Pensavo di arrivare con la Befana, ma sono in ritardo...anche nel fare a tutte voi gli auguri per un 2022 migliore del 2021...
Grazie della pazienza!
Capitolo
11
Terminata
la colazione Oscar chiese a Nanny di aiutarla a lavarsi e cambiarsi e
decise di uscire. Temeva l'immobilità a cui la malattia l'aveva
obbligata negli ultimi giorni e decise, complice la giornata
soleggiata ma non afosa, di visitare la forge
insieme a Cirillo ed Andrè. Mentre il loro ospite spiegava le
diverse funzioni della struttura ideata da Leclerc, Oscar si muoveva
al braccio del giovane, teneramente felice di quel contatto,
chiedendosi perchè si fosse negata così a lungo quella gioia.
Gilbert li seguiva svogliato, più interessato a spaventare le
lucertole che immobili si riscaldavano al sole, sul muro
dell'edificio, che
alle spiegazioni di Cirillo.
Mentre si trovavano in
prossimità del canale videro arrivare una chiatta, che scivolava
placida sull'acqua. Uno dei due timonieri scese sul molo ed il
secondo gli lanciò la cima per attraccare l'imbarcazione. Avevano
bisogno di fare scorta di acqua dolce e, avendo già frequentato il
posto, si diressero senza incertezze verso un pozzo che si trovava
proprio davanti all'ingresso dell'altoforno. Salutarono Cirillo con
un cenno del capo, come se lo conoscessero, poi, riempite le borracce
si avvicinarono.
“Buongiorno, monsieur!
Tutto bene qui?”
“Si, tutto tranquillo,
grazie” rispose l'uomo. Anche Oscar ed Andrè si accostarono ai due
barcaioli.
“Che notizie ci portate da
Parigi?” continuò Cirillo.
I due bevvero un sorso
avidamente, poi si asciugarono l'acqua dal volto.
“Tempi difficili, signore.
A Parigi Necker è tornato al suo posto di ministro delle finanze e
il re ha dovuto accettare il nuovo sindaco della città, eletto dal
popolo e di origini borghesi. Ma non è tutto”
I tre davanti a loro li
ascoltavano in silenzio.
“Ci sono stati molti
disordini per la città ed è stata istituita una nuova Guardia
Nazionale, aperta anche a uomini del Terzo Stato e capeggiata dal
marchese di La Fayette. Ma questo non impedisce atti di rivolta
altrove, nelle campagne. Venendo qui abbiamo visto il fumo levarsi
dai torrioni del castello di Montbard.”
“State dicendo che i
villani attaccano i castelli dei loro padroni?”
Si voltarono tutti verso
Gilbert, che, alle loro spalle, aveva posto questa domanda.
I due annuirono ed
improvvisamente il ragazzo perse la calma.
“Ma noi cosa facciamo qui?
Siamo in villeggiatura mentre il mondo è in fermento!? Voglio unirmi
ai contadini in rivolta, sono stufo di fare da chaperon a
questi finti rivoluzionari! Voglio entrare in azione, voglio
combatt...”
Lo schiaffo che lo colpì in
pieno volto interruppe il suo proclama.
Si coprì con la mano la
guancia colpita, mentre Oscar lentamente riabbassava il braccio.
“Sei libero di andare a
farti ammazzare quando vuoi e da chi preferisci, Gilbert! Ma non sei
libero di insultare nessuno dei presenti!”
Non si aspettava di essere
redarguito in quel modo e proprio da lei, che fino alla sera
precedente sembrava sul punti di passare all'altro mondo. La fissò
con astio, gli occhi stretti come due fessure e il labbro tremante di
rabbia, poi si voltò e fece ritorno al pavillon, prendendo a
calci i ciottoli sul selciato.
“Quando passerà la
prossima chiatta diretta a sud?” chiese poi la donna ai due
timonieri.
“Oscar...”provò a
intervenire Andrè, ma lei non si voltò.
I due si guardarono negli
occhi, poi uno rispose.
“Domani, nel pomeriggio”
Oscar si rivolse
direttamente a Cirillo.
“Pensate sia in grado di
partire domani?”
L'uomo la fissò,
grattandosi la fronte.
“Penso che nessuno sia in
grado di impedirvelo, madame”
Lei lo fissò intensamente,
non aveva mai visto tanta serietà e determinazione negli occhi di
una donna.
“Non vi ho chiesto di fare
dello spirito, monsieur Cirillo. Se non conoscete la risposta, non
nascondete il vostro difetto dietro al mio”
Sospirò.
