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Autore: xla    10/01/2022    1 recensioni
[Vegeta/Goku - Vegeta/Bulma - Goku/ChiChi]
Il cuore del Principe era puro, Goku non aveva dubbi. E avrebbe fatto qualsiasi cosa per il bene di Vegeta.
-Oh Vegeta… sei mio amico e sei ferito, perché dovrei lasciarti soffrire? -
-Perché non fai altro, Kakarot! –
Genere: Avventura, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Bulma, Chichi, Goku, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta, Chichi/Goku, Goku/Vegeta
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Note.
Ho notato che molte mie storie iniziano con “non era previsto” oppure “tutto era iniziato con una piccola storia”… dovrei fare qualcosa per sistemare questo? Probabilmente. Lo farò? No.
Passiamo a quanto segue: da qui parte la mia personale versione di Super, nata dal nulla, davvero. Alcune cose verranno seguite altre no, alcune cose avranno un senso, altre no.
Ho solo seguito il flusso e ne sono felice. 
 
goodvibes
 
 
 
 
 
 
What a Prince deserves
 
Capitolo 3
 
Come with me – part. I
 
 
 
 
Nell’Aldilà il tempo era strano. Avevi l’impressione che fosse passato un giorno e invece era un’ora, oppure pensavi di aver chiuso gli occhi per quindici minuti e invece li aprivi un anno dopo. Quella dimensione ospitava ogni anima, non seguiva lo scorrere del tempo terrestre. 
Secondo i calcoli di Re Kaioh era passato un anno. Un anno da quando era andato via. Un anno e non aveva contattato nessuno… semplicemente non ci aveva pensato. I momenti erano tornati esattamente come negli ultimi sette anni: non aveva bisogno davvero di dormire o mangiare, lo faceva per abitudine, ma alla fine le sue giornate passavano tra un allenamento e l’altro- aveva incontrato vecchi e nuovi combattenti, era bello confrontarsi con loro. Stava anche perfezionando il terzo livello del super saiyan- da morto riusciva a gestire meglio la grande quantità di energia che serviva.
E non gli bastava: sentiva che esisteva altro, oltre il terzo livello. Qualche vecchio maestro lo aveva ammonito dicendo di riconoscere i propri limiti, di capire quando era il caso di fermarsi… di non esagerare. Goku non capiva una sola parola di quello che dicevano. 
Ah, riconosceva di avere limiti ed era la parte divertente perché… cosa poteva motivarti di più nel superare te stesso se non la consapevolezza di avere qualcosa da superare? In questo caso: te stesso. Non era mai stato interessato a diventare più forte di qualcuno, più di una volta aveva sentito altri- vivi e non, dirgli che era l’essere più forte della Terra se non dell’universo… non era vero, non come intendevano loro.
Per quanto fosse emozionante per lui cercare e trovare avversari forti da combattere, non era interessato al sopraffare, dimostrando agli altri di essere di più… ciò che era essenziale era diventare più forte di ieri, oggi lui sarebbe stato la versione più potente di se stesso, così ogni giorno, morto o vivo non cambiava niente… avrebbe continuato a trovare i propri limiti per infrangerli. 
Sapere del Torneo delle Quattro Galassie era stata una piacevole distrazione, qualcosa di nuovo: avrebbe conosciuto altri potenti guerrieri provenienti da tutte le galassie, sicuramente ce n’erano tantissimi che non aveva ancora avuto l’opportunità di misurarsi.
Era stato così: Paikuhan si era rivelato essere un avversario incredibile, proveniente dalla Galassia dell’Ovest era un guerriero fiero e valoroso, introverso e taciturno… e si emozionava solo quando si trovava davanti un avversario di alto livello. 
Era stata la sfida che gli serviva per tornare a far correre quell’elettricità nelle vene. Non sarebbe stato male essere vivi solo per sentire il corpo dolorante per i colpi di Paikuhan. 
E qualcosa, nel suo nuovo amico, gli aveva ricordato un’altra persona. Di spirito diverso ma… dei dettagli hanno aiutato Goku a riportare alla memoria vecchi momenti: Vegeta. 
Vegeta non era cambiato minimamente dopo sette anni, ci vorrà ancora del tempo, considerando che era un saiyan. Aveva visto Chichi con qualche linea in più sul bel viso, quando era tornato il giorno del Torneo ed era… strano, pensare che il tempo per lui e sua moglie sarebbe sempre trascorso in modo diverso, anche se non fosse morto contro Cell, sarebbe invecchiato più lentamente di Chichi, di Crilin, di Bulma… di tutti. Gohan, Goten e Trunks no, essendo in parte saiyan la biologia li avrebbe graziati con una vita più lunga di quella media prevista per gli esseri umani.
E poi c’era Vegeta… sarebbero rimasti lui e il Principe.
In un’altra storia, non in questa. In questa versione, Vegeta era al fianco di Bulma e del figlio, continuando a vivere circondato dall’amore della sua famiglia. Avrebbe continuato ad allenarsi e a diventare sempre più forte… un po’ gli dispiaceva non essere presente per assistere a tutti quei progressi, ma quando Vegeta sarebbe arrivato in paradiso allora… allora… allora niente. Si sarebbero scontrati e Vegeta avrebbe trovato un pretesto per urlargli contro. Il problema era che non era sicuro che si poteva trattenere dallo stargli attorno, una volta che l’anima e il corpo di Vegeta fossero ascesi nel paradiso dei guerrieri. Con un po’ di fortuna non avrebbe ascoltato le parole di Re Enma o ancora… forse avrebbe dovuto, così lo avrebbe cercato e si sarebbero battuti! Perché per quanti guerrieri eccellenti avesse incontrato, niente era come Vegeta. Goku attribuiva quella leggera tensione insoddisfatta al fatto che fossero entrambi saiyan, e che senza Vegeta non ce ne sarebbero stati altri- nel paradiso non c’erano saiyan, aveva controllato bene. 
