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Autore: RLandH    19/01/2022    1 recensioni
[Spoiler! uno, ma bello grosso, su TOA, qualcosa su MC&TGoA| Crossover con Magnus Chase| What If]
Mi sentivo di essere pronta a fare un tributo a Jason Grace.
“Lo giuro sullo Stige” aveva dichiarato, certo di aver commesso un errore.
La ragazza aveva sorriso per la prima volta, “Ascoltami bene, adesso, non dire la verità. Fingiti un mortale, uno di quelli ciechi, proprio ciechi e di che non ricordi niente. Questo dovrebbe esserti famigliare” lo aveva preso in giro lei.
Sì, decisamente risvegliarsi in lungo sconosciuti con la memoria a brandelli e feroci ragazze che lo trattavano come se fossero conoscenti da una vita era una sensazione che conosceva piuttosto bene.
Solo che non era opera di Hera, ma Kymopoleia.
“Adesso?” aveva chiesto Jason, la ragazza aveva allentato la pressione della lama sul suo collo, permettendo a Jason di respirare bene, aveva provato a puntellarsi sui gomiti, per tirare su appena il busto.
Quella non aveva smesso di sorridere.
“Adesso” aveva esordito la sconosciuta, “Io non sono mai stata qui e tu asseconderai quello che dico” aveva dichiarato, “E permettimi di scusarmi in anticipo, ma farà male” aveva terminato.
Genere: Avventura, Commedia, Hurt/Comfort | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Cimopolea, Jason Grace, Magnus Chase, Nico di Angelo, Nuovo personaggio
Note: AU, Cross-over, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Percy Jackson in The Multiverse'
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Eccomi! Con più note che mai.
Confessione: questo capitolo ed il prossimo dovevano essere uno solo e invece poi no (a questo punto: DOVE E’ LA NOVITA’?). In realtà tutta la parentesi Jotunheimiana dovevano essere solo due capitoli. Mi odio.
Comunque, qualche gigante, siate preparati, alcuni importanti, altri molto meno. ED OVVIAMENTE IL PERSONAGGIO CHE NON POTEVO NON METTERE.
BIGBOY, disegnato da me, qui:
https://www.deviantart.com/rlandh/art/Utgard-Loki-898407003
Ci sono decisamente troppe poche fanart su di lui!
Vorrei sempre ringraziare Farkas <3 e chiunque legga/ricordi/preferisca.
Buona Lettura!
Baci
RLandH


           

Chalet di lusso dotati di ogni confort per trascorrere vacanze indimenticabili tra Jotun che vorrebbero solo cuocerti allo spiedo.
Offerta irripetibile della Utgard.Short.Rent.

 

 


“Oh, Ymir marcescente, pensavo che oggi avrei avuto una buona giornata” aveva commentato una donna con un tono lugubre.
Jason l’aveva guardata cercando di studiare se fosse o meno una minaccia, anche Madina era stata sullo stesso avviso.
La donna indossava un abito che pareva morbido ma fatto interamente di legno, con spalline composte di rami che circondavano la sua testa. “No! Non voglio intervenire” aveva stabilito lei, alzando le mani in segno di resa, dando loro le spalle e sparendo verso lo Chalet.
Jason aveva guardato Madina, ma quella aveva sollevato le spalle.
“UTGAAARD-LOKIII!” aveva gridato la donna, sparendo dietro il portone principale; lasciando i due davanti uno spiazzo semicircolare che precedeva l’uscio.
“Utgard-Loki è il signore dei giganti di brina. Il padrone di casa” aveva snocciolato Madina, anticipando la sua domanda.
Prima che Jason potesse commentare oltre, un enorme aquila dal manto castano lucente, con sfumature rossastre, degne di bellezza ed imperiosità di quelle di Roma, era atterrata davanti a loro, affondando gli artigli neri nella neve bianca.
“Oh!” aveva esclamato Madina piena di emozione.
L’aquila aveva spalancato le ali, creando un’effusione di aria che aveva costretto Jason a chiudere gli occhi, l’attimo dopo non vi era più un uccello davanti a lui, ma un uomo, vestito di piume d’aquila.
Un viso appuntito e capelli nerissimi, portati lunghi fino alle spalle, un sorriso seghettato e poco rassicurante. L’uomo era affascinante, spaventoso, ma affascinante.
Indossava un gilet lungo fino a metà polpaccio, composto da piume castano lucido brillante, lasciato aperto su una camicia bianca e pantaloni nero lucido; tutto nel suo vestiario cozzava con il clima artico intorno a loro.

