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Autore: Mary P_Stark    10/01/2022    3 recensioni
Il piccolo paese di Nederland, Colorado, viene stravolto dalla notizia di un rapimento incomprensibile ed Emily Poitier, fotografa e scrittrice presso una piccola casa editrice della zona, è suo malgrado costretta a rivivere ciò che, vent'anni addietro, accadde a lei.
Sarà grazie all'aiuto dei suoi amici e di Anthony, sua vecchia fiamma, se riuscirà a non impazzire a causa dei ricordi, aiutando così a scoprire chi si cela dietro al rapimento e a recuperare, una volta per tutte, la serenità tanto cercata.
Genere: Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Epilogo
 
 
 
Consuelo stava facendo dondolare la sedia-sdraio di Sophie mentre, con un sorriso tranquillo, osservava le figure di Anthony e Samuel impegnate a chiacchierare nel giardino dietro casa.

La buriana sembrava essere passata e, con l’allontanamento dell’FBI, anche i giornalisti se n’erano pian piano andati da Nederland, facendo tornare la serenità in paese.

Com’era ovvio, la scoperta del misterioso rapitore di Mickey aveva fatto sollevare un vespaio tra gli abitanti del posto ma, non senza una certa sorpresa, la comprensione per Anthony era stata unanime.

V’erano stati commenti più o meno velenosi in merito a William, ma nessuno indirizzato al figlio, segno di quanto il giovane fosse stato capace di intessere veri legami d’amicizia, con gli abitanti di Nederland.

Consuelo si era però sentita straziare il cuore quando, la mattina seguente al ritorno di Mickey, l’amico si era presentato a casa loro e, in lacrime, si era gettato ai loro piedi per chiedere umile perdono.

Samuel si era affrettato a sollevarlo da terra e ora, dopo alcune ore di impegnative trattative per tranquillizzare l’amico, era finalmente riuscito a rasserenarlo a sufficienza per vederlo sorridere.

Nel volgere lo sguardo quando vide giungere Emily in compagnia di Cleopatra, Consuelo sorrise e domandò: “Sei venuta a controllare il tuo uomo?”

Emily sorrise di rimando, osservò i due amici e il piccolo Mickey impegnati in una conversazione all’apparenza rilassata e, nel dare un buffetto sulla guancia a Sophie, disse: “Non sapevo cosa aspettarmi, quando stamattina mi ha detto cosa aveva intenzione di fare. Ha pianto tutta la notte, prima di riuscire ad addormentarsi.”

Consuelo sospirò, annuendo spiacente. “Anthony non ha mai meritato di soffrire tanto, e suo padre ha fatto davvero di tutto per rendergli la vita un inferno, ma sono contenta che, ormai, la sua ombra non possa più impedirgli di brillare come merita.”

Emy assentì al suo dire, ben conscia di quanto, ancora, Consuelo volesse bene all’antico fidanzato. Se c’era una persona che avrebbe sempre pensato al bene di Tony, oltre a lei, era sicuramente Consuelo.

“Papà ha già messo in pista uno dei suoi migliori avvocati, perché il tutto si svolga nel modo più veloce e indolore possibile, così che Anthony non si debba preoccupare di nulla” la mise al corrente Emily, salutando poi Mickey quando venne loro incontro.

Abbracciandola alle gambe, il bambino le sorrise grato e disse: “Ciao, zia Emy! Che bello che sei qui anche tu! Vieni a giocare con zio Tony e il papà? Vorremmo giocare a nascondino, ma loro non vogliono, così ho pensato che, se l’avessi chiesto a te…”

Emily rise di gusto, scosse il capo e replicò: “Tesoro, giocherei a tutto, con te, ma non a nascondino. Almeno per i prossimi vent’anni.”

Mettendo un adorabile broncio mentre la madre rideva sommessamente, Mickey borbottò: “Non siete divertenti, voi grandi. Allora posso giocare con Cleopatra?”

“Questo sì” ammiccò Emily, dando una pacca sulla schiena alla sua cagnolona, che la osservò in attesa di ordini. “Gioco, Cleo. Mickey. Gioco.”