O almeno, pensava che dipendesse da questo finché non aveva conosciuto Paikuhan… era avvincente, sì, ma mancava la sensazione sotto la pelle di corrente elettrica che aveva ogni volta che aveva combattuto contro Vegeta.
Quindi… sì, si trattava di Vegeta. Ecco perché aveva cercato altri saiyan la seconda volta che era morto, e non poteva andare all’Inferno- a meno di qualche disastro… 
Non era la prima volta che era un estraneo, anche se era cresciuto come un terrestre e ignorava completamente il proprio sangue, non si era mai sentito tale. La Terra era casa sua. Poi era arrivato Raditz con il loro passato e Vegeta con il suo futuro- solo che all’epoca non poteva immaginare… sentiva solo che Vegeta non doveva morire e allora aveva scambiato quel desiderio per la possibilità di combattere ancora contro di lui, e in parte era vero, ma forse era qualcosa in più. 
Ma in tredici anni non ci aveva mai pensato, non lo riteneva importante: era così e basta. Cosa c’era da pensare? Vegeta era un saiyan che era venuto per ucciderlo e sterminare la razza umana per conto di Freezer, ma così non ha fatto. E da lì quel piccolo legame era cresciuto sempre di più. Goku non si era mai domandato niente perché era accaduto tutto nel modo più naturale e semplice possibile.
A Goku piaceva Vegeta, totalmente, avrebbero potuto essere fratelli… ma no, Vegeta non ha mai voluto. E anche consapevole del disprezzo che il Principe provava verso di lui, Goku continuava a pensare che Vegeta cercasse solo di autoconvincersi di essere cattivo. Voleva tornare a essere il guerriero spietato di un tempo? Come Vegeth aveva visto e sentito ciò che provava Vegeta, anche se forse solo un piccolo spiraglio di tutto quel mare in tempesta che lo avrebbero confuso e basta, e ancora… lui era cresciuto come un alieno tra i terrestri senza saperlo, Vegeta invece ne era pienamente consapevole. Catapultato in uno stile di vita totalmente estraneo non solo a quello che conosceva ma che sarebbe dovuto essere- entrambi i motivi avevano il nome di Freezer. 
Vegeta si animava solo quando c’era da combattere o quando qualcuno di più forte lo stava per uccidere quindi entrava in scena, dichiarando che se c’era qualcuno che stava per uccidere Son Goku era lui. O meglio… Kakarot… un nome che non aveva mai sentito, che non riconosceva, soprattutto per il primo impatto con la razza saiyan- Raditz, e Goku non voleva essere un individuo spietato e assestato di sangue. Cosa sarebbe successo se avesse conosciuto prima Vegeta?
Anche con il Principe che aveva sempre cercato di ucciderlo… Goku sapeva che in Vegeta c’era molto di più: aveva pregato Crillin di risparmiare la vita di Vegeta quel giorno. La migliore decisione di sempre. Anche se Vegeta non la pensava così… ma Goku sapeva che Vegeta era felice dei regali che la vita gli aveva donato sulla Terra, perché Vegeta meritava il meglio. Goku non poteva permettere che Vegeta venisse trascinato di nuovo nell’aldilà.
Ogni tanto pensava a quel fascicolo nell’ufficio di Re Enma: l’anima di Vegeta era stata sovrascritta sopra la propria. Uno degli assistenti del Grande Giudice gli aveva mostrato come apparivano adesso le loro anime: la luce dell’anima di Goku avvolgeva quella di Vegeta, cancellando ogni macchia da quest’ultima. Proteggendo la vita e la morte del saiyan più anziano. Cancellando la propria singolarità come creatura, per donarla a Vegeta. 
Un paio di volte Goku si era domandato se Vegeta potesse sentirlo. Ma immaginava che lo avrebbe scoperto un giorno, quando il Principe sarebbe arrivato volando veloce e dandogli un pugno in faccia.
Fermò gli esercizi di kata che stava eseguendo, rendendosi conto che stava diventando più un allenamento intensivo che non una meditazione in movimento. Così non poteva eseguire correttamente un kata. Optò per uno stretching per sciogliere i muscoli: l’assenza di vestiti era molto comoda e una volta che il suo gi arancione era stato fatto a pezzi in un combattimento aveva deciso di smettere di vestirsi, un completo e altri erano pronti per lui nella piccola casetta che gli era stata assegnata, ma non voleva, era bello tornare a sentire la terra e l’aria e la luca diretta sulla pelle. E a parte qualcuno che lo adocchiava male, non c’era stato nessuno che gli urlava di vestirsi.
Chiuse gli occhi e cercò di prendere un bel respiro, per pura abitudine, sentendo i rumori attorno a lui: tra tutti gli ambienti del paradiso, tra i suoi preferiti c’era la zona delle montagne, immersa nel verde e con rumori di animali un po’ ovunque. Gli ricordava soprattutto la sua infanzia. 
Prestando attenzione solo ai rumori più lievi, unì le mani e lentamente sollevò le braccia con un respiro profondo, le portò in alto e dietro finché non sentì la schiena inarcarsi. La testa ciondolò una volta indietro e una volta verso il petto. 