“Oh, buongiorno sua maestà” aveva dichiarato subito Madina, chinando anche il capo. “’Sera, caso mai. Sol è sfuggito anche oggi a Skoll” aveva risposto lui, seccato, “Inoltre, figlia di Ullr non ti era stato cortesemente detto di non avventurarti più da queste parti?” aveva chiesto retorico l’uomo.
“Ho difficoltà con la cortesia” aveva ribeccato Madina, prima di far oscillare gli scii, “Ho sentito di una gara di Biathlon[1]” aveva cinguettato innocente.
“Non ho intenzione di invitarvi ad entrare. La gara si terrà domani all’alba … se saprete sopravvivere qui di notte, non vi fermerò” aveva dichiarato il signore, guardando sia Madina, sia lui.
Jason aveva sussultato quando aveva visto quegli occhi scuri su di lui.
Quello aveva inclinato il capo, “Tu sei …?” aveva domandato, cercando di mascherare una certa confusione. “Jason Grace, sono un … einherjar” aveva risposto Jason.
“Un nuovo adepto, lo prepariamo subito ai Nove Mondi” si era intromessa Madina.
“Di solito la gente impiega più secoli per venirsi a suicidare … ma, sapete cosa? Non mi interessa. Non vi inviterò nella mia dimora e non dovrò preoccuparmi di tenervi in vita” aveva dichiarato quello, alzando una mano in segno di sdegno.

Un gigante, attirato dalla loro presenza si era palesato, grosso e nerboruto, con una barba lunga biondo-argentea, chiusa in una treccia, con anelli morbidi, aveva un viso duro come l’acciaio, attraversato da cicatrici e rughe pesanti, anche i capelli erano biondi, anche quelli lunghi ed ordinati in una treccia disciplinata. “Non ho potuto non notarli, Big Boy” aveva detto con una voce profonda e cavernosa.
Big Boy aveva sorriso, “Oh, nobile Fornjotr, questi due einherjar volevano partecipare alla competizione di domani, cosa che io non ho intenzione di fermare. Le mie gare sono sempre aperte a tutti” si era scansato il gigante.
“Ma Domani” aveva sottolineato Fornjotr.
Jason aveva guardato diverse facce, che si palesavano dallo chalet per osservarli, interessati. La donna vestita di legno era ancora sulla porta con espressione insofferente. Jason lo stava comprendendo, aveva visto quello sguardo centinaia di volte sul viso di tutti i mostri che aveva incontrato nella sua vita, stavano valutando chi dovesse fare loro al barbecue.
“E non li stai invitando?” aveva sottolineato Fornjotr allusivo. “Io no, non sono miei ospiti. Siete forse ospiti di qualche mio ospite?” aveva chiesto Big Boy, smettendo di guardare loro per rivolgere lo sguardo allo chalet.  Lui non aveva ancora del tutto chiaro tutti gli usi e i costumi della scuola, ma aveva l’idea che i norreni avessero un loro rito per gli ospiti, forse non protocollato come i tessera hospitalis, ma aveva il sospetto, piuttosto concreto, che se avessero avuto un invito per la notte, nessuno avrebbe potuto ucciderli – o almeno non avrebbe potuto farlo platealmente.
“Tipo un più-uno?” aveva chiesto Jason, guardando le facce contorte da sorrisi affilati. Diffidava che qualcuno dei giganti si sarebbe offerto di assicurare la loro sopravvivenza fino al mattino dopo.
C’era stato un minuto, uno intero, di imbarazzante e pesante silenzio si era premuto su di loro.
Lo Jotun Fornjotr non aveva smesso di sorride famelico, mentre sul viso di Big Boy si era palesata una genuina irrequietezza. Madina continuava a sorridere rilassata invece, come se la cosa non la tangesse affatto.
Forse vivere tutto quel tempo nel Valhalla e morire ogni giorno, rendeva impermeabili alla preoccupazione.
Altri giganti si erano avvicinati a loro, erano creature strane di forme e dimensioni diversi.
Alcuni erano umani come altri, alcuni brutti, altri belli, qualcuno era enorme, come montagne.
Jason aveva infilato una mano nella sua tasca, trovando la rassicurante presenza di Giunone nel palmo della sua mano.
“Oh sì, io! Che smemorato che sono!” si era sentita una voce.
Tutti gli occhi si erano rivoltati in una direzione, inclusi quelli di Jason.
Tra un mormorio di: Chi è stato? Come ha potuto? Ma che problemi ha?
La folla si era schiusa, permettendo a Jason di intravedere il suo presunto salvatore.
Quando la figura, sgomitando ed a fatica, era emerso tra loro Jason si era dovuto dichiarare: stupito.
Lo sconosciuto, dalla voce presumeva fosse un uomo, indossava una tuta d’apicoltore arancione vibrante, aveva un capello come il suo mestiere richiedeva abbinato, da cui scendeva un velo scuro che ne copriva i connotati. Il velo, i guanti azzurri e gli scarponi marroni erano l’unica cosa che si distingueva dalla macchia arancione.
Era una creatura dalle spalle sottile, ma alta ed allampanata, come un giunco.
Bee?” aveva domandato Big Boy, incerto.
“Oh, sì, avevo invitato la figlia di Ullr qualche giorno fa, son proprio smemorato” aveva ripetuto quello con voce colma di ingenuità.
Altro mormorio si era alzato nella folla. Big Boy aveva assottigliato gli occhi cattivi, “Fárbauti?” aveva domandato poi.
Dalle spalle dell’apicoltore era comparso un’altra figura. Per un secondo Jason ebbe un mancamento, pensando che davanti a lui si fosse palesato Giove, ma non lo era. L’inganno era stato guidato dalla folta barba attraversata di fulmini. Fárbauti era imponente, massiccio. Spaventoso.
Aveva una barba folta attraversata di fulmini e la testa calva, indossava una cotta di maglia pesante e pantaloni di ferro.
Al fianco di Fárbauti era scivolata la donna vestita di legno, a Jason era parsa alta e flessuosa, ma accanto allo jotun appariva piccola come una bambina.
Nel vederla, così sottile e delicata, lui ebbe un’illuminazione: lei era una dea. C’era qualcosa, si rese conto, nel vedere giganti e dei di fianco, nella loro aurea, che lì rendeva diversi.
Fárabauti aveva guardato la donna con intensità, lei aveva ricambiato, si era morsa un labbro, aveva guardato poi loro, con odio, poi l’apicoltore e poi di nuovo Fárbauti, aveva sbuffato ed abbassato le braccia.
Il gigante aveva guardato Big Boy, “Se mio figlio dice che sono suo ospiti, loro sono suoi ospiti” aveva dichiarato l’uomo con voce dura come il ferro.
C’era stato un sospiro frustrato che collettivamente aveva accolto l’intero gruppo. “Spero tu sappia ciò che fai Laufey” aveva dichiarato, frustrato Fornjotr, guardando la piccola donna – intuendo dovesse essere lei ad aver deciso. Laufey – Jason era certissimo di aver già sentito quel nome – aveva sorriso graziosa verso lo jotun, “Non è sempre così, Fornjotr?” aveva chiesto sibillina.
“Bene” aveva concesso Big Boy, con un tono calmo, “Giacchè siete venuti con il nobile Býleist e, visto, che lui è mio ospite, per estensione lo siete voi. Finchè sarete sotto il mio tetto, sarete protetti. Io sono Utgard-Loki – no nessuna relazione con l’altro Loki – e benvenuti nella mia umile dimora” aveva dichiarato.
“Grazie” aveva cinguettato Madina.
“Grazie” aveva detto, incerto, Jason, ma anziché guardare il gigante vestito d’aquila, aveva guardato l’apicoltore.