“Avete ragione. Se ho
correttamente inquadrato quello che può essere il morbo di cui
soffrite, il riposo e la quiete sono la migliore cura per voi. Ma è
anche vero che un viaggio lungo il canale non comporta grossi sforzi
o minacce per le vostre condizioni, se il tempo è clemente. E in
ogni caso ritengo sia meglio partire prima che i disordini si
estendano anche qui. I ribelli potrebbero bloccare il traffico sul
Borgogna e a questo punto il viaggio verso Marsiglia diventerebbe
davvero complicato”
Oscar lo ascoltò poi si
volse verso Andrè. Il tono della sua voce, fino ad allora perentorio
e risoluto, si ammantò di dolcezza, le sue labbra si distesero in un
sorriso colmo di tenerezza. Cirillo la fissava, ancora stupito delle
diverse sfumature che il suo accento sapeva assumere.
“Cosa ne pensi, Andrè?”
Il giovane annuì, senza
parlare. Da una parte avrebbe sicuramente desiderato prolungare il
suo soggiorno a Buffon, essere sicuro che lei fosse fuori pericolo,
dall'altra la sola idea di un'aggressione simile a quella subita a
St.Antoine gli faceva tremare le gambe. Nessun dragone svedese
l'avrebbe salvata, in quel caso.
Così fu decisa la loro
partenza per il giorno dopo.
Oscar, per tacitare le
preoccupazioni di tutti, rimase per il resto della giornata nella
camera a lei destinata, mentre Nanny si affaccendava per rifare i
bagagli. La vide spostare dei fogli
arrotolati dentro un baule, mentre borbottava cercando qualcosa.
“Che cosa sono?”chiese
alla balia, indicandoli.
“Oh, non ci crederete mai,
madamige...madame, volevo dire”abbassò il capo di fronte a quel
errore involontario. Faticava ad accettare la frettolosa cerimonia
della notte precedente e quello che comportava, per Oscar e suo
nipote.
“Sono bozzetti di studio
che il pittore ha fatto per il vostro ritratto! Non c'è stato verso
di convincerlo a lasciarli a palazzo!”
“Posso vedere?” chiese
Oscar.
La nonna glieli portò.
Lentamente, srotolando quei fogli, comparvero i suoi occhi, di
svariate dimensioni, con diverse gradazioni di azzurro...poi un
dettaglio delle sue mani che stringevano le redini di Caesar...prove
di colore rosso magenta per il suo mantello...e infine il suo volto,
con la chioma bionda appena accennata, il sorriso aperto, che era
evidentemente stato scartato a favore, nel quadro definitivo, di un
urlo di battaglia, evidentemente ritenuto più consono. Notò anche
delle cifre scritte in piccolo, in un angolo del foglio.
“Ma...li ha pagati!?”
“Naturalmente, il pittore
ha chiesto un contributo...esagerato, a mio avviso! Ma mio nipote non
ha sentito ragioni...”
Oscar sorrise, senza
aggiungere una parola.
Ripose con cura i disegni e
li consegnò alla nonna, prima che lasciasse la stanza con l'oggetto
finalmente trovato, il velo di pizzo nero con cui si copriva il capo
durante la santa messa.
Si lasciò scivolare sui
cuscini e chiuse gli occhi. Immaginò le mani di Andrè su quei
fogli, le dita a seguire i tratti di matita, e poi, come per una
naturale trasposizione, le pensò su di se. In quel sogno ad occhi
aperti erano leggere e delicate, le slacciavano lentamente i lacci
della camicia, seguivano il profilo della sua spalla lasciando
scivolare via il tessuto, scoprendo la pelle...le sfuggì un gemito.
E' questo il desiderio di una moglie per il proprio marito?
La notte precedente, quando
aveva chiesto a Cirillo di portare da lei un sacerdote per sposarsi
con Andrè, era convinta che non avrebbe avuto altro modo per
dimostrargli il suo amore. Adesso, con le forze che pian piano
tornavano, sentiva prepotente il desiderio di non sprecare tempo e
altre occasioni. Con lui accanto sentiva di voler vivere, ad ogni
costo.
Prima di cena Cirillo passò
da lei. Era seduta, appoggiata sui guanciali del letto. Dopo che gli
diede il proprio assenso, le posò la mano sulla fronte e nell'incavo
del collo.
“Avete nuovamente un po'
di febbre, madame”
Oscar sbuffò, non potendo
nascondere l'insofferenza per quella situazione.
“Ieri sera ho davvero
temuto che vi avremmo perso...non siate impaziente”
Lei allora sorrise.
“Non sono mai stata tanto
a letto in vita mia!”
“Lo so, Andrè mi ha
raccontato che siete una persona sempre pronta all'azione...ma questo
vi è già costato molto, non credete?”
Lo guardò con aria
interrogativa.
“In questi ultimi mesi
avete mangiato con regolarità? Avete dormito a sufficienza? Avete
evitato di esporvi alle intemperie o al sole cocente?”
“No, monsieur, nessuna di
queste cose”
“Ecco, madame, io credo
che abbiate una seria affezione ai polmoni, ma che non si tratti di
tisi. Il dimagrimento e la perdita di forze sono dovute alle
condizioni a cui avete sottoposto la vostra persona, non alla
malattia. E la tosse, accompagnata da sangue, può essere legata ad
altri morbi che non siano la consunzione. Se ho ragione, e
difficilmente mi sbaglio- ammise con una punta d'orgoglio- potreste
anche guarire e rimettervi completamente”
Vide i suoi occhi azzurri
farsi grandi.
