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Autore: EleWar    25/01/2022    7 recensioni
Nel paese del Sol levante i tifoni sono quasi all'ordine del giorno, una cosa tutto sommato normale, ma potrebbero avere dei risvolti inaspettati. E ai nostri eroi, presi dentro la tempesta, cosa accadrà?
Genere: Commedia, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kaori Makimura, Ryo Saeba
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: City Hunter
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Prendete l’ombrello che arriva la tempesta! :D
Ennesimo delirio sui nostri amori!
Buona lettura ^_^
Eleonora




Cap. - 1 Arriva il tifone
 
Da giorni non si faceva altro che parlare del tifone in arrivo su Tokyo e, chi più chi meno, era corso ai ripari. Nel palazzo di Ryo e Kaori non avevano potuto fare più di tanto, come invece nelle villette monofamiliari o nelle altre case, dove avevano sbarrato e inchiodato porte e finestre, perché avrebbero dovuto arrampicarsi sulla facciata e raggiungere dall’esterno le numerose aperture, e non era auspicabile una cosa del genere.
Confidavano di scampare i danni peggiori, visto che abitavano in un quartiere circondato da altre costruzioni, e quindi in un certo senso erano protetti dall’intemperie, anche quelle più aggressive.
 
I due sweeper erano stati impegnati in un caso fino alla sera precedente, ed erano riusciti a fare scorte per l’emergenza se non quel giorno stesso.
O meglio, Kaori, perché Ryo si era guardato bene dall’andare con lei e aveva preferito restarsene stravaccato sul divano, in casa.
Ma la leggera pioggia della mattina si era trasformata via via in un potente acquazzone che, ovvio, non dava segni di voler smettere: si era fatto improvvisamente buio, pur essendo primo pomeriggio, e ancora la ragazza non era rincasata.
 
Ryo già da un po’ passeggiava nervosamente per l’appartamento, borbottando fra sé che la socia era un’imprudente, una sconsiderata, che stava tardando e non era il caso di restarsene fuori con quel tempo. Era anche combattuto se andarla a cercare oppure no, ma lei aveva preso la sua Honda, quindi non era a piedi, ragionava.
E comunque, quando lei gli aveva elencato i giri che avrebbe dovuto fare, lui l’aveva ascoltata distrattamente, come sempre, e non aveva la benché minima idea di dove si fosse diretta.
Rintracciarla ricorrendo alle microspie contenute nei suoi bottoni gli sembrava esagerato: in fondo era solo andata a fare la spesa…
Che stesse arrivando un tifone era solo uno spiacevole di più.
 
Quando ormai si era deciso ad uscire per andarle incontro, ed aveva preso le chiavi della Mini e la sempiterna giacca chiara, la porta si spalancò di schianto e un rumore di borse appoggiate con forza sul pavimento, in un turbinio di schizzi d’acqua, e sbuffi stizzosi, gli annunciarono che la dolce socia era finalmente tornata.
 
Con un rapido gesto della mano, Ryo fece sparire le chiavi della macchina e gettò lontano la giacca: che Kaori non capisse quanto si fosse preoccupato per lei, e che stava per uscire a cercarla!
Però la tensione fin lì accumulata lo fece straparlare, e le si rivolse più acidamente del solito:
 
“Ti sembra questa l’ora di rincasare?”
 
“Ehi, tu!” scattò lei in risposta“Avrei fatto molto prima, se un certo signorino mi avesse accompagnato, invece di tenere al caldo il suo preziosissimo culo! E soprattutto non mi sarei bagnata fradicia, così” e fece l’atto di mostrarsi al socio, il quale si bloccò a mezzo e si rimangiò l’ennesimo rimbrotto.
Fu come essere colpiti da un fulmine di puro erotismo, perchéKaori, dopo aver deposto le borse della spesa, si era raddrizzata, in atto di sfida, con tanto di mani sui fianchi, e anche se non se ne rendeva minimamente conto, era l’immagine della sensualità fatta persona.
 
E Ryo deglutì a fatica.
 
