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Autore: Magica Emy    12/01/2022    6 recensioni
Lasciarsi andare a quel modo non era proprio da lui, ma Akane era così vicina e il suo profumo talmente inebriante che non era proprio riuscito a resistere...
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akane Tendo, Ranma Saotome
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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-Kasumi, che cosa è successo? 

Gridò Akane, sconvolta, raggiungendo la sorella in sala d'aspetto e scuotendola con forza nella disperata ricerca di notizie concrete. Aveva raggiunto l'ospedale insieme a Ranma e per l'intero tragitto il cuore non aveva smesso di martellarle furiosamente in petto, trasformando di colpo la sua mente in un'intricata matassa di lana infeltrita e le sue ginocchia in gelatina. Si sentiva mancare il fiato, ma doveva resistere. Sapere. A ogni costo. La maggiore delle Tendo le prese il viso fra le mani, trattenendo a stento le lacrime. 

-Akane - disse con voce rotta - siete qui, finalmente! Papà ha avuto un malore improvviso, e… 

Si interruppe, tirando su col naso, senza avere la forza di proseguire. 

-Come sta, si sa qualcosa? 

Si intromise Ranma, rabbuiandosi in volto quando la vide scuotere la testa, affranta. 

-Niente, ancora. 

Mormorò. Poco più in là Nabiki attendeva impaziente dietro una porta chiusa, tamburellando nervosamente le dita sulla parete bianca di fronte a sé finché la figura alta e slanciata del dottor Tofu, che aveva appena lasciato la stanza, non catturò la sua attenzione. 

-Allora dottore, come sta mio padre? 

Chiese in evidente apprensione. 

-Ci dica qualcosa, la prego! 

Le fece eco Akane, precipitandosi da lui e cercando con tutte le forze di mantenere i nervi saldi. Nonostante provasse a zittire l'impietosa voce interiore che già da un po' la stava tormentando, si sentiva talmente responsabile che, se all'amato genitore fosse accaduto qualcosa di brutto, non sarebbe mai riuscita a perdonarselo. Il buon dottore sorrise, incoraggiante. 

-Le sue condizioni sono stabili, adesso - spiegò - potete stare tranquilli, non è nulla di grave ma ha avuto un crollo emotivo, probabilmente dovuto a un forte stress. Vedrete però che con un po' di sano riposo e un'alimentazione equilibrata si riprenderà presto. Al momento gli ho dato un sedativo perciò sarà meglio lasciarlo tranquillo, almeno per questa notte. Domani lo sottoporrò a ulteriori esami ma non c'è da preoccuparsi, è solo per precauzione e, se tutto andrà per il meglio, fra qualche giorno potrete riportarlo a casa. 

Fu allora che tutta la forza raccolta fino a quel momento parve sciogliersi come neve al sole, facendola crollare all'improvviso. Akane scoppiò così in un pianto dirotto che non poté controllare, lasciando perplesso il giovane medico che, ancora una volta, si affrettò a rassicurarla. 

-Non disperarti, piccola Akane, in fondo rappresenta una buona notizia. Non è nulla che un po' di riposo non possa rimettere a posto. 

Per tutta risposta la ragazza prese a singhiozzare più forte, correndo via prima che qualcuno potesse fermarla. Ranma la seguì, raggiungendola sulla minuscola panchina appena fuori dall'ospedale. 

-Ehi, tutto bene? 

Sussurrò, circondandole le spalle con un braccio. La vide scuotere la testa senza sollevare lo sguardo, che teneva fisso sulla punta delle sue scarpe, come se questo potesse infonderle il coraggio necessario per ritrovare la voce. 

-Avevi ragione, sai? Avrei dovuto fermarlo, parlargli e provare ad appianare le cose quando ne ho avuto l'occasione. Forse, se mi fossi comportata diversamente, niente di tutto questo sarebbe successo. 

Disse con accento grave, asciugandosi in fretta le lacrime che rigavano le sue guance infuocate. Il fidanzato sospirò con forza, coprendole una mano con la propria mentre la sentiva irrigidirsi. 

-Oh Akane, non hai sentito cosa ha detto il dottor Tofu? Tuo padre starà bene. 

-È tutta colpa mia, Ranma. Soltanto colpa mia. 

Replicò, come se non lo avesse neppure sentito. 