 

Ascoltami Bee” aveva esordito Laufey, appena si erano diretti nelle stanze che l’apicoltore doveva aver ricevuto come ospite di Utagard.
Jason non era riuscito a vedere neanche metà degli interni della dimora, tanto che erano stati spinti velocemente nella camera.
L’Apicoltore si era fatto nervosismo sotto lo sguardo della donna, “Tre quarti della mia famiglia è sotto chiave, non ho intenzione di passare la prossima festa della mamma solo con Helblindi!” aveva dichiarato lei furente, prima di chiudersi la porta alle spalle, non dando all’altro la possibilità di reagire.
Fárbauti, il gigante con la barba elettrica aveva riaperto la porta, “Lo sai, Bee, la mamma si agita sempre. Fai attenzione, non hai una moglie che raccolga il veleno per te” si era congedato più gentile l’uomo.
“Siete consapevoli che lei è lo stoico albero e tu l’imponente fulmine e non il contrario?” aveva urlato Bee a quelli che dovevano essere i suoi genitori, non ricevendo risposte.
“Quelli erano Fárbauti e Laufey … i genitori di Loki, di quel Loki” aveva commendato Madina, con gli occhi quasi luccicanti.
“Sì, nessuno se li aspetta mai così. Specie la mamma, colpa della Marvel, la hanno travisata un po’ – e dagli anni Sessanta che è arrabbiata per questa cosa, non parlatene con lei[2]” aveva dichiarato subito Bee, sfilando via il cappello con il velo protettivo.
Sotto la retina era apparso un viso giovane e fresco, una pelle rosa, cosparsa di lentiggini delicate, un paio di occhioni ambra caldi ed una matassa di riccioli oro-rosso.
“Mentre io sono Býleist Laufeyson, il fratello di quel Loki, quello decisamente meno famoso. Potete chiamarmi Bee se volete[3]” aveva dichiarato quello allegro, posando il copricapo sul tavolo.
“Oh, salve Bee, io sono Madina e lui e Jason” aveva dichiarato subito Madina, presentandolo.
“Grazie Bee per l’aiuto” si era intromesso lui, con nervosismo.
“Già, sì, grazie mille! Ma perché?” aveva domandato Madina con tranquillità, “Cioè non vorrei sbagliarmi. È un po’ che non leggo la Voluspa ma, ecco, mi pare che tu-Lei guiderà l’esercito di Hellheim assieme ai suoi fratelli” aveva considerato.
Bee aveva ridacchiato, dirigendosi con un passo morbido verso il piccolo frigobar personale. “Sì, sì, ma quello sarà al Ragnarok, tra spero ancora un po’ di tempo” aveva dichiarato, chinandosi sul piccolo frigo e tirando fuori, con nonchalance un corno potorio, “Un po’ di Idromele?” aveva chiesto.
Jason stava per rifiutare, ma il suo stomaco lo aveva tradito.
“Penso preferiate un po’ di pane tostato e miele” aveva dichiarato Bee, rimettendo a posto il corno, un battito di mani secco e la stanza era stata invasa da un certo ronzio.
Una nuvola di api si era palesata, portando sul tavolo rotondo della stanza un piatto con pane abbrustolito e tirando un barattolino di miele. “Grazie ragazze” le aveva congedate l’apicoltore – le api erano scomparse così come erano arrivate.
“Ah sì dicevo – Ragnarok. Lontano! Anche Big Boy spesso scende a compromessi con gli einherjar quando vuole, ma solo con quelli che dice lui” aveva dichiarato Bee, facendo loro l’occhiolino.
Jason lo aveva guardato confuso, “Potrei averlo sentito in giro” aveva dichiarato Madina, allusiva.
Bee aveva sviato il baratolo di miele e stava spalmando con tranquillità sul pane, “Mangiate su, è miele molto speciale. Le ragazze raccolgono il nettare dai fiori che crescono sui rami dell Yggdrasill e lo producono ad Alfheim. Invece, io lo conservo a Myrkheimr[4]” aveva dichiarato tutto tronfio Bee, allungando verso di loro il vassoio.
Jason lo aveva guardato, “Siamo ospiti, giusto? Non può avvelenarci, vero?” aveva chiesto Jason, Madina aveva annuito, “E sarebbe anche molto maleducato rifiutare” aveva sottolineato Bee.
Jason aveva preso una fetta di pane tostato ed aveva dato un morso.
Il miele di Bee era il miele più dolce che Jason avesse mai mangiato, ma non era stucchevole, era delizioso. Nel profondo, dietro lo zucchero, poteva sentire un retrogusto diverso, nostalgico, famigliare, a cui non sapeva dare nome.
“Fantastico” aveva dato voce ai suoi pensieri Madina.
“Grazie, le ragazze ne sono molto soddisfatte!” aveva dichiarato Bee, battendo le mani, pieno di vita.
Jason aveva dato manforte, mentre l’uomo li invitava a prendere posto intorno al tavolo.
“Okay, diciamo che io posso credere che tu sia uno di quei giganti che non aspetta il Ragnarok leccandosi i baffi” aveva cominciato a parlare Madina.
“Lo sono! Ho il cinquanta per cento di probabilità di non sopravvivere, sapete, la veggente mi ha abbastanza evitato. Però, diciamo, vivere mi piace un sacco” aveva dichiarato lui, spalmando un po’ di miele anche per sé stesso.
Jason e Madina aveva sorriso a quell’affermazione. “Sì, credo che su questo possiamo concordare tutti e tre” era intervenuto lui. Era strano, non si sentiva minacciato da Bee, non si sentiva addosso quell’angosciante senso di pericolo.
“Comunque, devo ammettere, che raccogliere mezzosangue einherjar non sia nella mia lista di cose preferite da fare e che il mio aiuto non sia stato esattamente disinteressato” aveva chiarito subito Bee, con calma, dando un morso alla sua fetta di pane.
“Ovviamente” aveva dichiarato subito Madina, con un tono di voce calmo; Jason aveva annuito, “Cosa possiamo fare per lei?” aveva domandato.
“Prima di tutto: datemi del tu. Secondo: niente. Qualcuno pagherà per voi” aveva stabilito Bee con tranquillità. Jason aveva dovuto dichiararsi sorpreso, uno solo nome tuonava nella sua mente.
Kym!
Solo Kym poteva essere stata – chi altro, se no?
Ma non avrebbe potuto chiederlo, non con Madina lì.
“Bragi?” aveva azzardato allora Jason, “Gerd?” aveva proposto invece Madina.
“E come potrebbe ripagarmi quel poetuccio? Gerd? Be, sì, mi lascia andare ad Alfheima a smielare quando voglio, quindi sì, se me lo avesse chiesto lo avrei fatto ma no …” aveva risposto lo jotun con estrema calma, prendendo tempo, quasi a voler tenere alta la suspense.
Jason aveva ascoltato attentamente, così come Madina, alla fine Bee aveva ceduto senza le loro domande: “È stato Váli, ovviamente” aveva dichiarato, come se la cosa fosse stata lapalissiana.
Váli?” aveva domandato Jason, pieno di confusione.
“Davvero?” aveva chiesto confusa Madina; anche a lei doveva sembrare strano.
“Chi se, no?” aveva rincarato Bee.
“Letteralmente, chiunque altro al mondo?” aveva domandato Jason, retorico, sbalordito dall’espressione sconcertata di Bee, nel vedere la loro palese curiosità.
“Ma che strano” aveva considerato Bee, dando un morso alla sua fetta di pane.
Jason si era voltato verso Madina, lei aveva sollevato le spalle.
“Possiamo …” aveva cominciato Jason.
“Non vi consiglio di uscire da questa stanza, non potete essere attivamente uccisi, ma potreste essere vittima di un fatale incidente. Però se volete c’è il bagno, ma non posso promettere di non ascoltare” aveva risposto lo Jotun.