Kaori, completamente inzuppata dalla pioggia, aveva tutti i vestiti appiccicati addosso, come una seconda pelle, che non lasciavano molto all’immaginazione.
La maglietta, dannazione, la maglietta…!
Era così aderente al busto e al seno, che ne esaltava le forme, tutte!
Fuggevolmente l’uomo si chiese per quale motivo la partner fosse andata in giro senza reggiseno, dato che ora si vedeva tutto!
Lo sweeper sapeva che non avrebbe dovuto indugiare con lo sguardo, che poi qualcosa di irreparabile sarebbe successo, ma come poteva stornare i suoi occhi, che erano come calamitati da quella visione, e soprattutto quando la socia stessa lo invitava a guardare???
 
“Allora? Visto che roba?” rincarò pericolosamente la dose la ragazza, nella sua inconsapevole, testarda innocenza, e completamente ignara della situazione potenzialmente imbarazzante in cui era finita; se se ne fosse accorta, sarebbe svenuta dalla vergogna, ma talmente era la confidenza con l’altro, e la mancanza di malizia, che imperterrita continuò a farsi rimirare.
 
Ryo stregato, ipnotizzato da quel seno velato, aveva perso totalmente l’uso della ragione e della parola, e navigava in un mare di pensieri e sogni vietati ai minori, in cui poteva semplicemente allungare anche solo una mano per saggiarne la consistenza, attraverso il tessuto bagnato, e sentirsi l’uomo più felice del mondo.
Con uno sforzo sovrumano, cercò si spostare gli occhi su altri lidi meno peccaminosi, e si costrinse ad alzare la mira, ma, risalendo dal seno, e passando dal collo sottile irrorato da irriverenti goccioline, e più su sul mento, e senza soffermarsi su quella bocca socchiusa a promettere il paradiso, il naso diritto, gli occhi lampeggianti, non poté non notare i capelli… i capelli raggruppati in piccole ciocche, gocciolanti, lucidi… un concentrato di sensualità che lo fecero sbandare pericolosamente.
 
“Ryo?” lo strappò dalle sue fantasie il richiamo insistente e lievemente minaccioso della socia “Almeno dammi una mano a portare dentro la spesa!”
 
“Eh? Ah, sì sì” balbettò a quel punto, come ridestato da un sogno; pur di fuggire da quella donna tentatrice, afferrò energicamente tutte le sporte in una sola volta, e con uno scatto felino corse in cucina.
Non sarebbe riuscito a restare neanche in minuto di più in sua presenza, davanti a quello spettacolo dei più sublimi, senza commettere una sciocchezza.
 
Kaori, stupita dalla sua solerzia, ridacchiò soddisfatta e gli gridò:
 
“Se ti riesce – ma ne dubito – sistema la spesa, che vado di sopra a togliermi questi vestiti fradici, e magari a farmi una doccia. Quando scendo preparo la cena, okay?”
 
“S-sì, Kaori-chan” balbettò il socio che, con l’intenzione di placare l’arsura che lo stava consumando, si era già attaccato alla bottiglia dell’acqua gelata e stava tracannando il prezioso liquido ignifugo, a spegnere l’incendio dei suoi sensi.
 
 
 
Quando poco dopo la ragazza lo raggiunse nuovamente, sembrava essere tornato tutto alla normalità: Ryo vivacchiava sul divano, suo habitat naturale quando era in casa e non dormiva o sparava di sotto al poligono, e non la degnò di uno sguardo, immerso nelle sue solite letture.
Lei, con un sospiro rassegnato si diresse in cucina, dove da brava massaia si dispose a preparare la cena, o un pranzo tardivo, visto che era ancora pomeriggio: entrambi avevano saltato il pasto centrale della giornata e quindi… perché no?
E visto che voleva in qualche modo stabilire un contatto con lui, alzando un poco la voce per farsi sentire gli disse:
 
“Speriamo che stavolta l’elettricità non salti” riferendosi alle possibili e quasi inevitabili conseguenze della tempesta che si stava avvicinando.
 
Ryo, dal canto suo, le rispose con un inintelligibile mugugno.
 
“Più che altro perché abbiamo il frigo e il congelatore pieno di roba. Ho fatto scorta oggi e non mi andrebbe di buttare tutto quel ben di dio” riprese Kaori, ma ancora lui non le rivolse che un mezzo grugnito di risposta.
 
La ragazza sbuffò leggermente.
 
“Hai capito? Tutto quel cibo andrebbe a male!” rincarò.
 