Portò giù le braccia, buttando fuori aria e con gentilezza spinse indietro le braccia questa volta, con i muscoli della schiena che si contraevano. Unì la mani e tirò. Il petto che si tendeva e gonfiava per l’aria.
Rilasciò e sorrise. Mise la testa in avanti, con il mento che toccava il petto, poi indietro, destra e sinistra. I nervi che tiravano e le ossa che scricchiolavano.
Sollevando un braccio, si preparò per flettere il busto dalla parte opposta, assicurandosi di aver allargato bene le gambe per riuscire a toccare le dita dei piedi. Da un lato e poi l’altro.
Poi si sedette sull’erba fresca, allargò ancora le gambe e si tese nel modo corretto per flettere il busto e arrivare di nuovo ai piedi. Uno alla volta li afferrò e spinse il dorso, finché non si toccò le cosce con questo.
Era alla quarta ripetizione, quando sentì una presenza accanto a lui. Sollevò la testa e vide uno degli assistenti orchi piccoli con il cravattino e gli occhiali con un viso ansioso e tirato.
-Son Goku. –
-Sì? – 
L’agente balbettò e sfogliò un blocknotes: - Sei convocato da Re Enma. – 
-Uh? Perché? –
Il piccoletto sudò freddo: - Io porto solo i messaggi. Ma ci sono visite. –
-Eh? –
Goku saltò in piedi e senza prendere tempo si alzò in volto: - Grazie! – e subito volò veloce verso l’ufficio del Re. 
La solita fila di anime e le solite voci in sottofondo. Goku salutò qualche assistente, uno di questi lo fece passare- al solito delle anime si lamentavano che qualcuno stesse saltando la fila, Goku alzò la voce dando le sue scuse. 
Dentro il sempre uguale spazio di accoglienza di Re Enma, c’era il Giudice dietro la sua scrivania che nonostante la sua grande stazza appariva un po’ più piccolo.
-Re Enma, mi hai chiamato? –
-Oh, Goku! – poi si girò verso due individui che non aveva visto o percepito, non avevano ki quindi non erano morti ma non ne possedevano lo stesso, il tono di Re Enma era teso: - Ecco il ragazzo, mio Signore, è lui. –
-Mh. – mugugnò uno dei due sconosciuti.
Goku lo osservò: si era seduto sulla scrivania di Re Enma, non era grande ma la sua presenza dava l’idea di essere abituato a dare ordini e non essere mai contraddetto. Non sembrava un terrestre, più un grande micio senza lunga peluria e lunghe orecchie, dalla pelle viola e vestito con larghi pantaloni e una collana che copriva sia le spalle che metà petto. E lo guardava con sufficienza.
-Sarebbe questo mortale? Ma è morto, come fa a essere forte? – pigolò con fastidio.
-Uh uh, suvvia, Lord Beerus. – ridacchiò il secondo individuo, che si librava con leggerezza vicino l’altro: questo aveva lineamenti più familiari a Goku, dalla pelle blu chiaro, capelli bianchi verso l’alto e quelli che sembravano essere lunghi vestiti e un bastone in mano. – Non è carino da dire. – finì di dire, poi si rivolse a lui: - Lei è Son Goku, giusto? –
-Sì, sono io… chi siete? –
Il tipo seduto gracchiò: - Come ti permetti? Chi siamo? Oh, se non fossi già morto ti avrei ucciso, assieme al tuo pianeta. –
Goku sorrise: - Aspetta, sei un combattente? – 
Re Enma sembrava quasi avere un mancamento, gli assistenti si affrettarono attorno a lui per ogni evenienza. 
La creatura con i capelli bianchi ridacchiò: - È una creatura pura, Lord Beerus, se pazienterà ancora un po’ si divertirà! –
-Lo spero. – sputò arrabbiato l’altro.
-Tu sei un combattente? – domandò Goku voltandosi verso di lui.
-No, Goku. Mi chiamo Whis e sono un Angelo, non combatto. – all’espressione delusa di Goku, l’angelo sorrise, poi indicò il suo collega: - Mentre lui, è Lord Beerus, il Dio della Distruzione! –
Beerus si era gonfiato il petto, con i lineamenti adesso soddisfatti. Goku si prese qualche istante per ragionarci sopra, ma c’era un solo risultato per lui.
-Un Dio della Distruzione… -
-Esatto, ragazzo, - ridacchiò il dio. – Stupefatto? Sì, fa il suo effetto. –
Goku sollevò trionfante i pugni con un grande sorriso: - Allora devi essere potentissimo! Combatti contro di me? Per favore! – 
Whis ridacchiò apparentemente estasiato dal suo comportamento, mentre Lord Beerus digrignava i denti e Re Enma quasi sveniva dietro la sua scrivania. 
-Per favore! – pregò ancora Goku, sollevandosi in volo e arrivando davanti al dio, unendo le mani a preghiera: - Sarebbe un onore per me, per favore! –
Sul viso felino di Beerus comparse un ghigno e Goku sorrise felice, ma Whis parlò.
-A dire il vero, Goku, siamo venuti qui per te. –
L’angelo doveva divertirsi molto delle espressione che dava, perché continuava a sorridere e Goku sentiva che era un sorriso benevolo.
-Tu sei un saiyan. –
-Sì. –
-Quante storie, Whis! Ci penso io. –
-Oh, che modi… - borbottò l’angelo.
-Goku o come ti chiami. Sono venuto qui perché voglio combattere contro il super saiyan god, quindi andiamo a combattere! –
Il moro sollevò un pugno in segno di vittoria, ridacchiando, quando si bloccò: - Scusate, una domanda… cosa sarebbe un super saiyan god? –
Lord Beerus e Whis lo osservarono uno infastidito e l’altro divertito. 
-Non sai cosa… -
-No. –
Beerus imprecò: - Quel dannato pesce me la paga! –
-Lord Beerus, veramente siamo qui perché al suo risveglio dopo tanti anni, ha detto di aver sognato di combattere contro questo saiyan e che era degno di nota. –
 