 

“Forse Váli vuole essere certo che tu combatta all’holmagang” aveva proposto Madina, “Certo, non posso diventare il suo schiavo se muoio ucciso da un gigante, no?” aveva risposto Jason.
“Può darsi … ma” aveva cominciato Madina, “Ma Jason, tu sei nuovo da queste parti, nuovissimo, ma fidati che a me pare abbastanza strano l’idea che Váli, il dio venuto al mondo per vendicarsi…” – Sì, Jason aveva afferrato abbastanza bene quel concetto – “ … Decida di venire a Jotunheim per chiedere a Býleist, uno jotun, fratello di Loki, quel Loki che ha orchestrato la morte di Balder, fratello che Váli, su tutti, vuole vendicare… per chiedergli di salvare l’einherjar che lo ha sfidato, non permettendoli di uccidere la sua preda mezza-jotun” aveva buttato fuori Madina.
Onestamente no, non aveva senso, il minimo senso, ma Jason era figlio di una mitologia che a lui pareva non avere senso neanche un secondo del tempo.
La stessa esistenza di Jason sembrava un brutto lancio di dadi. “Madina, è scomparso il cinghiale luminoso, si è rotta una tavola del destino, Mimir prevede tempi straordinari, forse anche Váli si è ridotto a misure eccezionali” aveva provato.
“Non so, se almeno fosse stata Gerd, insomma …” aveva borbottato Madina.
Jason aveva recepito quell’informazione ed aveva aperto la porta del bagno, se si fosse aspettato lo Jotun con un orecchio alla porta, sì dovette riconoscere deluso.
Bee stava bevendo dal suo bel corno potorio con calma. “Sì?” aveva chiesto quello, osservando lo sguardo di Jason.
“Prima hai detto che Gerd ti permette di andare ad Alfheim?” aveva chiesto Jason.
“Sì” aveva risposto con tranquillità l’altro. Bene, ma non benissimo. “È difficile avere accesso ad Alfheim?” aveva chiesto. “Be, se sei bravo no, immagino, ma di norma gli elfi sono un gruppo di perfettini, boriosi ed intolleranti e non prendono di buon occhio le novità, specie quelle che portano diversità. Penso sia impossibile entrata ad Alfheim senza ritrovarsi due piedipiatti alle costole” aveva risposto Bee. “Ma tu puoi andare? Hai tipo un permesso speciale?” aveva chiesto allora Madina.
“Sì, ho un salvacondotto. Perché mi state facendo queste domande?” aveva chiesto poi.
Jason aveva richiuso la porta, “Alfheim ha più controlli di un’ambasciata, mi pare di capire” aveva valutato il romano, “Direi Nilfheim, ma lì è più all’uscita” aveva replicato Madina. “Questo vuol dire che, ecco, chi ha fatto il tu-sai-cosa doveva avere un permesso …O qualcuno si sarebbe accorto di un arrivo non previsto?” aveva chiesto retorico Jason.
Madina aveva annuito, “Chiunque fosse, aveva il permesso” aveva ripetuto lei.
“Adesso abbiamo uno jotun che arriva misteriosamente a salvarci, per conto del più improbabile dio che potrebbe farlo, con un salvacondotto della Signora degli Elfi” aveva sottolineato Jason.
“Senza dimenticare, che Bee è il fratello di Loki, cioè non voglio dire che se un tuo parente è infame, lo devi essere per forza anche tu, Mel mi ucciderebbe se mi sentisse dire questo. Però, ecco, Loki è famoso per le sue arti elusive, probabilmente anche Bee ne ha un po’ … inoltre, non hai sentito prima la signora Laufey? Loki e Bee hanno un terzo fratello” aveva sottolineato Madina.
Helblindi” le era andato dietro Jason, “Con la H, immagino”. Madina sembrava condividere la sua preoccupazione, “Solo perché aiutarci?” aveva chiesto lei, poi. “Non so, forse abbiamo preso un granchio” aveva dichiarato lui.
Madina aveva preso un respiro profondo, “Dobbiamo parlare con Jarnsaxa” aveva dichiarato.
Jason era d’accordo.
Quando erano usciti dal bagno, Bee li stava aspettando con braccia conserte. “Non so cosa stiate complottando, non ho intenzione di ostacolarvi, ma ho giurato sul mio onore di tenervi in vita fino a domani all’alba” aveva stabilito quello.
“Fantastico” aveva detto Madina, fingendo credibilissimo entusiasmo, “Dobbiamo parlare con una jotun” aveva detto invece Jason, anche solo per studiare l’espressione di Bee, quello non aveva fatto una piega, “Qui ce ne sono” aveva risposto.
“Jarnsaxa. Ci serve lei” aveva detto, solenne, Jason. Nessuna reazione aveva attraversato Bee.

