Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: Il_Signore_Oscuro    28/01/2022    1 recensioni
"Nelle complesse fila che compongono la Trama e la storia del mondo, esiste un'unica costante che - col volgere delle epoche - si ripete, pur con esiti diversi.
L'Ikvalibriam, la battaglia dell'equilibrio, è lo scontro finale fra il Bene e il Male reincarnato. Una battaglia in cui regni, nazioni, imperi si schierani in favore dell'uno o dell'altro.
Nella notte che precede l'ultimo di questi Ikvalibriam, Kudai viene convocato dalla Sua Signora. E scoprirà di rivestire nella Trama un ruolo molto più importante di quanto non abbia mai creduto..."
Se siete alla ricerca di un'epica saga fantasy d'ampio respiro, questa è la storia che fa per voi. Epiche battaglie, personaggi complessi e ricchi di fascino, ambientazioni magiche. Se per un attimo vuoi evadere dal mondo e dalle sue brutture, dammi la mano e segui con me questo viaggio...
[Aggiornamento: ogni domenica]
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
CAPITOLO VI


 
  Il calore del loro abbraccio si sciolse in un istante. Astoria e Moris si voltarono all’unisono.
Oltre l’ingresso della spelonca, cinque energumeni s’erano disposti a ferro di cavallo. Portavano indosso corazze di cuoio vecchio e raffazzonato, mentre fra le mani contadine brandivano rozzi randelli di legno. In mezzo a loro, Astoria vide un viso familiare: si trattava dell’ometto dal cappello piumato, che aveva incrociato quel mattino al mercato e la scorsa sera in locanda.
Era stato proprio questi a parlare, con una voce stridula e gracchiante.
A differenza dei suoi compari umani, il mezz’uomo impugnava una daga e, dal cipiglio negli occhi, sembrava ben deciso ad usarla.
Sul petto di tutti loro figurava una linea in fil di ferro che attraversava da parte a parte un cerchio di tessuto.
“Sono Raggi” riconobbe Astoria “ma che vogliono da noi?”
Moris si fece avanti e la coprì con il proprio corpo. Ma lei si sporse comunque: avrebbe detto la sua, anche di fronte a una simile masnada.
«Se è il disertore quello che state cercando, beh, non si trova qui. Non li avete gli occhi? È troppo giovane e di certo non è uno shinbu.»
Due degli energumeni si scambiarono un’occhiata, prima di spanciarsi dalle risate. Fino a che il mezz’uomo non fece un cenno con le dita e questi si zittirono immediatamente.
«Non è per il traditore che siamo qui.» Sentenziò. «Ma su una cosa hai ragione: il ragazzo non centra nulla con questa storia.»
«E allora-»
«Ho detto il ragazzo, ma tu no.» La interruppe il mezz’uomo, corrugando la fronte. «Tu non sei affatto innocente, Nakhtife’Astoria.»
Ciò detto, sfilò dal panciotto un piccolo rotolo di pergamena segnato a carboncino. Non ci voleva una gran fantasia per riconoscere nel ritratto un’esatta riproduzione del viso di Astoria. Del resto, il suo stesso nome era stato vergato in caratteri eleganti poco sotto.
“Io- Io sarei la Nakhtife?!”
Sgranò gli occhi. Sentì le ginocchia tremare forsennatamente e ogni stilla di calore abbandonarle il corpo, lasciandola incredula e in preda ai brividi.
«Questo è il mandato di esecuzione scritto da Gilmorgen’Hikari in persona.» Spiegò il mezz’uomo. «Non opporre resistenza e ti concederemo una morte rapida e indolore.» A quel punto diede un’inflessione più melensa alla sua voce, gentile persino. «Se ancora c’è in te qualcosa di umano, prova a pensare… prova a pensare alle centinaia, alle migliaia di vite che verranno risparmiate se tu morissi qui e ora. Ora che la malvagità e la follia non hanno ancora corrotto del tutto il tuo cuore. Pensa… pensa al periodo di luce, al periodo di pace che attenderebbe l’umanità, senza il peggiore dei mali ad opporsi al migliore dei beni. Hai l’occasione, più unica che rara, di essere la prima Nakhtife a trovare redenzione – anzi, a scegliere la redenzione. E tutto questo con il sacrificio di una singola, irrilevante, vita.»
Astoria si morse le labbra.
Avrebbe voluto rispondere a tono. Dire qualcosa. Qualsiasi cosa. Ma non le riusciva di trovare le parole: non era possibile che lei, proprio lei, fosse la Nakhtife, checché ne dicesse quella stupida pergamena. Doveva trattarsi di un falso o del macabro scherzo di qualcuno ai suoi danni.
«Io sono l’unica figlia di Avel e di Roma. Una cameriera della Casa del Ceppo. Un’onesta villica di Fonderadici… io non sono il Male Reincarnato. Io non sono il Male Reincarnato!»
Senza rendersene conto urlò quell’ultima frase.
Le sue parole vibrarono contro la pietra e nell’aria che li circondava.
“Moris… lui sa che questi bastardi stanno mentendo, vero? Lui non crederebbe mai a una fandonia del genere.”
Lo guardò.
Il ragazzo continuava a frapporsi fra lei e loro. Neanche per un istante aveva accennato a scostarsi o a rivolgerle uno sguardo adombrato da paura o del più piccolo sospetto. Era rimasto saldo e fermo nel proposito di proteggerla.
Negli occhi aveva uno sguardo furente, le labbra serrate sotto i bei baffi, mentre espirava dalle narici come un toro pronto alla carica.
«Sono solo e soltanto frottole! Conosco Astoria da quando siamo bambini, non farebbe del male a una mosca. È sempre stata gentile e cortese con tutti, non basteranno le parole di un mezz’uomo o uno stupido disegno a convincermi del contrario. Andatevene via e non avrete guai.»
Il mezz’uomo si calcò il cappello sul capo, denegando sconsolato.
«Arcadiani, provare a ragionare con voi è una perdita di tempo. Speravo di poterla risolvere con meno violenza possibile, ma sia come volete.» Sospirò. «Avanti, ragazzi. Non fategli troppo male.»
A quel comando i bifolchi avanzarono in blocco, come se fino ad allora non avessero atteso altro che quel comando.
Astoria trattenne il fiato.
Moris levò i pugni, pronto a vendere cara la pelle di fronte al primo energumeno.
Questi, con una rapidità sorprendente per la sua mole, vibrò il colpo sulla testa del ragazzo, che ricadde in terra a peso morto. Astoria vide con orrore gli occhi del suo compagno che si chiudevano e una rossa scia di sangue calargli lungo la tempia sinistra.
La ragazza si portò le mani alla bocca per provare a frenare le urla, ma queste risuonarono ugualmente: acute e disperate. La vista le si appannò dietro le lacrime e in bocca sentì il sapore acre della bile. La paura l’aveva travolta nella sua onda, negandole ogni reazione.
Cadde a terra, strisciando con la schiena contro il corpo del predicatore di pietra e rannicchiandosi ai suoi piedi.
Il Raggio con il randello ancora sporco del sangue di Moris levò il braccio e poi-

NdA: Sì, sono un po' cane ahahahha ma tranquilli, non dovrete aspettare una settimana per scoprire come andrà a finire questa piccola battaglia... bensì solo fino a domani :D

Un abbraccio,
Il_Signore_Oscuro
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: Il_Signore_Oscuro