Cleo allora abbaiò allegra e, correndo al trotto verso il prato, si lasciò inseguire da un ridente Mickey, all’apparenza sereno e per nulla turbato dall’esperienza traumatica appena vissuta.

“Il dottore che dice?” si informò a quel punto Emily.

“Pare che William sia stato buono, con lui, pur se gli ha mentito su di noi” le spiegò Consuelo, prendendo in braccio Sophie quanto questa iniziò a piagnucolare per la fame.

Slacciandosi poi lo chemisier, iniziò ad allattarla per poi aggiungere: “Mickey dice che ha cominciato a spaventarsi un po’ solo gli ultimi giorni, ma che era certo lo avremmo trovato prima della loro partenza.”

“Gli aveva detto dove sarebbero andati?”

“No. Ha parlato solo di un posto lontano e al sole. Forse la Florida, o la California. Chissà” sospirò Consuelo. “Tony mi ha raccontato di suo padre… sì, insomma, del suo passato.”

“Oh” esalò Emily, sgranando gli occhi.

“Non fa specie che ce l’abbia sempre avuta con me. L’uomo che stuprò sua madre era messicano come me, pur se aveva parenti americani. Inoltre, per lui tutte le donne erano traditrici e, secondo il suo metro di giudizio, Tony è sempre stato troppo debole, con me.”

Nel dirlo, sorrise triste e aggiunse: “Se non fosse stato così duro con me, forse avrei finito con lo sposare Tony e ci saremmo odiati a morte.”

“Non tentare di trovare un lato positivo in lui, ti prego” replicò Emily. “Tu e Sam vi sareste comunque trovati. Ne sono sicura.”

“Come tu e Tony” le sorrise a quel punto Consuelo, stringendole una mano.

“Già. Mi ci sono solo voluti vent’anni, per rinsavire e trovare l’uomo giusto per me. Dopotutto, non è neanche tanto, no?” ammiccò Emy, e l’amica rise con lei mentre Anthony e Samuel, con passo tranquillo, le raggiungevano.

Accostatosi a Emy, Anthony la strinse in un dolce abbraccio, le sussurrò il suo amore dopodiché, nel guardare l’orologio, disse: “Temo dovremo avviarci. Ormai è ora di pranzo.”

“Già” assentì Emily, abbracciando Samuel prima di esclamare: “Mickey! Pensi tu a Cleo?”

“Sicuro, zia!” assentì tutto contento il bambino, abbracciato al bernese con aria compiaciuta.

Emily e Anthony, a quel punto, salutarono la coppia e, mano nella mano, si avviarono per scendere verso il paese, ormai pronti per l’arrivederci che li stava attendendo al diner.
 
***

Gilda giunse al numeroso tavolo d’angolo del suo locale servendo ai presenti caraffe d’acqua, un buon vinello bianco della California e un paio di birre per Jamie e Parker.

Dando poi una carezza sul viso a Emily, motteggiò: “Sarà strano non rivedere in giro per Nederland metà di voi.”

Jamie le sorrise ammiccante e replicò: “Per te, potrei anche decidere di trasferirmi qui, ma solo se prometti di sposarmi.”

Gilda rise divertita mentre Cooper, facendo capolino dalla cucina, replicava: “Tu finirai nei guai, prima o poi, ragazzo, se non calmi i tuoi bollenti spiriti. Quella donna è già presa, mi spiace.”

Mentre la tavolata scoppiava in un’allegra risata, Gilda strizzò l’occhio a Jordan Poitier e chiosò: “Non è bello essere così desiderate?”

“Mio figlio dimostra di avere un gusto assai sopraffino, su questo non c’è dubbio” celiò l’uomo.

“Vedi, caro? Dovresti essere felice che io abbia scelto te, nonostante la concorrenza” ridacchiò a quel punto Gilda, tornandosene al bancone.

Cooper brontolò qualcosa di intelligibile prima di tornarsene in cucina col figlio ed Emily, nell’asciugarsi una lacrima di ilarità, esalò: “Dio! Gilda ha ragione! Sarà stranissimo non avervi qui tutto il tempo, ma è davvero ora che torniate a casa.”