-Non dire così, non è vero. 

-Sì, invece. L'ho offeso, dicendogli delle cose tremende e questo deve averlo fatto stare molto male. Se solo… 

La disperazione prese di nuovo il sopravvento, impedendole di formulare una frase di senso compiuto. Riprese a singhiozzare e Ranma la strinse forte contro il suo petto, attendendo con pazienza che si tranquillizzasse. 

-Vedrai che si sistemerà tutto - disse, sfiorandole con le labbra i capelli arruffati - potrai parlare con lui quando sarà il momento. 

La invitò a sollevare la testa, impegnandosi a cancellare con le dita l'impronta che le copiose lacrime le avevano lasciato sul viso, guardandola con infinita tenerezza. 

-Su, non piangere più. 

La piccola fece un paio di respiri profondi, concentrandosi su quelle mani calde che tanto amava sentire sulla propria pelle e che, quasi come un balsamo dalle proprietà miracolose, parvero ben presto lenire ogni ferita interiore. 

-Il dottore dice che possiamo andare a casa, torneremo domani. Vieni con noi, vero Akane? 

I due giovani si accorsero della presenza di Nabiki solo quando la sentirono parlare, voltandosi all'unisono verso di lei. 

-Non andrò da nessuna parte - chiari` Akane, risoluta - non senza Ranma. 

-Beh, questo era implicito. Naturalmente Ranma ci seguirà, non è forse così? 

Aggiunse Kasumi che li aveva intanto raggiunti a sua volta, sorridendo dolcemente a entrambi. Il ragazzo col codino si grattò la fronte, a disagio, chiedendosi se fosse davvero il caso di rimettere piede in quella casa dopo essere stato invitato - e non troppo gentilmente - a lasciarla per sempre. 

-Ecco, veramente… pensavo di aspettare i miei, prima. Torneranno a giorni, e… 

Esitò, temporeggiando. 

-Possiamo aspettarli tutti insieme, che ne dici? 

Nabiki provò a toglierlo dall'imbarazzo, strizzandogli l'occhio giocosamente. 

-Torna a casa insieme a noi, Ranma, ti prego. So che anche papà lo vorrebbe tanto. 

Insistette la più grande delle sorelle, mentre il suo bel sorriso restava immutato. Incrocio` lo sguardo supplicante della fidanzata e a quel punto, finalmente, piego` la testa in un lieve cenno di assenso. Se era per lei, poteva anche farcela. 

Così fu. Quella sera stessa, dopo tanto tempo, Ranma tornò in quella che era stata la sua casa per più di due meravigliosi anni e che ora si apprestava a riaccoglierlo tra le sue familiari mura. Chissà come l'avrebbe presa suo padre, di sicuro ne sarebbe stato molto felice. Era a questo che pensava quando, mettendo in ordine le proprie cose, riprese possesso della sua camera, rimasta esattamente come la ricordava. Si guardò intorno, rabbuiandosi però subito dopo. Probabilmente era lì che Ryoga aveva dormito per tutto il tempo in cui gli era stato promesso che il suo sogno di sposare Akane sarebbe presto diventato realtà. No, non doveva più pensarci, poiché le cose ormai erano completamente diverse. Anche se per merito suo, questo non poteva certo dimenticarlo. Si ritrovò a considerare quanto grande e generoso fosse il cuore di quello strano ragazzo che ormai per lui rappresentava non più un rivale, bensì un amico prezioso su cui contare. Chissà se lo avrebbe mai rivisto. Sperò con tutto il cuore che il suo pessimo senso dell'orientamento lo riportasse a Nerima, prima o poi. 

 

Quella notte Akane si rigirò sul futon di Ranma, senza riuscire a chiudere occhio. Credeva che dormire insieme al fidanzato l'avrebbe aiutata a placare le sue angosce, ma così non era stato. Decise quindi di alzarsi, stando ben attenta a non disturbarne il sonno prima di lasciare la camera da letto in punta di piedi. Raggiunse lentamente il piano di sotto per uscire in giardino, quando una voce alle sue spalle la sorprese, costringendola a voltarsi. 

-Nemmeno tu riesci a dormire? 

Chiese l'elegante e slanciata figura che, nella penombra della stanza, la osservava ora con crescente curiosità. 

-Nabiki, cosa ci fai qui? 