 
779, quattro anni dopo.
 
 
Era giusto ora di pranzo, ma nell’aria non c’era alcun profumo delle leccornie che ricordava, sapeva perché: nessuno era presente nella casa che condividevano Gohan, Videl con il papà della ragazza e Buu. Poteva sentire i loro ki insieme, e una nuova piccola luce che lo fece sorridere di cuore. 
Poteva chiaramente avvertire quella di Chichi con loro. Mentre Piccolo era stranamente dentro la casa, probabilmente a meditare.
Era pieno maggio e il Pesce Oracolo aveva indovinato come sempre, accennando a qualcosa sulla settimana d’oro: Goku sapeva che niente era cambiato, la Terra era sempre la stessa, ma adesso poteva sentire e vedere cose che prima non immaginava. Ogni cosa era amplificata: profumi, colori… 
Whis aveva insistito per sistemare il suo abbigliamento, in effetti non poteva presentarsi nudo- Chichi non avrebbe approvato, e indossava dei pantaloni larghi arancioni che si stringevano alle caviglie con i fianchi tagliati in uno spicchio, una fascia nera in vita da cui partiva avanti e indietro un pezzo di stoffa che finiva a punta e la parte superiore simile a un top sempre arancione con uno scollo senza maniche con un piccolo colletto. Era come il suo vecchio gi, solo un po’ diverso. Dietro in basso Whis aveva tenuto uno spazio libero e Goku ne era felice, potendo lasciare libera la coda di ondeggiare nell’aria. E come un ultimo favore: i polsini e gli stivali e il top erano più pesanti rispetto ai precedenti. 
I ki si stavano avvicinando, mano a mano poteva udire le loro voci nei veicoli. Arrivati davanti a casa e parcheggiato vide scendere Gohan per primo che si girò subito per osservare Videl che usciva con agilità dalla macchina volante e in braccio un fagottino avvolto in una coperta azzurra.
Goku poteva avvertire tanto amore tra loro. 
Facendo il giro del veicolo comparve anche Chichi con Mister Satan, Buu atterrato poco distante, molto curioso e affascinato dalla nuova arrivata, mentre Satan era un insieme di euforia e goffaggine. Chichi ovviamente era pronta a tutto e non vacillava, il viso sereno e felice, caricava tra le mani dei bagagli. 
-Adesso sarà meglio che vai a letto, Videl, hai bisogno di riposo. – disse Gohan, premuroso e preoccupato.
Videl ridacchiò: - Sei troppo ansioso, sto bene! – 
Goku osservava la scena da vicino uno degli alberi della grande casa e dell’immenso giardino, non facendosi vedere, contento che Gohan e gli altri non potessero sentirlo. 
Li vide entrare in casa mentre Chichi dava direttive a Buu e Satan per delle valigie. Il saiyan sorrise: Chichi era fantastica! 
Tutti entrarono dentro casa, concentrati sul piccolo fascio di gioia appena arrivato e alla sua mamma. Poteva percepire il ki di Gohan creare un bozzolo attorno a loro tre, nel puro istinto protettivo di un padre e di un saiyan e sentiva che anche il ki di Videl li avvolgeva come una barriera. 
Non stava più nella pelle: andò sotto l’arco dell’ingresso e suonò. Sicuramente avranno tante domande, ma a lui interessava solo la bambina. 
-Vado io! Voi pensate a preparare la tavola! – urlò Chichi, e dopo dei veloci passi, la porta si aprì rivelando il viso di sua moglie, che lo guardò e spalancò gli occhi.
-Chichi! Ciao, tesoro mio! – salutò lui, felice di ammirarla ancora dopo anni.
La donna era vestita con una veste sul tradizionale, come ricordava, di un blu scuro e dettagli gialli. I capelli neri raccolti in uno chignon ordinato.
-Go… Goku? –
Goku annuì contento, pronto per abbracciarla, quando fece un passo la donna gli sbatté la porta in faccia. Il moro si massaggiò il naso pigolando: - Chichi? Sei arrabbiata? – bussò piano.
Da dentro arrivavano dei rumori confusi, finché non sentì la voce di Gohan più vicina: - Mamma, cosa fai? Apri! Non puoi tenerlo fuori! –
-Ah no? Guarda come lo faccio! –
-Mamma! –
Goku sorrise: non era cambiato niente su quel fronte e lui amava sua moglie e il figlio! 