 

 

“Questo è molto … imbarazzante” aveva commentato Jason, contento, per la prima volta, di potersi sfilare gli occhiali e tornare ad una visione leggermente offuscata del mondo. Era vulnerabile, certo.
Madina di rimando non sembrava condividere un’oncia del suo nervosismo e non aveva avuto problemi a scivolare via dai suoi pantaloni sportivi e rimanere con la pelle nuda in vista.
“Non siate timidi” aveva dichiarato Bee, mentre toglieva la sua tuta arancione da apicoltore, non avendo vergogna a mostrare la sua nudità. Appena Jason aveva tolto via la giacca di Astrid, aveva sentito il freddo di Jotunheim pungerli anche le ossa.
Jarnsaxa, a quanto pareva, aveva deciso di passare la serata in una sauna. Sauna che si configurava in una casetta di legno, all’esterno dello chalet di Utgard.
“Tranquilla, non permetterò di bollirci vivi” aveva detto Madina, prima di aprire la porta, come Jason era rimasta in intimo, forse non così folle da lasciarsi completamente nuda ed il pugnale legato al cuoio, allacciato alla gamba.
Jason era entrato in boxer, una mano chiusa a pugno con dentro Giunone e Halgaz.
“Oh, cosa c’hai portato Bee” aveva cinguettato una voce, di donna, non era stata Jarnsaxa, che era lì, Jason l’aveva riconosciuto subito.
Una donna intrigante, aveva braccia e cosce sode, il ventre piatto, definito, un petto voluminoso, capelli neri come l’ebano scuro e l’espressione rognosa sul viso, di chi, neanche un giorno di pace aveva incontrato.
Oltre lei, seduta in disparte sul gradone di legno, nella sauna c’erano già altre due persone.
Una bella donna dai capelli oro-bianco, offerente di curve morbide in ogni posto che Jason avesse mai immaginato una donna dovesse averle. E l’uomo, grosso, con addominali scolpiti e bicipiti spessi come acciaio. Un po’ in disparte era davanti l’ara infuocata che riscaldava la stanza.
“Mia signora Grid, loro sono Madina e Jason. Ragazzi, loro sono Grid – forse l’unica persona qui dentro che vi può prendere il simpatia – Logi il signore del fuoco e Jarnsaxa Spada di Ferro” aveva detto Bee.
“Lei è la madre del divino Vidar!” aveva esclamato con allegrezza Madina, rivolgendosi a Grid, “Oh, sì, il mio bambino però ora è ad Asgard” aveva dichiarato quella.
“Come dovrebbe mio figlio se ne avessi uno” aveva replicato Jarnsaxa, puntando gli occhi su di loro, erano dello stesso colore della brace.
“Tu … Jason … tu, eri con la romeia, l’altro giorno, l’amica di Thrud!” aveva dichiarato Jarnsaxa.
Madina aveva saettato lo sguardo verso di lui, pregna di perplessità.
“Sì” aveva ammesso Jason, che senso aveva mentire? “E lei era con Gerd” aveva considerato poi.
Nel sentire pronunciare il nome della signora di Alfheim, Jarnsaxa si era irrigidita, cosa che non era passata inosservata ai presenti.
“Logi, credo che la temperatura si sia fatta troppo alta per noi giganti di brina, sembra di essere a Mullspheim” aveva dichiarato Grid alzandosi e recuperando un asciugamano per coprire la sua nudità.
Logi aveva soffiato sul braciere per alzare ulteriormente la fiamma, “Sì, io inizio ad avere una certa fame. Scommetto che sono il doppio più veloce di te a mangiare” aveva dichiarato Bee, guardando il signore del fuoco. “Anche tuo fratello ai tempi ci provò e non fu fortunato” lo aveva rimproverato Logi, “Ma io sono quello sveglio della famiglia” si era giustificato Bee.
Era riuscito a sbarazzarsi dei due, lasciando loro con Jarnsaxa.
“Deboli” aveva commentato a mezza-voce la Jotun, con la bocca chiusa in una linea dritta. Non stava parlando di loro, ma dei suoi amici che l’avevano abbandonata.
“Che volete?” aveva chiesto poi Jarnsaxa, “Tanto siete qui per me. Lo ho capito” aveva detto quella, guardandoli in maniera cruda.
“Siamo colpevoli” aveva ammesso Jason, mentre cercava di raccogliere le idee, come dire ad una gigantessa che volevano sapere se era coinvolto con il furto di un cinghiale luminoso?
“Vi ha mandato Thrud? Cosa sta complottando?” aveva chiesto Jarnsaxa.
“No, Gerd” aveva mentito Madina.