La vide alzare le spalle e muovere qualche passo verso di lei. 

-Quello che ci fai tu, suppongo. Aspetto l'alba. Non mi riesce di chiudere gli occhi al pensiero che papà non sia con noi. Non sono abituata a non averlo intorno e questo mi fa sentire un po' sola e inquieta. 

Disse. La minore delle due si accigliò. 

-È per questo che hai insistito affinché io e Ranma tornassimo a casa? Perché ti sentivi sola? 

Domandò a bruciapelo, osservandola lasciarsi andare a un lungo sospiro spazientito. 

-Akane, se ho insistito affinché tornaste è solo perché questa è anche casa vostra ed era giusto così. 

-Allora per quale motivo non ti sei opposta quando nostro padre ha cacciato via Ranma? 

Silenzio. 

-Ci ho provato, credimi, ma non ne ho avuto la forza. Puoi continuare a odiarmi, se vuoi ma, per quel che vale, mi dispiace davvero tanto di aver pensato che tenerti lontana da Ranma fosse la migliore soluzione. Soprattutto perché, così facendo, avrei potuto averlo tutto per me. 

Butto` lì, scrutandola di sottecchi. Akane la fissò con gli occhi sgranati. 

-Stai scherzando, spero! Non vorrai ricominciare con quella storia e sperare che stavolta me la beva! 

Esclamò, agitandosi. Nabiki increspò le labbra in uno dei suoi furbi sorrisetti. 

-Ma è ovvio che scherzo, dai - rispose - Stai tranquilla, non potrei mai innamorarmi del tuo ragazzo. Quel timidone non è proprio il mio tipo. Forse. 

E giù a spanciarsi dalle risate. Sapeva da sempre che sua sorella avesse uno strano senso dell'umorismo, ma questo… questo era decisamente fuori luogo. 

-Sei veramente incorreggibile, lo sai? Come fai a divertirti anche in un momento simile? Che scema! 

Sbotto`. 

-Però stai sorridendo. 

-Ti sbagli! 

-Guarda che ci vedo bene. 

-Come potrei sorridere al pensiero di te e Ranma che… 

Si bloccò, ammutolendo. Era vero, stava sorridendo senza neppure accorgersene. Dopotutto, a quella storia non ci credeva mica. Una volta era già stata più che sufficiente, cascarci di nuovo sarebbe servito solo a renderla ridicola.

Cavolo, accidenti a lei. Scosse la testa, indecisa se picchiarla oppure… abbracciarla? Ne aveva davvero così tanta voglia? Sì, persino il suo terribile umorismo le era mancato. Sussultò, presa alla sprovvista quando Nabiki le prese le mani. 

-Scusa, sorellina. Sono sincera, adesso. 

Rafforzò la stretta sulle sue dita, specchiandosi nei suoi occhi scuri e fugando ogni dubbio ancora esistente. In quell'istante la maggiore delle Tendo si materializzo` di fronte a loro, tra le mani un vassoio ricolmo di invitanti dolcetti. 

-Anche voi sveglie? 

Esordì con un sorriso. 

-Kasumi, non riesci a dormire neanche tu? 

-Già, e per distrarmi ho preparato dei mochi. Qualcuno ne vuole un po'? 

Fu raggiunta dalle ragazze e tutte e tre rientrarono in casa, pronte a consumare insieme un allettante spuntino notturno che parve dissipare pian piano ogni ombra tra loro, riportando il sereno e unendole più di prima. L'unico uomo presente in casa le osservava intanto a debita distanza, sollevato e felice per loro. Si era svegliato all'improvviso e, accortosi dell'assenza di Akane era sceso a cercarla, ritrovandosi acquattato dietro la parete - perché timoroso di rovinare, con la sua sola presenza, quel magico momento tra sorelle - a indugiare a lungo sul suo bel viso finalmente sereno, scoprendosi ancor più innamorato di quanto non fosse già. 