La porta si aprì di nuovo, rivelando Gohan con il suo maglioncino e gli occhiali da vista che ebbe una reazione del tutto diversa da quella di Chichi; il viso si sciolse in un sorriso e di slancio lo abbracciò. Goku non vedeva l’ora e subito aprì le braccia per accoglierlo. Gohan lo teneva stretto, come se avesse paura che fuggisse. 
-È bello rivederti, figliolo, lasciati guardare! – lo scansò appena per poter vedere il volto un po’ bagnato di lacrime e un piccolo sorriso: non si era allenato, la sua forza era rimasta quella di anni prima, ma Goku sapeva che era felice, e questa era la cosa importante: - Sei cresciuto ancora. -
-Papà. – mormorò il ragazzo: - Sai che invecchiamo più tardi. Non sono cresciuto. – 
-Beh, io vedo la differenza. –
Gohan arrossì e sospirò e finalmente notò qualcosa di nuovo: una protuberanza pelosa che lo avvolgeva a un braccio in un abbraccio dolce.
-Cosa… -
-Ah. – ridacchiò Goku, portandosi una mano dietro la nuca: - Sì, ho la coda. –
-Questo lo vediamo, Goku! – gracchiò Chichi infondo al corridoio.
Goku lasciò andare Gohan, prestando attenzione alla moglie: - Tesoro… -
-Questa volta per quanto tempo? –
-Eh? –
-Per quanto tempo resterai sulla Terra? –
Goku non capiva, Chichi indicò sopra la sua testa e allora anche Gohan guardò: non vi era nessuna aureola. Chichi solo in quel momento si accorse della mancanza e saltò in avanti, prendendo la casacca di Goku e tirandolo:
-Cosa? Dov’è? Non dirmi che… - ansimò, affannata.
Goku ne approfittò per stringerla al petto: - È bello abbracciarti, Chichi. – sorrise, godendosi il suo profumo. 
-Sei… sei vivo? – mormorò lei sollevando la testa e guardandolo in volto.
Il moro annuì: - È una storia divertente… - ridacchiò: - Sono tornato in vita, ma non posso restare molto. –
-Allora cosa sei venuto a fare? – chiese con della tristezza che iniziava a farsi strada sul viso.
-Sono qui per conoscere mia nipote. – rispose Goku come se fosse la cosa più ovvio del mondo.
Allora Chichi si illuminò piano, gli occhi luminosi: - Oooh Goku! Che bravo nonno! –
Al saiyan faceva strano sentirsi chiamare così, ma Chichi era felice, quindi andava bene. Si girò verso Gohan: - Posso vederla? –
Il mezzo saiyan annuì e lo portò subito in sala, dove c’era Piccolo che era chiaramente uscito dalla fase della meditazione che aveva sempre praticato, per entrarne in una tutta nuova: era su uno dei divani colorati e teneva delicatamente tra le braccia la neonata come se si fosse esercitato per farlo al punto da risultare naturale. 
-Videl! – chiamò il figlio, - Guarda chi c’è! –
La ragazza, che si era alzata dal divano vicino il namecciano, non mostrò stupore, ma solo gioia, non come se si aspettasse che venisse, solo che era ovvio che ci fosse anche lui in questo giorno. Scaldò il cuore di Goku. 
-Sono contenta di vederti. Vieni, ti presento la piccola Pan. –
Il saiyan sorrise: un po’ gli dispiaceva che lei non si allenasse più, ma era bello averla conosciuta. Camminò verso di loro e Piccolo non lo guardò neanche una volta, anche se il volto verde era presente un ghigno sornione. Goku si chinò verso il fagottino con gli occhi neri e grandi simili a quelli dei genitori che si osservava curiosa in giro. Così piccola e un ki così grande. 
-Chi hai convinto questa volta? – domandò con voce leggera Piccolo mentre osservava con circospezione la coda che si agitava eccitata in aria.
-Il Dio della Distruzione. – rispose tranquillamente. – Ehy… - sussurrò, aprendo ancora le braccia: - Adesso è il mio turno. – disse, rivolgendosi alla piccola. 
Piccolo non sembrava molto contento di separarsi dalla neonata, ma non disse niente in merito, passandogliela: - Fai attenzione, sai come si prende in braccio un bambino così piccolo? – ridacchiò.
-Mh, - mugugnò Goku, concentrato sul fagottino, sistemandola con tutta calma tra i propri muscoli e creando un luogo sicuro tra le braccia e il petto. Sorrise incantato, comprendendo perché Piccolo fosse così immerso prima. 