“Beh, io potrei rimanere. Dopotutto, sono senza lavoro, no?” chiosò Jordan, scrollando le spalle con noncuranza.

“Papà, per quanto io apprezzi la tua presenza, duemila metri di altezza non sono il massimo, per una persona che ha sofferto di cuore. E’ ora che tu ritorni a livelli più consoni per la tua salute” precisò Emily, pur dandogli una pacca consolatoria sul braccio.

“Non ricordarmi il mio infarto, per favore. E’ qualcosa che vorrei cancellare dalla mente” sbuffò l’uomo.

“Ho imparato a mie spese che sotterrare i ricordi è pericoloso” replicò la giovane con un mezzo sorriso. “Ma ti prometto che verrò a trovarvi spesso.”

“Di sicuro, voglio vedervi tutti per Natale. E non accetterò un no come risposta” ci tenne a dire Jordan, indicando con un dito tutti i presenti.

Parker e Rick si guardarono dubbiosi, così Margareth intervenne dicendo: “Ragazzi, anche voi due. E, naturalmente, estendete l’invito anche alla vostra famiglia. Conoscere gli amici di Emily e Jamie è una cosa molto importante, per noi, e festeggiare il Natale in compagnia sarà un bella novità, dopo tanti anni di cene silenziose.”

Emily assentì a quell’accenno, sapendo bene che, in quei vent’anni, era sempre stata lei a impedire che ciò potesse avvenire. Nell’osservare i suoi amici riuniti al tavolo, quindi, dichiarò: “Ve lo chiedo anch’io. Venite con i vostri genitori e Quentin. Sarebbe davvero stupendo festeggiare tutti assieme e conoscere anche il resto della famiglia Jones.”

“Quanto a te, Sherry, informa Gin e suo marito che vorremmo anche loro, alla festa di Natale. Siete stati la famiglia di Emily quando noi non abbiamo potuto esserci…” aggiunse Jordan, sorridendo alla cacciatrice di taglie. “…perciò vorremmo dimostrarvi tutta la nostra gratitudine per ciò che avete fatto. E creare, se possibile, una nuova tradizione di famiglia, chissà.”

Sherry assentì con un sorriso pieno di affetto e gratitudine e, nell’osservare Emily, disse: “Emy è stata per me una famiglia tanto quanto io lo sono stata per lei, perciò accetto volentieri, e credo che farà piacere anche a Gin, saperlo.”

Jordan assentì soddisfatto, lanciò un’occhiata a tutte le persone che erano sedute assieme a lui a quell’affollato tavolo nel diner di Gilda Mattei e, tra sé, poté finalmente tirare un sospiro di sollievo.

Aveva impiegato più di vent’anni per recuperare un rapporto degno di tale nome con sua figlia e, anche se avevano perso un’infinità di tempo e di occasioni, poteva comunque essere lieto del risultato finale.

Non poteva cancellare il dolore provato da Emily, lo sconforto di Jamie al pensiero di avere la sorella lontana da sé o l’angoscia di sua moglie per la spaccatura che si era venuta a creare in famiglia. Poteva soltanto fare del proprio meglio per impedire che, da quel giorno in poi, niente altro potesse turbare la loro felicità.

Certo, il processo a William Consworth avrebbe pesato su di loro, per un po’, e lui avrebbe dato il tutto e per tutto per aiutare Anthony ed Emily a non sentirsene schiacciati, ma ora sapeva come fare.

C’era davvero troppo, in ballo, per permettersi di commettere nuovamente un errore.
 
***

L’aeroporto di Denver era come sempre caotico e ricco della frenetica adrenalina di chi non vede l’ora di partire, o di chi ha fretta di raggiungere una destinazione dopo essere atterrato.

Mentre Margareth ed Emily erano impegnate al duty free per recuperare giornali e parole crociate da impiegarsi per il viaggio di ritorno a New York, Jordan approfittò di quel momento per parlare con Anthony.