Alla parola cibo, il socio parve riaversi:
 
“E allora? Lo mangeremo prima che vada a male no?” propose con ovvietà disarmante.
 
“Ma sei matto? Sarà una tonnellata di roba!!!” esclamò Kaori.
 
“Eh, be’? Che ci vuole?” Fece spallucce lui.
 
“Certo, dimenticavo che tu sei una specie di tritaforaggi” borbottò a mezza voce. Poi, alzando il tono: “Be’, se dovesse succedere che andasse via l’elettricità, basterà non aprire lo sportello del frigorifero, così la temperatura si manterrà costante e il cibo non si rovinerà”.
 
“Co-cosa?” saltò su l’uomo, e mettendosi a sedere si protese sullo schienale del divano, allarmato come se gli avessero detto che il mondo stava per finire “Non aprire il frigorifero? Per ore??? Ma tu sei matta!” protestò con veemenza.
 
“Oh, senti Ryo…” iniziò la ragazza, ma si dovette interrompere perché, con un lampo improvviso, l’energia venne a mancare di colpo, e subito dopo si sentì il rumore inconfondibile di un vetro che va in frantumi e un “Aaahi” lamentoso da parte della stessa.
 
“Kaori!!! Che succede???” si udì la voce preoccupata di Ryo, che, incurante del buio, si precipitò in cucina.
 
Un secondo dopo la pietrina del suo accendino sfregò scintillando, e la fiamma improvvisa illuminò una Kaori pallida, che si stringeva una mano tinta di rosso, mentre un barattolo di vetro giaceva ai suoi piedi in mille pezzi.
 
“Sei ferita? Kaori, dimmi sei ferita?” Ryo sembrava in preda al panico, e con mano tremante si protese a toccare quelle della socia.
 
“Sono così sbadata” mormorava la ragazza in un atto di autoaccusa, continuando a guardarsi le mani lordate di liquido rosso, e poi decidendosi ad alzare lo sguardo sul socio “No-non è niente. Non è niente, davvero”.
 
“Fammi vedere!” le intimò con voce tremula, e quella reazione quasi sproporzionata stupì la ragazza che, alla luce incerta dell’accendino, lo fissò con attenzione.
Per un attimo restò imbambolata a guardarlo.
Ryo era spaventato, era preoccupato… per lei?
Un moto improvvisò le si agitò in fondo allo stomaco, e con voce più dolce gli disse:
 
“Davvero, non è niente…”
 
“Ma tu sanguini! Kaori sei ferita!” quasi urlò lo sweeper, sull’orlo della disperazione.
 
Kaori non sapeva come dirglielo.
 
“Ryo, Ryo… questo non è sangue” e poi dopo una pausa, allargando la mano insanguinata, così che lui potesse controllare “… è solo… pomodoro” e si strinse nelle spalle, vergognandosi un po’ per aver fatto preoccupare così tanto il partner per un po’ di salsa.
 
Lo sweeper trasecolò.
 
“Come? Cosa? Ma io ho sentito… il vetro che si rompeva… il tuo lamento… e poi tutto quel rosso!” le fece tenerezza, in tutto il suo innocente spaesamento, e temendo che si mutasse presto in rimprovero decise di usare la dolcezza, per una volta, anziché partire sulla difensiva.
Pertanto, con la mano pulita, gli afferrò quella che reggeva l’accendino, e avvicinandolo a sé gli disse:
 
“Guarda” con un tale tono di voce, morbido e suadente, che Ryo ne fu conquistato e rinunciò veramente a strepitare.
 
Lui avanzò di un passo, e fattosi più vicino poté controllare che era semplicissimo succo di pomodoro, mentre la ragazza roteava le dita affinché ne verificasse la consistenza.
Poi, sempre tenendolo per il polso, lo indusse ad abbassarsi e, tutti e due accovacciati, avvicinarono la fiamma al famoso barattolo di vetro, che cadendo aveva riversato il suo contenuto sul pavimento.
 
Ryo a quel punto lesse la marca, una ditta Italiana d’importazione, famosa per le salse di pomodoro, e si rasserenò.
 
Era talmente strano starsene così, al buio, accovacciati ai piedi dei mobili della cucina, che d’improvviso il silenzio calò sui due; Kaori non aveva smesso di reggere il braccio del socio per il polso e continuavano a fissarsi, incapaci di dirsi altro.
 