-Siediti Goku, non restare in piedi. – la voce di Mister Satan appariva lievemente incerta, ma sembrava oramai abituato a tutto, mentre Buu aiutava in cucina Chichi soprattutto per cercare di ottenere qualcosa da mangiare prima di pranzo.
Goku prese posto vicino Piccolo, spostando piano un braccio e toccando con un dito il nasino della piccola. Intanto Mister Satana si avvicinò continuando a parlare:
-Pesa 2,9 kg, un po’ piccola forse, ma ha tanta forza oh sì, - disse tutto orgoglioso, - Appena nata non ha urlato o pianto, ma ha riso osservando i medici e Gohan. Una combattente, te lo dico io! Come sua mamma! –
Pan gli afferrò il dito e strinse forse, il saiyan sorrise: - Lo è. – 
-Papà… - lo chiamò Gohan, speranzoso: - Da quanto tempo eri… sei- -
-Arrivato? Da poco. Vi ho aspettato e una volta entrati ho bussato. –
-Quindi eri qui fuori? – chiese Piccolo, quando il moro annuì, si guardò brevemente con Gohan: - Hai imparato a sopprimere molto bene il tuo ki, l’allenamento a cui ti sei sottoposto deve essere molto intenso. –
Goku ridacchiò e la coda arrivò davanti, dondolando sopra il viso di Pan poi la lasciò posarsi tra le sue manine. 
-Devo ammettere che mi ero quasi dimenticato di quella. – sussurrò Gohan. – Non ci potevo credere quando la mamma urlava di una coda, pensava di avere le allucinazioni. –
-Pensavo che non ricresce a voi Saiyan la coda, se viene tagliata troppe volte. – intervenne Piccolo.
Goku ridacchiò piano mentre le minuscole dita della nipote si muovevano sulla pelliccia. Sapeva che la sua coda rilasciava feromoni a seconda del proprio umore, da come gli aveva spiegato Whis, e adesso era sereno e felice, sperava che Pan lo sentisse. Gli dispiaceva che non avesse la coda, gli sarebbe piaciuto intrecciarla in un abbraccio d’affetto, ma anche così poteva riempirla di amore. 
-È così. – rispose al namecciano. – in effetti non era prevista, ma nel corso dell’allenamento è… uscita da sola. – spiegò in semplici parole, anche se sapeva che non avrebbero soddisfatto la curiosità dell’amico. 
-Ti dispiacerebbe essere più specifico? – chiese a denti stretti.
-Oh, beh… vedi, ero nell’Aldilà e continuavo con i miei allenamenti, quando sono stato chiamato da Re Enma. C’erano due tizi che non avevo mai visto. –
-Uno di questi è il Dio che hai nominato prima? – domandò, intuitivo come sempre.
-Mhm… Lord Beerus, e il suo angelo custode Whis… -
-Un angelo? –
-Sì. Ah, non ha le ali, però ha un bastone. – precisò, carezzando la guancia della nipote. – Cercavano il super saiyan god e pensavano che fossi io. –
-Il super saiyan god? Non sapevo esistesse una simile trasformazione. –
-Neanch’io e in effetti Lord Beerus non aveva preso bene la notizia. – ridacchiò. – Però sembrava essere un guerriero fortissimo che poteva anche combattere contro un dio. Mi sono unito a loro nella ricerca, finché beh- -
Piccolo ghignò: - Finché non avete capito che avevano ragione fin dall’inizio: potevi raggiungere quel livello. –
-Eggià! L’addestramento è difficile ma urca se è divertente! – ridacchiò ancora e Piccolo sorrise scuotendo la testa. 
-E come hai fatto a tornare in vita? –
-Oh, beh… ecco- - Goku si bloccò, Piccolo lo guardò con un’espressione interrogativa: avevano percepito dei ki familiari avvicinarsi. Tre a grande velocità. In pochi istanti, il campanello della porta suonò più volte. Videl annunciò che sarebbe andata lei, mentre Chichi la invitava a riposare e basta e si precipitava lei alla porta. 
Due ragazzini di dodici anni respiravano affannati, bloccandosi all’ingresso della sala: uno con i capelli a caschetto turchesi come la mamma e una giacca con il logo della Capsule Corp. e l’altro con un completo tradizionale chiaro cinese e così simile a lui, gli occhi grandi e pieni di speranza, ancora.
-Te lo avevo detto, Goten! – trillò Trunks al suo migliore amico, con un sorriso che nasceva sul viso – È lui! –