Quei pochi giorni passati dalla liberazione di Mickey e l’incriminazione di Consworth senior erano trascorsi tra il caos dei festeggiamenti, il rincorrersi di notizie di prossimi matrimoni – Sherry e Rick sarebbero stati i primi – e la preparazione per il rientro a New York.

Anthony aveva nel frattempo annullato la vendita dell’albergo, mantenendo al tempo stesso tutti coloro che vi lavoravano all’interno, in attesa che il termine del processo gli permettesse di procedere con gli ammodernamenti che aveva in mente.

Il cambio di proprietà, visto ciò che era accaduto al padre, non avrebbe richiesto molto tempo, soprattutto grazie ai buoni uffici degli avvocati che Jordan aveva messo in campo per lui.

Tempo per parlare non ne era quindi rimasto, perciò Jordan non ne perse altro e disse ad Anthony: “Prima di partire, volevo parlarti di una cosa, Anthony.”

“Dimmi pure, Jordan” assentì il giovane, fissandolo con estrema serietà.

“L’agente McCoy mi ha spiegato a grandi linee ciò che ha detto tuo padre, e vorrei ti fosse ben chiara una cosa, prima che le sue parole possano ingigantirsi a tal punto da rovinarti la vita. Non è vero che la mela cade sempre vicino all’albero da cui nasce. La riprova ce l’hai davanti a te. I miei genitori non fecero nulla per aiutarmi a salvare mia figlia, anteponendo la ditta alla sua vita. Mia sorella si suicidò, pur di mettermi i bastoni tra le ruote e impedirmi di usare il denaro della società per riscattare Emy. Mio fratello François, infine, se ne andò quell’anno stesso perché fu così inorridito dalle scelte dei nostri genitori da voler divenire un fantasma per tutti, tranne che per Emily e Jamie. Come vedi, abbiamo avuto tutti comportamenti diversi, pur essendo nati dallo stesso grembo, quindi non pensare mai che le parole di tuo padre corrispondano al vero.”

Ciò detto, strinse le mani sulle spalle di Anthony per dare maggiore peso al suo dire e concluse dicendo: “So che lo sceriffo e Cooper Whindam sono per te come figure paterne, non mi ci è voluto molto per capirlo, ma spero che vorrai rivolgerti anche a me, qualora tu avessi bisogno di qualcosa. Anche solo per fare una partita a carte su internet.”

Quell’ultimo commento strappò un sorriso ad Anthony che, annuendo, celiò: “Sono una frana, con le carte. Mi stracceresti di sicuro.”

Jordan, allora, levò le sopracciglia con interesse e chiosò: “Oh, cielo! Non farlo sapere alla madre di Margareth, altrimenti sono guai. Lei è una giocatrice accanita, e farà di tutto per usarti come capro espiatorio e distruggerti fino al completo annientamento.”

Anthony, a quel punto, rise di puro gusto, una risata sincera che permise anche a qualche lacrima di scaturire leggera, subito spazzata via dal gesto veloce di una mano.

Annuendo, il giovane disse: “Eviterò di partecipare a tornei casalinghi, allora.”

“Sarà meglio. Altrimenti, potresti farti dare ripetizioni da Emily. Di solito è lei che si scontra con nonna Peggy” ammiccò Jordan.

“O anche da Max. So da Emily che è molto bravo, a carte” ammiccò Tony, facendo sorridere sornione Jordan, che annuì.

“Potresti, potresti davvero. Magari, a Natale” chiosò a quel punto Jordan.

Anthony sorrise divertito di fronte a quell’ammissione e disse: “Non temere che Emily lo abbia scoperto. E’ ancora confusa, riguardo alla strana telefonata dell’altro giorno.”

“Ma tu hai intuito lo stesso cosa avevo intenzione di fare” replicò l’uomo.

“Ci hai chiamati tutti a casa vostra per Natale, coinvolgendo anche la famiglia di Parker, oltre a Sherry e Gin. Perché lasciare fuori Max che, per anni, è stato come un padre, per Emily? Mi sembrava una manovra logica, il fatto che avresti inserito anche lui nell’invito” scrollò le spalle Anthony, vedendo in lontananza le due signore Poitier tornare con i loro acquisti.