“Bene, adesso vi lascio.
Ho suggerito a vostro marito di portare qui quello che ritengo debba
essere la vostra cena per stasera...non vi dispiace mi sia preso
questa libertà, vero?”
Lei scosse la testa, sempre
sorridendo.
Quando stava già uscendo,
Cirillo si rivolse a lei nuovamente.
“Madame, permettete
un'ultima domanda. Vi siete unita in matrimonio con Monsieur Grandier
pensando di essere in punto di morte?”
Oscar lo fissava , senza
capire.
“Intendo dire...avete
voluto sposare un uomo al quale siete legata dall'infanzia, ma che è
di estrazione molto umile e in questo momento versa in uno stato di
grande fragilità...Se la vostra decisione è stata dettata dalla
gravità delle vostre condizioni...se non pensavate di sopravvivere
ancora a lungo...” Non sapeva come uscire da quel garbuglio di
supposizioni, per comunicarle che poteva ancora annullare
quell'unione, se avesse voluto.
Non lo lasciò terminare.
“Volete essere così
gentile da portarmi la spazzola che trovate vicino allo specchio?”
Quando gliela porse Oscar
cominciò lentamente a spazzolarsi i lunghi capelli.
“Vi ringrazio, monsieur
Cirillo, di tutto. Potete dire a mio marito che lo aspetto per cenare
qui, con me”
Il medico si piegò in un
leggero inchino e lasciò la stanza. Aveva cercato una spiegazione
razionale non solo ai disturbi di salute della giovane donna, ma
anche a quella decisione così poco appropriata, per una persona del
suo rango. Non aveva mai creduto all'amore se non come soggetto da
romanzo o tragedia, e adesso gli si presentava così reale, sotto gli
occhi, e ne avvertiva la potenza, sia quando osservava le reazioni di
lei che gli atteggiamenti di lui.
Dopo pochi minuti Andrè la
raggiunse.
Lo vide entrare con un
vassoio e rimase colpita nel constatare che l'occhio destro fosse
coperto con un velo nero avvolto attorno alla testa.
“Cosa è successo al tuo
occhio, Andrè?”
Il giovane si avvicinò al
letto e appoggiò il suo prezioso carico con attenzione.
Amava sentire quel tono di
apprensione nella sua voce, a tradire quei sentimenti che per anni
aveva sperato di trovare in lei.
“E' un'altra delle idee
bizzarre del nostro ospite, Oscar. Ha saputo che sto perdendo la
vista e mi ha suggerito di proteggere l'occhio con un velo
scuro...per la luce...” La giovane corrugò la fronte, poco
convinta.
“Mi ha spiegato che il
bagliore intenso può ferire gli occhi. Secondo lui devo indossarlo
di giorno, specialmente nelle giornate di sole, mentre la sera posso
toglierlo...”
La sentì soffocare una
risata e si mise a sorridere anche lui.
“Lo so, è una spiegazione
assurda, ma perchè non provare?”
“No, non è questo, Andrè.
E' che mi immagino la faccia che avrà fatto tua nonna, costretta a
cederti la sua preziosa veletta per la santa messa per vederti
conciato così”
Cominciarono a ridere
entrambi, come non facevano da anni...
E insieme mangiarono le
strane pietanze, ricche di verdure e sapori, che l'originale medico
italiano aveva preparato loro.
Andrè sentiva il suo cuore
aprirsi finalmente alla gioia dell'amore dichiarato di Oscar.
Percepiva il suo sguardo posarsi su di lui, come una carezza, le sue
mani, che nei gesti consueti cercavano frequenti contatti con le
sue, la sua voce che tradiva una gaiezza e una spensieratezza che
aveva dimenticato, e che restava nell'aria, anche nei momenti di
silenzio.
Quando il campanile batté
le nove di sera, radunò tutto quello che avevano sparso sul letto e
si accinse a lasciare la stanza.
“Cirillo mi ha intimato di
non fermarmi troppo a lungo: hai bisogno di riposare per affrontare
il viaggio domani”
Lei gli sorrise di rimando,
ma quando lui le volse le spalle lo richiamò.
“E' così che auguri la
buona notte a tua moglie?
Cos'era quel timbro nella
sua voce? Provocazione?
Andrè si voltò di scatto,
quasi incredulo.
Poi lentamente appoggiò il
vassoio sulla cassettiera, si sedette accanto ad Oscar e lei, con un
gesto lento e delicato, gli scoprì l'occhio destro. Rimasero alcuni
istanti immersi ciascuno nello sguardo dell'altro, poi Andrè chiuse
gli occhi e lei lo seguì. Le loro labbra si trovarono, in quel buio
pieno di luce.