Goten fece di no con la testa, sentendosi gli occhi addosso, Goku sapeva che il suo ki era tremante: allungo il proprio verso quello del figlio riempiendolo di calore. Goten si scosse. Trunks gli diede una spinta: - E vai stupido! – ridacchiò felice.  
Il piccolo Son si avvicinò al padre e si fermò dal saltargli addosso solo perché aveva Pan. Goku gli sorrise: - Vieni qui a sederti con me, figliolo. – gli indicò il posto accanto a lui, - Così conosci la piccola Pan. –
Goten trattenne le lacrime e annuì, sedendosi vicino a lui e con un piccolo sforzo osservò la nipote.
-Uh, quanto è piccola… - sussurrò.
-Eh sì, - ridacchiò Goku, - ma è già fortissima, la senti? – 
Goten notò la coda, notò la mancanza dell’aureola, ma sembrava non importargli, suo padre era lì, questo superava ogni altra cosa. Quello che davvero si domandava era ciò che Goku si aspettava, ma la voce di Bulma impedì a Goten di parlare.
La scienziata era entrata in casa urlando, assieme al rumore di un oggetto solido che sbatteva contro una parete, precipitandosi in cucina dove c’erano Chichi, Buu e Videl con Gohan. Subito dopo finalmente la vide entrare in sala con la sua storica eleganza furiosa. Guardando la scena che le si presentava davanti, tirò fuori il suo telefono e scattò una foto al quadretto in stanza e soddisfatta lo mise in tasca.
Si avvicinò a Goku e Pan, che in effetti era la piccola star! 
-Ma guarda guarda, ci voleva la nascita di Pan per farti tornare, eh? – lo prese in giro ridendo.
-Non potevo mancare! –
Bulma annuì: - Dovevo finire un esperimento delicato, sono corsa appena ho potuto, per strada Chichi ha chiamato e ha detto che Pan era nata, lei e Videl sono in salute e che… eri tornato. Goten è corso subito in volo e Trunks l’ha seguito. Non hanno voluto aspettare il resto del tragitto in auto! –
Vicino a lui, Goten arrossì cercando di nascondere il viso. Trunks era andando a sistemarsi dietro il divano, per avere una visione totale della bambina. Era divertito dall’imbarazzo dell’amico. 
Un ki molto familiare e fredda si ampliò per la stanza, prima di placarsi e tornare il più silente possibile: dietro a Bulma, poggiato alla parete c’era Vegeta che osservava la scena. 
-Papà! Perché ci hai messo tanto? Vieni a vedere Pan! – lo chiamò Trunks agitando una mano.
Vegeta incrociò le braccia al petto: - Non sono io che sono lento, è tua madre che mi ha mandato addosso alla parete. –
-Se non ti muovi devo trovare il modo per farlo. – rispose piccata lei facendo l’occhiolino al marito.
Goku si sforzò di concentrare il proprio ki attorno a Pan, di non mandarlo verso l’altro saiyan. Desiderava riscaldarlo, perché la sua energia era così fredda? La ricordava calda… qualcosa era cambiato allora, come prima l’apparenza no, così come Vegeta di aspetto era identico a cinque anni prima e ancora a sette anni prima, ma tutto il resto- dentro… sentiva ancora un legame, una connessione, più per istinto che altro ma non era certo di essere il benvenuto in quel luogo condiviso dove erano uno. 
-Vegeta. – lo salutò, Bulma si spostò mentre si alzava dal divano.
-Posso tenere Pan, Goku? – chiese l’amica e lui annuì, passandola con attenzione, avvertendo lo sguardo di Piccolo sempre attento, tra le braccia sicure di lei.
Pan sembrava essersi affezionata alla coda di Goku, questi sorrise e le carezzò ancora una guancia: - Posso riavere la mia coda, piccola? – chiese in un sussurro. Pan miagolò piano e dopo una forte stretta la rilasciò, – Grazie. – disse Goku. Felice di non essere al centro dell’attenzione, così si avvicinò al suo vecchio rivale: - Non sapevo che saresti venuto, è una sorpresa. – 
Vegeta schioccò la lingua: - La donna ha insistito, lascia poca scelta. –
Goku ridacchiò portandosi una mano dietro la nuca: - Lo so, Bulma è una forza della natura! –
-Ed è nata una saiyan. – continuò con tono imperioso.
-Oh?... oh… - sussurrò Goku, buttò un occhio a Goten che faceva le boccacce a Pan. – Spesso lo dimentico. –
