morbidezza delle sue labbra poggiate sulle sue e il piacevole calore che gli invase tutto il corpo al provare quella sensazione così piacevole e per giorni desiderata. Gli sembrava come se stesse succedendo per la prima volta, come se non si fossero baciati migliaia di volte.
Non riuscì a resistere e neanche i suoi sensi di colpa bastarono per interrompere quella bellissima dimostrazione d’affetto e a staccarsi da lei.
Fu Levy a separarsi per riprendere fiato, poi lo guardò seria e disse: “Basta con i sensi di colpa! Io ti ho già perdonato da anni e quello non sei più tu! Io e il bambino stiamo bene e quando nascerà lo cresceremo insieme e saremmo tutti felici. Adesso sei un mago di Fairy Tail: non arrenderti, tirati su, sorridi perché non hai nulla di cui rimproverarti. Finalmente sei a casa e siamo tutti contentissimi che tu sia tornato sano e salvo. Adesso andiamo a rimandare indietro la tua versione passata da dove è venuta e dimentichiamoci di questa brutta storia.”
Gajeel la guardò sorpreso, senza sapere cosa rispondere. Eppure, sentì il petto scaldarsi e tutte le paure e le preoccupazioni scomparvero.
“Hai capito Gajeel?” chiese ancora Levy,
“S-Si, ho capito. Grazie.” disse stringendo sia lei sia il gatto che sorrise felice: “Cosa farei senza di voi?”
“Su, adesso ricomponiti.” disse Lily, “Non vorrai mica che gli altri ti vedano così.”
“Che ci provino pure a prendermi in giro, gli spaccherò la testa di botte! Ghi hi hi!”
“Questo è il nostro Gajeel.” dissero Levy e Lily.
Aiutando Levy ad alzarsi Gajeel la rimise sul letto, nonostante stesse bene la maga della Solid Script era ancora debilitata e aveva bisogno di rimanere a letto a riposare.
“Vuoi sentirlo?” gli chiese indicando la pancia.
“Posso?”
“Ovviamente! Non sai quanto gli sei mancato.”
Chinò la testa poggiandola con delicatezza sul pancione della ragazza e avvertì distintamente un battito ritmico e calmo. Era così piacevole, così rilassante: quello era il suono della vita che stava per venire al mondo.
A quel pensiero non poté trattenersi dal sorridere, ma un’improvvisa bottarella lo ridestò dalla contemplazione.
“Ouh!” gemette Levy,
“Che succede?” chiesero allarmati il padre e il felino.
“Niente. Si vede che è figlio tuo, è proprio scatenato!”
“Ghi hi hi! E bravo il mio marmocchio.”
“O marmocchia.” lo corresse il gatto,
“Si.”
“Senti, se vuoi scendere vai pure. Io posso aspettare qui.”
“Sei sicura? Non è necessario che io guardi quel bastardo tornarsene da dove è venuto. Posso rimanere qui.”
“Tranquillo, ti assicuro che sto bene. Tu vai, gli altri saranno preoccupati e vorranno salutarti come si deve.”
“Uffa, quelli sono sempre i soliti impiccioni.”
“Su non fare così. Erano preoccupatissimi al pensiero che non tornassi indietro. E tutti hanno dato il loro supporto per riportarti qui.”
“Beh, allora dovrò ringraziarli. Ho deciso: organizzerò un concerto!” disse iniziando a ridere, mentre sulla testa degli altri due si formavano goccioline.
“Su andiamo.” gli disse Lily,
“Sei sicura di voler rimanere qui da sola?”
“Si, ora vai. Ho un bel libro e la camera è accogliente, staro benissimo.” gli disse lei.
L’altro si abbassò e la baciò sulla fronte prima di andarsene seguito in volo dal suo gatto.
 