“Hai pensato bene, ma spero che lo terrai per te. Vorrei fosse il mio regalo di Natale per Emy” lo pregò a quel punto Jordan.

“Da me non saprà nulla e credimi, ne sarà felicissima. Così come è felice di aver ritrovato te” ci tenne a dire Anthony.

“Lo spero” mormorò lui prima di sorridere nel veder tornare Margareth ed Emily. “Trovato qualcosa?”

“Tutto il necessario per riempire le ore di volo previste” annuì Emy, consegnandogli le riviste prima di guardarsi intorno e domandare: “Ma… e Jamie?”

“Stava chiacchierando con un’hostess appena atterrata dopo un viaggio a Rio de Janeiro, se non ho capito male” celiò Jordan. “Questo, per lo meno, succedeva venti minuti fa. Se non lo vedi in giro, può darsi che si sia imbarcato per chissà dove.”

Tutti risero sommessamente ed Emy, scuotendo esasperata le spalle, borbottò: “Dio! Basta che veda una donna e non capisce più niente.”

“Porta pazienza. Dopo il guaio di Elspeth, ha bisogno di riprendersi. Dopotutto, quella ragazza gli ha massacrato l’amor proprio” dichiarò conciliante Margareth.

“Forse, avremmo dovuto dirgli di affidarsi a Parker. Lui è molto bravo nell’aggiustare i problemi di cuore” celiò allora Emily, ammiccando all’indirizzo di Anthony, che assentì.

“Sì. Con noi è stato molto bravo” convenne Tony, stringendole una mano.

Dall’altoparlante giunse la notizia del prossimo imbarco per New York e, a quel punto, i coniugi Poitier si congedarono dai giovani prima di avviarsi al gate d’imbarco.

Rimasti soli, Emily e Anthony si avviarono lentamente verso l’uscita, schivando ritardatari e dando l’arrivederci all’aeroporto che, entro qualche mese, avrebbero rivisto in concomitanza con le festività natalizie.

Una volta usciti nell’enorme parcheggio antistante, Emily si fece scudo con una mano per proteggersi dal riverbero e, nel sorridere a Tony, domandò: “Pronto a rientrare a casa?”

“Direi di sì. Ma sei sempre convinta di volermi come tuo inquilino stabile?”

Emily non gli rispose, dandogli per contro una gomitata al fianco e Anthony, nel ridacchiare per tutta risposta, replicò: “Bastava rispondere ‘sì, Tony. Non posso più vivere senza di te.’ Come risposta sarebbe stata perfetta.”

“Un po’ spocchiosa, forse” ammiccò lei.

“Realistica” precisò per contro il giovane.

“Teatrale” ritentò allora Emily, picchiettandosi un dito contro il mento con fare pensoso. “Direi che potrebbe andare bene qualcosa come ‘ti amo. Perciò, perché no?’

Anthony la scrutò con ironia, fece spallucce e infine disse: “Se non sai fare di meglio…”

“Accontentati. Io scrivo libri di viaggi, non romanzi d’amore.”

“Pignola” rise allora Anthony, coinvolgendola nella sua ilarità.

“Realistica” sottolineò lei, rubando la parola che in precedenza aveva usato Tony.

Detto ciò, si sollevò in punta di piedi e, afferratolo per il colletto della camicia, lo attirò a sé per un bacio che mise definitivamente fine a qualsiasi dubbio.

 
 
 
 
 
N.d.A.: qui si conclude la storia di Emily e, anche se non posso essere certa che non aggiungerò qualche OS in futuro, per il momento le sue avventure si chiudono qui. I conti con il passato sono stati chiusi, il futuro è lì che aspetta tutti i protagonisti di questa storia e ora non rimane altro che compiere il primo passo su questo nuovo sentiero.
A chi mi segue anche nel mondo dei licantropi, avviso che posterò una nuova storia, intitolata "Storia di un Cacciatore" e che sarà ambientata nel 2010, all'interno del Clan di Alec Dawson, a Bradford.
A presto, e grazie per avermi seguita fino a qui! 

 
 
 
 
  
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