Il tempo snocciolo` lento i suoi giorni, tanto che Akane ebbe l'amara impressione che quella settimana non finisse mai, ma per fortuna il momento tanto atteso arrivò. Soun lasciò l'ospedale in una bella mattina di sole, tornando finalmente a casa. Una casa fin troppo vuota senza di lui, ma pronta a riaccoglierlo tra cori di festa e striscioni colorati preparati apposta per l'occasione. Immersi in quel clima allegro e gioioso Akane e suo padre parlavano fitto, ritrovando la complicità perduta e perdonandosi a vicenda. Quando la splendida festa di bentornato si concluse, Nabiki raggiunse la sua stanza e Kasumi si ritirò in cucina per rigovernare insieme a Nodoka, che l'aveva volentieri aiutata a preparare lo squisito pranzetto appena consumato. A quel punto il signor Tendo e il signor Saotome divennero d'un tratto molto seri, richiamando l'attenzione dei rispettivi figli. 

-Ranma, Akane - cominciò Soun - c'è qualcosa di importante di cui vorremmo parlarvi, figlioli. 

I ragazzi si guardarono, senza capire. 

-Vi ascoltiamo. 

Rispose infine Akane. Il padrone di casa si schiarì la voce. 

-Vedete, ciò che mi è successo e questa esperienza passata in ospedale, mi hanno fatto capire che non sono più giovane come una volta. 

-Papà… 

Sollevò una mano a mezz'aria per zittire la figlia. 

-Dicevo, non sono più giovane come una volta e non posseggo le energie necessarie per continuare a occuparmi di questo posto. Ragion per cui, è arrivato il momento. Dovete subentrare. 

-E questo… cosa vorrebbe dire? 

Chiese Ranma, anche se temeva di conoscere già la risposta. 

-Semplice, figlio - spiegò Genma e il viso purpureo - merito di tutto il sake che senza batter ciglio era riuscito a ingurgitare - si piego` in una buffa smorfia compiaciuta - a questo punto non c'è più ragione di attendere oltre, perciò abbiamo deciso che voi due vi sposerete fra due giorni. 

-Due giorni? Ma non è troppo presto? 

Protesto` Akane sgranando gli occhi, esterrefatta. 

-E poi siamo ancora minorenni! 

Aggiunse il fidanzato, con la fastidiosa sensazione di avere un macigno incastrato all'altezza dello stomaco. Soun proruppe in una risata, poi disse asciutto: - Questo è del tutto irrilevante, considerando che avete il nostro permesso. Inoltre, due giorni saranno più che sufficienti per organizzare le nozze. Miei cari ragazzi, il dojo è nelle vostre mani. 

-Rendeteci fieri. 

Gli fece eco l'altro, sorridendo da un orecchio all'altro. Subito dopo se ne andarono canticchiando allegri, lasciandoli soli. 

-Tu cosa ne pensi? 

Fu Ranma a rompere per primo quell'opprimente silenzio, vedendola alzare le spalle con aria di mesta rassegnazione. 

-Beh, in tutta sincerità non avrei mai creduto che ci saremmo ritrovati a parlare di questo tanto presto, ma… 

-"Ma" cosa? 

Sbuffò, abbassando lo sguardo. 

-Insomma, andiamo ancora a scuola e quando si spargerà la voce… 

-Scoppierà il caos. 

Considerò il giovane, completando la sua frase. 

-Per non parlare - continuò lei, concentrata sui suoi pensieri - del da fare che avrò nel tenere a bada quelle matte delle tue spasimanti. 

-Guarda che nemmeno i tuoi scherzano. 

-Hai paura? 

La fissò come se di colpo le fossero spuntate due teste. 

-Di battermi con quell'imbecille di Kuno? Stai scherzando? 

Akane incrocio` le braccia. 

-Mi riferivo al matr… al matrimonio. 

Cosa le prendeva, si era anche messa a balbettare adesso? Accidenti. Non sapeva neppure come sentirsi. Lo vide scuotere piano la testa. 

-Non avrò paura di niente, finché resterai al mio fianco. 

Ecco, lo aveva detto. E senza impappinarsi. Stava decisamente migliorando. 

-Davvero? 

La sentì sussurrare, speranzosa, e quando si specchiò in quei dolcissimi occhi scuri il suo cuore perse un battito. 

-Davvero. 