Kaori, dentro di sé, esultava per la reazione sproporzionata del socio, perché si era dimostrato così tanto allarmato credendola ferita e sofferente.
Sapeva che non doveva gioire della sua paura, ma era così bello scoprire che teneva a lei, che si fosse preoccupato e in quel modo.
Era anche riuscita a non farsi rimproverare per la propria sbadataggine, e lui non era finito nemmeno per prenderla in giro, ma ora erano lì, incapaci di fare altro se non guardarsi, come se tutto il mondo si fosse in qualche modo fermato e aspettasse la loro prossima mossa.
 
Anche Ryo era rimasto bloccato in quella assurda per quanto irrinunciabile posizione; quando aveva sentito il gridolino di Kaori, nel suo cervello era scattata come una molla, un campanello che indicava pericolo, ed era corso immediatamente da lei.
E quando l’aveva trovata impalata, con le mani inondate di rosso, unito al rumore di vetri infranti, prima ancora di verificare la sostanza che aveva impiastricciato quelle dolci manine, lui aveva creduto che quello fosse sangue, il sangue di Kaori.
Per poco non aveva perso la testa, e quel dannato buio improvviso, di certo la causa del fortuito ferimento, rischiarato provvidenzialmente ma parzialmente dal suo accendino, avevano reso difficile capire l’entità della cosa.
Non aveva dato retta più di tanto nemmeno alle parole della ragazza che, ne era certo, voleva solo tranquillizzarlo dicendogli che non era nulla.
Kaori era ferita, era sanguinante!
Perché lei sminuiva la faccenda?
E poi lei lo aveva preso per mano, dolcemente, lievemente…
Lo aveva guidato, e piano piano la verità si era dipinta davanti ai suoi occhi.
Il sollievo gli aveva fatto mancare il fiato, e quando si era reso conto di aver inscenato un dramma assurdo, e soprattutto di essersi dimostrato fragile, debole, preoccupato per lei, era ormai troppo tardi: si era scoperto irrimediabilmente.
Avrebbe voluto buttarla sul rimprovero, sullo sfottò, ma poi lei lo aveva guardato con occhi pieni di amore, di tenerezza, e si era sentito annientato.
Paralizzato.
 
Ed ora eccoli lì, davanti ad un barattolo di salsa italiana, rischiarati da una tenue fiammella, accovacciati nella loro cucina, ad aspettare… cosa?
 
Fino a quando gli occhi di Kaori iniziarono a brillare maliziosamente e, con uno scatto repentino, con il dito sporco di pomodoro, tracciò una linea rossa lungo il naso dello sweeper.
Lo stupore che lesse nello sguardo dell’altro, che quasi cadde all’indietro per la sorpresa, la fece scoppiare in una sonora risata.
 
“Ma-ma… sei una stupida!” esclamò Ryo ritraendosi impacciato, ma divertito.
 
Rimettendosi in piedi aiutò la socia a fare altrettanto, e finì per ridacchiare anche lui.
 
D’improvviso ritornò la luce, e i due si lasciarono sfuggire un: “Ohhhh!” di autentico sollievo.
 
“Bene socio, avevo pensato di cucinare degli spaghetti all’italiana, ma come vedi il barattolo si è rotto.”
 
“E non ne abbiamo un altro?” chiese lui sconfortato, poiché amava quel piatto e come lei glielo cucinava; adesso che glielo aveva detto ci aveva fatto la bocca, e gli dispiaceva rinunciarvi.
 
“Non saprei… prova a guardare lassù nell’ultimo piano della dispensa… sì, proprio lì… c’è? Benissimo! Allora stasera spaghetti!!!” finì per dire Kaori allegramente.
 
“Ottimo, socia. Se non ti dispiace rimango qui a controllare che tu abbia tutti gli ingredienti a portata di mano, e che non ti ferisca di nuovo” e le fece l’occhiolino.
 
“Allora prendi questo!” gli disse lanciandogli un grembiule “E non protestare! Questa è la divisa ufficiale della cucina, o così o niente!” concluse con finta severità, agitando il dito indice,ammonendolo.
 
“Agli ordini, grande chef!” rispose divertito lo sweeper, e per la prima volta Ryo aiutò la compagna in cucina.
 
   
 
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