Il nome della signora di Alfheim aveva di nuovo irrigidito Jarnsaxa, che aveva cercato di riacquisire controllo distogliendo lo sguardo da loro e passandosi le mani sui capelli per lisciarli.
“Oh! Tu sai qualcosa” aveva stabilito Jason, “Io so molto di molte cose” aveva risposto lei, senza particolare efficacia nel dissimulare.
“È stato H a dirti di distrarre Gerd?” aveva domandato Madina avvicinandosi subito, con sicurezza. Jarnsaxa si era ritratta indietro ed era scivolata via, per paura che la figlia di Ullr si avvicinasse troppo. I suoi occhi si erano spalancati per un secondo, Jason aveva visto nelle iridi scure, anche offuscato dall’assenza degli occhiali, un chiaro sentimento: paura.
Ma non credeva fosse rivolta a loro.
“Hai paura di H” aveva stabilito Jason; Jarnsaxa lo aveva guardato, distante, con gli occhi vacui, “Sì” aveva detto, senza colore, poi aveva recuperato lucidità, “Non so di che parlate” aveva detto alzandosi, immediatamente, riacquisendo lucidità.
Solo allora Jason aveva realizzato che era completamente nuda. Jason aveva sentito una vertigine nel vederla e l’imbarazzo era esploso sul suo viso brutale. Madina aveva chiuso la mano a tunnel e l’aveva portata alle labbra soffiando con vigore, una folata di vento aveva investito a pieno la gigantessa, riportandola a sedere.
“Oh, maledetta, hai portato la temperatura decisamente sotto lo zero!” aveva ringhiato offesa Jarnsaxa, incrociando le braccia.
“Cosa hai combinato con Gerd?” non aveva demorso Madina. Jarnsaxa aveva sciolto la sua espressione crucciata in un sorriso sardonico, “Gerd è una mia buon’amica” aveva dichiarato, ma non sembrava affatto sincero, “Però … potremmo fare un accordo” aveva proposto quella.
Jason si era messo sull’attenti, così come aveva fatto Madina, “Cosa vuoi in cambio?” aveva chiesto lui.
“Se domani vincerete al Biathlon vi dirò cosa mi ha chiesto di fare H” aveva affermato Jarnsaxa; “Ma se vincerò io, dovrai dirmi cosa ha combinato la Piccola-Sif” nel dirlo, la jotun aveva guardato Jason.
“Astrid?” aveva domandato lui confuso, pensando alla nipote della dea.
Jarnsaxa aveva aggrottato le sopracciglia nere, “No, Thrud!” aveva ricevuto come risposta.
Jason aveva sentito un certo brivido correre lungo la sua schiena. “Non sappiamo niente di Thrud” aveva detto lui alla fine, cercando di sembrare più onesto possibile; “Sei proprio un boy-scout, vero? Non hai mai mentito nella vita, vero?” aveva chiesto quella, facendo oscillare i capelli neri.
Fu tentato di risponderle che una volta aveva finto di essere un ghoul ed aveva pranzato anche con loro, ma non poteva
“Se non vinciamo, noi?” aveva chiesto allora Jason per prendere tempo.  “Allora ognuno si terrà i propri segreti e voi dovrete preoccuparvi solo a come sopravvivere. Bee non vi salverà due volte” aveva risposto Jarnsaxa. “Accettiamo” aveva detto Madina, di getto.
“Formalizziamolo?” aveva proposto la donna jotun; “Lo giuro sul mio onore” aveva dichiarato.
“Lo giuro sull’anello di Ullr” aveva dichiarato Madina, senza incertezza.
Jason aveva avuto il sentore che sarebbe svenuto.
“E tu, boy-scout?” aveva chiesto Jarnsaxa, guardandolo, “C’entra H? Quanto è pericoloso?” aveva chiesto Jason.
La sua domanda aveva confuso Madina, che gli aveva tirato una gomitata, “Non funziona così” aveva detto la gigantessa. “Tu parlerai delle tue motivazioni, io devo tradire la fiducia di un’amica” aveva detto Jason.
Non era stato reticente per quello, non fino a quel momento almeno – era più preoccupato che il suo segreto avrebbe portato ad una guerra tra pantheon – ma dopo aver pronunciato quelle parole aveva realizzato, con orrore, che era vero.
Vero.
Thrud. Kym.
Madina aveva stretto gli occhi, realizzando la portata delle parole di Jason ed aveva abbassato lo sguardo, con una certa tristezza negli occhi.
“Eh va bene. Diciamo che quando Odino, la notte, si stende nel suo talamo e va a dormire con il timore di cosa verrà ad ucciderlo il giorno dopo: non pensa al mio ventre florido, né Loki che porta caos, né la gola di Fenris, ma pensa ad H” aveva risposto.