“Freed non ha ancora risposto?” chiese Makarov e Lucy scosse la testa.
“Bisognerà che si sbrighi, non possiamo mica lasciare aperto quel coso per sempre.” ragionò Gray sollevando la testa per guardare l’imponente Urlo di Crono.
“Noi abbiamo finito.” disse Mira abbandonando la sua forma satanica, mentre dietro di loro il Gajeel del passato era riverso a terra con la testa sanguinante e gli occhi ruotati indietro.
“Avete esagerato. Adesso anche Gajeel ne subirà gli effetti.” disse il vecchio,
“Scusi Master ma se lo meritava.” rispose la rossa facendo scomparire il martello.
“Quindi è a voi due che devo il ritorno del mal di testa.” disse una voce alle loro spalle e tutti si voltarono vedendo Gajeel scendere le scale seguito da Lily.
Il ragazzo teneva la testa bassa e non sembrava intenzionato a fermarsi, proseguendo con passo magistrale verso la gabbia.
“Ehi aspetta un attimo!”
“Fermo… ti abbiamo già spiegato cosa succede se lo picchi!”
Dissero Macao e Wakaba mettendosi tra lui e la sua controparte passata, ma il ragazzo li ignorò, lì afferrò entrambi per il colletto della camicia e sollevandoli di peso li scagliò contro un muro alle sue spalle mettendoli KO.
“Gajeel!” lo richiamò Makarov,
“So quello che faccio.” fu la secca risposta del mago e l’uomo si zittì ordinando agli altri di non muoversi.
“Sei venuto a spaccarmi la faccia?” chiese l’altro Gajeel esternando un sorriso di sfida, ma lui si chinò sulle ginocchia e continuò a squadrarlo con curiosità.
“Sei proprio un idiota.” disse ad un tratto lasciando spiazzato l’altro uomo.
“Come scusa?” chiese quest’ultimo iniziando ad innervosirsi.
“Te lo ripeto, sei soltanto un piccolo idiota presuntuoso, ma… io sono anche più stupido di te.”
“Ah, finalmente te ne sei accorto!”
“Si, sono proprio un cretino…”
“Di che cavolo parli testaccia arrugginita!” gridò Natsu dando voce ai pensieri di tutti i presenti.
“Io sono un totale idiota: è bastato solo ritrovarmi davanti te perché mi dimenticassi di tutti gli sforzi, di tutta la fatica, di tutte le sfide che ho dovuto affrontare per poter diventare la persona che sono oggi!”
“Che cavolo dici?!” gridò confuso l’altro se.
“Dico che ti ho temuto per troppo tempo! Per troppo tempo hai continuato a tormentarmi, ricordandomi tutto quello che avevo fatto. Sei stato un fantasma del mio passato che non sono mai riuscito a cancellare…”
“E mai ci riuscirai! Io non sparirò, non diventerò mai come te!”
“…ma io sono cresciuto, sono maturato e anche quest’esperienza mi è servita a capire che non avevo bisogno di prenderti a pugni o di massacrarti di botte per poterti cancellare. Perché tu sparirai nell’istante in cui io inizierò ad esistere! Posso solo augurarti che presto tu trovi il modo di vivere la tua vita in maniera felice e serena perché io l’ho fatto e continuerò a farlo. Non tornerai più a infastidirmi, io convivo con i miei errori e così continuerò a fare!”
Sospirò sollevando la testa verso il cielo poi si voltò verso i suoi compagni e li vide tutti in lacrime: “SI PUO’ SAPERE CHE CAVOLO VI PRENDE?!” gridò infastidito.
“E’ CHE NON CI ASPETTAVAMO CHE POTESSI ESSERE COSI’ PROFONDO!” gli urlarono gli altri.
“Già di solito sei un’insensibile scontroso.” disse Droy azzannando un cosciotto di tacchino, “Senza contare che sei un’attacca brighe di prima categoria.” rincarò la dose Jet.
“Volete vedere quanto sono profondi i miei pugni?!” urlò offeso il corvino iniziando ad inseguirli per tutta la gilda sotto le risa degli altri.
“Ti sbagli…”
“Che hai detto?” chiese tornando a concentrarsi sulla sua versione passata.
“HO DETTO CHE TI SBAGLI! IO NON SPARIRO’ MAI! IO SONO PERFETTO COSI’ COME SONO! NON TI LASCERO’ CANCELLARE TUTTO QUELLO CHE SONO ADESSO!”
“Beh, vedi di rassegnarti. Ormai manca poco prima che te ne torni a casa.”
“Sta zitto!”
“Piantala di lamentarti, sono anche gentile e non ti prenderò a pugni nonostante ne abbia tutto il diritto.”
“Va al Diavolo! Altro che gentile sei solo un codardo! Che direbbe nostro padre vedendoti?”
“Direbbe che: ho la solita faccia scontrosa.”
“Eh?”
“Ghi hi hi! Volevo dire: che sarebbe fiero della persona che sono oggi. Rifletti… chi di noi due incarna maggiormente i suoi insegnamenti?”
“Grrr… giuro che un giorno te la farò pagare!”
“Certo certo, guarda che sono mille volte più forte di te e poi…”
“Freed è un grande!” esclamò Lucy mettendo fine al battibecco tra i due, mentre raggiante sventolava un foglietto in aria.
“Quella è l’ultima parte dell’incantesimo?” chiese Elsa.
“Si è proprio questa e Freed è riuscito a decifrarlo. Adesso possiamo rinviare anche lui a casa.”
“Voi non mi invierete da nessuna parte senza il mio permesso!”
“Ok, comincio.” disse la biondina ignorando le lamentele del prigioniero.
Κρόνος, εσύ που κυβερνάς τον χώρο και τον χρόνο. Σας ζητάμε να σβήσετε την ανωμαλία από τη μνήμη όλων των κατοίκων του παρελθόντος. Επαναφορά χρόνου!
(Crono, tu che governi lo spazio e il tempo. Ti chiediamo di cancellare l’anomalia dalla memoria di tutti gli abitanti del passato! Reset temporale!)
Il vortice riprese a ruotare, mentre il vento soffiava e l’Urlo di Crono squarciò nuovamente il cielo.
“Ma che succede?!” gridò il Gajeel del passato, mentre il suo corpo iniziava a scomparire e le particelle di esso venivano aspirate dal portale fin quando non si dissipò completamente.
 