Disse, intrecciando le dita alle sue e rafforzando la stretta sulla sua mano quando, appena due giorni più tardi, splendida nel candido *Shiromuku che indossava, la vide piegare le labbra dipinte di rosso in un timido sorriso. Durante la cerimonia, come da tradizione gli sposi, emozionati e felici, bevvero per tre volte dalla stessa tazza di sake, sancendo così la loro unione. Mentre si scambiavano le fedi nuziali, tornarono con la mente a quel giorno ormai lontano in cui si erano conosciuti e alla prima di una lunga serie di litigate che li avevano visti protagonisti, senza neppure immaginare cosa il futuro avesse in serbo per loro. Ma eccoli lì, insieme, legati ora da un vincolo indissolubile che li avrebbe cambiati per sempre, aprendo le porte alla nuova vita che li attendeva. Alla fine del lungo ricevimento, tenutosi in gran segreto al fine di evitare brutte sorprese (come l'arrivo di tre squinternate a caso, per esempio) Akane si rifugiò sul tetto, sollevando il *Wataboshi fin sopra gli occhi per poi lasciarlo ricadere sulle spalle, scoprendo l'acconciatura tipica di cui non perse tempo a liberarsi, scuotendo più volte la testa affinché i suoi capelli arruffati tornassero a posto. Accolse poi a pieni polmoni l'aria fresca della sera, grata di poter finalmente riprendere a respirare, anche se sotto tutti quegli strati di trucco il suo viso accaldato non poté fare lo stesso. A tempo debito, però, avrebbe pensato anche a quello. Ora, l'unica cosa che desiderava era avere un po' di tranquillità. Giocherello` distrattamente con il minuscolo anello che portava al dito, muto testimone di ciò che, ebbra di felicità aveva appena vissuto, sbattendo più forte le palpebre quando le lacrime salirono a offuscarle la vista, ricordandole che non si trattava di un sogno. Sì, era tutto vero e quel prezioso cerchietto dorato lo dimostrava. 

-Ecco dov'eri finita! Come hai fatto a salire fin quassù con quel vestito addosso? 

La voce del neo marito la strappo` a quei piacevoli pensieri, facendola di colpo tornare coi piedi per terra. 

-Beh, ormai dovresti saperlo che ho mille risorse. E poi mi andava di guardare le stelle. 

Gli rispose facendo spallucce mentre lo guardava, elegante e bello da togliere il fiato, prendere lentamente posto accanto a lei. Una tegola scricchiolo` sotto il suo peso ma, preso com'era a canzonarla, non vi badò neppure. Quel tetto aveva proprio bisogno di una bella riparazione. 

-Sei il solito maschiaccio. 

La provocò ridendo, osservando di sottecchi il bel viso della moglie impegnarsi ad assumere un'espressione offesa. Ma era tutto inutile, non ci sarebbe cascato. E poi si vedeva benissimo che stava ridendo sotto i baffi. 

-Che vorresti insinuare? 

Gli fece una linguaccia. 

-Esattamente quello che ho detto. 

Rispose, rifacendole il verso. 

-Dunque è fatta - aggiunse dopo un breve momento di silenzio - siamo marito e moglie. Da domani toccherà a noi occuparci di questo posto. 

-Non proprio da domani. Siamo in luna di miele adesso, e questa è la nostra prima notte di nozze. 

-Già. A questo proposito, hai intenzione di passare sul tetto il resto della nottata? 

-Perché? Ha qualcosa in serbo per me, signor Saotome? 

Akane gli lanciò un'occhiata di traverso e il suo sorrisetto malizioso non sfuggì di certo all'attenzione del ragazzo che, ritrovandosi ben presto a imitarla, tornò a stringerle le mani fra le proprie. 

-Solo due o tre cosette che potrebbero interessarla, signora Saotome. 

Disse con accento mellifluo. 

-Dammi un indizio, così scoprirò se ne vale la pena. 

-Cos'è, una sfida? 

Lei rise, poi lo attirò a sé. 

-Dai baciami, stupido! 

Esclamò prima di catturargli le labbra in un bacio carico di passione che lo stordì, togliendogli il respiro. 

-Sì, direi che ne vale decisamente la pena. 

Mormorò poi sulla sua bocca, staccandosi a fatica da lui solo per incontrare quei grandi occhi color del cielo che amava tanto. 

-Dimmi che sarà per sempre. 

Il bellissimo sorriso del marito valse più di mille parole. 

 

Fine. 

 

*Shiromuku: kimono bianco da cerimonia nuziale. 

*Wataboshi: una sorta di cappuccio usato per la cerimonia nuziale. 




 
   
 
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