Forse H era davvero la rottura, lo spezzarsi dell’equilibrio.
“Lo giuro sul mio onore” aveva confermato Jason.

 

Quando erano usciti fuori dalla capanna riscaldata, Jason aveva potuto osservare un nerboruto gigante fuggire via strillando, coperto di sangue. Il Lupo mezzo-Jotun teneva con orgoglio era lì impettito, con il muso insozzato, che sorvegliava i loro vestiti.
“Oh, grandi dei, ha fatto la guardia” aveva detto Madina, recuperando i suoi pantaloni. Jason si era chiuso la pelliccia addosso ancora prima di infilarsi la maglia, tanto il freddo pungente lo aveva colto.
Lupo aveva sentito le parole di Madina ed aveva scodinzolato soddisfatto. Immaginava che una pelliccia magica come quella di Astrid, potesse fare gola.
Si erano incamminati tutti e tre lungo la passeggiata di legno che collegava la sauna al resto di Utgard. “Stavo pensando: tu sei una figlia di Ullr, dio della neve, degli scii e della caccia. Letteralmente la prova di domani per te è un gioco. Quindi o Jarnsaxa è la presunzione fatta persona, o è molto sciocca o sta progettando qualcosa” aveva considerato Jason.
Era sceso il sole ed una notte quasi soffocante era calata su di loro. “La terza, Jason. Siamo ad una competizione di Utgard-Loki, non è l’abilita con scii ed arco che sarà valutata ma quella con lo Siónhverfingar” aveva detto Madina.
“Ovvero?” aveva chiesto Jason, spaventato.
“Un tipo di seid, il più ingannevole. Le visioni fasulle, la confusione. Le illusioni – o almeno quelle sono le arti di Utgard-Loki, ognuno usa il suo” aveva detto quella, calma, “L’unica regola e non farsi beccare. Tipo, se domani, per caso, dei fulmini cadessero dal cielo …” aveva detto lei.
Jason aveva annuito, “Ma se il Sion-on-so-pronunciarlo è in grado di creare visioni fasulle non potrebbero nascondere e creare finti bersagli?” aveva chiesto Jason, sapeva che nel biathlon si dovevano colpire bersagli.
“Sai Jason, mi sei simpatico, anche perché mi stai facendo fare sostanzialmente un’avventura… però non ti conosco così bene da poterti svelare tutti i miei segreti. D’altronde una ragazza ha bisogno di mantenere una po’ di mistero” aveva risposto Madina strizzandoli l’occhio.
Questo aveva guidato Jason ad un’altra riflessione: era arrivato nel Valhalla solo tre giorni prima.