“Che cos’è quella luce Master?” chiese Totomaru osservando un’immensa onda di energia bianca invadere completamente Magnolia ed oscurare il cielo.
“Non lo so, ma non mi piace.”
La massa bianca avvolse tutto il mondo accecando per un istante tutti gli esseri umani, alcuni avvertirono la testa dolergli poi come si taglia una pellicola di un film la loro mente cancellò completamente il ricordo del Gajeel del futuro e tutto anche nel passato tornò normale.
“Whaaaaa! Ma che succedeee!” gridò il Dragon Slayer prima di precipitare sul pavimento della sua sede.
“Gajeel-kun, com’è che sei caduto dal cielo?” chiese Juvia sorpresa.
“E che ne so donna della pioggia.”
“Beh, ora che sei qui è il momento di dare inizio alla fase due della guerra!” tuonò Jose.
“Non vedevo l’ora.”
 
“E anche questa volta ce la siamo cavata.” disse Mira tirando un sospiro di sollievo, mentre aiutava Kinana a pulire per terra.
“Certo Gajeel che hai creato una marea di problemi.” disse Natsu,
“Come se fosse colpa mia!”
“E di chi è mia forse?” chiese Gray.
“Tu che centri ghiacciolo?”
“Concordo, fatti i fatti tuoi!”
E dalle parole si passò a far volare i pugni con tutto il resto della gilda che si unì alla rissa.
Gajeel però fu trascianto via, a sorpresa di tutti da Juvia che afferratolo per un braccio lo tirò da parte.
“Che vuoi Juvia, non vedi che sto facendo a pugni?!”
“Juvia voleva parlarti di quello che ti è successo nel passato.”
“Che intendi?”
“Juvia ha visto cosa ti ha fatto la sua versione passata e… ti prego Gajeel-kun perdonala, Juvia non voleva lo giura! Non riesce a credere di essere arrivata a tanto!”
Un pugno la centrò sulla testa e sollevandosi si ritrovò Gajeel che gli sorrideva, non con quel suo solito ghigno, ma con un vero sorriso.
“Figurati se me la prendo per qualche buco. Anzi sono io che devo ringraziarti per aver salvato Levy.”
“Ah, ma non devi. Juvia lo ha fatto perché Levy è una sua amica.”
“Si, ma io ti devo ringraziare anche per avermi fatto entrare qui dentro. Senza di te la mia vita non sarebbe stata così bella. E devo essere io quello a scusarsi per come ti ho trattata nel passato. Tu sei importante per tutti noi sappilo!” detto questo, senza aspettare una risposta dalla turchina si gettò di nuovo nella battaglia.


Nota d’autore: ed ecco qui il penultimo capitolo di questa storia! Se ci riesco domani pubblicherò l’epilogo.
Devo dire che mi è venuto un po' diverso da come lo avevo pensato, ma ho voluto tirare la parte delle scuse e del riappacificamento con Levy e Lily. Mi è piaciuto, invece, scrivere del contrasto tra i due diversi Gajeel. Quest’esperienza è servita al Gajeel del futuro, finalmente si è liberato di un peso persistente e si sentirà il cuore più leggero d’ora in poi.
Grazie a chi leggerà e recensirà questo capitolo, buona sera a tutti!
   
 
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