Vegeta sbuffò: - Ma non mi dire… sei sempre un idiota, Kakarot! –
Goku lo guardò e Vegeta ricambiò con uno sguardo più intenso e deciso, un sorriso sulle labbra del Principe: Goku tremò dentro di sé e sorrise. Non aveva più sentito quella voce, quel nome…
-Allora, a quanto sembra sei tornato in vita. –
-Eheh. –
-E che fine ha fatto il tuo ki, eh? – sputò Vegeta. 
Goku sobbalzò: - È solo una tecnica quella di azzerare il ki, la sai usare anche tu, anche Gohan, anche- -
-Il solito chiacchierone! Non hai celato, è come se non emanassi nulla! E hai anche il coraggio… – ringhiò e indicò la sua coda: - Di presentarti così. –
-Ah, veramente… Vegeta, è uscita da sola un giorno. Non è stato molto piacevole, non ce lo aspettavamo, ma alla fine è bello. Non mi rendevo conto di quanto- -
-Zitto, fermo, aspetta! – ordinò Vegeta con urgenza mentre si staccava dalla parete, lasciando cadere le braccia ai fianchi: - Da sola? Non ce lo aspettavamo? Kakarot… tu non sei stato nell’Aldilà, vero? Figurarsi… un idiota come te non è in grado di rimanere morto, dovevi trovare il modo per diventare più forte! – ringhiò ancora. – E riuscirci. – 
Goku sollevò le mani in segno di resa: - Vegeta, non arrabbiarti! Ti racconterò tutto, io… io voglio raccontarti tutto. Non ho pensato ad altro che a te mentre mi allenavo su quel pianeta. –
Il saiyan più giovane temeva di aver parlato troppo, per fortuna Vegeta non era così complesso: si era solo focalizzato su ben altri dettagli della frase.
-Quindi è così? Hai seguito un allenamento speciale su un pianeta… - biascicò. – Hai perfezionato il terzo livello immagino. –
-Eh, io… - nel silenzio che non riuscì a colmare, sentì un pugno dentro di sé, non lo avvertiva da anni… veniva da Vegeta. Goku socchiuse le labbra e lo fissò per diversi minuti. Qualunque cosa Vegeta percepì dentro di lui non era buona, perché mostrò i canini.
-Hai superato il super saiyan di terzo livello, dannata terza classe! – 
Goku fece un passo indietro: - Vegeta… calmati… non so se è lo stadio successivo, ma so che è possibile superarlo, anche tu puoi! Sono sicuro che hai perfezionato il terzo livello. – 
Vegeta sembrò rompersi e Goku sapeva che presto gli avrebbe rotto anche qualche suo osso. 
-Te ne sei andato dalla notte al giorno, Kakarot, il grande eroe della Terra. – sputò con rabbia il Principe, - Non c’erano minacce ed eri tornato in vita, potevi stare con la tua famiglia, i tuoi amici. E invece cosa ha scelto il buon Goku? Di andarsene! –
Vegeta non piazzò altri pugni nel loro vecchio legame, ma onde potenti di energia ben mirate. La coda si muoveva sinuosa cercando di mantenere la calma, cercando di non rilasciare odori per tranquillizzare se stesso o Vegeta, ma non era sicuro di riuscirci, non aveva mai capito come fare.
-Non hai niente da dire, Kakarot? –
Goku lo fissò intensamente, allungandosi mentalmente verso Vegeta, che allargò gli occhi serrando la mascella.
-Dico che è ora di combattere, Vegeta. – 
Il Principe sorrise: - Era ora che dicessi qualcosa di intelligente. –
Alcuni piatti erano pronti e gli altri avevano iniziato a portarli in tavola, in quel momento Chichi sentì la conversazione: - Cosa? Sempre la stessa storia! No, niente combattimenti oggi! –
Goku avrebbe voluto rispondere, ma l’energia emanata da Vegeta lo ancorava a lui.
Bulma intervenne: - Dai, Chichi, lascia che si sfoghino, poi torneranno. –
-Non sappiamo neanche quanto tempo potrà rimanere Goku, non voglio che lo passi in un combattimento privo di senso con Vegeta! – rispose arrabbiata Chichi.
Vegeta fece una smorfia: - Sai ancora teletrasportarti? – Goku non rispose, - Portaci lontano da qui. –
Goku si mise sue dita sulla fronte e Vegeta gli mise una mano sulla spalla, le urla di Chichi si spensero mentre si dissolvevano.
 
 
 
 
 
 
 
Prossimo aggiornamento: 17/01/2022
 
 
 
   
 
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