 

Avevano raggiunto il portone di Utgard, lasciato aperto, sotto lo sguardo di alcuni giganti, alcuni interessati a loro ed altri, decisamente, colmi di acredine nella loro direzione.
Anche il padrone di casa era lì, indossava un completo da sera, composto di piume d’aquila, con un’espressione piuttosto placida. “Oh, siete riusciti a far scendere la temperatura anche nella mia sauna” aveva detto leggermente piccato. “Ho un talento per raffreddare le situazione” aveva giocato Madina con un sorriso onesto sul viso.
“Non avevo dubbi, Madina Ullrdottir. La cena sarà servita a breve, se ve la sentite, siete i benvenuti” aveva esclamato, senza colpo ferire, Utgard-Loki facendosi da parte.
Jason era entrato, osservando il signore dei giganti, seguito da una molleggiante Madina; l’espressione placida e divertita del gigante si era congelata appena i suoi occhi si erano posati sul Lupo.
“Lui no” aveva detto, “Lui non è ammesso qui” aveva dichiarato, nonostante il tono di Utgard-Loki fosse stato privo di ogni artifizio, di ogni malia, ma duro come il martello contro il ferro, Jason aveva visto sul viso sempre divertito un’espressione colma di tristezza. Lo stesso Jotun era infelice del suo bando. Il Lupo aveva uggiolato, ferito da quelle sferzate, ma prima che Jason potesse intervenire lo aveva visto chinare il muso e fari da parte, sparendo nell’alta neve.
“Questo spiega perché se n’era andato prima” aveva commentato Madina; Jason aveva sentito una stretta allo stomaco, il lupo era solo, non aveva dimora, non era amato dagli dèi, né dagli jotun.
Un esiliato.



[1] Avevo detto nell’ultimo capitolo che il Biathlon è con l’arco, in realtà quello vero è con i fucili, ma qui siamo a Juntheim.

[2] Se avete visto il primo film di Thor, lì Laufey è rappresentato come un Gigante di Ghiaccio, nei fumetti anche Farbauti appare, come una donna, mi pare. Non so che droga si fossero presi Lee e Kirby (cioè sì, perché Loki è l’unico che va con il matronimico) ma Laufey è la madre (considerando chi è Loki, non mi azzardo a dire Donna ahahah) e Farbauti il padre. Inoltre, Laufey viene elencata tra le aesir-donne.
Altre informazioni inutili: Laufey (Foglie) chiamata anche Nal (aghi di pino) è spesso associata all’albero e Farbauti (Crudele attaccante) il fulmine , che abbattendosi sul legno darebbe origine al fuoco (che spesso è associato al Loki – tal volta a Logi, ma capite che la similitudine dei nomi ha un senso), ovvero Loki.
Quindi sì, decisamente Loki non è un gigante di ghiaccio. Ah, Lee e Kirby, ah.

[3] Metto una nota per dire che l’etimologia del nome di Bee non ha senso. Può essere: Camminatore di Api o Tempesta Lampo o Calma Tempesta o Tempesta violenta. Chiaramente tra le quattro ho scelto l’unica a caso.

[4] Nome del regno dei nani (Letteralmente Terra Oscura) altra denominazione di  Nidavellir, che è noto anche come Svartalfaheim (Giusto per non farsi mancare nulla, 3 nomi), in realtà se non ricordo male, nel riordanverse lo chiamano così.
In realtà la mia amica germanista dice che  Nidavellir è la forgia, più che il mondo. Mentre Svaralfaheim è “la terra degli elfi oscuri”, ora, tra nani (Identificati come i Dvergar) ed elfi oscuri si stanno ancora dando botte da orbi i linguistici, però, Riordan li classifica come due specie diverse, ma molto simili, che coabitano lo stesso mondo. Perciò, Bee, fa politically correct ed invece dichiamarla la terra dei nani/elfi-oscuri, la chiama la Terra Oscura, per non far torto a nessuno.
Questa nota serve a qualcosa? No, ma io la lascio.


BEE:  https://www.deviantart.com/rlandh/art/BEEBOY-901403878
   
 
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